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Autore: NekoRika e Happyaku    08/02/2009    1 recensioni
E se l'Akatsuki non fosse composta da uomini ma da donne?
Beh due autrici hanno messo a disposizione il loro cervello per ragionarci su.
Cosa ne è uscito giudicatelo voi^-^
[Possibili accenni a vari pairing in chiave comica]
1. Akasuna no Sasori
2. Deidara
3. Zetsu
4. Hidan
5. Kakuzu
6. Kisame Hoshigaki
Genere: Commedia, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akatsuki
Note: What if? (E se ...), Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questa volta inizio io, Happy-chan! Allora, in questo capitolo si vede una Kisame totalmente diversa dal campa di battaglia, non perché è OOC ma solamente perché viene conquistata dall'euforia quando si trova in un Centro commerciale. Anche a me capita>.> (Anche di essere OOC nd Neko). in ogni caso, Itachi viene un po' martoriato, ed è stato divertentissimo*w* Kisame non è che è scema per non accorgersi niente, solamente lascia perdere perché è il suo unico giorno di libertà e non vuole sprecarlo in cose che può pensare con calma nei giorni lavorativi. Itachi odia il suo smalto, anche se a me piace tantissimo quel viola, Itachi non lo sopporta per niente, ce lo vedo proprio >.< 109 Amegakure si ispira al 109 di Shibuya a Tokyo, è davvero un depato di nove piani tutto per donne e alla fine la pasticceria e il parrucchiere. E' un paradiso dello shopping, per chi entra nelle taglie giapponesi, tra parentesi. inoltre la torta che ho mangiato (si sono andata a Tokyo) sembrava proprio uscita da un manga! Era super-super bellissima! I capelli gonfi ce li ho io, quindi ho dato questo piccolo-grosso problema a Kisame, e pensare che a me con poca umidità mi si gonfiano, immaginate Kisame mentre fa un justu d'acqua che è una sua specialità. Precisiamo che Kisamina ha le code e non i capelli dritti come la pinna di uno squalo, già si siamo morte quando ho scritto male per un errore di battitura che Kisame era calva, immaginatela con la cresta, orribile.>.>°° Ah, si1 Ho lasciato apposta che Deidara fosse una donna, perché se fosse stato un uomo Itachi l'avrebbe Mangekyo sharingato in un millisecondo, mentre Deidei faceva lo stupido, invece da donna, riuscirebbe a piegare con l'estorsione di far dilagare la notizia, della "romantico" appuntamento, "convincendo" Itachi ad adoperare lo sharingan per i suoi fini. ossia rendere la vita di Tobi un inferno. Inoltre pensate chi è per davvero Tobi e Itachi lo sa, ma è costretto lo stesso a farlo. Troppo divertente!!!*W* Ecco qui un link di una mia fanart su Kisamina. Enjoy ^.^  http://community.disegnomanga.it/photo/kisamina-copy?context=user

(Rika) Salve!^-^ Questo capitolo è stato scritto per la maggior parte da Happy-chan (E tu hai fatto il  pesantissimo lavoro di betaggio T_T nd Happy).. E' che trovo difficoltà ad entrare nella psicologia di ItachiT__T° E Kisamina la stava "muovendo" lei. Itachi è.. complicato. Complicatissimo. Noi lo abbiamo reso come un ragazzo adolescente con tante seghe mentali (17 anni), ma è uno di quei personaggi che potrebbero pensare tutto e niente, allo stesso momento-.- E' ingestibile, un po' come Ulqiorra. Solo che su Itachi non avevo mai scritto prima, e letto davvero poco (e ancora meno di IC), quindi la difficoltà si è raddoppiata. Ma tutto sommato sono comunque soddisfatta di questo risultato. E' stato un bel capitolo da scrivere^o^ E il flashback sul passato di Itachi, e sul suo "imparare a mangiare" è stato un parto della mia mente, detto ad alta voce mentre si scriveva, senza programmarlo. Siamo morte a pensare e a rifare la scenetta XD "Catapultaa!"XDD I genitori di Itachi sono delle tristi creature, sì u.ù° E non si vogliono bene. Il finale avrebbe dovuto allungarsi ancora un po', spiegando i diabolici piani di Deidara, ma così faceva troppo suspanceXD Un finale incisivo, dire. In fin dei conti è abbastanza intuitivo, visto l'odio reciproco tra Itachi e Deidara. La ragazza sicuramente lo ricatterà per i suoi scopi. Tipo togliersi di torno Tobi. Ah, giusto, ho disegnato una fanart di Kisame al femminile XD Nulla di che, giusto un paio di appunti sul modello da seguire, sicuramente da rivedere e risistemare, ma se volete darci un'occhiata, giusto per farvi un'immagine mentale, è [QUI] Qui abbiamo torturato un bel po' Itachi XD Non gli vogliamo male, e diciamo che nemmeno se lo meritava del tutto.. Ma dai, trovarsi davanti un personaggio così stoico e impassibile, viene quasi naturale! A tratti mi faceva non poca pena.. insomma, se per Hidan si può dire tranquillamente "se lo merita", per Itachi non è proprio lo stesso^^°

ATTENZIONE!
Mini-spoiler su Itachi.
Spoiler su una tecnica di Pein.

DI NUOVO ATTENZIONE!
Contenuti semi-espliciti, allusioni varie, niente di che.







