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Autore: Mel_deluxe    05/09/2015    3 recensioni
Le avventure della Ragazza dai capelli rossi... egocentrica, invidiosa, insolente, capricciosa e anche un po' stupida. La sua vita è costernata da varie disgrazie: degli orribili capelli pazzi e incontrollabili, un accento irlandese incomprensibile, una scarsa voglia di crescere, e soprattutto i suoi odiosi, fastidiosi e incorreggibili sette fratelli...
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Ragazza dai capelli rossi'
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È così che passano gli ultimi mesi di scuola, tra solitudine e tristezza incredibile.
Passo le giornate intere da sola, senza rivolgere la parola a nessuno, e nessuno sembra anche solo fare finta che esisto. Veronica e Julia non mi parlano, e ogni volta che mi avvicino a loro schizzano via senza alcun commento. Marc invece non mi degna neanche di uno sguardo.
Aprile passa talmente velocemente che quasi non mi accorgo che sia arrivato.
A maggio le cose non cambiano comunque.
Sono sempre senza amici, e la cosa mi dispiace più di quanto lasci vedere.
Dopotutto questa situazione non ha solo i suoi lati negativi: ho talmente tanto tempo per me stessa che passo intere giornate a studiare, e i miei voti aumentano di gran lunga. Tra poco avremo gli esami del Junior Circle, quindi è un bene che mi stia impegnando così tanto ultimamente. Sono anche riuscita a prendere il 6+ in chimica della Lista dei propositi, ma dubito che valga ancora.
Ma questo è, a dire il vero, l’unico lato positivo della situazione…
A mensa mi siedo sempre vicino ai cassonetti, insieme agli altri anonimi come me, che non hanno un posto dove sedersi. La maggior parte delle volte fisso il tavolo degli Strani, dall’altra parte della mensa, dove Marc, Veronica e Julia se la stanno ridendo, felici che finalmente io non sia più parte della loro vita.
Non ci tento nemmeno a chiedergli scusa. Sento quasi che il nostro rapporto sia come irrecuperabile ormai.
È forse la cosa peggiore da ammettere, ma credo che questa sia la fine ufficiale di Lea McEwitch, un’egocentrica e ingrata ragazzina che ha mandato totalmente all’aria la sua vita, ed è morta nell’eterna solitudine.
FINE.
 
 
No, no, no, no! Come sarebbe a dire “FINE”?! Sei forse impazzita?!
Oh, ma guarda chi si risente! Eri da un po’ che non ti facevi vedere, maledetta stupida coscienza…
Per forza che non mi facevo sentire! Eri diventata perfino più insopportabile di quanto non fossi già!
E deduco che anche tu sia tornata apposta per ripetermi quanto faccia schifo.
Che fai schifo lo sai già. Questa volta però ti stai comportando da vera stupida.
Perché, cos’è che ho fatto?
E lo chiedi pure? Sono due mesi che stai lì a far nulla, sperando in qualche miracolo.  Ormai quello che hai fatto, è fatto, non puoi più ritornare indietro. Il problema è che non ci stai nemmeno provando a reagire!
Come faccio a chiedere scusa a loro dopo tutte le orribili cose che ho detto? Mi rideranno in faccia!
Sei proprio diventata una checca. Questa non è la Lea che conosco! Che fine ha fatto quella ragazza che non si arrendeva mai, qualsiasi cosa accadeva?
Non penso che quella ragazza sia mai esistita. Sono sempre stata una codarda, solo che non mi conoscevo abbastanza bene.
No, invece! Tu non sei una codarda, e per quanto intollerabile tu sia, devo ammettere che sei sempre stata capace di fare  felici gli altri.
No, Julia ha ragione. Sono solo una stronza.
E invece non lo sei! Liza è una stronza, Blair, Ellen e Kaylee lo sono. Tu sei solo tosta, ma non sei cattiva.
Vuoi sapere la verità? Va bene, forse non sono cattiva, ma non ho la più pallida idea di che cosa dire loro per farmi perdonare. “Scusa per tutte le cose orribili che ti ho detto, anche se ora sai che le penso davvero”?
Devi reagire, Lea. Rimetti a posto la tua vita, con Julia e Veronica, con Marc, e anche con Liza. So che puoi farcela!
Tu… pensi che dovrei?
Certo che sì! Stammi a sentire: ora tu ti alzerai da quel tavolo di sfigati, ti sistemerai come si vede, e camminerai a testa alta e farai vedere al mondo intero di che stoffa è fatta Lea McEwitch!
