E siamo al capitolo 100... Wow, neanche ci credo...
Comunque tornando a noi. Vi ho lasciato parecchio sulle spine mentre Shinichi apriva la porta rossa, ora penserete che i vostri dubbi verranno svelati. Sbagliato!
Il nostro punto di vista si sposta, con un capitolo un po' corto, su Heiji e Kazuha e su una scena piuttosto romantica che ci porterà a ripensare al movie di Detective Conan che li vede protagonisti.
Vi ringrazio sempre immensamente per i commenti.
Magic Xmas
Il primo amore
Eravamo in una cella buia. Sotto di noi c’era un pavimento in legno, sentivo le assi scricchiolare ad ogni nostro movimento. La porta della cella sembrava in metallo, ma nella parte più alta c’era una piccola apertura, troppo piccola per far passare una persona, ma abbastanza grande da far passare quel poco di luce per non farci rimanere completamente cechi.
Sentivo le gambe indolenzite e doloranti, le braccia, portate dietro la schiena, erano inermi e legate alle sue. Lo zigomo destro continuava a pulsarmi fastidiosamente e sentivo il sapore metallico del sangue che mi bagnava il labbro spaccato.
Mi chiesi, per un attimo, perché mi trovavo sempre in quella situazione con lei, anche se questa volta era tutto parecchio più serio. Sebbene fossimo imprigionati lì da non più di mezz’ora, non sapevamo nulla di cosa stava succedendo fuori da quella maledetta cella. Non sapevamo se i nostri amici stavano bene, se qualcun altro era stato catturato, se Shinichi si fosse salvato da quella trappola.
Ad un tratto sentimmo la voce di Giada: era ovattata e lontana, ma ero più che sicuro che fosse lei. Non riuscii a comprendere le parole, ma probabilmente era un altro suo avvertimento a chi era rimasto.
«Che ha detto?» mi chiese lei, si sentiva dal tono della sua voce che era nervosa e preoccupata, probabilmente sperava che non avesse parlato di noi o del nostro destino.
«Non lo so... – risposi – non ho capito nulla neanch’io...»
Calò di nuovo il silenzio per qualche secondo, poi la sentii singhiozzare e in un attimo mi venne un colpo al cuore. Le afferrai la mano, per quanto me lo permettevano le corde che ci legavano i polsi.
«Kazuha, andrà tutto bene, ce la faremo, sono sicuro che qualcuno è rimasto fuori... Ti giuro che andrà tutto bene!»
«Sì, scusa... è che io...»
«Non essere stupida! Non ti devi scusare, è normale che tu sia spaventata, ma ricordati che io ci sarò sempre per te!»
«Grazie...» mi rispose lei, sapevo che aveva sorriso.
Poi ricadde il silenzio. Continuavo a pensare a lei, che mi stava alle spalle, ormai era da parecchio che stavamo insieme, eppure c’era ancora qualcosa che non le avevo confessato e decisi che quello era il momento giusto per farlo, così cercai le parole giuste.
«Kazuha...»
«Sì?»
«... ecco... ti ricordi quella storia di Kyoto? Quella della bambina?»
«Ah... intendi il tuo primo amore?» chiese, percepivo il suo fastidio nel risentire quella storia.
«Esatto... penso che tu debba sapere la verità su quella storia...»
Silenzio.
«È stato il giorno che siamo andati insieme a Kyoto per la festa... Quel giorno, per aspettarti, ero andato al tempio Sanno a giocare... Giocando, però, ero caduto e... e ho perso i sensi... Quando mi son risvegliato ho sentito una voce... così mi sono affacciato e ho visto... ho visto la bambina che cantava, mentre giocava con la palla... Quella bambina eri tu Kazuha...»
Rimase ancora zitta, ma per un attimo percepii il suo fremito, poi fu lei ad afferrarmi la mano.