Buon
compleanno Enrica ^^
Scusa
per il ritardo mostruoso!
F a l l i n g D
o w n I n M y U t o p i a
Bianco
sporco, irregolare. La luce proveniva dalla sua destra, mentre in basso a
sinistra si trovava un angolo più buio, dove il bianco sfumava nel
grigio. Anche sbattendo più volte gli occhi per mettere a fuoco, la sua
visuale rimaneva la stessa: quel dannato soffitto.
Era
da quando quel dannato mal di testa l’aveva svegliato che non guardava
altro. Aveva provato a ruotare il collo o ad alzarlo, ma il cuscino troppo
morbido su cui era adagiato non lo favoriva nei movimenti. Le spalle doloranti
rimanevano immobili, fisse su quel materasso da troppo tempo per i suoi gusti.
Quanto? Un giorno? Due?
Tsunade-baa-chan esagerava sempre quando si trattava
di curarlo, era fin troppo materna. Per quanto quella donna potesse essere
materna, questo era chiaro.
Provò
a muovere un braccio, senza risultato; dopo averlo sollevato di una decina di
centimetri, questo era ricaduto sulle lenzuola con un tonfo sordo, come senza
vita. Naruto sbuffò, tentando di fare la
stessa cosa con le gambe. Niente.
Kakashi l’aveva avvertito, ma lui no, come al
solito non gli aveva dato retta. In principio c’era stata una minima
intenzione di seguire i consigli del sensei, ma
quando si era trovato faccia a faccia con Itachi Uchiha, nella sua testa non c’era stato altro che un
basso ronzio, una sorta di rumore bianco che aveva annullato la sua
volontà e tutto ciò che in precedenza gli era stato detto; con
furia cieca si era avventato su di lui. Poi, coda dopo coda, Kyuubi aveva preso il sopravvento.
Era
in quel preciso istante che i suoi ricordi si facevano appannati e confusi, le
immagini sfocate cominciavano a turbinare sempre più velocemente, fino a
quando si perdevano nello scuro abisso dell’incoscienza.
Probabilmente
era a causa di quello che ora non riusciva a muovere un muscolo ed era
confinato in una triste stanza d’ospedale. Avrebbe potuto pensarci prima,
certo, ma d’altronde lui era Naruto Uzumaki, famoso non certo per la sua saggezza.
Il
cigolare di una porta richiamò la sua attenzione.
«
Sei sveglio? ».
Quella
era la voce di Sakura, si disse. Inconfondibile.
«
Certo! » rispose con spavalderia. « Per quanto tempo ancora vi
aspettavate che dormissi? ».
La
testa rosa della ragazza entrò nel suo campo visivo, puntandogli una piccola
torcia prima in un occhio e poi nell’altro; controlli di routine.
«
Quando ti abbiamo trovato eri in condizioni pessime » lo informò.
« Ha del sorprendente che tu ti sia ripreso così in fretta
».
Naruto rise sommessamente.
«
Andiamo Sakura, lo sai che grazie a Kyuubi riesco a
far rimarginare rapidamente ogni ferita! ».
La
giovane medic-nin sgranò gli occhi, arretrando
di un passo.
«
Come fai a sapere il mio nome? » chiese sospettosa. « Non mi sono
presentata ».
«
Ma Sakura-chan! » protestò lui. «
Ti conosco da quando frequentavamo l’accademia! Siamo stati anche nello
stesso team, io, tu e… ».
«
Devi avermi scambiata per qualcun altro » disse Sakura con convinzione.
« Probabilmente sei ancora in stato confusionale…
».
Naruto cercò di alzarsi dal letto, invano.
«
Come?! » esclamò contrariato. « Non ti ricordi? Sono qui in
ospedale perché qualche giorno fa, mentre combattevamo contro Itachi Uchiha ho liberato le code
di Kyuubi e… ».
Un
profondo sospiro della ragazza lo interruppe.
«
Sei qui perché qualche giorno fa ti abbiamo trovato in fin di vita alle
porte di Konoha. Io non so chi tu sia, né come
tu faccia a conoscere me o Itachi Uchiha,
ma ti assicuro che nessuno qui ti ha mai visto. Non siamo nemmeno riusciti a
risalire alla tua identità ».
Naruto mosse febbrilmente gli occhi, frustrato per
la forzata immobilità.
«
Smettila di scherzare, dai » disse. « Non ricordi di Kyuubi e delle code? ».
Lei
scosse la testa.
«
Se stai parlando di Kyuubi, il leggendario demone a
nove code, sappi che è scomparso dalla terra del fuoco più di
cento anni fa, assieme al suo Jinchuuriki »
spiegò con voce incerta. « Non agitarti, ti riprenderai in fretta:
tra pochi giorni starai meglio e vedrai tutto con più chiarezza.
Evidentemente hai riscontrato anche dei lievi danni cerebrali, a scanso di
equivoci prenoterò un esame per…
».
«
E il copri fronte allora? ».
Naruto strinse i pugni.
«
Avevo il copri fronte di Konoha, ne sono certo. Come
facevo ad averlo se qui non mi ha mai visto nessuno? ».
