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Autore: demrees    08/09/2015    3 recensioni
Alex ha sempre voluto condurre una vita vuota, fatta per lo più di rapporti occasionali, se non fosse per i suoi amici, Chris ed Elli, non avrebbe nessuno che tiene a lui.
Un progetto di lavoro ha portato i due amici a dover abbandonare Londra per molto tempo, ma finalmente dopo 18 mesi lontano da casa Chris potrà finalmente riabbracciare la sua adorata Elli, mentre Alex si ritroverà a mettere in discussione le sue voglie occasionali.
Sarà una dolce sconosciuta, o meglio quasi sconosciuta, a dargli il colpo di grazia, facendo vacillare il suo mondo fatto di donne oggetto e dimostrandogli che tutti gli esseri umani possono amare.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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CAPITOLO UNDICI   
ALEX  
 
Dopo cena l’avevamo aspettate per alcune ore guardando un film, solo che introno a mezza notte avevamo deciso di andare a letto. Una volta entrato nella mia stanza provvisoria avevo iniziato a curiosare un po’ in giro; in quella stanza le pareti erano coperte tutte da librerie,  davanti ad una di esse, vi era sistemato il divano letto, mentre al centro c’era una scrivania, con un computer. La porta della cabina armadio si trovava tra due librerie.
Inizia a scorrere i titoli su alcuni dei ripiani, c’erano libri di ogni genere e autore, alcuni dei titoli che lessi erano presenti anche nella camera di Samantha a Glastonbury. Tra i libri trovai anche una compia de “La favola di Eros e Psiche”, né accarezzai il dorso, poi mi avvicinai al mio letto, infilai la mano sotto al cuscino e presi la mia copia, mi sdraiai e inizia a leggerlo.
***
Mi sveglia di colpo, controllai l’orario e mi accorsi di essermi addormentato con il libro tra le mani. Erano le due e venti del mattino, Samantha doveva essere tornata, mi alzai velocemente dal letto, uscii dallo studio e mi avvicinai alla sua camera, evitando di fare rumore, abbassai la maniglia e sbirciai nella stanza. La luce sul comodino era accesa, ma il letto era ancora intatto, così chiusi la porta. Stavo per andare a cercarla in soggiorno, quando vidi una luce provenire da sotto la porta del bagno. Mi avvicinai ad essa senza fare rumore; sulla porta il cartello era girato dalla parte della scritta “occupato”, così sapendo che la porta era sprovvista di chiave, abbassai la maniglia ed entrai nella stanza.
La prima cosa che vidi, furono i suoi vestiti buttati per terra vicino alla vasca, alzai un po’ gli occhi e notai la superficie dell’acqua piena di sapone. Mi avvicinai a uno sgabello lì vicino e attesi finche non la vidi riemerge.     
SAMANTHA   
 
