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Autore: Andy Black    12/09/2015    1 recensioni
Crystal, Silver e Gold si troveranno catapultati in un avventura senza precedenti, che li costringerà a correre in aiuto della popolazione di Hoenn, sconfitta da terremoti ed altri cataclismi.
C'è lo zampino di Groudon, e di qualcun altro, che sembra attentare alla pace per l'ennesima volta.
Cercherò di portarvi nella mente dei personaggi più amati di Pokémon Adventures
Genere: Avventura, Azione, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adriano, Crystal, Gold, Rocco Petri, Silver
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Manga, Videogioco
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- Questa storia fa parte della serie 'Pokémon Courage'
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Museruole



L’attacco a Groudon stava dando i propri frutti.
Rayquaza distribuiva colpi gratuiti e casuali agli avversari, mentre Rocco partiva l’attacco.
“Cometapugno! Sul muso!” urlava quello, saltando sul suo Skarmory e lasciando partire il suo Pokémon per l’attacco. E fu forte, molto forte.
Tanto forte da sbilanciare il Pokémon, facendolo indietreggiare; Miriam s’abbassò, toccando con le mani le creste incandescenti del Pokémon che controllava; non sentiva più il dolore, il suo corpo era diventato soltanto un contenitore d’organi e potere, d’adrenalina e sangue, che ormai fluiva fuori dagli occhi e dalle mani, e dal naso.
“Groudon, Eruzione!” urlò.
Ceneride tremò nuovamente e grosse nuvole di vapore s’alzarono dal mare della baia. Pochi secondi dopo grossi sbuffi di lava furono emessi da pezzi di terra ferma che si crearono, proprio sotto i ragazzi. Così, sui proprio Pokémon volanti, quelli furono costretti a schivare colonne di lava dalla temperatura estrema.
Il materiale piroclastico e la lava si sparsero come pallini sparati da una bombarda, confusamente, colpendo Gold e Zapdos.
“Cazzo! Stai bene, uccello giallo?! Non mi abbandonare adesso!”
Rocco lo vide rimettersi in volo e quindi attaccò nuovamente con Metagross.
“Psicoraggio!” urlò.
Il Pokémon Ferrarto lasciò partire l’attacco psichico, che fece vacillare Groudon, e che sbilanciò nuovamente Miriam.
“Dragobolide!” urlò Alice, a bordo del suo Altaria. Il Pokémon Canterino attaccò con una sfera d’energia argentata, velocissima e caldissima, molto luminosa, che andò a colpire Groudon proprio sotto il muso; Miriam perse l’equilibrio e cadde, urlando, verso la caletta di mare dietro di lei.
Ma fu Fiammetta che la intercettò in tempo, con le taglientissime zampe di Talonflame.
“Troia” disse semplicemente, gettandosi a capofitto verso il mare e lasciandola schiantarsi contro la superficie dell’acqua.
Fiammetta sorrideva sorniona, senza riuscire a vedere, alle sue spalle, Groudon, pronto a colpirla con un forte pugno.
Miriam rideva, cominciando a sollevarsi dal mare tramite un piedistallo di roccia che continuava a crescere sotto i suoi piedi.
“Fiammetta!” urlò Rocco, preoccupat0.
Prese a volare verso di lei, ma Miriam, controllando Groudon, riuscì ad alzare una grande parete di roccia alle sue spalle, facendola schiantare lì.
Il colpo fu duro, e lei perse conoscenza per pochi secondi, bastevoli a farla risvegliare con manette a polsi e caviglie, interamente fatti di roccia.
Urlava lei, mentre Rocco ed Alice si avvicinavano per salvarla, più lentamente di Groudon che s’avviava verso di lei.
“Aiuto!” urlò quella, vedendo Talonflame galleggiare sull’acqua; il suo Pokémon era morto. Cercava in tutti i odi di liberarsi, utilizzando quanto più forza riuscisse a mettere in corpo, ma niente.
Per l'ennesima volta in quell'avventura, Fiammetta era in trappola.
Batteva il suo cuore come un martello pneumatico, mentre i grandi occhi luminosi di Groudon la puntavano con decisione. Il respiro si faceva corto, non bastava ai suoi polmoni, la bocca si spalancava e quel caldo, che era diventato insopportabile, cominciava a bruciarle la pelle, ormai abituata al calore.
"Fiammetta!" urlava Rocco.
