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Autore: Mia    07/02/2009    1 recensioni
"Una sottile nebbia avvolgeva completamente il santuario del Supremo; nebbia che si era sviluppata, invisibile, dal modellino del Drago, propagandosi tutta attorno fino ad avvolgere interamente il palazzo.
Sul tondo tavolino decorato, il piccolo Drago Shenron cominciò a fremere leggermente. Quando si fermò dalla sua bocca sgorgò un liquido rosso e denso, dal quale si materializzò una persona dall’aspetto umano.
"
La ff è quasi completa: aggiornerò perciò ogni settimana salvo imprevisti. Per l'ultimo capitolo forse ci vorrà un po', ma vedrò di fare del mio meglio. Ringrazio Gan_HOPE326 per avermi fatto da beta e aiutato durante i miei blocchi dello scrittore.
Genere: Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Goku, Nuovo personaggio, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo V
L’atmosfera che regnava nella palestra di Mr Satan era frizzante, tanto che Pan faticò a riconoscere il luogo che, fino a pochi mesi prima, migliaia di giovani, silenziosi e seriosi, bramavano di frequentare per la sua nomea. Ora, quegli stessi giovani, invece di attendere in religioso silenzio l’inizio delle lezioni, parlavano vivacemente fra di loro del fenomenale incontro che, qualche giorno prima, aveva visto affrontarsi Mr Satan e Masato Fujiwara, enfatizzando fino all’inverosimile i particolari di quell’ormai epico scontro.
La ragazza avanzò a passo fermo attraverso i familiari corridoi della palestra e, durante il percorso, alcuni frammenti di conversazioni giunsero alle sue orecchie.
-… questo Masato è stato fenomenale! Mai visto uno scontro così!…-
-Hai visto quando Mr Satan gli ha tirato quel calcio che lui ha parato con una mano sola?! Strepitoso!-
-… all’inizio sembrava in difficoltà, ma poi… non so neanche come abbia fatto a recuperare lo svantaggio iniziale, ma è stato fantastico!-
-Non è mai stato in svantaggio! Era tutta una tecnica per studiare l’avversario! Mr Satan sarà pure l’eroe che ha sconfitto Cell, ma comincia ad avere la sua età…-
-E la fine dell’incontro?! Quella è stata la parte migliore!-
-Già: quando gli ha tirato quel pugno potentissimo e lo ha steso!-
-Chissà, magari sceglierà Masato come erede della palestra!-
-Lo credo anche io…-
Pan stava per girare l’angolo quando suo nonno apparve davanti a lei improvvisamente, tanto che la ragazza non avrebbe saputo dire da dove fosse arrivato.
-Pan! – esordì vedendola – Sono felicissimo di vederti, devo assolutamente presentarti una persona! Seguimi.-
Le parole gli uscirono una dopo l’altra, con l’effetto di una cascata, tanto che Pan non ebbe neppure il tempo di rispondere al saluto o di dire qualunque altra cosa, che già Mr Satan l’aveva afferrata per un polso, trascinandosela dietro senza che lei facesse resistenza.
Suo nonno appariva molto eccitato per qualcosa o, probabilmente, per qualcuno; e Pan credeva di aver capito cosa lo animasse così tanto.
“Dev’essere ancora per via di quel Masato Fujiwara che si comporta così. Sono propria curiosa di vedere cos’ha di tanto speciale…”
In realtà i motivi che l’avevano spinta fino a Satan City erano altri, ma a questo punto la curiosità aveva preso il sopravvento su ogni preoccupazione o cattivo pensiero.
Lei e suo nonno stavano percorrendo da alcuni secondi un lungo corridoio quando Mr Satan si voltò verso di lei per domandarle: -Ora che mi ci fai pensare, non dovevi essere a casa di Chichi?-
Questa domanda fece ripiombare bruscamente Pan nel vortice dei suoi pensieri amari, perciò rispose in modo piuttosto brusco: -Infatti, ma me ne sono andata. Non potevo rimanere un minuto di più con papà: non lo sopporto più!- Il terrore si dipinse sul volto di Mr Satan dopo aver udito quell’affermazione della nipote: era pur vero che Pan era ormai maggiorenne, e che era perciò responsabile di sé stessa e delle sue azioni, ma era altrettanto vero che i suoi genitori si sarebbero preoccupati moltissimo non trovandola più.
Pur conoscendo già la risposta, il campione del mondo azzardò questa timida domanda: -Hai detto a qualcuno che venivi qui?-
-No.- rispose duramente.
