Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars
Segui la storia  |       
Autore: JessyJoy    06/09/2015    1 recensioni
Shannon, quarantaquattro anni, ha finalmente deciso di mettere la testa a posto chiedendo alla sua compagna di sposarlo. Ma il cammino verso l'altare è ancora lungo e le insidie si celano dietro ogni angolo. Tra ricordi del loro passato, amori dimenticati e vecchie dipendenze, dovranno fare affidamento solo sul loro amore per superare ogni ostacolo e arrivare più uniti che mai al giorno del fatidico Sì.
Ma dopotutto nemmeno le favole finiscono sempre con un lieto fine e loro lo sanno; dovranno mettercela tutta per coronare quello che all'inizio era solo un sogno.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Shannon Leto, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Once upon a dream

 

CAPITOLO 15

24 Dicembre 2015, New York

Mentre mi alzo dal letto mi rendo conto che oggi è la vigilia di Natale. Mi sento un po’ strana, come se mi mancasse qualcosa. So che a farmi questo effetto è l’assenza della mia famiglia. Abbiamo sempre festeggiato insieme, cenando prima di aprire i regali sotto l’albero. Quest’anno non sarà così.
-Cosa ti va di fare oggi?- domanda Shannon mentre ci sediamo al bancone della cucina per fare colazione.
-Potremmo fare il giro per New York che non abbiamo fatto ieri, e fare un po’ di spesa per la cena di stasera- rispondo.
-D’accordo- risponde Shannon. -Mi sembri un po’ triste-.
Scuoto la testa -No, mi sembra solo strano che non ci saranno le nostre famiglie-.
-Se mi avessi detto che volevi festeggiare con loro saremmo partiti dopo Natale-.
-No, Shannon. Va bene così. Sarà comunque un Natale meraviglioso, saremo io e te-.
Shannon sorride -Finisci di mangiare, così andiamo a vedere un po’ di vie illuminate. Cosa ne dici di comprare anche qualche regalo per quando torneremo a casa?-.
Annuisco -Potremmo metterli sotto l’albero, è così vuoto e triste ora-.
Shannon si volta verso la sala per osservarlo -Hai ragione-. Poi si alza e sparisce in camera nostra. Pochi istanti più tardi compare nuovamente con una scatola celeste tra le mani, si avvicina all’albero e la posa sotto di esso. -Così va meglio?- chiede.
-Shannon, questo cos’è?- domando sgranando gli occhi mentre lo raggiungo.
-Il tuo regalo di Natale-.
Non ci posso credere, Shannon mi ha preso qualcosa di Tiffany, qualcosa che sono certa si accompagnerà all’anello che mi ha regalato il mese scorso per il nostro fidanzamento. Dalle dimensioni del pacchetto sono sicura non si tratti di un portachiavi.
-Shannon, tu sei pazzo. Ieri ti ho detto che non volevo niente-.
-Lo so- risponde lui sollevando le spalle mentre torna in cucina. -Te l’avevo già preso la settimana scorsa-.
-Ma come…-.
-Sapevo esattamente cosa volevo regalarti e poi sapevo mi avresti detto che non volevi nulla-.
-D’accordo, ma Tiffany? Mi hai già preso l’anello, gli avrai lasciato un capitale per questo! Shannon, non dovevi-.
-Prima di preoccuparti, devi vedere cos’è! Potrebbe sempre essere un piatto da portata-.
Sollevo lo sguardo oltre il bicchiere di succo d’arancia. Conoscendolo, dubito altamente che la scatola possa contenere un vassoio. -D’accordo. Allora adesso tocca a me- mi alzo e vado in camera. Quando torno pochi istanti più tardi reggo tra le mani una piccola scatola. -Questo è il mio regalo di Natale- sussurro posandolo accanto al suo. La dimensione rispetto l’altro pacchetto è decisamente più modesta, ma so che a Shannon piacerà da morire.
-Cartier?-.
Mi stringo nelle spalle cercando di trattenere un sorriso.
-Posso tirare ad indovinare?-.
-Assolutamente no! Mi conosci troppo bene, sono certa che lo scopriresti subito, e io non sono brava a dire bugie-.
Shannon inarca un sopracciglio con fare spiritoso -Sicura? Mi pare che tu sia stata piuttosto brava tempo fa-.
Arrossisco violentemente -È un discorso passato. Quindi non pensiamoci più. Babbo Natale è arrivato, usciamo e ritorniamo sul discorso a mezzanotte-.
Shannon mi stringe -Whitney, sarà un Natale meraviglioso. Te lo prometto-.
Annuisco -Lo so, Shannon-.
Mentre siamo in camera che ci vestiamo Shannon interrompe i miei pensieri che stanno vagando verso la scatola celeste posata sotto l’albero. -Prima che usciamo devo dirti un’altra cosa-.
-Quando fai così mi spaventi- rispondo allacciando gli stivali.
-Non mi andava farti cucinare stasera, così ho ordinato la cena in un piccolo bistrot qui vicino-.
Mi volto verso di lui -Mi faceva piacere cucinare per te, Shannon-.
-Lo so. Ma volevo viziarti un po’. Fanno da mangiare davvero bene in questo posto, e consegnano a domicilio. Avremo il nostro cenone di Natale in tavola alle otto-.
-Va bene. Cos’hai ordinato?-.
-Lasagne, tortellini, arrosto, pollo, patate e qualcos’altro che non ricordo-.
Lo guardo sconvolta -Shannon, non pensi che sia un po’ esagerato?-.
-Sono certo che dopo le compere di oggi saremo capaci di finire tutto- risponde posandomi un bacio sulla fronte.

