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Autore: _Charlie_    09/09/2015    3 recensioni
Il pericolo incombe.
Le streghe della Congrega si preparano a fare ritorno.

Arya Mason è una ragazza di sedici anni che vive a Rozendhel, Virginia. Ha lunghi capelli color rosso ciliegia, occhi verdissimi, e un passato da dimenticare. Una Visione, una Chiave ed un Portale segneranno l'inizio di una guerra da cui non potrà tirarsi indietro.

Ma quali sono le schiere del Bene? Innanzitutto, esistono davvero?
Genere: Azione, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 10:

 

Un gioco pericoloso

 

 

Arya non riuscì a dormire quella notte. Per interminabili ore si voltò da un lato all'altro del letto, tesa e agitata. Ogniqualvolta che tentava di chiudere gli occhi vedeva sopraggiungere di fronte a sé le immagini del locale ridotto a polvere e macerie, sentiva svilupparsi all'interno delle narici il fetido odore di sangue, mentre nelle orecchie tornava ad echeggiare quell'ormai fastidiosa risata inferma. Alle prime luci del giorno si scostò di dosso il piumone e saltò giù dal letto come una molla. Si sentiva stanca e affamata quanto un orso appena uscito dal letargo. Scese le scale in punta di piedi, tentando di ridurre al silenzio i suoi stessi atti respiratori: l'obiettivo era quello di non svegliare Sarah, la quale era solita prendersela con il mondo intero se gettata giù dal letto prima delle sette.
Quella mattina, la fioca luce dell'alba andò a bussare contro le finestre del salotto e, filtrando attraverso le tende dal tessuto delicato, iniziò a dipingere sul parquet le ombre rigide dei mobili e del divano-letto. Soffermandosi proprio su quest'ultimo, Arya non poté fare a meno di inarcare le sopracciglia. Si stirò la maglietta blu del pigiama con le mani, azzardando un passo più lungo dei precedenti. Sotto le lenzuola della branda riposava Frank, il compagno massiccio della zia.