Immobile, Samehada sorretta a stento, l'impugnatura appoggiata sulla spalla, aspettava.
Le persone sciamavano tutt'attorno, ragazze su ragazze e solo ragazze.
Troppe ragazze.
Le porte automatiche su cui svettava la scritta "109 Amegakure", ritmicamente si aprivano e richiudevano ai lati della sua figura.
Continuavano nel loro interminabile tentativo di chiudersi, trovando il solito ostacolo: lui.
Sulla soglia, senza la forza di muovere un altro passo.
Terribile.
La situazione più ardua della sua vita, che si ripeteva, settimana dopo settimana.
Non aveva avuto di quei problemi nemmeno quando aveva accettato di sterminare il suo clan.
Beh, ma magari.. forse.. Potevano esserci dei ninja nemici nei dintorni.
Sì, dei ninja nemici.
Probabilmente era il caso di andare a controllare.
Fece per rigirarsi, voltando le spalle a quel posto, trascinando la spada troppo pesante per lui.
Non fece in tempo a fare un altro passo.
"Itaachiii-saannn!"
Maledetta spada e il suo legame con il proprietario.
"Dove sta andando?" domandò con la solita espressione ingenua, che per qualche motivo appariva in quel posto. E solo lì.
"Uh.. Potrebbero esserci dei nemici nei paraggi. E' nostro compito sorvegliare." affermò senza espressione, distaccato.
"Ma, Itachi-san, sta piovendo"
"Mh." Non vedeva cosa potesse c'entrare.
O meglio, lo vedeva fin troppo bene, ma sperava che la ragazza non vedesse quello che lui vedeva.
" Siamo ad Ame!" cercò una reazione di comprensione da parte del moro " E' la pioggia del Capo! E' la sua tecnica di sorveglianza, nessuna può riuscire ad entrare inosservato. Ma non lo sapeva, Itachi-san?" chiese ancora una volta ingenuamente. La felicità di essere lì le aveva mandato in pappa il cervello?
"Mh." replicò di nuovo.
Accidenti.
A quanto sembrava l'essere in quel luogo non l'aveva intontita fino a quel punto, anche se, a giudicare dagli atteggiamenti del tutto trasformati rispetto al normale, si sarebbe tranquillamente potuto pensare il contrario.
Insomma, Kisame non era quella.. quella.. Era tutta un "Andiamo ad uccidere!", "Vieni che ti grattugio con Samehada!".
O almeno gli sembrava così.
"Ahhh" sospirò la ragazza. Aveva capito.
Si avvicinò al giovane sotto la pioggia "Itachi-san. Se lei non vuole venire, va bene lo stesso. Anche se Kisamechan sarebbe molto felice se l'accompagnasse"
Lo guardò negli occhi, assumendo la miglior espressione da cucciolo bastonato.
Gli occhi si allargarono e le labbra si corrucciarono.
Itachi non sapeva cosa fare.
A causa dei suoi impegni da ninja di Konoha, non era riuscito ad affilare le armi contro queste tattiche, che lo mettevano seriamente a disagio.
Anche se, naturalmente, la sua espressione mutò solo per un leggero aggrottarsi della sopracciglia.
"Lo faccio solo per la nostra relazione lavorativa." borbottò, sconfitto.
Con un gridolino di gioia, Kisame afferrò Samehada, rischiando di far cadere Itachi per lo spostamento di peso, e lo prese a braccetto, come fosse la sua migliore amica.
"Moviamoci, sennò chiudono i negozi"
Ma erano solamente le tre del pomeriggio.
Il moro si fece sballottolare come una bambola di pezza, travolto dall'entusiasmo della sua compagna.
Le porte automatiche finalmente si chiusero, il loro rumore era comparabile metaforicamente alle porte dell'Inferno che si serravano.
Non lasciando via di scampo.

1° Piano: Abbigliamento. Donna.

Itachi riuscì a leggere di sfuggita la targhetta prima di essere trascinato dentro un negozio.
Aveva ormai imparato da tempo a suoi spese che "The dark moon" era il negozio preferito di Kisame, infatti non si sorprese quando la cassiera salutò calorosamente la sua compagna, chiamandola per nome.
Il Venerdì di ogni settimana era diventato il giorno in cui Kisame si trasformava da pazza assassina, in pazza shoppinara.
E a lui non restava che sedersi nel solito posto, ad aspettare che la tortura terminasse.
Kisame lasciò il braccio del ragazzo, abbandonandolo all'istante per seguire la ragazza del banco, Mimi-san se ricordava bene, che le stava mostrando i nuovi arrivi della stagione primavera-autunno e lui si diresse con passo sicuro alla solita poltroncina di colore giallo canarino, che aveva scoperto essere la più confortevole del negozio.
Sedendosi, notò nell'angolo opposto del locale due nuove ragazze probabilmente assunte di recente.
Sicuramente due nuove commesse, dedusse Itachi osservandole scambiarsi bisbigli e sguardi smarriti alla volta della ragazza che stava mostrando una bella serie di denti aguzzi per la felicità.
Eh, sì, non era da tutti i giorni vedere una persona blu, alta 185 centimetri, marciare pimpante in un centro commerciale in pieno centro di Ame con vestiti svolazzanti al seguito.
Già erano un problema in missione, quelle caratteristiche.
Come se non si notassero quelle piccolezze.
Itachi fissò il tavolino basso di vetro davanti a lui, indirizzando la sua attenzione alla conversazione tra le due ragazze, più per abitudine che per altro.
"Ma l'hai vista?"
"Si, non avevo mai visto una cosa simile"
"E la spada?"
"Deve essere pesantissima, chissà che muscol.."
Kisame si gelò sul posto.
L'udito sovrasviluppato da ninja non era sempre una buona cosa.
Fissò con espressione imbarazzata e dispiaciuta la maglia cremisi che aveva davanti.
Senza farsi notare dalle altre due ragazze, gettò uno sguardo in tralice al braccio che sorreggeva Samehada, digrignando i denti e guardandolo in cagnesco.
-Il proprio braccio.-
Ormai aveva imparato a sopportare i commentini sulla sua pelle o sulla sua altezza, ma ancora non riusciva  a mandare giù la sua fisima per le sue braccia. Naturalmente muscolose per una spadaccina, ci trovava qualcosa di obbrobrioso, un qualcosa di irrazionalmente orripilante da bandire dalla faccia della Terra.
Itachi non ci vedeva niente di male, semplicemente i muscoli servivano per eliminare il nemico.
Nessun nemico: vita felice.
Una vita che stava per diventare molto più pesante, decise crucciato il ragazzo guardando una Kisame girarsi verso di lui e regalandogli un sorriso a tutti-denti.
"Itachi-san, mi potrebbe tenere Samehada per un momento, per favore?"
Le fu sufficiente il sospiro rassegnato dal ragazzo, per tornare dalla capo-commessa che intanto la osservava con aria interrogativa e riprendeva a parlare energicamente, scegliendo vestiti su vestiti, tenendoli in bilico con le braccia.
Itachi riuscì a resistere seduto per una buona quindicina di minuti, un nuovo record, prima di alzarsi ed errare per il negozio, scocciato per gli sguardi interrogativi, che la gente gli lanciava passando davanti alla vetrina, da cui era ben visibile la sua poltroncina.
Era così strano vedere un ragazzo in un edificio per sole donne? Pensò stancamente, guardando annoiato un completo lillà, che a suo parere doveva essere carbonizzato dalla faccia della terra.
Nemmeno avesse voluto entrarci lui, in quel posto.
La mano del ragazzo fu bloccata su una maglietta verde acido e giallo canarino, che sarebbe sicuramente finita nella sua lista di obbrobri del mondo, dalla voce eccitata e squillante di Kisame.
"Itachi-saaan!"
Forse faceva ancora in tempo a sgattaiolare via e rinchiudersi in qualche camerino "Ecco dove siete! Vorrei un suo consiglio su qualche vestito"
Non avendo più alcuna via di fuga, Itachi si avviò con le spalle un po' abbattute a riappropriarsi della solita poltrona, dove avrebbe passato felicemente le prossime due ore.
Se i Kami lo avessero voluto.
Sprofondando leggermente sui morbidi cuscini, il moro si apprestò a commentare una lunga sequela di vestiti con degli annoiati "Uhn", senza prestare la minima attenzione a ciò che gli mostrava Kisame.
Le prime volte aveva anche provato a fare dei commenti costruttivi, ma aveva lasciato perdere quando aveva capito che Kisame era quel tipo di persona che, per quanto tu provassi a spiegarti, non ti ascoltavano mai.
Almeno in fattore di abbigliamento, sennò addio missioni.
La gamba destra stava preannunciando l'avvenire di un fastidiosissimo formicolio, causato dal tenere una posizione rigida per un lungo periodo.
Era arrivato il tempo di cambiare territorio, pensò deciso e leggermente irritato il giovane.
Focalizzò lo sguardo su Kisame che criticamente stava osservando allo specchio un vestitino viola prugna, che cozzava con il colore della sua pelle.
Ma questo non aveva importanza.
"Ne, Itachi-san, cosa ne dice di questo?"
"E' perfetto. Andiamo." rispose apatico, alzandosi dalla poltrona, dove era rimasto il segno del suo sedere.
"Ummm, non so. Non crede che mi faccia le braccia grosse?" chiese osservandosi di lato un braccio, mentre corrucciava le labbra.
"No" doveva trovare un modo di staccarla dal quello specchio, anche se avesse dovuto usare lo sharingan per farla vedere perfetta.
"Non saprei, mi sembra che mi faccia dei prosciutti per braccia. Forse era meglio quello bianco di prima."
"Prendili entrambi." replicò, sospirando interiormente.
Tutto, tutto pur di staccarla di lì.
Al costo di dover sopportare le solite lamentele di Kakuzu quadruplicate per la paga lavorativa della loro compagna interamente spesa tra i vestiti.
Se c'era una cosa che li metteva tutti d'accordo lì al covo -Hidan compreso- era quello.
"Itachi! I fondi per la nostra missione sono importanti, non vanno spesi così alla leggera!" lo rimbeccò, anche se continuava a guardare languidamente la pila di vestiti, che la capo-commessa stava ripiegando.
"Ma..." fece una pausa, decidendo che la loro missione era importante ma qualche vestito non avrebbe fatto la differenza " Se parlerai tu con Kakuzu, andrà tutto bene" concluse con un sorrisone, girandosi verso l'altra donna ed esclamando "Li prendo tutti, grazie!"
Non gli aveva nemmeno lasciato il tempo di rispondere.
Per fortuna era pur sempre Itachi Uchiha, e una qualche importanza, all'interno dell'Akatsuki, ce l'aveva.
Non gli rimase che aspettare che la compagna pagasse, per seguirla ricalcitrante, trascinando Samehada e i pacchi.
Perché era lui il ragazzo e il ragazzo doveva portare le buste, su per la scala mobile dietro a una energica Kisame, che la percorreva correndo verso il Secondo piano.

