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Autore: binca    06/09/2015    4 recensioni
C'è qualcosa che non quadra nella classe babbana di Albus e Rose.
Un bambino solitario gira fra i banchi contento di portare scompiglio.
E' solo un babbano continua a ripetersi Harry, ma allora perchè la sua cicatrice ha ricominciato a bruciare dopo sedici lunghi anni di pace?
Perchè il giorno del suo undicesimo compleanno a quel bambino arriverà la lettera di ammissione ad Hogwarts?
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Harry Potter, James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Harry/Ginny, Ron/Hermione, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione, Da Epilogo alternativo
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CIAO A TUTTI ^^
OGGI COMINCIAMO AD ENTRARE NEL BELLO DELLA STORIA :p
SPERO CHE QUESTO CAPITOLO VI PIACCIA!

A PROPOSITO, DITEMI VOI SE PREFERITE CAPITOLI CORTI COME QUELLI SCORSI O LUNGHI COME QUESTO!
UN BACIO ^^


 
 

 
CAPITOLO CINQUE
 
( HARRY )
 
Con il cuore in gola salivo la strada che portava all'orfanatrofio, mentre Ted mi seguiva silenzioso.
La nebbia nascondeva gran parte del paesaggio, ma il grande edificio grigio e decadente si riusciva a scorgere senza troppi problemi. Rabbrividii pensando che avrei potuto passare i miei primi undici anni in quel luogo e mi accarezzai la cicatrice, senza un motivo apparente.
Non sapevo perché alla fine avevo accettato di far venire anche il mio figlioccio, fino a qualche ora prima, avevo pensato fosse meglio farlo rimanere a casa, ma alla fine ero giunto alla conclusione che fingere di accompagnarlo, avrebbe portato a meno sospetti
Così, quando finalmente arrivammo all'altezza del cancello arrugginito, un brivido mi oltrepassò la schiena. Impacciato aspettai che il ragazzo al mio fianco suonasse il campanello, per poi osservare incerto una cameiera o forse una bidella, farsi strada verso di noi.
«Teddy che piacere vederti, sei venuto per Orfin?»
Il ragazzo scosse la testa e abbassò lo sguardo, mentre la ragazza mi scrutava con fare interrogativo.
«Buona sera, io sono Harry, Harry Potter il padrino di Teddy. Avrei piacere a parlare con la direttrice se è possibile».
«Certo certo accomodatevi, io vado a chiamarla».
Entrambi in silenzio ci accomodammo nel grande atrio, tutto sommato mi immaginavo qualcosa di peggio. Le pareti all’interno erano tutte colorate, disegni fatti sicuramente dai bambini dell’istituto erano appesi più o meno ovunque ed una graziosa sala d’attesa mi fece rilassare un pochino.
«Harry ma secondo te...»
«Sta tranquillo Ted, non c'è niente di anormale. Almeno pero ora…»
«Se lo dici tu» era ovvio che stesse per aggiungere qualcosa, quando la porta alla nostra destra si aprì ed una signora con i capelli grigi raccolti in una coda di cavallo ci riservò un mezzo sorriso. Incerto mi alzai dalla poltroncina appiccicosa dove mi ero seduto e mi incamminai per stringerle la mano, seguito a ruota dal ragazzo.
«Piacere. Voi siete i Potter vero?»
«Veramente lui si chiama…» provai a controbattere, ma fui interrotto da un’occhiataccia che mi convinse a far finta di niente, mentre il mio cuore perdeva dei battiti.
