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Autore: cartacciabianca    07/02/2009    1 recensioni
[…] I due assassini si issarono sui bastioni della fortezza e furono a portata degli arcieri. -Via, via, via!- Altair l’afferrò per il cappuccio e la trascinò di corsa verso l’angolo della fortezza, che culminava con una torre, la quale facciata dava sull’immenso piazzale del distretto nobiliare. -Salta!- Altair la spinse giù e i due assassini, accompagnati dal ruggito di un’aquila, si gettarono nel vuoto. Nel bel mezzo del volo Altair la strinse a sé, ed Elena si avvinghiò a lui che, capovolgendosi in aria, atterrò di schiena nel cesto. Poi fu il silenzio, scortato dal canto delle campane d’allarme, ma almeno le voci dei soldati e le grida degli arcieri erano cessate. […]
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dea tra gli Angeli' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Gli angeli degli incubi

Aveva paura di aprire gli occhi.
Terrore di dover guardare negli occhi chiunque la circondasse, per timore che venisse ancora giudicata, incaricata o solamente guardata.
Era caduta troppo in basso.
Non avrebbe trovato il coraggio di alzarsi, di camminare tra la gente che tanta, troppa fiducia aveva riposto in lei.
In un attimo, in un solo istante, i ricordi del suo ultimo battito di ciglia le apparvero e scomparvero sotto il naso, allontanandosi poi nel buio che avvolgeva ogni incubo. Stava vivendo un incubo.
Voleva allontanare quelle immagini, ma la pioggia le picchiava addosso con violenza, percuotendola e sbattendola ai piedi di Corrado, che infinite volte la trafiggeva con la spada; e lei non moriva. Non era abbastanza forte nella convinzione che la luce in lei si fosse spenta per sempre, doveva piuttosto patire il dolore eterno per il modo in cui aveva agito. Se avesse ancora il controllo sul suo corpo, si sarebbe tagliata le vene. Avrebbe dimostrato così che nessun male era più grande di quello che avrebbe sopportato ancora, ancora e ancora. Un dolore che non sarebbe scomparso nel tempo, che non si sarebbe rinsecchito in semplici croste o pelli secche. No, parte del suo cuore era già tinto del suo stesso sangue nero, impuro e indegno. Oh, quanto si odiava. Se avesse avuto in mano un coltello, se mai una mano le fosse rimasta, si sarebbe trafitta il petto senza pensarci due volte, perché riflettere sulle proprie azioni voleva dire soffermarsi a calcolare le conseguenze e analizzare il passato. Il suo passato era stato solo fonte di immensi sacrifici che avevano fruttato altri sacrifici, fino a raggiungere il fallimento del suo scopo.
Quel era il suo scopo? O meglio, qual era stato se mai ne aveva posseduto uno?
Combattere? Uccidere? Crescere? Amare? Piangere? Soffrire? Sì, sì… soffrire.
Elena era la prova vivente che anche Dio poteva sfornare delle ciambelle senza buco.
Richiamò a sé i ricordi di quando era caduta da cavallo dopo la sua fuga da Acri, quando si era sdraiata al suolo e aveva teso una mano verso il cielo…
Dio l’aveva abbandonata, lei lo sapeva.
Non c’era cielo azzurro a brillarle sulla fronte, a rischiararle gli occhi, ma solo un buio e un’ombra eterna che l’avvolgeva. Elena galleggiava sul vuoto, allo stesso modo di come i suoi piedi di erano sollevati da terra mentre Corrado la teneva per la gola.
Percepì delle dita robuste stringersi attorno al suo collo, e nonostante gridasse, e fosse cosciente del fatto che stesse urlando, dalle sue corde vocali partì un insignificante e muto fruscio.
Gli occhi bui di Corrado comparvero nell’oscurità, a pochi centimetri dal suo naso. In breve tempo si disegnarono i contorni del suo volto, assieme alle folte sopracciglia e la barba. Le labbra si arricciarono in un sorriso maligno, crudele, mostrando la dentatura perfetta. E Corrado cominciò a ridere.
