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Autore: Leysarya    09/09/2015    1 recensioni
«Che succede?» chiede la mia amica, non consapevole di ciò che sta accadendo poiché molto occupata a pilotare il veicolo, ma sembra anche lei turbata da qualcosa.
«Le comunicazioni hanno smesso di funzionare. Siamo tagliate fuori, dovremo aspettare di arrivare a Coruscant per riportare al consiglio ciò che è accaduto.» Rispondo dandole le spalle.
«Vie-Gan vieni qua, c’è un altro problema, forse più grave.»
«Definisci “più grave”» e avvicinandomi capisco cosa intende. La mappa è scomparsa, le coordinate anche. Non sappiamo più in che zona siamo e non possiamo di certo tornare su Pria III. Anche se potessimo in ogni caso non sarebbe la mia prima scelta, l’ambiente è umido e poco ospitale, benché la popolazione non sia così male, ma è pure poco sviluppato dal punto di vista tecnologico, e non troveremmo di certo lì la soluzione ai nostri problemi.
«Dobbiamo tentare un atterraggio di emergenza sul primo pianeta che troviamo»
«Ma siamo lontani dai territori della Repubblica» dice ingenuamente lei.
«Non credo che quei Cloni siano stati mandati da qualche altra organizzazione, potrebbe essere sia la nostra fortuna che la nostra sfortuna trovarci così lontani. Possiamo solo tentare.»
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Qui-gon, Un po' tutti, Yoda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sì, avevo proprio bisogno di distrarmi un po’, e direi che farmi quasi uccidere per un mio errore di calcolo del tempo, anzi, degli imprevisti, era proprio ciò che mi serviva. So cosa mi capita da quando siamo partiti da Coruscant, ma non lo voglio dire a nessuno, mi basta che il mio maestro lo capisca, non c’è bisogno di spendere parole inutili a lamentarmi, non tutto il mondo deve sapere i miei problemi personali e fare finta di comprenderli. Tanto sia che mi sfoghi - non ne sono il tipo - sia che cerchi di ignorare il nervosismo e soprattutto l’ansia loro non mi abbandonano, quindi tanto vale rassegnarsi finché non mi passerà e stare zitta. 

Risalimmo sulla nostra astronave appena in tempo per riuscire a scampare all’esplosione, e quasi subito lo sguardo inquisitore del maestro Myrasu mi investì, chiedendoci come mai il satellite era appena esploso.

  «Delle guardie ci hanno trovate e ci puntavano delle armi contro, le ho persuase con la Forza a lasciarci andare a far esplodere la base, ma non immaginavo che la base fosse tutto il pianeta. Chiedo scusa.» Nessuno mi disse nulla, ma si vedeva che il mio maestro era un po’ deluso dal mio comportamento. Avrei voluto rispondergli che comunque almeno eravamo salvi e sapevamo con certezza che la Confederazione dei Mercanti tramava qualcosa, ma non dissi nulla perché avrei potuto peggiorare la situazione. 

Al contrario di Ana-Rei sapevo quando era opportuno fare silenzio, e ancora una volta la mia idea che fosse troppo esuberante e ficcasse troppo il naso negli affari altrui venne confermata. Ero distratta quando ancora una volta il maestro Myrasu parlò e ci mise al corrente del fatto che eravamo vicini a Naboo e che lo si poteva vedere dallo schermo che dava sull’esterno; allora mi girai di scatto. L’altra Padawan chiese se per caso quello non era il pianeta dove Qui-Gon Jinn era stato mandato in missione. Ebbi un sussulto. Il suo maestro confermò. 

  «E non abbiamo ancora sue notizie?» la sua insistenza mi infastidiva e mi voltai immediatamente, di nuovo intenta a guardare all’esterno. Il maestro Carrick capì che era un argomento infelice e vi mise fine, e in seguito mi intimò di allontanarmi dallo schermo. Gli obbedii, ma solo perché non volevo sollevare discussioni e attirare gli sguardi altrui su di me e sugli occhi lucidi che però riuscivano a trattenere il pianto. 

