~~Il cortile della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts era desolato. Non che la cosa fosse strana: dopotutto, era notte e gli studenti stavano, probabilmente, dormendo sereni nei loro letti. Tutti, tranne lui. Negli ultimi tempi, faticava a prendere sonno. Lo studio, la preparazione delle partite e, soprattutto, colui che non deve essere nominato lo tenevano sveglio. Si era seduto sotto il colonnato che circondava il cortile, con la schiena appoggiata al muretto e la testa alzata a guardare le stelle. Sapeva che se l’avessero scoperto, avrebbe preso una bella punizione, ma non gli importava. L’indomani sarebbe stato un gran giorno! Finalmente, dopo tanto tempo, Grifondoro aveva ritrovato un Cercatore con le qualità necessarie: Harry Potter. Era nervoso per la partita, ma sapeva che quel ragazzo avrebbe fatto un ottimo lavoro. Sorrise. Harry Potter sussurrò, il più giovane giocatore degli ultimi cento anni.
Oliver si trovò a ricordare la prima volta in cui, suo padre, gli insegnò le regole del Quidditch. Non erano molte e Oliver le imparò in fretta. Tuttavia, prima di comprendere che la sua vera vocazione fosse il ruolo di portiere, tentò, invano, di diventare Cercatore. Si ricordò delle innumerevoli volte, nelle quali, cerò di stare dietro al Boccino, senza tuttavia riuscire mai a prenderlo. Rimaneva aggrappato alla sua scopa, tentando di prendere più velocità possibile, ma il Boccino si allontanava sempre di più. Suo padre gli diede il tempo necessario per comprendere che, forse, il Cercatore non fosse il suo ruolo. Oliver sorrise a quei ricordi. Un giorno, dopo l’ennesima caduta dalla scopa, si sedette a terra demotivato. Suo padre gli disse di rialzarsi e riprovare.
“Non sono capace!” gridò il piccolo Oliver, sbattendo a terra la scopa.
“Non si nasce capaci, Oliver. S’impara” disse di rimando il padre, in tono affettuoso. Oliver, si rimise a cavalcioni sul manico e si librò in aria con una bella spinta. Il signor Wood, attese che il giovane si posizionasse e, senza avvisarlo, gli scagliò contro la Pluffa. Oliver, con una veloce piroetta sul posto, la colpì. Un enorme sorriso affiorò sul volto del giovane e su quello del padre.
“Ho sbagliato tutto, papà” disse, infine, tra il dispiaciuto e l’eccitato “Io sono un Portiere!”
Il padre, gli accarezzò la testa, scompigliando i capelli.
“Non si fanno sbagli. Gli eventi che ci tiriamo addosso, per sgradevoli che siano, sono necessari al fine di apprendere quello che imparare dobbiamo”
Quanta saggezza in quelle parole. Oliver era convinto che, anche lui, le avrebbe pronunciate, un giorno, a suo figlio. O a Harry. Dopotutto, era molto giovane, il piccolo Potter e aveva bisogno di una guida. Lui sarebbe stato il punto di riferimento per Harry, l’esempio da seguire.
Sbadigliò. Il sonno cominciava ad arrivare e Oliver si sentiva sufficientemente tranquillo, da poter tornare al dormitorio. Domani sarebbe stato un gran giorno. Grifondoro aveva la miglior squadra di tutti i tempi e per i Serpeverde, non ci sarebbe stato nulla da fare.


NdA: Storia che partecipa al contest  a turni di Torneo Tre Maghi, scuola di Hogwarts.
Pacchetto: ~~Loda il pazzo e fallo saltare, se non è pazzo lo farai diventare
Personaggio: Oliver Wood
Citazione: ~~'Non si fanno mai sbagli. Gli eventi che ci tiriamo addosso, per sgradevoli che siano, sono necessari al fine di apprendere quello che imparare dobbiamo.'
Promt: notte