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Autore: Maty66    05/09/2015    5 recensioni
Cosa si nasconde nel passato del più giovane e brillante capitano della Flotta Stellare? Quali oscuri ricordi tornano all’improvviso a tormentare l’animo di James Tiberius Kirk, proprio quando ha trovato una famiglia nel suo equipaggio ed una casa sull’Enterprise? Potranno i suoi amici aiutarlo a superare l’incubo che credeva ormai sepolto nella sua mente?
Ambientato dopo Into Darkness, durante il primo anno della missione quinquennale.
Attenzione è una storia NO SLASH.
Genere: Angst, Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Dottore, James T. Kirk, Montgomery Scott, Nyota Uhura, Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 12
Vecchie conoscenze


CERBERUS VI
Data Stellare 2261.5.24
 
Il bar era fumoso ed affollatissimo, posizionato nella parte più malfamata della capitale di Cerberus VI.
Appena  Spock , McCoy e Scott entrarono  tutti i clienti si girarono a guardarli, nonostante avessero sostituito  le uniformi con abiti civili.
I tre presero posto ad un tavolo sul fondo del locale.
“Sei sicuro che verranno? Non so proprio come fai a fidarti di queste tue conoscenze” chiese McCoy a Scott.
“Dottore, sono mercenari, se sentono odore di crediti non si lasciano sfuggire l’occasione”
“A proposito  di crediti…” intervenne Spock.
“Ho già detto che a quello ci penso io” rispose McCoy con aria seccata.
Il tempo passava e nessuno si faceva vedere.
McCoy era sempre più nervoso.
“Dottore per favore, la smetta di tamburellare le dita sul tavolo.  La sua reazione nervosa allo stress attira l’attenzione degli altri avventori” fece Spock.
McCoy lo guardò quasi furibondo.
“Attiriamo l’attenzione se tamburello le dita sul tavolo e non se un folletto ordina tè in un bar malfamato?” rispose ironico il medico, accennando alla tazza che il vulcaniano aveva davanti. McCoy e Scotty si erano praticamente scolato una bottiglia di brandy sauriano.
“E poi sono ‘giustamente’ nervoso. Non sappiamo dov’è Jim e chissà cosa gli ha fatto quel pazzo.  Non voglio neppure pensare alle conseguenze se gli ha dato qualche medicinale per sedarlo a cui è allergico…” continuò il medico torcendosi le mani.
“Le probabilità che il Capitano sia ancora relativamente incolume sono a nostro favore dottore. Se Karidian avesse voluto fargli del male l’avrebbe ucciso subito” ragionò Spock.
“Invece  possiamo stare tranquilli perché  lo sta trascinando chissà a quale scopo sul pianeta dove da bambino ha patito le pene dell’inferno?”
“Smettetela di litigare. Stanno arrivando” sbottò irritato Scotty.
Nel locale erano entrati un uomo di circa sessant’anni, mingherlino, ma minaccioso, accompagnato da un gigantesco andoriano dalla pelle azzurra.
 
