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Autore: BALERION1    03/09/2015    1 recensioni
Dopo alcuni anni dalla fine della loro grande avventura Inuyasha, Kagome e i loro amici vivono la loro vita tranquillamente e allegramente. Ma non durerà a lungo. Un nuovo e potente nemico sta per fare la sua comparsa. La più grande sfida per il gruppo di eroi sta per cominciare. Una sfida che li porterà a scoprire nuovi mondi, combattere avversari forti e micidiali, e svelare antichi misteri.
Questa è la mia primissima fanfiction. Spero che vi piaccia e che commentiate in molti.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Incompiuta
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Vecchie conoscenze
 
Lontano a Est, tra le montagne, sta per svolgersi una grande battaglia. Un’orda di demoni formica sta scendendo dalla parete rocciosa, intenta ad attaccare un villaggio umano. Erano sempre più vicini, quando a un tratto una sfera di luce bianca si diresse verso di loro. Una tempesta di fulmini verdi fuoriuscì da quella sfera luminosa che volteggiava su di loro, e li colpì con un impatto violentissimo. In pochi istanti, tra urla e tormenti, i demoni si disintegrarono completamente. Poi la sfera di luce si diresse più in alto verso la cima del monte, dove la vera lotta doveva ancora iniziare.
Atterrò nel mezzo di una piazzola rocciosa. Tutt’intorno c’erano altri di quei demoni dalle sembianze di enormi insetti, che ringhiavano e imprecarono contro quell’essere che aveva annientato i loro fratelli. Uno di loro, più grande degli altri, si fece avanti con voce roca e furibonda.
“Chi sei tu?! Miserabile!!”.
Come risposta una voce di ghiaccio fendette l’aria come una lama di rasoio, poi alzò quel suo sguardo glaciale. “ Non sono certo tenuto a rispondere a un essere insignificante come te.”.
Il mastodontico demone, furioso per quella risposta, caricò a mandibole e chele spalancate. Il guerriero, con un rapido e fluido movimento, sferzò il corpo del nemico, ferendolo al petto. All’inizio sembrò non aver avuto effetto. Ma quando meno se lo aspettò, finì dissolto in una nube velenosa. Alla vista di ciò, l’immensa orda arretrò in preda al terrore. Tutti si chiedevano chi fosse costui. Con quel portamento e quel modo di muoversi, poteva essere solo lui: Sesshomaru, il glaciale principe dei demoni.
Ben presto la paura si trasformò in odio e l’esercito di demoni passo all’offensiva. Arrivarono a frotte da tutte le parti, fuoriuscendo dai cunicoli scavati nella roccia. Il demone bianco non ebbe nessun cenno di preoccupazione e, con un gesto della mano destra, fece scoccare la sua frusta di luce. Quei suoi movimenti serpentini erano cosi eleganti e rapidi, mentre faceva a pezzi decine di demoni alla volta, sotto lo sguardo di quei suoi occhi ambrati privi di qualsiasi emozione.
Non è cambiato un gran che in tutti questi anni: il suo carattere freddo e distaccato e i suoi modi di fare sono sempre gli stessi. Ha vagato in lungo e in largo alla ricerca di avversari potenti da sconfiggere. Secondo la sua parola perché non vuole che ci siano altri demoni potenti oltre a lui o per diventare ancora più forte. Secondo Kagome la sua intenzione reale e di impedire che questi attacchino gli umani, anche se lui non lo ammetterà mai. Finora nessuno è riuscito a resistergli a lungo. Con Bakusaiga al suo fianco, centinaia di migliaia di nemici hanno dovuto piegarsi di fronte a lui. Come sempre al suo seguito ci sono il fedele Jaken, il piccolo demone Kappa, e Ah-Un la cavalcatura a due teste. Anch’egli è rimasto lo stesso: ruffiano, devoto, e fifone. Riparato su di un’altura, con Ah-Un, faceva il tifo per il suo signore.
“Ah, ah, ah, stupidi demoni. Nessuno può tenere testa al potentissimo, nobile Sesshomaru! Tremate, di fronte alla sua potenza immane, e…”.
Non ebbe il tempo di finire la frase, che si accorse che i demoni si stavano arrampicando sulla roccia per raggiungerlo. Fortunatamente sapeva come rispondere. Con tono chiaro e fermo, invocò il potere del bastone delle teste.
“Nintojo!!”.
Fiamme roventi partirono dal bastone e andarono a incenerire tutti i nemici. Fece un attimo di pausa per autocongratularsi, quando si accorse che ne stavano arrivando altri.