Ana-Rei si avvicinò a me «Tutto bene?» mi chiese, e io le dissi di stare zitta. In missione non era affatto male, glielo concedo, ma in quanto tatto pensavo che purtroppo stesse già facendo del suo meglio.

Mi appoggiai ad una parete dell’astronave e incrociai le braccia, poi chiusi gli occhi e lasciai andare i miei pensieri, tutti contemporaneamente. Calmarmi era l’unico modo per non diventare irrimediabilmente scontrosa e, soprattutto, di riuscire a stare in pace con me stessa quel tanto che bastava per tornare all’Accademia Jedi. Non mi ero mai sentita in quel modo dopo una partenza del maestro Jinn, a momenti l’ansia si trasformava in una morsa che mi stringeva lo stomaco facendomi sentire addirittura la necessità di vomitare da un momento all’altro. Era assurdo quanto fossi diventata apprensiva con il tempo, e in più avevo un cattivo presentimento su tutta la faccenda.

Ad un certo punto uno scossone alla navicella mi riportò alla realtà.

  «Cosa succede?» chiesi avvicinandomi ai maestri.

  «Alcune navicelle superstiti ci hanno rintracciati e ci stanno attaccando.»

Per un po’ il viaggio fu turbolento, ma non era nulla che non potessimo fronteggiare. Mi precipitai ai comandi secondari per tenere sotto controllo la situazione, peccato che le apparecchiature funzionassero poco e a scatti e il radar fosse quasi completamente fuori uso. 

  «Vie-Gan aggiornaci» 

  «Non posso dirvi molto, ci sono delle interferenze, ma li abbiamo colpiti già un paio di volte e si stanno allontanando velocemente.»

Quasi non finii di dire la frase che l’astronave si stabilizzò e non si sentivano più colpi. Sembrava proprio la mia giornata fortunata, non dovevo morire.

Seppur con qualche intoppo dato dal sistema poco funzionante riuscimmo a tornare su Coruscant sani e salvi. 

  «L’impatto dell’esplosione ci ha colpiti indirettamente, ma ci ha colpiti, per questo gli strumenti funzionano male. Fortunatamente non ci sono danni al motore» espose il maestro Carrick mentre appena scesi camminavamo nell’hangar «sarà meglio farlo sapere a qualcuno e far rimettere in sesto l’astronave.»
Il Maestro Myrasu allora avvicinò un tecnico e gli espose la situazione, e questi annuendo corse verso la navicella.

Perché per una volta non agisci invece di limitarti ad esporre la situazione? Lo pensai soltanto ma avrei tanto voluto dirlo. Durante le prime missioni era anche utile che il mio maestro illustrasse con perizia ogni singolo dettaglio, ma con il tempo capii che non lo faceva per facilitarmi la vita ma piuttosto perché è proprio fatto così. Non mi oppongo mai più di tanto ma a volte mi infastidisce molto.

Io e Ana-Rei camminavamo dietro i nostri maestri, e io dal canto mio non distolsi lo sguardo dal terreno sotto i miei piedi finché non arrivammo ai piani più alti dell’Accademia Jedi. 

Un uomo ci aspettava di fronte alle porte della sala del consiglio. Era la prassi che alla fine di una missione si facesse rapporto, ma di solito si doveva aspettare qualche ora prima che fossero pronti a riceverci, quella volta invece l’uomo ci riferì che potevamo entrare.
Mi dissi che era un po’ strano, ma che non per forza dovesse essere un segno negativo. Forse.

Entrammo tutti e quattro nella sala e lì ci aspettavano solo alcuni dei membri, e tra questi, come di consueto, c’erano i maestri Yoda e Windu.

Non ci fu bisogno che ci interpellassero a lungo su ciò che avevamo scoperto, poiché la missione era stata così breve che inevitabilmente arrivammo presto a raccontarne la conclusione.