“Perché volete andare su Tarsus IV? Quel pianeta è maledetto…”
Il mercenario umano, che si era presentato come Cy Gentry,  e l’andoriano che si chiamava Fix, guardarono il terzetto con aria scettica.
“Le ragioni per cui dobbiamo raggiungere il pianeta non è per lei un’ informazione essenziale. Quel che conta è il pagamento, o mi sbaglio?” disse Spock con la massima calma.
“Tarsus è in quarantena, se la Flotta ci scopre come minimo mi sequestra la nave. Almeno devo sapere per che cosa rischio” rispose l’uomo.
I tre si guardarono perplessi.
“Bene Cy, possiamo andare. Non ne vale la pena” disse l’andoriano, agitando le antenne e facendo cenno ad alzarsi.
“Dobbiamo rintracciare un nostro amico” intervenne McCoy, beccandosi uno sguardo di rimprovero sia da parte di Spock che da parte di Scotty.
“Deve essere un amico a cui tenete molto” sorrise Cy, mettendo in mostra un dentiera tutta d’oro.
“Vi costerà caro… trentamila crediti” intervenne l’andoriano.
“Avevamo detto ventimila” sbottò Scotty.
“Questo prima che sapessimo che dovevamo andare a recuperare qualcuno su Tarsus”
“Non abbiamo a disposizione una tale cifra” disse Spock con la solita aria neutra.
“Bene allora… è stato un piacere conoscervi e alla prossima”
Entrambi i mercenari si alzarono dal tavolo.
“Aspetta Spock forse posso arrivarci, se chiedo  un prestito a mia madre…” intervenne terrorizzato McCoy. Stavano per perdere l’unico trasporto disponibile.
I due mercenari si bloccarono guardandosi sorpresi.
  “Spock? Tu sei Spock il vulcaniano dell’Enterprise? Voi siete membri dell’equipaggio dell’Enterprise?” chiese Cy,  risedendosi al tavolo.
Spock guardò per l’ennesima volta McCoy come se volesse strozzarlo, ma poi annuì.
“Chi state cercando su Tarsus?” chiese Fix.
Nessuno dei tre rispose.
“Chi state cercando?? ?O ce lo dite o non se ne fa nulla” la voce di Cy era leggermente troppo acuta per essere normale
“Il nostro capitano” ammise McCoy.
Cy e Fix i guardarono per un lungo  momento.
“Volete dire che vi siete persi Kirk? Che è andato su Tarsus IV?”
I tre si guardarono di nuovo senza parlare.
“Non ci è andato volontariamente” balbettò McCoy.
Cy rimase per alcuni secondi in silenzio.
“Ok, devo scaricare l’ultimo trasporto. Ho bisogno di qualche ora. Ci vediamo qui fra dodici ore” disse alla fine.
“Ok…per il pagamento…” concordò Scotty.
“Non ho bisogno dei vostri crediti. Non voglio crediti per salvare il sedere al moccioso” concluse il mercenario prima di alzarsi e lasciare con l’andoriano il locale, lasciando i tre dell’Enterprise, ancora seduti al tavolo e completamente sbalorditi.
 
