9.
[Una come te, sotto a un temporale…]
I piedi si alternavano veloci sui gradini. Shade non era mai stato in quella parte della scuola ma Rein era stata generosa di particolari e si sentiva abbastanza sicuro della direzione. Arrivato alla fine delle scale, spinse il maniglione anti-panico e la luce ovattata di un cielo nuvoloso gli fece strizzare gli occhi. Impiegò qualche secondo per orientarsi, anche perché la pioggia non gli permetteva di vedere chiaramente davanti a sé. Un fulmine abbagliante s’infranse nel cielo. Era totalmente bagnato ma non si sarebbe fermato davanti a nulla: doveva trovarla.
Qualche passo avanti sul terrazzo, gli rivelarono una piccola figura accucciata contro il muro, a qualche metro di distanza dall’uscita. Trovò un sasso e lo mise nell’intercapedine della porta per non rimanere chiuso fuori e si avvicinò.
La ragazza, minuta e schiacciata dagli abiti bagnati, teneva nascosto il viso tra le ginocchia mentre i rossi capelli grondavano di pioggia. Il cobalto aprì la bocca per parlare ma la richiuse dopo qualche istante. Aveva combinato un casino e non aveva scuse. Era stato stupido, avventato, e aveva fatto soffrire l’unica persona che teneva davvero a lui e che amava. Scosse appena la testa, cercando di scacciare quei pensieri negativi e si passò una mano sul volto.
Si piegò, con la schiena al muro, accanto a Fine. Quel debole contatto gli scaldò le membra indolenzite dal freddo. Voleva solo stringerla a sé ma non avrebbe sopportato un rifiuto.
- Che ci fai qui? -, la debole voce della principessa giunse ovattata alle sue orecchie; non era nemmeno sicuro di averla sentita davvero per via del rumore della pioggia.
- Io… -, cominciò il cobalto strofinandosi, nervoso, una mano tra i capelli e spettinandoli ulteriormente.
La giovane alzò il viso. Gli occhi cremisi, segnati dal pianto, erano circondati da un viso scavato e pallido. Le labbra carnose risaltavano nel candore della pelle e Shade desiderò, solo, baciarla: mettere da parte per qualche attimo il cervello e lasciare che fossero i loro cuori a parlare. Eppure, l’espressione della fidanzata non ammetteva repliche e, intimorito dalle parole che da lì a poco sarebbero uscite dalla bocca che tanto voleva assaggiare, abbassò gli occhi.
- Mi dispiace. -, sussurrò cercando di rimediare all’irreparabile.
- Non è a me che devi chiedere scusa. Io sono solo… -, soppesò le parole da dire, che sapeva avrebbero ferito profondamente il ragazzo. – … delusa, da te e da me stessa. –
I pozzi cobalto di adombrarono di rabbia e frustrazione.
- Perché devi sempre assumerti la responsabilità di ciò che non hai fatto? -, sbottò spazientito Shade dal comportamento della rossa. – Sei buona, Fine. Ho solo io la colpa, non tu. –
La giovane scosse la testa, risentita, mentre le lacrime tornavano a solcare il suo viso, insieme alla pioggia.
- Ho sbagliato nel dare tutta quella confidenza a Noche, nel permettergli di prendermi in giro. E ho sbagliato con te perché se non fossi uscita con lui, ascoltandoti, tutto questo non sarebbe successo. –
Shade prese la ragazza per le spalle, scuotendola.
- Oh dai! Ma è assurdo! Sono geloso e lo sarò sempre ma non significa che non puoi avere legami con altri. Hai fatto bene ad andare… mi sono solo lasciato prendere dalla situazione. –
- Hai esagerato. -, commentò la principessa segretamente soddisfatta dall’ammissione di Shade. Il ragazzo era geloso.
Il cobalto scosse la testa, in un gesto di stizza.
– Lui non doveva inginocchiarsi. –
Sul viso di Fine nacque un dolce sorriso.
- Stavamo scherzando. –
- Certo, mentre eravamo in infermeria, mi ha spiegato la situazione ma ammetti che era un po’ ambiguo, soprattutto, sapendo quanto è innamorato di te. -, e si massaggiò le nocche della mano destra, dove il suo pugno aveva colpito lo zigomo di Noche.
La rossa alzò gli occhi al cielo, ridacchiando.
- Quindi mi perdoni? -, domandò Shade con un sorriso sornione, approfittando del buonumore della rossa.
Fine scosse la testa rassegnata, per poi sussurrare un tenero ‘si’.
- Per fortuna! -, commentò il cobalto con un sorriso. – Anche perché è da quando ti ho visto che voglio fare una cosa. –
Prese il viso della ragazza tra le mani e lo avvicinò al proprio, facendo combaciare le loro labbra. Si allontanò da lei dopo qualche attimo.
- Sei bellissima anche bagnata come un pulcino. –