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Autore: ThreeRavensBlondie    08/09/2015    3 recensioni
Sequel della ff Emerald Coast: un'estate straordinaria.
Sono passati mesi ormai da quando Sonic e i suoi amici hanno concluso la loro straordinaria vacanza estiva a Casa della Quercia, la casa di Tails sulle rive dell’Emerald Coast. L’estate è stata un puro concentrato di mare, sole, divertimento, litigate, avventure, strategie e amori trionfanti (tra Sonic ed Amy e Knuckles e Rouge). Tuttavia, il male è giunto anche in un posto idilliaco come quello. Sconfitto Metal Sonic nella sua forma più mostruosa, Metal Obscuria, e morto il loro amico robot E-123 Omega, Sonic, Tails, Knuckles, Amy, Rouge, Shadow, Espio, Vector, Cream e Charmy si salutano e sperano con tutto il cuore di vedersi ancora nonostante le loro strade, per adesso, stiano divergendo. Le loro vie, però, sono destinate a incontrarsi ancora una volta, per una nuova esperienza.
Se mi lasciaste una piccola RECENSIONE ne sarei molto contenta!
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Amy Rose, Knuckles the Echidna, Rouge the Bat, Sonic the Hedgehog, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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SONIC
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Sonic, mi hai salvato la vita! Grazie!”
“Oh, ehm, figurati”
“Io mi chiamo Amy. Amy Rose”
“Piacere, Amy. Alla prossima!”
 
 
Quella fu la nostra prima conversazione. Era molto più piccola la prima volta in cui la incontrai: bassa, il volto più tondo da bambina, gli occhi verdi e grandi. Eppure aveva già lo sguardo di chi è determinato a non arrendersi mai.
S’innamorò di me fin da subito. Ma io, immaturo e ribelle, la consideravo una scocciatrice, una perditempo. Ero deciso a sfuggirle ogni volta senza neanche darle il tempo di salutarmi.
Ma stavolta è lei che ha vinto. È lei che finalmente è riuscita a ripagarmi di quei tempi infernali con un doloroso, terribile addio.
E ora un turbine di disperazione e rabbia devasta la mia anima fin nel profondo.
Ero a un passo da lei. Ero a tanto così dal rivederla sana e salva.
Poggio la testa sulle ginocchia e piango. O almeno, credo.
Ho prosciugato le lacrime, ormai.
 
 
 
Non so da quanto tempo è che mi trovo in questa stanza di ospedale.
Ho sentito dire che gli scienziati hanno chiamato la polizia e le ambulanze.
Ricordo poco o nulla. Solo la voce del paramedico che diceva “Trovati due corpi senza vita: uno appartiene ad Amy Rose. L’altro ad Abigail Robotnik”.
Abigail Robotnik. La figlia di Eggman. Questo mi ha fatto venire ancora di più il voltastomaco.
 
