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Autore: Lizhp    08/09/2015    3 recensioni
RACCOLTA
Andy si prese il viso tra le mani e appoggiò la fronte al muro. Mika, dietro di lui, si passò una mano tra i capelli, ancora imbarazzato.
-Beh, sai…-
-Non dire una parola, Mika, sto cercando di dimenticare- lo zittì Andy, alzando una mano in segno di avvertimento. Mika sorrise, ma fu ben attento a non farsi vedere da Andy.
-Magari ti ha creduto… era una buona scusa- suggerì esitante il libanese.
Andy si voltò, osservando il compagno ancora una volta. Se per caso sua madre avesse notato la camicia malamente sistemata da Mika, non poteva di certo non aver notato qualcos’altro. Il greco quindi si limitò ad alzare un sopracciglio, scettico.
Mika osservò se stesso e poi Andy, capendo perfettamente i pensieri del compagno: -O magari no- aggiunse in un altro sussurro, scompigliandosi nuovamente i riccioli.
Genere: Comico, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Andy Dermanis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Je ne pense qu'à nos boum boum boum


Quand t'es pas là j'fais n'importe quoi 
J'prends des kilos des téquilas 
Je chante les chansons d'Oum Kalsoum 
Je ne pense qu'à nos boum boum boum

 
Et tous les bourgeois du 16ème 
se demandent pourquoi je t'aime 
Pour le voir pas besoin d'un zoom 
quand toi et moi on fait boum boum boum

 
Hier on était chez ta mère, 
Elle a failli tomber par terre 
En entrant dans le dressing room 
Quand toi et moi on f’sait 
Boum boum boum
 

Parigi, marzo 2014
 
Le Bar de l’Hotel.
Si diceva che in questo pub Oscar Wilde avesse trascorso i suoi ultimi giorni di vita, senza negarsi di tanto in tanto un bicchierino di assenzio.
Era un posto che a Mika non dispiaceva affatto; la prima volta che ci era stato, era stato attirato proprio da queste dicerie su Oscar Wilde, un personaggio che lui aveva sempre ammirato molto. Quel posto aveva mantenuto lo stesso arredamento di un tempo, cosa che al libanese era sempre piaciuta: il tavolino su cui era seduto anche in quel momento aveva visto nascere parecchie sue canzoni, negli ultimi anni.
Quella sera però non si trovava lì per scrivere.
Un forte bruciore invase la sua gola subito dopo che ebbe appoggiato l’ennesimo bicchiere di tequila sul tavolo; sospirò, poi alzò la mano per farsi notare dal cameriere e chiederne un altro.
Forse stava esagerando un pochino.
Ma che importanza aveva, che altro avrebbe potuto fare in quella fresca serata parigina?
Andy non c’era, non ancora almeno. Sarebbe dovuto ritornare quel giorno dalla Grecia, ma lo aveva avvertito che c’erano problemi con i voli e non sapeva quando sarebbe riuscito ad arrivare a Parigi, anche se non pensava di riuscirci prima del giorno successivo.
Mika, incurante della gente intorno a lui che ormai affollava Le Bar de L’Hotel, iniziò a canticchiare una canzone, che sapeva essergli rimasta in mente dalla sua infanzia, ma di cui non riusciva a ricordare titolo e autore.
Nel frattempo arrivò l’altro bicchiere di tequila: il ragazzo non lo bevve subito, ma lo osservò per un attimo, continuando a canticchiare quel ritornello conosciuto, mentre la sua mente tornava a qualche mese prima.
 
L’extra factor sembrava durare all’infinito, chissà perché.
Forse perché era stata una delle sue ragazze ad essere eliminata, e quindi era obbligato a prendere la parola più di frequente.
Sapeva che ad attenderlo, dietro le quinte, c’era Andy, ma non l’aveva ancora visto.
Andy e famiglia.
I genitori di Andy avevano deciso, finalmente, di farsi un giro per l’Italia e, approfittando del fatto che il figlio dovesse raggiungere Mika a Milano, erano partiti con lui.
Per una sera li avrebbero ospitati nel loro appartamento, poi sarebbero partiti per un giro turistico.
Il biondo aveva però insistito nell’andare agli studi di X Factor ad aspettare il compagno; non sapeva nemmeno lui bene il perché, forse voleva solo rivederlo il prima possibile.
Quando finalmente Mika fu libero di alzarsi da quel tavolo, corse dietro le quinte alla ricerca di Andy.