  «Come è potuto accadere?» chiese il maestro Windu quando il maestro Carrick disse che il satellite era esploso.

Ci furono lunghi momenti di silenzio ma poi feci un passo avanti e mi presi le mie responsabilità come era giusto.

  «È stata colpa mia. Io e Ana-Rei eravamo arrivate alla sala dei comandi ma ci hanno scoperte, e per non instaurare un combattimento ho deciso di ricorrere alla Forza per convincere chi stava per attaccarci ad avviare la procedura di autodistruzione della base. Non immaginavo che la base comprendesse tutto il pianeta. Avrei dovuto intuirlo dato che la ramificazione di tunnel arrivava molto in basso, ma non ho avuto il tempo di riflettere e ho preso una decisione avventata.»

  «Questa impulsività a una Jedi non si addice. Pericoloso è.» disse il maestro Yoda con la sua caratteristica calma. Io non dissi nulla, sapevo di aver fatto uno sbaglio e perciò non potevo ribattere in alcun modo.

  «Ad ogni modo adesso abbiamo delle conferme in più su come si sta muovendo la Confederazione dei Mercanti. E per quanto io sia contrariato per quanto concerne la modalità, quella base doveva essere disattivata o avrebbe potuto portare seri problemi se qualcuno l’avesse scoperta e avesse portato i suoi traffici illegali alla luce. Forse in questo modo abbiamo posticipato eventuali attacchi.» Disse il maestro Windu.

Non ero sicura se lo stesse dicendo per farmi sentire meno in colpa o solo perché lo intendesse veramente, in ogni caso quelle sue parole alleggerirono poco il mio animo. Non era quello il problema principale che mi affliggeva, anzi a dirla tutta l’idea di aver fatto esplodere un corpo celeste di non mi aveva sconvolta più di tanto, più che altro perché mi auto convincevo che a parte quei pochi soldati non ci fossero forme di vita intelligente. Era più un peccato per i cristalli di Eralam, per quelli sì che mi dispiaceva.

Feci un passo indietro per tornare al mio posto. Per tutto il resto del tempo che i Maestri parlarono con i membri del Consiglio guardai il pavimento, tutto d’un tratto i disegni geometrici su di esso erano diventati interessanti e la mia mente si concentrò finalmente su qualcosa di diverso cercando di seguire gli intrecci per arrivare alla loro fonte. 

  «Va bene, grazie, potete andare adesso. Vie-Gan, tu rimani.»

Ana-Rei mi lanciò un’occhiata di compassione come se stesse per lasciarmi nelle mani del mio carnefice, io ricambiai con un’espressione un po’ vacua, assente. Il Maestro Carrick mi diede una pacca sulla spalla e poi tutti insieme uscirono. Cosa volevano dirmi? Volevano prendere provvedimenti? No, non era possibile, avrebbero fatto rimanere anche il mio Maestro. Forse… No. Già pensavo al peggio. Non sarei riuscita a sostenere una notizia de genere, avrebbe solo confermato il motivo del mio malessere e lo avrebbe triplicato, nella migliore delle ipotesi. No. Mi preparai ad incassare la notizia.

  «Tanta paura vedo in te, giovane Padawan. Preoccuparsi così tanto necessario non è. Cattive notizie da Naboo arrivate ancora non sono.»

Il Maestro Yoda sapeva, e la sua saggezza era l’unica cosa in cui riuscivo a riporre ciecamente la mia fiducia e che poteva in qualche modo darmi un barlume di speranza.

  «È una sensazione che non riesco a controllare, forse è solo percezione di pericolo, forse qualcosa di brutto sta per accadere. Potrebbe essere tutto e potrebbe essere niente, per questo sto cercando di non far prevalere questa sensazione su tutto, ma è veramente forte questa volta.» 

  «Bene così, soggiogare non ti devi fare. Ascolta la Forza e comprendi cosa vuole dirti, e ricorda: la paura la peggiore nemica di un Jedi è. Adesso puoi andare.»

