Anime & Manga > My HiME - My Otome
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Autore: Atlantislux    08/02/2009    6 recensioni
Gli universi di Earl ed Earth collidono, mentre qualcosa di oscuro li minaccia entrambi.
Genere: Drammatico, Guerra, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Earth' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Domino


Né grida né esplosioni turbavano più la pace del Giardino delle Vergini, solo un tetro silenzio, scalfito dal fragore della battaglia cittadina che ancora infuriava.
Marluxia, ritto davanti alla scalinata che portava al Mausoleo, volse finalmente gli occhi color zaffiro sulle due donne riverse ai suoi piedi. Il loro respiro si stava facendo sempre più fievole, e con quello, anche la pazienza del Nobody si stava esaurendo.
“Ma quanto ci mette?” sussurrò al vento.
Finalmente le armature delle due si volatilizzarono, segno che il loro organismo debilitato non poteva più supportare la richiesta energetica della materializzazione. Era quello che Marluxia stava aspettando.
Socchiuse gli occhi, abbracciando con lo sguardo entrambe. Grazie ai suoi poteri ci mise pochi secondi a prendere il controllo dei loro corpi, adesso che le nanomacchine erano disattivate e che nessuno schermo proteggeva più le donne. Ma manipolare organismi così complessi richiedeva energia, e il Nobody la ricavò dall'ambiente esterno; attorno a lui la temperatura calò drammaticamente.
Riattivò le funzioni che gli servivano, lasciando che le tossine continuassero a penetrare nei tessuti. Proprio a causa di quelle giudicò che le sue nuove ‘armi’ sarebbero cadute in pezzi nel giro di una qualche decina di minuti, ma se li sarebbe fatti bastare. Dopotutto, Marluxia contava molto di più sul terrore che un attacco del tipo che aveva in mente avrebbe provocato, più che sulla sua efficacia tattica. In ogni caso non sarebbe riuscito a controllarle per molto tempo, quindi poteva permettersi di sacrificarle.
Si concentrò più profondamente, e finalmente le vide: le nanomacchine che rendevano comuni mortali inespugnabili fortezze.
Marluxia sorrise. “Mie care, ho fatto qualche esperimento sui corpi delle Otome che ho sconfitto in precedenza. Lo sapevate che le vostre nanomacchine sono macromolecole organiche capaci di replicarsi, e che vivono e muoiono esattamente come un qualunque organismo non sintetico, anche se create in laboratorio? Beh, penso di sì, visto che voi due fate parte della cerchia dei fedelissimi di questo posto. Adesso però vi svelo un segreto ancora più interessante: i miei poteri si estendono anche su di loro. Alzatevi.”
Con imprecisi movimenti Sara e Miss Maria si levarono in piedi, fissando Marluxia con occhi velati, che non riflettevano più la vita.
Lui annuì, facendo qualche rapida aggiustatina affinché per lo meno i due corpi riprendessero una certa coordinazione, poi si girò verso il Mausoleo. “Bene, andiamo signore. Potete cominciare lo spettacolo.”
Dietro il Nobody, le bocche aride delle due Otome si aprirono all'unisono, mormorando con voci roche, e tuttavia perfettamente riconoscibili: “Materialize”.