La
kunoichi roteò gli occhi esasperata. Il
“paziente sconosciuto” cominciava a darle più problemi del
previsto.
«
Non avevi nessun copri fronte » assicurò. « Proprio per
questo stai causando tanta confusione ».
«
Ma… ».
«
Niente ma » lo bloccò lei. « Ora devi dirmi il tuo nome,
così potrò controllare tra i registri anagrafici la tua effettiva
cittadinanza. Spero che tu ti ricordi almeno quello ».
Il
ragazzo fece una smorfia infastidita, odiava che si prendessero gioco di lui.
«
Naruto » borbottò. « Sono Naruto Uzumaki, ma questo
dovresti saperlo già ».
Sakura
sbattè le palpebre, stupita dalla risposta del
paziente.
«
Uzumaki? » chiese interdetta. « Ne sei
sicuro? ».
Naruto sbuffò.
«
Certo! Mi chiamo così da quando sono nato, vuoi che non mi ricordi
nemmeno una cosa importante come questa? ».
La
ninja dai capelli rosa accennò un sorriso, appuntando il nome del
ragazzo sulla cartellina che teneva in mano.
«
Forse ho una buona notizia, Naruto Uzumaki » annunciò.
«
Ovvero? ».
«
Ovvero… è probabile che abbia scoperto
la tua provenienza. Non sei di Konoha! ».
Naruto assunse un’espressione scandalizzata.
«
Certo che sono di Konoha! » esclamò
contrariato. « Questo è il mio villaggio e lo sarà
finché non creperò, capito? ».
Sakura
inarcò le sopracciglia, riservandogli uno sguardo accondiscendente, poi compiaciuta
continuò il suo ragionamento.
«
Non ci sono Uzumaki a Konoha,
non è un cognome diffuso in questa zona. Conosco solo una persona con
quel cognome: Kushina Uzumaki
che, guarda caso, è originaria di Uzu. Quel
cognome è piuttosto diffuso in quel villaggio, probabilmente anche tu
vieni da lì… magari siete pure parenti!
».
Il
ragazzo cercò di scuotere la testa.
«
Impossibile, non conosco nessuna Kushina Uzumaki » la smentì. « Mai sentita
nominare in vita mia ».
«
Questo allora dimostra che non sei di Konoha come
affermavi poco fa » lo prese in contropiede Sakura.
Naruto afferrò le lenzuola, muovendo appena
le braccia in segno di protesta.
«
Come sarebbe a dire?! » gridò.
«
Sarebbe a dire che » cominciò Sakura pacata « qui tutti
conoscono Kushina Uzumaki.
È la moglie del Yondaime Hokage
».
«
Yo-yondaime Hokage? »
balbettò Naruto. Il quarto Hokage
era stato l’allievo prediletto dell’ero-sennin
e sensei di Kakashi,
nominato Hokage giovanissimo aveva salvato Konoha dalla distruzione sigillando Kyuubi
all’interno di un neonato –Naruto- e dato
la vita per la salvezza del villaggio. « Non può essere ancora
vivo! » esclamò poi, incredulo.
«
E perché no, scusa? » domandò la ragazza. « È
quasi un secolo che Konoha vive un momento di pace e
prosperità, non vedo come potrebbe essere morto ».
«
Ma lui… e Kyuubi…
e io… allora cosa diamine…
» cominciò a farfugliare sconnessamente Naruto.
« Cosa sta succedendo? Sakura, è uno scherzo vero? Uno scherzo di
cattivo gusto! ».
«
Sei ancora chiaramente confuso… ».
«
Non sono confuso, dannazione! » ruggì. « Io so chi sei.
Perché tu non mi riconosci? Cosa è successo a Konoha?
».
La
ninja sbuffò, prendendo dal cassetto una siringa ed avvicinandosi alla
flebo collegata al braccio di Naruto.
«
È meglio per te se ora ti calmi, ti sto somministrando una dose di
sonnifero » lo avvisò mentre iniettava il liquido trasparente nel
tubicino. « Dovrebbe fare effetto tra circa quaranta secondi ».
«
No! » protestò Naruto. « Sakura,
io ti conosco! Perché… ».
«
Tu non mi conosci » tagliò corto il medico. « Stai
vaneggiando ».
«
Tu sei Sakura Haruno » soffiò il
ragazzo, combattendo contro la stanchezza che, lentamente, stava prendendo il
sopravvento. « Il tuo colore preferito è il rosso e la tua
migliore amica è stata Ino Yamanaka,
ma poi avete litigato perché entrambe eravate innamorate di Sasuke Uchiha… ».
Sakura
si bloccò.
«
Queste sono cose che sanno tutti » commentò, cercando di ridere.
« Non ci casco. Probabilmente hai chiesto qualcosa all’infermiera
che è venuta qualche ora fa a cambiarti le bende ».
«
Ma non è vero! ».
«
E io che mi sono spaventata, sono proprio una sciocca! ».
Naruto provò nuovamente a protestare, ma le
sue palpebre si erano fatte stranamente pesanti, mentre le sue corde vocali
avevano deciso di non collaborare.
