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Autore: Zenya Shiroyume    05/09/2015    2 recensioni
In un regno lontano lontano, devastato dalla guerra e dalla corruzione, regnava una giovane Principessa di soli quindici anni. Tutti la temevano, nessuno osava andare contro il suo volere, perché ciò che desiderava l'otteneva.
La chiamavano demone, ma a lui non importava...
Il servo, nonché il gemello della Principessa, era sempre lì per Lei, qualsiasi cosa fosse successo, per il suo bene e per la sua felicità...
La Saga del Male vissuta attraverso gli occhi di chi ha lottato per il bene di una persona, accettando di diventare lui stesso un demone...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaito Shion, Len Kagamine, Meiko Sakine, Miku Hatsune, Rin Kagamine | Coppie: Kaito/Miku, Len/Rin
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Ripristino memoria 1%

Dove sono?

Che cosa succede?

Qualcosa preme sulla schiena. È freddo e duro, come se fossi steso su una lastra di ferro. Un brivido mi percorre la schiena e sento le ossa congelare.

È davvero freddo quello che provo? Sento davvero?

Voglio alzarmi, ma non capisco se sia davvero necessario...

Sono davvero sdraiato?

“Dov'è il sopra? E il sotto?” chiede la mia voce, che si perde in uno spazio indefinibile. Non mi aspettavo che dei suoni uscissero dalla mia bocca.

Apro gli occhi e non vedo nulla. È tutto nero e non vedo nulla.

I miei occhi si sono davvero aperti? Sono veramente sveglio?

Mi metto a sedere, le mani premono ancora su quella lastra fredda e avverto distintamente i miei muscoli contrarsi in un movimento che credevo meno faticoso.

“Dove sono?” chiedo ancora al nero che mi avvolge come un bozzolo. È tutto così surreale, oserei dire impossibile, come impossibile è la percezione del nero più totale.

Non c'è un filo di vento, un singolo suono, nemmeno quello del mio respiro. Solo nero... È angosciante... Terrificante...

“Come ci sono arrivato qui?”

Mentre le mie labbra si muovono animate da una forza più grande di me, la sensazione di vuoto che mi circonda arriva fin dentro la mia testa e sento l'orrore scorrere come un fremito in ogni singola parte del mio corpo.

Orrore?

Non ricordo, la mia mente è privata di tutto. Anche lì, il nero la fa da padrone. Il panico pervade quello che resta di me, perché sento di non poter parlare di un vero e proprio 'me'... Non so nemmeno se ci sia ancora un Io a cui ricollegare questo corpo, questi pochi e sconclusionati pensieri che ancora mi fanno dubitare della mia esistenza...

Esistenza.

Quella parola fa scattare qualcosa nella mia testa, come un riflesso incondizionato che mi spinge a spostarmi come un fulmine verso destra. In quel frangente, la mia mente viene investita da un flash ambrato, che sa tanto di nostalgia e di qualcosa di passato.

 

Ripristino memoria 5%

 

“Ho davvero dimenticato?” chiedo poi, con una scena al tramonto impressa nella testa: una grande stanza, delle ampie vetrate, le tende smosse dal vento e il sole riflesso sul pavimento di marmo.

“Chi c'era con me, quel giorno?” (Una donna...) “E poi? C'era anche qualcun altro?”

Cerco di ricordare, mosso da quella strana sensazione. Cerco di smuovere le mie labbra, gelide, secche e rigide, in modo che pronuncino quel nome che non mi sovviene. Cerco di ricollegare quel nome a qualcosa, ma a cosa? A cosa potrei associare quella parola se non so cosa mi resta del passato?

Che cosa resta effettivamente di esso, se mi sento così svuotato di tutto, come fossi un semplice guscio vuoto?

(Sono morto...?)

Mi pare di udire una voce in lontananza e la mia mente guizza in quella direzione, ma subito perdo il contatto con quel suono e torno al nero. In compenso, il desiderio di provare qualcosa torna come una pugnalata e poggio la schiena sul mio giaciglio di ghiaccio.

Mi è rimasto solo questo? Il freddo?

Ho bisogno di ricordare. Mi sforzo di ricordare qualcosa, qualsiasi cosa è sufficiente.