Non fu difficile trovarlo: aprì la porta del suo camerino e lo trovò appoggiato al davanzale della finestra, intento a guardare il cielo scuro e coperto di nubi di Milano.
Quando il greco sentì la porta aprirsi, si voltò e incrociò quegli occhi tanto familiari che in quel momento lo stavano letteralmente squadrando, curvati leggermente in alto a causa di quel sorriso enorme che era appena nato sul volto di Mika.
Andy ricambiò lo sguardo, osservando ogni minimo dettaglio del compagno ben vestito per il live del talent italiano.
-Non male- commentò il biondo, indicando il vestito di Mika, che trovava gli calzasse a pennello.
-I tuoi?- chiese il riccio, guardandosi intorno, come se si aspettasse di vederli saltar fuori dall’armadio appoggiato alla parete.
-Sono in giro- rispose Andy, con un’alzata di spalle.
Mika allora chiuse la porta del camerino alle sue spalle, dando un giro di chiave. Si tolse la giacca e la lanciò sulla piccola poltrona rossa che stava lì accanto e si slacciò i primi due bottoni della camicia, che ormai iniziava a dargli fastidio: faceva sempre troppo caldo in quel posto.
-Com’è andata stasera?- gli chiese Andy con un filo di voce, mentre Mika si avvicinava a lui.
-Una delle mie ragazze è stata eliminata-
-Mi dispiace- gli disse Andy, proprio nel momento in cui il compagno lo raggiunse e intrecciò le dita delle mani alle sue, costringendolo con la schiena al muro e il volto vicinissimo al suo.
Fu questione di un attimo e Andy annullò la distanza che li separava con un bacio frenetico e pieno di desiderio. Forse era stato il suo profumo, forse la lontananza delle settimane precedenti, forse quegli occhi che non l’avevano abbandonato nemmeno per un secondo.
Una sua mano corse tra i riccioli castani del compagno: li strinse tra le dita, non permettendo così a Mika di allontanarsi nemmeno per un secondo.
-E… ci sei rimasto… male?- chiese Andy, col respiro affannoso, nel momento in cui Mika decise di dargli qualche secondo di tregua per riprendere fiato, anche se le sue labbra si erano spostate sul suo orecchio in quel momento.
-Un po’- sussurrò Mika, soffiando quelle parole sul suo collo, dove si era appena spostato.
Andy cercava di far chiarezza nella sua mente, cosa alquanto difficoltosa in quel momento: si trovavano nel camerino di Mika, subito dopo la fine di X Factor, con il corridoio rumoroso e pieno di gente, i suoi genitori chissà dove, che sarebbero potuti entrare da un momento all’al… una mano di Mika accarezzò delicatamente il suo collo per poi spostarsi sui bottoni della camicia, iniziando a slacciarli.
In fondo, si ritrovò a pensare Andy, X Factor era finito e Mika non stava più lavorando, in più il corridoio pieno di gente chiacchierona non avrebbe fatto altro che impedire di ascoltare quello che loro due dicevano dentro. La porta, tutto sommato, era chiusa a chiave e nessuno sarebbe potuto entrare da un momento all’altro e i suoi genitori probabilmente avevano trovato qualcuno con cui chiacchierare… in greco?
Beh, comunque la porta era chiusa a chiave, si ripeté il biondino, di nuovo: nemmeno i suoi avrebbero potuto sfondarla.
Il ragionamento non faceva una piega.
Mika aveva slacciato i bottoni della sua camicia con una lentezza disarmante che aveva fatto impazzire Andy ed ora stava facendo passare una mano dal suo petto alla sua schiena: il momento per pensare era finito.
Spazio e tempo sparirono, completamente sopraffatti dal profumo di Mika che ormai sembrava gli fosse entrato fin sotto la pelle.
In netto contrasto con la calma pacata che aveva mostrato il libanese fino a quel momento, Andy invertì bruscamente le posizioni e con la mano destra tolse la camicia di Mika dai pantaloni, da un lato, per poi far scorrere la sua mano sotto di essa. L’altra mano tornò a torturare i riccioli del compagno, stringendolo sempre di più a sé.
Non seppero bene come, ma finirono seduti sulla poltrona su cui Mika aveva lanciato la giacca, i corpi ancora più vicini di prima.
Andy aveva appena appoggiato due dita sui pantaloni di Mika quando tre colpi secchi alla porta fecero sobbalzare entrambi.
-Andy, sei lì?-
Sua madre.
Mika appoggiò la fronte alla spalla di Andy, emettendo un suono che somigliava molto ad un grugnito.