Miriam, dall'alto del suo piedistallo, riuscì a creare altre colonne di pietra, cosicché potesse camminarvi sopra ed avanzare a passo, lentamente.
Camminava con una flemma strana, ben abbinata al ghigno che aveva sul volto; le braccia lungo i fianchi danzavano lemmi e stanche, creando un breve arco, avanti ed indietro.
Alice invece volava a tutta velocità sul suo Altaria; concentrata, assetto basso, volava verso Fiammetta, cercando d'affiancare Rocco ed il suo volo, spediti a razzo verso l'ex Capopalestra.
"Dannazione, Altaria! Prova a bloccare Groudon!".
Il Drago provò ad utilizzare un attacco Dragospiro sul volto del Pokémon Continente ma non sortì alcun effetto; il lontano obiettivo di Alice era paralizzarlo.
Ma in quel momento stava accadendo di tutto, e sommando i battiti dei loro cuori avrebbero potuto assordare anche il più insensibile degli uomini.
 
"Zapdos! Forza!" urlava Gold, sputando denso sangue rubino e stringendosi il petto, mostrando i denti sporchi di quel rosso acceso.
Il leggendario si gettò a capofitto all'attacco, schivando gli attacchi prepotenti di Kyogre mentre Silver e Crystal cercavano in qualche modo di indebolire l'avversario tramite iniziative laterali.
Il tentativo non manifestato di Gold era quello di perdurare con gli attacchi fisici e diretti: il Perforbecco del suo Pokémon sarebbe stato devastante in tal senso, a maggior ragione per via della ferita aperta e sgorgante sangue sulla fronte dell'avversario.
Tuttavia dovette frenare il proprio attacco per via dei ripetuti tentativi, tramite Idropompa e Geloraggio, di abbatterlo.
"Non possiamo rischiare di andare troppo vicino... un altro attacco Purogelo e siamo letteralmente fregati..." digrignò i denti il ragazzo, mentre la pioggia, che colpiva soltanto la metà dell'isola ad ovest, lo aveva interamente inzuppato. Le sue dita stringevano il petto, sembravano aver afferrato il cuore nella propria morsa.
"Tuono!" urlò, quasi in un lamento, mentre cercava il modo per strappare quel muscolo involontario dal torace e rimanere lo stesso vivo, lo stesso attivo.
Guardò gli occhi di Crystal illuminarsi totalmente, mentre la luce del fulmine sceso dalle nuvole inondava il viso di tutti.
Colpì in pieno Kyogre, Silver non riuscì a non esultare.
"Lacerazione sulla ferita!" urlò poi a Feraligatr il ragazzo, conscio di dover scavare pazientemente come una carie sulla spaccatura.
E vide il nervo: Kyogre ruggì prepotentemente, guaì poi di dolore e s'immerse, sparendo come un sottomarino nazista oltre la superficie ormai rossa della baia.
Il mare era agitato ed intanto Gold s'era gettato verso Groudon, cercando di liberare Fiammetta.
"Dove diamine va?!" urlò Silver, guardandolo. Sentiva le braccia si Crystal stringerli con forza il torace, mentre il respiro, accanto al suo orecchio, si faceva sempre più breve.
"Non temere..." le disse, voltandosi ed incrociando quegli occhi limpidi.
"Sì" annuì lei, per poi tenere d'occhio Swampee. "Attento!" gli urlò.
"Già, attenti" s'aggiunse al coro l'altro, poggiando le dita tra le piume scure di Honchkrow. "Da dove diamine salirà, adesso?".
Quattro secondi di semplice silenzio, disturbato soltanto dalla pioggia, quindi Crystal strinse il bicipite del ragazzo. "È lì!" urlò, vedendo risalire ad alta velocità dagli abissi bui una luce accecante.
"Sì, quello è Kyogre! Feraligatr, rientra!" disse, cercando di proteggere il suo Pokémon.
"Ottima idea! Swampee, dentro! Cerchiamo di diminuire i danni" osservò la moretta, tenendo salda la sfera nella mano destra.
"Pronta?!" domandò quello, stringendo bene le mani attorno al collo di Honchkrow. La sentì annuire, il suo respiro quasi sparì, diventando una flebile linea di fiato.
Sentì la testa poggiarsi alla sua schiena, e lei lo sentiva il suo respiro, sentiva i polmoni lavorare, il cuore che batteva.
Cinse la sua vita quanto più potesse, stringendo gli occhi e sperando nel meglio.