ENTERPRISE
Data Stellare 2261.5.24
 
Il personale di comando era riunito in salata tattica, ma tutti un domani avrebbero negato che quella riunione forse mai avvenuta.
Quando arrivò Uhura, Spock stava visionando sullo schermo il filmato della partenza di Karidian  con gli altri dal pianeta; solo lei, e forse McCoy, potevano notare lo sguardo di dolore che il vulcaniano aveva negli occhi, mentre guardava  il corpo del suo capitano trascinato esanime su di una barella.
Spock non era una persona tattile, come tutti quelli della sua specie, anche perché il contatto non richiesto con altri esseri poteva indurre nei vulcaniani telepatici un sorta di  transfert emotivo, ma ciononostante Uhura  gli strinse la spalla.
“Lo troveremo…” sussurrò piano, ricevendo solo un piccolo cenno da parte di Spock.
Uhura ritirò subito la mano, quando vide gli altri entrare nella sala tattica.
Spock attese che tutti fossero seduti attorno al grande tavolo circolare prima di iniziare a parlare.
“Signori, come tutti sappiamo il Capitano Kirk ha lasciato per ragioni  non del tutto conosciute questa nave ieri notte. Abbiamo ragione di credere che  l’abbia fatto  perché costretto da qualche minaccia o pericolo e che successivamente sia stato sedato e costretto ad abbandonare Cerberus   a bordo di una navetta diretta a Tarsus IV”
“Tarsus IV??? Non è possibile… quel pianeta è… insomma perché qualcuno dovrebbe voler portare Kirk su Tarsus?” chiese ansioso il capo della sicurezza.
“Signori… James Kirk purtroppo era su Tarsus all’epoca del massacro, ma non sappiamo  con la dovuta precisione cosa gli sia successo là. Quel che invece possiamo dedurre è che l’uomo che lo ha rapito, Anton Karidian, è  con una probabilità pari al 97% la persona che comunemente viene appellata come ‘Kodos il carnefice’”
Tutti, compreso McCoy rimasero senza fiato.
“Co… come fai a dirlo? E’ stato dato per morto, hanno trovato il suo cadavere carbonizzato” balbettò il medico.
“Dottore, nessuno ha realmente svolto le analisi genetiche sul corpo. Si sono affidati alle schede mediche preesistenti. Non ci sono riscontri ufficiali della esistenza di Anton Karidian prima di quattordici anni fa. E subito prima di scendere sul pianeta il capitano ha ricevuto un messaggio da Thomas Leighton che testualmente recitava ‘avevate ragione… è ancora vivo’. E’ anche certo che il Capitano Kirk, il signor Leighton, la signora Claufield ed il tenente Riley erano tutti su Tarsus IV quindici anni fa ”
McCoy rimase senza fiato. Jim era stato sedato, e ora era indifeso  nelle mani di un folle genocida.   
“Non sappiamo quali siano le intenzioni di Kodos verso Kirk o le altre due persone che ha portato con sé, ma resta di vitale importanza raggiungere immediatamente Tarsus in supporto” continuò Spock.
“Per motivi che mi sono sconosciuti allo stato, la Flotta rifiuta  qualsiasi missione di ricerca e supporto e  ci ha dato ordini tassativi di lasciare al più presto l’orbita e tornare sulla Terra. Ordine cui… con evidenza non obbediremo” scandì poi il vulcaniano.
Tutti i presenti rimasero scioccati, ma annuirono con soddisfazione.
McCoy pensò a quanto fosse assurda la frase appena uscita dalla bocca di Spock. Sino a qualche anno prima sarebbe stato impensabile vederlo disobbedire deliberatamente ad un ordine diretto di un superiore.
“Tuttavia non possiamo trascinare l’equipaggio e la nave in una missione non autorizzata. Sicché il signor Scott   ha reperito un mezzo alternativo di trasporto. Tutti i partecipanti alla missione lo faranno a titolo volontario e ben consapevoli che questo potrebbe esporli alla  corte marziale”
Senza esitazione tutti i presenti alzarono la mano, chiedendo di partecipare alla missione, ivi compreso Koenig e Geoffrey, i due responsabili per la sicurezza.
Spock guardò annuendo.
“Signor Sulu purtroppo devo chiedere a lei e al signor Cechov di rimanere a bordo”
“Ma signore io preferirei…” protestò immediatamente l’asiatico.
“Capisco, ma ho bisogno di qualcuno al comando dell’Enterprise. Signor Sulu lei inoltre informerà la Flotta che abbiamo avuto un grave  guasto al motore di curvatura e che attualmente siamo sul pianeta per cercare di reperire i ricambi per la riparazione. Cerchi di prendere più tempo possibile”
Sulu  annuì insoddisfatto.
“Credevo che i vulcaniani non mentissero”  fece McCoy alzandosi.
“Infatti sarà il signor Sulu a dover mentire, pur con mio rammarico. Suggerisco di riposare per alcune ore prima di prepararci per la missione”
 
 
TARSUS IV
Data Stellare 2247.12.12
 
Tom piangeva piano, appallottolato su se stesso contro il muro della caverna e JT non sapeva come consolarlo.
Anche lui aveva voglia di piangere, per il dolore delle ferite e pensando ai suoi zii, ai cuginetti, a tutta la gente che era morta davanti ai suoi occhi, al sacrificio di Arthur.
Ma ora poteva solo pensare come potevano sopravvivere, da soli senza cibo né acqua.
“Tom, cerca di dormire un po’…” propose, ben spendo come quella frase poteva risultare vana e senza senso.
“JT cosa facciamo adesso?” balbettò Tom.
“Non lo so… cerchiamo di restare vivi sino a che non arrivano le navi della Federazione”
“Non so se ne sono capace…” continuò singhiozzando Tom.
“Certo che ne sei capace. Lo devi a tuo padre”
La voce di JT era dura, ma confortante e Tom chiuse gli occhi cercando di calmarsi.
Poco dopo si addormentò.
 
