Si
svegliò nel mezzo della notte,
scese dal letto e uscì dalla sua stanza, decise di fare
quello che avrebbe
voluto fare prima: raggiungere Legolas. Tutti gli altri erano nelle
proprie
camere e nessuno si aggirava per la Casa, se era fortunato avrebbe
trovato il
Principe dove l’aveva lasciato.
Nel silenzio
della Notte era
possibile udire ogni tanto il richiamo di qualche animale che non
più
desiderava la solitudine.
Una tenue luce
illuminava il
paesaggio attenuando i colori delle piante e senza accorgersene
iniziò ad
avanzare fino ad arrivare nel luogo desiderato. Il lago sembrava una
ragnatela
di fili d’argento che intrappolavano chiunque avvistasse il
Padrone di tale
trama.
E il Signore era
lì, pronto ad
accogliere l’Uomo che inevitabilmente era caduto nel suo
chiarore.
Sotto la cascata
c’era l’Elfo che
questa volta gli dava le spalle. Poteva vedere i lunghi capelli chiari
scendere
sulla schiena e le dita affusolate passare fra le ciocche. Rimase ad
ammirarlo
e senza fare rumore cominciò a spogliarsi per entrare
lentamente in quel lago.
Legolas non
sembrava essersi
accorto dell’Uomo e cantava parole che Aragorn non riusciva a
comprendere.
Ormai si trovava
dietro l’Elfo, se
allungava la mano poteva sfiorarlo ed è quello che fece,
appoggiò una mano
sulla spalla mentre l’altro continuava il suo canto.
La pelle era
morbida, liscia e
fredda. Legolas lasciò cadere le braccia lungo i fianchi non
appena l’Uomo
iniziò a muovere piano la mano. Gli accarezzò il
braccio, proseguì
sull’avambraccio e scese sulla mano; poco dopo
spostò la presa su un fianco e
l’Elfo si ammutolì.
Aragorn
avanzò, il corpo dell’altro
era così vicino e non riuscì a trattenersi,
iniziò a baciargli il collo, poteva
sentire l’odore del bosco su quella pelle.
“Estel”
fu un debole sussurro
“Estel”
la voce si alzò.
Il Ramingo
sentì più volte il suo
nome venir pronunciato come da una voce lontana che sia avvicinava
sempre di
più
“Estel!”
questo era un urlo, che
venne accompagnato dal rumore di una porta aperta con poco garbo e
dalla figura
sfocata di un Elladan un poco alterato
“Estel
ti vuoi alzare?”
L’Uomo
spalancò gli occhi e la cosa
che gli dispiacque di più non fu che c’era Elladan
in camera sua a dirgli di
alzarsi, ma l’aver interrotto il sogno. Giusto, il sogno.
Aragorn
tralasciò l’Elfo della sua
stanza per pensare a quello della sua illusione, soprattutto a cosa gli
stava
facendo e arrossì senza che l’ospite se ne
accorgesse, merito anche della
barba.
Il gemello lo
avvertì che tutti
stavano aspettando lui per fare colazione e se ne andò per
farlo preparare.
Il Ramingo non
aveva intenzione di
fare attendere ulteriormente gli altri e si diede una sistemata veloce,
rinfrescandosi con l’acqua della bacinella che aveva in
camera.
Finalmente si
presentò in sala e
scusandosi andò al proprio posto, si mise a sedere e
alzò gli occhi:
“Buongiorno
Estel” gli disse
qualcuno sorridendo
Rimase
pietrificato, era la stessa
voce iniziale del suo sogno… solo un pochino meno ansimante.
“Buongiorno
Legolas”
Come poteva
guardarlo negli occhi?
Si sentiva colpevole per aver sognato certi atteggiamenti nei confronti del Principe e
si disse qualcosa di
simile a Ricomponiti, e con questa stessa
mente tu pensi a tua madre?
Doveva scordarsi
di quel sogno.
Cosa aveva intenzione di fare? Saltare addosso all’Elfo?
Forse, ma non era una
buona idea da mettere in atto. Quindi doveva fare finta di niente.
