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Autore: Inquisitor95    04/09/2015    1 recensioni
Questa è la storia di una maga la cui vita un giorno verrà stravolta da una tragedia, sarà costretta a dire addio alla propria vita e ricominciare dall'inizio. Portando con sé un oscuro segreto riguardo i propri poteri, Myrah viaggerà fino alla città vicina al suo clan, durante il viaggio però la sua vita subirà dei cambiamenti che la porteranno al compimento del proprio destino, il destino di una Profetessa nella battaglia contro la Gilda delle Tenebre, una società intenta a riportare in vita l'esercito delle ombre che anni prima minacciarono la pace e la serenità.
A.A. Avevo già pubblicato questa storia ma per alcuni motivi ero stato costretto ad eliminarla, ora che ho più tempo voglio postarla nuovamente qui sperando che vi piaccia. (non siate cattivi è un'opera a cui tengo molto xD)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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29.

Fiamme oscure






« Sei davvero convinta che sia la soluzione migliore? Il clan in questione è quello degli Elfi del sole, non saranno felici dell'offerta che stai dando loro! » quelle parole venne in maniera inaspettata da parte di Tarnyth, eravamo in viaggio per la landa desolata, la terra bruciata dal sole e leggermente illuminata dai deboli raggi che filtravano oltre lo strato di nubi.
« Come? Adesso mi rivolgi la parola? Pensavo che non ci tenessi più alla mia amicizia o a qualunque rapporto con me. In effetti mi chiedo realmente perché tu sia ancora qui... » ero stata fredda e distaccata, cattiva. Ma si trattava di una questione di principio, non riuscii a comprenderne le ragione.
Tarnyth sbuffò, si portò indietro una ciocca di capelli rossi e continuò a fissarmi con durezza. « Non approvo le tue azioni. Il simpatizzare con un Paladino della Luce... per anni quell'ordine ha dato la caccia anche agli elfi lo sapevi? » non potevo vederne il vero nelle parole visto che non lo sapevo.
« Raphael è diverso. Non ha mai dato motivo di odiare te o Hematha così come per gli altri elfi! » lo difesi e l'elfo si preparò per controbattere ancora una volta.
« Non ci sono molti maghi tra i Paladini so... questo è perché cacciavano anche loro! Si racconta anche che brindassero con il loro sangue e ne traessero poteri magici! » mi sembrava parecchio assurdo anche se non credevo mentisse sulla storia.
« Non voglio parlare di questo con te! Ho già detto che se non ti sta bene puoi andartene via... » meglio chiedere l'argomento; la sua espressione fu indecifrabile, era ferito e amareggiato. La cosa mi dispiaceva relativamente, non potevo essere triste della sua gelosia, della ma felicità con Raphael.
« Il clan degli Elfi del sole sono tra i più testardi. I più numerosi forse e senza dubbio coloro che persero di più. Hanno perso il controllo della loro antica capitale e gli umani la distrussero grazie al potere del Bastone della Virago.... sai di cosa sto parlando? » chiese continuando e vedendo la mia espressione parecchio confusa.
« Non credo di saperlo... » ammisi.
Non parve arrabbiarsi. « Durante l'Era dell'Eclissi, durante la ribellione, gli umani forgiarono tre armi divine: la Spada Ammazza-draghi, la Falce del Destino e il Bastone della Virago. Oggetti che distrussero i loro nemici... » fece una breve pausa per continuare. « Non si fideranno di te. Potranno aiutarti col demone forse... ma solo se ne avranno voglia e so che non lo faranno. A ogni modo... scusami se ti ho disturbata! » e dopo quelle parole si allontanò di alcuni passi.
Le sue parole mi diedero molto da pensare, ero preoccupata: principalmente per me stessa, per il demone e forse vi sembrerò cattiva o egoista ma volevo che aiutassero da me in primo punto: la mia vita col demone sarebbe presto finita, strappata a Raphael e a quella realtà, per sempre prigioniera di Lamia. Non potevo permettere che andasse così, l'incontro con gli elfi era per un interesse personale prima di tutto. Il pomeriggio seguente era una giornata tetra, il cielo era scuro e coperto di nubi minacciose e fitte, il sole non traspariva e l'aria gelida intorpidiva i nostri movimenti, eravamo nel pieno dell'inverno e sapevamo benissimo che presto sarebbe scoppiata una tempesta, a quel punto avremmo avuto difficoltà nei nostri compiti ma ciò non doveva di certo fermarci.
