Dopo molto tempo finalmente ritorno a questa
beneamata storia, avevamo lasciato tama e Haruhi alle prese con l’anatomia umana, vediamo come se la
cavano nel dettaglio gli altri personaggi nel frattempo.
Prima, però un ringraziamento speciale a Rowi, Lady, Roby e Ale per le
dritte, senza di loro sarei ancora impantanata.
MagikaMemy:
per la tua gioia vedremo in questo capitolo nel dettaglio l’atteggiamento di
Mori, porta pazienza, ma ci vorrà un altro po’ per capire cosa frulla nella
mente di Honey
Ale:
concordo, Tama è BAKA di natura, non possiamo farci
nulla, speriamo che abbia capito, altrimenti ad Haruhi
non resterà che fargli una dimostrazione pratica
Lady: lo so forse così è troppo baka,
ma altrimenti che divertimento ci sarebbe?
Atzlith:
Spero con questo capitolo di chiarirti qualcosa…
Mentre Tamaki scopriva le meraviglie del corpo umano e metteva Haruhi in imbarazzo per l’ennesima volta, dall’altro capo
della città Takashi Morinozuka passeggiava
assorto nei suoi pensieri: quella domenica pomeriggio aveva disertato gli
allenamenti, non voleva nessuno intorno perché aveva bisogno di pensare
seriamente ad un paio di cosette.
Innanzitutto
gli continuava a tornare in mente lo sguardo che Honey
gli aveva lanciato il giorno prima, quando Mei aveva
riso dicendo che per accendere Kaoru era sufficiente
immaginarsi Mori nudo nella doccia. Takashi ancora si
chiedeva come aveva fatto a mantenere il controllo e a non saltare fuori per
agguantare quello dei gemelli diabolici che più apprezzava e portarselo via per
spiegargli nel dettaglio quali fossero le caratteristiche che li accomunavano.
La mente
comunque ritornò sul cugino: possibile che si fosse innamorato di lui? E se era
così, cosa poteva fare?
Mitsukuni era la sua unica debolezza e lo sapeva bene,
avrebbe fatto qualunque cosa gli avesse chiesto (forse non proprio qualunque…).
In realtà
il problema era un altro, come avrebbe potuto spiegargli che il suo ideale di
uomo era un altro?
Che gli
voleva bene nello stesso modo in cui voleva bene a Satoshi,
forse anche di più, ma lo amava come un fratello, non in quell’altro modo che
prevedeva tutt’altre implicazioni?
Nella
mente di Mori si formulò un pensiero che gli fece venire un conato di vomito.
No, doveva bloccare questa cosa sul nascere, l’idea migliore era parlarne
chiaramente con Mitsukuni e sperare di non farsi
impietosire da quegli occhioni che lo guardavano pieni di lacrime. Se era
riuscito a tenerlo lontano dai dolci quando aveva mal di denti sicuramente
avrebbe potuto farcela anche questa volta.
Si diresse
a passo deciso verso casa, era convinto di trovare il cugino nel dojo ad allenarsi, ma di lui non vi era la minima traccia,
anche se intorno aleggiava un odore particolare, un profumo di muschio bianco
che non aveva mai sentito in quel luogo, ma che era in grado di collegare ad un
ricordo passato, sicuramente conosceva qualcuno che usava un profumo simile.
Passando non notò il mucchietto di vestiti che si trovavano su un lato.
Se Honey non era in palestra sicuramente si trovava in cucina
a divorare qualche leccornia.
Ciò che
trovò in cucina, fu una discreta devastazione sul tavolo da lavoro: ceppo dei
coltelli a terra, stracci da cucina buttati malamente intorno e sembrava che
qualcuno avesse spruzzato la panna spray (il barattolo era vuoto) e poi invece
di ripulire l’avesse portata via a manate.
La
situazione lo insospettiva parecchio, sebbene Honey
fosse solito ingurgitare dolci senza soluzione di continuità, normalmente lo
faceva con un certo decoro. Doveva essere veramente sconvolto per essersi
comportato così.
Senza
prestare più attenzione a ciò che gli stava intorno, nello specifico ai boxer
che facevano bella mostra di sé appesi sul lampadario, Mori si diresse a passo
deciso verso la stanza di Honey. Non era solito
entrare senza chiedere permesso, ma mentre stava per bussare, sentì dei gemiti
provenire dall’interno, preoccupato che gli fosse tornato il mal di denti o che
avesse un attacco di mal di pancia, Mori non si soffermò a bussare: pessimo
errore.
La scena
che gli si parò davanti lo fece avvampare, Honey, ben
lungi dal provare un qualunque tipo di dolore, se la stava spassando alla
grande con quella che senza dubbio non poteva essere altro che una ragazza.
Mori si allontanò lentamente dalla stanza camminando all’indietro, non
riuscendo, neanche volendolo, a staccare gli occhi dal letto.
Raggiunta
la porta la aprì senza fare il benché minimo rumore ed uscì.
Non prese
nemmeno in considerazione ciò che Chika e Satoshi gli dissero quando lo incontrarono nel corridoio.
Arrivò
nella sua stanza, si lasciò cadere sul tappeto, la schiena appoggiata al letto,
e lì giacque in stato catatonico cercando di capire in cosa le sue supposizioni
si fossero rivelate così sbagliate e cosa di ciò che aveva visto lo
sconvolgesse a tal punto.