  «Le sue parole sono sempre veritiere e ispiratrici. Grazie Maestro.» mi inchinai leggermente e anche io uscii dalla stanza. Voltandomi mi accorsi che erano tutti ancora lì, nel corridoio, poco lontani dalla stanza del Consiglio. Appena sentirono la porta sbattere leggermente chiudendosi si voltarono verso di me con una faccia funerea. Cosa mai poteva essere successo in quei pochi minuti? Mi avvicinai con l’espressione più serena possibile e  finalmente capii: erano preoccupati che avessero preso provvedimenti nei miei confronti. Quando mi decisi ad ostentare anche il sorriso più smagliante della giornata tutti sembrarono sollevati.

  «Cosa ti hanno detto? Non hanno…» iniziò Ana-Rei, che però incrociò subito lo sguardo severo del suo maestro e si ammutolì. 

Ad essere sincera apprezzai veramente quel suo interessamento. L’avevo trattata male per tutta la durata della missione, anche se non per cattiveria, e ciò non le aveva impedito di preoccuparsi per me. 

  «No, non hanno nemmeno accennato alla nostra missione. Ma perché mi avete aspettata tutti qui?»

  «Volevamo metterci d’accordo per…» principiò il mio Maestro che però si fermò perché evidentemente non trovava le parole giuste. Ci pensò la Padawan a questo.

  «Per festeggiare la riuscita della missione!» esclamò tutta esaltata.

  «Ovvero la distruzione di un Corpo Celeste!» esclamai io di rimando, con una punta di sarcasmo non del tutto intenzionale. Su quella storia ci si doveva decisamente ridere su, o almeno io sentivo di averne il bisogno. Se non iniziavo a pensare a quell’evento catastrofico in maniera negativa probabilmente sarebbe stato meglio. 

  «Adesso però con il vostro permesso, e soprattutto con il suo Maestro, vorrei riposarmi un po’. Posso andare nella mia stanza?»

Lui annuì «Certo, ma non vuoi sapere cosa abbiamo deciso?»

Scossi la testa «Tutto ciò che avete stabilito per me andrà bene, sarà una sorpresa.»

  «Va bene.»

Salutai e iniziai ad incamminarmi lungo il corridoio per raggiungere gli ascensori «A più tardi, Vie-Gan!» sentii dire a gran voce dalla ragazzina. Tutto d’un tratto iniziava a starmi più simpatica.

Sorrisi «A più tardi!» e poi sparii dietro l’angolo così da non poterli vedere più. Ripresi a pizzicare il guanto ma nemmeno stavolta lo feci consapevolmente. 

 

Il sole era tramontato da un po’ quando qualcuno bussò alla mia porta. Non sapevo cosa mi avrebbe riservato la serata ma non ero così maldisposta a scoprirlo. Il tempo che avevo passato da sola l’avevo impiegato nella meditazione che mi aveva aiutato, come sempre in questi casi. Dal canto suo, però, quel senso di ansia perenne aveva iniziato da solo ad affievolirsi sempre di più, anche se non era scomparso del tutto. Non sapevo se fosse un cattivo segno oppure no, ma non ebbi abbastanza tempo per occuparmi anche di quel pensiero. 

Presi la mia Spada Laser, la agganciai alla cintura e andai ad aprire. Era il Maestro Carrick, che mi informava di essermi venuto a chiamare per andare con lui. 

  «Quella però non ti servirà. Vorrei che me la consegnassi.» disse indicando la mia arma.

Lo scrutai per qualche istante per capire cosa stesse pensando ma alla fine gliela cedetti senza esitazioni. Se mi aveva fatto quella richiesta un motivo avrebbe dovuto esserci.

Poco lontano dall’Accademia c’era un locale aperto da poco, frequentato quasi esclusivamente da Jedi, e per questo tutti ne parlavano bene. Non c’erano contrabbandieri, malintenzionati e criminali: un posto tranquillo insomma. 