Una goccia di sangue.

Il tramonto.

Lei...

 

Ripristino memoria 9%

 

I miei occhi si aprono di scatto, dopo un tempo che mi è parso infinito, con un movimento che oserei definire fulmineo.

“Chi è Lei?”

Le mie parole sono deboli e sono guidate dal puro desiderio di parlare con qualcuno, con chiunque in questo Limbo.

“Ho ancora una coscienza?”

È una domanda strana da fare, senza dubbio lo è, ma so di aver trascorso buona parte della mia vita a confrontarmi con essa... Il ricordo della sua forza e della sua prepotenza sui miei pensieri è fin troppo vivido per essere considerato un'invenzione della mia testa.

“Che sia collegata al mio arrivo qui?”

Continuo a porre domande che so non avranno risposte e la frustrazione cresce dolorosamente. Ho addirittura smesso di chiedermi se ciò che mi accade e ciò che provo sia reale (quanto tempo è passato?), oppure un semplice rimasuglio di emozioni antecedenti al nero.

L'unica cosa che posso fare è attendere e aspettare che qualcosa cambi, che qualche ricordo torni per ricollegarsi a quella scena al tramonto, in cui le ombre dominano su tutto tranne che su quel sole morente.

“Mi manca il sole... Vorrei tanto rivederlo...”

Tutto ciò non ti sarà permesso!”

Dal nero più totale riecheggia una voce funesta, con un impeto tale da far tremare ogni fibra del mio corpo, concedendogli il lusso di provare qualcosa di diverso dal freddo.

(sono vivo?)

Lo stesso paesaggio cambia, al tacere di quella voce glaciale. Una debole luce illumina l'ambiente circostante, rivelando una vista ancora più angosciante del solo nero. Difatti, se quello rappresentava l'oblio più totale, allora il grigio è associabile ad una parvenza di luce, raggiungibile ma troppo fuggevole per essere anche solo avvicinata. Credo possa essere considerata la quintessenza della frustrazione...

Alzo quindi gli occhi, in cerca di quella voce capace di provocare un terrore quasi tangibile. Il mio sguardo segue piano quella che sembra essere la volta di una cupola, fino ad arrivare a... A cosa?

Nel punto più alto di quel soffitto, mi pare di vedere una grossa, per non dire enorme chiave, simile a quelle utilizzate per caricare i carillon.

La luce proviene proprio da quell'inusuale oggetto ed è grazie a quel delicato bagliore che ho la possibilità di analizzarne le caratteristiche.

È semplice, costituito da un semplice tubo incassato nella cupola e da due alette tonde, incise da tre cerchi. Non è pretenziosa, né eccessiva: la bellezza di quell'oggetto è data dalla sua semplicità (come quella ragazza?) e dalla sua delicata tonalità verde acqua.

“Cosa ci faccio qui?” chiedo poi alla chiave senza accorgermene, mentre una lacrima inizia a scendere piano, come se stessi parlando a qualcuno che mi è stato portato via con la forza.

Perché è così strano? Così nostalgico?

I tuoi crimini non possono più essere tollerati!”

“Crimini?”

Sono confuso ed inizio a tremare, quando, accanto alla chiave, appare una figura eterea come un fantasma, che subito si sposta a pochi metri da me.

Non riesco a scorgere i suoi occhi, perché coperti da disordinati ciuffi di capelli verde acqua, appiccicati alla fronte da tante gocce di sudore. Le spalle sono ingobbite e curve, appesantite dai due codini che la tirano verso il basso come massi.

Alza un pochino la testa e vedo il suo volto, pallido e scavato, dalla tonalità quasi grigiastra (come un cadavere?). Ha la bocca socchiusa e l'angolo destro delle labbra è macchiato da un rivolo di sangue, poi questa si contrae in un ghigno di odio e rancore.

Non ti sarà concesso nessun tipo di perdono! Le tue azioni non possono essere tollerate!” dice quasi urlando, con il dito accusatore puntato verso di me.

La sua voce è spettrale e riecheggia dolorosamente nelle mie orecchie, ma non ho il tempo di curarmene, che la donna mi mostra il suo ventre, macchiato da una larga chiazza di sangue.

