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Autore: Amy Pavlova    10/09/2015    2 recensioni
A Hogwarts, Rose e Scorpius sono inseparabili e, alla vigilia del diploma, progettano già la loro vita insieme. Solo un ostacolo si frappone tra loro e i loro sogni: un mese che Rose dovrà passare in un importante laboratorio in Russia, per poter fare esperienza come pozionista. Ma è un mese, del resto, e loro sono disposti ad aspettare.
Quando Rose torna, però, porta con sé anche una lettera di ammissione a tempo indeterminato: studierà e lavorerà in Russia, lontana da casa e, soprattutto, da Scorpius.
Sette anni dopo, quando ormai entrambi non pensano possa mai più esserci qualcosa tra loro, Rose torna e Scorpius gli chiede se possono vedersi...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo I
Ritorno a casa
 
Rose amava viaggiare con i mezzi Babbani. Aerei, treni, automobili, navi… le permettevano di godersi alcune ore in tranquillità e di godersi il viaggio senza pensare alla destinazione. Fosse per lei, avrebbe passato tutta la sua vita a bordo di quelle geniali diavolerie, per osservare le città dall’alto o per stare in mezzo al mare, per vedere gli alberi scorrere velocemente accanto a lei.
Se non avesse avuto quella forte passione per le Pozioni, si diceva spesso, avrebbe studiato Babbanologia e poi avrebbe portato gli studenti di Hogwarts in giro per il mondo in aereo, altro che Passaporte e Smaterializzazione!
Sollevò con facilità la sua valigia, stupendo un signore sulla sessantina. «Sa, vado molto in palestra» gli disse, poi aggiunse: «E gli ho fatto anche un incantesimo per renderla più leggera.»
Il signore scosse la testa e rise. La ragazza sorrise a sua volta: dopo anni passati a viaggiare con i mezzi Babbani, aveva imparato che a nominare gli Incantesimi si veniva presi per persone con tanto senso dell’umorismo o per pazzi.
Si sedette vicino all’anziano signore e gli rivolse nuovamente un caldo sorriso.
«Lei è proprio una signorina sveglia! A un’altra persona non sarebbe venuta in mente una battuta del genere» le disse e poi rise di nuovo. «Una signorina davvero sveglia!» ripeté e, per un momento, a Rose sembro che gli occhi cambiassero colore. Che fosse in realtà un Metamorfomagus? Ma no, non era possibile.
Il signore rise di nuovo e, questa volta, fu il naso a trasformarsi in quello di un maiale.
Rose lo fissò, stupita.
«Dai, Rose, non mi riconosci?» le chiese e gli occhi, dapprima verdi, divennero blu intenso.
«Teddy?» sussurrò. «Sei davvero tu? Che ci fai qua?»
Teddy, ancora sotto mentite spoglie, scrollò le spalle. «Dovevo andare in Russia per lavoro e ho pensato di farti uno scherzetto» le disse. «Ah, ti salutano Vicky e Dominique!»
Rose scosse la testa, un sorriso stupito a incresparle le labbra. «Ricambierò non appena arriveremo a casa.»
Quel viaggio prometteva essere più divertente del previsto.
 
«Rose!» Hermione, nel giardino di casa, le corse incontro e l’abbracciò. «Finalmente sei tornata a casa, finalmente sei tornata…»
«Be’, papà non lo abbracci?» le chiese Ron, arrivato in quel momento. Aveva allargato le braccia, come faceva quando era piccola e poi la sollevava da terra. Rose si fiondò dal padre e lo strinse forte.
«Hugo dov’è?» chiese, non appena furono rientrati a casa.
«Sta lavorando, ma rientrerà fra poco e sarà felicissimo di vederti» le rispose la madre. Poi, con un colpo di bacchetta, Hermione mise a scaldare il pasticcio nel forno. «Ora vai a posare su le valige e riposati un po’, ok? Quando il pranzo sarà pronto ti chiamiamo noi.»
Rose annuì e dopo averli abbracciati un’altra volta uscì dalla cucina e si diresse verso le scale.
