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Autore: Danilibre    11/09/2015    1 recensioni
Dal Testo :
"Il minore, stette in disparte fissando gli ospiti. Erano di bella presenza, le voci erano profonde, ma non potevano avere più di 25 anni. Il ragazzo più alto aveva i capelli lunghi, mentre l'altro li aveva molto corti e aveva le lentiggini.
Quando i loro sguardi si incontrarono, Cas perse un battito. Si perse in turbine di colori che i suoi occhi sfoggiavano, per non parlare del suo sorriso, perfetto. "
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Balthazar, Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Castiel si stava preparando per uscire. I suoi capelli, ancora un pò umidi, erano tirati indietro per fargli prendere la forma; l'asciugamano legato sulla vita lasciava in bella mostra i pettorali scolpiti e una leggera barba gli contornava il volto. Delle gocce d’acqua bagnavano l'enorme tatuaggio che aveva sulla schiena.  
Erano passati anni da quando aveva abbandonato il Kansas ed era andato a vivere nel campus scolastico, dall'altra parte del paese. Aveva abbandonato i suoi fratelli, Gabriel e Balthazar per inseguire il suo sogno di fare l'artista, e ci era riuscito! 
Aveva finito il college con il massimo dei voti, un famoso artista lo aveva preso sotto la sua ala e gli aveva insegnato molte cose in più, ma, l'ormai vecchio mentore, era morto da qualche mese. 
La sua prima mostra l'aveva dedicata a lui, quel vecchio burbero che gli tirava in testa i pennelli quando sbagliava un passaggio, ma che con amore e premura lo riempiva di complimenti quando il quadro era finito. 
Castiel si vestì più elegante del solito, non poteva andare alla galleria con la tuta. La sua camicia bianca, i suoi tipici pantaloni neri e il suo trech erano perfetti per l'occasione.
Il suo appartamento era minuscolo e pieno dei suoi quadri, di tele vuote e di colori sparsi quà e là. A malapena si intravedeva il bagno ed il piccolo divano su cui dormiva. Non poteva permettersi nulla di più con quelle poche opere che vendeva, eppure ne era soddisfatto. Era arrivato fin qui con le sue forze, non si sarebbe arreso così facilmente. 
Si vestì in fretta, non voleva arrivare in ritardo nonostante mancasse un'ora, ma New York era sempre piena di traffico; era prudente a partire con così largo anticipo. 
Si fermò accanto alla porta, dove aveva attaccato la foto di lui con i fratelli, scattata qualche giorno prima di partire. 
Nel guardarla si perse sui cambiamenti che aveva fatto da allora, era cresciuto in altezza, le spalle si erano allargate e gli addominali si erano affinati come era successo a Balthazar.
Lasciò l'appartamento e corse in strada a cercare un Taxi. Fu un'impresa trovarne di liberi, ma appena ci riuscì, si perse tra le incasinate strade e i numerosi grattacieli della grande mela. C'era di tutto in quella città, dai musicisti per strada ai personaggi che facevano propaganda sbraitando mentre nessuno li ascoltava. 
Ne era sempre più meravigliato, ogni giorno che passava ne era sempre più innamorato, non l'avrebbe mai lasciata. 
Arrivò davanti alla galleria d'arte affittata per l'occasione, pagò il taxista e si piombò all’entrata. 
Il titolare del locale lo accolse a braccia aperte, era un tipo strano, magro e alto quanto lui, ma i capelli marroni arruffati e la barba non curata lo facevano sembrare più vecchio nonostante avesse 5 anni in più di lui. 
<  Eccoti, e per di più in anticipo!  > la voce di Gath era stridula come sempre 
<  Si  > Invece il suono della voce di Castiel era più profonda rispetto a quando aveva 18'anni. 
Mancavano ancora 10 minuti prima che la mostra iniziasse e i due si sedettero per conversare finchè l'assistente del titolare non lo chiamò all'ordine per poter iniziare. 
Era stupendo vedere tutti i suoi quadri migliori appesi alle pareti bianche della sala. 
Erano ovunque, perfino nella piccola ala dedicata al rinfresco dove veniva servito del vino. 
