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Autore: Glitch_    10/09/2015    5 recensioni
[Sterek, post 5x09]
Stiles si prende un anno sabbatico.
Derek inaspettatamente inizia a guarire guardando Stiles guarire.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Avvertimenti iniziali:
Questa storia è una future!fic, cioè è ambientata qualche anno dopo la fine della serie in corso (la quinta), in un ipotetico futuro. In particolare, prende in considerazione tutti i fatti canonici successi fino all’episodio 5x09, ma dopodiché DEVIA e ignora tutto il resto. Inizia dopo un’immaginaria sconfitta dei Dread Doctors, che qui avviene off screen, al termine dell’ultimo anno di liceo di Stiles.
È una Sterek con slow, slow build, è scritta dal punto di vista di Derek, in seconda persona e al presente.
Se siete dei fan accaniti della BROTP Sciles e siete molto attaccati a loro, questa storia potrebbe non fare per voi; se a vostro rischio e pericolo volete sapere perché, leggete la postilla in grassetto che trovate qui sotto nelle note finali, tenendo però presente che è un mezzo spoiler su come finisce questa storia.
Inoltre, questa storia partecipa al contest With the Beatles indetto da Frandra sul forum di EFP; come prompt ho scelto la canzone Blackbird (leggi oppure ascolta).
Un grazie a Inessa per la betatura!
Detto questo, ho due appunti da fare.
Appunto 1: il contest prevedeva un limite massimo di cinquemila parole, ma nel corso della stesura della trama mi sono resa conto che se avessi voluto rimanere fedele alla mia idea originale, se avessi scritto DAVVERO tutte le scene che volevo, avrei superato questo limite. Così, per rispettare le regole ma allo stesso tempo non buttare via metà della mia idea originale, ho scelto di scrivere due versioni della stessa storia.
Questa è la versione che partecipa al contest, e conta cinquemila parole. L’altra versione, quella estesa (che che potete leggere qui), conta invece settemila e rotte parole.
Qual è la differenza fra le due versioni? Entrambe hanno la prima parte QUASI simile, la versione estesa ha solo frasi, scene e dialoghi in più. La seconda parte invece… beh, ce l’hanno diversa ^^ Anche se entrambe le versioni finiscono allo stesso modo, arrivano alla fine in maniera molto differente, e ciò rende ognuna delle due versioni quasi una storia diversa e a se stante.
Appunto 2: so che l’episodio 5x09 è un punto nevralgico per il fandom, quindi preferisco mettere le mani avanti e dirlo prima e in modo chiaro… Se volete lasciare una recensione, per favore, limitatevi a commentare solo la storia, NON lasciate commenti, opinioni o rant né sulla quinta serie in generale, né sulla famigerata ultima scena del 5x09, perché in tutta onestà non mi interessa leggerli ^^” Grazie!
Buona lettura!






[Versione ridotta da cinquemila parole]





«Non ti credo».

Glielo annunci a mo’ di saluto non appena varca la soglia della porta della stanza di motel in cui ti trovi, restando seduto sul letto. Non sei propriamente infastidito, solo stanco.

Stiles per tutta risposta scoppia in una risata dal suono brutto e freddo.

«Mettiti in fila, non sei l’unico» ti replica, con la voce roca di una persona esausta. Posa il borsone su una sedia, tu scosti lo sguardo da lui a Braeden, appoggiata allo stipite della porta; lei assottiglia le labbra e scrolla le spalle.

Cinque giorni fa, Braeden di mattina presto è partita con la sua moto. Ti ha solo detto che voleva provare a convincere una vecchia conoscenza a non fare una cazzata.

Non ti ha riferito di chi si trattava, perché "Se non ti dico chi è, almeno poi ci saranno meno tracce di ciò che ha cercato di fare".

Due giorni dopo ti ha chiamato per chiederti di parlare con Stiles, perché lei non riusciva a farlo desistere.

Fino a quel momento, sapevi solo che per un certo periodo fra Stiles e Braeden c’era stato un assiduo scambio di messaggi sul poco che si sa sulla madre di Malia. Ora Stiles l’aveva contattata perché credeva che fosse un’idea brillante prendersi un anno sabbatico e domandarle se poteva raggiungervi.

Non riesci a credere che un membro di un branco voglia lasciare indietro i propri compagni in questo modo. Non riesci a credere che lo stia facendo proprio Stiles. E glielo hai pure detto al telefono.