Come immaginava: né sua figlia né suo genero sapevano nulla circa questa uscita di Pan ed ora lui non sapeva più cosa fare. Da un lato avrebbe voluto chiamare Videl per avvertirla che Pan era da lui, ma dall’altro temeva la reazione della nipote.
Vedendo che suo nonno non dava segno di voler proseguire il cammino, per far capire che non voleva sprecare altre parole su quell’argomento, la ragazza riprese a camminare lungo il corridoio, costringendo Mr Satan a seguirla.
Egli però rimase soprappensiero per parecchio tempo, indeciso sul da farsi. Da anni si portava dentro questo rancore nei confronti del consuocero ed ora aveva finalmente l’occasione di prendersi la rivincita.
Mr Satan infatti si ricordava fin troppo bene gli sguardi adoranti che Pan lanciava a Goku e quanto si divertisse con il nonno paterno. Invece, quando Gohan e Videl la portavano a trovare lui, l’atteggiamento della bambina era molto diverso, e questo gli faceva molto male.
Perché la nipote preferiva Goku a lui?
Perché si divertiva di più con lui?
Perché preferiva andare a trovare lui?
Erano tutte domande che molte volte si era posto, ma alle quali non aveva saputo trovare risposta: sapeva solo che era così e che doveva farsene una ragione.
Quando Goku se ne era andato, aveva riacquistato speranza e fiducia in sé stesso e si era molto impegnato per prendere il posto del consuocero nel cuore della nipotina, ma non ci era riuscito: Pan per parecchi anni aveva continuato ad essere triste e a rimpiangere Goku e, infine, crescendo, si era distaccata tanto da lui quanto dal nonno materno, poiché i suoi interessi erano altri.
Ma ora che sua nipote era in difficoltà e sembrava avercela col mondo, lui poteva approfittarne per sentirsi, almeno una volta nella sua vita, il nonno preferito che mai era stato. Decise perciò di non avvertire la figlia della fuga di Pan, ma di appoggiare la nipote in questa occasione.
Presa questa decisione, Mr Satan la seguì più di buon grado e, quando furono giunti davanti alla porta scorrevole di una delle numerose stanze dove si tenevano le lezioni di arti marziali, la aprì e introdusse la nipote nella stanza, dove la ragazza non fu sorpresa di trovare Masato Fujiwara, in piedi davanti a un punch ball, ricoperto di sudore, poiché aveva appena smesso di allenarsi.
-Pan, vorrei presentarti Masato Fujiwara. Avrai sentito parlare di lui, immagino: infatti questo ragazzo è stato in grado di battermi quando mai nessuno, prima di lui, ci era riuscito!-
Vedendo l’occhiata eloquente che Pan gli aveva lanciato dopo questa ultima affermazione, Mr Satan si schiarì la voce, leggermente imbarazzato, per poi riprendere: -L’ho invitato qui offrendogli la possibilità di allenarsi per migliorare la sua tecnica in modo che un giorno, chissà… possa ereditare la palestra, dato che né tua madre, né tuo padre, né tuo zio vogliono saperne…-
Ma Pan non lo stava più ascoltando: la sua attenzione era stata catturata dagli occhi di Masato. Già vederli in televisione l’aveva fatta rabbrividire, ma la sensazione di inquietudine che riuscivano a trasmettere dal vivo era doppiamente angosciante.
A vederlo così sembrava un ragazzo come tanti, i cui muscoli davano un’apparente sensazione di forza, ma qualcosa diceva a Pan di non fidarsi delle apparenze. Tutto di quel Masato Fujiwara la intrigava ed avrebbe tanto voluto sapere che tipo di combattente fosse.
-Piacere di conoscerti.- il ragazzo avanzò verso di lei e le porse la mano affinché lei la stringesse, cosa che si affrettò a fare, piuttosto imbarazzata, poiché solo ora si era resa conto di averlo fissato a lungo con insistenza.
Quando le loro mani furono una nell’altra Pan provò una strana sensazione, simile a quella provocata dal fluire di un liquido caldo sulla pelle, quasi un’energia particolare, mai avvertita prima, le stesse entrando nel corpo attraverso quel contatto. Non appena le loro mani si separarono, i due si guardarono intensamente negli occhi per lungo tempo.
-Beh, io me ne vado: ho moltissime cose da fare, ma ci tenevo a farti conoscere meglio Masato, Pan.- disse Mr Satan, e, con un sorriso soddisfatto sul viso, se ne andò, lasciando soli i due giovani.