Varcai la soglia di casa poco prima delle due del mattino. Per evitare di svegliare qualcuno evitai di accendere la luce dell’ingresso; mi richiusi la porta dietro le spalle, inserii l’allarme e mi avviai verso la mia camera. L’unica cosa di cui avevo bisogno era levarmi di dosso la malinconia e le ore di pianto che erano seguite all’incontro con Daniel. Entrai nella stanza, poggia il cappotto e la borsa sulla poltroncina, e misi il cellulare in carica sul comodino, uscii dalla camera l’asciando l’abatjour accesa.
Entrai nel bagno più vicino alla mia camera e inizia a riempire la vasca; mi avvicinai al mobiletto e aprii la quinta  anta, per prendere i miei prodotti e li disposi sui bordi della vasca. Lo specchio era ormai completamente appannato; mi diressi verso la porta per chiuderla a chiave … che fine aveva fatto la chiave?, beh infondo erano tutti a letto potevo stare tranquilla, così mi sedetti sullo sgabello in attesa che l’acqua salisse.
Non appena la vasca fu abbastanza piena, inizia a spogliarmi e mi infilai nell’acqua calda. Mi bagnai i capelli e mi feci lo shampoo, poi misi il balsamo e inizia a insaponarmi il corpo.  Una volta finito infilai la testa sott’acqua e trattenni il respiro per alcuni minuti, solo quando riemersi mi accorsi che lo sgabello dove poco prima ero seduta io era occupato.
Subito cercai di coprirmi con le braccia
«Scusa … non volevo spaventarti» cazzo … sono completamente nuda 
«Non fa niente. Come mai sei in piedi?» il ragazzo si morse il labbro inferiore e si passò un mano tra i capelli, poi si alzò e venne a inginocchiarsi vicino alla vasca.
 «Volevo sapere com’è andata, sempre che a te vada di parlarne» i suoi occhi erano fissi nei miei. Ok devo coprirmi in qualche modo
 «Chiudi gli occhi …» appena lo fece afferrai dal pavimento il maglione che mi ero tolta e me lo infilai  «Abbiamo parlato. Ci siamo detti ciò che c’era in sospeso tra di noi».
«Come ti senti?»
«Sono quasi libera, dev…» il ragazzo riaprì gli occhi all’istante e mi prese il viso tra le mani
«Perché quasi?!  L’hai perdonato?» il uso sguardo era carico di preoccupazione e la sua voce era leggermente più alta di poco prima. Gli posai le mani bagnate sui polsi nudi
 «Sono quasi libera perché c’è ancora un ragazzo, che mi piace tanto, a cui devo raccontare delle cose. Il problema è che questa persona invece di lasciarmi parlare, si fa mille film mentali arrivando sempre alla conclusione sbagliata» Alex mi lasciò il volto e si alzò velocemente da terra arrivando davanti al lavandino e poggiò le mani sui bordi, poi con voce amareggiata chiese.
 «Chi è?» le mie labbra si stirarono in un sorriso automatico. Possibile che non né azzecca mai una
«È un ragazzo dolce,  sensibile, divertente. Sai da quando è venuto a vivere qui ho la possibilità di vederlo tutti i giorni. … » il ragazzo si voltò di scatto
«Da quanto lo conosci?» forse ha problemi d’udito
«Ci siamo persi di vista per più di otto anni,però lo conosco da una vita sai essendo il migliore amico di mio fratello passava molto tempo a casa nostra »Alex aveva uno sguardo confuso. In poco più di un minuto è riuscito a farmi divertire, a farmi dimenticare quella giornata schifosa.
Il ragazzo si riavvicinò alla vasca, feci appena in tempo a rannicchiarmi le ginocchia contro al petto che lui vi entro con addosso i pantaloni del pigiama che usava per dormire. Alex mi afferrò una caviglia e mi tirò verso di lui, in un moto istintivo mi aggrappai con le mani ai bordi della vasca, dando l’opportunità ad Alex di infilarsi tra le mie gambe e di afferrarmi per le spalle. Il suo viso era a pochi millimetri di distanza dal mio, il suo respiro caldo mi solleticava le labbra e i suoi occhi  erano fissi nei miei
«Ti diverti a spaventarmi vero?»
«Non ne ho mai avuta intenzione, sei tu che fraintendi tutto» accennò un sorriso e poi iniziò a baciarmi. Le mie mani si ancorarono ai suoi capelli, mentre sentii una sua mano spostarsi dalla spalla e posizionarsi dietro il mio collo. Ci staccammo solo per riprendere fiato
«Ti va di raccontarmi tutto» la sua voce era roca e ansimante
«Mi risciacquo i capelli e ti lascio la vasca libera così puoi toglierti il sapone di dosso … puoi girarti per favore» lo vidi sorridere, mi lasciò un bacio leggero sulle labbra «Solo per questa volta», si stacco da me e si girò dalla parte opposta, in modo da lasciarmi il tempo di risciacquarmi il sapone e di uscire dalla vasca.
***
Avevo appena finito di infilarmi la maglietta che usavo per dormire, quando sentii la porta della mia stanza aprirsi. Alzai lo sguardo sullo specchio che avevo davanti e incontrai il suo sorriso dolce. Lo vidi entrare nella stanza e chiudersi la porta alle spalle, si diresse verso il mio letto e ci si sdraio sopra. 
«Allora .. sono tutto orecchi» cavolo stavo per dirgli tutto, mi allacciai il ciondolo al collo, feci un respiro profondo e mi andai a sedere sul letto accanto a lui.
 
ALEX  
L’unica cosa a cui ero riuscito a pensare mentre facevo la doccia, era che l’avevo avuta tra le braccia nuda. Beh quasi nuda visto che si era infilata il maglione per coprirsi; inutile dire che il mio “amico” giù in basso si era risvegliato all’istante. Avevo una gran voglia di fare l’amore con lei, ma sapevo che non era pronta.
***
Entrai nella sua stanza, e la vidi davanti allo specchio. Aveva addosso solo una maglietta larga che le arrivava a metà coscia, l’asciandole le gambe completamente nude. Alzai lo sguardo sullo specchio e la vidi mentre mi guardava, mi venne automaticamente in mente l’unica volta che avevamo dormito insieme  abbracciati, intrecciati per un’intera notte. Mi avvicinai al suo letto e mi sistemai comodamente su di esso, senza distogliere lo sguardo dalla sua figura.    
«Allora .. sono tutto orecchie» la vidi voltarsi verso di me e sedersi sul letto accanto a me. Poi iniziò il suo racconto.
«James e Daniel erano i nostri vicini di casa e facemmo amicizia subito.  James era esuberante e gioioso, Daniel invece era più chiuso, più rude, menefreghista e mi stava sempre attaccato. Ci ha messo sei mesi a chiedermi di uscire … mi sono innamorata di lui un po’ alla volta.  L’anno seguente mi chiese di sposarlo ... Dirgli di si è stato l’errore più grosso che ho commesso in vita mia» la vidi contorcersi le mani.
«Io avevo ventidue anni mentre lui ne aveva ventotto, disse che si sentiva pronto ad avere un figlio. All’inizio non ero d’accordo, mi sembrava troppo presto, solo che più ne parlavamo e più mi convincevo che in fondo era normale, anche il momento era giusto, lui aveva un lavoro stabile, mentre io facevo ancora la cameriera e ci amavamo tanto. Così iniziammo a provarci e due mesi dopo ero già incinta».
 