2° Piano: Abbigliamento per le occasioni. Donna. Profumeria. Donna.

Non era uno dei piani preferiti di Kisame, quello.
Quando lei glielo aveva detto, ormai mesi prima, aveva tirato un gran respiro di sollievo.
Avrebbe dovuto saperlo che non poteva essere così semplice.
Già. A Kisame non piaceva comprare in quel piano, ma le piaceva passeggiare, visitare, fantasticare.
Girare a vuoto, in pratica.
La ragazza era già partita nella sua modalità-sogno, mentre lui trascinava forzatamente Samehada e i pacchi.
Passando attraverso vestiti spumosi, abiti da sera, da sposa, colori sgargianti di paiette e spacchi stratosferici, arrivò finalmente all'unico reparto che poteva minimamente interessargli.
Era stato nell'aspettare lei che si era abituato a sostare in quel posto -e ignorare gli sguardi perplessi delle passanti-: la profumeria.
Appoggiata la spada accanto allo scaffale dei trucchi, che scricchiolò in protesta, si dedicò alla ricerca dei nuovi colori di smalto, lasciando la compagna a gironzolare chissà dove, tra abiti dalla dubbia possibilità d'utilizzo.
Fissò la teca, soffermando lo sguardo sui colori sgargianti.
Quell'anno andavano di moda.
Non sarebbe stato male rinnovare il look di quel monotono, noioso smalto viola in dotazione all'Akatsuki.
Passando oltre, il suo sguardo venne catturato dalle matite per gli occhi.
Indeciso, tirando un'occhiata intorno, allungò una mano a prenderne una, che si rivelò essere verde scuro.
Tolse il tappo, con assoluta calma, fissando la mina.
Rimise il tappo, decidendo che gli ricordava troppo Zetsu.
Provò di nuovo.
Questa volta il tappo era nero, decorato con delle pagliuzze argento.
Come previsto, anche il colore all'interno appariva analogo.
Lo guardò un attimo, incuriosito, per poi passare la mina sul dorso della mano, testando il colore.
Portò la mano innanzi al viso, allontanandola, osservando attentamente il contrasto con la sua pelle pallida, la consistenza, la leggera sbavatura, la morbidezza della punta.
Guardò di nuovo la matita, portandola ad altezza viso.
Alzando gli occhi, si fissò allo specchio, prendendo una decisione.
Si piegò in avanti, portando i polpastrelli della mano sinistra sull'occhio destro, a posizionare la palpebra, pronta ad essere.. colorata?
"Itachi-san!" la voce di Kisame echeggiò per il reparto, proveniente da dietro le sue spalle.
Sussultò, la matita pericolosamente vicina ad accecarlo.
Balzò all'indietro, scagliando via il prodotto.
Se non ci avesse pensato lo sharingan a fargli perdere la vista, lo avrebbe sicuramente fatto Kisame.
Si voltò, il gekkai-kekkai vorticò nei suoi occhi rabbiosamente, adirato.
Ma, immediatamente, il turbinio si gelò sul posto.
Kisame...Kisame..Non era più Kisame!
Alzata da terra di ulteriori dieci centimetri per i tacchi a spillo, Itachi si ritrovò ad altezza seno, enfatizzata la sua quinta di taglia dal tessuto nero lucido, che aderente calzava sinuosamente, calcando i morbidi fianchi e accarezzando le lunghe gambe, scoperte da un abbondante spacco.
Per la prima volta, Itachi si trovò la testa inspiegabilmente vuota.
"Ne, Itachi-san" Kisame si abbassò ad altezza degli occhi del moro, valorizzando la scollatura del vestito "Cosa ne pensa?"
Il ragazzo arretrò ad udire la voce calda e bassa della donna, sentendosi stranamente accaldato.
Gli ormoni dovevano aver iniziato a girare, e girare, molto peggio dello sharingan.
La donna non si fece per niente fermare dall'espressione persa del ragazzo e tirandosi su e allontanandosi di qualche passo, per fargli avere una panoramica migliore del vestito.
"Ed ora?", allungò una gamba, mettendo a nudo più pelle e rilevando il laccetto del tanga, che portava nei giorni di riposo.
Si stava divertendo un mondo a giocare a fare la sexy. Di solito non le capitava mai, ma in quell'abito, sentiva che poteva tutto.
Le nocche delle mani di Itachi erano diventate bianche, che artigliavano il banco dietro di lui.
La bocca era diventata asciutta e iniziava a trovare difficoltà a respirare.
" Aspetti, aspetti! Non è finita qui!", il ragazzo si scansò un po' per riflesso dalla donna che si era precipitata sui trucchi.
Itachi rimase immobile, sentendo il seno della ragazza sfiorargli il braccio, mentre smanettava tra i rossetti, prima di fermarsi con un urletto di gioia e dargli le spalle.
Cosa avrebbe combinato adesso?, tremò un po' per la trepidazione.
Kisame, appoggiò il rossetto e, ancora di schiena, raddrizzò le spalle.
Il moro deglutì, sentendosi diventare sempre più caldo, con il sedere della ragazza in bella vista.
Kisame si girò lentamente, facendo scivolare una mano sul bancone e chinandosi appena, così da osservare Itachi leggermente da più in basso.
Il ragazzo fu ipnotizzato dai riflessi del gloss che le labbra di Kisame mandavano, divenute magicamente più seducenti.
Non aveva mai visto delle labbra così morbide e carnose,  si inclinò leggermente verso di lei.
"Ummm, Itachi" il ragazzo sentì il sospiro caldo di lei sulla sua pelle, avvampando all'istante, " Cosa ne pensa?"
"Eh.." sospirò, imbambolato.
Avrebbe dovuto parlare, forse?
"Stai.. bene.." continuò, con aria persa, fissandola.
"Dice davvero? Purtroppo costa troppo, e ho già comprato altre cose" corrucciò le labbra, rendendole ancora più sexy.
"Ah.. Però.." tentò di connettere, avvicinandosi ulteriormente. "Se è così, allora.."
"Si...?" gli sospirò sulle labbra, che ormai potevano sentire il calore, così vicine.
"Puoi.. Posso.. Comprare.." mormorò, quasi sfiorando quelle della ragazza talmente vicine, ma non ebbe possibilità.
Aveva detto la parola comprare, ecco cosa gli era costato.
"Davvero!?" Kisame esclamò euforica, rialzando di scatto la schiena, che Itachi quasi finì per sbattere contro il suo seno.
"Grazie! Grazie! Grazie!", il moro fu stritolato da un abbraccio ammazza-ossa, e la sua testa sprofondò tra i seni della ragazza.
"Allora, vado a cambiarmi. L'aspetto alla cassa", senza neanche degnare il ragazzo di un altro sguardo, Kisame corse salterellando verso il camerino.
Itachi rimase un momento interdetto, fissando il vuoto dove, fino ad un attimo prima, c'era stata la compagna.
Riportò lo sguardo sulle matite per gli occhi, riprendendone una, e ricominciando tutto da capo.
Tutto pur di togliersi dalla testa quelle immagini, avvampò.
Di nuovo, molto più di prima.