Beh, forse hai ragione… Forse dovrei davvero rimettere a posto la mia vita…
E lo devi fare immediatamente!
E… lo devo fare immediatamente! Sì!
Questa è la Lea che mi piace! Sei bella, intelligente, e tra poco la tua vita sarà di nuovo meravigliosa, puoi contarci!
Lo sai, stupida coscienza, sei forse la miglior mentore che abbia mai avuto.
Ci conosciamo da quindici anni, e difficile che non sappia fare il mio lavoro. Ora dimmi, che cos’è che io e te andremo a fare adesso?
Rimetteremo a posto la mia vita!
E quando lo faremo?
Immediatamente.
 
 
Chiudo di scatto l’armadietto di Liza, mentre lei si sta specchiando. Sussulta, non appena sente il frastuono del metallo sbattere.
«Ma dico, sei impazzita?!» mi urla addosso, non appena mi vede.
«Io e te dobbiamo parlare.» esclamo, senza nemmeno darle il tempo di realizzare il tutto.
Ho deciso di partire da Liza. È lei la causa di tutto questo, e io ho in mente il piano perfetto per fargliela pagare.
«Ah sì?» chiede lei, osservandomi. «Credevo di essere stata chiara quando ti ho fatta buttare in una fontana.»
Liza ride, io rimango impassibile tutto il tempo.
«Allora…» ricomincia. «Di cosa vuoi parlarmi?»
Io alzo lo sguardo, sicura di me. Ormai non ho più nulla da perdere.
«Mi sembra che io e te avessimo una scommessa in sospeso…»
Liza mi guarda incredula. Io non dico una parola, finché lei non scoppia a ridere con quel suo tono insopportabile da gallina.
E ride, e ride, e ride…
Dio, questa ragazza esprime davvero suicidio.
«Di cosa stai parlando?» strilla tra le risate. «Io e te non avevamo fatto nessuna scommessa, te l’ho spiegato mesi fa!»
A quel punto sono davvero infuriata. Lei cerca di superarmi, ma io mi blocco davanti a lei e non la faccio passare.
«Che tu la prendessi sul serio o no, non è affar mio. Io quella scommessa l’ho fatta, e ora voglio mantenerla.» dico, mettendomi a braccia incrociate.
Liza mi guarda con odio, strizzando gli occhi.
Magari le è caduta una ciglia nell’occhio. Oppure mi vuole uccidere, dipende da quale punto di vista lo guardi.
Finalmente Liza, dopo avermi osservata a dovere, dice:
«Cos’è? Vuoi suicidarti?»
Considerando che ti ho sentita ridere per quasi dieci minuti, sì.
«Parliamone seriamente.» inizio, dopo essermi addolcita un po’. «Mi ricordo che l’ultima parte della scommessa comprendeva fare da babysitter o dogsitter. Va bene, forse non avrò vinto la prima parte, ma c’è ancora il secondo round, tesoro.»
Liza sbuffa rumorosamente, roteando gli occhi. Poi domanda, con voce seccata.
«Vuoi dire che un pomeriggio io dovrò fare da babysitter ai tuoi fratelli, e tu curerai il mio cane?»
«Esattamente.»
«Va bene, ci sto.» dice, dopo averci pensato un po’ su. «Ma sarò io a scegliere il giorno…»
Io non ci penso due volte. Ho finalmente di nuovo l’occasione per farla pagare a Liza dopotutto.
Le stringo la mano decisa.
«Il giorno della scommessa è fissato per l’ultimo giorno degli esami.» Liza mi sorride fugacemente, e si volta per andarsene.
Fantastico! Ho la vittoria in pugno. Finalmente avrò la mia vendetta.
L’ultimo giorno degli esami, eh? Va bene, vediamo, l’ultimo giorno è fissato per il…
Aspetta un secondo!
«Liza!» le urlo da dietro, e lei si blocca, senza però voltarsi. «L’ultimo giorno degli esami è il 21 giugno!»
«Sì, e quindi?»
«Ecco…» balbetto, sperando che nel frattempo cambi idea sulla data. «Il 21 giugno è il mio compleanno…»
Liza finalmente si volta verso di me. Io noto la sua faccia divertita.
«Allora avresti dovuto pensarci prima.» E si allontana sghignazzando
 
 
Come se non bastasse, il giorno dopo scopro che il mio esame orale è fissato per… Esatto, il 21 giugno.
Ma che ho fatto di male, si può sapere?!