Quando la fame e la sete si fecero prepotenti JT e Tom non ebbero altra scelta che uscire dalla caverna in cerca di rifornimenti.
Quello era il loro posto preferito, il loro nascondiglio quando scorrazzavano liberi e spensierati e JT ricordava la presenza non molto distante di un piccolo ruscello, uno dei pochi del pianeta, dove una volta aveva inutilmente tentato di pescare. Ma su Tarsus non c’erano pesci.
“Di là” disse JT guardandosi attorno, nella continua paura di vedere spuntare la milizia di Kodos da dietro un albero o una roccia.
Sapevano di essere braccati, soprattutto a causa di JT;  Kodos doveva essere furibondo per essere stato beffato in quel modo.
JT e Tom raggiunsero con difficoltà il ruscello e quando vi arrivarono si buttarono in acqua come animali dopo aver attraversato il deserto.
JT continuava a guardarsi intorno sospettoso, ma era abbastanza sicuro che nessuno li aveva seguiti quando erano scappati, soprattutto grazie al sacrificio di Arthur.
Le sue orecchie sensibili sentirono però subito lo scricchiolio dei rami spezzati.
Su Tarsus vi erano pochissimi animali selvatici, per lo più  grossi insetti o piccoli roditori, nessuno in grado di provocare quel rumore.
Fece un cenno verso Tom ed uscì dall’acqua.
Lesto recuperò  il phaser che gli aveva dato Arthur e con il cuore che gli batteva forte nel petto si preparò alla battaglia.
Nascosto dietro un grosso albero aspettò che i passi si avvicinassero.
Alzò il phaser e si preparò a colpire.
Solo all’ultimo secondo riconobbe gli occhi che aveva davanti.
“Kevin!!!” balbettò sorpreso.
 
“Sono morti… li hanno uccisi. I miei genitori avevano capito che qualcosa non  quadrava, perciò non sono andati in piazza. Ma quelli della milizia sono arrivati quasi subito, sono entrati in casa e li hanno uccisi…”
Le lacrime di Kevin erano irrefrenabili.
“Hanno detto che io dovevo andare con loro, che potevo vivere perché ero sulla lista dei prescelti, ma io mi sono rifiutato. Mi hanno picchiato…”
I segni dei colpi erano ben visibili sul volto del ragazzo.
“Sono riuscito a scappare… mi sono nascosto, ma i miei genitori… li hanno uccisi”
Kevin scoppiò in singhiozzi disperati.
I tre si strinsero. Avevano in comune una esperienza orribile e non sapevano come andare avanti.
“Cosa facciamo ora?” chiese Kevin alla fine, sfinito dai singhiozzi.
“Andiamo avanti” rispose deciso JT.
 
I giorni passavano e la Flotta non arrivava. La fame era troppa  per essere placata dai pochi platani che avevano trovato o con gli insetti che ingoiavano crudi, ma JT era più che mai risoluto a far sopravvivere i suoi amici.
Così aveva deciso di tornare in città e cercare cibo e coperte nelle case abbandonate.
Sapeva che tutti i ‘prescelti’ erano stati trasferiti in un settore specifico della città e che la milizia di Kodos stava sistematicamente rastrellando e saccheggiando le case di chi era stato ucciso, ma doveva tentare qualcosa per sopravvivere.
Scelse con cura la casa, dopo essere rimasto più di due ore  nascosto per essere certo che le guardie non fossero in zona e soprattutto che la casa non fosse già stata saccheggiata.
Tenendosi nascosto, approfittando del buio, entrò dalla porta del retro della piccola villetta a due piani, così simile alla casa degli zii e si diresse subito alla cucina.
La carestia aveva colpito e nella dispensa trovò  solo alcune scatole di legumi  e verdure, e barattoli di latte condensato. Quasi  urlò di gioia quando trovò un’unica  confezione di carne secca.
Veloce ficcò tutto nella borsa che aveva  reperito e stava per uscire quando una specie di guaito lo attirò.
Sembrava quasi un gatto   e proveniva dal pavimento.
JT sapeva dove andare a cercare, tutte le case di Tarsus avevano una intercapedine che separava il pavimento dal suolo.
Aprì la botola aspettandosi di trovare un animale domestico; era proibito allevarli, ma molte famiglie li avevano comunque portarti con loro dalla Terra e li tenevano nascosti.
Quel che si trovò davanti lo lasciò di stucco.
Un paio di penetranti occhi verdi, contornati da capelli biondi arruffati, che lo guardavano spaventati.
 