Fu la ragazza a rompere il silenzio: -E così tu saresti il famoso Masato Fujiwara: colui che ha battuto il grande Mr Satan, eh? Beh, un’impresa notevole.- aggiunse poi, con un sorriso ironico.
Lui ascoltò le sue parole senza battere ciglio né proferir parola, obbligando Pan a proseguire il suo discorso: -Sarei però curiosa di vedere se saresti in grado di battere anche me.-
Si posizionò davanti a lui, che la fissava dall’alto della sua statura, mani sui fianchi ed un sensuale sorriso di sfida dipinto sul volto, in attesa di una sua risposta a questa provocazione: era infatti troppo curiosa di scoprire qualcosa di più circa questo misteriosi ragazzo che, dopo essere saltato fuori praticamente dal nulla, aveva sconfitto suo nonno.
Dopo alcuni secondi passati a fissarsi intensamente, quasi l’uno volesse leggere i pensieri dell’altro, Masato annuì leggermente per poi dire, con voce profonda e suadente: -D’accordo, ti accontenterò, poiché anche io sono curioso di vedere se sei veramente così forte come ti dipingono tutti quanti qui .-
Questa risposta illuminò il viso di Pan di un sorriso di soddisfazione.
-Perfetto! Allora cominciamo subito.-
Si posizionarono l’uno di fronte all’altra, senza mai perdersi di vista.
Pan, dopo essersi scostata una lunga ciocca di capelli neri dal viso, incrociò le braccia sul petto e lanciò, all’indirizzo del suo avversario, un’occhiata sprezzante che lui sostenne senza problemi. Incontrare gli occhi di Masato le provocò un brivido.
Si inchinarono, come disponevano le tradizioni delle arti marziali, ma queste formalità durarono bel poco. Immediatamente Pan, si lanciò sul giovane, cercando di colpirlo violentemente al viso con un pugno. Masato lo parò facilmente con una sola mano, sorprendendo la sua avversaria.
“Come avrà fatto ad evitarlo?”
Lei si riprese subito da questo momento di stupore e sorrise: -Ero sicura che non fossi un ragazzo qualunque…-
Si liberò agilmente dalla presa e lo attaccò nuovamente, attentando alle sue gambe in scivolata, ma Masato schivò il colpo con sorprendente prontezza.
-Avanti, puoi fare di meglio!-
-Lo so bene: non ho neanche cominciato.-
Pan lo colpì con un calcio all'altezza del petto, il ragazzo schivò anche questo e, in compenso, colpì la sua avversaria con un movimento sorprendentemente veloce della mano, mandandola lunga distesa sul tappetino di lotta.
-Non male…-
“Nessuno era mai riuscito a mandarmi a terra…” Pan si rialzò in fretta e contrattaccò. Anche questo suo movimento fu bloccato da uno altrettanto abile del suo avversario.
-Sei molto bravo: sono sorpresa.- scherzò lei, respirando affannosamente.
-Grazie. Anche tu.- rispose lui, mettendosi in posizione d’attacco.
Questa volta fu Masato ad agire per primo, attaccandola con sorprendenti velocità e precisione.
“E’ impossibile! Come fa ad essere così veloce?!”
-Tutto qui quello che sai fare?! – domandò lei, parando tutti i suoi attacchi, seppure, a volte, con una certa difficoltà – Mi deludi: pensavo potessi fare di meglio!-
-Davvero? Eppure mi pare che tu sia in difficoltà.- ribatté lui, con un sorriso sarcastico sul viso imperlato di sudore.
Il combattimento fu lungo ed affascinante, poiché la bravura di entrambi i combattenti era tale da renderlo più simile ad una danza.
Pan, inoltre, più lottava, più si sentiva attirata da quel ragazzo: i suoi movimenti erano precisi ed aggraziati, il suo corpo, quando si muoveva, era una poesia ed i suoi occhi di un castano così simile al rosso, ora, invece di turbarla, l’attraevano.
I due atterrarono l’uno dinnanzi all’altra. Ansimavano entrambi, senza mai perdere di vista l’avversario.
-Già stanca?-
-Io?! Qui mi pare sia tu quello stanco.-
Lo scontro riprese con maggior vigore, nonostante la stanchezza di entrambi i contendenti.
-Sei lenta, mia cara.-
-Questo non ti permetterà ugualmente di vincere!-
Un sorrisino derisorio e provocatorio era dipinto sul volto del giovane, che sembrava convinto di essere in vantaggio.
-Mi aspettavo di più dalla nipote di Mr Satan!-
-Sta’ zitto!- lo aggredì lei, tentando di colpirlo con un rapido movimento della mano che lui però schivò, sebbene con qualche difficoltà.