Elena soffocava, e non poteva fare nulla se non stare a guardare come il cavaliere l’afferrava ancora, ancora e ancora e la scagliava all’infinito contro massi, pareti e muri di mattoni invisibili!
Elena si ridusse in una poltiglia, finché, dopo un medesimo lancio, la ragazza precipitò, sentendosi mancare la gravità.
Il suo corpo cadeva nelle profondità del pianeta e sembrava non arrestarsi mai. Cadeva, cadeva più in basso…
I capelli le frustavano il volto, e la sua veste macchiata di sangue svolazzava impazzita ad un vento che non c’era.
-Basta…- mormorò. –Basta…-.
Precipitava, e tutto in quello come in molti altri sogni… ma che sogni ed incubi?
-Sono morta, e questo è l’Inferno…- sentenziò.
Tutto si arrestò. La sua caduta, il vento, i suoi capelli e i lembi della veste si fermarono dov’erano.
Il tempo e lo spazio assumevano caratteri sempre più assurdi, si disse. Entrambi sembravano essersi bloccati, come Elena aveva desiderato stringendosi a Marhim prima dello scontro con Corrado.
Improvvisamente, tutto riprese a scorrere, mille volte più freneticamente!
Finché…
La ragazza si schiantò su un pavimento duro e freddo.
Poteva toccare con mano, sentire, percepire le mattonelle che appartenevano ad una sola stanza in tutta la fortezza.
Alzandosi a fatica, e riconoscendo le solite figure e ombre contorte tipiche di un sogno, si trovò a pochi passi dal Maestro.
Tharidl aveva una spada stretta nel pugno, la guardava troppo serioso. Gli occhi del vecchio si socchiusero. –Mi hai deluso…- proferì.
Alzò la spada, Elena si accovaccio, ma quando provò a gridare qualcosa, su di lei avvertì solo il caldo, umido e appiccicoso sangue. Sangue, sangue e altro sangue!
Tutto tornò buio, e la ragazza poté tirare un sospiro di sollievo.
Si trovava di nuovo avvolta dall’oscurità, e camminava senza una meta, alla cieca come vagando con la luce spenta in cerca di un appiglio.
Lo trovò, e sentì tra le sue dita una stoffa morbida. Fece un passo indietro.
Di Rhami era visibile solo il volto, così giovane e luminoso come un dipinto. –Elena- lui mormorò il suo nome, e tese una mano verso di lei.
La ragazza non riuscì a muoversi.
L’assassino brillava di una luce propria, e le parve la visione di un angelo, gli mancavano solo le ali.
Rhami le sorrise, sempre più dolcemente. Elena sprofondò nel suo sguardo ghiacciato, che puntava sempre lei e solo lei.
Provò ad andargli incontro, ma la figura dell’assassino si dissolse portato via dalla pioggia.
Elena cadde a terra, e Rhami comparve alle sue spalle, con una spada in mano.
-Mi hai deluso…- sbottò il ragazzo, alzò l’arma e la calò su di lei senza pietà. Sangue, sangue e altro sangue!
Fu di nuovo tutto nero attorno a lei.
Dei passi, in lontananza, passi svelti e corti. Agili, scattanti.
Il fruscio di un mantello, ed Elena cominciò a correre verso quel lungo abito rosso, verso quei corvini capelli brillanti, andò in contro a quel viso tanto bello e familiare.
Adha camminava troppo veloce, quasi correva, ma l’unica a correre ed Elena, che passo dopo passo, perdeva di vista la donna e il suo ancheggiare meschino.
Adha era un puntino colorato lontano quando la ragazza si accasciò sconfitta, piangente.
-Mi hai deluso…- Adha, d’un tratto vicinissima a lei, la colpì con una spada già insanguinata, ed Elena precipitò ancora, di un livello ancora più in basso.
Il suo naso urtò qualcosa di duro, che quando si alzò le parve un altro pavimento. Rimase accovacciata.
Elika e Lily ridevano da lontano.
In lei si mosse il terrore, che come una serpe strisciava nelle viscere, nello stomaco, sulle labbra che si morsero a vicenda. Paura, paura che la fece piangere.