Quindi ricapitolando, il 21 giugno dovrò finire gli esami, poi correre a casa di Liza a fare da dogsitter, e poi tornare a casa mia, appena in tempo per festeggiare il mio compleanno.
Ed è proprio in questi momenti che ti accorgi che avresti bisogno di una clonazione.
Un pomeriggio dopo scuola, sto camminando verso casa mia, appena scesa dall’autobus. Finalmente è arrivato giugno, e con lui il tanto odiato caldo insopportabile.
Mentre proseguo la mia strada, pensando a nient’altro se non a come cercare di non morire bruciata, senza accorgermene vado a sbattere contro qualcuno che si sta dirigendo dalla stessa parte.
«Mi dispiace…» mi scuso immediatamente, ma quando alzo lo sguardo mi zittisco senza dire altro.
La persona che ho scontrato è Marc.
E questa è stata appena ufficialmente dichiarata “giornata più imbarazzante della mia vita”!
Marc intanto mi fissa, senza sapere cosa dire.
Non ci parliamo da quell’orribile volta sotto la pioggia.
Sebbene ci vediamo praticamente tutti i giorni a scuola, fa un sincero effetto rivederlo dopo tutti questi mesi in cui non ci siamo parlati.
«Ehm… ciao.» dico, con tono imbarazzato.
Marc non dice niente. Temo che sia ancora arrabbiato con me, e che se ne vada anche adesso senza dire una parola.
Invece, dopo qualche secondo, mi rivolge un breve:
«Ehi.»
Non è un granché come conversazione, considerando che non ci parliamo da due mesi, ma comunque mi accontento.
«Ti… ti dispiace se facciamo la strada insieme?» azzardo, a bassa voce.
Mi sorride.
Cosa? Mi ha sorriso! Non è più tanto arrabbiato con me, dopotutto!
Sei grande, ragazza!
«Certo.» mi risponde, e con mia grande gioia, iniziamo a camminare a fianco a fianco.
Io nel frattempo sono più felice che mai.
Anche se percorriamo qualche metro insieme, è ancora parecchio imbarazzante per noi rivolgerci la parola. Devo fare al più presto qualcosa.
Forza Lea, è il tuo momento! Metti a posto le cose!
«Senti Marc…» inizio a parlare, mentre continuiamo a camminare. «Ci sono un paio di cose che vorrei dirti…»
Marc continua a rimanere in silenzio, ma io riprendo comunque:
«So di averci messo un po’, ma voglio chiederti scusa, sai… Per quelle cose che ti ho detto. Io non le pensavo davvero, era tutto frutto del lavaggio al cervello che mi aveva fatto Liza. E solo ora mi rendo conto che avevi ragione tu dopotutto, ero diventata più stronza di Perez Hilton!»
Cerco di ridere alla mia stessa battuta, sembrando un’idiota, ma Marc rimane impassibile. Nel frattempo siamo arrivati davanti alle nostre case, così ci blocchiamo, ritrovandoci a faccia a faccia.
Marc aspetta che io finisca il mio discorso, quindi io prendo fiato e riprendo immediatamente:
«Capisco che non tornerà tutto immediatamente come prima. Volevo solo farti sapere che mi dispiace.»
Rimango immobile, giocando con le mie mani, mentre attendo sulle spine anche un suo misero commento. Non ricevendo alcuna risposta, decido di concludere:
«Tu mi piaci ancora, Marc. E mi piaceva anche quando eravamo amici, mi piaceva parlare con te, chiacchierare di cose stupide come divorzi improbabili o cibi in scatola precotti. Mi mancano quei giorni. Non pretendo, ovviamente, che mi perdoni subito, ma spero che un giorno riuscirai a farlo.»
Silenzio. Io attendo ancora in ansia, mentre Marc continua a fissarmi.
Poi mi sorride (un’altra volta? Wow!), e inaspettatamente, risponde:
«Okay, ti perdono.»
Io rimango a dir poco a bocca aperta. È stato tutto così facile! Come mai non ci ho pensato prima a farlo?
Perché non mi avevi al tuo fianco, ovvio!
 Sono così felice che potrei buttarmi a terra da un momento all’altro e urlare al mondo “Beccati questo, Vipera!”.
«Ma…» Marc interrompe i miei pensieri di gloria. «Ci vorrà un po’ prima che le cose si rimettano completamente a posto.»
Non potrei essere più felice comunque.
«Certo! Io a dire il vero nemmeno ci speravo! Io…» Sono talmente euforica che non riesco più a trattenermi. «Posso abbracciarti?»