Non vide la scena, lei, ma Silver non volle privarsi di quella visione magica: ArcheoKyogre che usciva dall'acqua, tagliando il mare in miliardi di piccoli pezzi, su cui s'infrangeva la pioggia inesorabile, che tutto giudicava dall'alto delle nuvole.
Ivan perdeva copioso sangue dalle orbite e dal naso, il volto pareva visibilmente smagrito mentre i capelli, bagnati, venivano mossi dal vento.
"Pallagelo!" urlò quello.
Silver spalancò gli occhi, guardando Rayquaza, giusto per un momento, prima di sentire le mani di Crystal stringere sul suo petto.
 
"Fiammetta!" urlò Gold, volando velocemente verso la ragazza. Groudon le si avvicinava così velocemente che intanto il calore stava velocemente scottando la loro pelle.
"Aiutami!" piangeva lei, con gli occhi spalancati, cercando di forzare le manette di roccia appese alla parete a strapiombo nel mare.
"Perforbecco!" urlò il moro, vedendo poi l'Altaria di Alice illuminarsi integralmente, cambiando di forma e volume, aumentando il piumaggio.
Zapdos spezzò le manette di pietra con la forza del becco, lasciando cadere Fiammetta verso il basso, dove il mare s'incontrava con le rocce appuntite ed assassine create da Miriam.
"Aiuto!" urlava lei, mentre precipitava in giù; il vento fendeva le sue carni, il sole le bruciava, gli occhi di Rocco le guardavano andare a fondo.
"Miriam!" urlava lui, conscio del fatto che Altaria ed Alice si fossero catapultati nel recuperarla.
"Attento!" urlava Gold al Campione, mentre avanzava in direzione della maligna, pronta a sfogare la rabbia di Groudon su di lui. Non era convinto, quello dagli occhi d'oro.
Forse per quell'impulsività così lontana dai modus facendi di Rocco, forse per le lacrime che forti fuoriuscivano dai suoi occhi, sintomo ovvio delle emozioni contrastanti, della lotta tra sentimenti che combattevano tra testa e cuore dell'uomo.
Forse fu per quello; e, naturalmente, anche per la rabbia contro il quale aveva urlato il nome della nemica.
Rocco era diventato finalmente umano, aveva perso la sua posatezza, la sua razionalità, a favore del sangue che gli scorreva nelle vene, caldo, bollente.
Incandescente come il sole che si abbatteva su di loro.
Alice pure sembrava preoccupata per Rocco. Aveva recuperato repentinamente Fiammetta dalla caduta verticale verso il baratro, mentre l'acqua continuava ancora a cadere nella grande voragine nella superficie creata dall'attacco Abisso del Pokémon Continente.
"Stai bene?" domandò quella di Forestopoli, ansimando.
Quell'altra aveva la bocca spalancata, cercando di far entrare quanta più aria possibile all'interno dei polmoni, cercando di raffreddare il sangue. Annuì, deglutendo un boccone tanto amaro quanto ricco di sangue.
Consapevolmente, si girò verso le sue spalle, rimirando la grande parete uscita dal nulla. Alzò lo sguardo verso Gold, vedendolo sparato in direzione di Rocco, una ventina di metri in avanti, pronto a colpire Groudon.
"Rendiamo tutto più interessante!" urlava la donna, sorridente. Non ci fu nemmeno bisogno di urlare un ordine, lei e Groudon vivevano in simbiosi, l'uno per l'altro, e ciò portò il Pokémon a creare enormi spuntoni di roccia atti a ricoprire la baia in tutta la zona che il sauropode controllava.
Gold guardava quella donna, dapprima parecchio attraente, ora smagrita e spenta, con gli occhi rotondi come biglie di vetro inespressive;  il suo corpo continuava a deteriorarsi, perdendo di massa. Altre ciocche di capelli continuavano a cadere dalla sua testa mentre il volto si contraeva in una smorfia di consapevolezza: Miriam sapeva di avere un grande potere e la cosa la rendeva ancora più entusiasta. Vedeva Rocco che si avvicinava, mentre digrignava i denti e si abbassava sul suo Pokémon.
Erano parecchio vicini.
"Groudon, intercettali!" urlava lei.