Forse sono svenuto. Forse ho solo avuto un blackout.
Ma quando ho riaperto gli occhi, mi trovavo in un letto bianco. E lei non era più tra le mie braccia.
Vedo tutto sfocato. Ho un ronzio nelle orecchie. Vorrei dire qualcosa, urlare, ma non ci riesco. Posso solo gridare dentro di me.
Mi volto a destra, e noto dei fiori freschi su un vaso poggiato sul ripiano. Un lieve tossicchiare mi fa volgere il capo dall’altro lato, dove metto a fuoco il volto di Tails con un vassoio di cibo in mano. Poco più in là, Rouge fissa un punto vuoto, con gli occhi gonfi e arrossati, e la testa poggiata sulla spalla di Shadow, che sta seduto rigido senza dire una parola. Tutti loro indossano la camicia da notte dell’ospedale. Distinguo delle bende e dei cerotti qua e là sulle loro braccia, gambe e sui visi.
“Ciao, Sonic…” mi saluta Tails, e la sua voce esce così fragile da poter essere spezzata al minimo tocco.
Non ce la faccio, non ci riesco a rispondergli. Comincio a sbattere gli occhi, e sento le lacrime annebbiarmi di nuovo la vista.
“Non serve che tu dica qualcosa, Sonic. Riposati, ti prego” mi tranquillizza lui, muovendo una mano.
Si alza in piedi, e si avvicina al mio letto.
Le sue labbra tremano “Volevo solo dirti che mi dispiace per quello che è successo. Mi dispiace davvero tanto. E… mi sento responsabile. Se solo non avessi avuto questa stupida mania per la tecnologia, ora non avremmo… Ora Amy sarebbe ancora…”
Non riesce neanche a dirlo. E io scuoto il capo furiosamente, facendomi venire il mal di testa.
“Non è colpa tua, Tails” prorompe Shadow, lentamente “Non è colpa di nessuno di noi”
Gli sono grato: ha espresso esattamente ciò che volevo dire, anche se non del tutto. Se la colpa è di qualcuno, è la mia.
Rouge, portandosi una mano alla bocca, ricomincia a piangere. Shadow, sorreggendola per le spalle, la accompagna fuori dalla stanza con fare premuroso.
Dopo averli guardati, Tails si asciuga una lacrima e torna con l’attenzione su di me. Prende un piatto di pasta dal vassoio, e me lo porge.
Io giro la testa dalla parte opposta, per comunicargli che non ho fame. Anzi, a dir la verità ho una perenne, orribile nausea.
“Devi mangiare, Sonic. Sono giorni che sei a digiuno. Sei ridotto uno straccio” mi supplica.
Serro gli occhi. No. Non voglio. Devo morire di fame. È ciò che mi merito per non essere riuscito a salvarla in tempo.
Lui posa il piatto, rassegnato “Amy ti amava. Non avrebbe voluto che tu…”
“NON DIRLO!” grido all’improvviso, senza neanche accorgermene. 
Tails spalanca gli occhi, senza parole.
Il mio petto fa su e giù, e il mio cuore batte a mille “Se mi amava davvero così tanto, allora non sarebbe morta così, e sarebbe rimasta con me!”
Il mio migliore amico abbassa lo sguardo, senza aggiungere altro.
Faccio un respiro profondo.
“Scusami, Tails. Non volevo risponderti male” mi scuso “Solo, per favore… lasciami solo”
Tails stira le labbra in un tentativo di sorriso, e annuendo, esce fuori.
Controvoglia, prendo il piatto e comincio a mangiare.
Ma tutto quello che sento non è sollievo per lo stomaco vuoto da giorni.
Ho i crampi.
Ho i crampi al petto, dove un tempo c’era il cuore.
Agonia.
 
 
 
 
 
   
 
 
 
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È notte nell’ospedale, ma i miei amici sono rimasti qui fuori dalla stanza.
I loro bisbigli mi fanno svegliare e, attento a non fare rumore, ascolto ciò che stanno dicendo.
“…è tutto così ingiusto” mormora Espio, tenendosi la testa tra le mani.
Vector gli poggia una mano sulla schiena per consolarlo.
“Dove sono Cream e Charmy?” chiede a Tails.
“I dottori hanno dato loro una stanza in cui dormire. Erano a dir poco esausti” risponde la volpe.
Silenzio.
“L’hanno… l’hanno portata all’obitorio?” domanda Rouge, con voce strascicata.
“Sì” dice Shadow, in modo secco.
Immaginarla lì, inerme, sul tavolo d’acciaio…
Mi gira la testa al solo sentire questa parte della conversazione.
Poggio l’orecchio sullo spiraglio della porta.
“Qualche notizia di Knuckles?” fa Tails, preoccupato.
Come? Knuckles è sparito? E da quanto? L’ultima cosa che ricordo, è di averlo visto sull’isola… quando ci siamo rincontrati.
“Nessuna” ribatte Vector “Quando siamo tornati sull’Emerald Coast, lui si è diretto verso la foresta senza dire una parola. Nessuno sa più niente, da quel momento”
“Ci mancava soltanto questa…” sospira Rouge, allo stremo delle forze.
Dopo qualche secondo, la voce di Shadow rompe bruscamente il silenzio.
“D’accordo ragazzi” dice “Direi che è il caso di andarcene tutti a dormire per qualche ora”
“Ma” interviene Tails “Knuckles è…”
“Knuckles sa badare a se stesso, state tranquilli” conclude Shadow, addolcendo un po’ il suo tono di voce per far tranquillizzare gli altri.
Cominciano ad incamminarsi verso la fine del corridoio. Vector ed Espio entrano in una stanza. Rouge, Tails e Shadow nell’altra.
Quando sento le porte chiudersi alle loro spalle, esco finalmente dalla mia camera.
La camicia da notte dell’ospedale mi fa entrare spifferi freddi ovunque. Il pavimento del reparto è gelato contro i miei piedi nudi.
Cammino piano, per non farmi udire, tenendo fisso nella mente il mio obbiettivo.
Arrivo alla porta che conduce alle scale, e quando la apro, davanti a me si presentano innumerevoli cartelli di indicazioni. Li leggo uno ad uno scorrendo con la testa dall’alto verso il basso.
 