Quel giorno
Legolas scrisse a suo
Padre, gli disse della calda accoglienza ricevuta a Imladris, del
gioioso
incontro col Gufo Bianco Reale e infine gli raccontò del
viaggio fatto con
Estel, curioso Uomo cresciuto tra Elfi.
La penna appena
tinta nel calamaio
non trovò foglio da marchiare. Mentre ancora stava scrivendo
sentì delle voci
provenire dall’altro lato della porta della stanza che lo
ospitava e capì che
dovevano appartenere ad Aragorn e Arwen.
Parlavano di
alcuni viaggi che il
Ramingo aveva in programma di fare, ma la Dama di Gran Burrone gli
chiedeva di
fermarsi ancora un poco, il suo cuore era felice di vederlo.
Era seguito un
momento di silenzio,
a quanto pare l’Uomo non sapeva come rispondere e poco dopo
disse che lei lo
conosceva, non riusciva a stare per più di un certo tempo
nello stesso luogo
“Ho
bisogno di viaggiare,
esplorare, vedere ancora una volta le terre dell’Ithilien e
attraversare le
rive dell’Anduin”
Gli occhi di
Legolas si
spalancarono a sentire quei nomi e la penna ancora sospesa venne
definitivamente dimenticata, appoggiata in modo tale che non macchiasse
il
tavolo di legno su cui Legolas stava scrivendo.
La Stella del
Vespro congedò il
Ramingo dicendogli a bassa voce che si, lo conosceva e non poteva
cambiare la
natura di un Uomo. All’Elfo sembrò di aver davanti
a sè il volto dell’amica che
ora sicuramente mostrava un triste sorriso e sentì i lievi
passi di lei
allontanarsi.
Legolas aveva
sospeso la scrittura,
forse ci sarebbero stati dei cambiamenti nei suoi programmi,
l’avrebbe ripresa
una volta dopo pranzo.
Durante il
banchetto il Principe e
Aragorn si ritrovarono come sempre a conversare e l’Elfo
biondo, scusandosi,
ammise di aver sentito la conversazione di prima fra l’Uomo e
la Dama.
“Sarei
felice di vedere la Terra
della Luna, molti racconti mi hanno cantato della sua bellezza, ma i
miei occhi
in tutti questi anni, ahimè, non l’hanno mai
scorta”
Quegli occhi che
non si erano mai
beati dell’incanto dell’Ithilien, ora erano
luminosi di gioia al solo pensiero
di potersene beare e il Ramingo si trovò a sorridere davanti
a un’espressione
così infantile mostrata da un Elfo che lasciava dietro di
sè un cammino lungo
più di mille anni.
“Mi
piacerebbe accompagnarti nel
tuo viaggio, se per te non è un problema”
Prima che
potesse rispondere
Aragorn notò l’espressione afflitta di Arwen,
seduta accanto a Legolas. Si
sentì in colpa, ma non ne aveva motivo: non c’era
niente fra lui e Arwen, nè
fra lui e Legolas. Vero?
Forse il senso
di colpa era dato
dal fatto che Arwen sperava ci fosse qualcosa tra lei e il Ramingo,
mentre
l’Uomo desiderava la stessa cosa con l’Elfo biondo.
Ma il pensiero e
la ragione degli
Uomini sono ancora più fallaci quando cercano di capire e
domare quello che
viene chiamato amore, così che Aragorn non si rese conto,
ancora, di tutto
quello che stava succedendo e la Dama non lo poteva incolpare per
quella sua
umana ingenuità.
Il Ramingo
rimase un attimo in
silenzio e per un momento sentì solo il brusio di sottofondo
degli altri Elfi
che parlavano.
“Sarei
onorato di avere la tua
compagnia”
Non aveva avuto
il cuore di
deludere quei grandi occhi che lo fissavano e fu felice della sua
risposta
quando lo sguardo chiaro dell’altro divenne ancora
più lucente.
