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Autore: Anima90    03/09/2015    11 recensioni
Felicity ed Oliver sono praticamente gli opposti: lei, una ragazza seria, leggermente secchiona, amante dei computer e con le idee molto chiare riguardo al suo futuro; lui, di famiglia benestante, amante delle feste e del divertimento, e spaventato all'idea di dover crescere e prendere un giorno in mano le redini dell'azienda di famiglia. Per questo motivo, pur frequentando lo stesso liceo, non si sono mai conosciuti. Un evento inaspettato li farà incontrare e da quel momento le loro vite cambieranno per sempre.
TEEN AU - OLICITY
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Dinah 'Laurel' Lance, Felicity Smoak, Oliver Queen, Tommy Merlyn
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non passò molto tempo prima dell’arrivo del compleanno di Caitlin. Come ogni anno era mancata da scuola per andare a pranzo insieme alla sua famiglia, e per questo Felicity riuscì a vederla solo nel tardo pomeriggio. La raggiunse a casa sua qualche ora prima dell’inizio della festa, essendosi proposta di aiutarla con i preparativi. Caitlin viveva in una tenuta immersa nella natura, non molto distante dal centro della città. Era una villa di tre piani arredata con gusto ed eleganza, priva delle eccessive ostentazioni che spesso caratterizzavano le dimore dei ricconi di Starling City. Nonostante Caitlin non volesse darlo a vedere, faceva parte di una delle famiglie più facoltose della città: il padre era un neurochirurgo molto rinomato del Seattle Memorial, la madre lavorava come interior design e possedeva un negozio di antiquariato. Le evidenti differenze economiche tra le due ragazze non avevano però mai minato la loro amicizia, al contrario Felicity non si era mai sentita così a suo agio come insieme a quella famiglia. Dal primo momento era stata trattata come una seconda figlia, la sorella che Caitlin non aveva mai avuto, e non poteva che esserne più felice.
“Allora ragazze, io e Sandra stasera andremo a teatro per lasciarvi casa libera. Mi auguro di trovarla ancora intatta al nostro ritorno”.
“Suvvia Marc, sono ragazzi, lasciali divertire”. Abbassò leggermente il tono di voce, rivolgendosi alle due amiche: “State tranquille, lo terrò lontano da qui il più a lungo possibile”. Fece loro un occhiolino colmo di complicità. Caitlin, e di conseguenza Felicity, la considerava più una sua amica che un vero e proprio genitore.
“Tesoro, quanto ti diverte farmi fare la parte del poliziotto cattivo tutte le volte?”
“Non sai quanto, tesoro. Non sai quanto”.
Sandra spinse con eccessiva enfasi suo marito fuori dalla porta di casa, ed un sorriso spontaneo comparve sul volto di Felicity. Non era abituata a vivere in una famiglia “sana” come quella di Caitlin e quando si trovava in loro compagnia non poteva fare a meno di guardarli con incanto e con una leggera invidia per la sua migliore amica. Aveva tutto quello che avrebbe sempre desiderato, l’amore di una mamma e di un  papà.
“Arrivederci signori Snow, passate una splendida serata!”
“Ciao mami, ciao papi! Andate piano!”
Detto questo, Caitlin si chiuse la porta di ingresso alle spalle.
“Siamo libere, finalmente! Andiamo a farci belle, Smoak. Stasera dovranno cadere tutti ai nostri piedi”.
Senza aggiungere altro prese Felicity per mano e la condusse al piano superiore, in direzione della sua cameretta. Fu difficile per lei non lasciarsi contagiare dall'eccitazione dell’amica. Una strana tensione pervase il suo corpo, tanto da farle venire quasi la pelle d’oca.
“Cosa c’è, Lis? Sembri più nervosa di me, il che è tutto dire dato che sto letteralmente impazzendo”.
“Pfff, io nervosa? Per una festa? Come se non mi conoscessi bene…”
“Ed è proprio perché ti conosco troppo bene che so che c’è qualcosa che ti preoccupa. Cosa c’è che non va?”
Felicity avrebbe voluto parlarle dell’incontro avuto con Tommy qualche sera prima, di come si fosse sfogata con lui facendogli capire senza mezzi termini di pensare ancora ad Oliver. Ma non voleva rovinare lo stato d’animo dell’amica, era pur sempre la sua festa, non faceva che parlare d’altro da settimane e non poteva essere così egoista. Non con lei. Decise di spostare il discorso su un argomento diverso.
“In realtà è una sciocchezza… Ti ricordi di Ray, tuo cugino?”
“Come potrei dimenticarmi di mio cugino, Lis? E’ successo qualcosa tra di voi?”
