Anime
candide
- Kaoru?
- Cosa
c’è?
- Mi
spieghi perché hai dovuto scegliere Mei?
- Scusa?
Hikaru non aveva chiuso occhio quella notte, continuava
a ripensare al bacio che il fratello aveva dato a Mei
ed ogni volta che la cosa gli si ripresentava sotto gli occhi sentiva aumentare
la rabbia.
Il
problema era che non ne capiva il motivo.
- Ti ho
chiesto perché con tutte le clienti che abbiamo hai dovuto scegliere proprio
una che con noi non ha nulla a che fare.
- Ma prova
a ragionare, se avessi scelto una cliente e lei avesse scoperto la verità cosa
pensi che ne sarebbe stato dell’Host Club?
- Non
importa, non dovevi coinvolgere Mei, l’hai usata.
Kaoru osservò attentamente il fratello maggiore.
Possibile che si fosse preso una cotta per Mei?
E quando
era successo?
Decise di
approfondire.
- Mica
l’ho costretta, anzi mi sembra che non le sia affatto dispiaciuto, certo, devo
dire che non bacia male per essere una ragazza.
Koaru non vide nemmeno arrivare il pugno del fratello
che lo ribaltò mandandolo a gambe all’aria.
Hikaru cercò di dire qualcosa, ma mentre Kaoru si alzava togliendo dal mento una goccia di sangue
causata dalla rottura del labbro, gli disse: - Cresci, fratello, è meglio per
tutti, e smettila di voler cercare di competere con il Lord, tanto lo sai anche
tu che in fondo per Harui noi non siamo altro che
amici. Se ti piace Mei ammettilo ed esci con lei.
Hikaru era rimasto senza parole; ma come, Kaoru era arrivato a tanto? Ma come diavolo faceva a
conoscere i suoi sentimenti meglio di lui?
- Sebbene
ti conosca meglio di chiunque altro, te compreso, non pensavo che saresti mai
arrivato a picchiarmi per una cosa del genere.
- Kao, io…
- Scusa,
ma adesso me ne vado, ho bisogno di stare da solo.
- Kao,
aspetta…
Ma il
fratello era già uscito dalla stanza. E si stava infilando le scarpe per
uscire. Non aveva idea di dove andare, né cosa fare, sapeva solo che pur
avendolo provocato sperava che Hika, il suo
fratellone, non sarebbe arrivato a tanto.
Camminò
parecchio, ma poi gli venne in mente l’unica persona da cui poteva andare,
colui che l’aveva aiutato la prima volta che lui e Hikaru
avevano avuto un vero litigio, così si diresse verso casa di Mori.
Quando
chiese di lui Satoshi disse che l’aveva visto
comportarsi come uno zombi e rinchiudersi in camera sua.
Kaoru si avvicinò lentamente alla porta e bussò, ma
dall’interno nessuno rispose, riprovò un po’ più forte, ma di nuovo nessuna
risposta.
Entrò con
cautela e vide Mori seduto per terra, la testa appoggiata al bordo del letto
con un’espressione catatonica degna di chi ha appena visto un fantasma stampata
sul viso.
Lui era
andato lì per cercare conforto, ma pensò di aver scelto se non la persona
sbagliata, sicuramente il momento meno adatto.
- Mori?
- …..
- Mori?
- …..
- Posso
sedermi?
- .….
La
situazione cominciava a farsi preoccupante. Kaoru si
sedette in silenzio accanto all’amico.
Rimasero
così per almeno un’ora ognuno perso nei propri pensieri finché ad un certo
punto Mori si voltò: - Kaoru? Cosa ci fai qui?
- Sono
arrivato più o meno un’ora fa, ma tu eri in un tale stato che non mi sembrava
il caso parlare, cosa è successo?
Mori
cambiò colore e bofonchiò alcune parole di cui Kaoru
riuscì a cogliere solo: - Mitsukuni… ragazza… letto
insieme.
- Non mi
sembra poi così strano, ha l’età giusta e non credo che ci sia nulla di male.
- Il
problema non è questo.
- E quale?
Mori non
aveva la benché minima intenzione di dire a Kaoru che
aveva fatto un tale errore di valutazione su suo cugino, non gli andava di
dirgli che in cuor suo sperava che a Mitsukuni
piacessero i ragazzi perché in caso contrario si sarebbe sentito molto più
solo.
Kaoru distese le gambe andando involontariamente a
sfiorare quella di Mori che fece un balzo di mezzo metro come se si fosse
scottato.
- Scusa.
- Non fa
nulla.- rispose riprendendo la sua posizione.
- Ho
litigato con Hikaru.
- Come mai
questa volta?
- Dice che
ho preso in giro Mei…
Poi si
azzittì all’istante ricordando le parole di Hika del
giorno precedente: “Ti abbiamo seguito, ero preoccupato
perché eri strano, ah, Honey non era molto felice di
sapere che il tuo ideale di uomo è Mori.”
- Mi
dispiace, non avrei dovuto venire qui, non dopo quello che è successo ieri, ora
capisco perché quando ti ho sfiorato ti sei allontanato: ti faccio schifo,
vero? Me ne vado subito e scusa per il disturbo.
Prima che Kaoru avesse messo la mano sulla maniglia si trovò Mori
davanti.
- Non è
quello il motivo per cui mi sono spostato.
Kaoru rimase sconvolto, non aveva mai sentito Mori
mettere in fila tutte quelle parole.
- Non
preoccuparti, non c’è problema, lo capisco.
- No,
direi che non capisci.
Rispose
Mori accarezzandogli la testa. Era troppo riservato per un contatto affettivo
più diretto.
Kaoru continuava a non capire, ma quella dimostrazione
d’affetto gli risollevò il morale.
Poi Mori,
vedendo il sangue rappreso ed il labbro gonfio gli mise una mano sulla spalla e
lo condusse in cucina, lo fece sedere sul tavolo, prese del ghiaccio dal
freezer, lo avvolse in un tovagliolo e cominciò a tamponargli il labbro.
- Grazie,
ma posso fare da solo.
Disse Kaoru cercando di prendere il tovagliolo dalle mani di
Mori, ma lui lo fermò.
- No,
voglio farlo io.
Fu in
quell’esatto momento che Kaoru capì, arrossì e lasciò
cadere le mani inerti sul tavolo mentre Mori continuava a tenergli il ghiaccio
sul labbro.