 

Ripristino memoria 30%

 

Senza preavviso, la mia testa si riempie di ricordi, travolgenti come un fiume in piena, e gli occhi mi si riempiono di lacrime.

Sento sulla pelle quell'inconfondibile calore, quel liquido rosso che scende sul mio ventre e ripenso a lei, a quella ragazza che era riuscita a far breccia nel mio cuore.

Il ricordo del sul bacio, dato assieme al suo ultimo respiro, mi fa bruciare le labbra e la sua voce mi assorda.

“Era quella ragazza?” chiedo, cercando nella penombra quella figura cadaverica.

Chi poteva essere, se non lei?, rispondo mentalmente a quella stupida domanda e chiudo gli occhi, nella speranza che quel ricordo si interrompa, ma mi sbaglio e quella scena ricomincia.

Rivedo nuovamente quella notte e lei, stretta tra le mie braccia, mentre descrivo un arco verso il suo corpo. Sento di nuovo quella terribile sensazione del coltello nelle sue carni e lancio un grido verso il cielo, perché temo di non poter fuggire da questa spirale di ricordi.

Mi porto le mani al viso e vedo i miei polsi stretti in un paio di manette, le cui catene si allargano verso i confini di questa cella che posso chiamare Limbo.

“Rosso...” dico piano, spossato da questa prima ondata di dolore, e mi sovviene il volto di un'altra donna. Ha i capelli corti e ispidi, striati da qualche ciocca rossa, e gli occhi color dell'argilla.

“Mi ricordo bene dei suoi occhi...”

Ma non il suo nome... aggiungo nella mia testa e cerco di riflettere, di concentrare la mia attenzione su quel dettaglio, nonostante i ricordi di quell'assassinio continuino a tormentarmi. Faccio fatica, ma cerco di fare del mio meglio, riuscendo a scovare un altro ricordo, molto più debole rispetto a quelli legati alla ragazza di prima.

Sento che il suo nome non ha importanza, o perlomeno non è necessario che me ne ricordi subito, perché mi sovviene la promessa che ci scambiammo in quel cimitero...

“Rosso...” ripeto al vuoto, riuscendo a collegare il colore delle manette alla sofferenza di questa donna.

“Rosso, come il sangue che ha visto scorrere... Per colpa Sua...”

Di nuovo mi sento investire dal dolore e dal rimorso, il cuore si riempie di tristezza e mi accorgo che tutte queste orribili sensazioni sono causate dalle mie azioni, riassunte in quella spirale di scene legate all'unico crimine che mi bombarda la mente. Mi sforzo, ci metto tutto me stesso, ma non riesco a ricordare il perché di tutto questo male. Scuoto la testa e abbasso lo sguardo, voglio evitare di vedere queste angoscianti catene rosso sangue... Avrei voluto non desiderare altre sensazioni oltre al freddo e al nero, mi sarei dovuto accontentare e continuare a vivere (se questo può definirsi tale) nella mia ignoranza e nel nero, senza dover vedere nulla.

Eppure la mia anima non trova conforto, anzi, mi sento pervadere dal senso di colpa quando i miei occhi incontrano un altro paio di manette. Queste sono blu cobalto e stringono le mie caviglie in una morsa simile a quella di un serpente. Anche queste si perdono nell'infinità del mio Limbo. Chissà a cosa sono legato? Ha davvero importanza? Non credo...

A quella vista, sebbene dolorosa come quelle appena avute, non mi sorprendo dell'afflusso di ricordi che mi attacca. L'unica differenza è che il protagonista di queste immagini è un uomo... No, c'è un'altra differenza: è come se queste sensazioni fossero più vecchie, come legate alla mia stessa infanzia.

“Ho tradito la sua fiducia...” mormoro quasi piangendo. Ricordo poco, però so di aver fatto qualcosa degna dello stesso Inferno... Ma non so esattamente cosa.

Come per le manette rosse, cerco di fare mente locale, nonostante sia bombardato da scene sempre più dolorose e confuse. Inizio a provare il freddo della pioggia sulla pelle, ma l'aria è secca. Sento la terra fresca e umida sotto ai piedi mentre questi vi affondano, ma mi trovo su un pavimento di pietra.