«Non puoi lasciare così Beacon Hills».

«E perché no? Tu lo hai fatto. Più volte». Il suo tono è stato sarcastico, quasi derisorio.

«Non avevo più un branco, né una famiglia».

«E così anch’io, non ho più un branco e ho tipo… un quarto di famiglia? Ascolta» e lo hai sentito inspirare a fondo dal naso, «qua le cose non sono più come ricordi. Scott ha smesso di credermi e io non riesco a credere al fatto che lui non mi creda più, riusciresti a crederci? Mio padre, d’altro canto… beh, lui non mi ha mai creduto e ha sempre preferito l’opinione di Scott alla mia, quindi… sono stanco e voglio prendermi un anno sabbatico dalla mia vita. Posso?»

Gli hai detto di passarti di nuovo Braeden, lei ti ha accennato appena quello che è successo da quelle parti, e poi avete concordato che probabilmente Stiles resisterà lontano da casa una settimana al massimo, giusto il tempo di sbollire la rabbia e la frustrazione, quindi tanto valeva la pena farlo venire.

Però non appena è entrato glielo hai detto che non credi nelle sue intenzioni.

È tardi, siete tutti e tre stanchi: vi preparate per dormire, ma puntualizzi con tono velato di minaccia che il giorno dopo Stiles dovrà raccontarti tutto.




A Beacon Hills sono venuti degli scienziati pazzi, e con loro un tizio di nome Theo che ha rivoltato le dinamiche del branco inserendovi manciate di caos.

Stiles ti dice privo d’espressioni, ma trasudando sarcasmo, che ora è tutto a posto e i buoni hanno vinto, ma credere ciecamente che il tuo migliore amico è un assassino a sangue freddo spacca-crani fa meraviglie al rapporto fra due persone.

Pensi che in realtà abbia fatto meraviglie a tutto il branco, ma è un’osservazione che tieni per te.

Non appena il liceo è finito, Stiles, invece di proseguire gli studi, ha scelto di venire da voi.

«Il college?» gli chiedi, sperando di annusare un po’ di pentimento. Lui però scrolla le spalle.

«Io e papà negli ultimi anni abbiamo avuto dei problemi economici, sapevamo entrambi che sarei potuto andare al college solo con una buona borsa di studio. Potrebbe sorprenderti sapere quanti problemi con la media scolastica ti crea l’essere posseduto da uno spirito oscuro, per non parlare dei recenti guai registrati sulla mia fedina penale…»

Quindi niente borsa di studio. «Potresti sempre frequentare un Community College».

Lui abbozza un ghigno amaro a sguardo basso. «Avevo un piano per il college, sai? È andato all’aria, non mi va di farne un altro, al momento».

«Stare lontano da Beacon Hills non risolverà il problema».

«Non voglio risolvere il problema, voglio solo evitarlo fino a quando andrà via da solo».

«Le cose si risolvono, non si ignorano».

«Ignorare può funzionare alla grande».

Sospiri alzando gli occhi verso il soffitto. Magari l’unica soluzione è proprio quella: assecondare Stiles fino a quando non si renderà conto che sta sbagliando ed è meglio tornare a casa.

Credi che non durerà più di una settimana.




Sono passati otto giorni, Stiles non è ancora andato via.




Mesi fa hai pensato che se proprio dovevi fare la persona che può permettersi di non lavorare, tanto valeva la pena rendersi in qualche modo utile per la società, magari facendo qualcosa per cui in teoria nessuno riceve un compenso, perché si tratta di sovrannaturale.

Tu e Braeden finora vi siete spostati di continuo da una città all’altra: seguite voci e notizie vaghe e aiutate chi ha problemi con mannari e affini. È uno stile di vita che porta con sé l’odore di stantio e muffa delle stanze di motel, quello della polvere della strada e quello metallico del sangue, ma ti fa sentire attivo come non ti sentivi da troppo tempo.

Non avete cambiato abitudini adesso che c’è Stiles.

Stiles si è adattato al vostro modo di vivere in una maniera che ti fa quasi paura – ti ricorda le vittime di guerra o di grandi catastrofi, quelle che ormai si accontentano di poco pur di sopravvivere – e non si lamenta mai.