Dopo alcuni minuti, Elena si scoprì il volto guardandosi in giro, ma cosa avrebbe scorto nell’oscurità se non l’oscurità stessa?
Camminò ancora nel vuoto del suo incubo, fin quando delle braccia calde non la strinsero.
Elena si lasciò toccare, e quando si voltò affondò il volto sulla spalla di Marhim.
Il ragazzo sorrise malizioso, e il suo volto si celò nell’ombra del cappuccio. –Mi hai deluso…- le mormorò all’orecchio.
Elena sobbalzò.
La lama la trafisse da parte a parte del bacino. Marhim stringeva l’elsa dalla parte del manico, ed era stato lui… Marhim, lui a compirla…
Elena cadde, ancora, di nuovo, più e più in basso.
Era inginocchiata al suolo che non c’era. I lembi della tunica bianca, tornata improvvisamente candida, si allungavano ai suoi fianchi, assieme al fodero di una spada corta, cinque pugnali da lancio e uno strano guanto.
Una spada corta? Coltelli, uno strano guanto?
Elena si protese ad afferrare quest’ultimo curioso oggetto, ma come si mosse qualcosa dietro di lei la spinse sulla schiena a cadere giù. Finì a faccia a terra, mentre su di lei vigilava lo sguardo di un uomo.
Elena si trascinò sul pavimento, che d’un tratto divenne riflettente come uno specchio, e in quei vetri Elena si vide. Dietro di lei, a schiacciare la sua figura, c’era un essere informe e buio.
Ebbe paura di quel vedere, e si tirò su. Corse, corse con quanta forza aveva nelle gambe.
Era un corridoio senza fine, sul quale affacciavano tante stanze dalle porte chiuse. Elena provò, tentò di aprirne qualcuna, ma erano sbarrate al suo cammino.
L’essere le veniva dietro come un’ombra, ed Elena sentiva il suo fiato sul collo mentre correva. Inciampò, cadde e rotolò rialzandosi poi alla svelta.
Il corridoio terminava in un vicolo ceco, decorato da alcuni cuscini e tappeti. La ragazza si voltò, appiattendosi contro la parete.
L’ombra del suo inseguitore si stagliava di fronte a lei, ed Elena chiuse gli occhi. –Lasciami- disse, e finalmente la sua voce si mostrò.
L’ombra prese colore e forma, in fine si calò il cappuccio sulle spalle.
Altair era l’unico che le avesse mai sorriso davvero, in quel sogno.
Elena si fece avanti, verso di lui speranzosa di un’unica tessera di salvezza.
L’assassino non si mosse quando Elena gli saltò al collo.
Non poté credere che non si fosse ancora dissolto, o che le sue labbra non avessero ancora pronunciato quelle tre parole tanto aspre…
-Elena- le accarezzò i capelli, come a lei piaceva tanto.
Si strinse più a lui, e i suoi piedi si sollevarono da terra.
Ecco il vero Angelo, si disse…



Mini capitolo dedicato alle pene e alle paure di Elena, ma anche alle sue sicurezze, ai suoi punti di riferimento (Altair) ^___^
Dunque, come spiegare la cortezza di questo aggiornamento? Ah, certo…
È stato così faticoso per me scriverla, che mi pare giusto premiare questa frammentazione della storia con delle recensioni a parte, assieme ad un capitolo tutto per sé!
Dunque, da dove cominciare?
Quello che è successo ad Elena lo sappiamo bene tutti: è stata sconfitta da Corrado che ha portato via il Frutto dell’Eden, brutta storia. La povera ragazza si troverà ora ad affrontare più l’odio verso se stessa che degli altri.
Certo, come sempre, ci sarà chi starà dalla sua parte e chi no, ma ho intenzione di modernizzare alcuni caratteri di certi personaggi, per ravvivare un po’ la situazione.
Sto parlando di certi “characters” come Marhim e Rhami… ^___^ ovviamente tutto nella prossima puntata!!!!

RECENSITE! RECENSITE! RECENSITE!!!!
   
 
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