Mi sentivo strano, fin troppo strano!
«Quando mi ha chiamato l'altro giorno al telefono non ho capito molto bene che cosa vuole...» continuò la direttrice facendoci strada su per delle piccole scale.
«Beh ecco, volevo sapere qualcosa di più su Orfin. Chi sono i genitori, perchè non è con loro? Sa, questo è il primo lavoro di Teddy, non vorrei che due drogati saltassero fuori dal nulla» dissi inventando sul momento.
«Non so se sia giusto parlarne, lei non è un parente e la legge mi impedisce di rilasciare queste informazioni, se ha paura che Orfin sia pericoloso, posso offrire a Teddy un altro bambino».
Sbuffai.
Mi ero aspettato una risposta del genere motivo per cui estrassi dalla tasca il distintivo da Auror che con un semplice incantesimo trasformai in un cartellino di quei poliziotti babbani che Ron tanto pendeva in giro».
«Oh  mi scusi, non sapevo che lei era un poliziotto... »
Sorrisi e la incitai a continuare.
«Se è così credo di poterle raccontare quel poco che so. Sa, non ricordo molto bene. Ero una semplice donna delle pulizie a quel tempo. Quando ho visto per la prima volta Orfin, stavo pulendo le scale all'esterno quando ho visto arrivare un uomo tutto vestito di nero. Aveva un cappuccio in testa, ricordo che il bambino era incantato alla vista del volto di quello che molto probabilmente era il padre. Sfortunatamente io non sono riuscita a vedere nulla. Sa, quel mantello nascondeva davvero tutto. Ha detto semplicemente che la mamma del bambino era morta anni prima, cosa impossibile dato che Orfin aveva all'incirca dieci giorni».
«Per caso si ricorda com'era fatto il mantello?»  Domandai d'impulso, mentre la donna mi scrutava con fare interrogativo.
«Era un tantino largo, ma non troppo, un po' come quello che usano nei film per fra vestire la morte, non so se ha presente» feci segno di si e la lasciai continuare.
«Bene allora stavo dicendo che per i miei gusti era un pochettino ubriaco, forse anche drogato, diceva cose senza senso, continuava a ripetere che sarebbe diventato tale e quale al padre e che però a lui sarebbe andata meglio…»
«Ha per caso detto il nome del padre?»
«No ma immagino fosse lui. Era così spaventato, continuava a guardare il cielo come se si aspettasse che da un momento all'altro scendesse qualcosa. Mi ha dato in braccio il piccolo e mi ha detto che si doveva chiamare Orfin, poi se ne è andato o meglio, è restato li impalato per qualche secondo, poi ha preso un bastoncino di legno dalla tasca, mi ha fatto un segno di saluto ed io, dopo un attimo di smarrimento sono entrata per portare il bambino al caldo».
Sospirai e guardai di sottocchio Teddy che continuava quasi come fosse un tic a muovere su e giù il piede.
Quel racconto non aveva senso.
Era ovvio che l’uomo incappucciato fosse un mago, o almeno dato il racconto del pezzettino di legno che sicuramente era una bacchetta, sospettavo fosse così, ma chi era quell’uomo?
«Si ricorda qualcos’altro per caso?»
«No che mi risulti no. Avrei voluto restare a fare un po' di domande al signore, ma era così tanto freddo che ho pensato fosse meglio per il piccolo essere portato al calduccio. Penso quella sia stata la giornata più fredda della mia vita».
 