Non riuscite però a ficcargli nella testa che lui ha il ruolo del tipo che aspetta in macchina mentre gli altri – tu e Braeden – colpite. Dopo un paio di minuti che siete in azione, vi girate e ve lo ritrovate davanti.

A volte vi salva pure la pelle, e a te sembra un gesto che da parte sua sa quasi di sfregio – nei confronti chi o cosa non lo sai.

In una ventina di giorni, Stiles riesce a imporvi di alternare il cibo di asporto che comprate – il solo elemento di cui vi nutrite – vi convince a comprare nuove mappe e per finire per sbaglio rovescia l’intero flacone di detergente intimo di Braeden dentro la tua sacca dei prodotti per l’igiene personale.




«Perché hai scelto proprio di venire da noi?»

«Siete le uniche persone che conosco fuori da Beacon Hills».

«Avresti anche potuto scegliere di viaggiare per conto tuo facendo l’autostop: sarebbe stato meno stressante che prendersi una pausa da una città-attira-creature sovrannaturali solo per avere a che fare con altre creature in posti nuovi».

«Magari è perché il mondo sovrannaturale mi piace ma mi sono rotto della sua parte che c’è a Beacon Hills?»




A volte Stiles riceve delle telefonate, o le fa. Parla con lo sceriffo circa una volta ogni tre giorni, e ogni tanto senti dall’altro capo della linea la voce di una delle ragazze del branco.

Scott non chiama mai.

Viaggiate in auto e in moto. Certi giorni Stiles è in sella dietro Braeden, altri è con te sul sedile passeggero. Qualche volta guidi tu, altre lui. Comunque, il fatto che Stiles sia a tutti gli effetti maggiorenne vi facilita un mucchio di cose e vi rende meno sospetti quando noleggiate roba o stanze.

Se Stiles evitasse di fare sempre da sottofondo con dei commenti sarcastici sarebbe però pure meglio.




«Quindi, com’è che fra te e Braeden è finita?»

«È successo».

«Uhm, che risposta esaustiva».

«Capita che l’ambiente influenzi un rapporto facendolo finire o cambiare da sé. E fra te e Malia?»

«È successo».




La lingua batte sempre dove il dente duole, è risaputo, ma il modo in cui ogni tanto Stiles dice cose come "Possiamo fare anche così… se siete disposti a credermi", condendo ogni sillaba con sarcasmo compiaciuto, sta cominciando a darti sui nervi.

È inutile che Stiles ripeta quel concetto.

Hai provato a guardarlo dritto negli occhi inespressivo ogni volta che lo fa, per reprimerlo. Lui fa finta di non capire che vuoi.




«Perché per raggiungerci hai chiamato Braeden e non me?»

«Perché sapevo che tu mi avresti risposto con un no categorico».

«Hai ragione».




Le notti sono la parte più soffocante della giornata, e non per via del clima.

Prendete sempre una stanza con due letti; a turno dormite in due sullo stesso materasso.

Se Stiles ha un sonno tranquillo, non si muove; se invece è molto stanco della giornata, frustrato o ha degli incubi, più che agitarsi dorme in posizioni scomposte ridicole – tipo con un braccio che pende dal letto, una guancia schiacciata contro le coperte e la bocca aperta.

Alcune notti, però, Stiles si sveglia di soprassalto da un incubo – che è stato talmente vivido da fargli impazzire il cuore mentre dormiva, così tanto da destarti prima di lui – zuppo di sudore e col fiato corto. Di solito si scosta da voi senza fare rumore, si copre le spalle con una coperta e va alla finestra a riassestarti con respiri forzati.

Se vai da lui e provi a chiedergli cos’ha sognato, poi non riesce più a riprendere sonno e il giorno dopo è scontroso e irritabile. Se lo lasci da solo, invece, dopo circa mezz’ora torna a letto e la mattina successiva è come se non fosse successo nulla.

Braeden ha preso l’abitudine di preparare la sera un termos pieno di tisana rilassante apposta per Stiles, da sorseggiare in notti simili.

Capita che tu rimanga sveglio steso su un fianco a osservare Stiles che guarda fuori dalla finestra. Nella penombra bluastra della notte, avvolto in una coperta e appollaiato sul davanzale potrebbe essere scambiato per un uccellaccio nero del malaugurio – se poi a ciò si aggiunge il suo sarcasmo, il quadro è perfetto. Solo che non è così.

