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Autore: AlexiaKH    12/09/2015    3 recensioni
Elaia Larxis ora è Alexia. E' stata rapita da Xemnas e Saïx nello stesso giorno dove Heartless e Nessuno cancellarono il villaggio dove ha sempre vissuto. Lei ha una particolarità: un cuore di pura oscurità, senza però esserne soprafatta come chiuque altro, che la rende la prescelta dell'Anti-Keyblade... ovvero la Darkblade. Che ne sarà di lei ora che ha scoperto che non potrà più vivere nella luce?
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Organizzazione XIII, Riku, Un po' tutti, Zexyon
Note: Otherverse | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
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Giorno 145
 
Buio. Le strade erano avvolte dal velo oscuro della notte. Dopo il cataclisma causato dall’Heartless Ansem, questo mondo cambiò drasticamente: recuperò quello che dovrebbe essere il suo aspetto originario, un castello con ai piedi una città, ma era tutto in rovina e semi-distrutto. Il miasma oscuro era quasi del tutto sparito, giusto all’interno del castello ne era rimasto, e ormai alcuni abitanti natii avevano veramente cominciato a far ritorno grazie ad un gruppo capitanati da un certo Leon. Sono arrivata da un paio di giorni e per ora ho perso tempo ad esplorare la nuova struttura del castello e della città, in modo da sapermi muovere, attraverso delle mappe che ritrovai in uno studiolo.
Per la prima volta che uscivo dal castello, avevo bisogno di aria visto che l’atmosfera nel castello era ancora molto chiusa e polverosa, e ora mi ritrovavo a camminare nelle strade buie della parte ancora abbandonata della città. Aspirai a pieni polmoni l’atmosfera oscura e cupa, facendomi sentire a mio agio ed a casa, che avvolge il mondo e osservai come gli Heartless vagavano alla ricerca di un cuore. Era una sensazione strana quella che provavo: io voglio ripristinare l’antico equilibrio luce-oscurità però… sono così a mio agio in un posto dove regna desolazione e caos, proprio come un Heartless; ciò forse è dovuto al fatto che non esiste luce all’interno del mio cuore, ma allora come fa la Darkblade ad avere un così profondo desiderio di giustizia ed il forte desiderio di salvare tutti? Glielo dovrei chiedere.
Cominciai a notare le prime luci dell’alba, quindi decisi di creare un corridoio oscuro per rientrare al castello, prima di poter essere notata da qualcuno. Non appena rientrai, decisi di continuare le mie ricerche, invece di andare a dormire, e scesi fino allo studiolo con presenti tutti i documenti che Xemnas… Anzi Xeanort lasciò, secondo i ricordi di Zexion, ma prima mi lasciai guidare dall’istinto per poter premere un interruttore invisibile all’occhio umano. Avere i ricordi di Zexion è stata una fortuna, grazie a quelli sono a conoscenza già gran parte dei segreti che cela il castello e mi permette di non perdere tempo nel scoprirli.
Scese le scale, trovai una stanza altamente ben attrezzata di tecnologie avanzate dove, secondo le informazioni che ho tratto dai ricordi, serviva per fare ricerche avanzate, programmi di potenziamento e per tenere sott’occhio l’intero mondo. L’unico problema era che prima mi dovevo far riconoscere dal MCP, introdotto personalmente da Xeanort, del sistema come sua signora e padrona, in modo da poter utilizzare i macchinari indisturbata.
Feci materializzare una sedia, per potermi sedere e lavorare sul computer, e mi sedetti pronta a lavorare.
“Prevedibile”
 “Che cosa è prevedibile questa volta?”
“Ieri ti ho insegnato ad utilizzare la tua oscurità per materializzare oggetti a tuo piacimento, sia io che Vexen avevamo previsto che appena tornata in cella avresti materializzato un letto.”
Subito mi tornò in mente quel momento che ricordo come se fosse ieri, il trentanovesimo giorno ovvero la vigilia dello scioglimento del sigillo che mi mise mio padre sul mio cuore; Zexion non si scompose nel trattarmi come un oggetto di ricerca, tirando fuori quel suo taccuino per appuntare ogni singolo dettaglio degno di nota…
Che nostalgia che mi sale, allora non mi sarei mai minimamente immaginata che sarebbe successo quel che è successo, pensavo seriamente che la mia vita sarebbe stata in isolamento e dietro a delle sbarre come un inutile mostro che non dovrebbe esistere… ma io esisto, sono un essere umano che ha il diritto di vivere ed ho un ruolo essenziale per l’universo. Ogni esistenza ha un suo perché, che sia umana, Heartless, Nessuno ed anche la stessa Darkblade.
Misi le mani sulla tastiera e cominciai a digitare dei codici che Zexion Utilizzava per accedere al computer, all’inizio andò tutto liscio ma dopo, poco prima di poter accedere al sistema di controllo del mondo, mi ritrovai una schermata rossa con scritto ERRORE, poco dopo la schermata sparì per lasciare spazio ad una nera con in alto a sinistra un rettangolino bianco lampeggiante. Poco dopo questo cominciò a muoversi da sinistra verso destra lasciando alle sue spalle delle parole.
 