Marc, sebbene rimanga inizialmente spiazzato dalla mia richiesta, acconsente, e prima che se ne renda nemmeno conto si ritrova le mie braccia intorno al collo.
Rimaniamo abbracciati per qualche secondo, e io riesco a godermi quella sensazione favolosa che non provavo da mesi.
«Vuoi venire un attimo da me?» mi chiede inaspettatamente, mentre siamo ancora abbracciati. «Così possiamo parlare, ehm… Com’era? Di “divorzi improbabili e cibi in scatola precotti”.»
Entrambi scoppiamo a ridere, e sciogliamo l’abbraccio. È davvero fantastico aver fatto pace con lui.
Io e Marc entriamo quindi in casa sua, chiacchierando come due vecchi amici.
Inaspettatamente, quando apriamo la porta principale, troviamo i suoi genitori, seduti in sala. Stanno discutendo ad alta voce, ma non capisco di cosa, perché appena ci vedono arrivare, si bloccano e ci guardano quasi sconvolti.
«Beh, cosa c’è?» chiede Marc, cercando di capire il perché dei loro sguardi.
Non riceviamo subito una risposta.
Jenny poi si alza in piedi, e si rivolge esclusivamente a suo figlio:
«Marc, cosa ci fai qui? Non avevi detto che saresti restato fuori questo pomeriggio?»
«Ho cambiato programmi. Ora mi dite cosa succede?»
Io mi sento totalmente tagliata fuori dalla conversazione. Perché i suoi genitori non mi considerano, non mi chiedono come sto dopo che non mi hanno vista per tutto questo tempo?
Magari non sono interessati alla mia vita. O magari sono io il problema…
«Forse è meglio che me ne vada…» annuncio, imbarazzata, allontanandomi verso la porta d’entrata, quando all’improvviso la vedo spalancarsi, ed entra l’unica persona che non avrei immaginato di vedere: mia madre.
Entra euforica, ma appena vede me e Marc si blocca.
«Cosa ci fate voi due qui?» chiede anche lei, scioccata.
A questo punto non ci capisco più niente. Perché non vogliono che io e Marc siamo presenti? Di cosa devono parlare di così tanto segreto?
Marc sembra avere i miei stessi pensieri, perché subito dopo domanda irritato:
«Ci spiegate cosa diavolo sta succedendo qui?»
Nessuna risposta. Mia madre guarda Jenny e Larry, e entrambi sembrano volerle dire “non una parola.”.
Invece è Jenny che si rivolge a noi, con tono fin troppo gentile:
«Ragazzi, perché non andate da Lea a parlare? Qui abbiamo da fare, e…»
Marc la interrompe, con un tono di voce così alto e arrabbiato che mi fa sobbalzare.
«Che cos’è che dovete nascondermi ancora?» urla, quasi disperato. «Mi sono stancato delle vostre bugie, e delle vostre finizioni! Ditemi che cosa nascondete, una volta per tutte!»
Jenny rimane a dir poco paralizzata. Sta per dire qualcosa, ma all’improvviso un altro bussare alla porta ribalta la situazione.
Mia madre si precipita ad aprire, mentre noi rimaniamo in silenzio. Aperta la porta ne esce… George? Eh?
«Ciao, Heidi.» saluta mia madre, baciandola sulla guance. Poi nota la mia presenza e le chiede: «Perché c’è anche tua figlia?»
Okay, cosa ci fa il fratello di Pat, aka collega di mia madre, aka possibile amante di mia madre, aka trentenne più sexy di questo secolo, in questa casa?
Qualcuno mi spieghi che cosa sta accadendo!
«Che cosa?» urlo anche io infuriata, contro mia madre. «Che cosa ci fa lui qui?!»
«Lea, ti prego…» sussurra mia madre, mentre George prende posto nella sala, totalmente imbarazzato dalla situazione.
«Ora vi degnereste di spiegarci qualcosa?» Marc ora è più impaziente che mai.
Questa volta è Laurence che si rivolge a lui, ancora più tranquillo di Jenny:
«Marc, devi capire che…»
«Piantatela!» lo interrompe Marc, con tono più alto di prima. «Smettetela di mentirmi, vi prego!»
Questa volta ci sono secondi di attesta, in cui Jenny lo guarda allarmata. La tensione in questa stanza sta salendo sempre di più, man mano che la conversazione procede.
«Di cosa stai parlando, tesoro?» chiede lei, palesemente confusa.
