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Autore: Veni Vidi Jackie    07/09/2015    1 recensioni
Matilde, amica (o qualcosa di più?) da più di un anno di Jack, ha da tempo dimostrato con lui atteggiamenti aggressivi. Quando lei troverà l'amore in Frank, Jack verrà prima relegato in secondo piano e poi abbandonato dalla ragazza. Ormai libero, la fine del "regime tirannico" di Matilde dovrebbe farlo stare meglio, ma la gelosia lo dilanierà e ben presto lo farà arrivare sull'orlo della pazzia.
In questa situazione, saranno personaggi assai strani a farlo tornare su di morale!
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mio esame di cultura latina si avvicina e io sono del tutto tranquillo.

Il professore, infatti, ci ha assegnato da studiare gli “Annales” di Tacito: che problema potrò mai avere, dal momento che a casa ho Tacito in persona? Per la prima volta assaporo il sapore di un trenta e lode, che non ho ancora mai raggiunto in questi primi mesi di università.

Quando arrivo a casa prendo subito la mia copia degli “Annales” e cerco Tacito, ma in casa trovo solo Alessandro. E' in bagno, intento a studiare il funzionamento dello sciacquone e sembra molto preso dalla cosa. Osserva da vicino le tubature e il movimento dell'acqua all'interno del water.

- Hai per caso visto Publio? - gli chiedo, distogliendolo dal suo studio

- Oggi niente Tacito, caro Jack -

- Che intendi? -

Alessandro infila una mano nella tazza con mio grande disgusto, poi la estrae, si guarda per un attimo l'indice destro e poi se lo lecca. Sorride soddisfatto, per poi riportare la sua attenzione su di me.

- Che oggi sei a lezione con me. -

Si alza in piedi e mi dà una pacca sulla spalla con la mano mezza bagnata. Io mi asciugo subito all'asciugamano, inorridito da quel gesto. Lo seguo in sala, dove prende la sua spada e fa per uscire di casa.

- Aspetta, aspetta – lo fermo, ancora con lo zaino sulle spalle – dove mi porti? Che dobbiamo fare? -

- Te l'ho detto: oggi sei con me. -

Getto la cartella a terra e mi arrendo: ho capito in queste settimane che fargli cambiare idea è impossibile. Quando decide una cosa è quella, non ammette discussioni.

- Almeno vestiti in modo decente! Non puoi uscire così! -

Alessandro abbassa lo sguardo sulla sua splendente armatura, facendo un'espressione confusa.

- Cos'ha che non va? -

- Più o meno tutto. Se mi dici cosa dovremo fare, allora ti consiglierò anche un abbigliamento adatto – rispondo. Lui sorride e poi mi mostra, fiero, i muscoli delle sue braccia.

- Esercizio fisico! Oggi faremo dell'esercizio fisico -

- Perfetto, almeno so come comportarmi. -

Vado in camera e prendo magliette e pantaloncini da tennis, li indosso e poi ne porto un paio ad Alessandro. Dopo un attimo di indecisione, a malincuore è costretto a metterli anche lui. Non appena usciamo in strada il vento ghiaccio di gennaio ci colpisce in viso, tanto che io sono più volte sul punto di tornarmene indietro.

- Spiegami il motivo per cui devo fare esercizio fisico – gli dico, mentre lui si mette una fascia tra i capelli biondi. Poi prende un piccolo specchio da una tasca (non so dove l'abbia preso) e guarda con ammirazione il proprio riflesso, passandosi la mano tra i capelli.

- Ma cosa fai tu a le donne, eh? Cosa gli fai? Le conquisti tutte, eh? - Lo osservo mentre parla con se stesso, poi gli tolgo di mano lo specchio e lo getto lontano. Lui mi guarda con sorpresa, poi si schiarisce la gola e torna ad assumere la sua aria di austerità.