CODICE DI ACCESSO NUMERO 6: ACCESSO NEGATO
 
LO SCANNER NON TI RICONOSCE COME IL CREATIVO IENZO.
CHI SEI CREATIVA?
 
“Ma che diavolo?” Dissi stupefatta, mi guardai intorno e notai una telecamera che puntava su di me… anzi mi stava letteralmente scrutando. Dai ricordi di Zexion questo computer non dovrebbe avere la capacità d’intendere e di volere, avevo previsto che avrei avuto difficoltà ad accedere per via di qualche manomissione da parte di Xemnas… ma mai avrei pensato ad una cosa del genere. Tirai un profondo respiro e cominciai a digitare.
 
IL MIO NOME E’ ALEXIA.
TU CHI SEI?
 
Scrissi semplicemente. Non ottenni risposta e rimasi qualche secondo ad aspettare, all’improvviso la schermata si chiuse e se ne aprì un altro verde. Ai lati comparivano una serie di codici e al centro della schermata c’era la mia figura presa di spalle, istintivamente mi voltai e vidi una strana macchina che mostrava un leggero luccichio. Subito dopo sentii un bip e mi voltai subito: si era aperta in basso a destra un’altra schermata.
 
MCP CNTRL
LOG DATA
MODE: LOCK OFF
TARGET ON
ACTIVATE DOWLOAD
 
Non feci nemmeno in tempo a dire qualcosa che subito sentii qualcosa di caldo colpirmi la schiena e paralizzarmi. In quel momento la mia vista cominciò a vedere tutto con filamenti verdi luminosi fino a diventare tutto bianco. All’improvviso però vidi il nero e subito aprii gli occhi, ritrovandomi in un posto letteralmente bizzarro: tutto ciò che poteva sembrare un edificio era o sul blu o sul verde, decorato con delle lunghe linee luminose blu, mentre il resto era nero. Subito dopo mi accorsi che anche il mio aspetto era cambiato: sembrava che indossassi una sorta di tuta blu, anch’essa decorata da linee luminose blu in modo da ricordare il mio abbigliamento precedente, non appena misi la mia mano sul mio volto mi resi conto di indossare una sorta di fascia, che percorreva la circonferenza della mia testa, che mi copriva gli occhi e parte della fronte. Subito dopo, affianco a me, appare un raggio luminoso che poi lasciò spazio ad un personaggio singolare, anch’esso vestito in tuta con linee luminose, ma nel suo caso erano rosse. Aveva l’aspetto di un militare per come si era in messo in posa con le mani dietro la schiena.
“Chi sei?” Chiesi.
“Io sono il comandante Sark.” Iniziò a dire. “Ho ricevuto l’ordine di scortarti dall’MCP, anche con la forza.”
“Pensi veramente di obbligarmi a seguirti?” Chiesi.
Lui mi fece un sorriso. “Osserva” Disse per poi rivolgermi la sua mano destra.
Subito sentii una scarica elettrica fulminante provenire dal mio cuore, all’inizio soffrii perché presa alla sprovvista, ma subito tirai fuori la Darkblade pronta a colpirgli la mano. Nel vedere la mia reazione rimise la mano dietro la schiena, scrutandomi.
“Interessante…” Disse fra sé e sé.
“Si può sapere che cosa sta succedendo?” Chiesi con quasi affanno, dovuta alla scarica elettrica di prima.
“Ogni tua domanda avrà la sua risposta dall’MCP. Sei pregata di seguirmi, Alexia.”
