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Autore: holyground    09/09/2015    1 recensioni
Tauriel torna nel Reame Boscoso distrutta dalla morte di Kili. Teme di affrontare il lutto, teme l'oblio, teme il dolore. Così si rivolge a chi ha permesso al suo cuore di diventare di ghiaccio pur di superare la sofferenza: Thranduil.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tauriel, Thranduil
Note: Movieverse | Avvertimenti: Violenza
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  L’orco affondò la lama nel corpo del nano, e fu in quel momento che lei sentì il suo cuore spezzarsi. Quando vide la vita defluire dal corpo di Kili e la luce lasciare i suoi occhi. Si era lasciata sfuggire una lacrima e un lamento. Così aveva esternato il suo dolore. Poi si era lanciata con rabbia verso la bestia.
 
 
  Si svegliò di soprassalto poco prima che l’orco la trascinasse con il suo peso nel burrone. Si sentiva accaldata, con il respiro affaticato e la testa pesante. Cercò di liberarsi di quella sensazione di panico e si guardò intorno. La camera era completamente buia, ma dalle tende tirate filtravano i raggi del sole. Per qualche minuto rimase così, seduta sul materasso a fissare un punto vuoto nello spazio, indecisa sul da farsi. Rimanere isolata nelle sue stanze era contro tutto ciò che si era ripromessa di fare. Ma, allo stesso tempo, il pensiero di uscire nel mondo, la inondava di ansie.
  Distrazioni, le servivano distrazioni.
  Indossò una delle sue vecchie divise e uscì dalla stanza. Iniziò a correre e non si fermò più. Corse lungo i corridoi senza prestare attenzione agli elfi intorno a lei, fuori dai cancelli e dritta nel mezzo della foresta.
  E allora sentì solo il battito accelerato del suo cuore, il vento tra i lunghi capelli ramati, il crepitio delle foglie sotto i suoi passi veloci. Si fermò solo quando raggiunse il torrente. Intorno a lei la foresta viveva come se nulla fosse. Come se non ci fosse appena stata una battaglia che si era portata via centinaia di vite: gli uccellini ancora cantavano, le piante ancora fiorivano e l’acqua del fiume continuava a scorrere. E questo la fece infuriare più di qualsiasi altra cosa. Delle persone avevano perso la vita e al mondo non importava. Nonostante la vittoria che li aveva investiti, tutti avevano perso qualcosa e alcuni avevano perso molto. Perché il mondo non si fermava di fronte a quello scempio? Perché il mondo andava avanti quando lei non ci riusciva?
  “Tauriel.”
  Si voltò di scatto verso la voce alle sue spalle e vide un soldato. Come aveva fatto a non accorgersene? I suoi riflessi erano sempre stati ottimi, perché adesso lasciava che le sgattaiolassero alle spalle senza che lei se ne rendesse conto?
  “Il tuo signore Thranduil ha richiesto la tua presenza. *Tolo.”
  Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontarlo e niente, neanche il suo terrore, avrebbe potuto rimandare quel momento. Così seguì il soldato verso il palazzo.
 
 
  Tauriel si rese conto degli effetti che aveva sortito la sua ribellione quando prima di entrare nella sala del trono la perquisirono in cerca di armi.
  “Ordini del re.” si era giustificato il soldato, quasi dispiaciuto per l’atto che stava compiendo. Gli Elfi non perquisivano i loro simili. Erano creature leali alla loro razza. Si fidavano l’uno dell’altro.
  Ma gli Elfi non puntavano una freccia al cuore di altri Elfi. Men che meno al cuore del loro sovrano.
  Mentre il soldato la scortava all’interno della sala, Tauriel aveva riscoperto quel sentimento di angoscia e vergogna che aveva provato da bambina ogni volta che andava a confessargli le sue birichinate.
  Thranduil era seduto sul suo trono. La postura rilassata tradiva una certa indifferenza, ma la stretta delle mani sui braccioli del trono e il suo sguardo fisso emanavano austerità e ostilità. Indossava un abito dorato che risplendeva nel buio della sala e teneva la testa alta. I capelli lucenti, che sembravano quasi bianchi, gli ricadevano morbidi e lisci sulle spalle, adornati dalla maestosa corona.
  Non appena varcò la soglia, Tauriel percepì il suo sguardo su di lei e non riuscì a ricambiare l’occhiata a lungo: fu costretta ad abbassare la testa e fissare il pavimento. Ciò che aveva letto in quegli occhi era inconfondibile e doloroso: delusione.
  Il re fece cenno ai presenti di lasciarli soli e un pesante silenzio aleggiò tra loro fino a quando tutti non uscirono dalla sala.
  “**Hir Vuin.” mormorò Tauriel inchinandosi. Non aveva mai saputo fare la riverenza come le dame. «Legolas si inchina, perciò anche io voglio farlo.»
  Il re non replicò. Lasciò il suo trono e si avvicinò all’elfo. Tauriel cercò di non sussultare quando si fermò a pochi passi da lei e iniziò a girarle intorno scrutandola. Il silenzio stava diventando insopportabile; Tauriel si strofinò le mani che teneva dietro la schiena. Thranduil avvertiva il suo disagio e se ne cibava come una sanguisuga.
  “Hir Vuin, posso sapere perché...”
  “Proprio non riesci a tenere a freno la lingua.” la interruppe lui, la voce sottile e vellutata come la lama della sua spada. “Vero?”
  Tauriel si trattenne dal rispondergli. Tenerla lì solo per torturarla in quel modo l’avrebbe solo fatta innervosire e ogni sua reazione non avrebbe fatto altro che metterla nei guai. Si morse la lingua per impedirsi di parlare.
  Il re si fermò a qualche passo di distanza da lei e finalmente chiarì il perché di quella convocazione.
  “Considerando i recenti avvenimenti ho preso la decisione di destituirti dal tuo ruolo di Capitano della Guardia.”
  Tauriel annuì. Se lo aspettava.
  “D’ora in poi sarai un soldato semplice. Ti unirai alla truppa del Capitano Belthil.”
  Lei fece un cenno di assenso con la testa, sperando che fosse tutto. Ma il re non la congedò, rimase a fissarla. Forse si aspettava delle scuse da parte sua. Non le avrebbe ottenute. Non sarebbero state sincere.
  “Per seicento anni, Tauriel, ti ho favorita.” Il sovrano infine ruppe quel silenzio. “Ti ho accolta nel mio regno, ti ho cresciuta accanto a mio figlio...” La sua voce si fece incerta sulla parola figlio. Lei chiuse gli occhi.
  “E tu hai gettato tutto al vento per quel nano.” sibilò Thranduil con rabbia. “Per un’infatuazione futile e fugace.”
  “Non è stata futile, né tantomeno fugace!” gridò Tauriel, rossa in viso.
  Il re ghignò. Non era quella la reazione che si era aspettata, ma comprese il perché di quella smorfia. L’intenzione di Thranduil era di provocare Tauriel, di suscitare la sua ira. Voleva provare che non era cambiata, che era sempre la solita ragazzina insorta contro il suo popolo per seguire gli istinti del cuore. Thranduil aveva ottenuto esattamente quello che voleva. Lei strinse i pugni e contrasse la mascella, maledicendo si per aver aperto bocca. Il re risalì i gradini verso il suo trono.
  “Ripassare un po’ di disciplina militare ti farà bene.” disse. Si accomodò e la fissò, il fantasma di un ghigno ancora sulle labbra.
  “Hai tradito la mia fiducia, Tauriel. Dovrai faticare per riconquistarla.”
 
 
  *Andiamo
  **Mio re
  
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