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Autore: Bloodred Ridin Hood    04/09/2015    1 recensioni
Commedia sperimentale sulle vicende di vita quotidiana della famiglia più disfunzionale della saga.
Immaginate la vita di tutti i giorni della famiglia Mishima in un universo parallelo in cui i suoi membri, pur non andando esattamente d’accordo, non cerchino di mandarsi all'altro mondo gli uni con gli altri.
[AU in contesto realistico] [POV alternato]
[Slow-burn XiaoJin, LarsxAlisa] [KazuyaxJun] [Accenni di altre ship]
[COMPLETA]
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Asuka Kazama, Jin Kazama, Jun Kazama, Lars Alexandersson
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Save the Planet
(Jun)


Posiziono la piccola cornice argentata accanto al telefono sulla scrivania dell’ufficio. Da poco ho ritrovato quella vecchia foto e ho deciso di portarla all’ambulatorio. È una foto vecchia di almeno quindici anni fa, un goffo autoscatto che ritrae me, Kazuya e Jin davanti alla nostra tenda da campeggio rossa. Mi fa venire un po’ di nostalgia ripensare a quella sera indimenticabile.
“Non abbiamo mai avuto tempo di andare a fare una vacanza. Io e Kazuya eravamo sempre così pieni di lavoro quando Jin era piccolo!” penso a voce alta mentre Michelle, seduta dall’altra parte della scrivania, apre il suo portapranzo “Si può dire che quello sia stato l’unico giorno di campeggio tutti e tre assieme.”
Mi sfilo il camice bianco e lo appendo all’attaccapanni.
La mia pausa pranzo è ufficialmente cominciata e vado a lavarmi le mani nel bagnetto dello studio.
“Passare la notte nel retro del vostro giardino mentre la squadra di disinfestazione sterilizza la vostra casa lo definisci campeggio?” sento Michelle che ironizza ad alta voce “Che animale era quello che Jin aveva portato a casa?”
Torno da lei e prendo posto alla mia scrivania, tirando fuori la mia scatola con il pranzo.
“Una donnola indemoniata.” rispondo con un filo di voce, avrei preferito non dover ricordare anche quel dettaglio “Ha distrutto mezza casa e sparso pulci ovunque. Jin era piccolo, andava ancora all’asilo, e per qualche motivo l’aveva portata a casa scambiandola per un gattino dal collo lungo o qualcosa del genere. Ci son voluti cinque giorni per risistemare tutto.”
Non potrò mai dimenticare le imprecazioni di Kazuya mentre si lanciava all’inseguimento di quella bestiola. Quel giorno credevo sarebbe impazzito.
“D’accordo, era una circostanza un po’ particolare.” ammetto prima di cominciare a mangiare “Ma è pur sempre stata la nostra piccola vacanza in campeggio.”
“Almeno quel giorno il piccolo Jin ha imparato che portare a casa animali senza chiedere il permesso non è esattamente una buona idea.” dice Michelle.
Sorrido intenerita.
“Probabilmente la responsabilità è mia. Grazie anche al mio lavoro ho sempre cercato di trasmettergli l’amore per gli animali.” ridacchio “Comunque dopo quella volta non si è mai più azzardato a fare niente del genere.”
“Direi che è comprensibile.” aggiunge Michelle.
“Come sta Julia?” cambio discorso poco dopo.
È da un po’ che io e Michelle non ci vedevamo, tra qualche ora parteciperemo insieme ad una manifestazione del gruppo ambientalista di cui siamo presidentesse e, dato che anche lei lavora poco distante da qua, le ho proposto di pranzare insieme nel mio ufficio in quei quindici minuti scarsi di tempo che mi sono concessa come pausa pranzo.
“Ultimamente sta studiando tantissimo per gli esami di fine trimestre.” mi spiega Michelle “Anche troppo, per i miei gusti. A volte vorrei che si godesse di più la sua età.”
“Credo di capire cosa intendi.”
“Come va invece con Jin?” mi chiede “È ancora deciso a voler andare in Australia?”
Faccio una piccola smorfia.
“Sì, ed è sempre più determinato.”
Bevo un sorso d’acqua e rimango a fissare la foto dentro alla cornice argentata per qualche secondo.
“In realtà ultimamente sono un po' preoccupata.” ammetto.
Michelle mi guarda con aria interrogativa.
“Non starà attraversando un’altra fase ribelle.”
