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Autore: Akane92    07/09/2015    1 recensioni
"Gandalf dovette trattenersi dal sorridere. Lui era certo che Legolas fosse attratto da Aranel, e non solo; lo stregone era quasi certamente convinto che l’elfo si fosse innamorato della raminga, durante quegli anni passati insieme. Era una delle prime cose che aveva notato: Legolas, in un modo o nell’altro, non allontanava mai troppo i suoi occhi da Aranel. La osservava, la seguiva, come se solo con il suo sguardo potesse proteggerla in qualsiasi momento; gli occhi dell’elfo sembravano illuminarsi ogni qualvolta si posassero sulla ragazza, soprattutto quando, in alcuni momenti, anche lei ricambiava lo stesso sguardo."
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Aragorn, Gandalf, Legolas, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Premetto che io amo e venero il Signore degli Anelli, l’universo di Tolkien e tutto quello che ci gira attorno perciò mi dispiace, se voi fan come me vi sentiate offesi da questa mia opera. Sky Cinema Saga dell’Anello mi ha fatto venire la voglia di continuare a scrivere una storia che già avevo in mente da anni; spero vi possa piacere e non rechi disturbo/dispiacere a nessun fan della saga. Mi sono basata sui film per facilitarmi la trama.

Grazie a tutti coloro che la leggeranno senza insultarmi! Per il personaggio di Aranel, ho deciso di usare come prestavolto Astrid Berges Frisbey, che molti conosceranno come la sirena del quarto film di Pirati dei Caraibi. Eccola qui: https://www.google.it/url?sa=i&rct=j&q=&esrc=s&source=images&cd=&cad=rja&uact=8&ved=0CAcQjRxqFQoTCPvW-aPq5ccCFYW_FAodRUwJDQ&url=http%3A%2F%2Fgleethefutureofusfanfiction.wikia.com%2Fwiki%2FFile%3A600full-astrid-berges--frisbey-Hollywood_female_stars_picpile.jpg&psig=AFQjCNHN5ehTtYbE3aENTmTkuSJkKYS3mw&ust=1441746456877642 

Buona lettura!


 

 

 

Aranel

 

 

 

  • Vai a Nord, trova i Dùnedain. C’è un giovane ramingo che dovresti incontrare; suo padre Arathorn era un brav’uomo. E’ noto come Grampasso.

 

Furono queste parole di Thranduil a permettere a Legolas di conoscere Aragorn, figlio di Arathorn, dopo aver combattuto ai piedi della Montagna Solitaria ed aver vagato per giorni. Con grande sorpresa dell’elfo, il ramingo non era solo. 

Legolas conobbe Aranel quando ella aveva da poco compiuto i suoi venticinque anni; era sorella di Aragorn e come lui discendente diretta di Elendil e Isildur. Entrambi condividevano la stessa storia alle spalle: dopo la morte di Arathorn, cresciuti dagli Elfi, da Elrond, ignari della loro vera identità fino alla maggiore età di Aragorn, e poi raminghi, alla volta delle Terre Selvagge.

 

Aranel aveva gli stessi occhi verdi del fratello, gli stessi capelli scuri, e Legolas pensò di non aver mai visto prima di quel momento creatura così bella.

L’elfo capì in poco tempo che dietro quella bellezza si celava una vera guerriera, abile con la spada e con l’arco, capace di cavalcare per giorni interi all’inseguimento di orchi senza mai stancarsi.

I due raminghi e il principe di Bosco Atro diventarono presto amici molto legati e condivisero piccole ma avventurose missioni fino a quando, nell’anno 2956 della Terza Era della Terra di Mezzo, ebbero il compito di trovare, inseguire e catturare Gollum, insieme all’aiuto dello stregone Gandalf il grigio.

 

Per Aranel lo stregone diventò un vero e proprio amico, durante quei mesi di inseguimento, sembrandole come un saggio nonno che non aveva mai avuto. Mentre Aragorn e Legolas preferivano andare a caccia o allenarsi, durante le ore di quiete e di pausa lei preferiva ascoltare i racconti dello stregone ed amava soprattutto conoscere le storie che riguardavano gli Hobbit, gente della Contea che lei non aveva mai conosciuto. Lo stregone le raccontò di Bilbo Baggins e di come era stato fondamentale durante il viaggio di Thorin Scudodiquercia e degli altri dodici nani verso Erebor, durante la battaglia contro Smaug e contro le altre quattro armate. Legolas le aveva già raccontato quella storia, ma ella temeva che lui fosse ancora in parte accecato dall’odio di suo padre, il re Thranduil, verso la stirpe dei nani e così preferì di gran lunga la versione di Gandalf, amandone ogni singolo particolare.