« Ehi? » Lo chiamò Arya. Dall'espressione che questi aveva sul volto traspariva tutt'altro che serenità. « Vai a dormire di sopra, nel letto matrimoniale ».
L'uomo la guardò attraverso una fessura del suo occhio sinistro: « no » sussurrò alla fine, la voce roca.
« Perché? Non stai scomodo qui? »
Frank inspirò profondamente: « io e tua zia abbiamo litigato ieri sera ».
Arya socchiuse gli occhi: « e ti ha mandato a dormire qui? Ma è pazza? »
« Non dire così, potrebbe sentirti ».
« Okay, ma perché avete litigato? »
A quell'ennesima domanda seguì un istante di esitazione da parte dell'uomo, il quale affondò la testa nel cuscino. « Non mi va di parlarne ».
« D'accordo, ho capito » Arya si avviò verso la cucina: « se però dovessi cambiare idea, mi trovi di là a fare colazione » e, dicendo questo, per poco non inciampò sull'albero di Natale – un abete di piccole dimensioni abbracciato da luci colorate, decorazioni in feltro, e palline di ogni genere e taglia. Lanciò un'imprecazione silenziosa. Erano anni che Sarah lo collocava in quell'angolo del salotto, tra la televisione e la porta dell'ingresso, ma nonostante ciò sua nipote sembrava scordarlo tutte le volte.
La cucina era un trionfo di stoviglie sporche: la sera prima Frank aveva avuto la geniale idea di cucinare il pollo in padella e, adesso, per via di questo motivo, ogni cosa si trovava in disordine. La ragazza si avvicinò al frigo con espressione disgustata – alle sei del mattino l'odore delle spezie non era uno dei profumi più invitanti. Afferrò il cartone del latte, una tazza a forma di Winnie the Pooh, una busta di cereali al cacao dalla dispensa, ed infine prese posizione vicino all'isola in quarzo. Frank la raggiunse poco dopo, scalzo e con gli occhi impastati di sonno.
« Come ti senti? » Gli chiese.
« Innamorato » rispose lui: « non riesco a non pensare a tua zia. Ho dormito pochissimo ».
« Siamo in due » la ragazza sorrise: « perché avete litigato? »
Frank esitò ancora una volta: « le ho proposto di sposarmi ».
« Che cosa? » Arya per poco non si strozzò: « e perché si è arrabbiata? »
« Perché tua zia è una donna particolare! Ho cucinato per lei, l'ho portata in centro... alla fine mi sono inginocchiato... ma non è che abbia apprezzato così tanto il mio gesto. Le sue parole sono state: “devi fare qualcosa che mi stupisca!” ed io ho ribattuto, lei si è arrabbiata e... niente, il resto lo sai ». Arya alzò le sopracciglia: « quando fa così proprio non la sopporto. Cosa vuole che tu faccia? Una serenata? »
« Probabile » sussurrò Frank, il volto aperto in un sorriso: « tu cosa ne pensi? Forse avrei dovuto chiedere prima a te il consenso ».
« Non sono certo suo padre » Arya gli afferrò una mano, la quale al tatto le si presentò ruvida e callosa – segno di anni lavorativi trascorsi nell'officina dei genitori: « ha avuto delle grosse delusioni d'amore in questi ultimi anni... quindi, non prenderla troppo alla leggera ».
« Non farò passi indietro » Frank le carezzò il palmo: « non sono mai stato così sicuro in vita mia ».
« Sono contenta di sentirtelo dire! Hai il mio consenso, signor Frank Johnson!» Si scambiarono un'occhiata complice, sorridendo, poi l'uomo le domandò: « e tu, invece? Perché non sei riuscita a dormire? »
Arya ritirò la mano, il volto chino sulla tazza ancora colma di latte freddo: « niente di che... sono i soliti problemi da adolescente ».
« D'accordo, ma prova a parlarne con qualcuno » Frank si avvicinò al frigo e ne esaminò per bene il contenuto prima di afferrare il cartone del succo all'arancia: « ho notato che trascorri molto tempo insieme alle figlie della vicina. Prova a sfogarti con loro – poi aggiunse, osservando l'espressione distante di Arya – o, forse, sono proprio loro il problema? »
La ragazza incontrò i suoi grandi occhi color caramello: « no, tranquillo. Sono brave persone ».
« Meglio così! » Esclamò lui: « Oliver, invece, che fine ha fatto? »
« Sta bene! Anzi, credo che tra qualche ora andrò a trovarlo. Ieri non ho nemmeno risposto alle sue chiamate ». Continuarono a chiacchierare per un'altra ora abbondante: i dilemmi sussurrati dalla notte erano spariti con la luce dell'aurora, senza lasciare alcun segno della loro ombra.
