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Autore: futacookies    10/09/2015    1 recensioni
{Draco Malfoy!centric • raccolta di flashfic}
Dal capitolo 1: "L'arte di mentire"
Era il più grande ostacolo di se stesso – era la maschera che desiderava indossare ogni giorno, con troppe minacce e nessuna possibilità di realizzarle. Era qualcuno che non conosceva davvero, con la mente confusa tra sogni e frottole, incapace di riconoscersi allo specchio. Era il disagio che provava guardandosi allo specchio, quando un paio di occhi estranei gli rimandavano uno sguardo perso e spaventato – ti fideresti di qualcuno con il tuo stesso sguardo?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy | Coppie: Draco/Pansy
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Questa storia partecipa al contest: "Un personaggio - Cinque relazioni", indetto da rhys89 sul forum di Efp.

NdA: salve a tutti! Questa flashfic è la prima di una raccolta che parteciperà al contest “Un personaggio - Cinque relazioni”, in cui dobbiamo analizzare più o meno approfonditamente il personaggio da noi scelto – nel mio caso Draco Malfoy – e la relazione che ha con alcune altre figure della sua vita.
Il titolo della raccolta deriva da un articolo su Pottermore, in cui J.K. Rowling spiegava le proprietà dei legni delle bacchette e le caratteristiche tipiche di chi le possedeva. Draco ha, per l’appunto, una bacchetta di legno di biancospino, che è, secondo l’articolo, molto contradditorio, perfetto per i maghi che affrontano un periodo turbolento della loro vita – quindi è stato come se, in qualche modo, la sua esistenza fosse stata segnata dal significato di questo legno.
Il titolo della flash è invece relativo al discorso intorno al quale gira la storia, ossia la capacità di mentire – i motivi che mi hanno spinta a scegliere questo argomento verranno lungamente spiegati nelle note finali.
Buona lettura, Fede ♥

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Segnato dal biancospino
 
L’arte di mentire ~ I
 
Mentire, per lui, era sempre stato facile – più che facile, nella sua adolescenza, gli era sembrata la naturale soluzione per proteggersi da verità troppo scomode per essere accettate. La paura, l’ipocrita rispetto che ispirava il suo cognome; un fantasma che era riemerso, minaccioso, dal loro passato; una guerra che non voleva combattere, da cui era spaventato; la caduta di suo padre – di quel nome di cui si fregiava con orgoglio; i sacrifici che andavano compiuti per risollevare quel padre e quel nome che pesavano sulle sue spalle come una zavorra; gli sguardi che si posavano su di lui, irrispettosi e carichi di sospetto – le conseguenze da pagare per averli voluti compiere, quei sacrifici.
Mentire era quello che faceva quando si rivolgeva a Tiger e Goyle simulando la solita sicurezza – ma dentro tremava, codardo qual era, tremava per quel ricordo ormai troppo vivo di un mostro uscito dai racconti dei suoi genitori, pronto a trasformare in pezzi il mondo a cui era avvezzo.
Mentiva nella remota speranza che le sue bugie diventassero realtà – mentiva sperando che ci fosse qualcuno, oltre i Serpeverde che lo circondavano, disposto a credere alle sue bugie. Bugie di un bambino che nessuno aveva cresciuto, a cui era stato insegnato ad essere sempre dalla parte della ragione – a cui era stato insegnato ad arrivarci, dalla parte della ragione, nel caso in cui non ci si trovasse. Con qualunque trucco, perché il fine giustificava i mezzi anche in un mondo dove Machiavelli non era conosciuto.
C’erano volte, però, in cui proprio non riusciva a dissimulare la realtà – quelle volte in cui era davvero tutto troppo evidente, quando la verità era davanti ai suoi occhi e non poteva essere ignorata. Quando era semplicemente stanco di prendersi in giro, stanco di fingersi un attore migliore di quanto fosse in realtà.
Non era l’eroe che credeva di impersonare: non era colui che avrebbe dichiarato l’inutilità di Potter, o i favoreggiamenti che riceveva; non era colui che aveva il coraggio di strillare quello che pensava del bambino sopravvissuto. Non avrebbe restituito al suo nome l’antico potere, non avrebbe protetto la sua famiglia dalle ire dell’Oscuro Signore – non era nulla di tutto quello che sognava, non avrebbe fatto nulla di quello a cui aspirava.
Era il più grande ostacolo di se stesso – era la maschera che desiderava indossare ogni giorno, con troppe minacce e nessuna possibilità di realizzarle. Era qualcuno che non conosceva davvero, con la mente confusa tra sogni e frottole, incapace di riconoscersi allo specchio. Era il disagio che provava guardandosi allo specchio, quando un paio di occhi estranei gli rimandavano uno sguardo perso e spaventato – ti fideresti di qualcuno con il tuo stesso sguardo?
Non si fidava di se stesso, non aveva alcuna stima di sé – aveva visto i suoi limiti e le sue capacità e non li aveva apprezzati, alla disperata ricerca di qualcosa che fosse vero, che andasse oltre l’arte di mentire.