Lo scontro continuò ancora, come una sensuale danza di corpi, fra le battute di Masato e la divertita irritazione di Pan. E fu proprio un misto di irritazione e di orgoglio della ragazza a porre fine all’incontro. Nonostante la profonda ammirazione che provava per quell’avversario così diverso dagli altri, mai avrebbe permesso ad un qualunque normale ragazzo di battere lei, la figlia di un saiyan. Mentre questi pensieri si facevano strada nella sua mente, il suo corpo reagiva loro in modo istintivo e immediato. Pan si piegò leggermente in avanti ed incrociò lo sguardo del suo avversario per una frazione di secondo, ma abbassò subito gli occhi, per paura di perdere la concentrazione. Cominciò a muoversi sempre più velocemente, guidata dall’irritazione e dall’orgoglio ferito. Il braccio della ragazza si piegò di scatto e, quando fu giunta abbastanza vicino al suo avversario, si abbatté su di lui con irruenza.
Il colpo assestato al suo avversario fu più potente e preciso dei precedenti. Senza quasi accorgersene, Pan si era avventata sul suo antagonista con una velocità maggiore rispetto a prima e lo aveva colpito con una potente gomitata nel costato.
Il giovane, colto di sorpresa da questo colpo, non fece in tempo a scansarsi per evitarlo. Il suo bel volto si contrasse in un’espressione di dolore prima che l’attacco sortisse il suo effetto. La violenza di quella gomitata lo mandò al tappeto, facendolo volare alcuni metri più in là rispetto alla sua avversaria.
-Gran bella lotta. – le disse Masato, rialzandosi – Allora era vero quello che dicono su di te: sei davvero molto abile.-
-Grazie.- arrossì lei, lusingata da quelle parole.
Stanca, si sedette piuttosto scompostamente sulla panca di legno per riprendere fiato, poi, afferrato un asciugamano si diresse verso le docce: -Io vado a farmi una doccia.- lo informò.
-Anche io dovrei, ma dopo, se ti va, posso offriti qualcosa per ringraziarti della splendida gara.- le propose gentilmente.
-Okay, grazie.- sorrise lei, prima di allontanarsi.
Quando ebbe finito di lavarsi, si vestì in fretta ed uscì dalla stanza e trovò Masato ad aspettarla.
-Allora, - esordì lui – cosa ti va? Un’aranciata?-
-Sì, grazie mille: sei davvero molto gentile.-
Detto questo, i due ragazzi uscirono insieme dalla palestra e cominciarono a percorrere il lungo corridoio, diretti verso il bar.
-Bellissima gara davvero.- esordì lui, guardando davanti a sé, come assorto nei suoi pensieri.
-Ti ringrazio: ma il merito, ovviamente, è anche tuo.- rise lei, girandosi verso di lui ed incrociando lo sguardo dei suoi occhi scuri.
-Sei molto forte. – aggiunse, quasi non avesse sentito ciò che la ragazza aveva detto – Mi chiedo come mai tu non abbia mai preso il posto di Mr Satan come campionessa.- Pan non si aspettava una domanda del genere, ma non si fece problemi nel dare la risposta.
-Sinceramente, non ne ho mai sentito il bisogno. Non mi serviva un titolo per essere sicura di essere una brava guerriera, e poi mio nonno ha sempre tenuto così tanto al suo…- lasciò la frase in sospeso, ma era chiaro che, uno dei motivi principali che le avevano sempre impedito di diventare campionessa del mondo, era stato l’attaccamento che suo nonno aveva nei confronti di quella carica.
Dopo aver superato l’ampio corridoio, i due fecero per entrare nel bar quando un suono penetrante ed acuto squarciò l’aria, facendo sbuffare Pan, che si infilò una mano in tasca e ne estrasse il cellulare. Diede un’occhiata al display e l’espressione sul suo viso cambiò repentinamente.
-Al diavolo!- bisbigliò fra i denti, spegnendo il cellulare e rimettendoselo in tasca con una certa violenza. -Qualcuno di sgradito?- domandò Masato, con tono neutro.
-Il mio ragazzo.- rispose brevemente lei, con aria piuttosto seccata, cominciando ad avviarsi.
-Per l’appunto sgradito, o mi sbaglio?-
-Infatti! Non ho la minima intenzione di parlare con lui fino a che non avrà il coraggio di chiedermi scusa di persona! Come al solito si ricorda di me solo quando gli fa comodo…!- lasciò in sospeso questa frase, arrossendo leggermente, e ricominciò a camminare, diretta al bar della palestra.