Quando noi arrivammo Ana-Rei e il Maestro Myrasu erano già lì, seduti ad un tavolo contro il muro. La giovane Padawan aveva lo sguardo fisso sull’entrata e sembrava trattenersi dal saltellare quando finalmente ci scorse. Alzò una mano e la sventolò energicamente per essere sicura di farsi notare. Ma tutto quell’entusiasmo dove lo trova?

  «Sono lì.» indicai il tavolo al mio Maestro.

Dovevo ammettere che era un posto niente male: tutto in ordine, colori chiari, spazioso, però la musica non mi piaceva proprio, per fortuna era solo un sottofondo quasi percettibile sotto il brusio delle voci. 

Io mi sedetti di fronte ad Ana-Rei «Ciao» dissi sorridendo a labbra strette. Non volevo litigare o trattarla male, in fondo non dovevo prendermela con lei se io stavo male solo perché era la persona che si era trovata più vicina a me in quel momento. Lei ricambiò il saluto ma la conversazione terminò lì, forse lei aveva ancora paura di urtarmi e io da parte mia non ero mai stata una gran chiacchierona. Più che altro perché non avevo mai avuto nessuna storia interessante da raccontare.
I nostri maestri si scambiarono uno sguardo abbastanza eloquente e si alzarono nello stesso preciso istante.

  «Noi andiamo a prendere da bere. Volete qualcosa in particolare?»

Io scossi la testa.

  «Io mi fido.»

E ci lasciarono sole. Astuti, pur di farci parlare avrebbero fatto qualsiasi cosa secondo me. Chissà perché poi, avevamo sempre avuto partner diversi per le missioni, non avevamo mai festeggiato o fatto cose del genere, perché questa volta sì? Forse i nostri Maestri non si vedevano tento ma erano stati buoni amici, forse sapevano qualcosa che noi non sapevamo. Non ne avevo la benché minima idea, ma alla fine non mi dispiaceva affatto fare qualcosa di diverso dalla solita routine… ed erano ben due ore che non mi torturavo il guanto.

  «Tu hai mai assaggiato la birra?» mi chiese Ana-Rei ad un certo punto. Una domanda un po’ strana, ma meglio del silenzio imbarazzante.

  «Sì, l’ho bevuta un paio di volte.»

  «I Jedi possono berla allora?»

Quasi risi questa volta «Penso di sì… voglio dire, l’importante è che non ci si ubriaca, o sbaglio?»

Lei annui e iniziò a giocherellare con un tovagliolo che si trovava sul tavolo, facendolo fluttuare con la forza o piegandolo per fargli assumere forme strane.

  «Quindi questa era la tua prima missione?» chiesi stavolta io.

  «Sì! È stata abbastanza movimentata, devo ammetterlo, non me lo aspettavo… saranno tutte quante così?»

  «No, non ci sperare! La mia prima missione è stata ben diversa da questa, e a proposito di questo volevo chiederti scusa. Non volevo trattarti in quel modo e non volevo metterti in pericolo. Di solito non sono così scontrosa, o almeno spero» speravo che quelle misere scuse fossero abbastanza, non avrei saputo fare di meglio perché nemmeno io avrei potuto spiegare perché mi ero comportata così, anzi, non avrei voluto.

  «Stai tranquilla, ogni tanto il mio Maestro mi tratta anche peggio.» Rise «Dice che sono iperattiva qualche volta.» 

E ha ragione! «Sei giovane ancora, è normale!» avrei voluto aggiungere che comunque no, non sarebbe diventata come me crescendo, non glielo auguravo, ma i nostri Maestri tornarono al tavolo con i bicchieri e non me la sentii di aggiungere altro. Li posarono di fronte a noi ma rimasero in piedi.

  «Vi dispiace se vi lasciamo qui e noi ci allontaniamo per un po’?» chiese il Maestro Myrasu con la sua voce profonda.