“No! Cioè si… ma niente di quello che credi… insomma, qualche giorno fa è passato al fast food e mi ha chiesto di fargli da accompagnatrice alla tua festa”.
Caitlin sgranò gli occhi per la sorpresa. “Non ci posso credere che abbia trovato il coraggio di chiedertelo!”
“Aspetta… tu lo sapevi e non mi hai detto nulla?”
“Hey, non ne avevo la certezza… Solo che l’altra sera era a cena da me e l’ho trovato più interessato al tuo stato sentimentale che al burrito di mia madre, e tu sai quanto è buono il burrito di mia madre… così ho fatto due più due… Ma non cambiamo discorso. Tu cosa gli hai risposto?”
Felicity decise di non andare troppo nei dettagli, altrimenti il discorso si sarebbe spostato inevitabilmente su Oliver e sui sentimenti che ancora provava per lui.
“Gli ho detto che mi avrebbe incontrata direttamente da te e alla fine gli ho promesso un ballo”.
“Wow. Tu e Ray. Un sogno che si avvera, eh Lis? Hai una cotta per lui da quanto? Nemmeno mi ricordo più”.
“Non ho una cotta per lui, Cait! Mi piace stare in sua compagnia, è sempre super simpatico e disponibile, l’unico con cui riesca parlare liberamente di virus e firewall senza passare per matta… ma niente di più”.
“Uh oh”.
“Cosa?”
“Stai sminuendo”.
“E…?”
“E… vuol dire che non ti è ancora passata”.
Felicity aveva fatto di tutto per evitare il discorso, dimenticando però quanto Caitlin fosse perspicace, e soprattutto quanto la conoscesse a fondo
“Si nota così tanto, eh?”
“Oh, Lis, pensavo ti fossi decisa a metterlo finalmente da parte. Non sono stupida, so che provi ancora tanto per Oliver, ma se nemmeno l’arrivo di Ray ha sortito effetto vuol dire che la situazione è più grave di quanto sperassi”.
Felicity si lasciò cadere sul letto, sfinita più da quella conversazione che da una maratona di 10 km. Caitlin la seguì a ruota, prendendo posto accanto a lei.
“Riuscirò mai a superarla, Cait?”
“Ne hai superate di peggiori, ricordi?”
In un colpo solo le tornò in mente l’immagine di suo padre che si allontanava da lei senza più voltarsi indietro. Sentì un improvviso dolore al petto.
“Già…”
“Forse ci vorrà un po’ di tempo, ma ti passerà. Hai pur sempre la scuola, il diploma, gli amici. Prova a concentrarti su questo. Poi hai me, non dimenticarlo”.
Felicity si accucciò tra le braccia dell’amica. Non era solita a questi improvvisi slanci d’affetto ma sentiva il bisogno di calore umano, mai come in quel momento.
“Ce la farai, Lis. Sei forte, intelligente, e Dio solo sa quanto coraggio e determinazione devi dimostrare ogni giorno per raggiungere i tuoi obiettivi e realizzare i tuoi sogni. C’è solo da imparare da una ragazza come te”.
“Grazie, Cait. Mi sento così stupida in questo momento…”
“Oh, credimi, lo stupido è lui che non sa quello che si è perso. E quando gli ricapita un’altra come te?”
Le amiche si lasciarono andare ad una risata liberatoria. A Felicity era servito parlarne con Caitlin, si sentiva liberata di un peso che le comprimeva il cuore.
“Ok, Snow, momento sentimentale concluso. Abbiamo una festa a cui partecipare e dobbiamo farci carine come non mai, ricordi?”
“Carine?!? Appena vedrai i look che ho scelto per noi ‘carine’ sarà l’ultima parola che ti verrà in mente per descriverci, credimi”.
Felicity non aveva idea di cosa quella serata avesse avuto in serbo per lei, ma decise di viversi ogni momento come fosse l’ultimo, di godersi al massimo quella festa liberando la mente dai cattivi pensieri. Si meritava un po’ di serenità, e avrebbe fatto di tutto per ottenerla, anche solo per qualche ora.
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“Sei sicuro che sia una buona idea?”
Oliver era nervosissimo, sapeva che presentarsi alla festa di Caitlin senza invito era da maleducati ma aveva deciso di dare ascolto per una volta al suo migliore amico. Anche se gli era bastato qualche minuto per pentirsene.
“Sta tranquillo, amico, fidati di me per una volta. Ti ho mai dato cattivi consigli io?”
Tommy ricevette in risposta un’occhiata scettica.
“Ok, se escludiamo quella volta in cui ti sei beccato un pugno in faccia dal ragazzo della tipa che ti avevo fatto rimorchiare… ma hey, quello era un cretino totale, non conta”.