Pian piano che la gente entrava si sentiva sempre più in soggezione e agitato. 
Chissà se i suoi fratelli sarebbero riusciti a venire almeno questa volta?! 
Molte persone si complimentavano con lui per la sua bravura e chiacchieravano amabilmente fino a quando si girò e vide due signori venirgli in contro. 
La sua emozione era al massimo, erano loro. C'erano riusciti! Erano riusciti a venire a vederlo. 
Gabriel con giacca e cravatta era strano, si vedeva che non era a suo agio con il nodo del cappio che aveva al collo, mentre Balthazar era stupendo, il completo gli calzava a pennello. 
Diverse signore si girarono a guardarli, come dargli torto erano stupendi tirati a lucido, avevano uno Charm da far impallidire perfino il più bravo dei modelli. 
Castiel gli andò in contro e li abbracciò uno ad'uno. 
<  C'e l'avete fatta! Che felicità vedervi!  > disse tutto d'un fiato. 
<  Non potevamo perdercelo!  > rispose il maggiore posandogli una mano sulla spalla. 
Gli erano mancati, negli ultimi 10'anni li aveva sempre sentiti via telefono, ma averli li era una gioia immensa. 
<  Siamo fieri di te, ci sei riuscito! Hai realizzato il tuo sogno, non c'è niente che ci riempia il cuore di felicità più di vederti fare quello che ami.  > La voce di Gabriel era moderata, non stridula come al solito; infatti voleva mantenere le apparenze, accanto al suo sorriso si incominciavano ad intravedere un paio di rughe. 
Castiel annuì e li abbracciò nuovamente. 
Gli fece fare il giro guidato della mostra, raccontandogli tutti i particolari e le emozioni che provava quando aveva dipinto i quadri e i fratelli furono molto colpiti di vedere il quadro che il piccolo aveva fatto molti anni prima: la tela che rappresentava loro come angeli al suo fianco. 
Castiel era diventato così sicuro di sè da riuscire a mostrarlo al pubblico. 
<  Quando ripartite?  > domando di punto in bianco Castiel mentre sorseggiava dell'acqua. 
<  Stasera.  > rispose Gabriel masticando un lecca lecca, quel vizio non lo aveva ancora perso. 
<  Già. > gli fece eco il maggiore, bevendo del vino. 
<  Come?! Di già?!  > Il minore si allarmò, sarebbero andati via subito... Era così contento di averli qui.
<  Già, ma domani si lavora. Ormai sono un pezzo grosso, devo esserci sempre  > rispose facendo spallucce il maggiore.
<  Idem  > disse il fratello di mezzo. 
<  Ma se sei sempre il solito barista palpa sederi!  > lo ammonì Balthazar. 
<  Non è colpa mia se le persone hanno dei sederi così appetibili.  > rispose Gabriel. Risero tutti e tre.
Ormai era pomeriggio inoltrato e i fratelli dovettero abbandonarlo per andare a prendere l'aereo. Si salutarono e si promisero che sarebbero venuti più spesso.
Garth lo tirò a sè per parlare con dei presunti acquirenti e le ore successive passarono molto lentamente. Erano rimaste poche persone e Cas aveva venduto 5 quadri, era stata una giornata perfetta, si sentiva pieno di vita. 
Anche le ultime persone uscirono facendo i complimenti all'artista, mentre un ragazzo era ancora fermo a guardare il quadro di lui e i fratelli in versione angeli.
<  Scusi, ma stiamo chiudendo.  > gli disse Castiel avvicinandosi 
<  Sa, io ho visto questo quadro quando era appena finito.  > Il ragazzo non si voltò, restava a dargli la schiena e il cappuccio della felpa era tirato sulla testa.
<  Mi sembra impossibile, l'ho dipinto tanti anni fa.  > La sua voce gli ricordava qualcosa ma non riusciva a mettere a fuoco di chi fosse.
<  Si. Vivevo nella stessa via del pittore.  > 
<  Come...  > 
Era impossibile, come faceva questo ragazzo ad averlo visto? Non era mai uscito di casa finché non l'aveva portato con sè al College. 
Poi d'un tratto le spalle, la schiena, il sedere e perfino le gambe gli ricordarono una persona... 