 

“Sai qual è il significato del tuo nome, Aranel?” le domandò una volta lo stregone, in uno dei tanti loro momenti in cui venivano lasciati soli da suo fratello e dall’elfo.

“Stella del Re”

“No, no; so benissimo che sei a conoscenza della sua traduzione elfica. Io intendo se sai cosa si cela dietro il tuo nome”

La ragazza scosse il capo, facendo apparire un lieve sorriso sul volto dello stregone grigio. “Tu lo sai?”

“No, non per certo, ma posso dirti come la penso io”
“Dimmi pure”
“Le stelle, Aranel, sai cosa fanno, no? Oltre a brillare”

“Sono una guida, se le si conosce”

“Io penso che tu sarai una guida, piccola raminga, e non per un solo Re”

“Che intendi?”

Gandalf le rivolse un altro sorriso, fumando la sua pipa e guardando oltre le spalle della ragazza. Aranel si voltò, posando gli occhi su Legolas, intento ad accendere il fuoco. Prima che lui potesse notarla, tornò a guardare lo stregone.

“Anche lui è destinato ad essere Re, proprio come tuo fratello”
“Dubito che Re Thranduil permetterebbe ad un insulsa raminga di far da guida al suo unico figlio, Gandalf”

“Insulsa raminga? Aranel! Sei una dei due eredi legittimi di Isildur, non una semplice raminga! Tu e tuo fratello siete destinati a fare grandi imprese e questo anche Thranduil lo sa. E’ stato lui a spronare il figlio a cercarvi, lo sai?”
La raminga annuì, Legolas le aveva più volte detto com’era giunto fino a loro. “Gli ha detto di cercare Aragorn, non me. So bene che il Re di Bosco Atro non ha molto a cuore le stirpi diversa dalla sua, soprattutto le donne”

Lo stregone non poté negare quanto affermato dalla ragazza, eppure sentiva che doveva in qualche modo convincerla a credere di più nelle sue possibilità, nel suo destino, in se stessa. Durante quei tempi trascorsi con lei, aveva ben intuito quale fosse la natura di Aranel: era una ragazza forte, combattiva, sicura, almeno quando aveva spada e arco, e sapeva già essere saggia e sensibile. Eppure, sapeva bene che la raminga, proprio come il fratello, non si sentiva pronta ad affrontare quello che era il suo destino; non nominava quasi mai Arathorn, né Isildur, né Gondor, come se fossero entità troppo distanti e troppo importanti per lei, che si sentiva una comune ragazza, solo diversa per le due doti da combattente.

“Legolas non è Thranduil, no?”

Aranel scosse il capo, tornando a guardare per un attimo l’elfo che questa volta si accorse subito degli occhi verdi su di lui; le rivolse un sorriso appena accennato, ma Aranel tornò subito allo stregone.

“Sebbene sia molto più giovane, Legolas mi sembra già più saggio di suo padre. Non è così influenzabile come ritieni”

La ragazza alzò le spalle, non volendo rispondere. Ultimamente, quando si trattava di Legolas, preferiva non proferire parola.

“Perché lo respingi?” sussurrò Gandalf, temendo che anche alle orecchie dell’elfo potesse arrivare quella domanda.

“Come?”
“Ti ha sorriso, perché ti sei voltata?”

“Aragorn mi ha confidato qualcosa”

Lo stregone tacque.