Dieci minuti più tardi usciamo di casa per dirigerci, mano nella mano, verso Fifth Avenue, la quinta strada, il cuore pulsante dello shopping newyorkese. Sono esaltata come una bambina. Le vetrine scintillano davanti ai nostri occhi, sono addobbate da luci, palline, pupazzi natalizi. Da ogni negozio escono musiche e caldi profumi.
-Shannon, è tutto meraviglioso- sussurro mentre passiamo davanti a Tiffany. La mia mente corre nuovamente alla scatola posata sotto l’albero, non posso fare a meno di sbirciare la vetrina, chiedendomi cosa potrà mai avermi regalato.
-Cosa ne dici di fare un giro sull’Empire State Building? Possiamo vedere tutta Manhattan-.
-D’accordo- rispondo stringendo la presa sulla sua mano. Non sono mai stata sull’Empire, ma Shannon l’ha sempre descritta come un’esperienza meravigliosa.
Così quando arriva mezzogiorno ho già un sacco di foto nel telefono e molte cose da raccontare.
Siamo saliti fino all’ottantaseiesimo piano, sulla terrazza che ci ha permesso una visione a trecentosessanta gradi della città di New York. Non contenti abbiamo preso l’altro ascensore per arrivare al centoduesimo piano, dove si trova l’osservatorio, una terrazza completamente chiusa da pannelli di vetro.
Dopo di che, abbiamo proseguito lungo la quinta strada incontrando la Cattedrale di San Patrizio, un’enorme costruzione in stile neogotico. Dopo averla visitata siamo giunti all’ultima meta della nostra mattinata, Rockefeller Centre.
Sto osservando la grande pista da pattinaggio che brilla luminosa sotto il grande albero di Natale. Sono stretta a Shannon.
-Ti va di fare un giro sui pattini?- mi domanda.
Guardo la gente che si muove sicura su di essi. -Non so. Non ci sono mai andata-.
-Penso non sia molto diverso dai pattini a rotelle-.
-Non credi sarebbe il caso di mangiare qualcosa prima?-.
Shannon lancia un’occhiata all’orologio. -È già mezzogiorno. Potremmo mangiare e proseguire con i nostri giri, dobbiamo ancora acquistare tutti i regali-.
Annuisco -Rimandiamo l’avventura con i pattini ad un altro giorno-.
Shannon mi stringe in vita sorridendo e mi conduce verso un piccolo ristorante che si affaccia sulla piazza.
-Cosa ne dici di mangiare qui? È un locale italiano, ci sono stato poche volte, ma i piatti che fanno sono fenomenali-.
-D’accordo- rispondo seguendolo verso l’interno del ristorante Luigi’s.