Più che altro in quei momenti Stiles è come un uccello nero che sembra brutto e cattivo, ma che se si guarda bene e da più vicino in realtà è solo denutrito e ferito. Stiles sta lì da solo con i suoi demoni interiori, fissa la luna – unica luce nell’oscurità – come se fosse un obiettivo, e mentre sta in quella posa sembra quasi che tessa una sorta di lunga conversazione con lei. Fermo lì forse rivive l’incubo fatto, forse ricorda qualcosa, e ogni fibra del suo essere, ogni suo piccolo movimento – la stretta delle mani sulla coperta, il tic che lo spinge a scrollare una spalla, le mascelle che si serrano, la bocca che si torce – compone verso dopo verso quello che sta dicendo alla luna.

L’immagine poetica finisce quando ti rendi conto che forse Stiles sta solo dicendo mentalmente un mucchio di imprecazioni colorite e basta, ma l’idea di fondo che lui sia come un uccello all’apparenza brutto che se ne sta per conto suo a cantare alla luna di notte ti rimane in testa.

Ti fa ricordare di te stesso, dei periodi della tua vita in cui hai dovuto confrontarti con i tuoi demoni in maniera più dura del solito. Eravate solo tu e loro, nessuno che ti dava consigli; eri sperduto nell’oscurità e solo durante la notte, fissando la luna che cullava il tuo lato mannaro, riuscivi ad avere un po’ di pace da tutte le voci di quei demoni perseguitanti.

Avevano la voce di Kate. Credi che nel caso di Stiles abbiano una voce dall’accento giapponese, oppure quella di Theo.

Ti dici che Stiles deve solo dare fiducia al tempo e aspettare che lo guarisca. Sai però anche che è come se stessi ripetendo ciò a te stesso per la milionesima volta.




Dopo poco più di quattro mesi da quando Stiles si è unito a voi, per la prima volta lo vedi ricambiare con impaccio una ragazza che flirta con lui. Lei è mordace, ha sempre la battuta pronta e una certa vena sadica. Stiles prova a ostentare una fiducia in se stesso che non ha: il risultato è imbarazzante, ma stando all’odore che emana la ragazza, a lei piace.

Stiles ti chiede se hai un preservativo, cercando di mettere in mostra una nonchalance che non avrà mai; tu sospiri alzando gli occhi al cielo e gliene cacci uno fra le mani.

Rientra nel cuore della notte avvolto dall’odore del sesso, soddisfatto.




Sempre più spesso Braeden parte da sola, per aiutare delle persone a cui deve dei favori, dice.

Di solito manca al massimo cinque giorni, restate sempre in contatto e a te e Stiles non pesa. Questo ti fa riflettere su come adesso fra te e Stiles non manchino argomenti di cui parlare, che nei lunghi viaggi in macchina in questi mesi avete discusso di tutto e di più, e ora sai che musica ascolta e qual è l’ultimo libro che ha letto.

Capita che l’uno prenda l’altro in giro per i gusti che ha.

Quando le assenze di Braeden si prolungano a una settimana, diventa chiaro quanta nostalgia lei provi per le sue missioni solitarie in totale indipendenza.

Quando vi lascia non la salutate delusi o dispiaciuti, perché una parte di voi vorrebbe essere come lei. Vi promettere di continuare a sentirvi.

Nell’esatto minuto in cui ormai Braeden non è più visibile all’orizzonte, senti in modo netto quanto Stiles al tuo fianco emani preoccupazione. Intuisci che teme che tu lo rispedisca a Beacon Hills.

Quando ti chiede con impaccio "Ora che si fa?" ne hai la conferma.

Avevi promesso a Cora che saresti andato a trovarla di tanto in tanto, ma non l’hai ancora fatto.

Gli chiedi se gli va di seguirti fino al ranch in cui lei si trova; ti replica con un sorriso tanto raggiante quanto sollevato.




Stiles non è mai stato in Sud America, si premura di dirtelo ogni qualvolta che lo sguardo gli cade su qualcosa di sabbioso che non ha mai visto prima, o su un animale che non hai mai incontrato di persona. Tu in risposta rotei gli occhi, ma sorridi.