“Mi fido di te, Tommy, lo sai. Credo di essere semplicemente… teso”.
“Fa un respiro profondo, libera la mente e pensa a divertirti. E cosa più importante pensa a riprenderti ciò che ti spetta. Ce la fai a non incasinare tutto almeno per una sera?”
“Ci proverò, te lo prometto. Anche perché non credo di essere in grado di incasinare le cose più di così”.
“E qui mi tocca darti ragione. Ora bussiamo a questo cavolo di campanello o finiremo per sembrare due perfetti idioti nelle registrazioni delle telecamere di sorveglianza”.
Oliver sbuffò rumorosamente, cercando dentro sé tutto il coraggio che gli occorreva per affrontare quella festa. Per affrontare Felicity.
Dopo qualche minuto, una splendida Caitlin, fasciata in un tubino nero aderente, aprì la porta.
“Tommy, eccoti finalmente, pensavo non saresti più arriva… Oh, Oliver. Ciao. Cosa… cosa ci fai qui?”
I due amici si scambiarono uno sguardo allarmato ma fu Tommy a prendere parola per primo.
“L’ho invitato io, Cait. E’ il mio migliore amico e doveva essere presente al compleanno della persona di cui sono follemente innamorato...”
Il cuore di Oliver mancò un battito. Era palese che l’amico ci tenesse parecchio a Caitlin, ma non sapeva fossero arrivati già a quel punto. Era come se nelle ultime settimane avesse vissuto con la testa completamente da un’altra parte.
L’amico provò ad intenerire la ragazza con uno dei suoi sorrisi più smaglianti e parve quasi riuscirci. Oliver decise di approfittare di quel momento di calma apparente, non sapendo per quanto tempo ancora sarebbe durato.
“Buon compleanno Caitlin. Scusami se mi sono presentato senza invito, se vuoi vado via, non voglio rovinarti la serata…”
“Oh, per l’amor del cielo Queen, entra senza fare troppe storie. Basta che ti togli questa faccia da funerale, non voglio musi lunghi alla mia festa, intesi?”
Caitlin si mise da parte facendo entrare entrambi. Bloccò Tommy per un braccio prima che si disperdesse nella folla.
“Con te facciamo i conti più tardi”.
“Tranquilla amore mio, ho già escogitato un piano per farmi perdonare”. Il ragazzo alzò per due volte le sopracciglia, rendendola partecipe delle sue ‘cattive’ intenzioni.
“Oh, sei disgustoso…”
“Lo so, ma mi ami anche per questo no?”
I due si persero in un bacio che durò a lungo, tanto da costringere Oliver a distogliere lo sguardo. Si sentiva di troppo.
Si guardò intorno per un po’, fin quando la sua attenzione non fu catturata da una ragazza bionda seduta accanto l'isola della cucina.
Era lei.
Era Felicity.
Bella come non mai, avvolta in un delizioso vestitino verde smeraldo, abbastanza corto da mettere in mostra le sue due splendide gambe senza però risultare volgare. Lei, dal canto suo, non sembrò accorgersi della sua presenza, intenta com'era a chiacchierare in compagnia del suo amico Barry. Oliver pensò di aver avuto una visione. Mai come in quel momento si rese conto dell’enorme sbaglio che aveva commesso a lasciarla andare così facilmente.
Fece un respiro profondo e si decise ad andare a salutarla.
“Ehm ehm… Ciao Barry, ciao Felicity”.
Per poco la ragazza non si lasciò cadere il bicchiere di Fanta dalle mani. La reazione di Barry non fu molto diversa, visto lo stupore stampato sul suo volto. Dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio, fu proprio lui a rompere il ghiaccio: “O… Oliver… ciao… non sapevo ci fossi anche tu stasera…”
“Invitato dell’ultimo minuto, credo. Sai com’è, Tommy…”
“Non che volessi intendere che sei una persona indesiderata o altro… insomma mi hai colto di sorpresa ma non per questo mi dispiace rivederti…” Vide Felicity dare una gomitata all'amico per porre fine al suo inopportuno balbettio. “Giusto… la smetto… Ehm, vuoi qualcosa da bere? Una fanta, una coca? Da mangiare ci sono queste tartine al salmone talmente squisite che mangerei volentieri anche domani per colazione, e poi ci sono quelle focacce appena sfornate che, oddio, penso di non aver mai provato niente di simile in vita mia…”
“Magari più tardi, Barry, ti ringrazio. Potrei rubarti Felicity per qualche minuto, se non ti dispiace?”
Solo in quel momento la ragazza si azzardò a rivolgergli lo sguardo. Sembrava sorpresa e leggermente in tensione.
