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Autore: Midori No Esupuri    08/09/2015    4 recensioni
[WARNING: MORMOR/MORMORSTAN]
L'evoluzione del rapporto tra l'ex colonnello Sebastian Moran e il consulente criminale Jim Moriarty tramite messaggi.
(11.19) Mi sta assumendo come killer?
(11.20) Esattamente. JM

[...]
(11.24) Stia tranquillo, la sua ferita all’occhio non sarà un problema. So che possiede un conto bancario, mi occuperò di versarle la somma necessaria al costoso intervento che deve sostenere per recuperare la vista. JM
(11.26) Perché?
(11.26) Gliel’ho detto. Mi serve un collaboratore. JM

Nota: Capitoli comprensivi di messaggi e parte narrativa.
Genere: Angst, Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jim, Moriarty, Mary, Morstan, Sebastian, Moran, Sebastian, Moran
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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#25: Tigre
 
Martedì 19 aprile
 
(00.11) M413 è morto. –x
 
Fissava il contenuto del messaggio da ore, diverse ore, come se le parole potessero cambiare il loro significato o la realtà dei fatti. Sapeva che non sarebbe mai accaduto, ma voleva crederci. Per la prima volta in vita sua, James Moriarty voleva smettere di affidarsi alla sua fredda logica e credere in qualche sorta di favola, in una favola in cui il suo cecchino non era veramente morto. Una storia in cui avrebbe potuto prendere il primo aereo e dirigersi a casa, entrare nella villa e trovarlo sdraiato malamente sul divano, con i piedi sul tavolo e la birra in mano.
 
“Te l’ho detto appena sei entrato in questa casa, non voglio i tuoi scarponi logori sul tavolino di vetro!”
 
E puntualmente non riceveva risposta, se non un grugnito di disapprovazione e quei pesanti scarponi non solo sul tavolo del salotto, ma anche su quello della cucina, o sul tappeto appena ritirato dalla lavanderia. Li odiava quegli scarponi, ma odiava anche voltare appena lo sguardo sull’angolo libero della sua scrivania e vedere il vuoto, quando nella villa si ritrovava sempre Sebastian da ogni parte.
 
“Hai di nuovo finito tutta la vodka, Jim? I bicchieri! Perché diavolo lasci sempre in giro i bicchieri?!”
 
Vagò con lo sguardo vacuo per la stanza, Sebastian si muoveva in giro raccogliendo la mezza dozzina di bicchieri e tazze da tè abbandonati in vari angoli dello studio, oggetti che passavano attraverso la sua pelle da fantasma. Poteva accontentarsi solo di vederlo così, l’unico uomo capace di amarlo e di farsi amare da lui: come un fantasma.
Strinse i pugni sui braccioli della poltrona, non aveva voluto vedere più nessuna telecamera nascosta nella villa, men che meno quella dell’elegante bagno, e aveva passato le ultime sei ore seduto, le mani strette a pugno, gli occhi vuoti. Il cuore che batteva appena, arido come una foglia in autunno, la mente che proiettava ovunque la sua immagine forte.
Il viaggio in aereo non aveva visto il suo volto mutare d’espressione nonostante l’iniziale turbolenza, l’atterraggio finale, e nemmeno l’autista che lo aveva fatto salire in auto aprendogli la portiera aveva ricevuto uno sguardo, seppur di indifferenza, da parte del criminale più potente al mondo. Jim si sentiva vuoto, come non era mai stato prima. Dalla vita gli erano state date e tolte molte cose: un’infanzia felice, un migliore amico a scuola, aveva però avuto buoni voti e lezioni di pianoforte ad impegnarlo. Aveva avuto anche molti libri che gli tenevano compagnia, non aveva provato la gioia di amare qualcuno ed essere ricambiato finchè Sebastian non era entrato nel suo campo visivo tra milioni di altre cartelle, informazioni, volti ed indirizzi. Lo aveva guardato per qualche minuto, in una foto da giovane ventiseienne da poco arruolato, e aveva capito che doveva essere suo. Che era quello giusto.
E ora, la vita gli aveva strappato anche quello.
Egoisticamente, avrebbe voluto non aver scelto proprio quell’uomo, in mezzo a tanti altri. Non avrebbe dovuto scegliere quegli occhi glaciali, quel volto squadrato, quelle cicatrici rosate. Quegli abiti militari, sdruciti, quel suo profumo forte e quella pelle ambrata dal sole. Quegli stivali logori, quelle braccia ruvide che lo stringevano di notte, durante un film, o mentre tentava di lavorare. E pensare che le aveva persino odiate, per i primi tempi… Non era abituato a tanta spontaneità, non aveva mai ricevuto altro che indifferenza e odio, mentre Sebastian non era capace di rimanere arrabbiato per più di un’ora con lui. Finiva sempre per perdonarlo, per ogni cosa.
Ma non per quello, evidentemente.
 
L’erba scricchiolava appena sotto le sue scarpe lucide, era una giornata grigia per essere in aprile, ma Londra non era mai stata troppo allegra come città. Jim si muoveva nel silenzio, le mani strette nelle tasche e degli apparentemente inutili occhiali da sole a coprirgli i diamanti neri incastonati tra la pelle pallida. Si fermò, abbassando lo sguardo, e fece scivolare via quella protezione da altri occhi indiscreti.
-Hey.- disse piano, guardando la tomba lucida. Aveva organizzato i funerali da lontano, in segreto, Mary era stata l’unica a presentarsi alla brevissima cerimonia… E questo aveva fatto capire a Jim che era meglio restare nascosto dietro lo spesso albero a fumare decine di sigarette tra la pioggia lieve, invece che mostrarsi. Il loro rapporto, pensò, doveva essere diventato più intenso di quanto avesse mai potuto prevedere. Sospirò.
-Immagino che dovrei dirti che non sono veramente morto.- sorrise appena, bieco. -E che sono tornato a Londra. Sai, se avessi aspettato qualche giorno… Era solo questione di…
Prese un profondo respiro, stringendo i pugni nelle tasche. Era sempre stato così bravo a parlare, con Sherlock come con i clienti, e adesso il suo cervello si rifiutava di collaborare a dovere. O non era quello l’organo che non rispondeva ai comandi?
Prese tempo.
-Sei sempre stato parecchio impaziente però, non è vero?
Guardò la tomba leggermente umida dalla pioggia, come se potesse effettivamente dargli una risposta.
-Dormi bene, Tigre.
Non rimase un solo minuto di più, cercando di elaborare cosa stava accadendo al suo corpo, a metà tra le costole e il collo, e prese a camminare nonostante il dolore. Doveva lavorare, più duramente di prima: riprendersi la sua rete criminale, distruggere Sherlock Holmes con qualsiasi mezzo, ancora più a fondo.
Sebastian Moran doveva essere vendicato.
• Nota dell'autrice~
E così si conclude questa mia prima long mormor. E' stato un finale straziante anche per me, ma era già stato deciso dall'inizio della storia e non poteva andare diversamente, visti gli sviluppi. Ho in programma un sacco di altre storie, sia one shot che long, e nonostante non mi andasse di scrivere questo capitolo e concludere così questa 'avventura' ho dovuto farlo, per potermi dedicare ad altro.
Grazie come sempre a chi ha seguito, recensito, preferito e quant'altro. La storia non sarebbe stata la stessa, senza di voi.
Alla prossima.
Midori No Esupuri~
 
  
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