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Autore: Rachel_Daae    10/09/2015    3 recensioni
Song fic, inserita nella serie iniziata con "Our time apart, like knives in my heart". || I pensieri di Pearl in una notte di solitudine. || Post Maze Runner, pre Scorch Trials.
Genere: Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gally, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Our time apart, like knives in my heart.'
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Sono tornata! Manca davvero poco all’uscita di The Scorch Trials qui in Italia e questo significa che ci sono alte probabilità che, una volta visto il film, io trovi l’ispirazione per continuare la storia che ho iniziato con “Our time apart, like knives in my heart”. In questo giorni, però, mi sono trovata spessissimo a pensare ai personaggi e a quello che avevo scritto e, tra una canzone e l’altra, ho trovato l’ennesima che mi ha fatto pensare ai miei due protagonisti (trattasi di “Let Me Go” di Avril Lavigne e Chad Kroeger – sì, mi piacciono i Nickelback – di cui ovviamente consiglio l’ascolto durante la lettura) e così ho scritto questa song fic post Maze Runner e pre Scorch Trials. Consideratela come un vero e proprio anticipo della storia che, forse, scriverò dal punto di vista della protagonista. Conterrà indizi fondamentali su quello che verrà dopo e che già è in parte delineato nella mia testa, perciò la includo nella serie che apro in questa sezione. È stilisticamente diversa dall’altra long fic, ma ho preferito farla divergere usando la terza persona per dare a voi la sensazione di stare leggendo qualcosa di “extra” rispetto all’altra storia. Non mi dilungo più, lo giuro! Buona lettura e grazie a chi avrà voglia di recensire (un bacio ai recensori “vecchi”, siete sempre i miei Pive preferiti!)
Rachel.

 

Won’t let you go,
Don’t let me go.
 
Pearl si svegliò di soprassalto. Non amava fare gli incubi, ma anche sognare il Labirinto e i Dolenti era meglio di questo.

La stanza era buia e spoglia, il letto su cui dormiva duro e inospitale. Spesso nella sua mente tentava di rievocare momenti migliori: una famiglia, una casa, amici, un letto con lenzuola morbide e coperte calde. Ma nulla funzionava, nessuno spazio nel suo trascorso ospitava questo genere di ricordo. Solo dolore. Nemmeno con il massimo sforzo, Pearl riusciva a creare nella propria testa la realtà tanto agognata.

Per i primi giorni dopo l’uscita dal Labirinto era rimasta con Teresa tutto il tempo. I soldati che li avevano tratti in salvo e condotti in un luogo sicuro, avevano diviso il gruppo e le ragazze erano finite nella stessa stanza a dormire e a consolarsi a vicenda. In seguito, però, anche loro erano state separate e ora Pearl era rimasta sola, senza neppure il minimo sentore di dove potessero essere i suoi amici.

Quello che odiava di più della sua solitudine non era il buio. Era il silenzio. Quel rumore, quel rimbombo assordante e stordente che le faceva venire mal di testa e non le permetteva di distrarsi dai propri pensieri e, soprattutto, dal ricordo di lui…
 
            Love that once hung on the wall
            Used to mean something, but now it means nothing
            The echoes are gone in the hall
            But I still remember the pain of December.
            Oh, there isn’t one thing left you could say
            I’m sorry it’s too late.


            I’m breaking free from these memories
            Gotta let it go, just let it go.
            I’ve said goodbye, set it all on fire
            Gotta let it go, just let it go.

 
La morte di Gally era ancora una grande ferita nel petto di Pearl. I suoi occhi spenti, il respiro debole, le ultime parole in un sussurro e il fremito dell’ultima briciola di vita spazzata via. Le immagini la perseguitavano.
La sensazione di impotenza di quando non aveva potuto salvarlo, di quando, disperata, lo aveva pregato di tornare in sé. A un passo dal riavere la speranza, lui era morto e, prima ancora, aveva ucciso Chuck nel tentativo di eliminare Thomas.