Come diavolo fa a sapere il mio nome? Pensai e mentre cominciai a seguirlo feci mente locale su quello che mi è successo: ero a lavorare sul computer, dopo ho avuto quella strana conversazione e poi sono stata colpita da una sorta di laser… credo…
Non sarà che… Non feci in tempo a formulare a pieno il mio pensiero che un fascio di luce mi avvolse e subito in una stanza circolare. Al centro c’era una voragine con innalzata una sorta di colonna infuocata con un volto che mi scrutava.
“Ve l’ho portata come mi avete chiesto.” Disse Sark.
“Chi sei?” Chiesi al volto.
“Io sono l’MCP, Master Control Programm. Colui che governa questo sistema informatico centrale.”
Come sospettavo… sono finita dentro il computer.
“Creativa Alexia, secondo i più recenti dati che mi sono stati lasciati, tu possiedi i requisiti per esaudire la richiesta che feci al mio creativo molti cicli fa.” A questo punto credo che la parola creativa è un modo per chiamarmi umana.
Che si stia riferendo a Xemnas? Non mi sorprenderebbe visto che disse che lui aveva già pensato a recuperare ciò che non voleva che io scoprissi, aveva sia il tempo che l’occasione di prepararmi qualcosa.
“Come si chiama il tuo creativo?” Chiesi.
“Xeanort”
“Mai una volta che sbaglio, eh?” Dissi a bassa voce. “MCP dimmi: Xeanort ti ha lasciato qualche comunicazione?”
Alla mia domanda fece apparire davanti a me una schermata nera, la stessa con la quale comunicai prima. Sopra di essa c’era scritto:
 
RICHIESTA DI CREAZIONE PROGRAMMA PER CARCERAZIONE “TRON”
 
REQUISITI INSUFFICENTI PER SODDISFARE TALE RICHIESTA, ATTENDERE ARRIVO DELLA DARKBLADE
 
XEANORT, TRA QUANTI CICLI LA RICHIESTA SARA’ SODDISFATTA?
 
FIN QUANDO ALEXIA NON SARA’ PRONTA LA RICHIESTA RIMARRA’ SOSPESA
 
ALEXIA?
 
COLEI CHE POSSIEDE LA DARKBLADE E FIGLIA DI SATELLA
 
DISCENDE DA UNA DEI DUE CREATIVI CHE PROGRAMMARONO “TRON”?
 
LEI POSSIEDE I REQUISITI NECESSARI.
 
La comunicazione finisce lì, non appena la schermata sparì guardai confusa l’MCP: perché anche qui doveva comparire il nome di mia madre? Cosa diavolo avrà mai fatto in questi anni per essere così conosciuta? Perché poi non è mai ritornata a casa da sua figlia?
“Effettivamente la configurazione strutturale è quasi del tutto identica a quella della creativa Satella.” Commentò Sark. “Non c’è dubbio che si riferisse a lei, ho anche costatato personalmente i suoi requisiti più che sufficienti. Con lei finalmente riusciremo ad arrestare Tron.”
“Aspettate un secondo.” Cominciai a dire. “Esaudirò la vostra richiesta se è questo che volete, ma ad un paio di condizioni: che io abbia dopo libero accesso al sistema. Non intaccherò ne modificherò niente, ma mi serve tenere d’occhio la città ed avere i dati delle ricerche ancora presenti.”
“Richiesta accolta.” Rispose l’MCP. Poco dopo comparì alla mia destra una sorta di piccolo schermo con sotto una tastiera. “Digita un nuovo codice di accesso.” Aggiunse l’MCP, e non me lo feci dire due volte. Digitai dei nuovi dati, questa volta su di me e non su Zexion per avere un nuovo codice di accesso.
 
