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Autore: wolfata2000    05/09/2015    0 recensioni
Omicidi. Durante le cinque feste in maschera annuali più famose di Londra le famiglie più importanti vengono decimate. É così che i componenti più giovani di queste famiglie incominciano a indagare sulle misteriose morti. Mentre indagano senza trovare alcuna risposta scoprono che i genitori nascondono un segreto che li riguarda. Scopriranno il segreto e questo li porterà a conoscenza del loro destino. Broke , Grayson, Jackson, Kathrine, Silvia e Samuel scopriranno di appartenere ad un'antichissima stirpe di guardiani il cui compito è mantenere l'equilibrio tra il mondo nascosto, che comprende molta varietà di specie soprannaturali e il mondo degli umani. Ma la loro generazione non è destinata solo a mantenere l'equilibrio. No, loro sono la generazione che combatterà una guerra mai combattuta prima.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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   2- Hamilton
SOLO QUALCOSA DI TERRIBILE
Non so chi chiamò la polizia. Ne quanto tempo passò prima che arrivasse. Quando gli agenti entrarono nella stanza sentii due braccia prendermi le spalle e tirarmi su. Mi alzai e mi voltai, era ancora Grayson che mi mise un braccio attorno alle spalle e mi accompagnò al piano di sotto.
Li c'era mia madre, seduta con lo sguardo vacuo. Appena vide me Grayson e Katherine scendere si alzò in piedi e venne verso di noi. Aveva il viso tirato. Uno sguardo perso nel niente. Delle piccole rughe divennero visibili appena in torno a gli occhi e alle labbra. La complicata acconciatura era completamente disfatta e i lunghi capelli marroni con striature dorate cadevano lungo la schiena.
-" la polizia vuole farvi delle domande. Chiederò se é possibile rimandare a domani. Non mi sembra il caso di infierire."
Disse.
-"certo, domani saremo più tranquilli."
Rispose Katherine con una gentilezza un po' forzata.
-"sarà il caso che voi ragazzi andiate a casa."
Continuò mia madre.
-"non voglio lasciare sola Broken."
Disse Kat.
-"e io non voglio rimanere qui."
Dissi.
-"giusto, e siccome io sarò bloccata in centrale tutta la notte..."
Bisbigliò mia madre quasi tra se e se.
-"potremmo andare tutti a casa mia. Ho abbastanza camere per ospitarci tutti."
Katherine.
-"sei sicura che a i tuoi vada bene tesoro?"
-" certo. Se ne sono andati solo perché la polizia gli ha costretti, ma in realtà volevano venire da lei."
-"ringraziali tanto."
Disse mia madre e quasi si rimise a piangere.
Io mi staccai dalle braccia di Grayson che mi sorreggevano. Barcollai un po' verso mia mamma e l'abbracciai.
-" ti voglio bene. Sicura che possa andare? Non voglio lasciarti sola."
-" non sarò sola tranquilla amore mio. Va con loro e dormi un po'"
-"ok"
Risposi e mi allontanai, barcollai ancora un po' e Katherine mi prese a braccetto.
-" prendiamo la mia macchina."
Disse Jackson.
 
Arrivati a casa di Kat i suoi genitori mi vennero ad abbracciare, mi dissero che potevo restare li finché volevo e che poteva andarci anche mia madre.
-"sarà meglio che noi tre ci facciamo una doccia."
Disse Katherine indicando me,lei e Grayson la cui camicia bianca era diventata rossa.
-" va prima tu. Prendi pure i miei vestiti."
Continuò. Io annuii senza dire una parola e mi avviai al piano superiore.
I corridoi erano in penombra, saranno state le due del mattino. Aprii una porta bianca, era la camera di Katherine. Frugai nei cassetti per trovare qualche indumento che potesse andarmi bene.
 