Nel primo
pomeriggio Legolas finì
la lettera aggiungendo che sarebbe ripartito con Estel per andare a
visitare la
Terra della Luna, luogo dove si svolgevano molte storie che suo Padre
gli aveva
raccontato.
Non sapeva
quando sarebbe
ritornato, ma prometteva di far avere sue notizie non appena fosse
possibile; e
pregava di non inviargli messaggi se non fossero stati veramente
importanti
perchè difficilmente gli sarebbero arrivati se i due amici
continuavano a
muoversi.
Il giorno della
partenza la
sorpresa dei gemelli fu ancora maggiore e anche gli altri Elfi
mostrarono
stupore, soprattutto venendo a sapere che era stato il Principe a
chiedere di
potersi unire.
-
La prima meta
furono le terre
dell’Ithilien, il giardino di Gondor, che ancora era potente.
Legolas
paragonò la bellezza del
posto a quella di una driade. Lì sembrava che la Primavera
si desse già molto
da fare: piccoli fiorellini sbocciavano nell’erbetta e gli
uccelli
cantavano.(*)
Fu una visione
che non abbandonò
mai gli occhi e la memoria dell’Elfo.
Il Principe, per
ricambiare il
favore di quella vista che gli colmò il cuore di gioia,
portò Aragorn nei
giardini di Lothlórien dove gli abitanti, prevalentemente
Elfi Silvani, erano
chiamati Galadhrim.
Là
conobbe la Dama dei Boschi, una
nobile Elfa dalla rara bellezza, e il suo sposo Celeborn.
Entrambi furono
accolti con molto
piacere: Legolas era figlio del Re Thranduil, figlio di Oropher Signore
Sindarin che si mise a capo dell’armata che prese parte
all’Ultima Alleanza tra
gli Elfi e gli Uomini assieme a Amdír, Re del reame di
Lórinand, più tardi
chiamato Lothlórien.
Aragorn era
conosciuto in quanto
diretto discendente di Elendil e Isildur, fondatori e Re delle terre di
Gondor
e di Arnor; e in quanto figlio adottivo di Sire Elrond.
In quel luogo
incantato ci
soggiornarono per poco, una volta allontanatisi attraversarono
l’Enedwaith e
proseguirono per l’Eriador.
Durante il loro
viaggio ebbero
pochi incontri ravvicinati con degli Orchi, ma bastarono per rendere
testimone
il Ramingo della bravura e dell’agilità
dell’Elfo in battaglia.
Ogni freccia
scoccata era morte
sicura per chiunque fosse il bersaglio.
Nei tanti giorni
trascorsi insieme
uno accanto all’altro il loro legame crebbe, ma la profonda
amicizia che ormai
li legava era accompagnata da grande reverenza e grande fiducia.
Fu triste il
giorno in cui il loro
cammino si divise. Nei pressi di Rivendell, prima del passaggio tra le
Montagne
Nebbiose che avrebbe portato Legolas nell’altopiano
attraversato dall’Anduin, i
due amici si salutarono.
Tutti
e due scesero da cavallo e
questa volta, al posto del tradizionale saluto elfico, si avvicinarono
e ognuno
appoggiò una mano sulla spalla dell’altro,
stringendo la presa e facendo
promesse di rivedersi, entrambi sorridendo.
Note
(*)“Qui
la Primavera si dava già
molto da fare: [...] piccoli fiorellini sbocciavano già
nell’erbetta e gli
uccelli cantavano. L’Ithilien, il giardino di Gondor ormai
abbandonato,
conservava ancora la scomposta bellezza di una driade” (J.R.R. Tolkien, Le Due
Torri, Libro II, cap.
IV)
Come
sono andate le vacanze?
Spero che vi siate svagati e riposati. Ditemi se questo font
è leggibile, perchè quello che usavo prima non
c'è più..
Il
prossimo capitolo, più lungo
di questo, lo pubblicherò la settimana del 21,
ma… Ora che si sono separati,
cosa succederà? Non vi resta che leggere per scoprirlo!
Ringrazio tutti quelli che
stanno ancora seguendo la storia e recensendo :)
Alla prossima!