Cora non si mostra disturbata o infastidita dalla presenza di Stiles, nonostante quest’ultimo ti abbia costretto a farle una sorpresa e a non dirle che stava venendo con te. Anzi, si diverte a stuzzicarlo e prenderlo apertamente per i fondelli quando lui si mostra ignorante in fatto di vita da ranch.

Andate a una festa locale all’aperto, c’è solo musica tradizionale latino-americana e Stiles si lamenta di non capirne una parola, ma comunque balla fino a tardi con Cora. Quando tornate al ranch, lui è ubriaco fradicio, si addormenta parlando nel sonno e tu e Cora ne ridete a crepapelle.

Cora insegna a Stiles come andare a cavallo, tu li osservi da lontano stando seduto su una staccionata, sotto l’ombra di un albero. Ti senti fiero di loro come non eri fiero di qualcuno da un sacco di tempo.




Lasciate il ranch dopo due settimane con la promessa di ritornare.

Stiles è nostalgico, ma felice; ti accorgi che vale la stessa cosa per te e vieni fulminato dalla consapevolezza che non vuoi che queste sensazioni svaniscano.

Sei sempre stato curioso di visitare degli antichi templi aztechi e maya, di osservare da vicino dei bassorilievi che narrano storie di antichi dei e protettori di mannari che solo quelli come te sanno siano vere. Non sei mai andato a vederli di persona perché da quando avevi quindici anni la tua vita è sempre stata un po’ troppo piena.

Lo proponi a Stiles con leggerezza, accennando a qualche storia misteriosa legata a uno dei luoghi in cui vorresti andare, giusto per solleticare la sua curiosità.

Lui si illumina, poi si cruccia dicendo che gli sono rimasti pochi di soldi del gruzzoletto che aveva messo apposta da parte per venire da te e Braeden.

Gli dici che non è un problema, che pagherai tutto tu, visto che gli stai chiedendo di proposito di farti compagnia.

Lui accetta con un ghigno carico di malizia.




Stiles fatica a trattenere le risate quando le guide turistiche sbagliano qualcosa in fatto di sovrannaturale; tu insisti per ascoltare in auto solo la musica che piace a te.

Spesso non c’è ricezione e non potete fare delle chiamate o usare internet, e Stiles ne sembra quasi sollevato.

Il sole brucia, il deserto certi pomeriggi vi uccide, ma almeno non vi rende aridi dentro.

Alla fine della giornata, Stiles ha gli occhi infossati per la stanchezza, come la notte in cui è arrivato in motel, ma sembra che finalmente abbia preso tutta questa stanchezza per farne qualcosa – esperienza. Tutto quello che ha passato se non altro ora lo sta aiutando a capire meglio la bellezza e il mistero di molte cose. Sembra aver compreso che le paure patite, la sofferenza e i tormenti subiti gli hanno insegnato a vedere tutto con moltissimi filtri in più, e a considerare meglio le occasioni che gli si pongono davanti.

Per esempio, l’occasione di viaggiare in maniera indipendente in posti esotici la sta cogliendo e assaporando tutta. Pensi che forse qualche anno fa non avrebbe accettato la tua proposta, o che magari si sarebbe adattato più difficilmente allo stile di vita che fate, al caldo e alla sabbia, e che non sarebbe riuscito a godersi nulla.

È pure probabile che non ti saresti mai permesso questo viaggio, se non avresti sentito l’esigenza di continuare a gironzolare per il continente con Stiles.

Capita che dormiate in auto, parcheggiando in mezzo al nulla sabbioso. È incredibile, ma dormite bene e non succede neanche una volta che Stiles si svegli di soprassalto.

Una volta ti è capitato di destarti per la sete, e prima di tornare a dormire contro il sedile ti sei soffermato a osservare Stiles: aveva la guancia premuta contro la testiera, la bocca socchiusa e il respiro regolare. A un tratto ha biasciato "tortilla" senza svegliarsi; tu hai sorriso scuotendo la testa. E lo hai fatto con affetto.

Non ne sei rimasto neanche sorpreso.




Alla fine, viaggiate in macchina da soli per quasi due mesi.




Sono passati quasi undici mesi dall’inizio dell’anno sabbatico di Stiles, siete al confine fra il Messico e la California e ti ritrovi a riflettere su un dettaglio.

Stiles è andato via da Beacon Hills come tu da ragazzino, dopo aver perso la famiglia, sei andato via da lì, cioè dicendoti che forse saresti tornato quando le acque si sarebbero calmate, ma consapevole di stare mentendo a te stesso.