La foresta si presentò a noi in maniera insidiosa, fitta e diabolica. Era quasi come se fosse viva e cercasse di minacciarci per tenerci lontani, non ci lasciammo intimidire ovviamente. All'apparenza la foresta faceva quell'effetto molto inquietante, quando ci trovammo dentro la sensazione che avevo internamente parve amplificarsi fino a che non ci trovammo in angoli un po' più angusti. Alberi dalla corteccia scura simili a pini con aghi al posto delle foglie, grandi querce possenti e piene di voglie strane per non parlare della varietà dei colori dei frutti e dei fiori che trovammo in giro. Yvossa stava per allungare la mano contro un cespuglio per raccogliere dei fiori.
« Ferma! Non ti azzardare a toccare quelli! » Hematha aveva quasi strillato e tutti noi ci eravamo immobilizzati. Yvossa ritrasse la mano. « Sono velenosissimi e carnivori. Ti attirano con i loro colori e quando li tocchi salta fuori la pianta principale per addentarti; sei fortunata se muori dissanguata piuttosto che per il veleno! » era la flora degli elfi, lei era un'esperta più di tutti gli altri. Tarnyth sembrava non saperne quanto lei, forse per la sua provenienza da un clan di maghi.
« Va bene scusa... » fu impareggiabile il viso di Yvossa, improvvisamente bianca come un cadavere e spaventata. Lo trovai divertente ma in effetti non c'era da ridere.
« Fate attenzione! Ogni cosa qui è pericolosa per voi e per tutti coloro che ne sono ignari. Certi fiori spruzzano anche del polline che è capace di fermare il cuore degli umani! » continuò lei a fare strada visto che ci avvertiva prima dei pericolosi che potevamo avere intorno a noi. Andammo avanti a lungo per qualche ora fino a che non riuscimmo a vedere due grandi e alte colonne di pietra. Erano costruite a mo' di ingresso e davanti a esse c'erano alcuni elfi pieni di armi come spade e archi. Avevano l'aria minacciosa e chiaramente non si fidavano dei nuovi arrivati. Hematha si fece avanti insieme a Tarnyth.
« Ni ver kai pec! » disse l'elfa alzando le mani in segno di amicizia. Non potevo capire l'elfico e quasi me ne dispiacevo.
Contai gli elfi. Un totale di dieci pronti a ucciderci al minimo contatto con loro. Un nostro errore ci avrebbe sicuramente portati alla morte. Tarnyth fu più loquace.
« Ley Mirs'ehlla gailei lhar. Ley ruquana elner ni sol rintoler. Ni geriu xand'hil. » non l'avevo mai sentito parlare in elfico e stranamente la sua voce era mutata, era più dolce e sensuale. Alle parole di Tarnyth gli elfi abbassarono le armi, si scambiarono un cenno e uno di loro partì dentro la foresta.
« Vrin Mirs'ehlla nee! » stranamente compresi che voleva qualcosa da me e che voleva che mi avvicinassi. Avevano già usato il termine “Mirs'ehlla”, era come una messaggera di pace, una profetessa... qualcosa che mi veniva continuamente detto.
« Vuole che ti avvicini... » disse Tarnyth, a quel punto avanzai contro gli elfi, tutti mi guardarono sbalorditi, come se non potessero credere ai loro occhi, probabilmente per via del marchio. L'elfa che aveva parlato continuatamente mi guardava disgustata, forse dalla mia natura umana o dal marchio.
« Umana. Sporca di demone! » disse a malapena e con uno stranissimo accento, quasi non riuscii a comprenderla. Mi allontanai di botto, percepiva il demone in me.
Trovai le braccia di Raphael dietro di me che mi strinsero nella sua morsa, mi sentii protetta dalle parole dell'elfa quando qualcuno ritornò dal villaggio probabilmente.