-No, no, Mika… spostati da sopra di me- sussurrò il greco, cercando di far alzare il compagno. Doveva aprire e prima doveva riabbottonarsi la camicia e i pantaloni e... i suoi occhi corsero verso il basso.
E rendersi presentabile, decisamente.
-Posso dire che ha scelto davvero il momento giusto per bussare?- brontolò Mika, senza muoversi.
-Mika, dannazione! Mia madre!- esclamò il biondo, costringendolo infine ad alzarsi a forza di spinte e cercando di renderlo consapevole del fatto che non avessero molto tempo per sistemarsi.
Mika, una volta che si fu alzato da Andy, realizzò a pieno la situazione: nella sua mente si materializzò l’immagine della donna dentro quel camerino, con loro due che ancora portavano i segni evidenti di ciò che stavano per fare.
Istintivamente, si passò una mano tra i capelli, cercando di sistemare il disastro che Andy aveva combinato poco prima, con scarsissimi risultati.
Andy si riallacciò il bottone dei pantaloni per poi passare alla camicia.
-Cazzo!- imprecò, quando si rese conto che, dalla fretta, aveva sbagliato ad allacciare la camicia ed ora gli restava un bottone slacciato.
Mika non riuscì a trattenere un sorrisetto osservando Andy allacciarsi con mani tremanti la camicia; stava forse cercando di sdrammatizzare? Era quasi sicuro che tra qualche secondo la sua voglia di sorridere sarebbe sparita nel nulla.
Il biondo slacciò di nuovo tutti i bottoni e ricominciò da capo, prestando attenzione questa volta.
-Andy?- di nuovo, la voce di sua madre.
-Un attimo!- urlò il biondo, alzando gli occhi al cielo –Tu continua pure a ridere eh, non aiutarmi!- ruggì poi Andy, rivolto a Mika.
-Ti aiuto a… allacciarti la camicia?- chiese il riccio, alzando un sopracciglio, ma avvicinandosi comunque al compagno, mentre ancora le sue mani correvano tra i suoi capelli frettolose.
Andy alzò lo sguardo sul ragazzo che ancora aveva i due bottoni della camicia aperta e continuava a tormentarsi i capelli per cercare di farli tornare normali.
-No, no, no, ho cambiato idea, stai fermo. Non fare un altro passo- borbottò frenetico il biondino: far avvicinare Mika in quel momento non avrebbe contribuito alla sua idea di rendersi presentabile.
Il cantante fece per allungare una mano verso la chiave e aprire la porta alla madre di Andy.
-Oh, fermo! Che fai?- lo rimproverò il biondo, freneticamente, mentre recuperava anche le scarpe.
-Infilati quella camicia ancora nei pantaloni!- lo rimproverò Andy, indicandolo.
Per tutta risposta, Mika sbuffò, eseguendo comunque gli ordini del compagno.
Finalmente il riccio riuscì ad aprire la porta.
-Come mai ci avete messo tanto?- la madre di Andy entrò nel camerino, osservandoli entrambi.
-Oh, Mika era un attimo in bagno e io non sapevo dove aveva messo le chiavi, e…-
Andy si grattò la testa, rendendosi conto che non era suonato convincente nemmeno a se stesso. Gli occhi della donna si soffermarono per un attimo sul volto rosso del figlio e sulla sua camicia stropicciata. Poi corsero a Mika: i riccioli in disordine, la camicia malamente infilata nei pantaloni da un lato e anche le guance del ragazzo colorate di una leggera sfumatura di rosso.
Anche Andy fissò Mika da capo a piedi, sperando che nella sua attenta osservazione, sua madre si fosse fermata solo ai loro volti.
Ci fu qualche secondo di silenzio, sicuramente tra i più imbarazzanti di tutto la vita di Andy.
E di Mika anche.
-Allora, quando partiamo?- chiese infine la donna, scuotendo leggermente la testa e puntando gli occhi al pavimento.
-Tra poco, il tempo di… cambiarmi- e Mika indicò il vestito del live che ancora indossava.
-Okay, allora vi aspettiamo fuori- i due ragazzi annuirono e osservarono la mamma di Andy uscire dal camerino e chiudersi la porta alle spalle.
Andy si prese il viso tra le mani e appoggiò la fronte al muro. Mika, dietro di lui, si passò una mano tra i capelli, ancora imbarazzato.