 
( TEDDY )
 

Mantelli neri.
Pezzi di legno
Freddo.
Avevo un mio filo conduttore in testa, un filo che costruiva la storia passo dopo passo senza saltare neanche un momento.
Quel signore poteva essere un mangiamorte?
Il freddo poteva dipendere dai Dissennatori?
Era per quello che l'uomo incappucciato continuava a guardare il cielo?
Immobile non avevo neanche il coraggio di alzare lo sguardo per osservare Harry, che sicuramente si stava ponendo le mie stesse domande. Era strano, fortunatamente ero riuscito a convincerlo a portarmi con se, probabilmente se non l’avesse fatto, non gli avrei più parlato, ma alla fine anche lui si era reso conto che fosse giusto andassi anche io.
«O aspettate» mormorò all'improvviso la direttrice guardandoci incerta. «Ricordo che quando me l'ha dato in braccio ho scorto una miriade di cicatrici sul suo braccio, quasi come se avesse combattuto una guerra..».
Rabbrividii e continuai ad osservare il pavimento con occhi di ghiaccio.
Quel bambino mi ricordava fin troppo il signore oscuro eppure come cosa era una follia. Se proprio fosse stato un suo parente avrebbe dovuto avere minimo minimo la mia età eppure quel bambino aveva esattamente sette anni, o meglio otto anni di differenza da me. In più ero sicuro che se si fosse trattato di Voldemort o della sua reincarnazione, mai avrebbe accettato di tornare ad avere a che fare con dei babbani.
«Grazie mile signora, ora sono più sicuro. Se in tutti questi anni nessuno si è fatto vivo, sono sicuro che Teddy potrà continuare a prendersi cura di lui senza ritrovarsi coinvolto in qualche problema» mormorò Harry con una voce che indicava l’esatto contrario.
«Sono lieta di averla tranquillizzata».
«Un’ultima cosa se non le dispiace. Orfin come si comporta con gli altri bambini?»
«E' buffo che mi faccia questa domanda. Orfin non ha mai avuto molti amici, ne aveva uno, ma deve essere successo qualcosa in camera loro, da quella notte Joe così si chiamava il piccolo, non ha mai voluto più stargli neanche vicino».
«Capisco» continuò Harry sempre più interessato.
«Sa, non mi risulta che abbia mai avuto comportamenti strani. Oddio, non gioca, parla il minimo indispensabile e odia quando la gente gli sta intorno. ma tralasciando ciò, non ha fatto assolutamente niente di male».
«Grazie molte. Sono sicuro che ci rivedremo presto» e con queste parole il mio padrino mi fece segno di seguirlo fuori dallo studio dell'anziana signora, non prima di averle stretto la mano.
Una volta fuori, restammo in silenzio per qualche secondo, incapaci di mettere insieme una frase con un inizio e una fine decente, ma poi Harry parlò con una voce forse fin troppo calma.
«Teddy, ti senti bene? »
Scossi la testa in segno di rinnego. Non mi sentivo assolutamente bene. Avevo una strana, stranissima, sensazione.
«Pensi anche tu quello che penso io?»
«Intendi dire che l'uomo incappucciato era un mangiamorte?»
«Si. Harry secondo te ...»
«Stai tranquillo Teddy, me ne occupo io. E’ il mio lavoro dopotutto…»
«Come faccio a stare tranquillo in questa situazione?»
«Fidati di me. Vedrai che andrà tutto bene».
Sbuffai e acconsentii salendo in macchina, mentre mille pensieri mi brullicavano per la mente.
 

 
PRESENTE


TRE ANNI DOPO…


( HARRY )
 