Dermatologia  Sesto Piano
Medicina Interna e Geriatria Quinto Piano
Radiologia Quinto Piano
Medicina dello Sport Quarto Piano
Terapia Antalgica Quarto Piano
Chirurgia Generale Terzo Piano
Chirurgia Vascolare Terzo Piano
Ortopedia e Traumatologia Secondo Piano : tu sei qui.
Oculistica Secondo Piano
Reparto Maternità Primo Piano
Ostetricia Primo Piano
E, finalmente, il reparto da me ricercato:
Obitorio Piano Terra
 
Nessuno mi avrebbe impedito di stare vicino a lei. Niente di niente. Non stavolta.
Scendo le scale velocemente, aggrappandomi al corrimano. Il cuore mi batte forte. Nessuno mi avrebbe fermato.
“Sonic” mi chiama una voce familiare, alle mie spalle.
Sbarrando gli occhi e immobilizzandomi sullo scalino, mi volto.
 
 
 
 
 
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“Che cosa ci fai tu qui?” sbotto “Vattene a dormire!”
“Dove stai andando?” mi domanda Eggman, fissandomi sospettoso.
Anche lui indossa il camice bianco dei pazienti, anche se non sembra aver riportato ferite.
“Fatti gli affari tuoi!” gli rispondo con forza, ma cercando di non alzare la voce.
Lui non parla, mi osserva e basta.
Perciò, mi giro e continuo a scendere le scale.
“Non farlo, Sonic” mormora lui, laconico, facendomi bloccare di nuovo.
Furioso, faccio dietrofront, risalgo le scale e mi posiziono di fronte a lui.
“Spiegami che cavolo vuoi”
“Sapere che avevi intenzione di fare” insiste lui.
“Sono stato dimesso. Tornavo a casa” mento, incrociando le braccia.
“Bugiardo!” ribatte lui “Ho chiesto all’infermiera, e ha detto che verremo dimessi tutti quanti fra tre giorni”
“Come ti pare” lo liquido con un gesto della mano “Ora tornatene nella tua stanza”
“Così puoi andare da Amy?” replica Eggman, schietto.
Il suo nome pronunciato da lui mi fa infervorare. Digrigno i denti.
“E se anche fosse, che cazzo te ne importa?!” lo attacco “Sei felice, non è vero? Hai quello che hai sempre voluto! I Sonic Heroes sono stati sconfitti dalla tua prole, la tua beniamina! Devi esserne così fiero! AMY È MORTA. Sei contento adesso?”
Lui indietreggia di qualche passo e mi fa cenno di abbassare la voce. Non mi sono neanche reso conto di stare urlando.
“Per giorni e giorni non ho mai smesso di cercarla. MAI. E proprio quando ero a un battito di ciglia da lei l’ho persa! Tutto grazie a TUA figlia! Ti sembra una cosa giusta?! Non doveva finire così! Ed è tutta colpa mia. Se non l’avessi lasciata sola sotto quell’intercapedine quando siamo stati attaccati a Casa della Quercia, lei sarebbe rimasta con me. Lei sarebbe ancora…”
Eggman mi prende per le spalle e mi scuote violentemente.
“Sonic adesso basta! Smettila!” esclama, con la fronte corrugata.
Il mio respiro è pesante, e le lacrime riempiono la metà del mio campo visivo.
“Io non ho mai voluto che succedesse questo. Siamo nemici, è vero. Ma su questo devi fidarti. Non avevo la minima idea dell’esistenza di Abigail. Me ne stavo tranquillo nella cella a scontare la mia pena finché lei non mi ha rapito. E fidati quando ti dico che non mi dispiace neanche un po’ per la morte di mia figlia. Era una cosa che si sarebbe potuta evitare, sì, ma questo avrebbe significato la morte di Tails e la distruzione del nostro pianeta. Amy lo sapeva. Lei ha sempre sperato fino alla fine che in Abigail ci fosse del buono, ma quando si è resa conto che non era così, ha capito che l’unica cosa che potesse mettere fine a quel piano scellerato era ucciderla. E come poteva farlo? Là dentro nessuno poteva tenere delle armi, se non Abigail stessa” spiega Eggman.
Chino la testa e chiudo gli occhi “Si è sacrificata. Si è lasciata uccidere, sapendo che qualcuno dei Sonic Heroes l’avrebbe vendicata immediatamente”
“Knuckles non ha esitato un secondo” conferma lui.
Alzo la testa, sorpreso “Knuckles ha ucciso Abigail?”
Eggman annuisce.
Chissà perché non mi sono mai posto la domanda su chi avesse sparato il colpo mortale ad Abigail, fino a questo momento.
“Non è colpa tua, Sonic. E voglio dirti che mi dispiace davvero tanto per com’è andata. Ma Amy l’ha fatto anche per te. Abigail ha minacciato di uccidere te, Espio, Cream e Charmy con uno stormo di robot, se non si fossero decisi a consegnarle Tails. Amy era una ragazza forte e coraggiosa: ha salvato tutti voi, ed ha salvato anche me. E io non posso che esserle grato”
Una lacrima amara mi riga la guancia.
“Per questo” continua Eggman “voglio dissuaderti dal continuare il tuo viaggio verso l’obitorio. Non farai che farti del male, in quel modo. In questo momento, il pericolo più grande per te non sono io, ma te stesso. E lei non avrebbe mai voluto che tu la ricordassi così com’è adesso, a due piani da qui. Questo è poco ma sicuro”
Mi asciugo le lacrime con il palmo della mano. Guardo Eggman ed annuisco.
“Okay” gli dico.
“E per quel che mi riguarda, ho chiuso con i piani malvagi. D’ora in avanti, se mai ci rivedremo una volta uscito di prigione, chiamami Ivo Robotnik” conclude.
“Lo farò” borbotto.
Lui sospira. Poi se ne torna nella sua stanza.
E dopo aver fissato il pavimento per cinque minuti pieni, rimuginando su ciò che mi ha detto, anche io mi avvio verso il mio letto.
 