Le camere da letto erano tutte al piano superiore, ma lei, durante l’estate del suo quinto anno a Hogwarts, aveva deciso di trasferirsi in mansarda e la sua vecchia camera era stata trasformata nella camera degli ospiti. Volle entrarci comunque e scoprì che nulla era cambiato dall’ultima volta che l’aveva vista: c’era qualche libro sistemano nella libreria, alcuni pupazzi e alcune bambole erano sistemati sul letto…
Afferrò quella che era la sua bambola preferita e, anche se aveva ormai ventiquattro anni, decise di portarla in mansarda con sé.
La sua piccola soffitta era invece un po’ più adulta: nessuna bambola sul letto, nessun nastrino, solo tanti libri, qualche attestato e diverse foto. Non ci entrava da anni, lassù, perché aveva da subito preferito affittare qualche stanza o qualche piccolo monolocale dove stare temporaneamente durante i brevi periodi in cui tornava dalla Russia; quella volta, però, tornava per restare e così aveva preferito passare qualche giorno nella sua vecchia camera, prima di traslocare nell’appartamento che i genitori le avevano trovato a Hogsmeade.
Si perse ad osservare le foto: c’era quella di lei e Lily sulla scopa giocattolo quando avevano una sette e l’altra cinque anni, una con Teddy e Vicky al loro matrimonio, un collage di foto sue e di Hugo e poi, sul comodino, racchiusa dalla cornice che lui gli aveva regalato, una foto sua e di Scorpius.
La prese per osservarla meglio: erano loro due nel giardino di Villa Malfoy, abbracciati sul dondolo che Astoria aveva fatto sistemare accanto alle rose. Salutavano chiunque avesse fatto loro la foto – Rose non ricordava chi fosse stato – e ridevano. Era stata scattata quando era tornata dopo il primo mese in Russia, prima che il laboratorio di Pozioni dove aveva fatto il praticantato le offrisse l’opportunità di studiare e lavorare.
E allora era partita e non l’aveva più rivisto.
Probabilmente, le foto che li ritraevano insieme erano il motivo per cui, almeno all’inizio, non voleva dormire là. Poi erano subentrati altri mille motivi: l’avere abitudini diverse da quelle vecchie, la necessità di spazi propri, forse anche non voler fare quelle ripidissime scale quando rientrava tardi ed era stanca.
La rimise sul comodino proprio mentre qualcuno bussava alla porta. Immaginò fossero i genitori che la chiamavano per il pranzo.
«Avanti!» urlò, e si buttò sul letto.
«Rosie!» Hugo aveva malamente chiuso la porta dietro di sé e si era fiondato sul letto accanto alla sorella per farle il solletico. «Non ribellarti, o peggiorerai la tua situazione» la minacciò.
«Va bene, va bene: mi arrendo» disse, ancora scossa dalle risate, e alzò le mani. «Non ho una bandierina bianca da sventolare, ma fai finta che ci sia.»
«Allora, sorella, mi hai portato della buona vodka russa?»
Rose lo guardò male. «Sono appena tornata e l’unica cosa che sai chiedermi è se ti ho portato la vodka?»
Il fratello l’abbracciò forte, le diede un bacio sulla guancia e le disse che era felicissimo di vederla di nuovo; poi aggiunse: «E la vodka?»
Rose rise e scosse la testa. «Lo sai che non si possono portare liquidi in aereo, Hugo…» iniziò a spiegare, «… ma io sono una strega molto abile e potrei aver Confuso una o due persone per non far notare la presenza delle bottiglie.»
Il ragazzo esultò rumorosamente, e dal piano di sotto Hermione chiese se ci fosse qualche problema. Risero entrambi, poi Rose promise: «Un giorno chiamiamo qualche amico e facciamo una cena in perfetto stile russo, ti va? Però quando avrò traslocato.»
Hugo annuì, entusiasta. «La prima festa, però, è oggi: riunione degli ex-studenti!»