CODICE DI ACCESSO NUMERO 0: ALEXIA
 
CODICE LIVELLO 13
 
RICHIESTA DI ACCESSO DEL SISTEMA DI CONTROLLO DELLA CITTA’: ACCOLTA
RICHIESTA DI ACCESSO DEI DATI PRESENTI NEL SISTEMA: ACCOLTA
RICHIESTA DI ACCESSO DELLA CAMERA DI SIMULAZIONE: ACCOLTA
RICHIESTA DI ACCESSO DELLE TELECAMERE DI SORVEGLIANZA: ACCOLTA
RICHIESTA DI MODIFICA E CALCELLAZIONE DATI: ACCOLTA
RICHIESTA DI MODIFICA E CANCELLAZIONE PROGRAMMI: RESPINTA
 
“Vedo che hai deciso di respingere la mia capacità di cancellare ed eliminare i programmi dall’esterno per non essere eliminato a tua volta.” Dissi.
“Bada come parli creativa!” Disse Sark. “Ti sono stati dati dei privilegi, ma non sei una nostra alleata. Tu sei uno strumento per eliminare un nostro problema. Sii grata per aver accolto la tua richiesta.”
Qualcosa mi dice che loro odiano i creativi, ma non vogliono ammettere il fatto che ne sono dipendenti. Riguardai la schermata e subito notai una cosa.
“Che cos’è la camera di simulazione?”
“Ti sarà permesso di potenziarti nella camera di simulazione, se lo riterrai opportuno.” Mi rispose l’MCP
“Bene, quindi devo solo catturarvi questo Tron e poi sarò libera di usufruire dei privilegi che mi avete concesso, vero?”
“Per il momento non riusciamo ad individuare la posizione di quel programma, non appena lo staneremo lo potrai arrestare. Puoi usare quel pannello al tuo fianco per fare il log-out, ti invieremo noi un messaggio.” Disse Sark.
“Prima vorrei chiedervi un’altra cosa…”
“Troverai le risposte alle tue domande nel sistema, ora che hai l’accesso ai dati non siamo più obbligati a risponderti.” M’interruppe Sark. Nella sua risposta sospirai quasi esasperata, devono proprio odiare tanto noi umani, anzi creativi; avvicinai la mano sullo schermo di prima, pronta ad dover cliccare qualcosa sulla tastiera, ma una forza la trasse sullo schermo e non appena lo toccai venni avvolta dalla luce. Quando riaprii gli occhi mi ritrovai esattamente dov’ero prima di essere colpita dal laser: seduta davanti al computer. Dopo essermi ripresa da un bel mal di testa, forse un effetto collaterale del “viaggio”, digitai il mio codice ed effettivamente ora avevo libero accesso alla banca dati e al sistema di sicurezza della città. Preferendo prima vedere i dati registrati nel computer alle enormi pile di documenti dello studiolo, mi misi subito all’opera a leggermi e studiarmi i documenti, a partire da quelli con il codice di riservatezza più basso. Passarono ore dalla lettura d’infiniti documenti sullo studio dei cuori, degli Heartless, dei Nessuno e dell’oscurità… ma ancora niente su di me, sulla Keyblade, sull’origine del nostro universo e sulla Darkblade. Sentii gli occhi pensanti e quindi decisi di andare a riposarmi, cominciai a percorrere i lunghi corridoi interni del castello ancora intatti per raggiungere quella che scelsi come la mia stanza. Di sicuro la stanza di uno studioso vista l’enorme quantità di libri e di fogli volanti, ne guardai qualcuno quando arrivai ma si erano rivelati tutti appunti incomprensibili, probabilmente presi per poi trascrivere tutto per bene in un documento apposito che però manca… o forse sono nello studiolo. Mi buttai sul letto e crollai dalla stanchezza, questa volta non incontrai né la Darkblade e né feci strani sogni. Della serie: dormii come una morta.