Verso le nove Arya spense la tv del salotto e si trascinò al piano superiore – la stanchezza cominciava a farsi sentire. Si lanciò sotto la doccia, si vestì in fretta e subito andò a bussare alla porta di Oliver. Erano davvero pochissimi passi – la villetta degli Hopkins, infatti, si trovava a soli due isolati di distanza dalla sua, e uno solo da quella di Hazelle. Quando la ragazza passò di fronte al cortile di quest'ultima, non poté fare a meno di lanciare uno sguardo oltre la staccionata: le tende erano ancora chiuse e non si udiva alcun suono o rumore provenire dall'interno. Il giorno precedente Hazelle si era infuriata moltissimo: aveva puntato l'indice contro di lei e Beckah, spiegando che tutta quella faccenda riguardante Taissa era avvenuta solo e soltanto per colpa loro. Arya – che sembrava l'unica della Congrega ad aver mai tenuto testa alla Precettrice – le aveva risposto facendole notare che era stata lei stessa a lasciare Taissa da sola in giro per Rozendhel, e a quel punto Hazelle l'aveva afferrata per un orecchio e buttata fuori di casa, accompagnando il tutto con un sonoro: “sei una cretina!”. Però Arya sapeva di non aver torto: adesso l'unica cosa che voleva era vedere Hazelle nella sua cameretta, intenta a chiederle scusa. Ma purtroppo sapeva anche questo: Hazelle non avrebbe mai e poi mai chiesto scusa a nessuno. Scosse la testa, e bussò ancora. Dopo pochi istanti la porta si aprì mostrando la figura di Oliver – a piedi nudi, con gli occhi impastati di sonno ed il ciuffo ribelle appiattito sulla fronte. Aveva il volto segnato dalla stanchezza e indossava ancora il pigiama: un maglione, sul quale era stampato il muso di Bugs Bunny, ed un normale pantalone lungo.
« Arya, che ci fai qui? »
« Sono venuta a trovarti! » Esclamò lei: « sei da solo? »
Oliver si voltò: « credo che i miei se ne siano andati in chiesa, entra pure ».
La villetta della famiglia Hopkins odorava sempre di biscotti appena sfornati – nonostante non venissero mai sfornati dei biscotti. Le stanze erano arredate perlopiù da mobili in legno di acero, i quali donavano alla casa un tocco di raffinata semplicità, e nessuna di queste presentava una televisione all'interno – ad eccezione della cameretta di Oliver.
« Ma ti ho svegliato, per caso? » Gli domandò Arya, nell'ingresso.
« No, assolutamente » Oliver proseguì, accennando un sorriso: « stavo proprio aspettando una tua visita... alle dieci del mattino... di domenica ».
Giunsero al piano superiore mediante la scala a chiocciola – anch'essa di legno e a pianta quadrata. A causa dell'eccessivo disordine, la stanza da letto di Oliver si mostrava molto meno spaziosa di quella di Arya: vi erano addirittura dei resti di un misero sandwich sparsi sulla moquette.
« Mettiti a sedere » le disse lui, indicandole il letto disfatto e ricoperto da briciole di pane.
« Preferirei una sedia » disse Arya, mordendosi il labbro inferiore: « ma ci riesci a vivere così? È troppo incasinato ».
Oliver rise di gusto, portando indietro la testa: « non siamo tutti perfettini come te, signorina tappa-piatta! »
« Non sono una perfettina! » Si piazzò sull'unica sedia girevole presente, mentre il ragazzo si sdraiò sul suo comodo letto alla francese. « Ho visto le chiamate, mi cercavi per un motivo? »
« Intendi ieri? » Oliver ci rifletté su per una manciata di secondi, poi esclamò contento: « ah, sì! Volevo che venissi a giocare a “battaglia di palle di neve” insieme a me e a Quinn! È stato divertentissimo! »
« Ah, ho capito » Arya sorrise ancora una volta: « sei davvero fortunato... io, ieri, ho passato una giornata terribile ».
« Per quale motivo? » Il ragazzo inarcò la fronte e prese a fissarla con la sua solita aria meditabonda: nel corso degli anni era cresciuto parecchio fisicamente e adesso gli stavano persino cominciando a spuntare dei peli sulle guance rosee. Arya scostò lo sguardo e riprese: « ero al Sunny-Valley a scattare delle fotografie, e all'improvviso mi sono ritrovata di fronte Taissa Crane... l'ho riportata da Hazelle, ma lei se ne è altamente fregata. Poi ho incontrato Beckah e abbiamo avuto uno scontro con un demone... la cosa più schifosa è che Taissa se l'è letteralmente divorato. Era ricoperta di sangue; è stato bruttissimo ».
Oliver spalancò gli occhi, passandosi successivamente una mano tra i capelli biondi: « ma stai scherzando? È assurdo! »
« Già » Arya abbassò gli occhi, sfinita: « alcune volte mi ritrovo a pensare a quella sera, l'ultima in cui siamo andati al cinema francese. Dio, quanto vorrei tornare a quei momenti! Non sapevo di essere una strega ed era tutto più semplice ».
