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Autore: Minerva    07/02/2009    3 recensioni
Uno scrittore intrattabile e misogino, terribilmente sarcastico e abituato a comandare.
Un'infermiera tutta d'un pezzo che non si lascia mettere i piedi in testa da nessuno, con la lingua più tagliente di tutto l'ospedale.
Metteteli assieme per un periodo di tempo indeterminato, condite il tutto con ironia e dispetti.
Avete ottenuto la nuova storia originale della sottoscritta: da un'idea di MikaEla.
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il patto


Rachel ringraziò mentalmente di aver preso ferie esattamente il giorno dopo la tremenda serata con Tiffany. Era da un po' che progettava di farsi una settimana fuori porta, ma all'ultimo aveva deciso di rinunciare ai viaggi impegnativi ed aveva elegantemente ripiegato su di un centro benessere a pochi chilometri da casa.
Questo cambio di programma le aveva permesso di dimenticarsi dei suoi pazienti, dei suoi familiari e di tirare un po' il fiato.
Di tutt'altro avviso erano invece le infermiere rimaste al capezzale di Thomas Haynes. Dopo il trasferimento nella camera di degenza, Thomas aveva dimostrato quanto potesse essere odioso. Elizabeth era scoppiata in lacrime subito dopo che Thomas le aveva detto che, se non era nemmeno in grado di fare un caffè decente, di certo non avrebbe mai trovato marito. Lo scrittore non lo sapeva, ma due mesi prima la poveretta era stata piantata sull'altare dal promesso sposo. La motivazione di tale fuga non era il caffè, ovviamente, ma la ragazza aveva deciso di piantare il caso in mano alla collega Sharon, la quale non aveva avuto sorte migliore. L'aveva sopportato per la bellezza di due giorni, poi aveva minacciato di avvelenarlo con i sonniferi se non la smetteva di lamentarsi per i pasti. Alla fine, tutte le infermiere avevano cercato di scollarsi da quell'incarico poco gradito, e Lillian si era ritrovata la cartella fra le mani e la raccomandazione di avere tanta, tanta pazienza.

I due giorni nelle terribili stanze di Terapia Intensiva erano passati rapidamente. Rachel non lo aveva più visitato, probabilmente era di riposo. La cosa, comunque, non gli interessava. Adesso che era fuori da quel postaccio, e la sua gamba si stava lentamente sistemando, non avrebbe più dovuto preoccuparsi di quell'infermiera da quattro soldi!
Con malcelata soddisfazione osservò Lillian, l'ultima di una lunga serie di infermiere mandate ad occuparsi di lui. Finalmente aveva anche ottenuto il portatile e il tanto agognato cellulare e poteva tornare a concentrarsi sulla sua storia. Peccato che l'ispirazione continuasse a latitare e Thomas continuasse a fissare il cursore lampeggiare sul monitor del portatile.
Non era riuscito a scrivere nemmeno una parola, una sola, dannatissima parola. Per l'ennesima volta controllò il suo cellulare nella speranza che Jackob si degnasse di richiamarlo.
L'amicizia fra loro era molto particolare: potevano non sentirsi per settimane, e nessuno dei due avrebbe avuto nulla da ridire. Anche lo stesso Thomas ignorava allegramente le chiamate di Jackob quando era impegnato nella stesura di qualche nuovo libro. Il problema, ora, era che Jackob non poteva permettersi di ignorarlo così! Non per una settimana intera!
In realtà Jackob era corso in ospedale appena saputo dell'incidente. Si era preoccupato di cosa potesse servire all'amico ma, dopo essere stato trattato a pesci in faccia per l'ennesima volta, aveva ponderato che avrebbe speso meglio il proprio tempo in tribunale. Nonostante fosse circondato da squali e dalla sua ex-moglie, più che decisa a portargli via anche le mutande nella causa di separazione, si trovava più a suo agio che star dietro alle lamentele di Thomas.
- Lei, infermiera, mi attacchi la presa del portatile alla corrente. - esclamò rivolto a Lillian. Nessuna cortesia né gentilezza, doveva immediatamente stabilire chi comandasse lì.
- Certamente. - sibilò in risposta lei, agendo in maniera così brusca che Thomas temette di doversi procurare un nuovo alimentatore.
- Oh, ma insomma! - sbottò infatti - Se è nervosa si prenda una camomilla! - l'unica risposta che ricevette fu un'occhiataccia gelida. Dopodiché lei se ne andò sbattendo la porta.

Mabel stava metaforicamente stappando lo spumante. In neppure una settimana erano successe due cose bellissime: per prima cosa quel cane del suo capo era confinato per qualche bel tempo in ospedale - sempre che non ci fossero complicazioni, cosa in cui lei sperava ardentemente - e lei avrebbe potuto prendersi una vacanza. La telefonata di Carol le aveva rallegrato la giornata. In parole povere l'aveva informata che il signor Haynes era in ospedale, si sarebbe trattenuto per circa due settimane e non voleva che la nuova assunta girasse per casa in sua assenza. Il compito di Mabel, in quel lasso di tempo, era solo ridotto al controllo della posta, che le avrebbe portato Carol stessa la sera. Al telefono era stata messa la segreteria telefonica.
La seconda notizia era che quel bastardo di suo marito dormiva fuori casa da ben tre giorni. Si era dato alla macchia dopo l'ennesima sfuriata dalla moglie. Quando avevano iniziato a volare piatti e parole grosse il signor McCabe, che non era noto per il suo coraggio, era corso fuori di casa con la coda fra le gambe, giurando di lasciare quella pazza invasata che si era sposato.