***

-Non ho mai mangiato così bene- dico quando un’ora più tardi stiamo uscendo dal locale. Mi sento pieno come un pallone. Abbiamo ordinato antipasto all’italiana, con salumi e formaggi, primo composto da risotto alla milanese e lasagne, secondo formato da bracciola di maiale con contorno di patate al forno e verdure bollite. Credo sia il primo ristorante italiano all’estero che mi soddisfa così tanto.
-Non so chi mangerà tutta la roba che hai ordinato questa sera-.
Sorrido -Se dovessimo avanzare qualcosa risolviamo il problema del pranzo di domani. Altrimenti andremo al ristorante-.
Whitney mi stringe contro il suo fianco, credo stia pensando alla sua famiglia. Non voglio che sia triste per questo motivo, non quando mi sembrava così convinta di voler venire via con me in questi giorni.
Mi fermo, tirandola verso di me, le sollevo il viso e guardo i suoi occhi blu che riflettono le luci di New York. -Sei bellissima- sussurro sulla sua bocca. Arrossisce e sposta lo sguardo verso il basso, ne approfitto per chinarmi sulla sua bocca e baciarla.
-Facciamo un giro a Central Park?- domanda poco dopo quando ci incamminiamo nuovamente lungo la via.
-Sì, poi possiamo tornare indietro e finire gli ultimi acquisti-.
Intanto ha ripreso a nevicare e le vie sono sempre più affollate. Ci facciamo strada lungo il marciapiede, quando Whitney improvvisamente si blocca.
Mi fermo, tornando indietro verso di lei. Sta guardando verso l’alto e sul viso ha un’espressione colma di meraviglia. Sembra una bambina che ha appena aperto il più bel regalo di Natale della sua vita.
Seguo il suo sguardo fino a trovarmi davanti un maestoso palazzo bianco alto venti piani.
-Il Plaza- la sento sussurrare accanto a me. Molla la presa dalla mia mano fino ad avvicinarsi ai cancelli del palazzo. -Shannon- mi chiama incapace di staccare gli occhi dalle finestre della facciata.
Mi avvicino a lei -Cosa c’è?-.
-Noi… potremmo sposarci qui-.
La osservo, penso mi stia prendendo in giro, ma dalla sua espressione capisco che questo non è uno scherzo. -Whitney, è una cosa impossibile-.
-Ma guardalo, è così bello-.
-Whitney siamo a New York, abbiamo duecentosettanta invitati a Los Angeles-.
Torna a puntare i suoi occhi nei miei -Possiamo entrare a visitarlo?-.
Ho grandi dubbi sul fatto che abbia ascoltato le mie parole. -Solo visitarlo?-.
Ma Whitney mi ha già preceduto oltre i cancelli e sta varcando i portoni in vetro.
L’atrio è di marmo scintillante e i grossi lampadari di cristallo illuminano la sala. Whitney si sta dirigendo verso il banco della reception e so che per quanto potrò camminare veloce non riuscirò a raggiungerla in tempo.
-Buongiorno- la sento sussurrare alla ragazza dietro il banco. -Ecco noi…- si volta verso di me arrossendo e aspettando che mi metta al suo fianco. -Ci sposiamo fra sei mesi e staremmo cercando una sala dove poter fare la cerimonia e la festa-.
La ragazza mi osserva e per un istante, dalla faccia che fa, credo le stia per venire un attacco di cuore. -Non ci posso credere! Shannon Leto al Plaza. Io sono Marge- dice porgendomi una mano. Esce da dietro il banco fino a portarsi al mio fianco, è davvero minuta, anche se indossa alte scarpe con il tacco. -Tutto questo sarebbe vietato dal protocollo, ma sono una vostra grande fan. Possiamo fare una foto insieme?-.
Cerco di reprimere un sorriso, soprattutto davanti alla faccia di Whitney che è stata brutalmente ignorata.
-Ma certo- rispondo afferrando il telefono che la ragazza mi porge. Mi volto verso la mia compagna -Puoi farci una foto? Ti prometto che poi avrai la tua visita guidata- aggiungo in un sussurro facendole l’occhiolino.
Whitney afferra ciò che le sto porgendo con uno sbuffo. -Avvicinatevi- borbotta cercando di contenere l’irritazione. Dopo aver scattato un paio di foto porge il telefono alla ragazza.
-Grazie, Shannon. Questo è un bellissimo regalo di Natale- replica la ragazza riprendendo la sua posizione dietro al bancone. -Allora, tornando a noi. Quando vi sposate?-.
-Il ventisette giugno- esclama Whitney sbattendo la mano sul piano di marmo rosa, mettendo l’anello in bella mostra. La ragazza sussulta e non può fare a meno di lanciare uno sguardo alle sue dita laccate di rosso che brillano insistenti.
-Non ne sapevo nulla. Non avete annunciato questa cosa-.
-No- rispondo precedendo Whitney -Vogliamo che sia una cosa segreta, sai per i giornali-.
Lei annuisce, poi estrae un grosso librone da sotto il banco. Inizia a consultarlo. -Credo potrei trovarvi un posto per quel giorno. Posso farvi vedere le sale disponibili-.
-Noi volevamo solo dare un’occhiata in giro. Non siamo ancora certi del posto in cui vogliamo sposarci, veniamo da Los Angeles-.
-D’accordo, allora vi mostrerò il palazzo, poi potrete decidere con calma. Non troppa- aggiunge ridacchiando -Qui le sale vanno praticamente a ruba-.
Dopo aver chiamato un suo collega per sostituirla alla reception la seguiamo lungo un corridoio.
Devo dare atto a Whitney, questo posto è davvero fantastico. Le sale dei ricevimenti sono meravigliose, una è ancora addobbata per un matrimonio avvenuto la mattina. Non fatico ad immaginarmi qui con lei, mentre ci sposiamo.
-Abbiamo delle Wedding Planner fantastiche- spiega -Se deciderete di sposarvi qui potrete scegliere da chi farvi seguire e lei penserà a tutto il resto. Visto che abitate così lontani sarebbe la soluzione migliore per voi-.
Whitney annuisce mentre si guarda intorno -Potremmo lavorare via Skype- propone.
-Mi sembra un’idea fantastica- prosegue Marge, -Inoltre può essere richiesto qualunque tema e noi provvederemo a realizzarlo-.
-Pensavo non volessi una Wedding Planner- sussurro al suo orecchio mentre torniamo nell’atrio.
Whitney si volta verso di me -Non avevo nemmeno preso in considerazione l’idea di sposarci a New York-.
-Infatti non è ancora detto che si possa- replico.
-Come?-.
-Whitney, cerca di ragionare…-.
-In questa busta troverete tutte le informazioni- ci interrompe Marge. -Prezzi, orari e contatti telefonici-. Prende una pinzatrice e ferma il suo bigliettino da visita sul fronte. -E qui ci sono i miei recapiti. Per qualunque informazione resto al vostro servizio-.
-Grazie- dico afferrando la busta che ci sta porgendo. -Le daremo un’occhiata e cercheremo di prendere al più presto una decisione-.
-Un’ultima cosa- la osservo in attesa -Potresti farmi un autografo?- chiede spingendo verso di me una piccola agenda azzurra.