Barry aspettò un suo cenno di assenso prima di decidere se lasciare ad Oliver campo libero. Una volta ottenuto, gli diede una pacca sulla spalla, a mo’ di incoraggiamento. “E’ tutta tua amico”.
Una volta rimasti soli Oliver andò in panico. Sapeva di avere tante cose da dirle ma non riusciva a ricordarne nemmeno una.
“Noto con piacere che non perdi mai occasione di stupirmi. Sei l’ultima persona che mi aspettavo di vedere qui, Oliver”.
Il ragazzo non sapeva se interpretare positivamente o meno quelle parole.
“E ti è dispiaciuto? Vedermi qui, intendo”.
“Diciamo che mi ha spiazzato, o almeno credo… Immagino la faccia di Cait quando ti ha visto, avrà dato di matto”.
“Puoi scommetterci, pensavo mi cacciasse fuori a calci da un momento all’altro”.
Felicity rise debolmente, non riuscendo a camuffare del tutto l’imbarazzo che provava in quel momento.
“Come stai? Ti trovo… bellissima, come sempre”.
Le sue guance avvamparono improvvisamente, come succedeva tutte le volte che riceveva un complimento. Oliver sapeva che non si sarebbe mai abituato alla dolcezza di quella reazione.
“Grazie, Oliver, me la cavo in realtà. Tu come stai?”
“Domanda di riserva?”
I due si scambiarono un sorriso amaro, colmo di rimpianto, di rammarico per la piega che la situazione tra di loro aveva preso ultimamente.
“La scuola come va? Tra poco hai i test di ammissione al diploma se non sbaglio…”
Oliver non avrebbe mai voluto sprecare i pochi minuti che aveva a disposizione per parlarle di scuola ma si disse che doveva pur rompere il ghiaccio in qualche modo, non poteva di certo presentarsi dopo settimane di assoluto silenzio per dirle 'Hey ciao, sono stato un cretino, ricominciamo tutto daccapo come se niente fosse successo?'
“Beh, ormai sono solo una formalità, il preside Steele mi ha fatto capire di essere stata già ammessa a tutti gli effetti all’ultimo anno. Sembra proprio che ci diplomeremo insieme, anche se sembrerò una poppante in mezzo a voi stangoni di quinta… Pazienza, vorrà dire che mi procurerò delle asciugamani da mettere sotto il sedere durante la cerimonia”.
 “Oppure potresti provare a sederti vicino a McCall, credo che persino tu riesca a superarlo di qualche centimetro…”
“Ah ah, simpatico. Certo che sei sfacciato! Ed io ingenua che credevo di essere parte lesa e di dover ricevere da te solo carinerie per compiacermi”.
Oliver non riuscì a controllare il sorriso che gli comparve sul volto. Gli era mancato passare del tempo con Felicity, avere la possibilità di chiacchierare serenamente con lei senza drammi né complicazioni.
“A proposito di questo… mi dici perché sei qui, Oliver? Il vero motivo, e non la stupida scusa dell’invito last minute”.
Felicity era una persona estremamente pragmatica, odiava perdere tempo e Oliver lo sapeva bene. Si aspettava che prima o poi spostasse il discorso sul vero nocciolo della questione.
“In futuro dovrò decidermi ad esercitarmi per trovare scuse migliori”.
“Oliver…”
“Ok, hai ragione. Torno serio. Vuoi la verità? Il motivo per cui sono qui sei tu”. Felicity corrucciò la fronte, ma rimase in silenzio. “In queste settimane non ho fatto altro che pensare a quello che è successo tra di noi, alle parole che ti ho detto e sono arrivato alla conclusione che…”
“Ecco dove ti eri cacciata, Lis. Ti ho cercata ovunque.”
Una voce lo interruppe sul più bello. E come se ciò non bastasse si trattava di una voce maschile. Un ragazzo alto, moro e in completo elegante si avvicinò a loro, rivolgendo la sua attenzione a Felicity. Oliver lo osservò da capo a piedi. Credeva di essere ad un matrimonio per caso? E poi chi diavolo era? Ma soprattutto chi gli dava tutta quella confidenza?
“Non dirmi che hai avviato una ricerca al gps del mio cellulare... Sai che basterebbe questa prova per una denuncia per stolking?”
Oliver rimase impietrito da quelle parole. Denuncia? Stolking? Pensò istintivamente di allontanare Felicity da quel tipo ma poi vide un sorriso disteso comparire sul suo volto. Si trattava solo di uno scherzo. Non lo trovò per niente divertente.
“Oh… scusatemi… ho interrotto qualcosa?”