« L'Anziana vuole parlare con Mirs'ehlla! » disse l'elfo che era appena tornato di corsa, il suo accento era migliore di quello della ragazza. « Tuttavia non potrete entrare tutti... » era anche giusto. Non potevamo praticamente assediarli, scelsi di portare Hematha e Tarnyth per la loro natura elfica, avrebbero potuto tradurre eventuali frase. Portai anche Morkor con me, non volevo che Raphael si trovasse in pericolo, la sua natura protettiva nei miei confronti rappresentava un pericolo.
Ci facemmo strada all'interno del villaggio, era molto diverso dal clan degli Elfi della luna. Il clan di Hematha sembrava straordinariamente indietro rispetto a questo nonostante condividessero molti punti in comune, le case erano costruite sugli alberi e dello stesso legno quasi ma queste sembrava poter resistere a un attacco umano. Inoltre c'erano molte armi costruite con metalli e un intero campo di addestramento in lontananza tra gli alberi. Molti di loro mi guardavano incuriositi e non me ne spiegavo il motivo, soprattutto le donne e i bambini, c'erano però anche molti cacciatori feriti tra i curiosi ma nessuno si azzardò ad avvicinarsi a me.
« Perché mi guardano? » chiesi dopo un po', non avevo rivolto la domanda a nessuno in particolare ma ricevetti due risposte.
La prima fu quella di Hematha. « Sentono il marchio delle tenebre. Avvertono un potente potere dentro di te e non si spiegano cosa sia esattamente... »
« Hanno paura del tuo potere. Sei una maga e ci sono clan dopo la magia è disprezzata. Questo è uno dei pochi ad aver creato un impero e ad aver resistito senza la magia... il Bastone della Virago però distrusse molto più degli incantesimi... » fu invece la versione di Tarnyth, infine ricevetti una terza risposta dalle spalle.
« Nessuna delle due in effetti! » era una voce anziana, una voce femminile e ci voltammo per trovarci davanti gli occhi un'elfa vestita diversamente da tutti gli altri. Un'armatura di pelle di serpente che si annodava per tutto il corpo. Un aspetto fiero e i capelli platinati che le cadevano fino alla vita. Due occhi neri e grandi che mi squadravano. « Si chiedono com'è possibile che la Profetessa sia un'umana e si sia rivelata ora. Ma soprattutto sono incuriositi dal fatto che una maga riesca a tenere un demone dentro di sé... io invece mi indago sulla natura della vostra venuta qui! » era vacillante su toni arrabbiati.
Meglio essere assolutamente sinceri. « Siamo qui come ambasciatori... c'è una guerra in corso. Una certa Gilda delle Tenebre... » fui subito interrotta dall'Anziana del clan.
« Vogliono la distruzione e riportare le ombre su Gaia. Lo sappiamo... è per questo che ci sono i Profeti. Affinché scongiurino il male nel mondo delle ombre e curino questa malattia che troppo spesso ha minacciato la tranquillità! »
« Sapete cosa voglio allora... » cercai di essere il più rispettosa possibile. « La vostro alleanza è molto importante. Siete i più esperti di magia e il nemico non siamo noi umani... è la Gilda. Insieme a loro ci sono orchi e giganti... i nostri eserciti sono deboli e i nani si sono persino schierati per la pace! »
Lei parve offesa dalle mie parole. Non voleva starmi a sentire ancora. « E che mi dici del demone che hai in te? È legato alla tua forma umana... vive dentro di te libero però. Sento il suo ribollire... il suo odio in crescita e il desiderio di possederti! »
« Sono qui anche per questo... vorrei chiedervi aiuto non solo in guerra. Vorrei anche chiedervi di liberarmi da questo demone.. voi elfi siete più esperti di magia... »
« Ma non gli Elfi del sole! » disse interrompendomi nuovamente. Sempre con tono autoritario e distaccato continuò. « Noi non facciamo uso di magia. Non siamo a conoscenza di rituali di esorcismo... inoltre anche se avessimo una soluzione al tuo problema non... » a quel punto il silenzio divagò tra tutti noi per qualcosa che si avvicinava.
Un silenzio che fu interrotto da un suono, un corno che cantava un allarme, gli elfi in fermento e preoccupati. Guardavano tutti l'Anziana come se aspettassero qualunque sua parola sul da farsi, che cosa stava succedendo? « Gur'hu ma veili! » urlò l'Anziana a tutti coloro che erano intorno a lei, si mosse velocemente tra le case e continuava a parlare in elfico. Non riuscivo a capire cosa dicesse e mi voltai verso i due elfi che avevo con me per chiedere loro.