“No, no. Niente del genere. Quella storia è acqua passata.” ridacchio “Certo, continua ancora ad ascoltare quella robaccia terribile che lui definisce musica, ma per il resto direi che quella fase è completamente chiusa.”
“Non si sarà comprato un’altra moto?” prova ancora Michelle.
“No!” rispondo con decisione “Mi ha fatto promettere che non ne toccherà una mai più. Per questo l’ho convinto a prendersi la patente. Le auto sono certamente molto più sicure.”
Michelle alza le spalle poco convinta.
“Non è niente di questo tipo.” riprendo a spiegare “Ma è come se avvertissi della negatività in lui.”
“Cosa intendi dire?” chiede ancora Michelle “Senza offesa, ma è tutta la vita che tuo figlio va in giro con il broncio.”
“Sì, lo so.” ribatto “Ma ultimamente mi sembra troppo… come dire… nervoso, scontroso. È come se fosse pieno di rabbia. Più del solito, intendo!”
Michelle mi guarda e poi si stringe nelle spalle.
“Saranno gli ormoni.”
“Non lo so.” rispondo abbassando lo sguardo di nuovo sul mio pranzo “Anche questa ossessione dell’Australia è un po’ preoccupante. È tutto un pretesto per allontanarsi da casa il più in fretta possibile, l’ho capito benissimo. Quello di cui ho paura è che possa non aver capito che il vero problema da cui cerca di allontanarsi è questa negatività che trattiene dentro.”
Guardo Michelle senza preoccuparmi di nascondere la mia agitazione.
“Insomma, e se in Australia non si trova bene come pensa? E se… non so… prendesse una brutta strada e io non sono lì per poterlo aiutare?”
“Non lo so Jun, forse ti stai preoccupando eccessivamente.” ragiona la mia amica a voce alta “Non è più un bambino, ed è un ragazzo serio e responsabile. Forse dovresti dargli più fiducia.”
Alzo per un attimo gli occhi al soffitto.
“Non lo so. Te l’ho detto, è il suo atteggiamento così negativo a preoccuparmi. Devi vedere come litiga con la cugina! Per non parlare di Kazuya…”
“Il loro rapporto è sempre problematico?”
“Decisamente. E sai qual è il problema? Quei due sono uguali!” asserisco con convinzione “Testardi e orgogliosi allo stesso modo! L’uno vuole sempre avere ragione sull’altro. Per quello sono sempre in guerra.”
“Forse se Jin migliorasse il rapporto con suo padre sarebbe meno, per dirla con i tuoi termini... negativo?” ipotizza Michelle.
“Presumo di sì.” dico “Ma non saprei davvero che fare per aiutarli.”
“Forse dovrebbero passare più tempo insieme facendo qualcosa di normale, sai… andare al cinema, a pesca… le cose che si vedono nelle commedie per la famiglia in tv, no?”
“Come no! Finirebbero per prendersi a colpi. Come sempre.”
“Allora non saprei.” dice Michelle.
Ho finito di mangiare e dopo aver ritirato il piatto e ripulito la scrivania rimango qualche minuto in silenzio a riflettere tra me e me.
“Jun? Che hai?”
“Pensavo che forse il problema è proprio quello.” rispondo pensierosa “Jin e Kazuya non hanno mai fatto niente insieme… è come se, in un certo senso, non si fossero mai conosciuti.”
Michelle mi guarda dubbiosa.
“Sto per fare una cosa.” dico prendendo il telefono dalla borsa “Forse non è una buona idea, ma voglio provarci. Oggi devo portare Jin a guidare, dirò a Kazuya che la manifestazione durerà più a lungo del previsto e gli chiederò di pensare lui a Jin.”
“Ma se hai appena detto che se passano del tempo insieme finiscono per lottare.”
“Non possono di certo menarsi se sono dentro una macchina in movimento.” rispondo “Non sono così irresponsabili. Il problema è soltanto convincere Kazuya, ma… credo di poterci riuscire. Dopotutto mi deve un enorme favore.” affermo sicura con un sorrisetto.

 
La giornata è un po’ grigia e il cielo è coperto. Spero che non si metta a piovere, perché prendermi un raffreddore è l’ultima cosa di cui ho bisogno.
Raggiungiamo il resto del gruppo, dove noto che qualcuno ha già cominciato a preparare gli striscioni.
“Oh mio dio…”
Sono qui da meno di un minuto, e ho già notato qualcosa che non mi piace.
“Non avevamo detto basta alle lenzuola con i disegni?” chiedo avvicinandomi ad un gruppo di ragazzi che si apprestano ad innalzare il primo striscione.