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Fu l'urlo di raccapriccio di Irina che sintetizzò i pensieri di tutti i presenti nella sala.
Agghiacciata, Natsuki vide i simulacri di Sara e Miss Maria che avanzavano traballati ma decise su per le scale del Garderobe; le due sembravano perfettamente in grado di offendere e difendersi.
“Che stai facendo lì imbambolata? Escludi il segnale dello Shinso” urlò Shinigami Helene alla sua corrispettiva.
Yokho scosse la testa. “Non posso farlo, nemmeno per una Colonna e per un’istruttrice.”
“È uno scherzo, non è vero?” l'altra sibilò incredula, voltandosi verso Natsuki.
Quest'ultima non poté che confermare le parole di Yokho.
“Ha ragione. Dopo che una delle precedenti Direttrici si prese troppe libertà (1) il sistema venne modificato in modo che nessun ordine esterno potesse materializzare o smaterializzare a piacere le armature. Nemmeno della Direttrice in persona.”
“Rimodifichiamolo, allora.”
“È quello che stiamo cercando di fare” le rispose Yokho, piccata. “Potresti avere la compiacenza di darci una mano, invece di stare lì a berciare?”
Zittita dalla inconsueta replica della solitamente quieta scienziata, la donna di Earth riportò la sua attenzione allo schermo e, giratasi poi verso il suo collega Takeda, si immerse con lui in una fitta conversazione.
“Fate in fretta” si raccomandò Natsuki, che incrociò invece lo sguardo con Mashiro.
Quest'ultima indicò il terzetto che si stava velocemente avvicinando alle porte del Mausoleo.
“Ti sono rimaste due Otome, come pensi di fermarli?”
“Ci penserò io” si intromise Shizuru. “È solo un Nobody, e Miss Maria e Sara...”
L'Incantevole Ametista si bloccò, stringendo le labbra rosate. “... non sembrano in grado di poter fermare me e Nao.”
Natsuki si girò completamente verso l'amante. “Esattamente. E bisogna bloccarli ora. Usciamo, vengo con voi.”
Shizuru e Mashiro le risposero in coro. “Assolutamente no.”
Sconcertata, Natsuki fece un passo indietro, in modo da fronteggiarle entrambe. “Che avete detto?”
“Che tu non vai da nessuna parte” le ripeté ferma Shizuru.
“Non puoi esporti così, in questo momento. Devi rimanere qui a coordinare le tue donne” rincarò la dose Mashiro, ma Natsuki scosse la testa.
“Sul campo ci sta pensando Haruka, mentre qui Yokho e gli altri sono perfettamente in grado di fare da soli. Non c'è nessuna ragione perché io rimanga nelle retrovie.”
La Direttrice vide le labbra di Mashiro piegarsi in una smorfia contrariata, mentre l'espressione sul volto di Shizuru si faceva severa.
“Tu sei il nostro faro, noi non possiamo rischiare di perderti.”
“Shizuru, non insistere, ti prego.”
Ma l’Incantevole Ametista dimostrò, per una volta, di volerle tenere testa. “Lasciami finire. La tua arma non è adatta a scontri ravvicinati e, nel caso in cui quell’essere riuscisse a penetrare sino al sarcofago di Fumi, solo una cosa starebbe tra noi e la disfatta totale.” Shizuru stese un braccio per indicare il sistema surrogato. “Quello. E qualcuno deve rimanere qui a garantirne la sopravvivenza, perché pensa a cosa succederebbe se Marluxia non fosse l’unico assalitore. Non possiamo muovere le nostre forze residue su questo assunto, che potrebbe essere anche smentito dai fatti. Richiama le altre Otome, piuttosto.”
Natsuki abbassò gli occhi, prendendo tempo pur sapendo che l’analisi di Shizuru era decisamente ben circostanziata. Non era la migliore guerriera del Garderobe per niente. Ma il pensiero di lasciarla andare da sola ad affrontare il Nobody le trafiggeva il cuore di angoscia. Si portò una mano alla bocca, scuotendo lievemente la testa, pur sapendo di stare dando un pessimo esempio a tutti.
Si riscosse quando sentì una mano sui capelli, riconoscendo subito il tocco lieve della sua amante. “Ti prego, rimani qui al sicuro, Natsuki. Io tornerò, in un modo o nell’altro, ma lascia che vada sola.”
“È un suicidio” sibilò Natsuki, lottando per non reagire come avrebbe voluto, e cercando di mantenere un minimo di compostezza davanti alla sua gente e a Mashiro. Ma Shizuru dovette leggerle in faccia il tormento.
“Onestamente, lo sarebbe se tu venissi con noi. Perché ho giurato di proteggerti, tu che sei la cosa che mi è più preziosa. E, come hai visto, quelli giocano tutte le volte a metterci l’uno contro l’altro; se tu fossi in pericolo, io non potrei mai sacrificarti. Mai.” L’Incantevole Ametista scosse la testa. “Ti prego, aspettami qui.”
Conquistata da quelle parole, tragicamente vere, Natsuki finalmente annuì.
“Quando fai quella faccia, Direttrice, sei peggio di Nina in preda a tutte le sue paranoie sui sensi di colpa. Guarda che Shizuru ha fatto un discorso molto più lucido del tuo.”
Natsuki scoccò uno stanco sguardo a Mashiro, riuscendo con difficoltà a staccare gli occhi dal monitor che mostrava Shizuru e Nao avventurarsi verso il loro destino.
“Lasciamo perdere, per favore” le rispose, senza trovare la forza di battibeccare ancora. Non ce la faceva, non in un momento come quello. Per cambiare discorso indicò invece, con un cenno della testa, Yokho e il suo staff.
“Parliamo di loro, invece. Le porte qui sono blindate, rinforzate dopo l’ultima aggressione in modo che nessuno le possa sfondare, ma non voglio correre rischi. Mashiro, una volta che avranno finito, potremmo tranquillamente far evacuare gli scienziati. E la stessa cosa vale per il Maggiore Chrysant e i tuoi. Non voglio averli sulla coscienza.”
“Non preoccuparti per loro, semmai è la Dottoressa Helene la prima che dovrebbe lasciare questo posto.” Mashiro lanciò un’occhiata significativa verso la donna. “Lei è l’unica che qui dentro sa davvero tutto su questa macchina. E qui fuori c’è ancora un jet che può utilizzare per andarsene, anche subito.”
Natsuki soffocò l’acida replica che le era spontaneamente salita alle labbra. Tra tutti, ci avrebbe giurato che Mashiro si sarebbe presa a cuore soprattutto Yokho. La Direttrice, però, non voleva mettere a repentaglio la vita di nessuno per i suoi pregiudizi contro quelli di Earth. E, da quello che aveva visto fuori, l’unico posto sicuro dai Nobody era letteralmente ad anni luce di distanza da Windbloom.
“Non serve. Ad un livello sotto a questo, nella Sala delle Lapidi, esiste un portale verso il vostro mondo. Quello da dove io arrivai anni fa” disse a denti stretti.
“Non era sulle nostre mappe, ma buono a sapersi” le rispose Mashiro, la cui aria infastidita si era aggravata durante lo scambio di battute. C'era qualcosa che le voleva dire, Natsuki ne era certa.
La fissò, quasi sconcertata dal fatto che, per una volta, il Generale sembrasse in difficoltà. Però, dopo qualche tentennamento, Mashiro distolse bruscamente lo sguardo da lei.
“A te la decisione allora, ma vedi di non metterci troppo. E adesso dimmi come faccio a comunicare con la mia Otome. Voglio Arika qui tra dieci minuti al massimo.”
Nastuki annuì, il cuore pesante dall’angoscia. Nonostante le parole di Mashiro, e della stessa Shizuru, lei non riusciva a non sentirsi in colpa per averla abbandonata. E ritornò a fissare la sua figura elegante, che ogni passo portava sempre più distante da lei.

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Zexion era rimasto a distanza, a guardare Nina e il suo Master entrare nel complesso di rovine che ospitava l’arma che gli avrebbe garantito la realizzazione del suo piano.
Osservò il cyborg seguirli, non visto, poco dopo.
Non sarà un problema. Oramai è tutto stabilito, loro non possono più deviare dalla rotta che si sono scelti. Però, per avere il massimo delle probabilità che ciò che ho progettato abbia successo, è necessario che il Colonnello De Artai sopravviva. Meglio se con quella donna al suo fianco. Insieme sembrano incredibilmente capaci di fare le cose più estreme, senza contare che proprio lei è la chiave per accedere alle passate conoscenze di questa gente.’
Il Nobody si rammaricava di non avere avuto più tempo per studiarla. Nina Wang era all’apparenza una psicotica con manie di perfezionismo, accoppiate ad una voglia disperata di dimostrare al mondo che lei era la migliore. Una combinazione dirompente che a volte portava gli esseri umani a suicidarsi per qualche insulsa causa o a rivoluzionare il mondo. Spesso, entrambe le cose. Perfetta, per quello che aveva in mente Zexion.
'Lui la mente e lei l'esecutrice. Lei quella che dà ordini, e lui quello che glieli suggerisce. Non ho realmente rivelato a Xemnas di chi esattamente quella ragazza è l’equivalente, o avrebbe ordinato a Marluxia di ucciderla non appena arrivati qui. Perché sarà lei che guiderà il cambiamento. Lo può fare. Se rimarrà in vita.'
E lui era lì proprio per garantirlo, si disse fissando il cumulo di macerie spianato dallo scorrere del tempo.

