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Autore: anicos89_    05/09/2015    1 recensioni
L'amore a volte nasce per caso: da un incontro, da uno sguardo, da una parola.
E veloce il cuore quando s'innamora. È veloce scorre il tempo quando ci si vuole incontrare.
Ma a volte l'amore è strano, e riserva qualcosa di diverso da quello che vorremmo davvero accadesse.
Questo è Aki's Bike! Un racconto che avevo concluso da tempo, e che finalmente ho ripreso per pubblicarlo e revisionarlo.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 3 - STARE VICINE. STARE DISTANTI.

E arrivò il giorno del festival.
Per le strade si udivano gli scoppi dei botti in lontananza. I bambini, col viso coperto da variegate maschere, scorrazzavano come infaticabili grilli da ogni parte. 
Tutto il quartiere si agghindava a festa. I venditori iniziavano ad allestire le loro bancarelle. Le insegne e le vetrine degli esercizi commerciali erano addobbate con colori vistosi, ma non esagerati. Un odore goloso si percepiva nell’aria.
C’erano tutti i buoni propositi per vivere un incantevole serata di festa.

Ad Atsuko sembrava che il tempo di quella giornata non passasse mai. Era a lavoro, eppure faceva delle continue pause -senza motivo apparente- appoggiandosi all‘arco della porta di servizio.
Guardando quel comportamento assai inusuale, Akiko le andò vicino: «Guarda che il locale regge anche se non sostieni l’arco della porta.» 
«Akiko-san! No. Ecco. Io…»Goffamente cercava di giustificarsi.
«BlaBlaBla! Se stai poco bene, va a riposarti. Altrimenti, ritorna a lavoro! Pelandrona!»Akiko le fece un’ironica ramanzina.
«S-Subito!»Atsuko scattò sull’attenti e ritornò alle sue mansioni.
Aveva la testa fra le nuvole, e sentiva un vuoto allo stomaco. Non riusciva ad avere il suo solito brio. Qualcosa la disturbava, solo che non sapeva bene cosa fosse.

Durante il pomeriggio, anche il locale cominciò a prepararsi per la serata: 
gli sgabelli vennero postati nello scantinato del locale. Ad Akiko non era mai piaciuto lo sfarzo o il mettersi in evidenza. Avete presente quando dicono che i cani assomigliano ai loro padroni? Ecco! Quel locale rispecchiava la sua proprietaria. 

Ormai la sera era arrivata. Le strade erano straripanti di persone. La musica tradizionale faceva da sottofondo ad un chiacchiericcio allegro. 
Più le ore passavano e più il Cafè iniziava a gremirsi di amici. 
Qualcuno si sedeva comodamente sui divanetti, mentre gli altri se ne restavano a discutere in piedi o si appoggiavano, indelicatamente, con le natiche contro i tavolini.
Lo stereo suonava un mix di musica che spaziava tra vari generi.
Tutti si divertivano trasportati da un’atmosfera rilassata e giocosa, tranne lei: 
Atsuko aveva l’inclinazione a voltarsi ogni volta che la campanella annunciava l’apertura della porta. Si sentiva irrequieta. 
Nella confusione, udì chiamare il suo nome dalla direzione opposta a cui stava andando. Si girò. E quella distrazione la fece andare a sbattere:«Accidenti! Mi dispiace!»Atsuko si strofinò la punta del naso dolente. E quando riaprì gli occhi, si accorse che si era scontrata con Keiko.
«Sera!»La ragazza la saluto con un veloce cenno della mano. Sempre con addosso quella sua giacca di pelle, come fosse una parte del suo corpo. Gli occhi truccati di nero. Un profumo corposo e fresco.  
«E-Ehi! Alla fine… sei venuta.»L’espressione di Atsuko, da tutta la giornata persa nel vuoto, divenne raggiante.
«Sono un po’ in ritardo.»Disse mentre si toglieva la borsa con vicino attaccata una piccola e sfiziosa tartaruga di peluche.
«Non importa.»Atsuko la rassicurò vivacemente.
«Acchaaan! Dai vieni!»Dal fondo del locale, una ragazza gridava ad alta voce il nome di Attuo -storpiandolo amichevolmente.
«A quanto pare ti richiedono.»Keiko indicò la ragazza che agitava come una forsennata il braccio.
«Già.»Disse con non poco imbarazzo. «Dammi pure la tua borsa e il casco! Io intanto torno subito!»Atsuko le sradicò da mano sia il casco che la borsa. E la lasciò da sola lì, spiazzata.