                      Whitney
-" Grayson, prendi i vestiti di mio fratello per cambiarti. Sono nella sua stanza, la seconda a destra salendo le scale."
Mi informò Katherine. Io annuii con il capo e mi avviai su per le scale. Non mi ricordavo più quale porta era. Ormai non riuscivo a pensare più. Ne aprii una e mi affacciai lentamente.
-" oh scusa, stanza sbagliata."
Dissi. Nella stanza, proprio al centro c'era Broke che si stava togliendo le forcine dai capelli, una a una.
-" fa niente, che stanza cerchi?"
Mi rispose lei quasi con un tono tranquillo.
-" quella del fratello di Katherine."
Risposi.
-"é quella accanto."
-"grazie."
Feci per andarmene, ma mi fermai ad osservarla mentre cercava di sbottonare i bottoncini neri sulle maniche. Le tremavano le mani. Sembrava un ramo spezzato di un albero secolare. Solo qualcosa di terribile avrebbe potuto distruggerla così. Mi richiusi la porta alle spalle.
-"aspetta, ci penso io."
Dissi e mi avvicinai a lei ancora intenta ad aprire il primo bottone.
Le presi la mano e gliela appoggiai sulla mia spalla. Continuava a tremare. Cominciai ad aprire bottone per bottone, poi il senso di colpa mi invase. Ero stato talmente stronzo con lei. Non le parlavo da quasi cinque anni e poi me ne uscivo con quelle frasi. Dovevo chiederle scusa.
-"mi dispiace per quello che ho detto."
Dissi.
-" cosa?"
Chiese lei alzando lo sguardo e fissandomi con i suoi intensi e scuri occhi marroni. Si era già struccata e il viso era visibilmente più grigiastro rispetto a prima, ma anche più leggero, e più reale.
-" mi sono comportato da stronzo con te oggi. Insomma non ti parlo da quasi cinque anni e poi me ne esco con quelle frasi. Non fraintendere, ti ho detto che ti trovo bellissima, e questo é vero. Ma in quel momento, in quel momento non sapevo quello che dicevo..."
Dissi tutto d'un fiato e le sue guance diventarono rosse. Sentii la sua mano stringermi la spalla e poi allentare la presa subito dopo.
-" é solo che...sono stato davvero stupido con te. Il problema é che non mi ricordo nemmeno più perché ho smesso di parlarti. Ti ricordi eravamo grandi amici. Ero cambiato, ma dopo i fatti di oggi ho capito che, che tengo ancora a te."
Continuai. Dovevo essere sincero. Glielo dovevo.
-" non voglio la tua compassione Grayson."
Disse.
-"non si tratta di compassione. Ti dovevo delle spiegazioni, e mi sono reso conto di quanto mi mancasse la mia migliore amica. Solo quando ti ho vista debole, in ginocchio. Come quando cadesti dalla bicicletta."
-"non ci sono più salita su una bicicletta."
-" é colpa mia. Ti avevo promesso che ti avrei insegnato, ma ti ho lasciata sola. Sono stato cretino."
-" non mi fido più di te come un tempo. E non per la bicicletta... Ho smesso quando mi hai voltato le spalle."
-" lo so e lo capisco. Sappi però che io ci sono adesso. Non voglio più lasciarti sola."
-"mi lasceresti sola il tempo di farmi una doccia?"
Per un attimo mi sembrò di vedere un ombra di un sorriso sul suo volto. Ma gli occhi erano ancora spenti.
-" ci si vede dopo."
Le dissi e uscii dalla stanza sollevato e felice di avere una speranza di poter riavere la mia amica.
                     Hamilton
É vero, non vi ho detto che prima di abbandonarmi, Grayson era il mio migliore amico. Un po' come Katherine, solo che con lei facevo cose più da ragazze, con Grayson mi buttavo all'avventura salendo su gli alberi e rincorrendo farfalle in zone di boschi che non conoscevo. Un tempo ero così, ero coraggiosa. Forse solo perché sapevo che lui era con me. Un tempo mi fidavo di lui. Poi smisi di andare a fare passeggiate da sola in zone della città per paura di perdermi. Diventai fifona appena mi abbandonò. Abbandonare è il termine giusto. Un giorno andai a casa sua perché dovevamo vederci per giocare alla play station. Quando suonai al campanello sua madre mi disse che era uscito con gli amici. Io non sono mai uscita con gli amici a parte qualche volta con Katherine. Probabilmente perché era più grande di me di due anni, e crebbe prima di me. I miei unici amici divennero Kat e Samuel. Di Grayson non mi fidavo più.
Uscii dalla doccia dopo essermi tolta di dosso tutto il sangue ormai secco e incrostato sulla pelle. Mi infilai dei jeans troppo lunghi e una canottiera blu di Katherine che mi stava grande sul seno e uscii dalla camera. Quando arrivai al piano di sotto erano tutti li, difronte al camino, seduti sul tappeto persiano. Katherine appena mi vide si liberò dall'abbraccio di Jackson e mi venne in contro.
-" ti senti meglio?"
Mi chiese.
-"si, per quanto sia possibile."
Risposi.
-"ok, adesso tocca a me. Va bene Gray?"
Gli chiese ma lui non disse nulla, rimase a fissare il fuoco. Poi annuì leggermente con la testa.
-" vado, ci metto poco."
-"ok"
Risposi.
 
Quando tutti fummo lavati nessuno di noi aveva sonno. Decidemmo di rimanere su quel tappeto tutta la notte a fissare il fuoco. Katherine preparò il thè. Era incredibile pensare di accendere il fuoco nei primi mesi d'estate, ma a Londra il clima non é mai troppo caldo.
-"non vi lamentate. A quest'ora la governante é a letto."
Disse facendo una smorfia mentre si avvicinava a noi con delle tazze fumanti.
-"va benissimo tesoro."
Gli rispose Jackson facendole segno di sedersi accanto a lui. Io buttai la testa sul bordo della poltrona a cui mi appoggiavo e stesi le gambe per far arrivare i piedi nudi più vicini al fuoco. Circondai con le mani la tazza bollente e godei della sensazione che quel calore mi provocava.
-"come lo avete trovato?"
Chiesi, rompendo il silenzio.
-"lo ha trovato Grayson."
Rispose Samuel che fino a quel momento era rimasto in silenzio. Era di fronte a me e la luce dorata del fuoco faceva risplendere i capelli bruni e gli occhi color nocciola sembravano più chiari del solito.
-"che é successo?"
Chiesi ancora,questa volta guardando Grayson  che si fissava le mani. Non indossava più lo smoking insanguinato. Ora indossava dei Jeans e un maglione blu scuro.
-"c'era una ragazza. Era strana non l'avevo mai vista prima..."
Cominciò ma lo interruppi.
-"quella biondo platino vestita da sposa."
-"si e con la maschera turchese. L'ho notata e ne sono rimasto... Come se fossi sotto un incantesimo. Sembra stupido. L'ho seguita e sembrava proprio quello che voleva che facessi. Quando raggiungemmo il corridoio velocizzò il passo. Poi si fermò di colpo appena vide la pozza di sangue sotto la porta e poi disse qualcosa come " troppo tardi" ma non ho capito bene. Poi ha cominciato a correre ed é scomparsa. Ho visto chi era e sono venuto a cercarti, non ti trovavo ma ho trovato Samuel che mi ha suggerito di cercare Katherine che avrebbe saputo sicuramente dov'eri. E così é stato. Era con Jackson, così siamo venuti tutti a cercarti e ti abbiamo portata da lui."
-" era già...morto quando lo hai trovato?"
Chiesi ancora appena finì di raccontare.
-"si, ne sono certo."
   
 
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