«Come mai tutto questo entusiasmo? Ti ricordo che non ci sono quasi mai alcolici, a quelle feste» asserì. «E comunque sono stanca, non pensò verrò.»
«Lily e Aline avevano detto che lo avresti detto, ed è per questo che devo assolutamente riferirti che verranno a prenderti dopo cena e vi preparerete da Aline. Ah, hanno aggiunto che non hai possibilità di scelta: te le sei perse tutte e lo sai che l’anno prossimo sarai troppo vecchia e nessuno ti inviterà più.»
Rose annuì, rassegnata e forse anche un po’ desiderosa di andarci. Del resto, Hugo aveva ragione: si veniva invitati ogni anno, nel mese di giugno, per i sette anni successivi al diploma, dopodiché gli inviti smettevano di arrivare.
Lei tornava sempre troppo tardi a casa per potervi prendere parte e così, per sei lunghi anni, non era mai andata. Stanca o non stanca, quell’anno sarebbe andata.
«E ora scendiamo a pranzo, russa!»
 
«Ho visto Teddy trasformato da vecchio babbano sull’aereo.»
Rose era seduta su uno sgabello di legno, mentre Aline, Nata Babbana con la passione per le acconciature, le aggiustava i capelli. Stava mangiando delle Cioccorane – le erano mancate così tanto quando viveva fuori! – e raccontava di come il cugino l’avesse presa in giro e di quanto si fossero divertiti durante il viaggio.
«È tutto molto divertente…» Aline espresse il suo pensiero con voce monocorde mentre tirava una ciocca di capelli che proprio non ne voleva sapere di stare al suo posto, «… però dovresti tenere la testa ferma, Rose, altrimenti di affatturo.»
La ragazza sbuffò e, proprio in quel momento, Lily uscì dal bagno: aveva un asciugamano avvolto attorno alla testa, indossava un vecchio pigiama e il trucco della mattina le colava sul viso. Si osservò allo specchio e inorridì: si aggiustò con un colpo di bacchetta e, in appena pochi secondi, i capelli erano asciutti e acconciati. Si sarebbe solo dovuta truccare e vestire e, per farlo, non ci avrebbe messo molto.
«Siamo in ritardo, lo sapete?» chiese e si chinò per tirare fuori dal cassetto gli ombretti. «Non che la cosa mi stupisca, eh, ma era per farvelo sapere.»
Le altre due grugnirono un assenso infastidito in risposta.
«Va bene, scusatemi se non voglio arrivare a festa finita!»
Mentre Lily iniziava a truccarsi, Aline finiva l’acconciatura a Rose.
«Perfetto, ora devo solo riuscire a indossare il vestito senza rovinare i capelli» brontolò, poi si ricordò di doverlo indossare dai piedi e si sentì più tranquilla: aveva già rovinato un’acconciatura fattale dall’amica quando aveva diciannove anni e Aline si era infuriata. L’esperienza, Rose ci teneva a non ripeterla.
Quando furono pronte, si Smaterializzarono davanti alla casa che un ragazzo alcuni anni più piccolo di loro aveva messo a disposizione. Certo, chiamarla “casa”, si disse Rose, era riduttivo: lei l’avrebbe piuttosto chiamata “reggia”, sia per la grandezza che per il lusso che caratterizzavano la struttura. Per non parlare poi del giardino, già popolato di ex-studenti, e dell’enorme cancello dove due buttafuori attendevano il loro arrivo e, soprattutto, che mostrassero i loro inviti.
Quando entrarono, la trovarono ancora più bella di come l’avevano immaginata guardandola da fuori: l’ingresso, le cui pareti erano dipinte con tinte chiare e luminose, era ampio e arioso; di fronte al grande portone d’ingresso, vi era poi una porta le cui tende, sospinte dal vento, si gonfiavano verso l’interno. Oltre di essa, una corte interna da cui proveniva della musica le invitava a farsi avanti.
La maggior parte delle persone era radunata là e in una delle sale laterali al giardino, anch’essa arredata con mobili chiari ed eleganti.