Intanto il demone-cane stava andando avanti a decimare nemici, a colpi di frusta e di Dokkaso, gli artigli velenosi. Durante un momento di distrazione, un altro demone formica gigante tentò di prenderlo alle spalle. Un tentativo che sarebbe andato sicuramente a vuoto, poiché Sesshomaru se ne era già accorto. Era intento a girarsi di scatto per poi ridurlo in pezzetti, ma a un tratto il suo fiuto eccezionale captò un odore famigliare, appena giunto per prendere parte alla lotta. Due dischi dentati, partirono sibilando nell’aria. Andarono a colpire il gigantesco nemico da entrambi i fianchi, tagliandolo in tre parti. Una volta tornati indietro, ebbe modo di vedere in volto il secondo dei due ragazzini umani che aveva incontrato anni fa: Kohaku, fratello minore di Sango.
Aveva sentito in giro di quel nido di demoni che stava causando un sacco di vittime tra gli umani. Così vi si è recato, con Kirara, per occuparsi della loro eliminazione.
Atterrato proprio in fianco a lui e lo salutò “Signor Sesshomaru.”.
“Kohaku.”.
Poi dopo una breva pausa gli rispose, come per dire di togliersi dai piedi. Probabilmente riferendosi all’intervento di poco fa, non necessario.
“Questi sono i miei avversari, non intrometterti!”.
Il ragazzo gli si avvicinò, ignorando l’avvertimento del demone. La maschera in volto attutiva il tono della sua voce “Mi pare che ci siano abbastanza prede per entrambi.”.
Sesshomaru mise un ringhio seccante contro di lui, nonostante la calma apparente che aveva in volto.
“Non ho bisogno del tuo aiuto!”.
Sembrava quasi che volesse indurlo ad andarsene. In realtà non gli dispiaceva che fosse lì, anzi avrebbe avuto modo di vedere i suoi progressi.
Dall’ultima volta che si erano incontrati, quando lo aveva preso sotto la sua protezione, i due si erano incrociati altre volte in battaglia. Perciò adesso il demone ne tollera la presenza, riconoscendo la sua bravura nel combattere nonostante sia un essere umano. Potrebbe darsi che vi sia affezionato. Forse, in fondo, qualcosa in lui è cambiato.
“Lo so perfettamente.” gli rispose con tono calmo e rilassato, del tutto incurante dell’apparente espressione minacciosa del demone-cane.
Finita la breve riconciliazione, lo sterminatore si schierò in posizione d’attacco.
Da ragazzino inesperto di undici anni, ora è diventato un giovane adulto abile e preparato nell’eliminare ogni genere di demone o spirito maligno. Ha compiuto numerosi viaggi per addestrarsi e imparare le varie tecniche dei migliori clan addetti all’eliminazione dei demoni. Raggiungendo anche una certa fama, per i suoi servizi e la sua abilità. Per contro Kirara è rimasta la stessa.
Dopo il breve saluto, entrambi i combattenti si prepararono per lo scontro. Il ragazzo sguainò la sua katana, poi i due si lanciarono all’attacco in direzioni opposte. Kohaku caricò uno dei nemici che gli si parava di fronte, la sua lama sferzò l’aria fino a incrociarsi con il corpo del nemico. Contro un demone formica, una spada comune non avrebbe intaccato la sua corazza e avrebbe finito per rompersi. Tuttavia quella di Kohaku aveva un potere nascosto che si poteva scorgere esaminandola attentamente. Sulla lama era cosparso un veleno speciale, ideato da un vecchio amico di famiglia, che aveva riparato l’arma di sua sorella tempo fa. Questo veleno sugli umani non ha particolare effetto, ma per i demoni è letale: brucia e corrode le carni più coriacee e le ossa più dure. Di fatti, appena la spada incrociò il corpo del nemico, essa lo tranciò facilmente, come un coltello nel burro. Era sorprendente vedere quel umano muoversi così agilmente, ed eliminare quegli insetti uno a uno. Intanto Kirara, gettatasi anche lei nella mischia, non si dava tregua ad assalirli con zanne e artigli. Grazie agli anni di esperienza, ora è in grado di controllare le sue fiamme, creando cerchi infuocati per ustionare e far indietreggiare gli avversari.
Dopo circa quindici minuti di lotta, Kohaku pensò che fosse ora di fare sul serio. Chiamo a se la sua fedele compagna e, una volta salito in groppa, sciolse dalla schiena la sua Kusarigama, una specie di enorme falce frastagliata, fatta in ossa di demone, cui era attaccata una catena. La fece roteare sulla testa per poi lanciarla contro l’orda. Decine di nemici furono smembrati in quel vortice affilato, prima di essere richiamata dal suo portatore. Giusto in tempo, giacché un demone si era arrampicato su di un picco e stava per sferrare un attacco alle sue spalle. La sorpresa pero arrivo prima dal ragazzo: mentre teneva la grossa arma con la mano destra, con la sinistra lanciò la parte opposta della catena verso il demone. Lo prese per una zampa, poi con uno strattone di Kirara lo scagliò in aria, sopra di lui. Finì tranciato in due, dalla falce ossea dello sterminatore.