“Sono vivo?” chiedo allora quando queste sensazioni tornano alla mente, dopo che avevo dimenticato tutto. Faccio prima a non rispondere, il colore delle cavigliere che mi costringono in questa prigione mi ricorda il colore delle lacrime e capisco. Finalmente capisco tutto, o quasi, e scoppio in un pianto disperato.

 

Ripristino memoria 56%

 

Questa è la mia dannazione, la giusta conseguenza alle mie azioni che hanno ferito molte persone, che hanno causato tanto dolore e tristezza in coloro che ho incontrato, ma ancora non capisco cosa mi abbia spinto a comportarmi in questo modo... Posso solo attendere e continuare a subire tutto questo. Fin dal principio, sapevo che la mia anima sarebbe stata destinata all'Inferno.

“Quale principio?” chiedo poi, stendendomi e crogiolandomi nel freddo del pavimento che mi ha accolto finora. Dovrei tentare ancora di ricordare?, penso mentre sento le lacrime scorrere. L'unica cosa che mi rallegra è il fatto di sentirmi ancora umano, poiché prima mi sembrava di aver perso consistenza e coscienza del mio stesso essere.

“Non voglio più ricordare, non ce la faccio più...”

Il tempo continua a scorrere, la mia mente continua a essere attaccata da una terribile spirale di ricordi, tutti legati a tre individui che so di aver ferito, ma ogni tanto sento di poter respirare. Tra le immagini che mi si parano davanti gli occhi, si fanno spazio brevi frangenti di pura pace, illuminati da un sole luminoso e accompagnati da una delicata brezza marina.

Ogni volta che mi ritrovo a contemplare quei momenti, sento che la mia dannazione si placa per pochi preziosi minuti (minuti?) e inizio a sorridere alla figura femminile che mi affianca.

Non capisco chi sia, non ricordo questa ragazza la cui presenza allevia la mia sofferenza. So solo che voglio tornare a quei tempi lontani al suo fianco e poter stare con lei. Ma appena il mio corpo sembra rilassarsi, riparte ancora come un filmato la notte dell'assassinio e di nuovo mi irrigidisco, per poi esplodere in un pianto disperato e in un urlo che implora la pietà di quelle persone protagoniste dei miei incubi.

“Basta!” ripeto per la centesima volta, aspettando la risposta della figura cadaverica mentre mi aggrappo ancora alle immagini con la misteriosa ragazza dai capelli biondi. Per ora, o forse per l'eternità, quella ragazza dai capelli dorati è la cosa più preziosa che mi rimane.

Il circolo continua, il dolore persiste e la sofferenza non mi dà tregua... Voglio solo che tutto ciò finisca il prima possibile, ma so che la punizione che mi merito è eterna.

 

Ripristino memoria 72%

*****

 

Il sole sta tramontando e la mia ombra si allunga sempre più verso la spiaggia, mentre le onde mi lambiscono le caviglie. La brezza marina è piacevole e si mescola al profumo della camicia che indosso. Gli occhi sono umidi e la vista appannata, mentre le mia dita stringono una bottiglia di vetro, la cui meta è il sole che ho di fronte.

Mi giro un attimo e osservo le poche persone che camminano sulla spiaggia. Loro ridono, sono felici e vittoriosi, poiché la testa della Principessa è rotolata. Solo ora comprendo i miei errori e il male fatto. Ciò che più rimpiango è averlo capito troppo tardi, a discapito della persona che più di tutti mi ha voluto bene, se non amata.

La presa delle mie mani si fa più dura e volgo lo sguardo verso il Castello, la mia casa...

No, non lo è più...” dico alle onde, ripensando a tutto ciò che Len ha fatto per me. Come faccio a chiamare quel luogo casa, ora che lui non c'è più? Credevo lo fosse, prima che irrompesse nella mia vita con quel suo modo di fare... Credevo fosse la mia casa, ma da quando lui è arrivato, ho iniziato a pensare che fosse stato lui a darmi quella sensazione di benessere e sicurezza... Rimpiango ogni mia singola azione...

Il suo sorriso e la sua gentilezza mi sovvengono dolcemente alla mente e sento di non poter trattenere le lacrime.