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Nao faticò molto a mantenere la sua aria scanzonata mentre avanzava con la compagna lungo il corridoio che l'avrebbe portata ad intercettare gli invasori. E non solo per la trepidazione di quello che stavano per affrontare, ma anche per l’inusuale tensione che avvertiva irradiarsi da Shizuru Viola.
Nao aveva assistito turbata allo spettacolo del volto dell’Incantevole Ametista che si pietrificava nell'apprensione, quando la Direttrice aveva annunciato che avrebbe combattuto a tutti i costi. Il sentimento che le legava era solido, Nao lo sapeva bene, memore di tutti i suoi falliti tentativi di sedurre la casta Direttrice; ma la Quarta Colonna non avrebbe mai pensato, prima di quel momento, di vedere tanta preoccupazione negli occhi amaranto di Shizuru. L’unica, a parte Nagi, che sembrava avere sempre ogni cosa sotto controllo.
Gettò uno sguardo dietro di sé. L’Incantevole Ametista, adesso, portava in volto solo una quieta promessa di morte, spaventosa nella sua fissità.
Nao distolse precipitosamente l'attenzione. Immaginava che solo Tomoe, anni prima, fosse stata guardata in quel modo, e lei non l'aveva mai invidiata.
Si permise una risatina sprezzante, per dissimulare la tensione.
“Di’, Shizuru, rispetto a quello che hai detto prima, se quello ci mettesse l'una contro l'altra, tu non avresti invece dubbi nel togliermi di mezzo, non è vero?”
La risposta, pur se articolata in un tono di voce composto e quasi mellifluo, fece vacillare il suo sorriso. “Tu sei una mia compagna, e ovviamente tenterei di salvarti. Ma non potrei prescindere dalla salvezza della Fondatrice. Se lo facessi, renderei vane le morti di tutte le nostre compagne.”
“Sì, certo, ovviamente...” le fece di rimando Nao, beffarda, ben sapendo quanto Shizuru stesse mentendo.
Bugiarda, è solo Natsuki che sei qui a proteggere. Che folle, non hai ancora capito che con questi tizi è solo te stessa che devi cercare di mettere in salvo?’ pensò senza avere il coraggio di dirlo ad alta voce. Per quanto fosse sempre posata e cortese con tutti, Nao sapeva perfettamente che c’erano cose che era meglio non rinfacciare alla Terza Colonna.
Andrà a finire come ha detto lei, che quello ci farà combattere ancora una contro l'altra, come è successo fino a questo momento. Non c'è modo di uscire da questa trappola.'
Per un attimo aveva sperato che Natsuki l'avrebbe spedita a fare da guardaspalle a Yokho e gli altri, ma le sue speranze si erano infrante contro la volontà della Direttrice che sembrava voler impiegare tutte le sue Otome in una missione impossibile e suicida. Più di una volta durante la battaglia Nao aveva meditato di svignarsela, pur sapendo che non c'era posto dove si sarebbe potuta nascondere. Eccetto uno.
'E quella pedante donnicciola di Nina mi ha anticipata. Con quali inesistenti arti e attributi si sarà infilata nel letto dell'unico della combriccola che sembra apprezzare un po' di compagnia? Devo dargliene atto. Solo una scombinata come lei poteva riuscire a circuire Nagi sotto gli occhi della fidanzata ufficiale, per non parlare di quelli di Natsuki. D’altronde, pure lui ha sempre dimostrato un pessimo gusto in fatto di donne.’
Nao fletté le dita pericolosamente. 'Lascia che abbia finito qui, Nina Wang, e poi ti insegnerò io a rubarmi il posto di seduttrice del Garderobe...' rimuginò, cercando di rifugiarsi nel sua solito sarcasmo per non cadere preda della paura.
Decise che lei ce l'avrebbe fatta a uscirne viva, con o senza l'aiuto della compagna che le avevano affibbiato.

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Nagi aveva provato a farla parlare, ma Nina si era chiusa in un silenzio impenetrabile mentre discendevano insieme i livelli del complesso. Stava anche facendo in modo di rimanere sempre due passi davanti a lui, e l’albino non era ben sicuro se fosse un modo di impedire la conversazione o perché Nina stesse inconsciamente mimando la posa più tipica di quando era stata la sua Otome. In ogni caso, non gli era mai sembrata così simile alla sua vecchia sé stessa.
Lo conosceva benissimo quel portamento fiero, privo della grazia innata dell’Incantevole Ametista, ma potente e quasi arrogante, della ragazza che sapeva benissimo di essere la numero uno tra tutte, e che ci teneva a dimostrarlo. Esattamente come il suo sguardo truce lasciava trasparire.
Girò leggermente la testa per osservare le stanze buie che sfilavano ai lati del corridoio. Dalle ombre spuntavano forme inequivocabili, resti che una volta erano stati esseri umani, e fu lieto che Nina avesse deciso di camminare così impettita. Fino a quando non le fosse venuta voglia di lanciare un’occhiata al tetro panorama non avrebbe perso il coraggio.
D’un tratto la ragazza si fermò, indicando una stanza più ampia alla loro sinistra. Ad eccezione delle altre, questa era in qualche modo illuminata da bagliori provenienti da dodici grossi pilastri che si ergevano nel mezzo della sala. Alla loro vista, finalmente Nagi emise un silenzioso sospiro di sollievo.
Era quasi sicuro che se un prototipo di Harmonium doveva esistere, per forza avrebbe dovuto essere costruito vicino ad uno dei portali. Tutti luoghi che possedevano una qualche importanza per l’antica gente di Earl lo erano, e Nagi sperava che la loro arma più preziosa non facesse eccezione. Avrebbe potuto andarsene richiedendo un jet warp dalla flotta orbitale, ma sarebbe stato rischioso. In quel momento, però, fu davvero certo che se la sarebbe cavata egregiamente.
“La chiamavano Sala del Bifröst” Nina gli stava dicendo, in un tono piatto ed impersonale. “Sapevano che era un passaggio, ma non come utilizzarlo.”
Lui scosse le spalle. “Questo è quello che succede quando le conoscenze vengono raccolte nelle mani di pochi. Morti quei pochi, e distrutti i documenti, ogni attrezzatura diventa inutilizzabile.”
“Ci credi davvero, Nagi, che questo pianeta sarebbe più felice se la tecnologia fosse a portata di tutti? O lo fai solo per la tua sete di potere? Non negare che il Garderobe sia sempre stato l’unico ostacolo tra te e il dominio di questo mondo” lei gli sussurrò, senza distogliere lo sguardo dai pilastri.
Nagi dubitava che i loro concetti di gratificazione fossero simili o che, secondo gli standard di Nina, Earth fosse un pianeta più felice di Earl, ma preferì non specificarlo. Si limitò a sorriderle, e a darle un’altra delle sue mezze verità.
“Io so solo che in un momento come questo sarei stato un leader più valido degli attuali e, di certo, con ciò che è sepolto nella Biblioteca Proibita i cittadini di Earl avrebbero potuto difendersi meglio, senza usare voi come scudi umani o spedire inermi soldati al macello.”
Incredibilmente, la ragazza annuì. “Non hai tutti i torti. Se avessimo avuto le conoscenze della vecchia era non ci avrebbero sicuramente preso così alla sprovvista.”
Quelle parole, sulla bocca di Nina, Nagi aveva atteso dodici anni per sentirsele dire; la prova che era davvero riuscita a convincerla, e che la sua motivazione a seguirlo non risiedeva solo nel suo perverso senso dell’onore o in un amore mal riposto. Quelle ragioni erano traballanti; mentre i suoi piani avrebbero avuto bisogno di ben altro.
Però, in quel momento, Nina gli sembrò fin troppo arrendevole. Aggrottò le sopracciglia chiare fissando la ragazza davanti a lui.
“Non posso credere che tu abbia cambiato radicalmente idea.”
“No di certo, ma adesso più di allora so riconoscere quando il fine giustifica i mezzi.” L'occhiata che lei gli rivolse fu sdegnata. “E non pensare che io sia qui per smontare la nostra precedente sconfitta. Lo faccio solo per riabilitare la nostra reputazione.”
“E come?” la stuzzicò lui.
“Sconfiggendo i Nobody.”
La risposta fu lapidaria, come Nagi si era aspettato. Come aveva fatto, per un attimo, a pensare che lei avesse in mente qualcosa di diverso dal pulire l'onta che aveva macchiato la sua irreprensibile carriera di Otome?
Sospirò melodrammaticamente. “Sei sempre la solita. E mi proteggerai ancora? Come mi hai promesso ieri notte?” le chiese innocentemente. Solo un attimo di sgomento offuscò come un'ombra l'ardore di Nina, che subito si riprese, regalandogli un ‘sì’ appena sussurrato. Poi si girò, riprendendo a camminare.
Nagi invece, gettò uno sguardo ai pilastri. La sua scialuppa di salvataggio era lì, se ne sarebbe potuto andare anche subito, infischiandosene dei patti presi con la ragazza, sulla quale non sapeva quanto fare affidamento, e dell’aleatoria offerta di Zexion, che trasudava menzogna. Giocherellò con il palmare che custodiva in una delle tasche interne dell’uniforme. Con quello aveva monitorato il flusso di informazioni sottratte al Garderobe, e già trasferite ai server su Earth usando il mainframe della loro nave ammiraglia come bridge.
Accertatosi che almeno quella parte della missione fosse stata completata, solo la distruzione dei Nobody e dei suoi colleghi di Earth stava tra lui e quello che si era prefissato; ma, all’ultimo momento, Nagi esitò, fissando la bruna testa di Nina che si stava silenziosamente allontanando.
Con l’Harmonium dovrebbe davvero farcela a sconfiggerli. A quel punto, potrei reclamare quello che mi ha promesso dalla Biblioteca. Che, incidentalmente, è la stessa cosa di cui parlava anche Zexion. Il potere assoluto. E l’otterrei senza neppure dover ringraziare lui.
Nina si era intanto accorta che Nagi non la stava seguendo, e si era bloccata sui suoi passi, rivolgendoli un’occhiata perplessa.
Ma ciò vorrebbe dire che mi dovrei completamente fidare di lei. Una pronta a morire ed a uccidere, anche le sue amiche, per gli ideali di altri?’
Si accorse di essersi risposto da solo. ‘Proprio quello di cui ho bisogno, che ho cercato da sempre. Una vera Otome, senza il subdolo legame con il Garderobe. Forte abbastanza da combattere per me, e influente per la sua nuova posizione di Regina di Windbloom. Una compagna ideale, ma riuscirei a controllarla come tanti anni fa?’
Come per rispondergli, l’espressione di Nina mutò da altera a quasi implorante. Stese una mano verso di lui. “Vieni?”
Nagi si accorse di stare istintivamente annuendo. Già altre volte aveva rischiato il tutto per tutto fino in fondo, e questa volta non avrebbe fatto eccezione, o se ne sarebbe rammaricato per tutta la vita.
La raggiunse senza sottrarsi, però, a prendere una precauzione che reputava necessaria. Perché Nina poteva fallire, e Nagi voleva essere assolutamente certo che i Nobody non avessero la minima possibilità di accedere all’universo di Earth. Dopotutto, se ogni cosa fosse andata male, adesso che aveva scoperto il portale avrebbe avuto tutto il tempo per andarsene. Anche con Nina, se la ragazza non si fosse dimostrata totalmente stupida. La mano ancora sul palmare disegnò velocemente dei simboli sullo schermo.
E qualcosa, nello spazio profondo, si attivò.