“Ah sì? A me non è stato detto niente.” mi risponde un ragazzo.
“Rin doveva portare le lenzuola vecchie dell’albergo dei suoi genitori, ma all’ultimo momento ha cambiato idea.” mi informa una ragazza.
“Abbiamo preso da casa quello che abbiamo trovato.” conclude un terzo ragazzo.
“Sì, ma non siamo molto credibili con degli striscioni con delle scritte serie con uno sfondo di… Totoro.” osservo.
“Meglio Tororo che i Pokemon.” risponde la ragazza indicandomi un altro lenzuolo piegato da una parte.
Mi porto una mano alla fronte.
"Qual è il problema con Totoro?" insiste il primo ragazzo “Totoro rappresenta in un certo senso il legame dell’uomo con la natura. E stiamo anche dando un buon esempio su come riciclare dei vecchi oggetti per dei nuovi utilizzi.”
Torno a dare uno sguardo allo striscione.
"Se lo dici tu." borbotto con poca convinzione “D’accordo, spero che almeno abbiate usato degli inchiostri biologici.”
Mi avvicino ad un altro gruppo, che è intento a preparare i volantini informativi.
“Hey Julia! Come va il lavoro?”
Julia si volta e mi saluta. Indossa ancora la divisa scolastica, deve essere appena tornata da scuola. È bello vedere una ragazza giovane e impegnata come lei che si interessa ad argomenti come quello della salvaguardia dell’ambiente. Da qualche tempo facciamo preparare a lei gli articoli e i testi dei nostri fogli informativi e i risultati sono eccellenti.
“Piuttosto bene!” risponde “Sono passata a ritirare i volantini all’uscita da scuola. Ho corretto il testo come mi avevi detto e Ryuhei si è occupato della grafica. Guarda se ti piace.” dice offrendomene uno in mano.
Che brava ragazza! Sono davvero contenta che sia una cara amica di Jin. Quanto vorrei che anche lui partecipasse alle attività del nostro gruppo! Dice sempre che non ha abbastanza tempo, ma spero sempre che prima o poi possa in qualche modo seguire l'esempio di Julia.
“Benissimo, ottimo lavoro ragazzi.” mi complimento osservando il volantino.
“Jun Kazama?”
Qualcuno mi chiama da dietro.
Mi volto e noto un uomo anziano che cammina verso di me. Giurerei di aver già visto il suo volto da qualche parte, anche se non riesco proprio a ricordarmi dove e come.
“Sì, sono io.” rispondo incuriosita “Dica pure.”
“È passato tanto tempo, eh?” commenta fermandosi davanti a me.
Sono un po’ in imbarazzo.
“Chiedo scusa, ci conosciamo?”
“Sono il dottor Bosconovitch!” risponde con una risata gracchiante.
Rimango a bocca aperta.
Il dottor Bosconovitch? Che ci fa il primo scienziato della Mishima Zaibatsu alla mia manifestazione ambientalista? E poi da quando è di nuovo in Giappone? Le ultime notizie sul suo conto che mi erano arrivate riguardavano una sua particolare ricerca in un qualche posto sperduto. Questo però diversi anni fa, se non sbaglio Jin non era ancora nato.
“Bosconovitch! Sono senza parole, mi perdoni se non l’ho riconosciuta subito.” lo saluto mortificata “Saranno passati quasi vent’anni! Non sapevo che fosse di nuovo a Tokyo.”
“In realtà sono arrivato solo la settimana scorsa.” sussurra “Starò qui solo per un breve periodo.”
È ancora più piccolo e fragile di come me lo ricordassi. Era già vecchio vent’anni fa, dovrà avere almeno novant’anni ormai!
Quasi mi sorprendo di come riesca a stare in piedi!
“Le faccio i miei complimenti, dottoressa Kazama.” sorride poco dopo “È proprio un bel gruppo e una bella iniziativa.”
“La ringrazio, mi fa molto piacere.” rispondo con una punta di orgoglio.
Ho veramente investito tanto impegno e fatica in questa causa, è sempre bello ricevere degli apprezzamenti da qualcuno.
“A casa state tutti bene?” continua il vecchio dottore.
“Sì, direi di sì. Stiamo tutti bene, grazie.” rispondo cortesemente.
“Mi è stato detto che ha un figlio.”
“Sì, ha quasi diciannove anni.” sorrido.
“Oh, quindi ha più o meno la stessa età della mia Alisa.” dice lui.
“Alisa?” chiedo.