***
-E così sei venuta ad allenarti nella palestra di tuo nonno per sfuggire a tuo padre, eh? Ti capisco: non è facile convivere con un padre a cui non va bene nulla di quello che fai…-
Pan si stupì ed osservò il suo interlocutore con estremo interesse per alcuni attimi prima di chiedergli spiegazioni.
-Mio padre…anche lui era molto severo. – esordì lui, con tono piatto ed espressione amara – Mi ha praticamente sempre tenuto rinchiuso, sperando, così facendo, di cambiarmi. Ma io mi sono... opposto.- Masato fece una pausa, durante la quale lanciò un’occhiata penetrante ad un’interessatissima Pan, che lo seguiva con il fiato sospeso.
-Combattere contro tuo nonno e riuscire a vincere è stata un’enorme soddisfazione per me, che finalmente riuscivo in qualcosa che amavo. Per questo ho detto che comprendevo il tuo stato d’animo: anche io ho avuto un padre simile al tuo.-
-A dire il vero prima mio padre non era così, anzi: io e lui andavamo molto d’accordo. E’ da qualche tempo che è cambiato, credo sia da quando sto con Trunks.- la ragazza si appoggiò con entrambe le mani al muretto e si diede sostegno buttando la testa all’indietro, offrendo in questo modo i lunghi capelli neri alla fresca brezza. Non sapeva perché, ma da quando erano usciti aveva cominciato a parlare piuttosto apertamente con Masato. La sua voce era per lei rilassante e gradita ed egli sembrava trasmetterle un senso di sicurezza che nessun altro era mai riuscito a darle.
Inoltre, sembrava capirla meglio di chiunque altro. Si intendevano con poche parole, quasi si conoscessero da sempre. Gli sguardi che lui le rivolgeva avevano per lei lo stesso effetto di un abbraccio rassicurante; la sua voce era più distensiva di qualsiasi musica e alla ragazza procurava piacere ascoltarla.
Era giovane, un guerriero anche lui… probabilmente la capiva così bene perché aveva attraversato le sue stesse difficoltà.
Pan e Masato parlarono a lungo dei più svariati argomenti e presto la ragazza cominciò a perdere la cognizione del tempo.
Più i loro sguardi si incontravano, più Pan si smarriva negli occhi del suo interlocutore, rendendosi sempre meno conto di quanto accadeva attorno a lei. Infine dopo averli incrociati ancora una volta, la ragazza interruppe il flusso di parole con uno sbadiglio ed un senso di sonnolenza la avvolse.