« Sta arrivando qualcosa di grosso! » commentò Morkor prima che qualcuno mi rispondesse. Riusciva ad avvertirlo? Fu allora che sentimmo un fischio acuto e fastidioso che graffiava il mio udito, a quel punto ci fu un'esplosione poco lontana e delle fiamme nere si alzarono in un punto della foresta e fu subito il panico più totale tra gli elfi.
Ci spostammo in fretta restando un gruppo compatto, eravamo tre maghi ed estraemmo i nostri bastoni magici, Hematha per prima invocò un potente scudo in modo da difenderci tutti quanti, Morkor prese tra le mani la sua grande ascia ma ancora non riuscivamo a vedere il bersaglio, all'improvviso poi lo vedemmo volare sopra le nostre teste e delle fiamme nere caderci addosso. Le sentivo bruciare sopra la barriera, erano forti e distruttive ed Hematha ne soffriva visibilmente. Tra le urla degli elfi cercavo di arrivare a Raphael, gli altri quattro sicuramente erano entrati cercando di aiutare come potevano. Ma da cosa dovevamo difenderci? Fu allora che si aprii uno squarcio tra gli alberi e qualcosa si appollaiò su di essi, una creatura gigantesca con due ali possenti, il corpo scuro come il carbone e zampe piene di scaglie nere. Un volto mostruoso e arrabbiato, occhi rosso come il sangue che venivano puntati su di me. Era un grande drago e di sicuro era a noi nemico!
-E così sei tu la Profetessa? Sono certa che Macdrair sarà felicissimo quando gli dirò che ho distrutto gli elfi e ucciso te!- era una voce femminile che si era contrapposta al ruggito del drago. Era come quando il drago di ferro mi aveva parlato.
-Come fate a entrare nella mia mente? Perché posso sentire la voce nel vostro ruggito?- questa era la mia principale preoccupazione. Il che la diceva lunga sulla confusione che avevo nella mente. Quel gigantesco drago era un membro della Gilda delle Tenebre e il suo intento era uccidermi!
-Non siamo noi a essere nella tua mente! Nel tuo sangue scorre una benedizione molto potente... non lo sai!?- il drago ruggì ancora e poi continuò a sputare fuoco mentre attorno a noi il tempo continuava a passare normalmente.
« Myrah che ti prende? Dobbiamo combattere! » fu Tarnyth a scuotermi e a farmi tornare nella mia mente. Le parole del drago mi avevano però confusa. Vedevo gli elfi scagliare frecce verso l'alto ma il drago continuava a lanciare le sue fiammate oscure, le case bruciavano insieme agli alberi e noi correvamo a destra e sinistra senza alcun risultato. Non potevamo attaccarlo normalmente e usare la magia era pericoloso visto che il mio campo d'azione era ristretto, inoltre le magie del fuoco erano proibite visto che ci trovavamo in una foresta e avrei distrutto tutto ciò che avevo intorno a me. Vidi una pioggia di frecce incendiarie partire contro il drago ma con una virata veloce le evitò ed ebbe persino la possibilità di usare il suo fuoco.
Una gigantesca sfera che si scontrò contro il suolo accanto a me, le fiamme mi mancarono ma balzarono sulla mia gamba, bruciarono parte della stoffa e arrivarono a scottarmi, fu grazie alla mia prontezza che evocai una sfera d'acqua e me la spinsi addosso. Le fiamme avevano corroso la pelle.
« Myrah! » era la voce di Raphael, finalmente la sentivo in mezzo al caos e alle urla ma non riuscivo a raggiungerla. Mi voltai senza neanche più trovare i miei compagni. Ero in mezzo agli elfi, disorientati e con problemi per colpire il drago.
-È divertente vedere come questi conigli cercano di colpirmi. Ma dimmi... come pensi di abbattermi? E come pensi di abbattere gli altri draghi? Siamo più forti e vi spazzeremo via... insieme alla capitale imperiale. A quel punto conquisteremo Inakarrias e la Gilda riuscirà a evocare le ombre... a liberarle!- il drago continuò a ruggire e io ne comprendevo le parole.