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Nao ringhiò tutta la sua frustrazione mentre respingeva un ennesimo attacco di Sara, i cui occhi spaventosi, vitrei e senz’anima, non l’avevano lasciata un secondo.
La Quarta Colonna era innervosita. Shizuru l’aveva abbandonata ad occuparsi di Miss Maria e Sara Gallagher che, pur se decisamente indebolite e con le armature non perfettamente materializzate, costituivano insieme dei validi opponenti. E lei, oltretutto, stava cercando di metterle fuori combattimento senza causare loro danni permanenti.
Approfittando di un secondo di sbandamento delle sue colleghe si girò di sbieco a controllare cosa stava facendo l’Incantevole Ametista. Si era gettata su Marluxia non appena il Nobody era apparso, in una nuvola di petali di rosa, con una violenza che Nao aveva trovato quasi inquietante. L'espressione di Shizuru, però, continuava ad essere piuttosto placida, perfetto complemento all'aria arrogante e solenne che ammantava il Nobody. Circostanza che turbava non poco Nao.
'Quei due si somigliano' pensò con una smorfia, mentre scartava una carica di Miss Maria. Nonostante le due Otome si fossero concentrate su di lei, come Nao aveva temuto, Shizuru non si era precipitata in sua salvezza, preferendo occuparsi di Marluxia.
Sapeva che la mossa aveva spiazzato il Nobody, che si era forse aspettato che l'una accorresse in soccorso dell'altra, ma la cosa non rincuorava di certo la Quarta Colonna.
'Figuriamoci, vorrei vedere se al mio posto ci fosse stata la sua amata Natsuki...'
In preda all'ira afferrò al volo Sara per il polso, facendola quasi roteare sopra la testa e mandandola a schiantasi a terra. Imperturbabile, la donna si alzò lentamente, ma con decisione, ritornando a fissarla.
Nao aprì la comunicazione con Natsuki. “Si può sapere che state combinando? Queste due mi faranno a pezzi se continuano così. Sono instancabili.”
La voce che le rispose era tesa dalla preoccupazione. “Cerca di non farti sopraffare, stiamo facendo di tutto per sconnetterle dallo Shinso.”
La Quarta Colonna scrutò i volti delle sue assalitrici, cercando di individuare una qualunque parvenza di coscienza, ma vide solo l'apatica fissità dello sguardo di due bambole.
“Nao, mantieni la calma” continuò Natsuki.
“Perché? Mi spieghi adesso cosa dovrei mai fare?” Nao sibilò alla sua Direttrice, a denti stretti. “Non riesco a disarmarle, né a vincerne la resistenza senza fare loro davvero male. In che stato sono?”
Nao sentì il tono della Direttrice vibrare di tensione. “I loro parametri vitali sono tutti fuori scala, se riescono a muoversi è solo perché il Nobody le controlla.”
“Quindi sono tecnicamente...?”
Prima che potesse completare la frase la lama di Miss Maria le sfiorò uno zigomo, e Nao sentì distintamente il campo di forza piegarsi sotto il colpo. Riuscì di stretta misura ad evitare che le cavasse un occhio, ma non a deflettere l'impatto dell'arma di Sara, che la colse di sprovvista alle spalle facendola precipitare al suolo.
“Ditemi se possiamo recuperarle o no” urlò in preda all'ira e al dolore mentre si rimetteva in assetto. “Ho il diritto di saperlo.”
Natsuki le rispose con un paio di secondi di ritardo. “Hai la mia autorizzazione, Juliet Nao Zhang. Uccidile.”
Le labbra di Nao si tesero in una smorfia. Guardò Sara e Miss Maria per l'ultima volta. La prima non poteva dire di conoscerla, visto che le sue missioni diplomatiche l'avevano tenuta spesso lontana dal Garderobe, mentre l'anziana insegnante era stata un'istituzione durante gli anni della sua formazione. C'erano state volte che Nao non l'aveva sopportata, soprattutto perché la donna sembrava avere un'innata abilità nello scoprire le sue trame e le sue fughe dalla scuola, ma era parte del gioco fargliela sotto il naso. In quel momento però, fu lieta di averla davanti nella sua forma ringiovanita. Non avrebbe avuto il coraggio di fare quello che doveva a una che le ricordava fin troppo sua madre.
Mormorando a denti stretti un addio, la Quarta Colonna si risolse finalmente ad usare il suo Element.
Stringhe laser si chiusero intorno al collo di Miss Maria, che non tentò nemmeno di liberarsi. Nao non gliene lasciò il tempo. La decapitò con una veloce torsione del polso destro, spostandosi per affrontare Sara. E non trovandola dove pensava fosse.
'Deve essere riuscita ad attivare il sistema di occultamento.'
Qualcosa la colpì tra le scapole, facendola boccheggiare e, di nuovo, si sentì scaraventata contro un muro. Ma Sara aveva rivelato la sua posizione. Nao rallentò per evitare l'impatto, guardando la superficie vetrosa della parete davanti a lei. Modificò la lunghezza d'onda dei laser perché vi si riflettessero sopra invece di perforarla, poi lanciò le sue stringhe direttamente contro il muro; si abbassò velocemente per portarsi fuori tiro, mentre i fasci rimbalzavano e si aprivano a ventaglio sopra di lei.
Nessun urlo si udì, solo il suono soffice di qualcosa che cadeva a terra.
Nao si prese tutto il tempo di atterrare, e solo allora si guardò attorno. Sara era riversa al suolo, morta, ma, con grande sorpresa della Quarta Colonna, sia Shizuru che Marluxia erano spariti.