« Ascolta » Oliver iniziò, diventando improvvisamente serio: « il fatto che la Chiave sia venuta proprio da te significa qualcosa... altrimenti, per quale motivo non è andata da Taissa, Hazelle o qualsiasi altra strega presente a Rozendhel? Io ho sempre pensato che ci fosse qualcosa di più sotto, qualcosa che Hazelle non ti sta dicendo – poi, aggiunse – inoltre, credo che tu non debba prendere solamente i lati negativi da questa faccenda... ricordi? Prima non avevamo amici, ora abbiamo Beckah! E sembra davvero una brava ragazza, non trovi? »
La giovane Mason continuò a fissarlo anche dopo che ebbe terminato il discorso: come faceva ad essere sempre così rassicurante e straordinariamente accorto? Con delle semplici parole aveva saputo epurare la sua mente inquinata, affievolendo il peso invisibile che da giorni teneva sulla spalle. Il suo migliore amico, adesso ne era certa, era cresciuto per davvero. « Hai ragione, dovrei smetterla ».
« Semmai, potremmo andare al cinema francese questo pomeriggio! »
Arya aggrottò le sopracciglia: « ma tu lo odi! »
« No, dai! Bisogna giusto scegliere il film più recente » Oliver sorrise: « magari uno del 1970 e non del 1958! »
Arya scoppiò in una risata tutt'altro che femminile: « e allora andiamo a prendere subito i biglietti! La signora che lo gestisce apre molto presto ».
« D'accordo, aspetta solo che mi vesta » Oliver si buttò giù dal letto e, tirando fuori dall'armadio una vistosa felpa verde e un paio di jeans scuri, s'indirizzò verso il bagno. « Ci metterò pochissimo! »
« Tranquillo! » Esclamò Arya, afferrando il telecomando della tv dalla scrivania. Sul primo canale stava andando in onda uno show per bambini, sul secondo invece vi era una donna impegnata a cucinare un soufflé di patate. La domenica mattina era noiosa persino in tv. Smise di fare zapping, lasciando parlare i giornalisti del canale otto: stavano discutendo su una questione riguardante il sindaco di Rozendhel. Arya alzò il volume.
« Che guardi? » Oliver tornò in cameretta, pronto per uscire.
« Ascolta! » Esclamò la ragazza: « pare che il sindaco stia dando le dimissioni! »
« Sì, ho letto qualcosa sui giornali... probabilmente non si sente all'altezza di affrontare queste strane situazioni. Stanno sparendo molte donne in città e nessuno riesce ancora a catturare quella bestia che si aggira nei boschi ».
« Beckah crede che quella fantomatica bestia sia un demone » Arya continuò: « però non sapevo nulla di queste sparizioni ». Oliver annuì, convinto: « sì, ne stanno succedendo davvero tante ultimamente. L'ultima donna che hanno trovato era ridotta a brandelli ».
« Ma che cosa stai dicendo? »
« Sì, lo so, è spaventoso! » Esclamò: « alza il volume, magari stanno parlando proprio di questo ».
Nel corso del notiziario non vi fu alcun accenno a “La Creatura dei Boschi”; i giornalisti dedicarono gran parte del tempo al caso riguardante il sindaco. Chiunque a Rozendhel lo avrebbe potuto descrivere come un uomo dall'aria affabile e sempre pronto ad aiutare il prossimo. Era in carica da quasi quattro anni ed i suoi concittadini non avevano mai avuto nulla per cui lamentarsi – i servizi, difatti, non erano mai mancati. Non era difficile, inoltre, incontrarlo per le vie della città insieme alla moglie e ai suoi quattro figli; il fatto che non si fosse mai messo al di sopra degli altri lo aveva reso un uomo benvoluto da tutti. Ora, però, qualcosa stava cambiando: cosa si nascondeva realmente dietro a quella faccenda?
« Lo pensi davvero? » Chiese Arya: « il sindaco Pritchard se ne va perché non si sente all'altezza di affrontare queste situazioni? »
« Io credo di sì » rispose Oliver, secco: « sono giusto curioso di vedere chi prenderà il suo posto ».
Nel momento stesso in cui Benjamin Pritchard fece capolino in televisione ed iniziò una breve conferenza stampa, si sentì bussare alla porta di casa. Oliver inarcò le sopracciglia, sorpreso: « non penso che la messa sia già finita! »
Arya fece spallucce, come per dire “non ho mai messo piede in una Chiesa; non posso saperlo”. « Questa non è casa mia... apri tu? »
« Accompagnami, sfaticata! »
Scesero entrambi e arrivarono nell'ingresso, di fronte alla porta principale. Il ragazzo domandò alla persona al di là della soglia di identificarsi, ma purtroppo non ricevette altra risposta che: « fa un freddo della miseria, ti decidi ad aprire? »