“Mi ha detto che pensa che Legolas tenga molto a me, che non mi veda solo come un’amica”
Gandalf dovette trattenersi dal sorridere. Lui era certo che Legolas fosse attratto da Aranel, e non solo; lo stregone era quasi certamente convinto che l’elfo si fosse innamorato della raminga, durante quegli anni passati insieme. Era una delle prime cose che aveva notato: Legolas, in un modo o nell’altro, non allontanava mai troppo i suoi occhi da Aranel. La osservava, la seguiva, come se solo con il suo sguardo potesse proteggerla in qualsiasi momento; gli occhi dell’elfo sembravano illuminarsi ogni qualvolta si posassero sulla ragazza, soprattutto quando, in alcuni momenti, anche lei ricambiava lo stesso sguardo. I due spesso combattevano insieme, cacciavano, mangiavano e dormivano persino insieme, sebbene anche Aragorn fosse presente; lo stregone li aveva visti raramente da soli, eppure quando accadeva sembrava che per l’uno non esistesse altro che l’altra, e viceversa. Solo da pochi giorni, ora che Gandalf ci stava pensando, aveva notato un lieve allontanamento da parte della raminga, ma non si era troppo crucciato al pensiero.

“Anche tu tieni molto a lui” osservò il grigio.

Aranel annuì, ma non c’era traccia di alcun sorriso sul suo volto.

“Cosa c’è?”

“E’ sbagliato, Gandalf. Lui è un elfo, io sono un’umana”
“Piccola mia, non si sceglie chi amare”

Aranel ebbe un fremito. Amore. Aragorn non aveva parlato di amore, sebbene sembrasse riferirsi proprio a quel sentimento. Lei non aveva mai conosciuto quel tipo di amore, anche se aveva visto suo fratello innamorarsi ed essere innamorato. Con Legolas era cambiato tutto.

“Mi sono giunte voci di tuo fratello e una certa elfa, però”

“Arwen è figlia di Elrond, Gandalf”

Lo stregone annuì. “Quindi è Thranduil il problema?”

“No, non solo. Elrond è come un padre per me ed Aragorn, lo ha accettato, lo conosce e lo ama, ed ha altri figli. Non conosco Thranduil, ma ho sentito parlare di lui; non mi accetterebbe mai. Legolas diventerà re, un giorno. Non posso rovinare tutto”

Lo stregone tentò di replicare, per poter dire alla giovane raminga tutto ciò che pensava sulla faccenda, ma fu interrotto da lei stessa.

“Ho fatto la mia scelta, Gandalf. Nulla potrà farmi cambiare idea”

E lui tacque.

“Promettimi solamente che non gliene parlerai. Ti prego”

“Te lo prometto, Stella del Re”

Lo stregone pensò che comunque, prima o poi, la giovane raminga avrebbe dovuto affrontare quello che era il suo destino, sia quello che riguardava Gondor, sia quello che riguardava Legolas.

 

 

Dopo altri due mesi di inseguimenti infruttuosi, un giovane elfo, soldato e messaggero, raggiunse i quattro compagni di viaggio. Legolas riconobbe subito l’armatura degli elfi di suo padre, avvisando i compagni di fermarsi ed ascoltare quello che aveva da dire. Desiderò di non averlo mai detto, dopo aver udito le sue parole.

L’elfo aveva avuto l’ordine di riportare Legolas a Bosco Atro, perchè suo padre, Re Thranduil, aveva bisogno di lui.

“Ha bisogno di me per cosa?”
“Non ha voluto rilevarmelo, mio principe”

Legolas annuì. Sapeva benissimo che se avesse disobbedito al padre, non tornando subito a Bosco Atro, il Re avrebbe continuato a mandare più messaggeri, più soldati, fino ad un esercito intero. Thranduil non si sarebbe allontanato mai dal suo Reame Boscoso, questo anche era chiaro al principe, ma avrebbe smosso un esercito intero per ottenere ciò che voleva ed ora rivoleva indietro suo figlio.

“Dammi qualche minuto”

Il messaggero annuì, facendo un lieve inchino ed allontanandosi di qualche passo, sembrava non volesse perdere di vista il suo principe.

 

Aranel colse la novità con grande sorpresa, poiché mai si sarebbe aspettata che il suo cuore cominciasse ad accelerare solo perchè Legolas doveva abbandonarli. Aveva già pensato, più di una volta, al fatto che il loro viaggio insieme non sarebbe durato per sempre, che prima o poi ognuno sarebbe dovuto tornare sui suoi passi, per la propria strada; ma ora che quella vaga possibilità era diventata una vera realtà, non riusciva ad immaginare il suo cammino senza l’elfo. Cominciò a pensare che, d’altro canto, sarebbe stato meglio così; con Legolas lontano, probabilmente il suo cuore avrebbe avuto finalmente pace, dimenticandosi dell’elfo e di quello che provava per lui.

