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Autore: CamEElaJauregay    08/09/2015    1 recensioni
Lauren passerò le vacanze estive a Cuba e in tre mesi può succedere di tutto, in tre mesi può cambiare tutto.
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Camila Cabello, Lauren Jauregui
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Camila arrivò sotto casa di Lauren alle tre e quando stava per suonare il campanello la porta si aprì, rivelando la ragazza dagli occhi verdi.
“Stamani sono stata un’ora sotto casa ad aspettarti, che fine avevi fatto?” chiese subito Lauren, dimenticandosi di salutarla.
Cómo?”  chiese la cubana confusa.
“Dovevamo vederci stamani, non oggi pomeriggio” precisò l’americana.
Camila arrossì subito imbarazzata; non poteva credere di essersi dimenticata quando dovevano vedersi.
Iniziò a pensare che Lauren si fosse convinta che le avesse dato buca ed era al quanto imbarazzante.
Discúlpeme Lauren. Ero convinta che dovevamo vederci nel tarde. Dios
“Non preoccuparti è tutto ok. Andiamo?”
La cubana annuì soltanto e iniziò a camminare facendosi seguire da Lauren.
La madre di Camila le avrebbe accompagnate fino alla città, visto che fare Cojimar-L’Habana a piedi sarebbe stata lunga.
Quando scesero, Lauren vide alla sua sinistra un grande marciapiede che costeggiava la spiaggia e anche se non sapeva se sarebbero andate da quella parte o no, avrebbe convinto l’altra a passarci.
Te gusta?” le chiese la più piccola che le era arrivata alle spalle dopo aver salutato la madre.
L’americana scosse soltanto la testa in segno di assenso e mentre guardava l’acqua limpida del mare, Camila le prese la mano e la trascinò fino a ciò che Lauren stava bramando.
“Si chiama El Malecòn. È un lungo marciapiede in riva al mar è bellissimo, créame”
Di certo la ragazza dagli occhi verdi non metteva in dubbio ciò che le era stato detto.
Mentre lei si godeva la vista, la ragazza al suo fianco era pensierosa.
Ripensava alle conversazioni che aveva avuto con le sue amiche i giorni precedenti e quella mattina con sua madre.
Davvero poteva sembrare che fosse cotta di Lauren?
Per lei, agiva soltanto come una persona normale, alla quale piace fare nuove amicizie e soprattutto piace far vedere la propria città agli altri, orgogliosa qual era di essere cubana.
Pensando ai discorsi fatti con Kenia e le altre, non c’era ombra di dubbio che loro cercavano solo di divertirsi mettendola a disagio, fecero così pure l’anno precedente, quando una cugina di Camila era andata a farle visita e loro si divertivano a punzecchiarla facendo strane allusioni.
Ma sua madre?
Non aveva mai detto una cosa del genere, neanche quando le presentava alcune ragazze con cui
si frequentava le aveva chiesto se le piacevano veramente o no, era solo felice di conoscere la persona con cui sua figlia passava la maggior parte del tempo.
Era possibile che la madre avesse capito prima di lei che le piaceva Lauren?
Forse Blanca le aveva detto qualcosa che poi Sinu non le aveva riferito?
Kenia si era inventata qualcosa con la madre per farla mettere ancora più in imbarazzo?
Camila era convinta di comportarsi da amica e di parlare di lei da amica e non capiva perché tutti sembravano convinti del contrario.
A risvegliarla dai suoi pensieri fu proprio l’americana, che le stava scuotendo la spalla.
“Camila ci sei?” chiese Lauren cercando di attirare l’attenzione dell’altra.
“Oh, sì certo, yo estaba pensando”  rispose piano la cubana.
“Ti stavo chiedendo come mai per strada abbiamo visto così tante persone fare autostop. Non ne avevo mai viste così tante insieme”
“A Cuba avere un carro è un privilegio” la informò.
“Davvero?” chiese Lauren curiosa.
“Sì, qui costano mucho. Noi ne abbiamo una solo porque mio padre lavora in Inglaterra e ci spedisce soldi da là”
Inglaterra?”  
L’americana non aveva idea di che posto fosse quello, le ricordava l’Inghilterra, ma non era sicura che fosse giusta.
“UK” disse semplicemente Camila e Lauren annuì.
Le due rimasero in silenzio per circa cinque minuti, durante i quali la mora si era incantata a guardare il mare e camminando aveva rischiato di travolgere qualche persona, mentre la castana era tornata a pensare a cosa sinceramente poteva provare per l’altra.
Il Malecòn era lungo e per percorrerlo tutto ci sarebbe voluta un’ora per arrivare alla fine, ma Lauren voleva farlo tutto, per continuare a vedere quel bellissimo mare che le si poneva sotto gli occhi.
Non parlarono molto, solo qualche parola.