 
 
 
 
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Alle 16:14 di tre giorni dopo, siamo stati tutti dimessi dall’ospedale di Station Square.
Chi più, chi meno, tutti avevano la stessa faccia triste e sconvolta di quella maledetta sera.
Appena varcata la soglia della libertà, Eggman è stato riportato in prigione dalle autorità, accettando senza discutere.
Dopo lunga riflessione, abbiamo convenuto che sarebbe stato un bene dirigerci verso le rovine di Casa della Quercia.
Una volta lì, abbiamo iniziato a camminare in mezzo alle macerie.
“È tutto così irriconoscibile” dice Rouge, smarrita.
“Rovine, nient’altro che rovine” commenta Vector, scansando i mattoni con un calcio.
“Beh.. significa che dovrò darmi un bel po’ da fare!” afferma Tails.
Mi volto verso di lui “Hai intenzione di ricostruire tutto?”
Il mio migliore amico annuisce “E non solo la Casa. Anche il Tornado X. È il minimo che io possa fare… per lei
Abbasso lo sguardo, mordendomi le labbra così forte da sentire il sapore del sangue.
“E noi ti aiuteremo” fa Shadow, poggiandogli una mano sulla spalla.
“Davvero?” chiede lui, incredulo.
“Certo. Dicci solo cosa fare e quando cominciare” esclama Espio.
“Io ci sto” acconsento io.
Tails sorride, imbarazzato ma rincuorato “Grazie, ragazzi”
 
 
 