“Sì.” annuisce il vecchietto tutto contento “Mia figlia Alisa.”
Ho sentito bene?
Quest’uomo ha una figlia di diciannove anni?
“A proposito, gliela presento subito.” continua lui evidentemente ignorando la mia confusione.
Si volta e fa cenno ad una ragazza di avvicinarsi.
Mi accorgo di lei solo in quel momento. In effetti è una ragazza che non ho mai visto nel mio gruppo e di certo non passa inosservata.
Si avvicina a noi questa delicata ragazzina dai capelli rosa.
È estremamente carina e aggraziata, si muove con incredibile leggerezza. Indossa un vestito che la fa assomigliare ad una di quelle bambole di porcellana che collezionavo da piccola.
Sembra completamente uscita da un altro mondo e da un’altra epoca.
“Alisa, questa è la dottoressa Kazama, una mia vecchia conoscenza. Dottoressa Kazama, questa è mia figlia Alisa.”
Sua figlia.
Non riesco ancora a crederci.
“Molto piacere di conoscerla.” dice la ragazzina inchinando la testa in avanti molto educatamente.
“Molto piacere.” rispondo cercando di nascondere la mia perplessità.
Bosconovitch ha una figlia dell’età di Jin. Bosconovitch, un vecchietto quasi centenario, ha una figlia dell’età di Jin.
“Alisa è nata e cresciuta in una base di ricerca scientifica in Antartide, dove io ho lavorato per tutto questo tempo. Non ha mai frequentato una scuola e non ha mai avuto a che fare con la vera civiltà.” spiega il dottore.
Che cosa?
Le stranezze dunque non erano affatto finite.
“Per questo ho deciso che è giunto il momento che Alisa veda un po’ di mondo reale.” continua.
Adesso non credo di essere riuscita a trattenere il mio sconcerto.
Questa povera ragazza non ha mai avuto contatti con la civiltà? Chi condannerebbe il proprio figlio ad una vita di reclusione del genere?
“L’ho portata qui per farle conoscere una vita diversa, aprirsi a nuovi stimoli e sperando che possa conoscere nuove persone. Il club della salvaguardia dell’ambiente mi è sembrata un’ottima idea. Alisa adora la natura e gli animali. Vero Alisa?” si rivolge alla ragazza “Racconta alla dottoressa Kazama di quanto ti piaceva giocare con i pinguini!”
Alisa sorride e annuisce.
Io rimango ad ascoltare a bocca aperta, incapace di connettere i pensieri.
“Jun, stiamo per cominciare!” mi chiama Toshio, il nostro ragazzo delle riprese, riportandomi un attimo alla realtà “Inizio a filmare di già?”
In uno stato di semi-confusione annuisco e lancio un segnale d’assenso al ragazzo, per poi tornare a concentrarmi sulla vicenda di Bosconovitch.
Che razza di storia!
Bosconovitch sarà pure uno dei più brillanti scienziati dei nostri tempi, ma se quello che mi ha appena detto è vero, come genitore ha davvero preso delle scelte alquanto discutibili.
Guardo Alisa, ha un’aria così fragile e buona. Mi sento stringere il cuore.
“Non hai mai frequentato una scuola…”
Lei fa di no con la testa.
“Papà ha provveduto alla mia educazione fino a questo momento.”
“Le ho dato la miglior educazione che potesse ricevere.” risponde il vecchio con convinzione “Il suo livello di conoscenze è nettamente superiore a quello degli studenti delle scuole pubbliche.”
“Sì, ma… c’erano degli altri bambini alla base?” provo a domandare, anche se ho paura di aver già intuito la risposta.
“C’ero solo io.”
“Quindi non hai… mai giocato con altri bambini?”
“C’erano solo papà e gli altri scienziati.” risponde timidamente “E i pinguini.”
Deglutisco. Questa storia mi fa sentire incredibilmente triste, ma allo stesso tempo noto come la ragazza sembri incredibilmente tranquilla e serena. Non sembra mostrare neanche un minimo di risentimento, non credo si renda conto di tutte le cose che ha perso per sempre.
Mi chiedo se almeno se ne renda conto Bosconovitch!
“Comincerà a frequentare la scuola la settimana prossima.” sorride Bosconovitch.
“Se… seriamente?” chiedo.
“Sì, andrà alla Mishima Polytechnical High.”
Mi sforzo di sorridere a mia volta.
“Anche mio figlio frequenta quella scuola.”