-Beh, sai…-
-Non una parola, Mika- lo zittì Andy, alzando una mano in segno di avvertimento –Sto cercando di dimenticare-
Mika sorrise, ma fu ben attento a non farsi vedere da Andy.
-Magari ti ha creduto… era una buona scusa- suggerì esitante il libanese.
Andy si voltò, osservando il compagno ancora una volta. Se per caso sua madre avesse notato la camicia malamente sistemata da Mika, non poteva di certo non aver notato qualcos’altro. Il greco quindi si limitò ad alzare un sopracciglio, scettico.
Mika osservò se stesso e poi Andy, capendo perfettamente i pensieri del compagno: -O magari no- concluse in un altro sussurro, scompigliandosi nuovamente i riccioli.
Andy sospirò.
Ormai quel che era stato fatto non si poteva cambiare. Il greco gli sorrise lievemente.
-Dai, cambiati e andiamo. E smettila di torturarti quei capelli. Meglio non farli aspettare troppo- disse poi Andy, scuotendo leggermente la testa.
-Forse è meglio- concordò Mika, iniziando a recuperare i suoi vestiti.
 
Mika si ritrovò a ridere da solo di fronte al suo bicchiere di tequila ancora pieno.
Oum Kalsoum, ecco di chi era la canzone che stava ancora canticchiando, ora a singhiozzi, perché il ricordo della madre di Andy lo stava facendo ridere, ridere, ridere.
Forse un po’ troppo.
Osservò la tequila e si decise a mandare giù anche quel bicchiere, nello stesso momento in cui il suo telefono, appoggiato sul tavolo, gli segnalò l’arrivo di un nuovo messaggio.
“Dove sei?”
Era Andy, probabilmente era tornato a casa.
“Le Bar de l’Hotel” rispose immediatamente il ragazzo, continuando sempre a ridere, ora non sapeva più nemmeno lui perché.
Forse era il caso di fermarsi con i tequila. Riprese a canticchiare la canzone di prima mentre la sua mente tornava ancora al ricordo di poco fa.
Ora lo faceva ridere, ma in quel momento si ricordava di aver riso ben poco; o forse rideva solo per colpa dell’alcol che ormai aveva raggiunto il suo cervello.
-Ma che stai facendo?- una voce divertita alle sue spalle lo distrasse dai suoi pensieri.
Mika si voltò e si ritrovò Andy in piedi accanto a lui, che lo osservava con un mezzo sorriso ben impresso sulle sue labbra. Un sopracciglio del biondo scattò in alto quando notò i bicchierini vuoti sul tavolo di fronte al ragazzo.
-Cos’altro potrei fare senza di te?- biascicò Mika, alzandosi.
Andy rise: era decisamente ubriaco. Talmente ubriaco che si fiondò su di lui, stringendolo in un abbraccio.
-Oh, Mika, fermo! Siamo in un pub!- gli disse Andy, cercando di allontanarlo da lui.
Il greco odiava le complicazioni ed eventuali foto di loro due che si abbracciavano in un pub rientravano decisamente nella categoria “complicazioni”.
-Sì, lo so- rispose Mika, senza abbandonare Andy –E tu sei appena tornato- constatò, allungando l’ultima lettera della parola.
Andy finalmente riuscì ad allontanarlo, scuotendo la testa.
-Dai, andiamo a casa- gli disse, indicando la porta d’uscita.
-Oooooooh sì- rispose Mika, barcollando fino alla porta. Andy prese il telefono del compagno, dimenticato sul tavolo, e lo seguì per le strade di Parigi.
-Abbiamo esagerato un pochino con l’alcol, non credi?- tentò di suggerire Andy mentre si incamminavano verso casa, sempre sorridendo, mentre osservava le guance rosse di Mika e gli occhi leggermente lucidi.
-Noooooo- rispose Mika, sempre biascicando le parole e scuotendo la testa –Sto bene- affermò poi convinto.
-Certo- gli diede corda il biondo, afferrandolo per un braccio e impedendogli di schiantarsi contro un palo della luce.
-Sai cosa mi è venuto in mente…- continuò il libanese, come se nulla fosse successo –Una canzone di Oum Kalsoum- e iniziò di nuovo a canticchiarla –Ma non ricordo il titolo- disse poi, facendosi pensieroso-
-Mika, il cestino!- esclamò Andy, afferrando per la seconda volta il braccio del compagno per evitare che inciampasse.
Il libanese, a causa della spinta di Andy, finì dritto addosso al compagno, iniziando di nuovo a ridere istericamente, senza riuscire a fermarsi.