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Sotto gli occhi del Maggiore Wang stava sfilando la cronaca di un disastro quasi annunciato. Quello che la turbava era che lei era ben conscia del protocollo di sicurezza da adottare in tali casi, ma gli ordini che le erano stati dati erano ben diversi.
“Comandante” la chiamò Shiho. “Le nostre forze sul campo stanno perdendo terreno. Dovremmo richiedere al Generale l’autorizzazione a procedere con un bombardamento orbitale.”
Nina scosse la testa. “No. È già stato categoricamente escluso dallo Stato Maggiore. Restiamo in attesa di ordini.”
Vide Shiho quasi contorcere il viso in preda al nervosismo. E gli altri ufficiali presenti sul ponte dell’ammiraglia le sembrarono ugualmente perplessi. Lei non gli poteva dargli torto. Rimanere al loro posto, in un momento come quello, guardando i propri compagni morire senza poter fare nulla, non era una cosa che lei si era mai augurata di dover fare.
E temeva che la situazione potesse anche peggiorare.
D’un tratto, come per confermare i suoi più tristi presagi, il suo palmare vibrò. Lentamente, senza lasciar intendere ai suoi uomini quanto fosse a disagio, Nina lo estrasse e lo guardò intensamente. Scrutando il simbolo lampeggiante sullo schermo le sembrò di essere tornata indietro di due anni, alla notte nella quale Natsuki aveva fatto il suo discorso davanti agli Stati Maggiori riuniti della Repubblica Occidentale; alla notte nella quale lei aveva seriamente rischiato di trasformarsi una bomba umana.
L’apprensione che le strinse lo stomaco fu la stessa, come la sensazione di impotenza davanti alla crudele ineluttabilità del fato. Anche se, stavolta, non sarebbe necessariamente stata la sua, di vita, ad essere sacrificata.
Alzò gli occhi verso il pianeta azzurro, non trovando scappatoie a quello che le avevano ordinato di fare.
“Aprimi una comunicazione con tutti i sub-comandanti” ordinò all’addetto.
“Che succede?” le chiese Shiho, prontamente ignorata.
I volti che apparvero sullo schermo erano tesi, e Nina non poté sottrarsi dal guardarli tutti bene negli occhi.
Si schiarì la voce, che cercò di rendere il più formale e, allo stesso tempo, il più convincente possibile.
“Ho in questo momento ricevuto un codice Tetra. Ovviamente, sapete tutti di cosa si tratta.”
Si bloccò, lasciandogli un attimo per assimilare la notizia. Si trattava del comando che innescava la loro ultima linea di difesa, da impiegare solo se il loro stesso pianeta natale fosse stato in pericolo.
Tra gli sguardi confusi che le vennero indirizzati spiccò quello del Capitano Kazuya Krauxeku. L’uomo la fissò e, Nina poté capirlo chiaramente, se fosse stato lì l’avrebbe presa per il collo. Il Capitano era famoso per due cose: la bella moglie Akane, e il suo pessimo carattere.
“Ricevuto da chi? Chi ha autorizzato la ricollocazione in questo universo del nostro sistema di difesa planetario? Perché non siamo stati avvertiti?”
“Il Generale De Windbloom in persona” Nina rispose, innervosita da quel fuoco di fila di domande. “Come puoi capire l’informazione era classificata ai massimi livelli.”
“Ma siamo noi...”
“Non abbiamo tempo da perdere in recriminazioni” lo interruppe lei, cercando di non alzare la voce. “Le batterie di Polaris in orbita intorno al sole di questo sistema sono state attivate, ma non è stato ancora emanato l’ordine di lancio. Da quel momento, avremo al massimo due ore di tempo prima che il fronte della nova spazzi questo quadrante. Le procedure prevedono però che sin da ora cominci l’evacuazione della flotta. Vuoi farci perdere ancora tempo?”
L’uomo sembrò finalmente aver preso coscienza di quello che li aspettava. Scosse la testa.
“No, Comandante.”
“Molto bene. Che le navi di supporto si preparino a rientrare, poi toccherà a tutte le altre.”
Nina si accorse che Shiho la stava fissando, e si risolse a degnarla di un’occhiata. “L’ammiraglia sarà l’ultima nave che abbandonerà questo universo. Abbiamo ancora delle cose da fare qui” le disse, sapendo benissimo quello che la donna stava in quel momento pensando.
Infatti, dopo qualche secondo, la sua odiosa vocetta tornò a torturarla. “Questo è irregolare. L’articolo dieci del codice militare stabilisce che…”
“Non mi importa” tagliò corto Nina. “Sono gli ordini del Generale. Noi rimarremo fino alla fine.”
Alla sola menzione del suo capo supremo Shiho sprofondò in un silenzio risentito, e Nina cercò di dimenticarsela, ritornando a fissare il campo stellato al di là dello schermo.
Da qualche parte davanti a lei, in posizione speculare rispetto all’Administar, giaceva il gigantesco portale lunare che avevano utilizzato per trasportare la flotta in quell’universo. La loro via verso la salvezza.
Non ancora. Quel segnale arrivava da Nagi. Se lui o Mashiro non avranno la possibilità di lanciare l’ultimo ordine toccherà a me.’ Nina strinse gli occhi, chiedendo un rapporto sulla situazione a Windbloom. Per quanto possibile doveva ignorare il fatto che laggiù c’era una delle due persone più importanti della sua vita. Doveva essere l’automa che l’avevano addestrata a diventare in quel genere di situazioni.
Vi rinunciò dopo qualche secondo, lasciando che un sorriso triste le reclamasse le labbra. Guardò Shiho, ed ebbe pietà di lei, e anche di sé stessa. Tutte e due, dopotutto, erano esattamente dove non avrebbero voluto.