Arya alzò gli occhi al cielo, riconoscendo quella fastidiosissima voce da vecchia megera. « Apri » disse ad Oliver: « è Hazelle ».
Un rumore di catenacci precedette l'arrivo in casa di Hazelle: come al solito, si presentava vestita di nero – nel guardaroba non doveva avere nient'altro che abiti da funerale. Si scostò dal volto i suoi costosissimi occhiali da sole – usati perlopiù per nascondere le rughe – ed infine disse con tono arrogante: « volevate che mi ibernassi, per caso? Non so se avete notato, ma fuori c'è la neve... il che vuol dire che fa freddo. Buongiorno, comunque ». « Cosa ci fai qui? » Le domandò Arya, le braccia incrociate dinanzi al petto.
« Sono venuta a presentarmi al tuo amico » Hazelle lanciò un'occhiata ad Oliver, il quale la stava osservando con aria affascinata: « non ci siamo mai incontrati prima d'ora, vero? Il mio nome è Hazelle, piacere di conoscerti ».
« Io mi chiamo Oliver » il ragazzo allungò una mano: « wow, lei è una vera strega! »
« Ehi! Anch'io sono una vera strega! » Fece osservare Arya, con tono offeso.
« Cara, lascialo dire agli altri questo » Hazelle si fece largo sino ad arrivare in salotto: « pensavo ti trovassi a casa tua, e invece... »
« C'è qualcosa di cui vorresti parlarmi? » Arya alzò le sopracciglia: « o, magari, scusarti? »
La donna arricciò le labbra, mettendosi a sedere su una poltrona lì vicino: « sei sempre la solita. Come fai ad averla come amica? »
Oliver rise sotto i baffi, e subito venne colpito alle costole da una vigorosa gomitata: « che c'è? »
Arya scosse la testa, poi tornò a fissare la sua Precettrice: « dai, cosa vuoi? Si tratta di una cosa realmente importante... non ti sei nemmeno truccata prima di uscire».
« Il mio bell'aspetto non ha bisogno di modifiche, saccentona » Hazelle pescò dalla sua borsa un pacchetto di sigarette: « posso? »
« Meglio di no » esitò Oliver: « altrimenti, i miei... ».
« Sì, okay, ho capito » lo interruppe la strega: « finiamola con le scemenze. Sono venuta qui per parlarti di una cosa seria, Arya. Hai sentito la novità? Il sindaco si sta dimettendo... non è un bene per la nostra Congrega ».
« Perché? » Chiesero all'unisono i due ragazzi.
« Il sindaco è una figura che sa. È così da generazioni. Le creature magiche non danno fastidio a lui, e lui non dà fastidio a noi ».
« Cioè, stai dicendo che il sindaco Pritchard sa che siamo delle streghe? » Disse Arya.
« Esattamente! È a conoscenza di ogni cosa: dei demoni, dei Portali, della vera storia di Rozendhel. In questo preciso istante sta dichiarando a tutti la sua versione: “mi dimetto perché sono troppo vecchio e troppo stanco per continuare”. Balle! Se ne va perché non è capace di sostenere una situazione pericolosa come questa ».
« Te l'avevo detto! » Esclamò Oliver, appoggiato al cardine della porta del salotto.
« Non so se ci hai fatto caso » riprese Hazelle: « ma tutte queste donne che stanno sparendo... sono delle streghe ».
« Seriamente? » Arya sentì un brivido percorrerle la schiena: « e chi le sta rapendo? »
« Uccidendo, vorrai dire » la strega abbassò gli occhi: « ho già qualche sospetto ».
« Un demone? » Domandò Oliver.
« No » rispose secca: « qualcuno che si serve delle armi da fuoco ».
« Chi? »
« Un Cacciatore ».
Un silenzio innaturale si propagò in ogni angolo della villetta; Arya strinse i denti, confusa e spaventata. Era più semplice affrontare un demone o un cacciatore di streghe?
« Bisogna prestare la massima attenzione » riprese la donna: « ho indagato su questa pista per giorni, e finalmente sono arrivata ad una conclusione... ricordi la donna che è stata sepolta viva? »
« Mathilda » dissero Arya ed Oliver. Era impossibile, ormai, dimenticarlo. Ismene aveva marchiato le loro menti con quel nome.
« Mathilda è stata sepolta viva da quel Cacciatore. Taissa ha parlato con le anime del cimitero... è stato un essere umano ».
« E le hanno saputo dire qualcos'altro? »
« Purtroppo no » Hazelle sospirò, lanciando un'ennesima occhiata al suo fedele pacchetto di sigarette; il fatto che non potesse fumare la stava rendendo nervosa. « E riguardo Ismene, ho un'altra cosa da dirvi ».
« Oh, no » Arya si passò una mano tra i capelli, capendo tutto all'istante. Ismene non poteva, anzi, non doveva essere morta. L'aveva protetta con i demoni, le aveva parlato dello Scisma... non doveva essere morta.