Si brutto idiota, hai interrotto qualcosa. Ora è meglio che vai a farti un giro se vuoi ritrovarti tutte e quattro le ruote della macchina ancora intatte.
“Oh, giusto. Ray, lui è Oliver Queen, un mio… compagno di scuola”.
Un tempo lo avrebbe presentato come un suo amico. Uno dei suoi migliori amici. Oliver sentì un dolore lancinante allo stomaco, come se lo avessero appena pugnalato.
“Ciao, io sono Ray Palmer, cugino di Caitlin, nonché amico di vecchia data di Felicity”.
Gli porse la mano in segno di saluto e Oliver gliela strinse, anche se farlo gli costò una certa fatica.
Vecchia data… abbiamo quarant’annin per caso?”
“Hey, dimentichi che sono vecchietto ormai… a differenza tua, piccola teenager spensierata e nel fiore degli anni..”
I due scoppiarono a ridere di gusto ma Oliver non trovò per niente divertente tutta quella storia. Quanti anni aveva quel tipo? Sapeva che oltre lo stolking esisteva il reato di pedofilia?
“Quindi, Oliver, che anno frequenti?”
Era evidente che Ray stesse facendo il possibile per non escluderlo dalla conversazione e Oliver decise di stare al suo gioco. Era arrivato prima di lui d'altronde e si sarebbe allontanato solo quando, e se, Felicity glielo avesse chiesto.
“Sono all’ultimo anno, io e Felicity ci diplomeremo insieme”.
Pronunciò quelle parole che eccessiva enfasi, come a voler marcare il territorio, un territorio che non era ancora suo ma che presto, con ogni buona probabilità, lo sarebbe diventato.
“Ehm… ok… hai già deciso a quale college iscriverti?”
“In verità ancora no… Felicity mi ha aiutato  fare un po’ di chiarezza e ora sto valutando diverse opzioni”.
“Oh… ok… sembra che siate più che semplici compagni di scuola, Lis non da consigli a chiunque, a meno che non sei una persona importante per lei”.
“Infatti è così”.
Oliver lo guardò con occhi di sfida. Sapeva che Felicity sarebbe stata infastidita da quell'atteggiamento, odiava essere trattata come un premio da contendersi, ma non riusciva a fare a meno di comportarsi così. Non si aspettava di dover competere con un altro ragazzo e quello era l’unico modo che aveva per difendere se stesso e ciò che più contava per lui, il suo rapporto con Felicity.
“Ray, che ne dici se vai a cercare Cait? E’ da un po’ che non la vedo in giro, voglio assicurarmi che sia tutto ok…”
Gli occhi di Ray si spostarono da Felicity a Oliver, e poi di nuovo sulla ragazza.
“Ok, vi lascio soli… Ci ribecchiamo più tardi in pista? Ricorda che mi devi un ballo, aspetto questo momento da due giorni”. Perfetto. Il cretino non solo avrebbe ballato con lei ma l’aveva incontrata anche due giorni prima. Oliver pensava di non poterlo odiare di più ma evidentemente si sbagliava. “E’ stato un piacere, Oliver. In bocca al lupo per il diploma e per il college. Ci si vede… in giro”.
Oliver si limitò a rispondergli con un cenno del capo. Sapeva di essersi comportato da perfetto idiota ma non se ne pentiva.
“E così… Ray… il tuo vecchio amico Ray, di cui chiaramente non sapevo nulla…”
“C’è qualche problema per caso? No perché l’ultima volta che ho controllato non ero tenuta a darti alcun tipo di spiegazione e non credo che sia cambiato qualcosa”.
“Volevo solo metterti in guardia. Sai com’è,  Ray è chiaramente interessato a te e non fa neanche un granché per nasconderlo…” Oliver si sforzò di parlarle con disinvoltura ma con scarsi risultati.
“Carino da parte tua volermi proteggere ma fidati, non c’è n’è bisogno. Io e Ray ci conosciamo da anni, non è un malintenzionato qualunque conosciuto per strada. E per quanto pensi che sia interessato a me, lo considero solo come un caro amico, nient’altro”.
“Così come consideri me solo un tuo compagno di scuola, nient’altro…”
Felicity sgranò gli occhi, incredula per quelle parole.
“Dici sul serio Oliver? Dimentichi come ci siamo lasciati l’ultima volta che ci siamo visti? Ringrazia che ti abbia definito così e non in un altro modo, anche perché, detto sinceramente, ne avrei avuto tutto il diritto”.
“Lo so, ok? Lo so e hai ragione. Cosa credi che stavo cercando di dirti prima che quell'idiota ci interrompesse?”