Se Mabel McCabe si stava dando alla pazza gioia, Lillian Porter stava escogitando metodi cruenti e dolorosi per togliere dalla faccia della terra l'arrogante Thomas Haynes. Stava progettando una bella iniezione di un mix di medicinali a caso quando Rachel fece il suo trionfale ingresso nella saletta infermiere.
- Come mai così raggiante? - domandò quasi scocciata Lillian, scartando mentalmente l'idea di maciullare Thomas con una motosega.
- Nulla di che, la settimana di ferie che mi sono presa mi ha semplicemente rilassata. Sono andata a farmi un giro in un centro di bellezza, per coccolarmi un po'. Tu, invece? Ti è morto il gatto? - domandò giuliva Rachel.
- Mi è capitato fra le mani un deficiente di prima categoria. Stavo pensando di buttarlo giù dalla finestra e farlo passare per un suicidio, ma non credo che mi crederebbero. - spiegò con un sospiro, guardando afflitta la cartella incriminata.
- Thomas Haynes... - lesse Rachel - Me lo ricordo, Magda me lo aveva rifilato subito e pensavo di dovermelo accollare io fino alla fine della degenza. Ma per fortuna non è così! - e con un sorriso sornione piazzò la cartella sul tavolo.
- Rachel, non è che... ecco... non è che te lo riprendi? - abbozzò Lillian con sguardo supplichevole.
- Ma come! Non eri tu a fare i predicozzi a Magda per come scarica i pazienti? Non dirmi che adesso la imiti! Non posso mica fare il lavoro di tutti, qui dentro! - sbottò Rachel perdendo il buon'umore in tempo record.
- Non dico gratis! Rachel, senti, ho una proposta. Ho parlato anche con le altre, e nessuna se lo vuole prendersi questo... questo signore come paziente. Non c'è nessuno che riesca a sopportarlo per più di due ore. Il caporeparto è arrivato a promettere una settimana di ferie extra a chi lo accudisce, ma non c'è verso! Tutti si rimbalzano la cartella. Cosa ne diresti di un'altra settimana e di avere solo lui come unico paziente da seguire? - buttò lì Lillian sperando di convincerla.
- Il mio unico paziente? Niente più signora Mayer, niente più Lamentela Continua? - domandò dubbiosa.
- No, nessuno di loro. Almeno fino a quando Haynes non verrà dimesso. Finché ci sarà lui, non dovrai più pensare a nessun altro. Ci penseremo noi a spartirci i tuoi pazienti. Persino Magda è disposta a sopportare la Mayer, per scansarsi Haynes. - spiegò Lillian incoraggiante.
- Solo lui come paziente, e poi un'altra settimana di ferie che non inciderà sul mio monte vacanze? Ho capito bene? - riepilogò Rachel seriamente.
- Sì, esattamente così. Accetti? - Lillian sventolò la cartella sotto il naso di Rachel.
- Oh, va bene! Ma bada che deve essere come mi hai detto. Adesso andiamo a chiamare Terence e confermiamo la cosa. - e a passo di carica Rachel e Lillian si diressero verso l'ufficio del caporeparto.