La ragazza sbuffò sonoramente, oltre la porta del bagno, con un piede sui gradini che avrebbero portato al piano superiore.
Ma quanto ci stava mettendo!
Uno, due, tre minuti.
E non poteva nemmeno andare avanti, visto che Itachi aveva portato Samehada dentro al bagno degli uomini.
-Nel caso avrebbe anche potuto portarsela con sè, e poi quando Itachi l'avrebbe raggiunta, gliela avrebbe riappioppata-
Non ci sarebbe stato nessun problema, ma il suo compagno a quanto pareva era ancora un giovane adolescente egoista, ignorante dei bisogni di chi aveva accanto.
Tipo lei. Se non si sbrigava non avrebbe fatto in tempo ad andare dalla parrucchiera.
Aveva il vitale bisogno di andarsi a far sfilare quei cosi, gonfi come mongolfiere, che aveva per capelli.
Si passò una mano in una delle lunghe code che delicatamente si appoggiavano sulla spalla.
Alla fine, era stressante aspettare qualcuno.
Come capiva Sasori e Kakuzu.
Ma da Itachi non se l'era aspettato!, pensò un po' stizzosa, era lui il prodigo nell'Akatsuki.
Perché ci doveva mettere così tanto!?
"Kisame", la donna si irrigidì un attimo, non si era accorta dell'arrivo del giovane. Da quanto era lì?
Con un sorriso serafico, si voltò ad accoglierlo, come se non lo avesse insultato mentalmente per almeno cinque minuti.
Osservando l'espressione leggermente confusa del ragazzo, Kisame si compiacque che gli uomini erano creature abbastanza stupide da essere abbindolate.
"Andiamo! Il prossimo piano ci aspetta!" lo trascinò su per le scale mobili, ignorando la rilassatezza del suo compagno, che di solito era sempre un fascio di nervi.
 
3° Piano: Bigiotteria. Specializzato in prodotti femminili.