Quando lasciamo il Plaza Whitney sembra piuttosto irritata.
-Possibile che in ogni posto in cui andiamo le ragazze debbano sempre sbavarti addosso?- chiede acida.
Cerco di prenderle la mano, ma lei la ritrae con un brusco movimento, mettendola nella tasca della giacca.
-Non posso farci nulla se la gente mi conosce- sbotto.
-Puoi evitare di fare gli occhi dolci a tutte le ragazze che ti chiedono una foto-.
-Occhi dolci? Whitney, ma che diavolo stai dicendo? Ho solo cercato di essere gentile con quella ragazza. Così tu hai potuto visitare l’albergo come desideravi-.
Sbuffa -Certo, come no-.
Mi blocco in mezzo al marciapiede -In ogni caso hai iniziato tu. Se non fossi entrata al Plaza nessuna ragazza mi avrebbe domandato l’autografo. Pensavo fossimo d’accordo di decidere insieme dove svolgere la cerimonia-.
-Ma è il Plaza- sussurra stringendo le labbra.
-Siamo a New York-.
-E allora?-.
-Whitney, ti prego ragiona. Come possiamo portare qui più di duecento persone? Dovremo affittare l’intero hotel-.
-Justin Timberlake si è sposato in Italia, sarà stato un viaggio ben peggiore che Los Angeles-New York!-.
-Sì, ma ti ricordo che al loro matrimonio gli invitati non arrivavano a cento-.
-D’accordo, eliminiamo nomi dalla lista- esclama concitata.
-Whitney, cerca di essere ragionevole. Vuoi un matrimonio in pompa magna o vuoi ricordarlo come il giorno più bello della tua vita, insieme alla tua famiglia e ai tuoi amici?-.
-È il Plaza. È meraviglioso. Hai visto anche tu, tutte le luci e i colori, non ti ci vedresti bene?-.
-Certo che mi ci vedrei. Ti ho immaginato dentro la sala, mentre avanzi verso di me, ma è una cosa impossibile da realizzare-. La osservo mentre stringe le labbra. -Whitney, non voglio litigare con te la vigilia di Natale. Facciamo così, quando domani ci sentiremo con le nostre famiglie per gli auguri, proveremo a parlarne anche a loro. Jared saprà consigliarci sicuramente-.
Annuisce lentamente -Va bene. Mi sembra un buon compromesso-.
-Allora adesso torniamo verso casa. Finiamo gli ultimi acquisti e ci prepariamo per la cena-.
Riesco a riprendere la sua mano e lentamente torniamo a casa.