"Cometapugno!" ordinò invece Rocco. Vedeva Miriam, proprio alle spalle di Groudon, concentrata col suo ghigno malefico sul Pokémon che controllava, lanciando poi uno sguardo malizioso al Campione, pronto a coglierlo come una sfida. Rocco premette sul bracciale che portava e Metagross, intento a caricare il pugno diretto a Groudon, cominciò a mutare forma, tramite il processo di Megaevoluzione.
Fu così che il Cometapugno del MegaMetagross cromatico dell'uomo si schiantò sul volto di Groudon, infliggendo ingenti danni.
Ma fu Rocco che scommise, decidendo di afferrare con le proprie mani la situazione: saltò, poco prima dell'attacco del suo Pokémon, in direzione di Miriam, e della colonna di pietra sulla quale si poggiava.
 
Silver sentì la voce di Fiammetta che urlava, almeno prima di prendere a concentrarsi sull'attacco Pallagelo di Kyogre.
"Colpiscili!" urlava Igor, dal dorso del leggendario Pokémon, vedendo sfere ghiacciate partire verso l'alto, in direzione dell'Honchkrow che portava i due Dexholder di Johto.
"Devi schivarli!" ordinò Silver, sentendo il respiro di Crystal diventare sempre più breve, fino a sparire: le sfere ghiacciate s'avvicinavano ad alta velocità e la paura di venir colpiti le riempiva lo stomaco di un'acre terrore nero.
Honchkrow virò dapprima a destra, poi a sinistra, evitando le prime due.
"Ancora!" rideva sguaiatamente Igor, totalmente immerso nella brodaglia rosso sangue delle sue ambizioni.
"Silver!" urlava Crystal, stringendo ancora il fulvo al petto, cercando in qualche modo di guardare Kyogre, valutando una sua possibile cattura; tuttavia la pioggia cadeva inesorabile e fitta, ostacolandola nel tentativo di mettere a fuoco.
Soltanto Igor riluceva di quella strana luce bianca, come anche tutto il corpo di Kyogre.
Crystal non riusciva a guardare bene, a valutare lo stato di forza del Pokémon. Forse avrebbero dovuto avvicinarsi, ma enormi sfere di ghiaccio li raggiungevano e la loro potenza li avrebbe sterminati in un nulla. Silver controllava il suo Pokémon come fosse un aviatore esperto.
"Fletti a destra e..."
Honchkrow eseguì repentinamente, senza nemmeno che l'Allenatore terminasse di parlare, virando di quarantacinque gradi l'angolo ed evitando l'oggetto in arrivo.
"Ottimo! Ora attacchiamolo con Palla Ombra!".
Crystal non era sicurissima del fatto che attaccare quel Pokémon fosse un'ottima idea; probabilmente avrebbe puntato ad Igor, lo avrebbe indebolito e poi avrebbe stabilito il da farsi.
Stringeva il petto di Silver intanto, sentendo il cuore correre come ruote di una locomotiva. S'appiattirono sul volatile quando un attacco Idropompa s'alzò al cielo, cercando di colpirli.
"Attento!" urlò lei, stringendo ancor di più il ragazzo.
"Vira!" urlò il fulvo al suo Pokémon, riuscendo ad eludere l'attacco per pochi metri quando un altro forte colpo d'Idropompa li colse impreparati alle spalle, facendo perdere quota ad Honchkrow, disarcionando i due ragazzi, in caduta verticale verso il mare arrabbiato.
 
Il colpo di Metagross fu imponente, riuscendo a far vacillare quel tanto che bastasse Groudon per permettergli di sferrare un secondo attacco, in grado di fargli perdere l'equilibrio. Groudon cadde sulla terraferma, quella che aveva creato sotto i suoi piedi con i suoi incredibili poteri. Miriam rimase spiazzata, e lo fu ancor di più quando Rocco le rovinò addosso, sovrastandola col corpo.
Erano vicini, lui su di lei, le gambe di quella pressate dalle sue, i polsi spinti a terra dalle mani rabbiose del Campione e gli occhi uniti da un solo sguardo rabbioso, colmo di rabbia, di risentimento vivido e tangibile.
"Ferma tutto questo!" urlò lui, vedendola poi sorridere, mentre una lacrima di sangue lasciava le sue orbite e cadeva al lato della testa.
In tutta risposta, Miriam sputò un grosso grumo di sangue sul volto di Rocco, condendo il tutto con una risata divertita.
"Non puoi darmi ordini!" urlò lei, diventando improvvisamente rossa in volto; la sua pelle divenne incandescente, costringendo Rocco a staccarsi repentinamente da lei.