Bigiotteria.
Era l'unico piano che ad Itachi interessasse, per quanto limitatamente.
Sempre meglio degli altri, comunque, tappezzati solo e soltanto d'abiti femminili.
Sarebbe stato carino poterci fare un giro tranquillamente, prendendosi un po' di tempo.. e invece no.
Perché, neanche a dirlo, a Kisame quei negozi non interessavano.
Come se il fatto che lei, da spadaccina qual'era, non poteva indossare bracciali e anelli, avesse significato che nessun altro poteva farlo.
In genere il limite massimo di sopportazione della ragazza era dieci minuti, prima di correre verso il piano di sopra, con lui nelle sue grinfie.
Gironzolò tra i banchi, tra gli scaffali luccicanti, tempestati di collane e bracciali -il più dei quali ovviamente femminili, ma per fortuna qualcosa di un po' più sobrio c'era-.
Dietro di lui già sentiva la donna scalpitare.
Itachi sembrava fissare una collana.
Era semplice, con il filo in cuoio, decorata da tre ciondoli in metallo a forma di ciambella.
Fissarla con uno sguardo talmente intenso, tagliente, da lasciar intuire che sicuramente stava elaborando qualcosa.
Ecco, erano alle solite.
Itachi era davvero uno shoppinaro terribile, sospirò Kisame.
Sapeva perfettamente cosa vorticava nella sua testa.
Non era come tutte le persone normali, che semplicemente osservavano, gradivano, provavano, e compravano.
Lui no.
Sarebbe stato troppo facile.
Era molto, molto più terribile.
Seguì con lo sguardo i suoi movimenti, pronta a decifrarli, il suo portare la mano al mento.
Sembrava solo un pezzo di legno che osservava qualcosa, ma in realtà c'era molto di più.
Probabilmente stava pensando qualcosa sul genere "Mmh. Qui dice che è 80% argento, ma non sono molto convinto."
Quindi alzò il dito, a sfiorarsi il naso, senza schiodarsi di un millimetro da quella posizione.
Ecco, quello era l'atteggiamento da "Se non lo fosse probabilmente mi macchierebbe la pelle. E poi per togliere i segni dovrei chiedere il latte detergente a Kisame, e non ho voglia di vedere il suo sguardo accusatore. E se poi mi facesse allergia?"
Lo sguardo del ragazzo si corrucciò lievemente. Probabilmente era passato al livello successivo, ossia lo studiare gli effetti cromatici, e la loro intonazione con la divisa. "Troppo rotonda, probabilmente non sta bene con le nuvolette altrettanto tonde. Quell'idiota di Deidara dice sempre che si dovrebbero combinare cose opposte per equilibrare il sistema armonico, e tutto deve essere perfetto. C'è anche da dire che è stata proprio Deidara a creare il design per le divise, comprese quelle orribili magliette che ognuno ha prontamente modificato a suo piacere. Se lei avesse fatto un lavoro migliore, a quell'ora lui non avrebbe avuto di quei problemi. Stupida Deidara, e stupida autoproclamata arte. Per non parlare delle cappe, lei che parlava di armonia. Rosso acceso su nero. Completamente cacofonico. Sembravano dei bersagli ambulanti. Sul genere siamo qua, colpiteci! Cento punti chi prende il centro della nuvola!"
Kisame osservò l'orologio. Certo che quel pensiero era stato lungo.
Sicuramente stava insultando Deidara, quando lo faceva si mordicchiava sempre delicatamente l'unghia, attento a non rovinare lo smalto.
Doveva essersi perso in un monologo mentale non da poco.
Avrebbe potuto scriverci un libro, sicuramente sarebbe stata una buona fonte di guadagno.
Ma eccolo, finalmente passava alla fase dopo, portandosi di tre quarti, osservando di sbieco la collana. Sicuramente stava pensando "Però è carina lo stesso. E' pure intonata con lo sharingan, in quanto a forma. Ma se la comprassi, apparirei come quello che spende i soldi a vanvera. E io sono il genio, colui che deve fare tutto in modo perfetto. Dio, che peso essere me stesso. E se Kakuzu si lamentasse? Non voglio essere criticato, non c'è possibilità che io possa essere criticato, perché è così che va il mondo."
Kisame lo vide voltarsi verso di lei, lentamente.
Con quello sguardo diceva "E va bene, la farò comprare da Kisame. E' sempre colpa sua, quindi per una volta in più non sarà un problema. Vero che dici di sì? Dai, dillo, dillo, dillo."
Kisame sostenne lo sguardo, mentre quello di Itachi si assottigliava, quasi come se volesse ipnotizzarla.
Magari l'avrebbe fatto pure, se non avesse risposto subito all'appello.
"E va bene" sospirò. "Compro io. Vado a chiamare l'inserviente."
"Un." Itachi tornò alla sua solita espressione tra l'impassibile e il persa nel vuoto.
Anche se Kisame, con anni e anni alle spalle di esperienza, poteva capire che era felice e soddisfatto.



Perso nella felicità del momento, mentre stringeva al petto il pacchettino rosa fucsia che conteneva la più perfetta collana che avesse mai visto, non si rese conto che la scala mobile li aveva lasciato su quel piano.
Senza farci caso sorpassò la targhetta che recitava:

4° Piano: Biancheria, Intimo. Donna. Gadget per coppia. Donna.

Ma presto si ridestò dalla sua valle di felicità, quando percepì la sgradevole sensazione di essere osservato. Insistentemente.
Itachi alzò gli occhi dal pavimento.
Gli ci volle un po' per adattarsi alla luce più fioca del piano-per rendere l'atmosfera del posto-, ma subito si rese conto che oltre la vetrina alla sua destra spiccavano un delizioso corpetto nero di pelle in perfetto stile Domitrix, con manette e frustino allegato.
L'altra vetrina del negozio era oscurato.
Un brivido, non bene identificato, percorse la schiena di Itachi.
Quel...quel posto era disgustoso!, pensò arrossendo, anche se sembrava più un disperato tentativo di autoconvincimento che altro, la sua mente che ripercorreva l'esperienza del secondo piano.
Non era il momento di ripensare a quelle cose. Avrebbe avuto tutto il tempo quando fossero ritornati al covo. In camera sua. In privato.
Non sotto a più sguardi, alcuni tra il sorpreso, altri il divertito e l'imbarazzato, Itachi percepì chiaramente uno pure indignato.
Ma come si permettevano!, fermò le lunghe falcate che lo avevano allontanato dal Sexy shop Mille in una notte.
Kisame osservò incuriosita il suo profilo, cercando di leggere cosa stava passando per la testa al suo giovane compagno.
Di sicuro si sarebbe accorta di cosa stava succedendo al ragazzo, se non fosse stata così incentrata sul suo desiderio di comprare e curiosare e comprare.
Ma al momento poteva solamente captare qualche pensiero di Itachi. Tipo: "Non è colpa mia se sono un uomo. No, anzi è tutta colpa loro che hanno una mentalità così chiusa! Dov'è il problema se io sono più bello di una donna? Se ho lunghi capelli piastrati e curati con i migliori shampi in circolazione? Le ciglia lunghe aiutate solamente un po' dalla matita?! La carnagione chiara da principessa? E il colore orribile di quello smalto non era stata una sua scelta, ma era per il lavoro."
E stava bofonchiando qualcosa tipo, "Se io sono stato così coraggioso da uccidere tutto il mio clan, volete che non lo sia per entrare in un negozio di sola biancheria femminile!?", quando Kisame decise che non aveva poi così tempo per fare da babysitter al suo compagno.
Avrebbe avuto tutto il tempo al covo, dopo aver provato tutti le combinazioni di vestiti, naturalmente.
Itachi osservò un po' risentito la donna che si diresse saltellando, fregandosene dei suoi problemi, verso una vetrina illuminata da neon blu e arancioni.
Avvicinandosi borbottando, i suoi occhi furono colpiti dall'intricato disegno di fiori e piante che decoravano il davanti di un intimo nero, semitrasparente.
Voltò lo sguardo di scatto verso gli occhi di Kisame, che sbrillucicavano eccitati davanti alle mutandine.
Non aveva intenzione di comprarle,vero?
Non che si imbarazzasse, lui era il grande, stoico Itachi Uchiha.
Non si sarebbe scomposto davanti a quell'articolo.
Ma se Kisame l'avesse volute provare? Conoscendo il suo modus operandi, lo avrebbe fatto di sicuro.
Come un lampo, gli balenò in mente il corpo della donna, che sotto a quel seducente vestito nero, lasciava intravvedere quelle mutandine.
Si avrebbe visto tutto il dav...
"Itachi-san?", Kisame si girò senza spostare le sue mani dal vetro della vetrina, e scorse le spalle rigide del ragazzo, che velocemente si dirigevano verso il piano superiore.
"Mi aspetti!!"
Questa volta, non sarebbe andato al bagno, pensò un po' stizzoso Itachi.
 