-Non ci riuscirete! Vi sconfiggerò anche a costo della mia stessa vita...- mentre pensavo quelle parole mi spostai al coperto, mi avvicinai ad alcuni elfi che erano stati feriti, avevano ustioni ovunque e soffrivano. Non potevo colpire il nemico ma potevo permettere ad altri di continuare a lottare. Imposi le mie mani sopra le bruciature di un elfo, poteva avere la mia età, o meglio fisicamente aveva la mia età. Non avrei permesso la sua morte. Una luce bianca ricoprì le sue ferite, quella stessa si tinse di nero e pian piano le bruciature scomparirono.
L'elfo si alzò e mi ringraziò mentre io cercai di riprendermi. -Il tuo destino era di morire anni fa. Quando quell'idiota di tuo padre ti portò dalla Strega dei Ghiacci per sciogliere una maledizione...- che storia era quella? Mentiva ovviamente.
Mi spostai verso altri elfi bisognosi di cure e mi gettai quasi addosso a loro, misi le mani in avanti e usa l'incanto curativo, le loro ferite sparivano ma io mi sentivo sempre più debole. Questo non era un bene di certo, poi ci fu il colpo più distruttivo: una breccia tra gli alberi e il volto del drago che compariva da essi, le fiamme oscure che si originavano dentro le sue fauci e avanzavano contro di me, feci appena in tempo d evocare la difesa magica per cercare di proteggere non solo me ma tutti i feriti che avevo intorno. Agii però troppo tardi: le fiamme colpirono il mio scudo spingendomi via con la loro forza, a quel punto gli elfi perirono sotto le atroci sofferenze del fuoco. Cercavo invano di aiutarli evocando l'acqua ma il calore e il fuoco erano ormai troppo caldi per poterli spegnere con l'acqua. Non potei fare nulla mentre gli elfi morivano.
-Maledizione? Di cosa stai parlando?- pensai ancora.
-Un maledizione che ti avrebbe fatta morire in poco tempo. Avrebbe ucciso tuo padre per primo e poi te... Ma la Strega dei Ghiacci sciolse la maledizione e ti concesse un grande dono, una cosa comune tra voi Profeti. La maledizione di Macdrair era stata sciolta.- lo diceva con rabbia e questo mi fece pensare al vero nelle sue parole.
Ma allora perché Rugornah mi aveva dato il libro dei demoni? Lei aveva detto di non aprirlo e leggerlo e io l'avevo fatto, la colpa era stata mia. Ma era stato grazie a quello che il mio viaggio aveva avuto inizio... forse era così che doveva andare.
« Myrah aiutami! » una voce mi chiamava, cercai velocemente l'origine della voce e fu allora che vidi Winsper sotto un gigantesco tronco, un ramo infilzato nello stomaco e del sangue che gli colava dalle labbra. Cercava di liberarsi.
Cominciai a correre contro di lui, non mi importava di essere allo scoperto, ormai il villaggio era per più di metà distrutto o in preda alle fiamme e l'area intorno a me era una gigantesca arena infernale. Mi gettai sotto l'albero cercando di arrivare a Winsper.
« Non mollare hai capito!? Possiamo salvarti e farò di tutto per proteggerti capito!? » cercavo di allungare le braccia verso di lui ma senza riuscire a toccarlo. Mi spostai e mi misi in piedi.
Dietro di me una gigantesca presenza fece la sua comparsa, le ali si muovevano velocemente e spegnevano parecchie fiamme. Fu allora che mi trovai davanti il grande drago pronto a sputare le sue fiamme contro di me. Non potevo abbandonare il mio amico, sarei rimasta per proteggerlo in qualche modo.
« Inydara! Questa è la tua fine! » urlai a squarciagola prendendo il bastone con entrambe le mani ed eseguendo l'evocazione di un incantesimo, la bufera di neve, che scagliai contro il drago.
Inizialmente ci fu una quiete strana, poi ci fu l'esplosione e la bufera cominciò accerchiando il drago, le fiamme si spensero per il forte freddo e molte di esse di trasformarono in lunghe spine di ghiaccio, numerosi alberi mutarono trasformandosi in grandi blocchi, affilatissimi artigli spuntarono dal terreno davanti a me creando un muro di ghiaccio che mi protesse dal drago che subito patì gli effetti del mio incantesimo, le sue scaglie si trasformarono in placche di ghiaccio e i suoi movimenti diventarono difficoltosi, le sue fiamme poi si spensero e ruggì per la rabbia ancora una volta.