 
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Mentre valutiamo lo stato di distruzione della Casa, sento improvvisamente un fruscio provenire dalle sterpaglie alle mie spalle.
Cercando di non farmi notare dai miei compagni, mi addentro nella foresta. Seguo il suono fino ad una radura, e poi, per istinto, mi nascondo dietro ad un albero.
Senza fare rumore, tenendo la schiena sempre ben premuta contro il tronco, mi volto con la testa.
C’è qualcuno posizionato in piedi al centro della radura.
Knuckles.
Ha lo sguardo impassibile. Non l’ho mai visto così consumato da quello che sembra senso di colpa e rimpianto verso qualcosa.
Tra le mani tiene una decina di affilatissimi coltelli, e li esamina attentamente, quasi come se stesse decidendo cosa farne.
Con un aggraziato, ma violento movimento del braccio, comincia a tirarli verso i tronchi degli alberi attorno a lui, uno alla volta, facendo sempre centro perfetto e trapassandoli da parte a parte.
Due… tre coltelli.
Knuckles non si ferma mai. Non emette un rumore quando li lancia.
Sette… otto coltelli.
Sento i pezzi di corteccia degli alberi staccarsi e cadere a terra.
Percepisco il tonfo del nono coltello. E adesso ne manca solo uno. Quello destinato all’albero dietro il quale sono nascosto io.
Knuckles, però, non lo sa. Forse è meglio così. Dovrei lasciare che accada?
Sarà veloce. Rapido. In poco tempo, con un po’ di fortuna, rivedrò Amy.
Ma al posto della desolazione nella mia testa, prende piede il ricordo di una voce: quella del mio ex-acerrimo nemico “Si è sacrificata. Si è lasciata uccidere… L’ha fatto anche per te”
No. Non posso lasciare che il sacrificio di Amy sia accaduto invano. Che cosa penserebbe lei di me?
Mi scosto subito dall’albero, ponendomi a distanza di sicurezza.
Passano i secondi. Ma il colpo non arriva comunque.
Silenzio. Solo il canto degli uccellini.
Quando mi sporgo, Knuckles ha la testa bassa, e tiene tra le mani l’ultimo coltello, osservandolo.
Poi lo afferra per il manico con la destra, e poggia la punta sulla sua stessa mano sinistra.
Chiude la mano a pugno attorno alla lama, e la lascia scorrere.
Vedo il sangue sgocciolare fuori dal lato della mano, di un rosso intenso, ma il suo volto non fa una piega. Sempre privo di espressione.
Sono tentato di andare lì, per dirgli di smetterla. Ma proprio quando sto per saltare fuori, lui butta a terra il coltello e si fissa la mano.
C’è una lunga ferita trasversale su tutto il palmo, ma superficiale.
“Cosa mi ha fatto cambiare idea, eh?” dice, come se stesse facendo riferimento a una domanda che gli è stata fatta in passato.
Si asciuga furiosamente la mano sui pantaloni, macchiandoli di sangue.
Poi comincia a scuotere il capo, e a guardare verso il cielo visibile tra le chiome degli alberi.
Il suo respiro si fa sempre più affannoso, e io capisco che sta piangendo ancora.
Non so cosa posso fare per consolarlo. Probabilmente niente.
Lui ed Amy dovevano averne passate delle belle quando sono scappati insieme. Forse avevano  stretto una sorta di legame di amicizia… non saprei dirlo.
Quello che so, è che da quando è successo, Knuckles non mostra il minimo rimorso per aver ucciso Abigail. Le sue lacrime sono riservate solo ed esclusivamente ad Amy.
È raro che Knuckles si lasci andare. Perciò preferisco lasciarlo da solo e dargli un altro po’ di tempo per sfogarsi, cosa che dovrei fare anche io.
Stando attento a non calpestare foglie secche per non destare sospetti, torno dagli altri, lasciando Knuckles a disperarsi nel mezzo della foresta.
 
 
 
 
 
 
 