“La smetti di rivolgerti così nei suoi confronti? Ray è stato carino con  te e tu non hai fatto altro che metterlo in imbarazzo e sfidarlo a chi fa la pipì più lontano… Che bisogno c’era di comportarsi così?”
“Beh, innanzitutto… è veramente un idiota. E poi non mi piace, ok? Non ti toglieva gli occhi di dosso, per non parlare di tutta quella storia del gps e dello stolking… E quanti cavolo di anni ha? Trenta? Quaranta?”
“Ma cosa stai dicendo? Ha solo un anno in più di te! Ti rendi conto che stai facendo una scenata assolutamente immotivata, vero?”
Se ne era reso conto. Quella era una scenata di gelosia in piena regola. Oliver sapeva di non aver alcun diritto di comportarsi così ma era troppo accecato dalla rabbia e dal fastidio provato per la sola esistenza di quel ragazzo. L’intera situazione era ormai sfuggita al suo controllo e non riusciva più a tornare in sé.
“Sai cosa? Mi ero ripromessa di divertirmi stasera, volevo concedermi qualche ora di serenità e non consentirò alle tue stupide pretese ed insinuazioni di rovinarmi la serata”. Prima di andare via si rivolse ad Oliver ancora una volta: “Oliver, sei stata una persona importante della mia vita e voglio mantenere per quanto possibile un ricordo positivo di te. Cerca di non rovinare tutto, ok? Ci sei riuscito già una volta, non rifare lo stesso errore”.
Si voltò e il luccichio di una lacrima che sfuggì al suo controllo si disperse nell'aria. L’ultima cosa che Oliver avrebbe voluto era vederla piangere, di nuovo. Ed invece era riuscito ad incasinare tutto ancora una volta. Cosa c’era di sbagliato in lui? Possibile che non riuscisse più a trovare il modo di farla stare bene, così come succedeva un tempo?
Tutto quello che desiderava era tornare indietro al momento in cui erano entrambi felici, sereni, inseparabili. Per questo non era ancora arrivato il momento di arrendersi. Si sarebbe preso del tempo per calmarsi e avrebbe provato a parlarle ancora una volta. Stavolta le avrebbe raccontato tutta la verità, una volta e per sempre, e solo a quel punto l’avrebbe lasciata libera di decidere se perdonarlo o meno. Non era ancora finita. C’era ancora una speranza.
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Felicity stava provando a fare del suo meglio per non pensare alla discussione avuta con Oliver. Come faceva quel ragazzo ad avere ancora così tanto potere su di lei? Dopo tutto quello che le aveva fatto. Dopo tutto quello che era successo tra di loro. Odiava sentirsi così alla deriva, in balia di sensazioni che non riusciva più a controllare.
“Credo che la tua cannuccia stia tirando su solo aria da un bel po’ ormai..”
Felicity trasalì e con leggero stupore si rese conto che la sua soda era finita da un pezzo. Stava continuando a bere per inerzia.
“Cavolo, Ray, mi hai spaventata! Al MIT danno anche lezioni per diventare ninja per caso?”
“Hey, non è colpa mia se hai la testa da un’altra parte. Credo di aver visto almeno tre persone avvicinarsi a te senza ricevere risposta. Hai messo i tappi per le orecchie? Sai, per non sentire questa musica infernale…”
Sgranò gli occhi, interdetta. Come aveva fatto a non rendersi conto che tre persone le avevano rivolto la parola? Com'era potuto succedere?
“Tranquilla, stavo scherzando. Tranne che per la parte della testa da un’altra parte. E della cannuccia ovviamente”.
“Scusa Ray, ero semplicemente… sovrappensiero”.
 “Cos'hai, Lis? E’ successo qualcosa con quel ragazzo, Oliver? A proposito, tipetto particolare questo Queen, un tantino suscettibile, ma sembra apposto”.
“Suscettibile? Oliver? Figuriamoci, è solo la persona più permalosa che conosca. Mi dispiace si sia comportato in quel modo con te, non so veramente cosa gli sia preso”.
“Davvero non lo sai?”
Cos'era, una congiura nei suoi confronti? Si erano tutti messi d’accordo per richiamarla sui sentimenti che Oliver poteva ancora provare per lei?
“Sai cosa? Non mi va di parlare di questo. Che ne dici di buttarci in pista? Ti ho promesso un ballo e ho intenzione di mantenere quella promessa”.
“Sei sicura di volerlo fare su questa musica? Non ne eri allergica o roba simile?”
“Punto uno, definire questo scempio ‘musica’ mi sembra troppo generoso, persino per uno come te. Punto secondo, chi se ne frega? Siamo ad una festa e alle feste si balla. Quindi andiamo a ballare!”