- L'esercizio fisico – spiega – è un ottimo mezzo per riacquistare la fiducia in sè. So che voi uomini del terzo millennio amate tenervi in forma, giusto? Bene, anche io ho sempre amato farlo. Allenarsi, rafforzarsi...tutto per fortificare il corpo, ma anche l'anima. Nel mio breve periodo di permanenza qui, ho potuto vedere acconciature molto bizzarre, patetiche direi. Ho anche notato che vi vestite in modo particolare, seguendo le mode: tutto questo per crearvi uno stile, una personalità. Tu hai bisogno di tutto questo: di crearti uno stile, di cambiare. Tu non hai nulla di tutto ciò, devi curarti di più. Innanzitutto iniziamo con un po' di esercizio fisico. -

Alessandro comincia una corsa lenta e io lo seguo, per quanto sia dubbioso su quanto mi stia dicendo. Ci dirigiamo verso il viale che porta al lago, in quanto è una strada diritta e mai affollata.

- Spiegami meglio – gli dico

- Come ti abbiamo già detto molte volte: hai bisogno di essere ricostruito, di ripartire da zero. Prendere fiducia nel proprio corpo è una soluzione, ma non l'unica. Adesso limitiamoci all'esercizio fisico, poi vedrai. -

Dal momento che non mi vuole dire di più, lo assecondo e continuamo a correre. Più volte sono costretto a fermarlo con la forza, perchè tenta di passare con il semaforo rosso agli attraversamenti. In questi momenti lo scruta attento, certe volte vi si arrampica anche sopra, aspettando il cambio del colore. Quando finalmente arriva il verde, esulta di gioia ed inizia a danzare sulle strisce pedonali.

- Se- ma – fo – ro! Semaforo! Questo è un semaforo! - ripete, come fa un bambino quando impara una nuova parola. - Jack, siamo appena passati dal semaforo! -

- Fantastico – commento io. Arriviamo fino alla piazza che si affaccia sul lago e qui ci riposiamo. Alessandro usa una panchina per fare stretching, mentre io ne approfitto per sedermici sopra. Mi ci getto sopra e alzo gli occhi al cielo. Sono sicuro che, se li chiudessi, riuscirei anche a dormire.

- Che stai facendo? Credi di poter dormire? Esercizio, esercizio! - esclama Alessandro, prendendomi per un braccio fino a farmi alzare.

- Forza! Stretching! Fammi vedere i tuoi muscoli! Come pensi di fare a tennis? Perderesti da chiunque, ormai. -

Molto a malincuore sono costretto ad obbedire ai suoi ordini, facendo esercizi per altri quaranta minuti. Alla fine, Alessandro si passa il dorso della mano sulla fronte sudata e sospira:

- Bene, la prima lezione è andata. Le prossime saranno più dure, ti avverto. Adesso torniamo a casa. Si fa chi arriva prima? -

Alessandro scatta all'improvviso, lasciandomi fermo dove mi trovo. Non ho la forza di mettermi a rincorrerlo: credo che gliela darò per vinta. Me ne torno a sedere sulla panchina, grondante di sudore. Penso al mio fisico: mi curo poco, troppo poco. Non posso essere attraente così, è già tanto che una ragazza sia uscita con me. Ovviamente questo è anche un lato positivo: Matilde usciva con me perchè all'inizio le piacevo com'ero veramente.

Mi accarezzo con la mano la base del collo...accidenti, da quando non mi faccio la barba? Da quando Matilde mi ha abbandonato me la sono tagliata solo poche volte. Comincio a capire cosa intendeva prima Alessandro: io ho perso fiducia anche nel mio corpo. Non mi curo, non mi piaccio. In più, da quando ho smesso di andare a tennis mi si è accorciato il fiato e la resistenza fisica. Non pensavo che la sofferenza per Matilde potesse incidere anche sul mio corpo. Probabilmente mi sbagliavo.

Mi avvio verso casa ripensando a le parole che Seneca mi ha detto qualche giorno fa.

Nuova vita...nuova vita...

 

  
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