Scuoto la testa e mi dico di resistere. Non posso piangere, non ora almeno! Perché non dovrei piangere?, penso poi, cercando di dare un senso a ciò che mi è rimasto, nonostante abbia trattenuto le lacrime sino al momento fatidico in cui la ghigliottina è calata sulla sua gola.

Per lui... Mi ha chiesto di continuare a sorridere. Volevo che mi vedesse sorridere e che avesse un ultimo bel ricordo...”

Len ha sempre voluto che sorridessi, che fossi felice e ha fatto cose imperdonabili solo per i miei stupidi capricci.

Al diavolo Kaito! Al diavolo quella ragazza! Voglio solo Len qui con me!”

Il mio urlo si perde tra le onde, la mia preghiera pare non riuscire a raggiungere nessuno, è come se i gabbiani stessero portando le mie parole nel nulla. Voglio Len, voglio che torni da me!

Mi stringo nelle spalle, inspirando il profumo del mio gemello e ripenso ancora a lui. I giorni in cui mi arrabbiavo con lui e lui non diceva nulla, semplicemente mi assecondava, il mio compleanno e il suo sorriso quando mi ha dato il mio regalo, la notte che abbiamo dormito insieme e il giorno in cui è ritornato sporco di sangue. I ricordi sono dolorosi e vorrei poter urlare al mondo le mie scuse, vorrei che la mia voce potesse raggiungerlo, ovunque lui sia.

Alzo gli occhi al cielo ambrato e canto. Senza che me ne accorga, dalla mia bocca esce la ninna nanna che eravamo soliti cantare prima che lui partisse. Sento la mia voce tremare ma non riesco a smettere, nelle note che escono dalla mia bocca esce tanto dolore, risentimento e dispiacere.

Vorrei poter tornare indietro e cambiare le cose... Avrei voluto che tutto ciò non non fosse mai accaduto...

Mi siedo nell'acqua fredda e lascio la bottiglia, che viene trasportata dai flutti verso l'orizzonte. La osservo, continuando a canticchiare, e spero che il mio messaggio arrivi, ovunque lui sia, che si trovi all'Inferno o in Paradiso, oppure che mi aspetti in un'altra vita. Desidero solo che il mio messaggio giunga fino a lui, perché se una volta questo gesto mi risultava indifferente, ora rappresenta la mia unica possibilità di redenzione.

Mi dispiace... Perdonami, se puoi...

Mi guardo ancora intorno e mi pare di scorgere la sua immagine accanto alla mia, riflessa nelle onde, ma so che è una mera allucinazione e sorrido, divertita dalla mia stupidaggine e dalla mia stoltezza.

Vorrei poterti raggiungere... Perdonami...”

 

*****

 

“Che succede?”

Lontano, forse lontanissimo, inizio a sentire qualcosa, come una specie di canto. Desidero potermi avvicinare, ma sono incatenato e il mio corpo è troppo pesante. La voce è diversa da quella della ragazza che mi ha condannato, è semplicemente triste, riesco a percepirlo chiaramente.

La canzone procede, pare una ninna nanna e, come i vaghi ricordi della ragazza bionda, dona al mio corpo una pace e una calma che non mi sarei mai aspettato. È come se il freddo se ne fosse andato... È come se la luce che illumina questo luogo venisse da questa lontana cantante...

“Ti prego... Non lasciarmi nel silenzio...” dico alzando lo sguardo e chiudendo gli occhi, beandomi di quelle note che danno la pace alla mia anima.

“Rin...”

Mi sovviene il suo nome e finalmente ricordo tutto: il perché delle mie azioni, il perché di quel dolore e di questa dannazione. Finalmente capisco e mi torna alla mente l'ultimo istante con Rin. Le sue lacrime scorrevano sulle sue guance e sorrideva, nonostante sapesse cosa stava per accadere... Voleva che l'ultima cosa che vedessi fosse il suo sorriso.

Le sono grato per quel gesto e sono felice che sia riuscita a dimostrarsi forte in un momento come quello, eppure mi chiedo dove sia e cosa stia passando. È rimasta sola, non posso proteggerla e desidero fermamente poterla raggiungere. Maledico queste catene e nuovamente lei inizia a cantare. In lontananza, le onde che si infrangono sulla spiaggia fanno da sottofondo alla sua nenia.