All’improvviso però un rumore rombante mi svegliò. Andai subito nella sala del computer per accedere alle telecamere. Il rumore era dovuto ad una Gummiship che stava provando ad atterrare nel cortile del castello, ma ciò era impedito dal miasma oscuro e dalla barriera che inalzai quando venni qui. Poco dopo la Gummiship si allontanò e atterrò in città, io ne approfittai per ritornare in camera, togliermi la tunica dell’organizzazione per poter aggirarmi nella città in borghese. Detesto andare in giro di giorno, ma devo scoprire chi ha avuto quella brillante idea, oggi c’è stato questo tentativo fallito ma nei prossimi giorni non so cosa potrebbero tentare.
Uscita dal corridoio oscuro cominciai a camminare per le vie abitate delle città, ma vidi che le poche persone presenti erano troppo impegnare a ricostruire le proprie case e negozi per pensare alla Gummiship, quest’ultima la trovai parcheggiata in centro ma non vidi nessuno nelle vicinanze, mi girai un po’ intorno ma non vidi nessuno che potesse sembrare un pilota o un comandante. Ero sul punto di andarmene quando una mano si appoggiò sulla mia spalla, mi voltai e vidi un ragazzo con i capelli lunghi e castani, con una cicatrice che gli percorreva la faccia. Fu quella ad attirare la mia attenzione perché mi ricordava in un certo senso la cicatrice che aveva Saïx.
“Posso sapere chi sei?” Mi chiese scrutandomi.
“Bel modo di fare conoscenza.” Risposi togliendomi di dosso la sua mano dalla mia spalla.
“Vorrei che non ti facessi strane idee, ma io e i miei amici abbiamo portato qui ogni singolo abitante che vedi.”
In quel momento spalancai gli occhi dalla sorpresa, e solo in quel momento notai il ciondolo al suo collo, a forma di testa di leone; se il mio intuito non sbaglia, questo ragazzo dovrebbe essere Leon.
“Quindi mi hai fermata perché sai che non sono venuta qui grazie ad un tuo passaggio e, ovviamente, questo mi rende sospetta.” Commentai. “Puoi anche stare calmo, anche io viaggio per i mondi.”
“Questo lo davo per scontato, visto che ti ritrovi qui.” Mi rispose. Sospirai, questo qui oltre ad essere una persona attenta è anche molto rude… Cominciai a pensare che cosa fare per uscire da questa situazione, se me la gioco bene riesco anche a farmelo come alleato, così da tener meglio d’occhio quello che succede in città.
“Hey Leon! Ma dove ti eri cacciato?” Sentii da una voce femminile dietro le spalle di lui. “Ma ti sembra il momento di rimorchiare?” Aggiunse la ragazza non appena ci raggiunse.
“Yuffie…” Disse Leon con tono rimproverante. Lei, Yuffie,aveva i capelli neri e corti, indossava degli abiti scuri che ricordavano molto quelli di un ninja.
“Oh ma hey!” Cominciò a dire non appena mi guardò. “Occhi e capelli castani per metà rossi… Ma per caso sei la ragazza che Sora ha salvato alla Città di Mezzo?”
Che? Pensai disgustata. Ma quando mai io mi lascerei salvare da quell’ingenuo che vive nel mondo dei sogni? Però capii a cosa si stava riferendo.
“Accidenti, conoscete Sora?” Chiesi fingendomi sorpresa per nascondere il fastidio dell’affermazione di prima. Yuffie si riferiva sicuramente all’unico incontro che ebbi con Sora alla Città di Mezzo, anche se lui era ignaro della mia identità e quando mi vide in compagnia degli Heartless ha pensato bene di eliminarli per “salvarmi”… solo un idiota poteva non accorgersi che non ero in pericolo.
“Yuffie ma di cosa stai parlando?” Chiese Leon.
“Ma si! Ti ricordi di quella volta che Sora tornò da noi vittorioso dicendo di aver salvato una ragazza? Una viaggiatrice di mondi dagli occhi e dai capelli castani in parte rossi, dubito che ci siano molte ragazze con questa particolarità…”