Dopo aver riguardato per l'ennesima volta quei ricordi nel pensatoio in attesa dei miei due migliori amici, sentivo il cuore che mi batteva all'impazzata.
C'era qualcosa che non andava, ricordavo così bene il senso di vuoto che avevo provato tre anni prima uscendo dall'orfanatrofio insieme a Ted ed ora che il mio cuore batteva all'impazzata, non riuscivo a capacitarmi del perchè in quei 36 lunghi mesi, detti anche tre lunghi anni, quel stramaledetto bambino non avesse commesso più nessun reato, niente di niente, tranne il fatto di isolarsi più tempo possibile.
Non avevo mai raccontato niente ai miei amici, sia io che Teddy avevamo deciso di tenere tutti all'oscuro a meno che quella cavolo di lettera di ammissione alla scuola di magia e stregoneria non fosse arrivata anche ad Orfin e così, dopo le mie mille preghiere, il mio incubo peggiore era diventato realtà.
Ginny naturalmente aveva intuito qualcosa, ma conoscendomi, era arrivata alla conclusione che se davvero avessi voluto parlargliene, l’avrei fatto.
«Tesoro sono arrivati...» sentii sussurrare alle mie spalle, mentre le mie gambe si muovevano da sole in direzione del salotto.
Ero spaventato e mi si leggeva chiaro in faccia.
Non sapevo se era giusto o no preoccupare Ron ed Hermione, ma sentivo dentro me che era la cosa giusta da fare. Noi tre avevamo sempre affrontato tutto insieme, dalle cose brutte, a quelle strane a quelle belle, senza mai smettere di contare l’uno sull’altro.
Con la voce tremante raccontai velocemente tutto quello che mi passava per la testa sulla vita di Orfin e quando finii, come immaginavo, nella stanza si era creato un gelo micidiale. Fu Ginny la prima a rompere il ghiaccio, stringendosi forte forte a me.
«Amore, tu credi che…»
«Credo solo che l'uomo incappucciato che ha portato li Orfin sia un mangiamorte. Sia io che Ted l'abbiamo sospettato fin da subito ed adesso penso di non avere più dubbi».
«Si ma questo cosa significa, nel senso perchè siamo così preoccupati? Non può semplicemente trattarsi di un maghetto alle prime armi?» Continuò lei con una voce quasi isterica.
La capivo.
Quell’anno Albus, il nostro figlio più dolce, quello più timido e riservato sarebbe andato al castello, e probabilmente nella sua testa stavano passando i ricordi di quando lei stessa si era trovata faccia a faccia con Tom Riddle.
«Potrebbe...» sussurrai, spostando lo sguardo su Ron che continuava a guardarmi incerto.
«Sorellina, ti stai agitando un po' troppo. Forse è meglio se vai a farti una bella dormita» disse lui, mentre la mia cara mogliettina lo fulminava con lo sguardo.
«Ma come ti permetti? Non ho più dieci anni Ron! Ho combattuto al tuo fianco durate la guerra contro Voldemort, ero con te, con tutti voi al ministero quando la profezia si è rotta, e oggi, che sono madre e che voglio difendere i miei figli, perché sai, io ne ho due che frequenteranno Hogwarts, tu mi dici di andarmene a dormire?»
«Oh  miseriaccia, non intendevo questo…»
«Invece si che intendevi questo! Non siete più il trio delle meraviglie Ron, io sono la moglie di Harry, la madre dei suoi figli, tu sei solo il suo migliore amico!»
Sbuffai a sentire quelle parole e la presi per i fianchi, baciandola dolcemente in tentativo di calmarla almeno un po'.
Sapevo che Ron si era offeso, avrei riconosciuto quell’espressione da un chilometro di distanza. Odiava essere messo al secondo posto. Che poi, a dirla tutta io lo consideravo come un fratello e se fosse successo qualcosa, la prima persona che avrei avvertito sarebbe stata lui, motivo per cui non ero propriamente d’accordo con le parole di Ginny. Io volevo proteggerla, non metterla nei guai.
«Amore ascolta, forse Ron ha ragione… Abbiamo affrontato Voldemort più volte di te e soprattutto, sappiamo lavorare come trio. Ne parliamo domani mattina, non voglio che ti preoccupi, prometto di raccontarti tutto».
Con uno sbuffo fin troppo rumoroso, acconsentì dileguandosi in camera da letto, mentre io puntavo lo sguardo su quelle due persone che per tanto tempo avevano combattuto la mia battaglia al mio fianco.
«Cosa pensi Harry?»
«Non lo so, io e Teddy ne abbiamo parlato ma...»
«Ma cosa?»
«Ma non siamo arrivati a nessuna conclusione».
«Si, però le somiglianze con qualcuno che conosciamo fin troppo bene ci sono tutte».
«Lo so Herm, lo so. Per questo vi ho chiamati questa sera. Vedo tutti i tasselli tornare al loro posto. Ho paura e non so come muovermi».
«Harry ti siamo sempre stati accanto, ma questa situazione mi sembra assurda. Non voglio che i nostri figli debbano affrontare ciò che abbiamo affrontato noi» esclamò lei aggrappandosi con forza al braccio di Ron, mentre io annuivo quasi potesse servire a qualcosa.
«Credi che non lo sappia? Credi che io sia felice che James e Albus debbano affrontare qualcosa, sempre se c’è davvero qualcosa da affrontare? Da quando sono nati ho cercato di fargli vivere la vita più normale possibile. Volevo che fossero dei bambini normali! Non hanno neanche mai apparecchiato la tavola nonostante tutte le proteste di Ginny! Sono tre anni che pregavo quella lettera non fosse inviata eppure è successo, ma non lo volevo Hermione, ok?».
«Si ma…»
«Niente ma! Mantelli neri, pezzi di legno, freddo! Sai cosa significa? Per me rappresentano solo una cosa. Mangiamorte, bacchette e dissennatori nient'altro». Urlai con il cuore che batteva all'impazzata.
«Harry calmati…» mormorò Ron, poggiando una mano sul mio braccio. Immediatamente rilassai le braccia. Fino a quel momento neanche mi ero accorto di star stringendo la poltrona.
 