Rimango in ascolto, le parole si fanno più chiare, come se avesse aggiunto altri versi.

Mi dispiace, perdonami!, dice la sua voce e io mi aggrappo a lei, chiudendo gli occhi e subendo ancora questa dannazione. Ciò che mi rincuora è sapere il perché, per poter sopportare questo Inferno.

 

Ripristino memoria 97%

 

Dopo aver tenuto gli occhi chiusi un tempo che mi pare interminabile, una debole luce mi costringe ad aprire le palpebre, poiché questa riesce a raggiungere i miei occhi. In alto, accanto alla chiave, discende su di me una piccola luce che sembra una lucciola. Si muove con grazia e mi dona un calore inaspettato, diverso da qualsiasi cosa io abbia provato qui.

“Cos'è?” chiedo e da essa scaturisce un bagliore quasi accecante, doloroso per quanto tempo io abbia passato nelle tenebre. Mentre cerco di capire cosa sta accadendo, sento arrivare un messaggio. Sicuramente il Suo messaggio...

 

Mi dispiace, ti voglio bene...

 

Tutto il tempo che hai trascorso qui è stata la conseguenza delle tue azioni... Ma ciò non significa che tu non possa redimerti!” dice una voce che riconosco e che mi fa tremare, anche se questa volta per la sorpresa. È infatti dolce, come la ricordavo prima di allora, nei miei ricordi. Apro gli occhi e la vedo, sorridente e raggiante, mentre i suoi lunghi capelli sono mossi da una dolce brezza.

Miku mi si avvicina e si china su di me, prendendo entrambe le mie mani e accarezzando le catene rosse che mi costringono qui.

Faremo in modo che le tue azioni ti possano essere perdonate... Dopotutto, qualcuno ti sta aspettando!” dice, mentre gli abiti della notte della sua morte vengono sostituiti da una camicetta senza maniche e una gonna che le arriva a metà coscia. Ha un'aria strana e un tatuaggio sul braccio: 01. Mi chiedo cosa significhi, ma qualcosa attira la mia attenzione.

Le catene cadono e si frantumano in mille schegge brillanti, che si muovono con grazia nell'aria. Le seguo con lo sguardo e lo stesso fa Miku, mentre queste si concentrano in un unico punto, per poi assumere le sembianze della donna a cui le avevo associate.

Eccola là, Meiko, che mi guarda con dolcezza nella sua armatura rosso sangue.

“M-Mi dispiace...” cerco di dire, ma lei subito mi intercetta e parla, mentre nella sua voce manca quel tono minaccioso che mi aveva sempre riservato. Anche i suoi abiti cambiano e vengono sostituiti da una canotta e una gonna rosse. Anche lei, sul braccio ha un tatuaggio, ma non riesco a vederne il numero.

Cambieremo questi fatti. Faremo in modo che tu possa redimerti!”

Sono senza parole e lei continua a sorridere, venendo verso di me e chinandosi, con le mani poggiate sulle cavigliere. Intanto, tutt'attorno, la luce pulsa come fosse viva, con lo stesso ritmo di un cuore che batte. In alto, la molla ha iniziato a muoversi. Sta caricando, penso e poi mi soffermo sulle ultime catene che, come quelle di Meiko, cadono e si polverizzano in una nube azzurrina.

Kaito si materializza a pochi passi da me, con la stessa espressione delle due donne che mi affiancano. Mi guarda senza rancore, fa così strano. Tutto è così strano. Niente più dannazione, niente più solitudine né tanto meno oscurità. L'uomo che ho sempre considerato come un fratello fa qualche passo nella mia direzione e anche lui parla, dicendo qualcosa che per ora mi risulta poco comprensibile.

Non dimenticare ciò che hai fatto, lotta per fare ammenda. Questo è il tuo nuovo compleanno!”

Mi tende la mano e mi aiuta ad alzarmi, per poi indicarmi un punto lontano in questa distesa bianca. Mi dice di guardare attentamente e intravedo una specie di lastra, che solo dopo pochi secondi associo a uno specchio. Ho paura e mi volto verso le ragazze, temo ancora che tutto ciò sia uno scherzo della mia mente: potrei ricadere nelle tenebre da un momento all'altro.