5° Piano: Parrucchiere, Manicure, Estetista. Specializzazione Donna.

Fu quasi un sospiro di sollievo il vedere la targhetta che presentava il prossimo piano.
Gli ci voleva davvero, per rilassarsi.
Per poter, finalmente, riprendere fiato come si doveva.
Cosa c'era di meglio rispetto ad un massaggio alle erbe riedificanti al cuoio capelluto?
Molto meglio quello che una seduta da un psicologo, era poco ma sicuro.
Continuò a trascinare Samehada, ormai lo faceva per riflesso, incollata addosso come se fosse la sua ombra.
Le ragazze che lavoravano su quel piano li conoscevano bene, ormai da tempo.
Avevano persino imparato ad ignorare le storie -un po' splatter- che raccontavano quando, troppo rilassati dalla seduta, se le lasciavano scappare, catalogandoli come fanatici di film horror, o qualcosa del genere.
Meglio così.
Se solo fossero state un po' più sveglie -non potevano pensare che dei criminali di alto livello andassero da loro a farsi i capelli-, di sicuro avrebbero catturato in tre minuti il famoso sterminatore del clan Uchiha.
Quello era l'orario perfetto per andare a recuperare tutte le dure ore perse sul campo di lavoro, visto che praticamente non c'erano altri clienti che loro.
Appena entrati, furono subito accolti da un caloroso "Benvenuti", frammentato da qualche "Kisame-chan" e "Itachi-kun".
Subito un giovinetta si avvicinò, pronta a scortarli dalle loro parrucchiere di fiducia, che prontamente terminarono la loro pausa, per andargli in contro.
"Buongiorno, Sasaki-san", salutò cortesemente Itachi la giovane donna dai lunghi capelli castani
"Salve, Itachi-kun. Come è andato il tuo ultimo viaggio di lavoro?", disse facendolo accomodare alla sua postazione di lavoro.
"Un, abbiamo avuto qualche interferenza, ma abbiamo subito eliminato il problema"
"Ah, capisco"

"Kisame-chaaan!" Kisame fu interrotta dalla sua descrizione delle città del fuoco da una donna pienotta, che subito l'abbracciò.
"Suzuki-chan!"
"Da quanto tempo! Allora cosa facciamo oggi? Colore?"
"Non me lo dire! Ho provato in mille modi a convincere il mio datore di lavoro, ma non ne vuole sapere! Quel maledetto feticista dei piercing!"
"Allora solita sfilata?"
"Si, guarda non ne posso più di questi capelli che si gonfiano ad ogni cambio di umidità"
"Cosa ci si può fare, ne hai una cascata"
"Non cambia il fatto che sono orrendi" borbottò imbronciata, sedendosi accanto ad Itachi al lava-testa.
Mentre Kisame chiacchierava allegramente sui piatti tradizionali dello stato della nebbia, Itachi si trovava in un stato di completa beatitudine.
Di tanto intanto, inclinava la testa per prolungare il massaggio in un dato punto, mentre le dita esperte applicavano la giusta pressione con movimenti circolari.
Solamente per quel motivo, Itachi si faceva trascinare da Kisame per quel viaggio negli inferi delle donne.
E pensare che la prima volta era stato molto scettico di far mettere le mani di quelle donne sui suoi preziosi capelli, e invece ora si stava sciogliendo, la sua mente inebriata dal profumo del secondo shampoo che Sasaki-san stava abilmente applicando.
Ne era sicuro, se mai avesse dovuto cambiare lavoro, avrebbe fatto il shampista.
Nel frattempo Kisame si era già accomodata sulla sedia della postazione di Suzuki, che armata di forbici e pettine si stava adoperando nel sfoltire la massa di capelli che era Kisame.
"Allora come ti va nell'ultimo periodo?" domandò Kisame spostando i capelli da davanti gli occhi per creare uno spiraglio di luce.
"Naa, niente di che. Mia madre si è sentita male, ma niente di grave per fortuna. Sasaki, mi metti a riscaldare la piastra?"
"Si, certo. Allora Itachi-kun, facciamo il lavoro dell'altra volta?"
"Un"
Mentre la ragazza castana si allontanava un momento per attaccare la piastra e chiamare le aiuto-manicure, Itachi fissò di riflesso allo specchio la sua compagna che amabilmente parlava di nuovi trend di colori con la parrucchiera, che le stava phonando i lunghi capelli blu.
Come era diversa dal campo di battaglia, assetata di sangue con i denti aguzzi ben in vista.
"Eccoci Itachi-kun!" esclamarono in coro due adolescenti, che portavano in braccio tutto il necessario per la manicure e creme varie.
"Tenga la testa indietro e le mani in vista",  non gli dava una sensazione piacevole essere esposto a quel modo, ma per i capelli e la manicure questo ed altro.
Itachi rilassò il collo sulla morbida poltrona, mentre una ragazza applicava sul viso una crema esfoliante e massaggiava delicatamente.
Il ragazzo avvertì l'odore dell'acetone che stava sciogliendo l'orribile smalto sulle sue sacre unghie.
Sapeva bene quale erano le prossime fasi, ormai le aveva imparate bene.
Per le unghie, Nobuko-san avrebbe pulito la base e tolto tutte le pellicine attorno con gli appositi utensili, poi avrebbe steso una strato di gel e subito dopo il colore, quindi un altro strato di gel.
In seguito gli avrebbero asciugato il colore entro la macchina apposita, che gli creava un leggero formicolio, ma per il bene delle sue mani, poteva sopportare anche il più atroce dei dolori.
Infine, la parte che gli piaceva di più.
Prima di tutto la crema per ammorbidire i polpastrelli e l'applicazione dei tre brillantini che formavano un elegante mezzaluna sulla parte destra dell'unghia.
Purtroppo qualche volta li lasciava attaccati sulla faccia del nemico in seguito ad un pugno più vigoroso degli altri, ma a parte il disappunto del momento, si consolava subito pensando che presto li avrebbe risistemati.
Tutta quell'operazione prendeva un po' tanto tempo, ma non era un problema. Infatti mentre si faceva fare le unghie, i capelli assorbivano la mousse ricostituente e venivano applicate altre tre maschere che rendevano la sua pelle liscia e lucente.
Anche se non ce n'era propriamente bisogno, visto che la sua pelle era sempre morbida e vellutata, pensò osservando Kisame che finiva di farsi piastrare i capelli, che avevano acquisito almeno tre centimetri di lunghezza e le ricadevano setosi ai lati del viso.
Bha, avrebbe aspettato, pensò reclinandosi sul posto a godersi del massaggio al cuoio.
Ancora dovevano asciugargli i capelli e ridargli una spuntatina, senza parlare che il lavoro alle unghie era solo a metà.
In fondo era una piccola vendetta per averlo trascinato per i primi piani di quel centro commerciale per solo donne.