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Nella sala di comando, Mashiro fissò incredula gli schermi che fino a qualche minuto prima avevano mostrato il combattimento tra l’Incantevole Ametista e il Nobody dai capelli rosa. L’immagine era sparita, come se un drappo nero fosse stato gettato sopra le telecamere.
Guardò Natsuki, aggrottando le sopracciglia, ma la Direttrice scosse la testa.
“Funzionano normalmente, ma nemmeno la scansione termica rivela niente.”
“Deve essere un qualche tipo di campo di occultamento.”
L’attenzione di Mashiro tornò su Nao, seduta a terra a guardare i resti delle sue amiche che stavano lentamente scomparendo. Il parallelismo con i corpi dei Nobody che si svaporavano la colpì molto sfavorevolmente; non credeva che si sarebbe mai abituata ad una cosa del genere.
La indicò a Natsuki. “Ordinale di intervenire. Subito.”
Ma la Direttrice scosse la testa. “Aspetta, voglio capire che sta succedendo.”
“Che dietro quella cortina di oscurità quel bastardo sta facendo a pezzi la tua amichetta, ti serve un rapporto ufficiale in triplice copia per arrivarci?”
Un lampo di odio attraversò per un secondo lo sguardo di Natsuki, che però si limitò a distogliere gli occhi da lei per fissarli intensamente su uno degli schermi.
“Non noi abbiamo come voi legioni di soldati da spedire allo sbaraglio. Abbiamo già perso troppo guerriere contro questi esseri. E non metterò più in pericolo la vita di una di loro senza essermi accertata se ne valga la pena.”
Natsuki premette alcuni tasti sulla consolle, prima di rivolgere di nuovo la sua attenzione su Mashiro.
“E non mi importa quello che ha detto Shizuru. Se è in pericolo, io stessa interverrò di persona. Questa è la mia scuola, Generale, non posso per sempre lasciare che altri la difendano.”
Malgrado tutto, Mashiro dovette riconoscere che Natsuki aveva coraggio da vendere. Nella sua carriera non aveva conosciuto molti soldati, e ancora meno comandanti, che si sarebbero lanciati a capofitto contro un nemico sconosciuto, nella completa incertezza del risultato finale.
Sorrise di sbieco alla fiera donna davanti a sé, preferendo non sottolinearle la vera ragione per la quale, secondo Mashiro, Natsuki aveva parlato così.
Bel discorso. Ma vorrei davvero sapere se, alla fine, lo faresti solo per correre a salvare la persona che ami. Forse no. Sei troppo fedele ai tuoi giuramenti di Otome per anteporre una cosa del genere alla protezione che hai giurato alla Fondatrice. In questo sei l’esatto contrario del Maggiore Wang; ma quei tuoi begli occhi verdi non riescono a nascondere quanto ti stai struggendo per Shizuru.’
Combattendo un’involontaria ondata nostalgica Mashiro annuì. “Va bene. Ma almeno porta Nao con te. Non ha senso affrontare quegli esseri uno alla volta.”
Natsuki le fece un veloce cenno del capo, mentre si piegava di nuovo verso il monitor.
La decisa vibrazione del palmare, che conservava in una tasca, distolse Mashiro dalla contemplazione del volto assorto di Natsuki.
Lanciò una veloce occhiata allo schermo; a quel punto, sperava di vedervi una sola cosa. Fu accontentata, e solo un'ironica domanda le sovvenne.
'Brennt Paris?'(2) pensò con una smorfia. 'Nagi ha fatto bene il suo lavoro. Parigi brucerà con i nostri nemici, non ripeteremo l'errore di von Choltitz.'
In silenzio, le labbra strette in una sottile linea pallida, si avvicinò al Maggiore Chrysant mettendole una mano sulla spalla.
“Ho ricevuto un codice Tetra. Diffondi immediatamente l’ordine, alle brigate dislocate nei punti più decentrati rispetto a Windbloom, di iniziare il ripiegamento verso Earth.”
Mashiro vide Yukino impallidire considerevolmente alla notizia, ma le diede atto di saper mantenere un ammirevole autocontrollo.
“Dovremmo informare immediatamente il Colonnello Armitage” fu il suo unico commento.
Il Generale annuì, toccandosi l’auricolare. “Ci penso io. Tu occupati delle truppe.”
Prese quindi un bel respiro, preparandosi a comunicare ad Haruka che il codice Tetra, l’autorizzazione a lanciare un bombardamento solare, era stato emesso.