Stupida! Lo sai che a lui non importa niente di te, allora perché continui a sperare? Sei soltanto una sciocca…

Una voce bassa, cattiva, sibilante, maligna le rimbombò nella testa.
Pan si guardò attorno, cercando di vedere chi fosse stato a parlare, ma non scorse nessuno: si rese solo conto di essere in un luogo che non aveva mai visto prima.
Tutto attorno a lei era scuro: una fioca luce sembrava illuminare una stanza dalle pareti porpora, ma del tutto priva di mobilia.
La ragazza avrebbe voluto parlare, ma nessuna parola le uscì dalla bocca.

Lo sai che sta con te solo per portarti a letto!
Stupida… e tu cerchi in lui il “vero amore”…


Ancora quella voce. Pan non avrebbe saputo dire da dove provenisse, ma sapeva che essa non faceva altro che dare voce ai suoi pensieri più occulti, quei pensieri che mai aveva osato dire e che, quasi per sbaglio, si era ritrovata a pensare.

“Il vero amore”: roba da bambine.
Favole; favole che le madri raccontano per farti addormentare e tu ancora ci credi?

Una risata ruppe l’aria greve di quel luogo indefinito. Una risata fredda, priva di felicità, solo crudele, mirata a ferire l’animo più in profondità di qualsiasi coltello.

Nessuno ti ama: questa è la verità.
L’amore non esiste.
Esiste solo l’odio, il rancore, la vendetta…
Tutto il resto sono sciocchezze…
Usarti e poi gettarti via quando non servi più: questo per te è amore?
No.


Queste parole avevano risvegliato migliaia di ricordi nella mente di Pan, alcuni dei quali faticava a riconoscere come suoi, tanto a lungo erano rimasti sepolti nei meandri della sua mente.
Aveva dodici anni. Trunks era seduto sotto un albero, e lei lo guardava in silenzio ed uno strano calore le arrossava le guance, facendole battere forte il cuore. Pochi minuti dopo, quel calore era sparito per lasciare spazio al tepore salato di alcune lacrime che le offuscavano la vista. Esse avevano aspettato che Trunks se ne andasse per sgorgare, affogando quel riso falso che le teneva imprigionate.
Aveva diciotto anni. Le sue labbra bruciavano al contatto di quelle di Trunks; lui da parte sua, appariva impreparato, ma non stupito.
Alcuni mesi dopo, si trovava in una buia camera da letto. Dopo essersi tirata un umido lenzuolo fin sopra la spalla destra nuda, girò il capo e posò un leggero bacio sulla fronte di Trunks, per poi addormentarsi abbracciata a lui.

Impedirti di fare ciò che vuoi per farti sottostare alle sue volontà: questo per te è amore?
No.


Aveva quindici anni. Li aveva compiuti quel giorno, che ricordava come il migliore della sua vita.
Per la prima volta era riuscita a parlare apertamente e a lungo con suo padre. Lei lo ammirava e lo amava, ma lo vedeva anche come qualcuno di irraggiungibile. Eppure, parlare con lui era stato così facile, così bello… anche lui, come sua madre, era disposto ad ascoltarla.
Aveva diciotto anni. Tremava di rabbia sotto il freddo sguardo che suo padre le aveva rivolto dopo che lei si era confidata con lui.
Pochi minuti dopo le loro voci squarciavano l’aria con parole che mai un genitore vorrebbe sentirsi rivolgere dalla figlia e viceversa.
Seguì una breve pausa, che però a Pan sembrò durare secoli. Infine la voce maligna riprese, con rinnovata cattiveria.

Abbandonarti a soli quattro anni di età per allenare un perfetto sconosciuto: questo per te è amore?
No.


Tu lo amavi molto, ma lui ti ha abbandonato.
Vi ha abbandonato, e sai perché?
Perché non gli importa nulla di voi, ecco la verità.
E a te non deve importare più niente di lui, né di nessun altro; devi anzi vendicarti di tutti coloro che ti hanno fatto credere di amarti per poi tradire la tua fiducia.

Aveva quattro anni. Suo nonno Goku le dava il suo gelato per sostituire quello che le era caduto dopo aver sbattuto contro un altro bambino.
Poche ore dopo, suo nonno la salutava con la mano e si allontanava con un ragazzo di cui non riusciva bene a distinguere il volto, ma che sentiva di odiare con tutte le sue forze.

Mi seguirai, dunque?

Domandò la perfida voce, con in tono solenne.

Chi è simile a me?
Chi può combattere contro di me?
Chi può rifiutare una mia offerta?
Ciò che mi è stato dato, io lo do a chi voglio.
Vuoi la vendetta?
Io ti permetterò di ottenerla, a patto che tu mi segua.
E mi seguirai.


La voce si spense e tutto si fece buio.
Pan non riusciva a muovere un solo muscolo, ma non le importava: difatti sia la sua mente che il suo corpo erano concentrati e tesi per riuscire a formulare una semplice, monosillabica parola, che, alla fine, parve uscire da sola dalle labbra della ragazza, prima che questa cadesse in un sonno profondo come la morte.
-Sì.-
-Molto bene, mia giovane guerriera: grazie a te potrò finalmente avere la mia vittoria.-
Gli scuri occhi di Masato si posarono su Pan e subito il corpo della ragazza cominciò si sollevò lentamente da terra, le braccia che dondolavano inerti nell’aria così come la testa.
Anche il giovane uomo si alzò in volo e seguì il corpo inerme di Pan, che stava volando verso occidente.

  
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