La voce di Felicity risultò più isterica di quanto sperasse. Era evidente che stava provando a fare l'impossibile per togliersi dalla testa Oliver e tutto ciò che il loro precedente incontro avrebbe potuto implicare.
“O…kay. Non mi sembra una buona idea contraddirti in questo momento quindi… andiamo”.
Felicity alzò gli occhi al cielo e trascinò Ray per l'avambraccio. Arrivati a centro pista iniziarono a dimenarsi sulle note di un musica insopportabile. Felicity la sentì rimbombare nel cervello come un martello pneumatico.
 “Come fanno i ragazzi della mia età a trascorrere intere serate in questo modo?” Felicity fu quasi costretta ad urlare per farsi sentire dal suo accompagnatore. “A volte mi sento un’ottantenne, un torneo di bridge mi divertirebbe di più”.
“Considerando che la maggior parte dei tuoi coetanei nemmeno sa cosa sia il bridge, direi di si: sei un’ottantenne”.
“E io che speravo di trovare in te un po’ di conforto. Perché credi che abbia deciso di ballare con te, altrimenti?”
“Vuoi dirmi che non lo hai fatto per questo bel visino? Eppure avevo sempre creduto di fare un certo effetto alle signore ottantenni amanti del bridge”.
Felicity scoppiò a ridere divertita. Si stava divertendo in compagnia di Ray ed era proprio quello di cui aveva bisogno per distrarsi.
Finalmente una canzone dal ritmo più tranquillo consentì loro di rallentare i movimenti e di riprendere fiato. Ray ne approfittò per avvicinarsi ulteriormente a lei e senza alcun preavviso la strinse tra le sue braccia. Iniziarono a ballare sulle note di Just my immagination dei Cramberries. Felicity provò a rilassarsi ma una strana sensazione di disagio iniziò a divorarle lo stomaco. Le sembrava tutto così… sbagliato. Non voleva trovarsi lì in quel momento. Non così. Non con Ray. E il suo corpo glielo stava facendo capire chiaramente.
“Ray… scusami… non me la sento…”
La stretta del ragazzo però non si allentò.
“E’ solo un ballo, Lis. Credevo ci stessimo divertendo”.
“E infatti è così. E’ solo che non sono ancora pronta per questo. Potresti… per favore… lasciarmi…”
Felicity provò a liberarsi da sola ma il ragazzo sembrava non avere alcuna intenzione di lasciarla andare.
“Aspetta almeno che finisca la canzone… Che ti costa?”
“Ehi, tu. Non hai sentito quello che ti ha detto? Lasciala andare o dovrai vedertela con me”.
Felicity avrebbe riconosciuto quella voce ovunque. Era la voce di Oliver. Provò un’inspiegabile sensazione di sollievo.
“Oliver… è tutto ok… non preoccuparti…”
“Non è tutto ok, Felicity. Fin quando questo idiota non ti toglierà quelle luride mani di dosso non sarà per niente ok”.
“Hey, ragazzino, come osi rivolgerti così a me?”
Prima che Felicity potesse rendersene conto accadde l’inevitabile. Ray alla fine si decise a toglierle le mani dai fianchi ma solo per avvicinarsi ad Oliver ed affrontarlo faccia a faccia. I due iniziarono a spintonarsi a vicenda, attraversando tutta la sala da pranzo, fino a raggiungere la cucina. Felicity provò ad inseguirli, facendosi largo tra la folla, che sempre più numerosa si stava accalcando per godersi lo spettacolo.
“Ragazzi, per l’amor del cielo, smettetela!”
“Allontanati, Felicity. Questa cosa riguarda me e Palmer”.
“Hey ragazzo, mi dici qual è il tuo problema? Si può sapere che ti ho fatto?”
“Le hai messo le mani addosso senza il suo permesso, ecco cos’hai fatto”.
“Ma se mi hai dato contro da quando ci siamo presentati. Lo sai meglio di me che non è questo il problema”.
“E quale sarebbe il problema, Palmer? Dimmelo tu, forza”.
Oliver si avvicinò pericolosamente a Ray. Ormai i loro corpi erano a pochi centimetri di distanza. Felicity poteva percepire la tensione irradiarsi in tutto l’ambiente circostante.
“Ragazzi, per favore, state dando spettacolo…”
“Sei geloso, non è così?"
Oliver non mosse un solo muscolo.
"Lo sapevo. Sei innamorato di lei, dici la verità".
Felicity sentì una morsa allo stomaco. Non si aspettava che Ray usasse quelle parole.
Innamorato. Di lei.
No, non era possibile. Ray si sbagliava, ci doveva essere sicuramente un'altra spiegazione.
"Non sono affari che ti riguardano, Palmer".