Quanto vorrei uccidere Sora in questo momento… Però, razionalmente pensando, questa umiliazione sta andando a mio favore.
“Eh eh… da allora mi sono allenata per essere autosufficiente, visto che ci tengo a viaggiare per i mondi.” Dissi sorridendo imbarazzata. “Se ripenso che allora non riuscivo nemmeno a difendermi contro degli innocui Shadows…”
“Quindi tu conosci Sora?” Mi chiese Leon.
“Diciamo che gli devo un favore enorme.” Si, nei suoi sogni forse…
“E il tuo amico? Lo hai poi ritrovato?” Mi chiese Yuffie.
Fantastico, Sora ha raccontato a loro anche del lavaggio di testa che gli rifilai.
“Lui…” Non sapevo che cosa dire, ma all’improvviso mi venne un’idea. “Lui è morto.”
I due rimasero sorpresi della mia affermazione.
“Eravamo entrambi senza il nostro mondo di provenienza, ci siamo promessi che avremmo viaggiato per i mondi per avere la forza necessaria per sconfiggere gli Heartless… una cosa da stupidi sognatori, vero?” Dissi mostrando un profondo rammarico. “Però c’eravamo persi di vista e poi ho saputo che era morto… ora che ho scoperto che questo mondo è tornato ad esistere, sono qui a mantenere la promessa, a partire dal suo mondo d’origine, so che lui lo avrebbe apprezzato ed è per questo che sono venuta qui…” Conclusi.
Guardai i loro volti e avevano abboccato in pieno, Leon mi guardava ancora freddamente ma non più sospettoso, mentre Yuffie mi guardava mortificata, pensando di avermi chiesto una cosa che non doveva chiedermi. “Mi dispiace.” Disse infatti. “Qual’era il tuo mondo di origine?” Chiese alla fine. Rimasi dubbiosa se dire un nome a caso o il vero nome del mio mondo di origine ma, non sapendo fin dove arrivava la loro conoscenza sui mondi, preferii essere sincera. Tanto solo a mio nonno, che ora è morto, mi ripresentai come Alexia, quindi non correvo pericoli.
“Antico Tempio… probabilmente ora è ritornato ad esistere come questo mondo ma…” Dissi indicando la piazza semi distrutta. “…ma ora non ho il coraggio di vederla come sia ridotta, per ora preferisco ricordarla prima di essere stata conquistata dall’oscurità.” Conclusi.
“Hai detto Antico Tempio?” Intervenne Leon sorpreso.
“Si, perché?” Chiesi perplessa.
Vidi Leon che si scambiò uno sguardo con Yuffie, anche lei sorpresa.
“Lo sai, nel nostro gruppo abbiamo accolto un ragazzo che proviene dal tuo stesso mondo.” Iniziò a dire e in quel momento il mio sangue gelò. “ Aspetta un momento.” Disse prima di voltarsi. “Hey novellino! Vieni qua un secondo!” Urlo a squarcia gola.
Mi accorsi che stava urlando ad un piccolo gruppo di quattro persone, una di loro si allontanò di corsa.
“Yuffie quante volte ti devo dire di no chiamarm…” Non appena ci raggiunse si fermò a guardarmi stupito, ed io con lui.
“Zeno?” Chiesi stupita.





















 

Angolo dell'Autrice

I'm back! Finalmente ho finito di lavorare e sono ritornata a scrivere, non avete idea della fatica che facevo anche solo a rimanere in contatto con famiglia e amici! Mi dispiace veramente tanto per questo ritardo e spero di essermi fatta perdonare con quesot lungo capitolo pieni di spunti di quello che succederà nei prossimi e di riferimenti ai precedenti, in modo da non doversi rileggere tutto da capo per capire una cavolata.
Da adesso l'attesa non sarà infinita come è successo per questo capitolo, appena mi tolgo dalle scatole un maledettissimo esame di storia, stenderò in maniera definitva il prossimo capitolo!
Bye Bye!

  
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