6° Piano: Ristorante, Pasticceria.

Dopo tre ore ad aspettare che Itachi finisse il suo benedetto trattamento, e aver pagato con la carta d'emergenza dell'Akatsuki -senza voler sapere il prezzo finale-, senza ombra di colpa alcuna, misero piede al sesto e ultimo piano.
Il sesto piano.
Il piano del peccato.
Infatti lì si trovavano i ristoranti e le pasticcerie più buone dell'intera Amegakure.
Anche se solitamente erano meta di coppie, si trovavano anche gruppi d'amici.
Probabilmente quel piano era nato per dare sfogo al senso della gola, che le donne hanno per le cose dolci e carine, ma presto si era trasformato in punto di ritrovo anche per individui del sesso maschile, che prendevano l'ascensore direttamente per l'ultimo piano.
Lì Itachi si sentiva un po' più tranquillo attorniato, dal suono di voci maschili intorno al tavolino, finemente decorato con pizzo, che condivideva con Kisame.
Ogni volta ordinava dango, refrattario a tutte le altre torte che erano talmente perfette che sembravano uscire da un giornale, ma quel giorno era destinato ad un terribile, crudele destino, si rese conto nell'arrivare con lo sguardo ad un'insegna appesa dietro la vetrina.
Insegna minuta, quasi invisibile se non ad un occhio attento, ma che a lui parve immensa, terrificante.
Come se coprisse l'intero repertorio di dolciumi, il negozio, il centro commerciale, il mondo intero.
Li avevano finiti.
Avevano finito i Dango!
Kisame si era naturalmente accorta del cambiamento di espressione del moro, non era cosa da ogni giorno vedere un Itachi bianco più del solito, con gli occhi sgranati. Sgranati.
La ragazza cercò di comprendere la causa di tale cambiamento assottigliando gli occhi per scorgere oltre la vetrina, abbassandosi al livello del ragazzo.
"Ne, Itachi-san. Io non vedo niente di strano. Anche se indica non vedo niente", il suo mento fu catturato da una movimento veloce che le fece girare la testa fino ad avere davanti gli occhi l'insegna.
Cercò di mettere a fuoco la scritta e con uno sguardo di realizzazione,  lasciò uscire un "Oh".
Subito Itachi si volse per guardare di sbieco, Mangekyo sharingan in funzione.
Come si permetteva di non prendere sul serio quel suo grandissimo problema?
Kisame con un sospiro ridrizzò la schiena, mettendo una buona distanza di venti centimetri di altezza, sospirando.
"Itachi-san, per una volta non le farà male cambiare. Guardi quanti bei dolci ci sono nel menù" indicò il menù che era attaccato alla vetrina.
"No" rispose glaciale il moro, senza neanche a girarsi verso le altre torte.
"Suvvia, non faccia il bambino. Non è possibile che non ci sia niente che le possa piacere"
"No"
Le stavano iniziando a dare sui nervi come non mai, quelle risposte monosillabiche, che erano un classico pattern del suo compagno.
"Allora andrò da sola. Lei stia pure qua fuori ad aspettare", girò sui tacchi e a passo sicuro entrò nel negozio.
Se credeva che l'avrebbe seguita era una stolta, pensò Itachi abbandonando pacchi  e pacchettini, davanti al negozio e si allontanò d'umore nero dalla vetrina verso l'ascensore, Samehada sempre al seguito.
Non voleva rischiare una vendetta da parte di Kisame per aver osato abbandonare la sua preziosa arma.
Non fece neanche in tempo a premere il bottone per chiamare l'ascensore che fu catturato per la collottola e quasi senza toccare terra trascinato all'interno della pasticceria.
In quei momenti odiava profondamente la forza di Kisame.
Lasciato da solo a sedere mentre Kisame era andata a recuperare le buste dei vestiti, fissò in cagnesco il menù dove erano descritte tutte le torte del negozio, pensando che l'una più dell'altra facevano schifo.
Se lo sognava Kisame che avrebbe scelto una tra quelle orribile masse di grasso e zuccheri, al contrario dei suoi buonissimi, salutari dango.
Se Itachi si accorse del ritorno della sua compagna non lo diede a vedere, troppo preso a dare a fuoco con lo sguardo al menù e al tavolino, oppure semplicemente volendole fare una ripicca.
Sentì chiaramente il sospiro della ragazza, ma non alzò lo sguardo, era tutta colpa sua, e lui era famoso per la sua stoicità, non le sarebbe venuto in contro, non voleva perdere la faccia di uomo-capo del gruppo.
Kisame, ignorando il suo compagno decise che la cosa non le poteva che toccare di meno e che non era un suo problema, che Itachi andasse a risolverlo con lo psicologo dell'organizzazione.
Non era poi tanto sano fissarsi così su una cosa insulsa.
La ragazza non dovette sopportare per molto tempo l'atmosfera pesante venutasi a creare che arrivò la torta che aveva ordinato all'entrata.
Era una bellissima torta, pensò leccandosi le labbra e inforcando la forchetta come un'arma.
Era perfetta, come se fosse uscita da un manga.
I quattro strati erano perfettamente simmetrici.
Sopra a quello più basso di pan di spagna si ergeva uno di crema bianca e poi uno di crema rosa e in fine un altro bianco.
Nello strato mediano, delle fragole perfettamente tagliate simmetriche si alternavano, per poi ripetersi al top della torta, solamente questa volta intere.
Non sapeva come Itachi non poteva godersi di quella beltà, pensò avvicinandosi al tavolo, dove il seno fu spiaccicato mettendolo ancora più in mostra e scoprendo più pelle del petto, grazie alla maglietta tesa verso il basso.
Seno che era in linea d'aria con lo sguardo sempre basso del ragazzo, che lo aveva alzato leggermente per vedere cosa stava facendo la sua compagna.
Itachi sentì ancora la spiacevole sensazione delle orecchie andare a fuoco, non aveva mai notato che Kisame aveva la pelle leggermente più chiara in quel punto e piccole venuzze blu erano visibili al di sotto della pelle.
"Ne, Itachi-san, è sicuro che non vuole provare questa bontà?"
Itachi come se fosse stato accusato alzò di scatto la faccio che si fissò su quella di Kisame, che aveva allungato la forchetta fino ad arrivare davanti alla sua bocca.
Era imbarazzatissimo, già sentiva lo sguardo della gente vicino, che mormorava, e qua e là risuonava la parola coppia e le risatine delle ragazza più giovani.
Il ragazzo aprì la bocca per rifiutare ma Kisame fu più veloce e gli ficcò la forchetta in bocca, quasi strozzandolo e costringendolo a deglutire.
"Allora, non era così male?" chiese con la faccia di chi sa che aveva ragione.
Itachi non era mai stato imboccato prima d'ora, neanche sua madre lo aveva fatto.
A loro pericolo gli avevano dato in tenera età un cucchiaio, e per quanto lo avessero ripreso, aveva continuato per mesi e mesi ad usarlo per fare la catapulta sulla faccia del fratello con il cibo, invece di utilizzarlo come posata. Sasuke puntualmente era scoppiato in un pianto disperato, che sua madre cercava di calmare, mentre suo padre liquidava il fatto, asserendo che doveva imparare a mangiare da solo per non diventare una mammoletta.
Con il senno di poi non era stata proprio una genialata della sua famiglia, doveva ammetterlo.
Ma questa non era la stessa situazione della sua infanzia.
Con le nocche sbiancate osservò Kisame che raccoglieva l'ultima crema -bianca- sul piatto per poi portarla alla bocca, e leccare il dito con sguardo paradisiaco.
Non ce la faceva più.
Ancora una volta, l'ennesima, si sentiva andare a fuoco, il sangue pulsava violentemente nelle orecchie.
Tentò di ignorare tutti i piccoli brividi che percorrevano la parte bassa del suo corpo.
"Oh, Itachi-san! Gli è rimasta un po' di torta qui", allungò il braccio e delicatamente asportò il residuo della torta, sfiorando le labbra calda del moro.
Si portò rapidamente il dito davanti alla bocca e con un sorriso gli diede una leccatina, ripulendolo di ogni traccia.
Itachi corse con una scatto lontano dal tavolo, scontrandosi con qualcuno che usciva dal bagno, ignorandolo lo sguardo incuriosito che gli lanciava dietro.
Si ficcò dentro un  loculo, sedendosi sul cesso e appoggiando stancamente la fronte calda sulla separazione fredda.
Voglio seppellirmi sotto sette metri di terra, pensò con un sospiro.