-Pensi di potermi battere ragazzina?- quelle furono parte delle parole confuse del drago. Tornò a osservarmi ancora una volta e cominciai a lanciare ogni genere di incantesimo offensivo che conoscevo, evocai per ultimo l'incantesimo del fuoco, le fiamme avvolsero il drago bruciandone le scaglie che sembravano non essere neanche scalfite, gigantesche sfere di fuoco caddero addosso alla bestia facendola finire per terra, a quel punto con un battito d'ali mi spinse via e caddi oltre l'albero, la creatura si alzò nuovamente in volo tornando a distruggere l'intera foresta. Non era intenzionata a mollare era certo.
« Aspetta che ti do una mano! » disse Yvossa, la trovai improvvisamente accanto a me e mi fece alzare, ci spostammo contro l'albero e provammo ad alzarlo. Il ramo però restava incastrato dentro Winsper ed era pericoloso. « Non possiamo ancora salvarlo! Se proviamo a spostarlo lo ammazziamo di sicuro! » continuò la nana. Effettivamente aveva ragione.
« Dove sono gli altri? » chiesi in ansia, lei mi indicò una via tra gli alberi che sembrava portare all'entrata del villaggio, il drago continuava a sorvolare la foresta e poi parve atterrare in quel punto. « Ti prego resta con Winsper e tienilo vivo! »
Parve capire la mia ansia, i miei sentimenti e annuì. Rivolsi un ultimo sguardo a Winsper e poi corsi verso l'ingresso del villaggio trovando una scena orrenda: c'erano elfi carbonizzati ovunque, le loro armature continuavano a prendere fuoco e molte erano pure liquefatte per la forte temperatura, arrivai in breve alle due colonne che segnavano l'ingresso del villaggio e vidi il drago in mezzo alla radura creata, i miei amici sotto di esso, Raphael che era riuscito a scalarlo e cercava di tagliare un'ala per fargli più male. Corsi contro di loro trovando Morkor che lottava contro la coda del drago, lanciai delle lame di vento contro l'arto mettendoci tutta la forza che avevo, riuscii a fargli saltare le scaglie e fu preda per l'orco: infilzò l'ascia fino in profondità e il sangue cominciò a riversarsi fuori. Ciò fece cadere il drago sulle sue zampe e si rotolò a terra, vidi Raphael che saltava ma non vidi se era riuscito a salvarsi.
Il drago si trovava davanti a me, impotente e dolorante, non riuscivo a capire cosa ruggisse ma compresi che stava soffrendo molto. Una strana sensazione mi pervase, era già successo in passato, era la stessa sensazione che avevo provato contro Lamia, una forza possente che mi comandava e mi sussurrava qualcosa, un incantesimo. Spostai in avanti le mia mani e concentrai la mia attenzione su torace del drago, proprio dove doveva trovarsi il cuore della creatura. A quel punto dalle mie mani partì un raggio violento costituito da luce pura, si andò a schiantare contro il torace del drago che si trovò spiazzato nella sua sofferenza. Provò a spostarsi ma non vi riuscii visto che altri lo stavano attaccando, a quel punto un'onda d'urto si spostò lungo il corpo della creatura e vidi il sangue fuoriuscire dalla ferita che gli stavo provocando, gli occhi di Inydara si voltarono diventando scuri; nell'attimo in cui l'incanto terminò il drago esalò un respiro faticoso, cadde a terra definitivamente senza più vita e con una voragine dove si trovava il cuore. Morta.






Angolo Autore:
Chiedo perdono se ultimamente non aggiorno con frequenza, è un periodo no. Spero che lo scontro col draghetto vi sia piaciuto, siamo sempre più vicini alla fine e allo stanare la Gilda. Ringrazio Fantasy_Love_Aky per la pazienza che ogni volta ha nel commentare i miei capitoli, grazie di cuore! E ringrazio ovviamente tutti i lettori e coloro che seguono la mia storia. A presto.
  
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