 


Note dell’Autrice: allora, eccoci qui!
Come al solito, segnalo prima di tutto le citazioni presenti:
  • “ti fideresti di qualcuno con il tuo stesso sguardo?”
Premetto che non ricordo alla perfezione la frase, ma viene del quinto episodio dell’ottava stagione di Doctor Who, ossia “Time Heist”.
  • “il fine giustificava i mezzi”
Avevo già citato Machiavelli all’interno della storia, ma tanto per essere chiari, la citazione appartiene a lui!
Ho scelto il tema dell’arte di mentire, per descrivere Draco, poiché manipolare la realtà è una delle capacità che hanno molti Serpeverde – in questo caso particolare, poi, ho voluto soprattutto addurre l’uso di questa abilità alla rinomata codardia Serpeverde. Non so se si evinca dal testo, ma quando dico che usa le bugie per proteggersi da verità scomode, non è mia intenzione dipingerlo come la povera vittima della situazione, ma come qualcuno che potrebbe affrontarle e non lo fa perché ha paura di poterci perdere nel fronteggiarle – per questo scomode, e non qualche altra espressione, come “più grandi di lui” e simili.
Mi riferisco a Voldemort come “un mostro uscito dai racconti dei suoi genitori” è perché Lucius Malfoy, alla fine della prima guerra, aveva dichiarato di aver agito sotto Imperius e aveva “voltato” le spalle al lato Oscuro, quindi ho voluto supporre che non abbia parlato al figlio in termini estremamente positivi di Voldemort.
Quando invece faccio riferimento alla parte “Non era l’eroe che credeva di impersonare: non era colui che avrebbe riconosciuto l’inutilità di Potter, o i favoreggiamenti che riceveva; non era colui che aveva il coraggio di strillare quello che pensava del bambino sopravvissuto. Non avrebbe restituito al suo nome l’antico potere, non avrebbe protetto la sua famiglia dalle ire dell’Oscuro Signore – non era nulla di tutto quello che sognava, non avrebbe fatto nulla di quello a cui aspirava.” è perché – per la prima parte – sappiamo che nutriva forti dubbi sulle capacità e il ruolo di Harry, sia perché era sempre pronto a lamentarsi quando riceveva qualche trattamento di favore da alcuni compagni/professori/Silente in persona soltanto perché era il Prescelto. Per quel che riguarda la seconda parte, si fa riferimento al fatto che nel sesto libro ha accettato l’incarico di uccidere Silente soprattutto perché convinto da Bellatrix che così avrebbe riparato all’onta gettata dal padre sui Malfoy – in seguito, proseguirà perché consapevole che Bellatrix avrebbe davvero ucciso i suoi genitori se avesse fallito o se l’avesse fatta sfigurare agli occhi del Signore Oscuro.
Inoltre, giusto perché sono incredibilmente pignola, vorrei sottoporre all’attenzione anche questa parte: Bugie di un bambino che nessuno aveva cresciuto”. Qui non è mia intenzione lasciar intendere che abbia avuto dei genitori negligenti, piuttosto che i genitori siano stati troppo buoni con lui, e abbiano continuato a trattarlo come un bambino, viziandolo e accontentandolo anche quando forse era il caso di farlo crescere.
Per il resto, ho voluto che, infine, si rendesse conto del mare di menzogne in cui si era circondato, perché comunque c’è stato un periodo, durante il sesto anno, in cui ha dovuto fare i conti che tutto quello in cui credeva  e in cui aveva creduto fino al quel momento – e in cui abbia desiderato essere qualcosa di reale, sincero, non solo un burattino nella mani di suo padre prima e di Voldemort e Bellatrix poi.
La storia non è propriamente collocato in un tempo determinato – è più un sunto molto generico di quello che è stato dall’infanzia fino al sesto anno.
Con questo dovrebbe essere tutto – mi scuso per le solite note chilometriche, so quanto possa essere scocciante leggere tutto questo, ma ho sempre il terrore di essere fraintesa, specie quando si tratta di testi così brevi come flashfic o drabble.
Fede ♥
  
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