“Te l’hanno mai detto che chi tace acconsente, Queen?”
Oliver non ci vide più e lo colpì con un pugno in pieno volto. Riversò in quel colpo tutta il fastidio e la frustrazione che aveva provato fin dall’arrivo di Ray alla festa. Felicity rimase immobile per qualche secondo, completamente impietrita. Si era resa conto che l’atmosfera si fosse scaldata un bel po’ tra i due ma non si aspettava che potessero addirittura arrivare alle mani.
Vide Ray ricomporsi ed avvicinarsi ad Oliver. Quando Felicity capì che aveva intenzione di ripagarlo con la stessa moneta, la sua reazione fu pressoché immediata. Si scagliò su di lui cingendogli le spalle, usando tutta la forza che avesse in corpo per provare a fermarlo.
“Ray, ti prego, fermati, non farlo…”
Prima che riuscisse a terminare la frase si sentì colpire in pieno volto. Ray le aveva inavvertitamente dato una gomitata sul naso per liberarsi della sua stretta. Felicity iniziò a sentirsi stordita, provava un dolore insopportabile, che si irradiava dal naso fino alle tempie. Si portò la mano al volto, ritrovandosela sporca del suo stesso sangue. Per poco non perse i sensi. Provò a mettere a fuoco l'ambiente circostante, ma ciò che vide fu solo un'enorme macchia indistinta e priva di definizione. Gli occhiali dovevano essersi rotti per la botta ricevuta. Il sangue continuava a colarle da un punto indefinito del volto, senza avere alcuna intenzione di fermarsi.
Chiuse gli occhi quando due mani delicate iniziarono ad ispezionarle il viso con attenzione, alla ricerca della fonte di quella fitta interminabile. Le stesse mani le sfilarono gli occhiali con cautela, provocandole uno spasmo incontrollato.
“Aaah…”
“Shhh, Lis… lo so, fa male… ma ora passa, tranquilla…”
Era Caitlin. Riconobbe la voce. Avrebbe voluto dirle qualcosa per tranquillizzarla, dirle che stava bene, che era cosciente, ma capì che le avrebbe fatto male pronunciare anche una sola sillaba, quindi decise di rimanere in silenzio.
Frastornata e leggermente stordita, si sentì sollevare dal pavimento. Con gli occhi ancora serrati, riuscì a percepire il calore di un corpo a contatto con il suo. Due braccia robuste la tenevano stretta, impedendole di cadere e farsi del male. Erano diretti al piano superiore, riusciva a distinguere lo scricchiolio dei gradini ad ogni passo.
“Sta tranquilla, Felicity. Andrà tutto bene”.
Fu sorpresa di sentire quella voce sussurrarle all’orecchio.
“O… oliver… sei… sei tu?" Avrebbe tanto voluto sorridergli, fargli capire che era contenta che fosse vicino a lei, ma il suo viso sembrava non rispondere ai segnali inviati dal cervello. Era come se fosse immobilizzato. "Ti prego... non lasciarmi... ti... ego..."
“Non ti lascerò, Felicity. Non ti lascerò mai più”.
Il suo tono di voce era così dolce, conciliante, sembrava quasi una ninna nanna. Per la prima volta dall’incidente, Felicity si sentì finalmente al sicuro. Permise al suo corpo di lasciarsi andare, di arrendersi all’oblio a cui stava provando a resistere da troppo tempo.
Perse conoscenza. Tra le braccia dell’unica persona al mondo che riuscisse a farla sentire protetta. L’unica persona al mondo con cui volesse stare in quel momento.
 
 
*NOTA DELL’AUTRICE*
Ciao a tutti! Finalmente sono tornata! Non sapete quanto mi sia dispiaciuto avervi fatto attendere tutto questo tempo per il nuovo aggiornamento, ma questo mese è stato per me abbastanza complicato per vari problemi familiari di cui mi sono dovuta occupare, che uniti ai giorni di vacanza che mi sono concessa, non mi hanno permesso di trovare la concentrazione giusta per sedermi al pc e mettermi a scrivere.
Mi sono ripromessa di non abbandonare questa storia e non lo farò, ci tengo troppo e proverò a ritagliarmi del tempo per lavorarci con costanza, così da non dovervi far attendere tempi eccessivamente lunghi.
Spero che le vostre vacanze siano andate alla grande e che abbiate avuto modo di divertirvi e rilassarvi prima dell’inizio degli impegni quotidiani.
Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto e soprattutto se questa storia continua ad interessarvi, spero vivamente che non abbiate deciso di abbandonarla.
Grazie come sempre per le parole gentilissime che spendete per me, mi riempiono il cuore, davvero.
Un bacio immenso,
Anima90
 
 
  
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