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Autore: Amy Pavlova    26/08/2015    2 recensioni
A Hogwarts, Rose e Scorpius sono inseparabili e, alla vigilia del diploma, progettano già la loro vita insieme. Solo un ostacolo si frappone tra loro e i loro sogni: un mese che Rose dovrà passare in un importante laboratorio in Russia, per poter fare esperienza come pozionista. Ma è un mese, del resto, e loro sono disposti ad aspettare.
Quando Rose torna, però, porta con sé anche una lettera di ammissione a tempo indeterminato: studierà e lavorerà in Russia, lontana da casa e, soprattutto, da Scorpius.
Sette anni dopo, quando ormai entrambi non pensano possa mai più esserci qualcosa tra loro, Rose torna e Scorpius gli chiede se possono vedersi...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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 Prologo
Ultimi giorni
 
Rose e Scorpius camminavano per i corridoi deserti del settimo piano, mano nella mano, godendosi il loro ultimo giorno in quella che era stata così a lungo la loro casa: ne osservavano le pareti con le loro crepe, i quadri talvolta addormentati e talvolta svegli e chiacchieroni… ogni dettaglio sembrava loro di grande importanza, in quel momento, e già assaporavano la nostalgia che li avrebbe colti quando sarebbero entrati nella Sala Grande per la cena.
«Mi mancherà questo posto…» La voce di Scorpius era ridotta a un sussurro. Forse temeva che, parlando appena più forte, la magia che permeava la scuola in quel momento – la magia dei ricordi – potesse svanire e non tornare più.
«Secondo te perché voglio diventare insegnante?» sussurrò Rose di rimando, osservando con insistenza una crepa, quasi aspettasse una risposta da lei, e passando la mano delicata sopra la parete ruvida e grigia. «Per tornare qui.»
Scorpius annuì. In altre circostanze avrebbe fatto qualche battuta – lui faceva sempre battute, soprattutto quando non era il momento di farle – ma quel giorno si trattenne. Annuì solamente, in silenzio, completamente dimentico che Rose, voltata verso la parete, non se ne sarebbe potuta accorgere.
«Tu tornerai mai?»
«Non lo so…» ammise, «Magari verrò a trovarti, vuoi?»
Rose si girò verso il ragazzo e annuì: le piaceva immaginarsi più grande, ben vestita, mentre usciva dall’aula dove aveva fatto lezione; poi un ragazzino del primo anno, uno timido, la fermava e le diceva che un signore biondo la aspettava nel Parco e lei, dopo averlo ringraziato, sarebbe scesa con calma da Scorpius.
«Allora diventa in fretta professoressa, perché io sento già la nostalgia» le disse e la baciò.
Quando si separarono, ripresero a camminare: fecero le scale, stettero fermi sui gradini aspettando di vederle cambiare… A Rose ricordavano tanto le giostre babbane dove la madre la portava da piccola.
«Sei mai stato sulle giostre?» gli chiese, ancora immersa nei ricordi della sua infanzia.
Scorpius scosse la testa. «Non so neanche cosa siano, in realtà» ammise.
«Allora quando torno dalla Russia ti porto, ok? E poi ti porto anche dai miei» gli disse.
A Scorpius piaceva l’idea di essere presentato ai genitori di Rose: li conosceva, certo, e qualche volta li aveva persino visti e li aveva salutati, ma Rose non li aveva mai presentati ufficialmente. E lui, poi, l’avrebbe invitata a pranzo a Villa Malfoy, l’avrebbe presentata come la sua fidanzata e Rose avrebbe passato il tempo a parlare con Draco e Astoria.
Certo, avrebbe dovuto aspettare che Rose tornasse dalla Russia, ma un mese sarebbe passato in fretta.
Poi più niente li avrebbe separati.
 
 
 
 
 
  
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