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Shizuru Viola sbatté le palpebre, momentaneamente confusa. Vedeva ancora il suo nemico davanti a lei, ma il resto del corridoio era sprofondato nell'oscurità.
“Che hai fatto?”
“Ho proiettato attorno a noi un cono di luce negativa. Non lo trovi affascinante?”
Shizuru rispose lanciandogli contro la sua arma ma, come quasi tutti i suoi precedenti, anche quell’attacco si infranse contro la barriera del Nobody. Era veloce, anche se non si poteva teletrasportare, e ben pochi dei colpi dell’Incantevole Ametista erano arrivati a segno, lasciando al Nobody danni non certo debilitanti. Ma la stessa cosa Shizuru poteva dire degli assalti dell’altro.
“Non mi immaginavo una risposta diversa” le fece lui, ironico, per poi scagliare una specie di onda energetica che la donna parò alzando la naginata davanti a sé. Poi tornò ad attaccarlo, senza lasciargli o lasciare a sé stessa un attimo di riposo. Anche se cominciava a sentirsi stanca e, soprattutto, disorientata. Era certa di essersi spostata di molto dal punto dove si erano scontrati la prima volta, ma non avrebbe saputo quantificarlo; non poteva nemmeno chiedere assistenza a Yokho, visto che il suo trasmettitore, integrato nel GEM, era misteriosamente muto.
“Che c'è, ti arrendi di già?” la canzonò Marluxia, puntando verso di lei la falce. Il suo sorriso era irritante, ma Shizuru fece di tutto per non perdere la calma.
Si drizzò in tutta la sua statura. “Perché dovrei, quando sei tu quello in difficoltà?”
I petali di rosa, che animavano la barriera del Nobody, volteggiarono attorno a Marluxia in una configurazione che Shizuru avrebbe trovato affascinante, se non fosse che quelle cose avevano tentato di ucciderla.
Il tono di lui mostrò una leggera sorpresa. “Io? Ma davvero?”
“Sì. La tua... la vostra tattica è sempre quella di metterci le une contro le altre, o di minacciare le persone che amiamo. Ma adesso siamo solo io e te, fammi vedere quello che vali senza bassi sotterfugi.”
Marluxia si leccò distrattamente le labbra. “Sotterfugi? Da come lo dici tu sembra una cosa così disprezzabile, ma sappi che questo è il modo che noi abbiamo stabilito essere il più adatto per combattervi. Riesci a capire la differenza? Non ti hanno insegnato, nella tua bella scuola di super governanti, che in guerra ed in amore tutto è concesso?”
Qualcosa in quelle parole fece tremare di odio il cuore di Shizuru. “Taci” gli intimò, seppur quietamente.
Lui le sorrise. “Oh, quindi sai di cosa sto parlando, non è vero? E vuoi sapere altro? Il fatto che la persona che ami non sia qui non cambia assolutamente nulla. Quando avrò finito con te andrò a cercarla, sarà bellissimo vedere la sua pelle candida coprirsi di un manto di fiori. Vediamo un po', che colore le starebbe bene? Genziane blu, forse? Come i riflessi nei suoi capelli.”
L'Incantevole Ametista prese un bel respiro, ma non servì a dissipare la rabbia, che deflagrò improvvisamente dentro di lei; scagliò la sua naginata a sezione multipla contro il Nobody, con tutta la forza consentita dell'armatura. Ma lui riuscì incredibilmente a schivarla, all'ultimo istante.
La lama proseguì, fino a trovare qualcosa di solido che tranciò con facilità. Alle orecchie di Shizuru giunse attutito il rumore metallico di qualcosa che colpiva una superficie dura, mentre i suoi occhi registrarono il lampo di trionfo nell'espressione del Nobody.
Collegò le due cose, ed ebbe un attimo di smarrimento che bastò a Marluxia per trovare un varco nella sua difesa.
La devastante onda d'urto la colpì in pieno, e la scaraventò contro una colonna che si disintegrò nell'impatto. Shizuru cadde in ginocchio in mezzo ai detriti.
Alzò la testa più velocemente che poté, respingendo il dolore. E non riuscì a non maledirsi.
Perché le tenebre si erano dissipate, e adesso Marluxia stava ritto davanti alle porte distrutte della Sala del Sarcofago; porte che era stata la sua naginata ad abbattere.
Dietro al Nobody aleggiava una spettrale figura incappucciata, che reggeva in mano una falce identica, anche se di dimensioni maggiori, di quella di Marluxia(3). Altre creature stavano emergendo dal pavimento.
La voce che la ringraziò ebbe un tono flautato. “Sei stata molto gentile ad aprirmi. E, come vedi, non era nemmeno esatto che noi fossimo qui soli soletti. Il fatto che non ci possiamo teletrasportare non significa che la mia corte di Nobody inferiori non si possa nascondere nelle ombre.”
“Vigliacco” gli fece lei, senza riuscire più a nascondere l’astio.
“Perché? Come ti ho detto prima, ti aspettavi davvero che contro validi avversari come voi, noi non impiegassimo tutto quello che avevamo a disposizione? Se non ne uscirete vivi sarà solo per colpa vostra, e del vostro irreprensibile sistema di valori che vi fa trovare indegno...” le labbra di Marluxia si piegarono in un sorrisetto derisorio, “... ciò che potrebbe farvi arrivare alla vittoria. Peccato, mi hai deluso. Da quello che Zexion era riuscito a sapere di te, mi sembravi una guerriera disposta a scendere a più di un compromesso per ottenere quello che voleva.”
I petali di rose si alzarono intorno a lui, nascondendone quasi la figura in un turbine profumato. “Bene, ho altro da fare che rimanere ancora a giocare con te.”
Soffocando una risposta sdegnata, perché sarebbe stato inutile a quel punto controbattere, Shizuru preferì concentrare le sue forze nel disintegrare Marluxia.
Si lanciò in avanti ma, prima che potesse toccarlo, tutti gli oscuri compagni del Nobody le furono addosso.
Marluxia non perse tempo. Approfittò del momento per attraversare la sala, diretto al sarcofago di Fumi.

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Doveva ammetterlo. Quel posto era molto più spaventoso del sotterraneo del Castello di Fuuka.
Nina non avrebbe saputo dire se fosse più per la confusione che giaceva in giro o se per le tenebre che avvolgevano gli angoli e le stanze deserte, che il suo sesto senso le suggeriva di non penetrare troppo a fondo con lo sguardo. Certo era che la voglia di fuggire via era diventata quasi insostenibile quando aveva messo piede nella sala principale, e assodato con i propri occhi che un secondo Harmonium esisteva davvero.
Strinse i pugni, consapevole che oramai non c’era più nessun luogo dove poter scappare. Si era messa lei stessa in quella situazione, e c’aveva gettato anche qualcun altro.
Guardò Nagi, che aveva in viso un’espressione totalmente differente da quella che aveva esibito, anni addietro, la prima volta che l’aveva portata al cospetto dell’Harmonium. Tanto quanto ai tempi era stato spavaldo, ora le sembrava fin troppo esitante. E lei poteva capirlo benissimo.
Lo sa anche lui che giocheremo con qualcosa che ci potrebbe distruggere entrambi. Ma le sue motivazioni devono essere davvero forti se non mi ha ancora piantata in asso.’
Nina distolse lo sguardo. Per nessuna ragione voleva lasciar credere a sé stessa che l’albino fosse lì perché teneva a lei, ma nemmeno poté impedirsi di sperarlo blandamente.
Si allontanò di un passo, poi di un altro ancora, per chiudere infine quasi correndo lo spazio che la separava dall’Harmonium, non osando più guardare Nagi in faccia; temendo un’ultima occhiata beffarda o, peggio, che proprio in quella circostanza lui decidesse di mostrarle un’oncia di affetto sincero. Alla luce di quello che doveva fare, non lo avrebbe sopportato.
Salì spedita i pochi gradini verso la postazione del Conduttore, come se avesse la situazione in pugno, e non rischiasse invece di crollare sulle proprie ginocchia ad ogni passo.
Solo lì, con il capo chino sul pannello di controllo, si decise a parlare.
“Lo devo fare. Per la gente di questo pianeta... e per noi.”
La voce di Nagi le giunse perfettamente controllata, come si era aspettata. Ma le sue parole la sorpresero per essere completamente scevre sia di ironia che di derisione. “Fai del tuo meglio, Regina di Windbloom.”
Certo. La carica che mi compete, che è mia di diritto. Non sono qui solo per rimediare agli sbagli che ho commesso, ma per adempiere alla promessa fatta dai miei progenitori alla gente di questo pianeta: che noi li avremmo protetti. Non toccava al Garderobe farlo, ma a noi... a me, come ultima erede della dinastia.'
Non aveva mai voluto sapere niente dei suoi veri genitori, Sifr Fran e Bruce De Windbloom ma, in quel momento, fu a loro che si rivolse.
'Mamma, papà, aiutatemi...'
Nella penombra della sala, con il solo Nagi a farle compagnia, Nina ridò vita all’Harmonium.