Il principe di Bosco Atro si voltò verso i compagni, ma i suoi occhi erano rivolti solo ad Aranel. Fece per parlare, ma Gandalf lo precedette. “E’ meglio così, Legolas. Questa ricerca è vana e penso che per Gollum ormai si debba prendere un’altra strada e che debba essere presa solo da Aragorn e Aranel. Se non ti dispiace, anche io vorrei venire a Bosco Atro con te; non vedo Re Thranduil da molte lune, ormai”

L’elfo annuì.

“Te ne vai anche tu?” domandò la raminga allo stregone. Lottò contro se stessa per evitare di mostrare ai suoi compagni il suo stato d’animo: la tristezza, la malinconia. Non solo Legolas, ora anche il suo caro Gandalf l’avrebbe lasciata lì.

Lo stregone sorride alla raminga, posandole una mano sulla guancia. “Ci rivedremo, Stella del Re, ne sono sicuro”. Le baciò la fronte, ma Aranel si concesse di cedere almeno con lui alle emozioni: abbracciò lo stregone, stringendolo ed affondando il viso fra la veste grigia e la lunga barba dello stesso colore.

Sentiva dietro di sè parole elfiche di arrivederci, provenire da suo fratello e dall’elfo, mentre Gandalf le carezzava i capelli. 

Lo lasciò andare. “A presto, amico mio” gli disse, riuscendo a celare ancora le lacrime.

 

Gandalf si rivolse ad Aragorn, poiché sapeva che doveva mostrargli la via da prendere. Legolas, invece, rivolse ancora una volta lo sguardo ad Aranel, incontrando i suoi occhi verdi. Era triste, glielo leggeva in viso, probabilmente più per lo stregone che per lui.

“Spero che ci rivedremo anche noi, Aranel”

La raminga annuì, sorridendo appena. Non faceva trasalire alcuna emozione, controllando benissimo il suo volto; dentro, però, urlava.

“Lo spero anche io, mellon” sussurrò.

Fu l’elfo a tendere le braccia ed abbracciare la raminga, sebbene lei si fosse irrigidita. Fu un abbraccio breve, e nessuno dei due disse all’altro quello che entrambi pensavano. “Mi mancherai”.

 

 

La ricerca di Gollum continuò per altri ventinove anni. Aragorn ed Aranel nel frattempo avevano affrontato lunghi viaggi, prestato servizio in vari eserciti ed erano anche tornati, per poco tempo, a Lothlòrien, dove il ramingo poté rincontrare la sua Arwen. 

Ad Aranel piacevano quei luoghi, le ricordavano la sua infanzia, eppure dopo aver conosciuto Legolas essere circondata dagli elfi le sembrava strano; sembrava che qualsiasi cosa le ricordasse l’elfo che era stato suo compagno di viaggio a lungo. Spesso si domandava dove fosse, cosa facesse, se fosse impegnato in qualche missione per ordine del padre.

 

Durante una perlustrazione delle Paludi Morte,vicino Mordor, i due raminghi riuscirono finalmente a catturare Gollum, la disgraziata creatura che cercavano da anni. 

“Dove lo stiamo portando?” domandò la raminga al fratello, quando finalmente Gollum aveva smesso di sbraitare all’interno della sua piccola cella.

“Gandalf anni orsono mi disse che quando e se mai avremmo trovato Gollum, e’ da Thranduil che doveva essere condotto”
“Thranduil? A Bosco Atro?” 

Aragorn annuì. “Lontano da occhi indiscreti, dove potrà essere interrogato a dovere e tenuto rinchiuso al sicuro per il resto della sua vita”

“Ma, a Bosco Atro..”

“Prima o poi avresti comunque dovuto rivederlo, Aranel”

Non c’erano soggetti, nomi, niente, ma la ragazza sapeva bene a chi si riferiva suo fratello: Legolas. Non gli rispose, non riaprendo mai più l’argomento, fino al loro arrivo al Reame Boscoso.