«Hai mai sentito il cuore di un bambino che batte? È il suono più bello che si possa ascoltare, e la prima volta che lo sentii ero da sola. Daniel non si presentò alle prime due ecografie, entrambe le volte mi dette buca. Al sesto mese di gravidanza la pancia inizia a essere bella grossa, e spesso sentivo la bambina muoversi, solo che alla ventiseiesima settimana la mia pancia rimase assolutamente immobile per più di tre giorni, così avvertii la mia ginecologa e lei mi disse di farmi portare subito in ospedale per fare dei controlli. Dan fu costretto ad accompagnarmici; la ginecologa mi fece un’ecografia … avresti dovuto vedere che espressione fece Dan quando vide la bambina per la prima volta».
«Lui non aprì bocca fino a quando non tornammo a casa; disse che non se la sentiva più di avere un figlio, che sarebbe stato meglio darla in adozione; voleva che  scegliessi tra lui e mia figlia. Ho smesso di amarlo in quel preciso momento; quella stessa sera fece le valige e se ne andò» la vidi alzarsi dal letto e andare verso l’armadio, prese un album. Poi si risedette sul letto
 «Sophie nacque il 23 settembre del 2010» la vidi aprirlo e girarlo verso di me. Vi erano due foto ma in ognuna c’era impressa una piccola bambolina con addosso una tutina bianca con tante paperelle.
 «Fu James a tenermi la mano in sala parto. Mentre Cris scelse il nome della piccola» un sorriso dolce le si dipinse sul volto
«La prima volta che la prese in braccio si mise a piangere. Eravamo tutti innamorati di lei. James si fermava spesso a casa a dormire per aiutarmi con la piccola; a volte durante la notte, quando mi alzavo per allattarla, la trovavo in braccio ad uno di loro. Elli e Sav invece non facevano altro che sbaciucchiarsela, prenderla in braccio e comprarle vestitini»
 
Potevo amare quella bambina come se fosse mia, il DNA non conta, è l’amore che ti rende genitore. Mi avvicinai a lei e le presi il viso tra le mani per poterla guardare negli occhi.
 
 «Mi piacerebbe tanto conoscere tua figlia ... » i suoi occhi si inumidirono all’istante e delle lacrime iniziarono a rigarli il viso
 «Non puoi …»
«Samantha non mi importa se lei». Scosse la testa. Le lacrime uscivano abbondantemente dai suoi occhi
«Un giorno si sentì male, così la portai dal pediatra per farla controllare …  mi disse di farle fare delle analisi. Le diagnosticarono la meningite»
«Samantha » sentii la pelle d’oca invadermi e un vuoto nello stomaco
«A … veva solo 14 mesi» la lasciai andare all’istante. La vidi coprirsi il viso con le mani e continuare a singhiozzare. L’unica cosa che potevo fare era abbracciarla e sussurrarle che andava tutto bene. 
***
Mi sveglia lentamente, sentendo un peso sul petto. Aprii gli occhi, e mi stropicciai la faccia con una mano, poi abbassai lo sguardo e vidi una massa di ricci scuri.
L’avevo cullata tra le braccia fin alle quattro di mattina, poi si era addormentata, contro il mio petto; la scostai leggermente facendole poggiare la testa sul materasso, guardai la sveglia e mi accorsi che erano le otto, poi notai l’album ai piedi del letto.
La scostai senza svegliarla, lo presi e iniziai a sfogliarlo: nella prima pagina c’era una foto di Samantha con addosso solo una camicia bianca sbottonata fin sotto il seno,  da cui usciva un pancione enorme; accanto vi era impressa una frase
Ancora poche settimane amore mio e potrò finalmente stringerti a me”.
Voltai la pagina e vidi le foto che la sera prima mi aveva mostrato Samantha; continuai a sfogliarlo, ogni foto immortalava la bambina in un momento della sua breve esistenza, in alcune era sola, mentre in altre era accompagnata dalle persone che le erano state accanto. In nessuna era presente suo padre
Il materasso si mosse leggermente, chiusi l’album e lo poggiai sul comodino accanto alla mia parte del letto. Poi mi sdraiai accanto a Sam. Le presi una mano che stava poggiata sul materasso, e inizia a baciale le dita, scesi a baciarle il palmo,il polso, l’avambraccio fino ad arrivare al braccio, notando per la prima volta una grande quantità di piccoli segnetti bianchi
 «Buongiorno» una sua mano finì nei miei capelli e iniziò ad accarezzarmi la testa
«Buongiorno»
«Cosa fai?»
«Cosa sono?» feci indicando la mia nuova scoperta
«Smagliature, sono piccole cicatrici; quando si ingrassa tanto o si perde peso tutto insieme la pelle si strappa. Sono il promemoria della mia evoluzione» mi guardò dispiaciuta «Ti danno fastidio?»
«Sono carine» mi chinai verso le sue labbra. La verità era solo una … volevo questi momenti ogni giorno della mia vita 
   
 
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