-Dannazione, Mika- disse Andy, guardandosi intorno preoccupato che qualcuno potesse vederli e riconoscerlo. Tuttavia, di fronte a quella risata, non riusciva proprio a levarsi quel sorriso dalla faccia.
-E lo sai a cos’altro ho pensato?- continuò Mika, tra una risata e l’altra.
-No, a cosa?- sospirò Andy, cercando di riprendere a camminare, nonostante il riccio non si staccasse da lui.
-A un po’ di tempo fa…- iniziò il libanese, alzando ancora il tono della voce e assumendo un’espressione maliziosa –A quando tua madre è entrata nel camerino mentre noi stavamo facendo…-
-Sssh, Mika, zitto! Abbassa la voce!- lo rimproverò Andy, mentre il compagno si appoggiava di nuovo a lui, affondando il volto nella spalla e continuando a ridere.
Per fortuna il biondo era stato abbastanza pronto ad interrompere le parole di Mika, non osava pensare come avrebbe potuto continuare quella frase.
-Ti vergogniiiiiii?- gli chiese Mika, sempre con quella cadenza nel tono di voce tipico di chi è fin troppo allegro –Alla fine è stato divertente-
-Come no, ricordo che siamo morti dalle risate quel giorno- sussurrò Andy sarcasticamente, cercando di nuovo  di far abbassare la voce a Mika e di sciogliere quell’abbraccio che avrebbe potuto vanificare in qualsiasi momento tutti i loro tentativi di riservatezza.
-Andy?-
-Sì, Mika?-
-Quei due signori ci fissano- disse con semplicità, come se fosse una cosa da nulla.
Il biondo si voltò e notò che due signori distinti, in giacca e cravatta, li stavano osservando con sguardo strano. Erano abbastanza su con l’età e non si stavano sforzando di celare la loro disapprovazione. Sicuramente, da quella distanza, avevano sentito tutto.
-Si staranno chiedendo che cosa stiamo combinando, e se stiamo insieme- spiegò Andy, riuscendo finalmente a far fare qualche passo a Mika, lontano da quei due signori francesi che di certo ora stavano sussurrando qualcosa su loro due.
-E dici che hanno sentito tutto?-
-Direi di sì- sospirò il biondo.
-Allora non ci vuole proprio tanto per capire che stiamo insieme-
-Ah no?- lo punzecchiò Andy, dato che ormai si erano allontanati da quei due signori ed erano vicini alla porta di casa.
-No, perché pensa se ci vedessero come ci ha visti tua madre…-
-Mika! Ti prego- lo interruppe di nuovo Andy, scuotendo la testa divertito e aprendo la porta, facendo entrare il compagno.
-Dicevo solo che avrebbero capito tutto subito se avessero visto come…-
-Mika, fila a letto- lo interruppe di nuovo Andy, prima che il compagno potesse dire qualcosa che lo avrebbe fatto arrossire ancora di più.
Ci fu un attimo di silenzio e quando il biondo guardò il ragazzo, si accorse del sorrisetto malizioso che aveva preso forma sul suo viso.
-Okay- rispose Mika, trascinando Andy per un braccio verso di sé e iniziando a camminare verso la camera.
-Oh, no! Te lo scordi!- gli disse il greco, ridendo, quando entrambi atterrarono sul materasso.
-Tu ora dormi- affermò con convinzione.
-Ma tu hai detto a letto, non a dormire- gli fece notare Mika –E siamo a letto- concluse infine, come se il ragionamento non facesse una piega.
-Sì, siamo a letto e tu ora dormirai- ripeté di nuovo Andy, lasciandogli un bacio sulla fronte e sfuggendo poi alla sua presa per andare in bagno, a lavarsi i denti.
-Che noia che sei- lo sentì borbottare, prima di chiudersi la porta del bagno alle spalle.
Quando Andy tornò in camera, trovò Mika già profondamente addormentato, spalmato sull’intero letto, il volto affondato nel cuscino.
Scosse la testa e rise tra sé e sé, ripensando a tutto quello che aveva detto nella strada di ritorno verso casa.
Si sedette dal suo lato del letto e spinse una gamba di Mika, per farsi spazio: nessuna reazione, era davvero crollato. Spostò anche il braccio che il cantante aveva allungato sul suo cuscino e finalmente riuscì a stendersi. Lo osservò un’ultima volta e fece passare una mano tra i suoi capelli, in un tocco leggerissimo, poi spense la luce e chiuse gli occhi.
   
 
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