 
 ( HERMIONE )
 
Ero immobile ad osservare mio marito ed il mio migliore amico da circa dieci minuti. Tutti e tre eravamo persi nei nostri pensieri, sperando così di riuscire a trovare una soluzione. Sapevo che aver mandato via Ginny era stata la decisione giusta, ma allo stesso tempo continuavo a domandarmi quando mi sarei arrabbiata io al suo posto.
Dopo la morte del fratello avvenuta anni prima, Ginny non era più stata la stessa. Solo dopo che James era nato, il suo sorriso era tornato quello di una volta.
Ero ancora immersa nei miei pensieri, quando la porta si spalancò facendo entrare un Teddy tutto sudato.
Sorrisi e stupidamente mi domandai cosa ci facesse li, per poi ricordarmi che lui sapeva addirittura più cose di noi.
«Scusate il ritardo, ero al cinema con la mia ragazza quando mi avete chiamato»
«Tranquillo, ho solo raccontato a Ron ed Hermione di Orfin, sai, oggi ha ricevuto la lettera per Hogwarts».
A quelle parole il silenzio si rimpossessò della stanza, poi, come delle macchine ripetemmo quelle poche cose che sapevamo, incapaci di collegarle con il signore oscuro. Sapevamo che ci mancava qualcosa, sapevamo che dovevano esserci altri collegamenti, ma Orfin aveva solo undici anni. Il signore oscuro era morto da diciannove, tutti i suoi mangia morte erano stai catturati e rinchiusi, quindi la domanda spuntava spontanea, chi diavolo era quel bambino?
 «Harry, forse c’è un modo per capire se è imparentato davvero con il signore oscuro» sussurrai incerta abbassando nuovamente la testa.
«Di cosa si tratta?»
«Dobbiamo scoprire se parla serventese. Solo tu e Voldemort possedevate questo dono. Possiamo chiedere a Neville di mettergli davanti un’anguilla d’acqua per vedere come reagisce una volta arrivato a scuola».
«Non penso serva aspettare tanto…» Sussurrò il ragazzo alla mia destra.
Ad occhi sgranati guardai Teddy che continuava a mordersi il labbro, mentre le sue gambe cominciavano a tremare.
«Da un po' di tempo, ogni volta che devo fargli un regalo mi domanda un serpente giocattolo o almeno questo fino all'altro giorno quando me ne ha chiesto uno vero...»
Trasalii alle parole di Teddy ed osservai preoccupata la reazione dei due uomini presenti nella stanza.
Ron muto, continuava a guardare quel ragazzo abbastanza grande da poter assistere alla conversazione, mentre Harry con aria assente fissava la finestra.
«Non so che cosa dire...» sussurrai dopo un attimo.
«A questo punto io qualcosa che mi brulica per la testa ce l'ho…»
Sospirai e strinsi più forte la mano del mio sposo dai capelli rossi .
«Chi è questo bambino...» farfugliò Harry toccandosi la cicatrice.
«Non lo so Harry, ma se parla il serpentese...»
«Può averlo ereditato solo da lui...» concluse Teddy
«O da me» disse il mio migliore amico, mentre tutti e tre ci giravamo a guardarlo.
Era completamente impazzito?
A meno che non avesse tradito Ginny, cosa di cui dubitavo, era impossibile che Orfin fosse sangue del suo sangue.
«Harry, ma che stai dicendo?»
«Beh un po’ mi assomiglia. Ha i capelli neri e ribelli, un viso magro».
«Miseriaccia Harry, quel bambino non ha niente in comune con te! E poi, se tu avessi tradito mia sorella ti avrei già ammazzato».
«Tranquillo Ron, non ho messo le corna a nessuno, ma magari qualcuno è riuscito a drogarmi tanto basta per farmi avere un bambino».