«Lo so che voi due siete divorziati, ho visto l’attestato, non provate a negarlo!» dice, indicando minacciosamente i suoi genitori.
La frase suscita sgomento tra tutti i presenti. In particolare Jenny e Larry lo guardano senza sapere più cosa ribattere.
«Oddio…» sento sussurrare Larry a un certo punto, cosa che afferma l’accusa.
Dunque è vero, sono divorziati, Marc aveva ragione! Non rimane che scoprire TUTTA la verità adesso.
«Ora voglio sapere perché mi avete mentito, e soprattutto perché ci siamo trasferiti qui.» riprende Marc, questa volta più calmo.
Larry non ha evidentemente il coraggio di rispondergli, così Jenny prende fiato, e risponde con tranquillità:
«Per farti conoscere tuo padre…»
«Cosa significa?» fa lui, ancora più confuso di prima. «Mio padre è qui, davanti a me!»
«Il tuo vero padre, Marc.»
 
 
Quelle parole causano un silenzio imbarazzante, anche se le uniche persone che sembrano rimaste sconvolte in tutta la stanza risultiamo io e Marc.
Mia madre e George rimangono impassibili, come se conoscessero già il fatto. Jenny nel frattempo è scoppiata a piangere, e ora i suoi singhiozzi riempiono interamente silenzio.
«Che cosa?» domando io, dato che Marc non sembra avere la forza di ribattere. «Vuoi dire che Larry non è il padre di Marc?»
«Esatto, Lea.» risponde Jenny, a testa bassa.
Cosa? Non ci posso credere! Di tutte le cose che avrei immaginato, questa è di sicuro la più improbabile. Larry Richardson, la persona che conosco da una vita, che ho considerato a lungo come la persona più simile a Marc di tutto l’universo, e in realtà tutt’altro di ciò che credevo.
«Marc…» Laurence sembra sul punto di scoppiare in lacrime. «Mi dispiace che tu sia venuto a saperlo così, sappi solo che ti voglio bene più di qualsiasi altra cosa al mondo.»
Marc non sembra alleviarsi alle sue parole. È pallido come un cadavere, e temo che da un momento all’altro possa svenire. Invece, pare tirare fuori il coraggio, e chiede:
«Chi… chi è mio padre allora?»
Jenny, risponde immediatamente, come se volesse dire proprio tutto adesso:
«Abita qua vicino, e tu lo conosci già.» cerca di parlare Jenny tra i singhiozzi. «Oh, Marc, non volevamo dirtelo così…»
Un momento. Abita qui vicino, Marc lo conosce già…
Oh no, non può essere vero. Non può trattarsi di lui. Anche se lo fosse, ciò spiegherebbe la presenza di mia madre e di George qui.
È… è  possibile che suo padre sia anche mio padre? E questo tecnicamente porterebbe al fatto che io e Marc siamo…
OH MIO DIO!
«No, non è vero!» strillo, rifiutandomi di crederci.
Lo sapevo, anni e anni a prendere in giro le soap opera dove i due protagonisti scoprivano di essere fratelli a metà serie, e mai e poi mai avrei immaginato che celassero così tanta verità!
«Esatto.» riprende Jenny. «Tuo padre è Pat.»
Ah.
Vabbé, c’ero quasi, dai.
Comunque… PAT?!?
E poi è come una visione davanti a me. All’improvviso risento tutto, come nei film, pezzi di conversazioni avute in quell’anno, voci, informazioni mai colte, e capisco che tutto conduceva a un’unica soluzione:
«Ma adesso comprano una casa insieme e si trasferiscono qui vicino a voi. Di sicuro stanno tramando qualcosa, e io voglio scoprire di che si tratta.»
«Beh, sono solo un vecchio amico di Jenny, tutto qui.»
«Mi ricordano molto i disegni di Pat, il mio vicino di casa; o dovrei dire nostro… Dovresti conoscerlo sai, penso che andreste molto d’accordo.»
Ma è stato quando gli ho presentato Pat, che ha perso la testa…
Rimango a bocca aperta. È vero, come abbiamo fatto a essere così stupidi?
Marc nel frattempo non ha nemmeno la forza di dire niente, e me lo immagino, poverino. Quindi decido di aiutarlo io, e faccio le domande al posto suo:
«Come mai non ce l’avete mai detto?» chiedo, rivolgendomi a Jenny e Larry.