 

Aranel non aveva mai visto quel Reame, ma ne fu subito affascinata. Gli alberi ed i fiumi che circondavano la fortezza di Thranduil erano per lei meravigliosi, come se fossero una specie di grande giardino solo per loro. Le costruzioni, le statue, i ponti erano rifiniti nei minimi dettagli e mostravano tutta la bellezza del popolo degli elfi. Dopo che delle guardie domandarono chi fossero e li perquisirono, furono accolti nella fortezza ed annunciati a Re Thranduil. Tre elfi guerrieri, armati, si occuparono di Gollum, trascinando via la gabbia con la creatura al suo interno. La raminga si domandò se avrebbe mai più rivisto quell’essere e soprattutto cosa gli sarebbe aspettato dentro quelle mura.

 

La sala del trono di Thranduil era maestosa, enorme, tutta in legno, circondata anche da un piccolo fiume artificiale, come se il Re avesse voluto un piccolo angolo di foresta anche all’interno del palazzo stesso. Thranduil sedeva sul suo trono, che si trovava su una piccola piattaforma dopo delle scale. Il Re, notò subito Aranel, era un bellissimo elfo, alto, muscoloso e leggiadro allo stesso tempo. Sembrava essere la copia più anziana e più altezzosa del figlio.

Aragorn e Aranel si inchinarono di fronte al Re, che abbassò lievemente il capo. 

“Benvenuti a Bosco Atro, Aragono e Aranel, figli di Arathorn”

“Grazie, mio re” rispose il ramingo.

Thranduil fece cenno di avvicinarsi ed i due raminghi salirono la scalinata, ritrovandosi a poca distanza dal sovrano. 

“Finalmente conosco i due famosi raminghi, i discendenti di Isildur! Mio figlio mi ha parlato tanto di voi due”

“E’ un onore conoscere voi, mio Re” parlò ancora Aragorn.

“Ho saputo che mi aveva portato la creatura; è stato difficoltoso catturarla?”
“No, mio signore; c’è solo voluto molto tempo. Gollum conosce molto bene la Terra di Mezzo e sa ben nascondersi”

Il Re annuì. “Vi ringrazio per questa vostra coraggiosa impresa” 

Aragorn abbassò il capo.

“Mio figlio Legolas è da poco tornato nelle sue stanze; sicuramente vorrà vedervi. Stanotte sarete i benvenuti nella mia dimora, in modo da riposarvi per partire domattina”

“Grazie, mio signore” recitarono entrambi; fu la prima volta che Aranel rivolse la parola al sovrano.

 

Un elfo, servitore di Thranduil, condusse Aragorn e Aranel verso le loro stanze, una accanto all’altra, e si congedò.

“Vieni con me?” domandò il ramingo alla sorella.

Aranel scosse il capo. “Sono un po’ stanca, vorrei riposare”

L’uomo sollevò un angolo della bocca, accarezzando la guancia della sorella. “Tu non sei mai stanca” posò la fronte su quella di Aranel. “Dovrai rivederlo, prima di partire per la Contea”

Lei annuì. “Stasera, a cena. Salutalo da parte mia”

Il ramingo le baciò la fronte, prima di sparire.

 

Aranel approfittò per fare un bagno come si deve, che ormai non faceva da mesi, da quando erano stati a Lothlòrien. Indossò vestiti puliti, sebbene si trattasse sempre di vestiti comodi e non di certo abiti in tessuti pregiati che indossavano le elfi da quelle parti.

Osservò a lungo, distesa sul letto, il paesaggio che il Reame Boscoso le offriva, restandone sempre più incantata. Quando ormai il sole stava tramontando, qualcuno bussò alla sua porta; pensando che fosse il fratello, disse subito che poteva entrare.

“Aranel!” 

Legolas era alla porta: sorridente, sorpreso. Guardava la raminga con occhi sognanti, rivolgendole un ampio e sincero sorriso. Non era cambiata affatto, era ancora bellissima ai suoi occhi, proprio come ventinove anni prima.

La raminga si destò, mettendosi subito in piedi. Osservava Legolas incredula, mentre il cuore galoppava. Era sempre lo stesso, non era invecchiato di un giorno, ed era sempre bellissimo.

“Legolas” sussurrò il suo nome, sorridendogli.

“Da quanto tempo!” esclamò l’elfo, rompendo la distanza. Abbracciò la ragazza, stringendola come non aveva fatto anni prima.