Sbuffai.
Harry era completamente fuori di testa e dopo essermi alzata in piedi ed aver messo le mani sui fianchi, stile signora Wisley, mi decisi ad urlargli in faccia tutto quello che mi passava per la testa.
«Ascoltami bene Harry Potter astag bambino sopravvissuto! Orfin non è tuo figlio! La spiegazione più logica è che il padre o la madre fossero imparentati con i Salazar».
«Si ma chi sono?» Esclamò, quasi seccato dalle mie parole.
«Non lo so. Per quanto mi risulti Voldemort non aveva altri parenti».
«Appunto! Era figlio unico, ma allora da chi ha ereditato il serpentese? Solo tu in tutto il mondo magico hai ancora quel dono e forse i tuoi figli, ma non è neanche sicuro».
«Ron così non migliori la situazione».
«Si scusa hai ragione».
Deglutii e rabbrividii allo stesso tempo. Non avevo mai visto mio cognao, il mio migliore amico, in quello stato, come non lo avevo mai visto confuso e incapace di darsi una risposta.
Orfin non poteva essere imparentato ne con lui ne con Voldemort, su quello non c'erano dubbi.
Non era un Horcrux perche anni prima gli avevamo distrutti tutti, ma allora quel bambino dal nome tanto famigliare cos'era, chi era?
«Mi è venuta in mente una cosa...» sussurrò Ron con un viso talmente terrorizzato che mi guardai intorno in cerca di un ragno.
Tutti e tre ci girammo a guardarlo, mentre i suoi occhi sempre lucidi si abbassavano e le mani che fino ad un secondo prima erano intrecciate alle mie, cercavano qualcosa in tasca, qualcosa che riconobbi subito. La foto di Fred e George, l'ultima scattata ai due gemelli assieme.
«Quando mamma stava per uccidere Bellatrix, si insomma, la Lestrange... Lei gli ha urlato contro che in qualche modo la storia si sarebbe ripetuta. Se vi ricordate, il giorno in cui gran parte dei mangiamorte sono stati catturati, tutti hanno detto la stessa frase: “La storia sta per ripetersi”»
Spaventata, tremante, arrabbiata molto più di prima continuavo a spostare lo sguardo da un uomo all'altro, mentre il mio cuore batteva sempre e sempre più forte.
«Chi è Bellatrix Lestrange?» Domandò dopo un attimo di esitazione Teddy facendomi sbiancare.
Ci mancava solo che quella sera uscisse quella domanda.
Come se le cose non fossero già abbastanza difficili di per se.
Sapevo che Harry e Ginny non gli avevano mai raccontato per filo e per segno come i suoi genitori erano morti.
Sapevo che Teddy era a conoscenza della battaglia contro al male e tutte quelle cose li, ma che adesso chiedesse proprio di Bellatrix, no quello non era assolutamente ne il luogo giusto ne il tempo.
Stavo per intervenire quando Harry dopo un respiro profondo si decise a rispondere.
«Era la cugina di Sirius.. » Sussurrò con una voce strana, osservando il figlioccio con fare quasi protettivo «E' stata lei ad infliggere la maledizione Cruciatus ai genitori di Neville».  
«Quindi lei, Sirius ... »  Scorsi in Harry un attimo di smarrimento totale, cercava di parlare il meno possibile delle persone che aveva perso o almeno era così da quando si era sposato con Ginny. Poi, dopo un attimo di esitazione chiuse gli occhi e riprese a parlare.  iPoi, dopo un attimo di esitazione chiuse gli occhi e riprese a parlare.

 

 
CIAO!
SPERO DAVVERO IL CAPITOLO SIA STATO DI VOSTRO GRADIMENTO ^^
FATEMI SAPERE CIAOOO <3
  
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