 Keiko si guardava attorno con sguardo come a voler dire: Ma cosa ci faccio io qui?
Andò al bancone ad ordinare qualcosa da bere, poi si allontanò da quella massa euforica che non poco la faceva sentire fuori luogo.
Quando Atsuko ritornò, non riuscì più a trovarla. Chiese ad un paio di ragazzi se l’avessero vista; e dopo un po’, uno di loro gli consigliò di guardare sul retro.
Keiko si era rifugiata sul retro del locale che affacciava su una stradina secondaria illuminata da lampioni a luci arancio scuro. 
«Sei sparita!»Sollevata, Atsuko si avvicinò alla ragazza.
«Ehi! Io… Io non sono abituata a quello…»Riferendosi alla baldoria all’interno.
Atsuko abbassò lo sguardo, quasi si sentisse mortificata per averla invitata.
Entrambe si sedettero su una panchina dal colore verde ormai usurato dalla ruggine.
Stando insieme, quella serata stava diventando meno fredda del solito.
«Vuoi bere un’altra birra?»Chiese Atsuko additando la bottiglia che Keiko aveva in mano.
«Birra? Ma questa non è birra…»Le fece notare.«..è solo gassosa!» 
«Gassosa?!Atsuko non riusciva a capacitarsi che fosse solo della frizzante gassosa.
«Pensi che tutti quelli che hanno una moto siano “brutti, sporchi e cattivi”?»Disse sorseggiando la bibita.
Atsuko non riusciva più ad alzare la testa. Mentre Keiko continuava a sorridere. In un certo senso, la ragazza, si rese conto che basandosi sull’abbigliamento di Keiko, si era lasciata ingannare da uno stereotipo che l’aveva fatta incappare in una gaffe.
«Ti ho delusa?»Le chiese Keiko. 
«No!»Esclamò guardando il suo viso che sorrideva ammiccante.
Lo sguardo di Atsuko si riabbassò fisso a guardare i suoi piedi. Quella sua gaffe, l’aveva messa leggermente a disagio.
«È da molto che lavori qui?»Dopo aver visto la reazione di Atsuko, Keiko pensò fosse meglio cambiare discorso.
«Da quattro… o forse cinque mesi.»Atsuko rispose non molto convinta- «Ogni mattina è una gara per arrivare in tempo.» -Continuò sospirando.
«Abiti lontano?»
«Per adesso alloggio a scrocco da una mia amica. Spero di poter presto affittare un appartamento mio.»Atsuko prese un po‘ di tempo prima di fargli la stessa domanda. Non si sarebbe stupita se gli avesse detto che lavorava come modella per un catalogo di intimo «E tu lavori?» 
«Sì. Sono un insegnante!»
Sul volto di Atsuko si stampò un’espressione buffa e ridicola: gli occhi simili a quelli di una civetta e la bocca semiaperta.
«Colpita? Immagino. Dal mio aspetto non si direbbe. Ma insegno arte alle superiori.»
«Alle superiori? Ma quanti anni hai?»
«Ne ho 26.»
«Ma… Hai solo un anno in più di me e già insegni in una scuola superiore?! Fu devastata da quella scioccante rivelazione. A dire il vero, forse non era propriamente devastata, ma, pensando bene alla minima differenza di età, e confrontano i suoi mediocri traguardi, un po’ scioccata lo rimase. 
«Già. Volevano persino fare un servizio in tv su di me!»
«Davvero?»Disse con espressione meravigliata.
«Veramente, no!»Keiko rise di cuore per la sua ingenuità.