***

Usciamo dall’ascensore del palazzo che sono quasi le sette. Siamo carichi di pacchetti  e borse da depositare sotto l’albero. Sono sicura che assumerà un aspetto più felice.
Non abbiamo più nominato l’argomento Plaza, ma ha martellato insistente nella mia mente e non ho potuto fare nulla per scacciarlo. So che sarebbe una scelta difficile, ma per il momento è stato l’unico posto che mi sia piaciuto veramente e in più è libero per il nostro giorno. Devo convincere Shannon.
Abbiamo quasi raggiunto il nostro appartamento quando la porta difronte ad esso si apre, lasciando uscire una donna mora, molto formosa che tiene per mano un bambino.
-Shannon!- esclama sorpresa non appena incrocia il suo sguardo -Non sapevo fossi a New York-.
-Megan, ciao. Siamo arrivati l’altra sera, festeggiamo qui il Natale- risponde Shannon. Faccio uno sforzo enorme per cercare di non mostrare la mia irritazione. -Lei è Whitney- dice poco dopo ricordando improvvisamente le buone maniere. -La mia compagna. Ci sposiamo a giugno-.
-Davvero? Congratulazioni- dice rivolta a me.
-Grazie- rispondo serafica.
-Non pensavo fossi il tipo che crede in queste cose-.
Cerco di trattenermi.
-Già. Finché non l’ho incontrata-.
Cerco di fingermi soddisfatta dalla sua risposta.
-Lui è Joshua. Ha sei anni-. Dice rivolgendosi al bambino che si nasconde timido dietro le sue lunghe gambe.
-Non sapevo avessi un figlio-.
-Già. Bè, è passato molto tempo da quando uscivamo insieme-.
Lancio uno sguardo verso Shannon, sperando che sappia di essere nei guai.
-Ragazzi, è stato un piacere incontrarvi- ci interrompe -Ora devo scappare, questa sera tocca a suo padre tenerlo. Passate un buon Natale- dice e si allontana lungo il corridoio.
Vado verso la nostra porta -Io faccio una doccia- esclamo mollando le borse sul pavimento e dirigendomi verso la camera.
Shannon mi segue. -Va tutto bene?-.
-Certo- rispondo continuando a dargli le spalle e cercando la mia biancheria nel cassetto.
Lo vedo dallo specchio sopra la cassettiera, si è seduto il letto portandosi una mano a coprirsi il viso.
-Forse prima o poi scoprirò quante donne hai avuto nella tua vita-.
-È stata una storia molto breve, te lo assicuro-.
-In ogni caso c’è stata-.
-È stato prima di conoscerci-.
Sbuffo ironica -Certo, per te ogni scusa era buona per portarti a letto una donna diversa ogni sera. Cos’era, quella che ti facevi quando eri in vacanza a New York? E ancora ti domandi perché ho aspettato due mesi per baciarti? Conoscendoti è stato anche troppo poco-.
-Whitney, ma come ti viene in mente di dire una cosa del genere? Non sono mai stato quel tipo di uomo. Ho avuto delle donne, forse tante, ma non me ne sono mai approfittato-.
Mi volto guardandolo -A volte proprio non ce la faccio-.
-A far cosa?- domanda alzandosi.
-A rendermi conto che tu sei bellissimo e che devo condividerti con il mondo-.
Shannon scuote la testa -Non mi devi condividere proprio con nessuno- sussurra prendendomi le mani. -Io sono tuo- solleva il mio anulare sinistro davanti ai miei occhi -E questo deve ricordartelo ogni giorno. Ho scelto di sposare te, ed è un impegno che voglio portare avanti tutta la vita-.
Abbasso lo sguardo -Lo so. Mi dispiace-.
-Non importa. È un periodo un po’ difficile, il matrimonio sta influendo su entrambi. Non volevo discutere con te prima, quando eravamo per strada-.
-Non fa niente. Avevamo stabilito di non parlarne più-.
-Non voglio che tu sia triste oggi-.
-Shannon, sto bene. Siamo insieme ed è questo l’importante. Ora mi farò una doccia e poi ceneremo e sarà tutto perfetto, come al solito-.
Afferra l’intimo di pizzo nero che ho appoggiato sulla cassettiera -Questo non va bene oggi-. Apre il mio cassetto ed estrae biancheria di seta rossa. -Dovresti mettere questo-.
Gli sorrido, sa che trovo tremendamente eccitante quando è lui a decidere l’intimo che devo indossare.