Miku mi guarda e sorride, come se avesse letto i miei pensieri e dice, serena: “Vai! Lei ti aspetta, non c'è più malvagità in questo luogo!”

La mia mano destra passa per l'ultima volta sul mio collo, il ricordo della ghigliottina è ormai lontano, e inizio a correre, sotto lo sguardo clemente di coloro che mi hanno perdonato.

 

“Grazie.”

 

*****

 

La stanza è illuminata da numerose luci, una di esse è puntata direttamente sulla mia testa. Fa caldo e si sente un fastidioso sottofondo meccanico, che viene addolcito dal suono di un carillon. Suona piano e dona all'atmosfera qualcosa di irreale, come fossi appena uscito da un sonno lunghissimo.

Sbadiglio e mentre apro gli occhi, mi accorgo dei numerosi schermi accesi, tutti recanti sagome umane renderizzate da linee verdi. Accanto alle figure, ci sono i nomi delle persone che ho sognato, assieme a dati come età, altezza e altri che non capisco.

“Sto sognando?” mormoro con la voce impastata dal sonno. Voglio muovermi ma mi sento pesante. Questa volta non mi sento costretto e mi rilasso, continuando a fissare i monitor: su uno di essi, vi è il nome di Miku e mi chiedo se stia bene. “Spero proprio di sì...”

Presto sento dei passi e qualcuno parlare. Non capisco esattamente cosa stiano dicendo, parlano di dati e memoria ripristinati. Quando nominano il mio nome, mi irrigidisco e cerco di fare qualcosa. Il discorso mi incuriosisce, discutono di una specie di programma. Credo si chiami “Vocaloid Project” ma non voglio azzardare ipotesi.

All'improvviso, il volto di un uomo mi si para davanti e sussulto. Lo squadro diffidente, ma lui accenna un sorriso e mi porge la mano, che afferro piano, mentre l'altra è occupata da una cartellina. È uno scienziato, penso, ma la cosa che più mi stupisce e che i miei movimenti si fanno più rapidi di quello che mi aspettavo, perciò mi faccio forza e lo seguo.

“Vieni...”

Obbedisco e mi conduce per un lungo corridoio bianco, illuminato da tante lampade al neon. Le pareti sono nude e non ci sono suoni, nemmeno una finestra per poter vedere all'esterno. Dopotutto non mi importa, la curiosità mi spinge ad avanzare.

La fine del corridoio è davanti a me e la porta si apre su due figure.

Una donna con un camice bianco mi guarda teneramente, mentre tiene per mano una ragazza dai capelli biondi, raccolti da un fiocco bianco. La osservo e noto abiti simili ai miei, solo più corti: una canotta bianca e un paio di pantaloncini. Sul braccio ha un tatuaggio, simile a quello che aveva Miku. Il numero è 02 e, anche se non l'ho visto, so di averne uno identico.

L'uomo che mi accompagna mi poggia le mani sulle spalle, l'espressione della ragazza si contrae come se stesse per piangere. Mi chiedo perché. So solo che non voglio che pianga.

“Ti ricordi il suo nome?” chiede lo scienziato.

Lei annuisce e sorride: “Sì, che me lo ricordo... Len...”



Angolo Autrice ^^
Salveeeee! Che cosa è questo? Uh, il capitolo finale di questa fic! 
Avevo detto che sarebbe stato postato verso ottobre? Beh, sono stata colta dall'ispirazione, quindi eccoci qui. Ammetto che sia un capitolo abbastanza complicato e per certi versi strano, sono la prima a dirlo... Ma ehi! Sto parlando dal punto di vista di un morto che è rinato, quindi cos'altro avrei potuto dire? Lasciamo stare e spero che vi sia piaciuto.
Vi ringrazio per avermi seguita fin qui, per aver letto/seguito/ricordato/preferito questa storia. Ringrazio inoltre tutti i lettori silenziosi e coloro che hanno speso parte del proprio tempo per recensire questo mio lavoro e poi boh, ci vediamo alla prossima storia ^^
Nell'attesa della prossima fic, intanto vi lascio questa, la mia piccola originale ^^

"E se non ci fosse un Eroe?"

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2957402&i=1

Un bacione, 
Dark Sun

   
 
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