Aranel, cacciando per un attimo via i pensieri, ricambiò l’abbraccio. Strinse l’elfo, posando la testa sulla sua spalla, fra i lunghi capelli biondi. Profumava di erba bagnata e del bosco che li circondava.

“Non sei cambiata affatto!” 

“Neanche tu. Dov’è Aragorn?”

“E’ andato a riposare, siamo stati insieme fino a poco fa. Mi ha raccontato cosa avete fatto in questi anni, di Gollum!”

Aranel annuì, trovandosi senza parole.

“Ti piace, qui?”

“E’ tutto meraviglioso”

“Mi permetti di mostrarti casa mia?” le offrì il braccio.

Aranel lo strinse, pensando che non ci fosse nulla di male in una passeggiata. 

L’elfo le fece fare il giro del castello, mostrandole le sue stanze, la cucina, le sale per gli ospiti, la sala per le cerimonie, tutto quanto; nel frattempo, raccontava vari episodi della sua infanzia ed adolescenza, facendo spesso ridere la raminga. L’elfo adorava il suono della risata di Aranel, che aveva sognato che tanto tempo e che adesso poteva finalmente riascoltare, insieme alla voce della raminga.

Ad Aranel piacque moltissimo la fortezza, ma fu felicissima quando Legolas la portò a vedere il giardino: era incantevole. Le raccontò la storia di quei luoghi, degli spiriti del bosco, degli alberi, del fiume. Si fermarono su di un ponte, affacciandosi da una sponda ad osservare l’acqua del fiume scorrere sotto di loro.

“Allora, cosa ne pensi?” le domandò. Il Sole era ormai calato, solo la luce della Luna e delle stelle illuminava il Bosco Atro. 

“E’ tutto bellissimo, dev’essere stato bello crescere qui. Mi ricorda un po’ Lothlòrien”

“Sono felice che tu abbia potuto vedere casa mia”
Aranel annuì: infondo, anche lei ne era felice.

“Sei bellissima” si lasciò sfuggire l’elfo. Non aveva pensato alle parole che stava per pronunciare, all’importanza del loro significato, ma ormai era troppo tardi. Desiderava dire quelle due parole da più di trent’anni, ed ora finalmente era successo.

“Grazie” rispose Aranel, per la prima volta mostrandosi intimidita davanti all’elfo. Non si aspettava quel complimento, non da lui, non in quel modo.

Per un solo istante, le parve che Legolas si stesse avvicinando ancora di più a lei, non staccandole gli occhi dai suoi; ma l’elfo aveva un udito più sviluppato del suo e, all’improvviso, si allontanò. “Stanno venendo a chiamarci: la cena è pronta”

 

Raggiunsero Thranduil nella grande sala da pranzo del castello; Aranel notò subito che i posti erano solo per loro quattro. 

“Legolas, figliolo, va’ pure a chiamare Aragorn”

L’elfo, anche se perplesso, annuì, sorridendo ad Aranel e lasciandola sola con il Re.

Thranduil indicò il posto vuoto accanto al suo, invitando la raminga a sedersi; ella si inchinò, ringraziandolo, per poi sedersi.

“Mio figlio mi ha spesso parlato di te” esordì il Re del Bosco Atro.
“E a me di voi, mio signore”

“Siete stati insieme, ora?”
“Legolas mi ha fatto vedere la fortezza ed il giardino; è tutto bellissimo” 

Thranduil annuì. “Sembra molto preso da te; la guardia che lo ha informato del vostro arrivo mi ha detto che era al settimo cielo, quando ha saputo che c’eri anche tu”
Aranel tentò di contenersi, di non lasciar trapelare emozioni. “Io e Legolas siamo grandi amici, mio signore”

“E tali dovete restare, no?”
La raminga cominciò a sentirsi a disagio, sotto esame, con quei grandi occhi verdi a fissarla. “Certo”

“Legolas ancora non lo sa, ma presto dovrà sposarsi e succedere al trono; ho già in mente un paio di pretendenti per lui. Elfe di nobili famiglie. Non vorrei ci fossero guai, o imprevisti, nel frattempo. Mi capisci, Aranel figlia di Arathorn?”
“Sarebbe disdicevole se ci fossero”
“Infatti. Non capisco perchè mio figlio trovi più appagante la compagnia di un’umana piuttosto che di una sua simile, quando sa benissimo qual è il suo destino e cosa io non transigo”
La raminga strinse i pugni, sotto al tavolo. “Mio signore, io e suo figlio siamo solo dei grandi amici, nulla di più; qualsiasi cosa lei stia pensando su di noi, è falsa”
“Oh, mia cara, lo spero bene”

Aranel annuì, sentendo la porta spalancarsi: Aragorn era finalmente arrivato! 