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Un rigido sorriso di trionfo increspò le labbra di Zexion quando vide il raggio dell’Harmonium sollevarsi dalle rovine, e solcare il cielo notturno per affondare dentro la distorsione che univa il suo multiverso a quello di Earl. Come aveva previsto, ogni cosa era andata a posto, ogni singolo pezzo del puzzle caduto esattamente dove lui aveva programmato. Come aveva detto a Nagi giorni prima, innumerevoli sistemi stellari era capitolati perché lui ne aveva progettato la fine, questo non avrebbe fatto eccezione. Non era conosciuto come il Burattinaio Mascherato per nulla.
Il varco ci metterà all’incirca mezz’ora per raggiungere l’orizzonte degli eventi. Oltre quel punto non ci sarebbe più possibilità di rientrare, e rimarremmo bloccati per sempre in questo multiverso.’
Non poteva negare a sé stesso la fortissima tentazione che provava; lì, avrebbero vissuto in un luogo dove lui e i suoi simili non sarebbero stati discriminati, e dove avrebbero liberamente potuto utilizzare i loro poteri.
Potremmo abbandonare questo mondo, e andare ovunque... liberi.’
Alzò gli occhi verso le stelle, seguendo il percorso di luce tracciato dall’Harmonium. ‘Ma Xemnas è un capo accorto. Si è premunito contro questa eventualità, scegliendo di mandare qui proprio i tre che mai lo avrebbero abbandonato. Il sottoscritto, perché allontanarmi significherebbe gettare via tutto il lavoro che ho fatto sugli Heartless; Axel, che mai vorrebbe essere separato da Roxas; mentre Marluxia... qui avrebbe interi pianeti con i quali giocare, senza sottostare agli insulsi ordini di Xemnas. Ma lui non è la libertà che vuole, ma il potere sui suoi simili, diventare il Dio degli Dei. Anche a costo di distruggerci tutti.’
Nessuno di loro sarebbe rimasto, era un’evenienza che Zexion non aveva nemmeno preso in considerazione.
Scrutò di nuovo il raggio. Prima di avvertire i suoi compagni di quello che stava succedendo, e lasciare Earl, avrebbe dovuto accertarsi che le persone garanti del suo futuro fossero in perfetta salute. Sapeva che l’ultima volta che quella gente l’aveva usato l’Harmonium era sfuggito al controllo di Nina Wang; non doveva verificarsi di nuovo.
Dal momento che tutti i suoi sensi erano all’erta, percepì l’alterazione nel flusso di antiparticelle prima di vederla ad occhio nudo: prima che il fascio di luce emesso dall’Harmonium mutasse in un lampo di oscurità.
La terra gli tremò sotto i piedi e il suo inumano istinto di sopravvivenza gli urlò una cosa sola: di fuggire da quel luogo.
Zexion lo combatté con la ragione, perché non poteva buttare via ciò che aveva fatto fino a quel momento, anche se quello che stava sentendo succedere era molto peggio delle ipotesi che aveva formulato sull’inadeguatezza di Nina Wang.
Non è lei che ne sta perdendo il controllo, ma l’Harmonium che sta scavalcando la volontà del Conduttore ed agendo di propria iniziativa.’
Facendo quello che Zexion non avrebbe mai pensato che potesse accadere. Non da una macchina progettata, nei ricordi che il Nobody aveva carpito da Nagi e da altri governanti, per difendere quel mondo o, quanto meno, per dare la vittoria in battaglia a una delle parti in lotta.
E allora perché quell’affare sta aprendo un buco nero al centro di questo pianeta? Pensò gravemente, mentre si teletrasportava all’interno delle rovine.


Note:
(1) Natsuki si riferisce a Una Shamrock, le cui vicende sono narrate nell'OAV Mai Otome Sifr.
(2) Brennt Paris? "Parigi brucia?" è la domanda che nell'agosto del '44 Adolf Hitler avrebbe posto ai suoi sottoposti, dopo aver dato ordine al Generale di stanza a Parigi, Dietrich von Choltitz, di distruggere la città per bloccare l'avanzata delle truppe alleate. Il Generale non obbedì agli ordini, e si arrese all'esercito francese di De Gaulle che con gli americani aveva liberato la città.
(3) L'angelo della morte appare in tutta la sua magnificenza in Kingdom Hearts II: Final Mix. Lo potete vedere qui http://www.youtube.com/watch?v=-tc-Mpbsf5Y


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Approfitto dell'aggiornamento per ringraziare ancora pubblicamente Gufo_Tave per aver segnalato la mia storia sul forum di EFP. Dato il contenuto guerresco sono soprattutto lieta che questa fanfiction piaccia ad un altro fan di Sven Hassel, vero maestro del genere ;)
Per questo capitolo baci, abbracci, e tante cose belle ancora a Shainareth e Solitaire che mi hanno aiutato con le correzioni e gli utili suggerimenti.
Infine, grazie a tutti quelli che stanno seguendo questa storia fin dall'inizio, a quelli che si sono aggiunti in corso d'opera, ai lettori che hanno messo questa storia tra i preferiti, e ai commentatori del precendente capitolo. Gentilissimi davvero!
Ok, sopportatemi ancora un paio di capitoli, siamo quasi alla fine ^_^

EDIT dell'11 febbraio: l'occhio attento di Gufo_Tave mi ha beccato una cappellata dovuta alle mie inesistenti conoscenze di fisica, che ho corretto ora. Per far sì che i laser si riflettano contro la la parete senza attraversarla, Nao deve agire sulla lunghezza d'onda degli stessi, non sull'intensità. Grazie per la precisazione!

  
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