“Come ti chiami?” JT provò per l’ennesima volta a mettersi in contatto con la bambina, senza risultato.
La piccola, di più o meno sette o otto anni continuava a dondolarsi avanti ed indietro senza dire una parola.
Il tempo passava ed ogni minuto che JT restava in quella casa  poteva essergli fatale, ma non sapeva proprio cosa fare.
Non ricordava di aver mai visto la piccina, ma in fondo lui frequentava solo i suoi vicini ed i ragazzi dell’accademia.
“Senti, dobbiamo andare… quindi deciditi: o vieni via con me o resti qui da sola” minacciò ad un certo punto, preso dalla disperazione.
La minaccia ebbe effetto.
La piccina prese la mano che JT le porgeva ed iniziò a correre con lui.
Quando furono lontani dalla città JT rallentò il passo, vedendo la bambina in difficoltà.
“Allora mi dici come ti chiami?” chiese per l’ennesima volta.
“Cl… Claire. Claire Claufield” balbettò la piccola.
 
“JT non puoi raccattare tutti quelli che ti si parano davanti e portarli qui”
Tom era davvero arrabbiato quando JT si era presentato con la bambina.
Un’altra bocca da sfamare aveva detto.
“Io non lascio indietro nessuno… ci siamo capiti?”
La voce di JT come il suo atteggiamento si erano fatti in quei giorni più duri e decisi.
Del tutto naturalmente, pur essendo Kevin il maggiore d’età, aveva assunto il comando del gruppetto, anche se Tom mostrava ogni tanto segni di ribellione.
“Non sappiamo chi è, potrebbe essere una spia della milizia” ribatté ancora Tom ingoiando un boccone di carne secca.
“E  non c’è  da mangiare per tutti”
“Stai mangiando il cibo che c’era in casa sua… e poi dividerà con me se ti dà tanto fastidio” ribatté sempre più irato JT.
Spezzò il boccone di carne secca e lo porse a Claire.
La bambina lo ringraziò con un sorriso luminoso.
Non potevano accedere fuochi per cui si preparano alla notte coprendosi alla meno peggio con le coperte che JT aveva trovato in un capanno abbandonato.
Claire rimase immobile mentre gli altri si sistemavano, fissando un punto avanti a sé.
“Claire… vieni mettiti vicino a me” sussurrò JT.
Docile la bambina si fece condurre e si sistemò accucciata vicino al ragazzino.
“Andrà tutto bene, non ti preoccupare, sei al sicuro con me” le sussurrò in un orecchio.
La bambina rimase per un po’ in silenzio e poi… iniziò a cantare sottovoce.
Era una voce sottile, bassa e bellissima.
Cantava una canzoncina per bambini, ma era così bella e serena che per un attimo, un attimo solo JT si sentì di nuovo felice.
 

Star Trek non mi appartiene.
Per  chi si stesse chiedendo se Jim conosce CY Gentry, ovvero il mercenario, la risposta è sì... maggiori spiegazioni nel prossimo capitolo.
Grazie a tutti i lettori e a chi lascia un piccolo segno del suo passaggio. Le vostre opinioni ( anche negative) sono davvero importanti. 
  
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