Ma non poteva essere LUI. 
<  L'artista era il migliore amico di mia sorella, io e la mia famiglia conosciamo lui e i suoi fratelli.  > 
NO, NO! Non era possibile... 
La sua mente si perse in una miriade di flashback: il volto di charlie, seguito da quello di Sam ed infine dal volto del suo grande amore, Dean. 
 <  Ciao Cas.  > Il ragazzo si girò e tirò giù il cappuccio della felpa. 
I suoi capelli, i suoi occhi, il suo volto. Non era cambiato di una virgola. 
<  Dean...  > la sua voce era un sussurro. 
<  E’ bello rivederti.  > la sua bocca così invitante si allargò in un sorriso tanto meraviglioso da rubargli un battito del cuore. 
<  A- Anche per me... ma cosa ci fai qui?  > Doveva darsi un pò di contegno! Non era più il 18'enne alle prime armi che lui aveva conosciuto. Ora era un uomo. 
<  Gabriel ha contattato Sam dicendogli che stavano venendo qui per vedere la tua mostra, così ne ho approfittato e sono venuto con loro.  > 
" Gabriel! " Castiel maledì mentalmente il fratello per non averlo avvertito. 
<   Oh   > riuscì a dire solo quello, preso alla sprovvista. 
<   Ehm... ti andrebbe di andare a mangiare qualcosa insieme?   > Chiese Dean indicando la porta. 
<  C-certo! Gath, io vado! > Avvisò il proprietario intento a parlare con l'assistente. 
<  Certo, ci sentiamo domani!  > Castiel non lo stava più ascoltando, era concentrato sulla figura al suo fianco mentre camminava oltre la porta d'uscita. 
Non dissero niente finchè non trovarono un ristorantino a pochi metri dalla galleria. 
Dean non era cambiato per niente, perfino la camminata era uguale. Lo metteva in soggezione,  aveva sempre avuto quel portamento da modello in carriera ma ora che ne aveva anche l'aspetto in confronto a lui sembrava uno sgorbio. 
Il cameriere li fece accomodare ad un tavolo appartato nell'ala più scura del locale. 
Il ristorante era molto anni 80, perfetto per Dean che amava quell'epoca. 
<  Allora, dimmi tutto. Cos'hai fatto in questi anni, oltre a diventare un'artista serio?  > la sua voce lo catturò appena si sedette sulla sedia. 
<  Beh... Ho fatto molti lavoretti per mantenermi... Ma parlami di te! Come stai? Charlie? Sam? Raccontami!  > Non voleva parlare degli anni in cui aveva fatto il fattorino per una pizzeria... Era quasi umiliante per lui. 
Dean rise. Il suono della sua risata gli mancava, se ne rese conto solo in quel momento. 
<  Beh, Sam fa ancora il veterinario, ma ora è diventato vice-direttore della clinica, mentre Charlie  lavora per un'azienda di computer, sai com'è fatta, gli aggeggi elettronici sono la sua passione…  > Castiel annuì 
<  Io invece ho continuato per un paio d'anni a fare il meccanico, ma poi mi hanno offerto un paio di lavori come modello. Domani ho un colloquio qui vicino.  > Guardava il tavolo mentre parlava, come se si aspettasse un commento negativo. 
<  Ho sempre pensato che fossi portato per quella carriera,cioè dai… Guardati! Sei un adone!  > Non si rese conto di quello che aveva detto finchè non gli fece sfuggire una risatina. 
Il cameriere arrivò a chiedere le ordinazioni togliendo Cas della situazione d'imbarazzo che si era scavato da solo. 
<  Per me una birra e un Hamburgher, grazie.  > 
<  Invece per me... Ehm... la pasta alla puttanesca e una Coca Cola, grazie.  > 
Il cameriere annuì e rubò i menù dal tavolo per poi avviarsi verso il bancone.
<  Ora che fai il modello, non dovresti mangiare cose più salutari?  > domando senza pensarci 
<  NAH! Lasciamo le cose salutari a Sammy, e poi il Ketchup è una verdura, no?  > Risero entrambi 
<  Direi proprio di no  > commentò il minore. 