Mezz’ora dopo, quando esco dal bagno mi sento più rilassata. Entro in salone, lo stereo sta diffondendo musiche natalizie, ma Shannon non è da nessuna parte.
-Dove sei?- chiamo entrando in cucina.
Si aprono le porte scorrevoli della sala da pranzo. -Sto preparando il tavolo per la cena- risponde uscendo e chiudendosi la porta alle spalle.
-Posso aiutarti- replico cercando di capire cosa stia succedendo.
-In realtà… no- risponde lui. -Ti sto preparando una sorpresa-.
-Una sorpresa?-.
-Sì, sai… tipo quando ti ho chiesto di sposarmi-.
La mia bocca forma una piccola “O” di stupore. -Va bene. Allora vado in camera a leggere-.
-Io invece vado a lavarmi. Posso fidarmi di te?-.
-Cosa vuoi dire?-.
-Non sbircerai in sala mentre non ci sono?-.
-Shannon, mi hai preso per una bambina?-.
-Volevo solo assicurarmene-.
-In ogni caso, se fossi quel tipo di persona, sarebbe come dirmi non premere il pulsante rosso-.
Shannon ridacchia mentre rientriamo entrambi in camera.
Dieci minuti più tardi mentre sono sdraiata a letto suona il campanello dell’ingresso.
-Vado io. Dev’essere la cena- dice Shannon comparendo sulla porta del bagno con indosso solo un asciugamano bianco attorno ai fianchi.
Sollevo un sopracciglio -Dove penseresti di andare in quelle condizioni?- chiedo saltando in piedi. -Vado io alla porta-.
-No, Whitney. Vado io- dice cercando un paio di pantaloni e una maglia.
Sbuffo -Uffa. Ma cosa c’è di così segreto in questa cena?-.
-Voglio che tutto sia perfetto-.
Sollevo lo sguardo buttandomi nuovamente sul letto.
Poco dopo sento Shannon chiudere la porta. Torna in camera.
-È tutto pronto- esclama contento.
-Bene, possiamo cenare?-.
-No- dice tornando in bagno per finire di prepararsi. -Dovrebbe arrivare lo champagne tra poco-.
Mugolo una risposta incomprensibile e torno a leggere.
Non passano neanche cinque minuti che il campanello suona un’altra volta.
-Posso andare io?- ringhio verso il bagno.
-D’accordo, tanto è solo vino-.
-Sicuro che non sia qualche bottiglia di Champagne che deve restare segreta fino a mezzanotte?- domando mentre infilo le ciabatte.
-No, puoi aprire tu-.
Mentre mi dirigo verso l’ingresso il campanello suona ancora.
-Arrivo!- esclamo, poi apro la porta.
Aperta la porta mi sento come se fossi improvvisamente piombata su un altro pianeta, Marte, forse. Jared è davanti a me e tiene fra le mani una bottiglia di Bollinger Grand Année. Dietro di lui ci sono Costance, i miei genitori e Mary.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars / Vai alla pagina dell'autore: JessyJoy