Fosse stato per te, non saresti mai tornato a Beacon Hills. Sei certo che neanche Stiles voglia tornare.

Dici a voce alta che non sei mai andato a sistemare le faccende che tu e Laura a New York avevate lasciato a metà, che c’è ancora l’appartamento da svuotare e vendere. Stiles ti fissa di sottecchi con attenzione, ma non è sottile: ha già capito cosa stai per proporgli, e non vede l’ora di darti la sua risposta.




La strada verso New York è piena di aspettativa elettrizzante.

Ti ritrovi a parlare con Stiles dei tuoi viaggi in macchina con Laura.

Poi ci sono dei momenti come quello che è successo l’altro giorno mentre eravate al supermercato: scorri la rubrica del cellulare fino al nome di Scott, ponderi se inviargli un messaggio o meno per domandargli se per caso se la sente di chiamare Stiles.

Poi Stiles fa una cosa tipica di Stiles – in quel caso far crollare per errore una piramide di barattoli, per poi atteggiarsi come se non fosse colpa sua – e tu ricordi che qualcuno ha creduto che quella stessa persona potesse essere un assassino a sangue freddo. E non contatti Scott.

Non è onesto nei confronti di Scott non porti come mediatore fra lui e Stiles, lo sai, ma una volta tanto ignori la voce della ragione.




Poco prima di varcare il confine dello stato di New York ti concedi una storia di una notte.

Lei è sensuale, ha i capelli scuri e mossi ed è la cameriera di una caffetteria che appartiene a uno che avete aiutato a sbarazzarsi di un paio di clienti wendigo.

Ti piace perché ai tavoli l’hai vista fare sorrisi dolci, salvo poi, una volta arrivata al banco, sbottare sottovoce imprecazioni sulle cattive maniere della gente che serve – roba udibile solo da te.

Stiles non fa commenti, anzi ti incoraggia goffamente.

Al rientro in motel alle prime luci dell’alba, trovi Stiles addormentato scomposto, a bocca aperta e con un braccio che pende dal letto. Non ha dormito sereno.

Ti rendi conto che quella è stata la prima notte dopo quasi un anno che Stiles si è addormentato completamente da solo.

Già prima di allora avevate sempre saputo che l’uno poteva contare sull’altro, ma dopo gli ultimi mesi ti è chiaro che anche se il mondo dovesse andare in rovina e rivoltarsi contro Stiles, tu saresti al suo fianco, perché gli credi – gli hai sempre creduto – e che la cosa è reciproca. Se le cose dovessero andare davvero male, sapete entrambi che nonostante tutto almeno sarete voi due contro il mondo intero.

Non vuoi davvero che Stiles passi un’altra notte da solo.




Stiles ti lascia impacchettare rispettosamente da solo gli oggetti personali di Laura, limitandosi a mettere in una scatola i vestiti che hai detto vuoi dare in beneficenza.

Lavorate in un confortevole silenzio.

Stando seduto a terra di fronte a una cassapanca aperta, accarezzi i contorni di una triscele di legno tutta storta, intagliata da Laura quando era ragazzina. «L’anno sabbatico è quasi finito» dici a sguardo basso, neutrale, «e lo sai che si può dire che per me questa è l’ultima tappa in giro per l’America». Non ci sono più scuse da ammucchiare per attardare la fine di quell’anno. «Cosa hai intenzione di fare?»

Lui sospira scrollando le spalle. «Credo che il Community College sia un’opzione ancora valida».

Aggrotti la fronte, perplesso. «Torni a Beacon Hills?»

Scuote la testa sbuffando un sorriso amaro. «Nah. Tu resti qui a New York?» chiede, fingendosi vago.

Afflosci le spalle, esasperato. «Vuoi sul serio continuare a vivere attaccato a me?»

«Non voglio frequentare un Community College californiano, ma non voglio certo stare in un posto dove non conosco nessuno. Hai altre proposte?» domanda con un ghigno sornione.

Ti passi una mano sulla faccia. «Io e Laura abbiamo frequentato il Kingsborough Community College, qui a Brooklyn. È uno dei migliori». Da ragazzi tu e tua sorella avete studiato presso scuole pubbliche: vi è sembrato logico onorare lo stile di vita scelto da vostra madre non cercando l’ammissione dentro la cerchia dell’Ivy League.