Il cameriere tornò con le bevande e non appena si dileguò altrove gli occhi di Dean fissarono quelli di Castiel.
<   Mi sei mancato sai? Non sapevo come avresti reagito a vedermi qui.  > 
Gli mancava? Veramente? Com’è possibile... 
<  Ero molto, molto sorpreso. All'inizio non ti avevo riconosciuto, ma poi ho avuto come un flashback ed eccoti qui!  > prese un sorso di Coca Cola, la gola gli era diventata secca.
Mangiarono e parlarono del più e del meno per il restante della serata, si diressero verso casa sua senza neanche rendersene conto. 
Parlare di nuovo con lui gli faceva perdere la cognizione del tempo, era una cosa stupenda. 
<  I miei sentimenti per te non sono cambiati.  > se ne uscì di punto in bianco Dean. 
 Castiel si fermò in mezzo alla via, era stato preso alla sprovvista.
Il maggiore dei Winchester era a pochi passi da lui, sarebbe stato semplice avvicinarsi e azzerare lo spazio tra le loro bocche, ma era veramente quello che voleva? Provava ancora quelle cose per lui? 
Dean si avvicinò e gli appoggiò una mano sulla guancia. 
<  provi le stesse cose anche te?  > la voce era un sussurrò, che se non fosse per la vicinanza di sicuro non avrebbe udito. 
 <  Dean... Io non... Non lo so...  > Si percepiva delusione nel suo sguardo, gli lasciò il volto e si allontanò di un paio di passi. 
<  Ok, ma non mi arrendo. Io ti amo Castiel, sei tu che voglio per il resto della mia vita.  > Non diede tempo al minore di rispondere e si avviò nella direzione da cui erano arrivati. 
Cas era in piedi davanti al portone del condominio, l'immagine della sua schiena che si allontavana gli ricordava quando era caduto da piccolo. A quel tempo le braccia di Dean sembravano l'unico rifugio segreto, l'unico posto a cui il suo corpo apparteneva. Si ricordò tutti i sacrifici che aveva fatto per lui. Veramente i suoi sentimenti erano cambiati ? Qualcosa nel suo cuore si mosse, ebbe l'impressione che più Dean si allontanava, più il suo petto moriva. 
Che fosse questo quello che intedeva Gabriel sul " Il vero amore" ? la persona senza la quale il tuo cuore non può esistere? La persona che ti completa? Che fosse lui? 
Ricordò le notti passate a parlare, a giocare a carte o semplicemente in silenzio sotto la veranda di casa sua. Ricordò le sue labbra riempire il vuoto delle sue e le sue mani abbandonargli calore ovunque si posassero. 
Si imbarazzò al solo pensiero. 
Come faceva a non provare più nulla per l'uomo che gli aveva fatto provare simili sentimenti?  Forse non era vero che non lo amava più, ma ora era solo, davanti all'enorme portone di casa sua. Lui se n'era andato, chissà quando lo avrebbe rivisto, chissà se lo avrebbe rivisto. 
Passò la notte a dipingere gli occhi magnifici di Dean, erano anni che non lo dipingeva più e sembrava che non riuscisse mai a trovare una tonalità di verde che gli rendesse giustizia. 
Frustrato andò a farsi una doccia, ma la sua immagine allo specchio sembrava incompleta. Come aveva fatto a sopravvivere così tanto senza di lui? Era stato con altri ragazzi, ma nessuno raggiungeva minimamente la sua presenza. Decise di dormirci sù, ma poco prima di riuscire a prendere sonno gli arrivò un messaggio : 
 " Questo è il suo nuovo numero : 341 XXX XXXX " 
Come? Com'era possibile che Gabriel avesse il suo numero? perché inviarglielo ora. 
Si ritrovò a maledirlo, ma si salvò il suo numero.
Magari avrebbe potuto scrivergli, invitarlo a cena per ricambiare la cortesia, oppure avrebbe potuto invitarlo a casa sua... Si imbarazzò a tali pensieri perversi. Eppure il suo cuore aveva incominciato a galoppare nel ricordare quella volta in ospedale. 
Come aveva minimamente pensato di non provare nulla per lui? 
   
 
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