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Ho avvertito subito gli altri della presenza di Knuckles e del fatto che è vivo e sta bene (senza accennare al taglio alla mano provocatosi).
Tutti si sono visibilmente un po’ rasserenati al sapere di questa notizia.
“Sarà difficile” mormora Tails, fissando la vasca da bagno in frantumi “ma sento che ce la faremo”
“Ce la faremo di sicuro” dice Cream, convinta. È una delle poche frasi che è riuscita a dire dopo ciò che è accaduto: considerava Amy al pari di una sorella maggiore.
Orientandomi secondo i miei ricordi, la mia stanza doveva essere al lato opposto del giardino rispetto a dove mi trovo adesso. Cammino verso quel punto.
Poi, vedo Rouge seduta con uno sguardo triste nel punto in cui doveva esserci la camera di Amy.
Mi avvicino a lei.
“Mi sembra ancora tutto un brutto sogno. E spero che lo sia” bisbiglia.
So come si sente. E anzi, sono contento per lei che non stia come me. Non lo augurerei mai a nessuno.
Vedo qualcosa di colorato sotto al masso su cui Rouge è accucciata. Qualcosa di verde acquamarina chiarissimo.
Chiedo alla mia amica di alzarsi, e lo raccolgo. È un vestito lungo e molto elegante. La parte inferiore, però, è tutta bruciacchiata e strappata.
Se lo accosto al mio volto, riesco ancora a sentire il suo profumo. Il profumo che aveva quella sera. La notte più bella della nostra vita.
Lo sento. Sento la voce di Metal Sonic, quest’estate, dire: “È troppo tardi
È davvero troppo tardi.
Il respiro e il battito accelerato mi preannunciano un attacco di panico.
Rouge se ne accorge. Mi prende il viso fra le mani “Sonic, caro. Stai bene? Respira!”
Ma io non la sto a sentire. Io so cosa può farmi stare meglio.
Mollando a terra il vestito e liberandomi dalla presa di Rouge, comincio a correre verso la spiaggia, Svuotando la mente, liberando i pensieri.
 
 
 
 
 
 
 
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Il mare è lievemente agitato. Il cielo invernale grigio e nuvoloso, lo fa diventare del suo stesso colore.
Fermando la mia corsa e calmandomi un po’, noto che questa parte della spiaggia non mi è nuova. Ci siamo venuti quest’estate a prendere il sole.
È stata la mattina seguente al mio compleanno. Quella sera, Amy ed io ci demmo il nostro primo bacio.
Poi, il giorno dopo, Amy mi insegnò a nuotare. Proprio qui, davanti a me.
I ricordi si infrangono nella mia mente proprio come l’acqua del mare sta facendo contro i miei piedi.
“Ho imparato a nuotare! Ce l’ho fatta, grazie!” dissi, dopodiché presi coraggio e mi tuffai addosso a lei, travolgendola in un bacio di cui ho memoria fin nel minimo dettaglio.
‘Non sarà più così. Niente del genere potrà più accadere’ mi faccio presente.
E, con i pensieri che si affollano nuovamente nella mia testa, entro nell’acqua.
È fredda, e le onde mi bagnano ovunque.
Ma non ho paura. Come non ne ha avuta lei.
“Sonic! NO!” sento strillare alle mie spalle. Mi giro e vedo Rouge e Shadow che corrono verso di me.
Li ignoro.
E quando arrivo a non toccare più con i piedi, mi butto all’indietro sulla schiena, galleggiando sulla superficie dell’acqua, con la faccia rivolta verso il cielo.
Shadow e Rouge, capendo che non ho brutte intenzioni, rimangono fermi e a distanza da me, rendendosi conto di dovermi dare spazio per lasciarmi andare. Proprio come ho fatto io prima, con Knuckles.
Comincia a piovere. Gocce gelate e fini come spilli mi colpiscono il volto e il corpo.
Le onde mi cullano, quasi come una madre amorevole. Ma non me lo merito. Dovrei essere scaraventato contro i più appuntiti degli scogli per aver permesso che succedesse questo.
Sarei dovuto essere morto io. Non lei.
Lei aveva ancora tanto da dare. Avevamo così tanti progetti da fare e realizzare.
Prima di venire di nuovo a Casa della Quercia, le chiesi se avesse voluto dei figli, in futuro.
E lei mi rispose “Ma certo che li vorrei! Ho sempre desiderato avere un figlio mio”
Ma adesso non è più possibile. Il mio ‘presentimento’ che qualcosa di tremendo stesse per accadere non era infondato. Non c’era davvero più tempo.
Ora piango, urlo, singhiozzo più che posso.
Amy non c’è più. Nessuno potrà mai ridarmela indietro.
Ho aspettato troppo tempo per mettermi insieme a lei, e adesso lei se n’è andata per sempre.
E io? Che ne sarà di me? Mi è stata strappata dalle braccia prima ancora che fossi pronto a lasciarla andare.
La vita non è giusta. Il mondo ti distrugge.
Sarei dovuto essere morto io.
Qui.
Morto nell’acqua.
Le mie lacrime salate si confondono con l’acqua piovana e con il mare.
E io chiudo gli occhi, cercando disperatamente un modo per non piombare nell’oblio e continuare.
Senza il mio angelo. Senza più ali per volare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
  
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