« E invece sì » annunciò Hazelle: « il tanfo del suo cadavere ha condotto la polizia nel suo negozio... le hanno sparato in fronte ».
Arya inspirò profondamente. Oliver sembrava scosso quanto lei.
« Bisogna stare attenti » la strega si alzò di scatto, avvicinandosi alla finestra che dava sulla strada coperta dalla neve: « il prossimo bersaglio potrebbe essere una di noi ».
« Ed il sindaco scappa da tutto questo? » Oliver alzò la voce: « di cos'ha paura? »
« Di rimetterci la pelle! »
Arya si mise a sedere sulla poltrona, il volto affondato nelle mani. La situazione le stava sfuggendo di mano. Non era giusto. Nessuno avrebbe dovuto perdere la vita a causa sua. « E adesso che facciamo? » Disse alla fine.
« Questo è un gioco pericoloso » Hazelle continuò: « e pertanto bisognerà agire in fretta. Nessun membro della Congrega dovrà perdere la vita a causa di questo psicopatico ».
« E se lo dovessimo trovare? » Domandò Arya.
« A quel punto, dovremmo chiamare il 911. È un criminale, Arya. Sta uccidendo delle persone... e la polizia lo sta cercando da mesi ».
« Senza però ottenere dei risultati » concluse Oliver, controllando l'orario dal suo cellulare.
« Esattamente » Hazelle sorrise, compiaciuta: « sarà meglio che io adesso vada... il nostro giovane Hopkins ha paura che i suoi genitori possano rientrare da un momento all'altro. Che cosa direbbero se ti trovassero in compagnia di una donna come me? »
« Che è un imbecille » rispose Arya, indicandole la porta da cui era precedentemente entrata: « vai ».
« A presto, ragazzacci! » Hazelle se ne andò via così, come se non fosse mai successo niente. Nella classifica delle persone più strane ed irritanti che la giovane Mason avesse mai incontrato, ella si trovava in seconda posizione – al primo posto, ovviamente, vi era la sua defunta madre.
« Tutto okay? » Le domandò Oliver, dandole una leggera pacca sulla schiena.
« Sì, ma penso che dovremmo rimandare il cinema ».
Il ragazzo annuì, comprensivo: « tranquilla, sarà per un'altra volta! »
Trascorsero qualche altro momento insieme, seduti l'uno di fronte all'altra sul tappeto del salotto: era proprio lì che quando erano piccoli giocavano con le macchinine da collezione del padre di Oliver, facendo sempre infuriare quest'ultimo. Da allora sembrava passata un'eternità.
« Dai, adesso torno a casa! Vado a vedere se mia zia ha perdonato Frank per la storia del matrimonio ».
« Matrimonio? » Ripeté Oliver, sorpreso.
« Ti spiego tutto per messaggi ».
Arya tornò a casa, ancora stordita dalla vicenda riguardante il Cacciatore. Salì le scale senza badare troppo al Signor Cavaliere – intento ad odorarle una scarpa – e tornò nella sua cameretta, più stanca di quanto non lo fosse stata già prima. Il suo cellulare segnava le undici e mezza: aveva del tempo per mettersi a riposare.
Non appena si fu svegliata, però, notò qualcosa di diverso. La porta della sua cameretta era spalancata e sulla scrivania vi era un qualcosa che non aveva mai visto prima. Era una busta-regalo rossa come il fuoco, o meglio, come il sangue. Arya si alzò in fretta. Aveva dormito più di due ore. Esaminò per bene la busta, poi decise di aprirla.
« Oh, mio Dio » disse in sussurro.
Era una casa delle bambole, con quattro pupazzi all'interno: uno di questi presentava dei fili rossi attaccati a quella che doveva essere la testa. Arya sentì un ennesimo brivido percorrerle la schiena. C'era un biglietto che prima non aveva notato. Lo aprì, le mani tremanti.
Il regalo perfetto per me? Il tuo cadavere. Buone feste, Arya, e a presto!”
Il foglio scivolò a terra.
Il gioco era iniziato.



Angolo dell'autore:

Salve a tutti!!
Spero vivamente che questo decimo capitolo vi sia piaciuto! (Lasciate una recensione, fatemi sapere cosa ne pensate u.u)
La storia sta entrando nel vivo dell'azione, anche perché ci stiamo avvicinando alla fine di questa prima parte. A proposito... chi credete che possa essere il Cacciatore?? ...La risposta vi verrà data tra quattro o cinque capitoli! Ahahahah!
Ringrazio tutti gli utenti che hanno inserito "Rozendhel" nelle seguite, ricordate, etc. E un ringraziamento speciale va a IlVeroUomo, King_Peter e Gennai86 che recensiscono ogni capitolo, sempre! Grazie mille u.u
Okay, adesso vi saluto! Al prossimo capitolo!!


_Charlie_

 

 

 

 

 

 

  
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