Contemporaneamente Groudon si rialzò. La colonna sul quale Miriam e l'uomo stavano era davvero piccola, e Rocco non riusciva a starle lontano quanto volesse in realtà. Miriam allungò la mano, un tizzone ardente con cinque dita, ormai senz'unghie. Le dita si ritirarono, la mano rimase allungata verso il corpo dell'uomo, che guardava con la coda dell'occhio gli spuntoni fuoriuscire dalla superficie del mare, bramosi di sangue.
"Rocco!" urlava Fiammetta, vedendo poi l'indice di Miriam puntare verso il suo petto.
"Stai calma" le disse Alice. "Se la caverà. E nel caso cadesse lo prenderemo noi, al volo".
Miriam sorrise, non appena udì la voce della donna di Cuordilava.
"Senti come urla per te. Pensa tu sia un eroe" disse.
"Non sono nulla. E nemmeno tu. Terminiamo questa distruzione enorme e cerchiamo di mettere tutto a posto. C'è ancora un modo per uscirne". La voce di Rocco risuonò greve mentre lo sfrigolio della pelle di Miriam aumentava. La donna rise, alle parole dell'altro.
"E come, Rocco? Con il bene? Che si ottiene, con il bene?".
Lo sguardo sanguigno della donna riuscì a bucare la barriera d'acciaio dell'uomo, costringendolo ad abbassare lo sguardo. "Te lo dico io, quello che si ottiene! Nulla!" urlava lei. "Non otterrai mai nulla seguendo le regole! Sarai sempre un numero, schedato, un nome negli archivi di qualcuno! Non otterrai mai nulla!".
Rocco tornò a guardarla.
"No, Rocco. Fin quando lottavo per andare avanti non riuscivo nemmeno a portare il piatto sulla tavola! Sarei morta!".
"Non saresti morta...".
"Mi avresti salvata tu?!" chiese, quasi schernendolo con una risata.
Lui annuì, più serio di sempre, vedendo mutare il suo sorriso in una risata. "Non hai idea della sciocchezza che hai detto! Non si vive d'amore, caro mio. E le mie ambizioni sarebbero state schiacciate dalle tue, che dovevi diventare Campione. Ti rendi conto, per una donna come me, come sarebbe stato difficile vivere dietro le tue spalle?".
Silenzio.
"Eravamo ragazzi, e ci amavamo come potevano fare due ragazzi. Ma io non ero soltanto quella poveraccia che sfidava i passanti per qualche spicciolo, Ro'. No, ero la figlia di Maximilian, Max, il Capo del Team Magma, e non lo sapevo. Nel mio destino c'era ben altro che acqua di fonte e pane raffermo una volta al giorno. Nel mio destino c'era ben altro che le costole in vista, e le gambe al freddo ed i vestiti stracciati! Nella mia vita doveva esserci questo!" urlò lei, sentendo poi ruggire Groudon, con cui era entrata in completa sintonia, tanto da condividere gli stessi sentimenti.
Un forte terremoto fece tremare nuovamente Ceneride ed anche il pilastro di roccia su cui camminavano, spezzandolo nel mezzo, facendoli cadere.
Rocco vide gli spuntoni avvicinarsi velocemente, mentre Miriam fu raccolta velocemente da Groudon con la sua zampa artigliata.
"Rocco!" urlò Fiammetta, ma non ci fu nemmeno il tempo per Alice di comprendere ciò che stava accedendo che Gold, su Zapdos, si concesse una picchiata mozzafiato; raccolse Rocco repentinamente, prima che si schiantasse sugli spuntoni.
Il Campione ansimava vistosamente, la sua pelle bruciava mentre i suoi occhi rimanevano spalancati.
"Tutto bene, polsini d'acciaio?" chiese quello dagli occhi dorati.
"Fiammetta come sta?".
Gold sorrise, stringendo le dita attorno al proprio cuore. "Sicuramente meglio di me" disse, allungando il collo in direzione della spiaggia: sotto la cupola d'energia azzurra vi erano sempre Pat e Marina.
Martino, intanto, aveva lasciato partire un forte attacco Oltraggio contro Groudon, essenziale per permettere ai ragazzi di rifiatare qualche secondo e pensare ad una strategia efficace.
Si riunirono tutti, per un breve istante.
Alice prese parola: "Se fossimo tutti assieme a lottare contro Groudon, probabilmente avremo più possibilità di sconfiggerlo".