  «Certo che no, ma perché?» rispose con un‘altra domanda la sua Padawan.

  «Abbiamo incontrato della gente che conosciamo, non ci metteremo molto.»

Della gente che conoscevano, sì, sicuramente era così. Che bugie originali. Si allontanarono di nuovo lasciandoci stavolta in compagnia delle nostre bevande. Ne assaggiai un sorso della mia, era dolciastra e aveva l’aroma di frutta, ma non capivo cosa fosse di preciso. Dalla faccia che fece Ana-Rei dedussi che non le piaceva per nulla.

  «Allora come è stata la tua prima missione?» disse accantonando il bicchiere.

  «Più che noiosa. Siamo stati due giorni su un pianeta di cui adesso non ricordo il nome, e la cosa più emozionante che abbiamo fatto fu parlare con la gente. Era una missione che aveva a che fare con il censimento, insomma puoi immaginare quanto non fu divertente.» Ricordavo quei giorni come se fossero accaduti poco tempo fa, e invece erano passati 3 anni. La noia che provai allora non era mai stata eguagliata da niente. 

Passammo un po’ di tempo a parlare di addestramento, quanti anni avevamo quando eravamo state scelte come Padawan, insomma cose totalmente normali e anche abbastanza ripetitive, ma più parlavamo più riuscivo a rilassarmi. Forse mi aveva veramente fatto bene quell’uscita.

Tutto ad un tratto però sentimmo un fragoroso baccano che proveniva dal bancone del bar, a poca distanza da noi. Un posto tranquillo, dicevano! Un ubriaco aveva appena fatto cadere una bottiglia e ora se la prendeva con chiunque gli capitasse davanti. Probabilmente era proprio un Jedi perché sentii il ronzio di alcune spade laser attivarsi. Mi alzai di scatto e cercai con lo sguardo i nostri Maestri, avevo paura che potessero essere rimasti coinvolti dato che non li riuscivo a scorgere. Mentre il trambusto aumentava, però, finalmente li vidi farsi strada tra la calca.

  «Forse è meglio uscire» proposi io. Non mi andava di rimanere in mezzo a quella confusione, soprattutto se poi la situazione avesse iniziato a degenerare. Per fortuna vicino all’uscita non c’era tanta gente, solo qualche curioso che cercava di comprendere cosa stesse succedendo dentro. 

Il mio Maestro mi restituì la Spada e io la agganciai di nuovo alla cintura «Meno male che non mi doveva servire stasera.»

Lui fece spallucce «Una cosa del genere accade veramente di rado qui, non potevo saperlo.»

Ma come, lui non sapeva sempre ogni impercettibile dettaglio di ogni cosa che esistesse nella galassia? Ad ogni modo, l’importante era che eravamo sani e salvi. Per la seconda volta oggi.

  «Penso che la serata sia finita, care Padawan. È arrivato il momento di tornare ognuno nei propri alloggi.» disse il maestro Myrasu, appoggiando una mano sulla spalla di Rei.

  «Ci vediamo presto!» aggiunse lei salutandomi mentre ci avviavamo in direzioni opposte. 

Iniziamo a sperare veramente che non fossero dei partner occasionali nelle missioni.



Note:
Salve! Qui è di nuovo Lady Leysa che parla - pardon - scrive. Mi scuso veramente tanto per tutti questi mesi di pausa, ma per un motivo o per un altro non ho mai avuto modo di completare il capitolo, perché sì, in effetti avevo iniziato a scriverlo subito, ma non l'avevo mai finito. Mea culpa mi dispiace, sul serio. Vi autorizzo a venirmi a cercare a casa per torturarmi.
Ma adesso non piangiamo sul latte versato! La storia è finalmente stata aggiornata e non ho molto da commentare: come sempre mi auguro che possa piacervi e spronarvi a continuare a seguirla. Non esitate a farci sapere la vostra, per noi la vostra opinione è quella che conta di più.

A presto, questa volta si spera davvero,
Lady Leysa

   
 
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