Dopo essersi assicurato che tutto nel suo corpo fosse al posto giusto, e soprattutto tranquillo e addormentato, uscì lentamente dal bagno, assicurandosi che nessuno l'avesse visto o sentito, e con passo disinvolto tornò al tavolo dove sperava che Kisame l'avesse aspettato.
Ma girato l'angolo, si fermò di blocco, un brivido percorse la schiena.
Kisame non era da sola, c'era un'altra persona.
Una ragazza.
Dai capelli biondi con un'assurda coda a samurai.
Deidara.
Non si sentiva abbastanza in energia per affrontarla, dopo tutto quel che gli era successo.
Con passo funebre si avvicinò al tavolo, subito salutato dalla sua compagna, come se nulla fosse accaduto, o almeno sperava, e da uno sguardo malizioso di Deidara.
Malizioso?
Come un fulmine a ciel sereno, gli parve di ricordare che la persona con cui si era scontrata aveva i capelli biondi ed era una ragazza.
Era Deidara!
Itachi era sicuro che lo avesse seguito dopo averlo riconosciuto.
Oh, Kami. No!, pensò terrificato, mentre all'esterno osservava totalmente calmo la discussione tra le due donne.
No, di sicuro stava esagerando le cose. Deidara semplicemente era tornata al suo tavolo a strafogarsi di dolci perché Sasori non la filava di striscio, e non lo aveva seguito, si autoconvinse il ragazzo scostando una sedia per sedersi.
E poi era troppo stupida, per anche capire qualco.., si bloccò inchiodato dallo sguardo torbido e malizioso della ragazza, che lo guardava intensa, con un  sfondo sadico.
Per la prima volta dopo tanto tempo, Itachi sentì un sudore gelido che gli bagnava la schiena.
Lei sapeva.






Grazie a tutti

 Saeko no Danna: (Rika) Povero Hidan XD Devo dire che non lo inividio affatto.. ma in fondo è luic he se le cerca. Insomma, quando mai gli ricapiterà di trovarsi in un Ryokan con Kakuzu? Probabilmente mai. Ed è una contraddizione continua..^^° Occasione sprecata, oserei dire, in modo disastroso. Grazie per i complimenti!^//^
(Happy)  Grazie dei complimenti fanno moltissimissimo piacere^.^ Mentre si scriveva sentivo i lamenti-risate di Neko-chan perchè stavo/ si stava martoriando il suo Hidan, molto più del previsto. Ma che godura*w* Non che detesti quel personaggio, anzi mi fa allegria, ma è così stupido, ma stupido che non si può non  maltrattare. Credo di avere una piccola vena sadica in me, che bello ^///^ Bhè, si doveva rendere umana Kakuzu alla fine, e quindi ecco qua la nota dolente della racchia, anche se in realtà è una bella donna, particolare ma il fisico ce l'ha per forza, essendo un ninja e potendo cambiare le parti a piacimento. Più o meno >.>° Tipo lei che va al mercato degli organi e sceglie una taglia di seno diverso a settimana (anche se NON crediamo che vadino così le cose, quanto più che il corpo di base sia il suo), è comunque divertente l'idea.

nueblackcrwfriend: (Rika) Grazie!^__^ Certo che è JiraiyaXD Siamo andate a riallacciarsi a quell'episodio, che sinceramente non ricordo quano c'è stato..^^° Diciamo che, nel realizzare la scena, è venuto naturale ripensare a lui ed inserire questa citazione XD
(Happy) Brava a capirlo. Certo non poteva che essere Jiraiya a fare casini, lui è dappertutto *w*

Amaranth93: (Rika) Konan, Konan.. ma ormai manca poco XD Qualche settimana e vedrai tu stessa ^o^ Ma in fondo non è difficile da capire, visto che abbiamo già cambiato di sesso a tutti XD Gli anelli noi li ordiniamo su internet, così come i coprifronte e vari accessori (a me serve anche la collana, anche se penso che lascerò perdere il coprifronte, visto che Hidan l'ha scordato per un buon 50% dei capitoli. Dipende dal prezzo). le cappe le stiamo cucendo in questo periodo. Le vendono su ebay, ma non ci paice come sono realizzare, e così preferiamo fare tutto noi.. Abbiamo già finito i pantaloni*O* Cosplay a Venezia? Se lo fate chiamateci, ci aggiungiamo volentieri!
(Happy) Oh, allora siamo di famiglia, che bello!^///^ Ma si è visto cosa aveva sotto Konan? Mi pareva di no. Alla fine ho trovato il tessuto per fare la maglia a rete, e fortuna delle fortune riesce a smagrire pure! Che bello! Come mai ti interessa tanto Konan e il suo capitolo?Tanto per curiosità. Naturalmente abbiamo già l'idea base, ci rimane solamente da scriverla, anche lui verrà tartassato a non finire, eheh*W*  Comunque prima o poi verrò a Mira visto che sono stata solo a Venezia, Mestre e Chioggia e visto che il posto da te è pure un pò desertico ci potremo trovare e fare video con noi vestiti da cosplay. Sarebbe bellissimo. Abbiamo già in progetto alcune scene, ma più siamo meglio è.^.^
  
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