"Dobbiamo riuscire a sfruttare di più Rayquaza. Quella è la chiave di volta" fece in un sussurro Fiammetta, alle sue spalle.
"In effetti avremmo più campo libero. Martino!" urlò Gold, verso il Ranger. Quello, una minuscola virgola sulla testa del Pokémon tipo Drago, vide il Dexholder fare segno con la mano di aumentare la quantità degli attacchi.
Ma fu proprio in quel momento che il Ranger vide Silver e Crystal cadere in mare.
 
"Crystal!" urlò il rosso, lottando contro le onde, appena riemerso dalle tenebre buie e profonde, battute dalla pioggia torrenziale.
Non la vedeva. Non vedeva nulla attorno a lui, se non una profonda foschia e l'ombra illuminata di Kyogre, gigantesca, intenta a sovrastarlo.
"Cazzo!" esclamò, vedendo poi Igor farsi avanti nella nebbia. Rideva sguaiatamente, abbeverandosi nell'eccesso e nel potere.
"Kyogre, congeliamolo!" urlò quello. "Purogelo!"
Silver spalancò gli occhi, li alzò verso Martino e vide che gli attacchi di Rayquaza fossero rivolti a Groudon, oltre il grande muro che Miriam aveva eretto, quindi capì che non aveva nessun'altra opzione: doveva immergersi per evitare il congelamento. E lo fece con le lacrime agli occhi, reputandosi un codardo d'infimo 0rdine per non esser riuscito a trovare Crystal, per metterla in salvo.
Pianse, il fulvo, senza riuscire a trovare la forza per tornare indietro, sentendo l'acqua cristallizzarsi.
Doveva scendere più in basso, lui, altrimenti sarebbe rimasto ghiacciato nella calotta di nuova creazione. Prese la sfera di Feraligatr e si attaccò a lui, scendendo quanto più giù riuscisse ad arrivare, toccando perfino il fondale sabbioso con i piedi.
Lì era tutto buio, la poca luce arrivava dall'alto ed i polmoni bruciavano; aveva qualche minuto ancora d'autonomia, forse qualcosina in più, ma avrebbe dovuto trovare immediatamente il modo di prendere ossigeno da qualsiasi fonte. Il muro s'ergeva ad una ventina di metri da lui, e sapeva che dietro quella parete di roccia vi fosse acqua liquida, oltre che spuntoni mortali. Vagliò per un attimo la possibilità di riuscire a sfondarlo, ma poi capì che nel ghiaccio fosse nettamente più semplice aprire un varco, quindi rimase lì. Cercò di guardarsi attorno, sentendo ancora l'acqua congelare, cercando con gli occhi il corpo di Crystal, un segno di vita, una possibile risorsa.
O anche una minaccia.
Ed intanto l'aria nel suo corpo cominciava a salire verso l'alto, tante piccole bolle, l'una la sorella dell'altra, bruciando nei polmoni prima di lasciare il corpo del fulvo.
Guardò Feraligatr con gli occhi pieni di panico, mentre una grande boato rimbombò persino lì sotto. Un grande rumore vicino al muro attestò che qualcosa stesse succedendo nella zona di Groudon ed il terrore che potesse essere implicata Crystal accrebbe in lui la necessità di uscire da lì.
Afferrò nuovamente le creste del Pokémon che velocemente nuotò verso l'alto; l'acqua era fredda come null'altro, la sua carnagione, già lontana dall'essere simile al colore olivastro, perse altre tonalità di rosa, avvicinandosi pericolosamente al bianco pallido della neve. Le labbra anche cambiarono colore, raggiungendo il violaceo.
Pezzi di ghiaccio erano messi lì, l'acqua diventava sempre più fredda e pesante mentre la luce lentamente s'appropriava di tutto. Lo scricchiolio del ghiaccio era terminato, a favore del ticchettio insistente della pioggia che batteva sulla tavola congelata che tutto aveva ricoperto.
I polmoni continuavano a bruciare e tutto era diventato più ovattato. Stava per perdere i sensi, lo sentiva, ma poi un rumore lo costrinse a voltarsi alla sua destra: un grosso MegaSharpedo si avvicinava ad alta velocità, seguita da un'altra figura, dal corpo illuminato ed un'alfa bianca sul petto.

 
Da qui in poi siete dentro casa mia;

- 3. Pokémon Courage

 
   
 
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