- Abbiamo trovato la martire. - esordì Lillian aprendo la porta.
- Sì, certo, mi sacrifico per il bene comune, per la settimana di ferie extra e per il fatto di averlo come unico paziente finché non viene dimesso. - specificò lei fissando Carl Terence negli occhi - Perché è così, vero? -
- Sì, Rachel. Trovo francamente assurdo dover arrivare a questi livelli perché un cliente pagante venga assistito, ma a quanto pare rischia la vita con qualsiasi nostra infermiera. E, se posso essere sincero, nemmeno io riuscirei ad occuparmene. - aggiunse mesto, memore delle poche parole scambiate con l'uomo.
- Ecco, allora firmiamo qualcosa che certifichi tutto questo, e io mi occuperò con amore e dedizione di Thomas Haynes. - esclamò sbrigativa Rachel.
- Non so se Lillian ti ha avvisata, ma il signor Haynes è molto... - Terence si fermò alla ricerca della parola adatta.
- Terence, non ti preoccupare, ho già avuto a che fare con Haynes prima di andare in ferie. Ho una vaga idea di che razza di rompiscatole sia. - lo tranquillizzò Rachel, firmando il pezzo di carta che le accordava una discreta pace.
- Bene, direi che siamo a posto. Solo una cosa, Rachel. Ovviamente i turni diurni dovrai farli tutti tu. Mi preme che tu sia qui la mattina appena sveglio per i soliti controlli, ai pasti e magari la sera prima che si addormenti. - specificò Terence, facendole capire che avrebbe dovuto lavorare sedici ore al giorno.
- Il tempo di respirare lo ho, almeno? - domandò sarcastica.
- Dipenderà dal tuo paziente. - replicò l'altro con un'alzata di spalle - Comunque nelle ore libere puoi farti gli affari tuoi, se vuoi prenderti una stanza fallo pure. L'importante è che Haynes venga seguito come tutti gli altri pazienti della clinica. Capito, Rachel?, come tutti gli altri pazienti. - e con questo le accompagnò alla porta dell'ufficio.
Rachel sbiancò. Fissò il pezzo di carta fra le mani e capì di aver firmato la propria condanna a morte. Trattarlo come tutti gli altri pazienti equivaleva a cinque controlli giornalieri e a quello serale. Doveva avere a che fare con quel tizio come minimo sei volte al giorno - escluse le chiamate col campanello, che lei prevedeva sarebbero state molte - senza ucciderlo. Cercò di sollevarsi il morale pensando che avrebbe dovuto sopportare solo lui, adesso capiva perché Terence le aveva offerto una stanza in clinica: ci avrebbe passato le giornate e, probabilmente, anche molte nottate.
Delusa con se stessa per essersi fatta incastrare in quella maniera, Rachel evitò di pensarci e decise di andare ad avvisare il signor Haynes del cambiamento, salutò Lillian con un ringhio e si avviò nella tana del leone.

- Buongiorno signor Haynes. - esordì spalancando la porta e piazzandosi di fronte al letto con aria belligerante - Da oggi fino alla fine della sua degenza io sarò la sua unica infermiera. Se lei si comporterà bene, io farò altrettanto. Se lei deciderà per la guerriglia, io mi adeguerò. Se sceglierà di farmi fuggire come chi mi ha preceduta, bene, ci provi. Poi non si lamenti delle conseguenze. - lo osservò, squadrandolo con aria di sfida - Sono stata abbastanza chiara? - domandò poi.
- Sissignora! - sghignazzò quello di rimando, portandosi la mano alla fronte in una parodica imitazione del saluto militare.

Angolino recensioni:

Accidenti! Ma allora sono in tanti a seguire la mia storiellina. La cosa non può che rendermi felice. Passiamo ai dovuti ringraziamenti allora:

Kunimitsu: Figurati del ritardo! Spero solo che anche questo capitolo sia di tuo gradimento, e soprattutto che i personaggi restino come te li eri figurata quando hai posto la richiesta. Ovviamente se hai qualche richiesta di scene che vuoi veder inserite non hai che da suggerirmele. Nel prossimo capitolo credo comparirà quella scena sul "piatto" che Rachel prepara a Thomas con taaaaanto amore!

grow: Felice che ti piaccia. Per le tinte rosa... diciamo che non sono granché brava a delinare qualche bella e corposa storia d'amore. Se vedi, tutti i personaggi secondari - e Rachel stessa - non è che brillino per chissà quali relazioni: Mabel ha appena cacciato il marito di casa, Jackob sta lottando con gli avvocati e da ultima si è aggiunta una sposina abbandonata all'altare.
Direi che, per ora, le tinte rosa sono abbastanza lontane, e sicuramente improbabili per i due protagonisti. Seriamente, quale povera donna sopporterebbe un uomo simile per più di due minuti?

bravesoul: Addirittura un genio? Posso portarti in facoltà con me così convinci anche i miei professori e passo finalmente un paio di esami-scoglio? Per il resto sono abbastanza stupita che il personaggio di Thomas riscuota tanto successo: credo che sia il fascino alla "Dottor House" che colpisce.


Angolino dell'autrice per la serie "una padellata di fattacci miei"!:

Soffro di ansia da prestazione.
Non c'è altra spiegazione altrimenti. Non sono ancora riuscita a buttar giù una scena decente di un bello scontro fra Rachel e Thomas, trovo quasi più appagante girarci intorno... sono un po' i preliminari della loro complicata relazione!
E poi, dovevo specificare perché sarà Rachel ad accollarsi le cure di Thomas. Spero solo che risulti credibile!
No, seriamente: adesso ho paura di scrivere una vagonata di sciocchezze. Non ho più modo di tirarmi indietro e nel prossimo capitolo dovrò per forza farli interagire per molto tempo. Sono in ansia, molto, molto in ansia.
Vi prego, perdonatemi se dovessi deludere le vostre aspettative.
Per il resto: chiedo scusa umilmente per il ritardo. Il problema è che pensavo che dal 13 gennaio in poi i miei esami sarebbero stati pochi, ma ho fatto male i conti: il 28, il 29 e il 02 ho avuto tre appelli irrinunciabili, e quindi la storia non ha proceduto molto.
Poi ho deciso che l'appello del 10 febbraio era infattibile e mi sono dedicata alla storia. Spero che vi piaccia, e al prossimo capitolo.
  
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