“Alisa ha insistito tanto. Ci teneva davvero tanto a vedere finalmente una vera scuola.” continua Bosconovitch con un po’ di rassegnazione.
Mi mordo un labbro nervosamente.
Come può pensare, dopo diciannove anni di vita in completo isolamento, di trapiantarla improvvisamente in una scuola?
Questa ragazzina non riuscirà a sopravvivere neanche un giorno in una scuola superiore senza una minima preparazione.
Non posso starmene con le mani in mano sapendo che una povera ragazza andrà incontro ad ancora più difficoltà di quelle che ha già avuto.
So che non dovrebbero essere affari miei, ma proprio non ce la faccio.
“Dottor Bosconovitch, le posso parlare un momento in privato?” chiedo.
Avrei voglia di tirargli un pugno in faccia, se solo non mi desse l’impressione che possa sbriciolarsi come una statua di gesso.
“Certamente.” dice lui “Alisa, aspettaci qui.”
“Come può pensare di mandare una ragazza che non è mai stata a contatto con altri ragazzi in una scuola così di punto in bianco?” gli chiedo quando siamo un po’ distanti dal resto della folla “Non si rende conto che potrebbe presto diventare un bersaglio facile dei bulletti?”
Bosconovitch mi guarda confuso.
“Lei forse sopravvaluta la nostra civiltà, dottor Bosconovitch.” continuo con tono di rimprovero “Tra l’altro poco fa ha detto che lei si tratterrà qui soltanto per poco tempo, ha intenzione di abbandonare sua figlia al suo destino?”
“È una ragazza responsabile, gentile ed educata. Le ho insegnato tutto ciò di cui ha bisogno. Saprà cavarsela benissimo.” ribatte lui.
Alzo gli occhi al cielo e mi porto una mano alla fronte.
A quanto pare non vuole davvero capire.
Torno a guardare Alisa. Sembra così spaesata in mezzo alla folla. Si guarda intorno con occhi vivaci di curiosità, lo stesso entusiasmo che si leggerebbe nel volto di un bambino che sta scoprendo le cose per la prima volta.
Non posso starmene con le mani in mano. Non posso accettare una situazione del genere senza fare niente.
Ho dato vita al nostro club con l'intento di creare un mondo migliore, questa è un'altra occasione per dare un aiuto concreto a qualcuno che ne ha bisogno.
“Dottor Bosconovitch, Alisa potrebbe venire a stare con la mia famiglia.” propongo cautamente.
So che probabilmente Kazuya e Jin avranno da ridire. Soprattutto Jin. Per lui è già stato particolarmente difficile accettare l’arrivo prima di Asuka, poi del tirocinante che arriverà a breve.
Però una ragazza così timida ed educata quale problema potrebbe mai creare? Anzi, ripensandoci potrebbe persino essere una buona influenza per i ragazzi. Darò ad Alisa la possibilità di vedere cosa significa vivere a contatto con altre persone e allo stesso tempo i ragazzi potranno imparare qualcosa dalla sua educazione.
“Che… cosa?”
“Ha sentito bene.” rispondo spostando lo sguardo su di lui “Non posso stare a guardare senza fare niente per aiutarla. Le farà bene stare in una famiglia, potrà imparare cosa significa avere a che fare con altre persone più velocemente e mio figlio e mia nipote potranno essere dei punti di riferimento per lei a scuola. Ovviamente se non si troverà bene potrà andarsene quando preferisce.”
“Io… non saprei, è sicura?” il vecchio dottore aggrotta le sopracciglia “Come dovrei ripagarla?”
“Quello non è un problema. Ma se proprio ci tiene, la ragazza potrebbe darmi una mano a tenere in ordine l’ambulatorio come lavoretto part-time.” propongo.
“Dovrei pensarci.”
“Oh, no che non dovrebbe!” lo rimprovero “Se vuole finalmente fare qualcosa di buono per sua figlia farebbe bene ad accettare senza pensarci due volte.”
Mi guarda spaesato.
“Ne parli con la ragazza.” riprendo “E mi faccia sapere il prima possibile.”





















NOTE:
Grazie per aver letto il secondo capitolo di questo vaneggio. Un ringraziamento speciale a chi commenta/aggiunge ai preferiti/ricorda la storia. 
Anche Alisa ha fatto la sua comparsa nel cast. Per questo contesto realistico ho deciso di interpretare la sua diversità da un punto di vista sociale invece che fisico.
Nel prossimo capitolo si torna a parlare di Jin e arriverà un altro noto personaggio.
  
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