«Sapevo che la tua proposta sarebbe stata la migliore».




Stiles trova due lavori part-time mal pagati. Tu, invece, trovi consequenziale non vendere l’appartamento e invitare Stiles ad abitare lì insieme.

Ha vissuto con te per un anno, conosci già le sue pessime abitudini come coinquilino, e comunque il suo odore ti è familiare come se foste dei veri compagni di branco, quindi non ti dà fastidio se si accosta a quello di Laura, che sta svanendo, o che a tratti lo copra. O sostituisca.

Stiles è testardo, vuole evitare di appoggiarsi a un altro ulteriore aiuto economico da parte tua, e si ammazza di lavoro per mantenersi. Tu in cambio ti chiedi perché hai sprecato un mucchio di soldi per quel palazzo orrendo a Beacon Hills.

Lo stress porta Stiles a riavere degli incubi.

Come quando eravate in motel, se si sveglia di soprassalto non lo costringi a raccontarti tutto, però lo osservi stare seduto sulla scala antincendio nel cuore della notte, con una tazza di tisana fumante fra le mani.

Fissa il cielo notturno e ancora una volta il suo intero corpo sembra cantare dei suoi demoni alla luna.

Ricordi che da ragazzo lo facevi anche tu, su quella stessa scala.

Ti domandi se per caso tu e Stiles abbiate cominciato a gravitare l’uno attorno all’altro perché siete entrambi dei "brutti merli": proprio come i merli, anche se a distanza, avete capito l’uno il tipo di canto che faceva l’altro, e avete cominciato a parlare insieme in maniera sottile dei vostri demoni, alternandovi. Quando l’uno canta di notte, l’altro ascolta.

Forse il succo delle parole non dette che mettete nei vostri canti è che aspettate da una vita di liberarvi dai vostri demoni, che aspettate da una vita di guarire e tornare a volare.




Succede che Stiles la notte non rientri, ma che comunque ti avverta.

Al rientro porta con sé l’odore del sesso. Va a letto con degli uomini.

Sembra soddisfatto della propria vita sessuale, anche se in certi momenti vorresti chiedergli se si limita ad avere solo storie di una notte perché crede di essere talmente incasinato come persona da non potersi legare a qualcuno.

Poi ti dici che lo pensi perché ti rivedi in lui, perché ti ricordi come ti comportavi tu qualche anno fa.

Cominci anche tu a passare notti solitarie sulla scala antincendio, cantando alla luna dei demoni che ancora ti perseguitano, di come non dai un nome a certe emozioni che riguardano Stiles, domandandoti se sia più egoistico o da codardi non farlo.




Una notte, Stiles ti raggiunge sulla scala; senza dire una parola ti porge una delle due tazze che ha fra le mani, si siede accanto a te e in silenzio sorseggiate della tisana guardando la luna quasi piena.




Sei ai fornelli che stai preparando la cena, quando Stiles rientra. Sta parlando al cellulare, ride – riconosci la voce dell’interlocutore, è una sua compagna di corso.

Prima ancora di posare lo zaino, continuando ad ascoltare la sua amica ti saluta stringendo una mano sulla tua spalla mentre passa dietro di te.

È un gesto pieno di calore piacevole, che vuol dire "Ciao, sono a casa", e un tipo di intimità e conforto a cui comunque non dai un nome.




Stiles frequenta il college da un anno quando ricevete quasi dal nulla gli inviti al matrimonio di Scott.

Stiles non vuole andarci, perché anche se lui e Scott si sono salutati quasi chiarendosi, non si parlano da anni.

«E non conosco nemmeno la sposa!»

«La testimone è Kira». A quanto sembra, neanche lasciare intendere che credi che la tua ragazza sia un’assassina fa meraviglie a un rapporto.

«Tipico di Scott McCall restare amico di una sua ex». Non lo dice con sarcasmo, solo con ironia pungente.

Non andate, inviate delle scuse educate e degli auguri cordiali.




Liam è un omega da oltre un paio di anni. Ogni tanto chiama Stiles per avere un consiglio su come risolvere in modo veloce un problema in cui si è cacciato, perché non sa ancora gestire la propria rabbia.

Dopo ogni telefonata, Stiles è esausto, e tu vorresti solo abbassargli il retro del colletto della maglia per strofinare il naso contro la sua nuca. Magari circondandogli anche la vita con un braccio.