Rose rimase affascinata: si era persa tutto questo, negli anni precedenti?
«L’hanno sempre fatta qua?» chiese, guardandosi intorno.
«Negli ultimi due anni sì, ma più la guardo e più questa Villa mi sembra meravigliosa: non smette mai di stupirmi!»
Aline era entusiasta.
Tra le persone che ballavano e chiacchieravano nelle stanze messe a disposizione per la festa, camminavano dei camerieri con vassoi colmi di cibo.
Eppure, nonostante l’impeccabile eleganza, la festa era tutto fuorché noiosa: si trovava sempre qualcuno da salutare, qualche vecchio amico perso di vista da abbracciare e con cui recuperare il tempo perso, e la musica sembrava chiamarti, dirti di andare a ballare proprio quella canzone e poi quella successiva e poi quella dopo ancora. Scoppi di risa si sentivano da ogni dove e il chiacchiericcio, a tratti coperto dalla band, era allegro.
Presero qualcosa da bere da un vassoio, poi si tuffarono in mezzo alle persone che stavano già ballando.
«Rose? Rose Weasley?» Una voce maschile costrinse la ragazza a girarsi. Di fronte a lei, occhi chiari e capelli scuri, Mark Walker la guardava stupito.
«Ebbene sì, in persona» rise. Nonostante fossero passati anni dall’ultima volta che lo aveva visto, Mark non era cambiato di una virgola: stesso sorriso perennemente divertito, capelli in disordine e abbigliamento impeccabile. L’aveva conosciuto bene quando aveva iniziato a uscire con Scorpius, al quinto anno, ed erano diventati praticamente migliori amici; poi lei era partita e, nonostante la promessa di mantenersi in contatto, si erano persi di vista. «Non sei cambiato neanche un po’: sei preciso identico a come ti ricordavo!»
Lui scosse la testa e rise. «E qui ti sbagli, Rose» la contraddisse e alzò la mano sinistra: nell’anulare, un anello dorato brillava. «Mi sono sposato due mesi fa!»
«Ma dai, sei serio?»
«Serissimo! Anzi, venite che vi presento» le disse e Rose, Lily e Aline lo seguirono attraverso la folla.
«Ragazze, lui è mio marito: Alexander.»
Il ragazzo che aveva indicato aveva l’età di Lily, ma a Hogwarts era in Tassorosso. Guardò Mark con un sopracciglio alzato: «Alex, chiamatemi Alex» disse loro, «Mark si ostina a chiamarmi col mio nome intero perché sa che lo odio.»
Alex, lo scoprirono quella sera, era una persona fantastica: simpatico, spigliato e autoironico, nonostante non le conoscesse se non di vista si comportò come se fossero amici da una vita. Scoprirono interessi comuni e con Aline decisero di vedersi per una maratona di un film babbano che parlava di un ragazzino che veniva ammesso ad una scuola speciale e che, ogni anno, doveva affrontare il cattivo. Rose non ricordava il nome, probabilmente era la prima volta che ne sentiva parlare.
Quando la Villa iniziò a svuotarsi, anche Rose decise che era arrivata l’ora di tornare a casa. Cercò il fratello, che non aveva visto per tutta la sera, e lo avvisò, poi, dopo aver salutato le amiche e Mark e Alex, si avviò al di là del cancello. Lì si Smaterializzò.
 


Varie ed eventuali - ovvero note e giustificazioni.
Avevo detto, nelle risposte alle recensioni, che avrei aggiornato una volta alla settimana, ma - ahimè! - non ho mantenuto la promessa. Cercherò, tuttavia, di essere più regolare con i prossimi capitoli e di non farmi attendere troppo, ma non fidatevi troppo: per quanto io possa fare il possibile, gli impegni sono sempre tanti - oserei dire troppi - e quando ho un po' di tempo libero scrivo, oppure leggo, oppure... dormo, lo ammetto.
Spero che, al di là del ritardo nell'aggiornare, il capitolo possa piacervi.
Un grosso grasso bacio,
Amy.

 
 
  
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