Ancora una volta è Jenny a rispondermi:
«Non lo sapevamo nemmeno noi, per la verità.» dice, cercando di smettere di piangere. «Vedi, Pat era stato il mio ragazzo, e subito dopo essermi lasciata con lui ho iniziato a uscire con Larry, mai avremmo immaginato una cosa del genere. Poi sei anni fa abbiamo avuto un dubbio, e litigavamo molto su questo fatto.  Era per questo motivo che abbiamo divorziato, ma subito dopo abbiamo capito che si trattava di uno sbaglio immenso, e siamo tornati insieme, anche se non ci siamo più risposati.  Però dopo qualche anno  il dubbio riaffiorava, e volevamo sapere la verità una volta per tutto. Solo che ci serviva un test di paternità per averne la certezza…»
«Ma non capisco…» continuo, insaziabile di risposte. «Che cosa c’entrate voi due in tutto questo?» E indico mia madre e George.
Questa volta risponde mia madre:
«Io e George lo sapevamo. Jenny me l’ha detto, e volevo aiutarla nella situazione, così ho chiesto aiuto a George. Ci serviva qualcuno imparentato con Pat per il test, e poi il fidanzato di George è…»
«Aspetta!» la interrompo, sconvolta. «FidanzatO?»
Mia madre mi guada confusa.
«Sì, il fidanzato di George è un medico, lavora a Parigi. È lui che ha eseguito il test.»
Che cosa?! Quindi in tutto questo tempo in cui ho temuto potesse essere innamorato di mia madre, o che ci avesse addirittura una relazione insieme, George era… Oh.
Beh, questo rende tutto più semplice!
«Dunque era questo che eravate andati a fare voi due a Parigi!» affermo, una volta capito, e mia madre annuisce in silenzio.
Nessuna vacanza romantica, nessun amante segreto… Che idiota che sono stata!
«Ma perché non l’hai detto a Papà?» chiedo nuovamente.
«Era meglio tenere il segreto con più persone possibili, prima di averne la certezza. Tuo padre non avrebbe di certo tenuto la bocca chiusa facilmente con Pat.»
«Vuoi dire che Pat non lo sa?»
«No.» risponde Jenny, una volta calmata. «Ma prima o poi dovremo dirglielo.»
Io ho finalmente concluso, e non ho più domande da chiedere. Ho capito tutto alla fine, e anche se queste rivelazioni siano state a dir poco sconcertanti, ora è tutto più chiaro.
Ovviamente, tutti ci giriamo verso Marc, sperando che dica qualcosa. Lui è ancora pallido e su suo viso è stampata la stessa espressione sconvolta.
Di certo non lo biasimo, non deve essere una bella sensazione scoprire, dopo sedici anni, che quello che credevi essere tuo padre, non lo è veramente.
Infatti Marc non dice una parola, esce semplicemente dalla casa, lasciandoci tutti amareggiati. Jenny subito dopo scoppia a piangere nuovamente.
Io mi dissocio altamente da quella situazione ed esco in giardino a cercare Marc. Non so se abbia voglia di parlare con me, ma almeno voglio fare qualcosa per aiutarlo.
«Marc?» lo chiamo, non appena lo vedo che si dirige al di fuori del cancelletto.
Lui si blocca e si volta.
Noto, con grande tristezza, che ha gli occhi lucidi dalle lacrime.
«Cosa c’è?» chiede, evidentemente sforzandosi di non scoppiare a piangere davanti a me.
«Io…» cerco di dire, ma il dispiacere che provo per lui quasi mi fa dimenticare le parole. «Volevo solo dirti che non ne sapevo niente, lo giuro.»
Marc non mi dice nulla, semplicemente sorride malinconico, e una volta uscito dal cancello, si allontana velocemente, scoppiando a piangere rumorosamente. 





ANGOLO AUTRICE
Credo che sia uno dei capitoli più lunghi di tutta storia, ma anche uno dei più importanti, dopotutto. Spero di aver saziato tutte le vostre domande sui "mistery" della storia. Se non vi ricordate dei genitori di Marc o di chi fosse Pat, andatevi a rillegervi i primi capitoli, CAPRE!
No, in realtà lo sapete che vi adoro, anche se purtroppo la nostra avventura sta per finire. Eh, sì, purtroppo mancano solo due capitoli, più un piccolo epilogo finale, ma tranquilli, saprò riservarvi delle sorprese.
Comunque so che questo capitolo non spicca di realismo, ma è una commedia, chi ha detto che deve esserci realismo :p
Grazie a tutti per le vostre bellissime recensioni, e spero che il capitolo sia uscito bene come speravo!
Adieu,
Mel.


 
  
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