Non lo fai, né da un nome a quello che vorresti fare.




Lo sceriffo viene a trovarvi per una settimana, perché giustamente non ne può più di sentire e vedere suo figlio solo tramite cellulare e Skype.

Li osservi. Il loro rapporto non sembra freddo, ma ci sono i segni impliciti – provocazioni quasi involontarie non colte, sguardi distolti – di fatti che l’uno non perdonerà mai all’altro.

Ti chiedi se in qualche modo riusciresti davvero a inserirti nella dinamica intima che c’è fra loro due senza fare danni. Non dai un nome a questa domanda.

Lo sceriffo riparte il giorno di luna piena.

La notte aspetti che Stiles torni dall’aeroporto stando seduto sulle scale antincendio. Fissi la luna intrecciando e contorcendo le dita.

Gli ultimi mesi, durante il plenilunio hai scelto di trasformarti in lupo e acciambellarti nei posti preferiti di Stiles nell’appartamento. Ti domandi se sia stata una mossa furba.

I tuoi demoni ti sussurrano sibilanti e derisori tutti i motivi per cui ti stai illudendo o non valga la pena dare un nome a quello che provi. Tu ribatti cantando alla luna che forse hai cominciato a guarire nell’attimo in cui ti sei concesso di accompagnare Stiles nel suo percorso di guarigione.

Stiles ritorna, tu non ti muovi e lui viene a sederti accanto a te. Parlate del ritardo dell’aereo e tu riesci solo a fissare il movimento delle mani di Stiles, il profilo delle sue labbra e come le vostre spalle e i vostri fianchi si tocchino in un gesto che trasuda intimità.

A un tratto Stiles si ferma; ti guarda in faccia appena accigliato, ma abbozzando un sorriso che sa sia di affetto che di esasperazione. Ha notato come lo fissi.

Lo vuoi, e non c’è niente di possessivo in ciò che senti, solo senso di protezione e rispetto.

«Potresti smetterla di pensare mentre mi guardi?» ti chiede ironico.

Osi dare un nome, avvicini la testa alla sua.

Il suo sorriso si allarga ed è l’ultima cosa che vedi, prima che lui ti schiocchi un bacio languido sulle labbra. «Bene» mormora divertito.




Non vi baciate sul serio fino a quando non rientrate dentro. Nell’attimo che precede il vostro vero primo bacio vi guardate in faccia, e ti accorgi che anche se entrambi sorridete state respirando a fatica come se provaste dolore. È come se vi steste preparando per saltare da una grande altezza.

Magari è perché è da tutta la vita che vivete aspettando questo momento – il secondo in cui cogliere quel soffio di vento forte che dà un’emozione capace di far male perché ti trapassa da parte a parte, per tornare a volare nonostante gli acciacchi alle ali.

Vi baciate camminando all’indietro, spingendovi verso il letto.

Il sesso che fate è accecante e violento, come siete voi nei vostri momenti migliori.

Ti perdi nelle sensazioni soffocanti – pelle umida su pelle umida, fiato caldo contro il collo, odore pungente di sudore – e nei gesti carichi di intensità – Stiles nudo a cavalcioni su di te che si muove su e giù a un ritmo ossessivo, le tue mani che gli stringono i fianchi e come entrambi raggianti supplichiate di averne ancora.

Poco dopo l’orgasmo, Stiles affannato strofina il naso sulla tua mandibola, e sorridendo mormora delle parole.

Sorridi a tua volta e gli rispondi con la sola cosa che sai vuole sentirsi dire.

«Ti credo».










Postilla sulla BROTP Sciles: qui il loro rapporto è in frantumi e al termine della storia NON tornano amici come prima.


Note finali: vorrei dedicare questa storia ai merli che da anni vivono sull’albero accanto alla finestra di camera mia, anche se vorrei dire loro che… gente, ormai avete imparato a imitare i miei fischi e ci facciamo delle lunghe e intense chiacchierate e vi voglio bene, ma alle cinque del mattino non si canta, si dorme.
A parte questo, sto avendo a che fare con la Sterek extra lunga che ho in stesura: per info scorrete pure i miei post su tumblr, e per aggiornamenti seguitemi pure di là! :) (su tumblr sono qui).
A risentirci!
   
 
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