Poi arrivarono ad un piccolo bar che era appostato sul grande marciapiede e decisero di fermarsi lì.
“Lauren vuoi qualcosa? Refresco  lemon, de naranja, cola, cerveza?” chiese Camila, che si stava avvicinando al bancone per ordinare.
L’altra non capiva che cosa intendeva e così la cubana le indicò il frigorifero dietro al bancone per farle vedere cosa conteneva.
Lauren prese una cola, costatando immediatamente che non era come quella americana.
Camila aveva preso qualcosa al limone e l’altra era curiosa di sapere come fosse, ma si vergognava a chiedere alla cubana un sorso.
“Non avete la Coca-Cola americana?” chiese Lauren rigirandosi tra le mani la lattina che di uguale a quella della bevanda che beveva spesso aveva solo il colore rosso.
“L’abbiamo, pero solo quella che proviene dagli stabilimenti in México. A Cuba non possono essere importato cualquier producto che viene fatto in America”
La mora si ricordò di aver sentito parlare dell’embargo, ma non si ricordava in cosa consisteva.
Si ricordò anche che le venne detto che nessuna persona con passaporto cubano poteva entrare negli Stati Uniti, però da quando le era stato riferito erano passati un po’ di anni, così decise di indagare.
“Se volessi, tu potresti venire negli Stati Uniti?”
“Fino a quando avrò il passaporto cubano, no”
Dopo aver finito di bere, le due si alzarono e finirono il loro percorso.
Arrivate alla fine c’era già la madre di Camila ad aspettarle che le portò a Cojimar.
Prima che Lauren potesse scendere dall’auto le due si scambiarono i numeri di telefono e le loro strade si divisero, almeno per quel giorno.
Tornata a casa, la mora si buttò sul letto, pensando a quanto fosse stata strana quella giornata.
La cubana era stata molto riservata e quasi meno sociale degli altri giorni in cui si erano incontrate e non sapeva il perché.
Si era sentita a disagio per tutto il giorno e stava iniziando ad avere dubbi sull’idea di continuare a uscire con lei di nuovo o no.
Aveva paura che le altre giornate fossero state come quella e non le piaceva affatto passare la sua vacanza in quel modo.
Mentre pensava, sua sorella Taylor fece irruzione nella stanza e si sedette sul fondo del letto.
“Dio oggi papà ci ha trascinati tutti e quattro al Museo della Rivoluzione, non posso credere di aver passato un pomeriggio così! Tu che hai fatto Lauren?” le chiese.
La mora rimase stupida dal fatto che la sua famiglia avesse visitato quel posto senza di lei.
“Siete andati al Museo della Rivoluzione senza di me?! Com’è possibile?! Sapevate quanto ci tenevo a vedere quel posto e mentre io sto a camminare su un’ora sul lungo mare vuoi andate a vedere un posto come quello? Se lo sapevo sarei venuta con vuoi invece di uscire con Camila”
Taylor la guardò con gli occhi fuori dalle orbite.
“Sei stata sul lungo mare e ti lamenti di non essere venuta con noi?! Se ci tieni inizio io ad uscire con questa Camila e ti lascio tra le mani di papà”
Lauren stava per dirle un ‘fai pure’ ma non voleva che nessun altro, almeno della sua famiglia, uscisse con Camila.
Era una sua amica e condividerla con la famiglia sarebbe stato frustante, non gli avrebbero più lasciato del tempo libero sola con lei.
Solo in quel momento si rese conto di quanto desiderasse passare del tempo con la cubana senza nessuno intorno.
La sua mente era divisa in due parti: la voglia di rivederla e passare ogni giorno di quei tre mesi insieme a lei e la voglia di starle lontana per un po’ dopo aver passato una brutta giornata come quella.
Dal canto suo Camila aveva ancora la testa persa per riuscire a capire perché tutti erano così opprimenti con la storia di Lauren.
Camila, mija, te dije que te estabas enamorando de Lauren” (Camila, ti avevo detto che ti stavi innamorando di Lauren) disse Sinu non appena entrò nella camera della figlia.
Mamà, no estoy enamorada da Lauren y todos siguen pensando que la quiero! Pienso que teneis que dejarme en paz” (mamma, non sono innamorata di Lauren e tutti vuoi mi state opprimendo con questa storia! Penso sia il momento di smetterla) urlò la cubana, per poi guardare la madre chiedendole scusa con lo sguardo per la sua reazione.
Querida te digo solo una cosa antes de salir de esta habitaciòn. Te diste cuenta de como la miras? Nunca has mirado a Teresa como miras a Lauren” (Tesoro ti dico soltanto una cosa prima di uscire da questa stanza. Ti sei resa conto del modo in cui la guardi? Non hai mai guardato così neanche Teresa)  
Dopo quelle parole, Sinu lasciò Camila da sola che iniziò a riflettere sull’ultima frase che le era stata detta.
  
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