«Ehi! Ma non prendermi in giro!»Atsuko si voltò dall’altra parte mettendo il broncio.
«Scusa, scusa.»Keiko cercava di trattenersi dal ridere.
Si stavano davvero divertendo a sorridere insieme. E continuarono a parlare senza curarsi del tempo. Tra le loro spalle c’era la distanza di un palmo. Senza che se ne rendessero conto, i minuti trascorsero davvero velocemente.
«Atsuko…»Keiko la guardò e la strinse con lo sguardo. Atsuko non riuscì a parlare: venne inghiottita da quegli occhi dalle iridi grigie.«..voglio rivederti!»
Il cuore di Atsuko sussultò. Nessuna parola riuscì ad uscire dalla sua bocca. All’innalzarsi continuo del suo petto, si evinceva che la sua respirazione era aumentata.  
Ma proprio quando stava per pronunciare qualcosa, fu interrotta.
«Tu ragassa!» -Un ragazzo dai capelli in disordine e visibilmente brillo si avvicinava con passo claudicante alle ragazze- «Ma perché sono arrivato fin qui?! Ohhh! La testa mi gira! Ah, ricordo! Sei ardendemente desiderata dal tuo ragasso…» Il tipo singhiozzò « E io adesso me ne…me ne vado a vomitare! Masato, dove sei? Vieni a tenermi la testa!!!» Urlava fastidiosamente mentre a passo indeciso ritornava nel locale.
Sentendo che Atsuko aveva il ragazzo, Keiko si alzò in piedi:«Mi spiace. Non sapevo fossei fidanzata. Mi sento ridicola.»Keiko si grattava nervosamente dietro la nuca.
«Non devi! Cioè..»Ciò che Atsuko voleva dire le si smorzò in gola. 
«È meglio che vada. Potresti ridarmi le mie cose?»Keiko iniziò a sentirsi colpevole per quello che aveva poco prima detto ad Atsuko.
«Ma non c’è bisogno che vai!»-Atsuko cercava di convincerla a rimanere. 
«Atsuko! Ti prego!»La voce ferrea di Keiko non volle saperne di restare. 
Atsuko scosse la testa in segno di dissenso, ma decise di non andare oltre. Entrò nel locale e andò a prendere le sue cose. Keiko l’attese sul retro, per evitare di passare fra quelle persone in pieno entusiasmo.
«Tieni»Le tese la borsa. Keiko la prese per la fibbia, ma Atsuko la trattenne per qualche istante prima di lasciarla.
«Mi sono divertita, grazie. E…»Non riuscì a pronunciare l’ultima parola. 
Entrambe non riuscirono a dirla. Entrambe non volevano dirla. 
Si salutarono, formalmente, un’ultima volta, inchinando il capo.

La osservava mentre andava via. E, per qualche arcana ragione, ad Atsuko, pian piano, si riaprì quel vuoto come una voragine nello stomaco.
Fece qualche passo indietro, continuando a guardare Keiko allontanarsi. Poi si voltò facendo ondeggiare i suoi capelli. 
Dalla tasta posteriore dei suoi jeans sbucava la testa di un peluche.


* * *

[Spazio riservato all'autore]
Salve a voi.
Sono l'autrice di questa storia. Forse dovrei spendere due parole su di me, ma preferisco lasciar parlare i miei racconti.
Aki's Bike è collegata ad un'altra mia storia: Katsura to Minako. Diciamo che potrebbe essere il prequel sul personaggio di Atsuko.
Non saprei che altro dire, magari potreste dirmi voi qualcosa, sempre se volete.
Alla prossima!


 
  
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