Pearl non riusciva a fare pace col pensiero di aver in passato amato quella persona. Non si era perdonata per non averlo tratto in salvo, ma non aveva reminiscenze felici di lui con cui consolarsi, eccetto quelle che aveva riacquisito a causa della Mutazione. Quelle appartenevano ad un’altra Pearl, a una ragazza che aveva dei ricordi veri e che avrebbe sofferto sinceramente per la morte della persona amata.

Gally era l’unico collegamento che Pearl avesse mai avuto con la sua vecchia vita e non poteva certo convincersi che le avesse dato qualcosa di bello a cui aggrapparsi.

Qualunque cosa fosse, quell’inusuale legame tra loro due, lui lo aveva spezzato morendo e lei era intenzionata a cancellarlo definitivamente dalla propria testa.

Lo sentiva dentro il cervello, come un tarlo; era quasi tangibile, più concreto di un pensiero. La tormentava a tal punto che riusciva a creare un’eco che si amplificava sempre più nel silenzio nel quale era costretta ad affogare.

Ecco perché Pearl odiava la quiete assordante della sua stanza. Poteva sentire la voce di lui, al culmine della sofferenza, chiara, come trasmessa da Gally direttamente nella sua testa…
 
            You came back to find I was gone
            And that place is empty, like the hole that was left in me
            Like we were nothing at all
            It’s not what you meant to me
            I thought we were meant to be
            Oh, there isn’t one thing left you could say
            I’m sorry it’s too late.


            I’m breaking free from these memories
            Gotta let it go, just let it go.
            I’ve said goodbye, set it all on fire
            Gotta let it go, just let it go.

 
Spesso la pregava, l’evocava, le parlava come si parla a qualcuno che non esiste più. Pearl non voleva seguire i suoi discorsi, non voleva che la sua mente le giocasse questo scherzo o che cercasse di imporle di scegliere se lo amava oppure no. Gally era morto e lei doveva lasciarlo andare.

Eppure, quando le capitavano questi episodi, ogni sensazione le suggeriva che fosse lui a non voler lasciare andare lei. Impossibile, ma chissà fino a che punto la W.C.K.D poteva averle manipolato il cervello, chissà se i Creatori erano riusciti anche a influenzare il presentarsi di queste stesse emozioni. Era possibile che le fossero entrati nella testa così a fondo da renderle difficile distinguere un’allucinazione dalla realtà.

Pearl doveva convincersene e doveva cercare di lottare, anche se questo significava combattere contro la sua stessa razionalità.

Gally doveva sparire, W.C.K.D non l’avrebbe più controllata. Solo questo l’aiutava a sopravvivere.

E non appena se ne convinceva, un’altra parte di lei, remota e saggia, le suggeriva che tutto questo non sarebbe stato possibile, che W.C.K.D non l’avrebbe mai lasciata sola e che avrebbe dovuto amare il ragazzo, perché era giusto così. Era così che le cose sarebbero dovute andare…
 
            I let it go and now I know
            A brand new life is down this road
            And when it’s right you always know
            So this time I won’t let go.
            There’s only one thing left here to say
            Love’s never too late

           
Stremata, Pearl si addormentò.
 
            I’ve broken free from those memories
            I’ve let it go, I’ve let it go.
            And two goodbyes led to this new life
            Don’t let me go, don’t let me go…

 
 
***
 
Gally si svegliò di soprassalto. Non amava fare gli incubi, ma anche sognare il Labirinto e i Dolenti era meglio di questo.

Nelle ore di veglia e in quelle di sonno la voce di Pearl echeggiava vivida nella sua testa, come se lei fosse lì e lo pregasse costantemente…
 
            Won’t let you go, don’t let me go.
 
Gally non riuscì a riaddormentarsi.
 
 
 
 
 
 
  
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