Ci vollero altri cinque colpi di Kusarigama e di Dokkaso per sgomberare totalmente il campo. Sembrava che fosse finita. Rimaneva pero un’ultima cosa da fare: uccidere la regina.
Non ci fu bisogno di stanarla perché, sentito gli atroci tormenti dei suoi figli, aveva già lasciato la parte più profonda e protetta del nido per affiorare in superficie e vendicarsi sui due intrusi.
Lei era enorme: grande almeno il doppio dei soldati, che a loro volta erano il doppio degli operai. Inoltre aveva le ali.
“Voi maledetti. Come avete osato!!” rivolgendo tutto il suo odio verso di loro “Prima di uccidervi, vi farò strisciare ai miei piedi!”.
Detto questo, si precipitò verso di loro dall’alto. Entrambi la schivarono agilmente. Kohaku tentò di colpirla con la sua arma, ma questa rimbalzò senza provocare alcun danno. La regina si voltò verso lo sterminatore e spiccò un balzo per ghermirlo, ma lui riuscì a spostarsi in tempo. A quel punto entrò in scena Sesshomaru.
“Levati di mezzo Kohaku, non sei all’altezza di questo.” criticò l’attacco andato a vuoto del ragazzo.
Ricorse alla sua frusta di luce, tuttavia anche questa fu inefficacie. Ora la regina si rivolse a lui. Lo schernì con le parole poi sputò dalla bocca un acido verdastro. Anche sta volta mancò l’obiettivo, andando a centrare il picco su cui si trovava Jaken. Riuscì a scampare a quella morte certa, ritrovandosi in cielo con Ah-Un, ancora paralizzato e scosso dalla paura mentre guardava la roccia venire sciolta dall’acido. Kohaku si fece avanti caricando a tutta velocità. Presa dall’ira, anche la regina dei demoni formica partì all’attacco. Pochi metri prima di scontrarsi, Kirara cambiò traiettoria verso l’alto, schivando. Era quello che voleva lui: sapeva che anche se la sua corazza era impenetrabile, le sue ali, come quelle di un insetto comune, non avrebbero avuto la stessa resistenza. Il giovane sterminatore scagliò ancora una volta l’enorme falce ossea ma questa volta colpì in pieno il nemico, riducendone le ali a brandelli, come fossero di carta. Il gigantesco demone gridò di dolore e rabbia, mentre precipitava al suolo. Cadendo scosse la terra, producendo un grande tonfo, talmente forte da causare delle piccole frane tutt’intorno. Ciò nonostante, la caduta non sembrò avergli procurato un gran danno, ma senza ali adesso era più vulnerabile.
Ancora una volta rivolse ai due le sue grida di vendetta. Sesshomaru si avvicinò, ignorando quelle che lui chiamava ‘’grida insignificanti’’. E ancora una volta, rimproverò Kohaku.
“Ti ho già detto che non ho bisogno del tuo aiuto!”.
A questo punto capì che era il momento. Accosto la mano desta al fianco sinistro e da li estrasse Bakusaiga, la zanna dirompente. Senza indugio sollevò il braccio, pronto per scagliare il colpo.
“Sarai tu a morire, maledetto impudente!” gli ruggì contro la regina, sparandogli un altro dei suoi colpi acidi.
Che gesto inutile, stava pensando tra se il potente demone-cane. Con un movimento rapido, fendette l’aria, sprigionando un’energia impressionante dalla sua Katana. La luce oltrepassò l’attacco nemico, disperdendolo come se niente fosse. Poi andò a colpire l’enorme regina che, emettendo le sue ultime grida, si disintegrò in pochi istanti.
La battaglia era davvero finita.
Jaken si congratulò, giunto a terra, col suo padrone, ovviamente ora che non c’era più pericolo. Si pavoneggiava come se fosse lui il vincitore “Complimenti padrone, li avete sistemati tutti. Ma ovviamente non c’è da stupirsi, poiché voi siete il demone più potente del mondo.”.
Kohaku s’intromise, esponendo la sua opinione. Aveva una voce calma, quasi sollevata, per aver impedito che si compisse un altro massacro.
“Comunque, quei demoni non saranno più un problema. E’ questo che conta.”.
“Fa silenzio tu!! Non avevi alcun diritto di interferire nello scontro di padron Sesshomaru. Questa era la sua battaglia, e l’ultima cosa di cui avrebbe avuto bisogno è l’aiuto di un umano!!!”.
“Jaken, sta zitto!”.
Al solo sentirlo gli vennero i brividi dalla paura. Titubante, trovò la forza per parlare, in soggezione di fronte al suo signore.
“Perdonatemi padrone.”.
Poi il demone si mise a scrutare il cielo con lo sguardo vuoto.