 

Legolas non si spiegò come mai Aranel fosse stata per la maggior parte della cena cupa e silenziosa; non aveva quasi per nulla rivolto lo sguardo verso di lui, ma solo verso il Re, se veniva interpellata, e verso suo fratello.

 

Terminata la cena, la raminga aveva espresso il desiderio di tornare nella sua stanza, per riposare in vista della partenza.

Salutò Legolas con un lieve cenno del capo, chiudendo la porta alle sue spalle, lasciandolo solo con Aragorn.

“Cos’ha?” domandò l’elfo.

“Non lo sai?”

 

 

 

Legolas bussò alla porta di Aranel, quando il Sole si stava levando in cielo. La raminga aprì, già vestita e pronta a partire.

“Oh. Pensavo fosse Aragorn”

“Posso entrare?”
La ragazza sospirò, ma annuì. Si sedette sul letto, sistemando le ultime cose nel suo borsone.

“Aranel” sussurrò l’elfo, facendo in modo che lei lo guardasse. “Perché non resti?”

La domanda per lei fu totalmente inaspettata; come poteva chiederle una cosa del genere?

“Perché dovrei?”
“Mi piacerebbe farti vedere il resto del mio Reame; potreste restare ancora un paio di giorni”
“Io e Aragorn abbiamo un compito da svolgere”

“La Contea può aspettare”

“Gandalf ci ha dato un compito, intendo seguirlo”
Legolas sospirò, sedendosi accanto a lei. “Cosa è cambiato da ieri sera? Perché non riesci neanche a guardarmi, adesso?”
Lei lo guardò. “Contento?”
“Aranel”
“Non posso restare qui, e tu lo sai”
“Perché?”
“Legolas, non sei uno sciocco, non lo sei mai stato; non comportarti come tale”

“Verrò con te”

“Non osare! Il tuo posto è qui, con tuo padre, con gli elfi; non con due raminghi”

L’elfo prese le mani di Aranel, bloccandola. “Non m’importa se sei un’umana”
“A me sì”

“Non è vero”

“Bene, allora a tuo padre sì”

Legolas capì solo in quel momento perchè Aranel era cambiata improvvisamente, perchè non lo riusciva neanche a vedere. “Hai parlato con mio padre”
La raminga annuì. “E mi ha praticamente fatto intendere che non tollererebbe mai una cosa del genere” anche Aranel, a sua volta, strinse le mani dell’elfo. “Io non voglio essere la tua rovina; il tuo posto è qui, sei destinato ad essere Re”

“Ma io non..”
“Ho fatto la mia scelta. Puoi rispettarla?”

Legolas notò gli occhi della raminga: sembravano infuocati, nonostante il verde. Alla fine, lui annuì.

“Non posso lasciarti andare senza prima aver fatto una cosa” esclamò, e senza lasciar tempo alla raminga di reagire, posò le sue labbra sulle sue. 

Per Aranel, quell’elfo era pieno di sorprese. Mai si sarebbe aspettata di essere baciata, da lui, all’improvviso. Inizialmente voleva reagire, scostarsi, perchè era tutto sbagliato, ma non ci riuscì. Si lasciò baciare, delicatamente, da Legolas, che prese ad accarezzarle i capelli. Avrebbe voluto dimenticare tutto, ma non poteva. Si godette il bacio, il tocco della labbra dell’elfo, ma quando terminò, non volle andare oltre.

Mel-in leh” sussurrò Legolas, praticamente sulle sue labbra, quando entrambi avevano ancora gli occhi chiusi. Poi, rapido, con la leggerezza e la velocità tipica del suo popolo, svanì.

 

 

Nessuno dei due in quel momento avrebbe mai pensato che solo nove anni dopo si sarebbero incontrati a Gran Burrone, per il consiglio di Elrond.

 

 

 

  
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