“Erano solamente dei miseri insetti. Questa battaglia è stata solo una perdita di tempo.”.
Sembrava piuttosto amareggiato, quasi annoiato. Il suo desiderio di diventare più forte lo spingeva a lottare contro avversari potenti, sperando di incontrare un degno rivale. Fino ad ora pero ha trovato solo delusione. Nessuno che fosse degno della sua forza. Ormai questo modo di vivere lo stava annoiando. C’era una cosa tuttavia che era rimasta impressa nella sua mente per anni. Non riguardava né combattere, né diventare potente, bensì qualcosa di più profondo. E si trovava proprio nella direzione in cui stava guardando.
 
Nel frattempo, alla festa tutti si stavano divertendo. I piatti che Kagome aveva preparato erano da leccarsi i baffi. Inuyasha non riusciva proprio a moderarsi, tantè che rubò persino il cibo dal piatto di Shippo, come suo solito. Questo gli costò un altro scherzo da parte del demone volpe, che per poco non gli fece ricevere un altro pugno in testa. Sarebbe stato un bel guaio, perché sapeva cosa lo aspettava se l’avesse fatto. Kagome sapeva come farsi rispettare da suo marito. Così scoppiò una risata generale per il povero Inuyasha che non poteva fare altro che subire le angherie di Shippo. A un certo punto Kagome notò che Rin era stranamente assente, come se avesse altro per la testa.
La sacerdotessa si accostò per parlarle e la ragazza si voltò verso di lei.
“Rin, qualcosa non va?”.
“N… no, niente.”.
La sua risposta titubante non era per niente credibile, e Kagome lo aveva capito.
“Tranquilla. Non devi avere timore di parlare con noi. Se hai qualcosa da dire, puoi farlo tranquillamente. Siamo qui apposta per aiutarti.”.
Sentendosi rassicurata da quelle parole, Rin prese un profondo respiro e iniziò a raccontare.
“Ecco il fatto è che io… io….”.
Proprio quando stava per giungere al punto, s’interruppe. Solo dopo alcuni secondi, in cui tutti stavano ad osservarla con ansia, trovò la forza per parlare.
“Ho deciso di chiedere al signor Sesshomaru di prendermi come sua sposa!”.
Per un momento rimasero impassibili, poi increduli. Solo Kagome non rimase di sasso dalla notizia, esprimendo le sue congratulazioni per quella decisione, lei stessa comprende quanto sia meraviglioso sposarsi con l’uomo che si ama. Ben presto anche gli altri si congratularono con lei, in effetti anche loro se lo aspettavano che questo giorno sarebbe arrivato prima o poi. Il sorriso si dipinse sui volti dei presenti, ma Kagome intuì che non era solo quella la causa del suo malumore.
“Aspetta. C’è qualcos’altro che ti preoccupa. Ho indovinato?”.
“Sì. Il fatto e che: voi sapete com’è fatto e come la pensa sugli umani. Ho paura che lui decida di non accettare.”.
Subito si resero conto della gravità del problema. Dal loro primo incontro, quando lei era solo una bambina, è stato amore a prima vista. A quell’età non ci si sofferma a pensare ai problemi del futuro. Credeva che il demone avrebbe provato gli stessi sentimenti per lei per sempre. Ma adesso le cose sono cambiate, Rin è grande, ha diciotto anni, e deve fare i conti col fatto che il suo amato detesta gli esseri umani. Da qualche tempo questo fece vacillare le sue speranze, e ora non sa più cosa pensare, temendo che possa avverarsi il peggio.
Il suo senso di amarezza era così forte da essere palpabile. Kagome le mise una mano sulla spalla cercando di tranquillizzarla. Come genitore il suo istinto di madre la portò a sostenerla.
“Non preoccuparti. Sono certa che Sesshomaru saprà prendere la decisione giusta. Nonostante i suoi difetti, io ho fiducia in lui, e tu devi fare lo stesso. Devi avere fede nel suo cuore.”.
A sentire quelle dolci parole, Kagome riuscì a riaccendere il sorriso sulle sue labbra, e una luce di speranza dissolse le nuvole che albergavano nei suoi pensieri.
“E se si azzarderà a rifiutare, ci penserò io a fargli cambiare idea. Gli insegnerò che non si tratta così una ragazza!”.
Commentò ardita più che mai. Era come se nei suoi occhi si fosse acceso un incendio di passione e un istinto di protezione verso la ragazza. Quella risposta scatenò una risata che coinvolse anche gli amici, e le paure che Rin portava nel cuore sembrarono scomparire.
 
Ma all’insaputa di tutti, altre nubi oscure si stavano formando all’orizzonte. Nessuno poteva pensare che a poca distanza da lì, stava per accadere qualcosa che avrebbe cambiato il corso del destino dei nostri eroi per sempre.
   
 
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