In
pochi istanti piombò in un sonno pesante e oleoso, profondo e senza
sogni.
Riprese
i sensi parecchie ore dopo, forse addirittura giorni. La sensazione di nebuloso
torpore in cui era caduto lo stava abbandonando poco a poco, costringendolo a
fare i conti con la fredda realtà; quando la guancia strofinò
contro la ruvida federa del cuscino, Naruto giunse ad
una conclusione: non si trovava a casa.
Immobile
cercò di ricordare cosa fosse successo prima di quel lungo sonno. Che
diamine, rifletté, per la seconda volta nel giro di una manciata di
giorni aveva perso conoscenza e si era risvegliato ben più che
intontito. Questo pensiero, comunque, non lo convinse ad aprire gli occhi.
Dietro
le palpebre chiuse fece capolino il volto di Sakura, che gli aveva fatto visita
chissà quante ore prima; le parole da lei pronunciate avevano il potere
di fargli contorcere le viscere. Al solo ricordo il suo cuore cominciava a
battere irregolarmente e una profonda angoscia gli attanagliava la gola,
impedendogli di respirare. Dunque era tutto vero?
Cercò
di essere razionale e si impose di restare calmo: probabilmente si trattava di
un sogno, orribile e terribilmente vivido, ma pur sempre una sua proiezione
mentale. Semplicemente l’onirica concretizzazione di tutte le sue
più recondite paure, ipotizzò, poi tutto si sarebbe dissolto in
un fumoso ricordo alle prime luci dell’alba.
Eppure… eppure non aveva mai avuto sogni del genere.
I contorni degli oggetti erano straordinariamente nitidi, lo scorrere del tempo
così reale, la voce di Sakura che ancora gli risuonava nelle orecchie
così vera, i fiori posati sul comodino così profumati, le
lenzuola così ruvide.
Tutto
era così fastidiosamente vivo, lui compreso.
Con
lentezza inesorabile, un’idea cominciò a farsi spazio nella mente
di Naruto: e se Sakura avesse ragione? Non del tutto,
ma anche soltanto a metà.
Probabilmente
il luogo in cui si trovava non era frutto della sua mente ma, a modo suo, era
la realtà. Una realtà alternativa, una dimensione parallela
identica a Konoha tranne che per un piccolo
particolare. La sua esistenza. Ammesso e considerato che quella teoria, se
teoria si poteva chiamare, fosse plausibile, ancora numerosi dubbi lo
tormentavano: che cosa ci faceva lui lì? Cos’era successo alla sua
Konoha?
Rimanendo
chiuso in quella patetica stanza, a metà tra il sonno e la veglia, non
avrebbe mai trovato delle risposte. Se voleva far luce su quegli eventi avrebbe
dovuto indagare, cosa che non gli era assolutamente possibile fare lì
dentro, solo per di più.
Continuò
a rimuginare a lungo su quei problemi, crogiolandosi nel tepore delle coperte.
In fin dei conti non si stava male, la luce non aveva ancora raggiunto la sua
finestra e le imposte chiuse impedivano al calore di entrare; da un momento
all’altro sarebbe piombato nuovamente tra le braccia di Morfeo.
Se
non fosse stato per la luce accecante che lo colpì direttamente in
faccia, portandolo istintivamente a coprirsi gli occhi con un braccio.
Almeno
ora riusciva a muoversi, constatò.
«
E così tu saresti Naruto Uzumaki
» esordì il suo indesiderato visitatore.
Il
ragazzo grugnì infastidito.
«
Ehi Teme, spegni quella maledetta lampada » gracchiò, ancora
immerso in quelle profonde riflessioni. Il suo interlocutore si
accigliò.
«
“Teme”? Ti sembra il modo di parlare ad una persona che nemmeno
conosci? » domandò scocciato.
Naruto ringhiò, rifugiandosi sotto le
coperte, come un bambino.
«
Se la persona che non conosco mi sveglia all’improvviso, puntandomi un
cosa luminosa in faccia senza il mio permesso…
beh, mi rivolgo a lei come meglio credo, non ti pare?! »,
«
Veramente no » lo liquidò il nuovo arrivato. « E poi
è mattina, ti saresti dovuto alzare comunque ».
Il
biondo borbottò qualcosa di incomprensibile, muovendosi forsennatamente
sotto le lenzuola. Probabilmente lo stava maledicendo in tutte le lingue
possibili ed immaginabili.
«
Comunque io sono Sasuke Uchiha
» annunciò l’ospite, scandendo bene il proprio nome.
A
quelle parole ogni minuscola particella componente il corpo di Naruto si fermò, mentre il ragazzo cercava di
assimilare quanto detto dall’altro. “Io sono Sasuke
Uchiha” aveva detto. Sì, ne era certo.
Lui
era Sasuke Uchiha.
Come
se avesse appena riacquistato le forze, Naruto si
agitò come non mai nel disperato tentativo di liberarsi dalle coperte
che lo tenevano prigioniero; quando infine riuscì a riemergere dal
groviglio di stoffa bianca, fissò il suo interlocutore, incredulo.
Sasuke lo guardava con aria indecifrabile,
rimanendo comunque a distanza di sicurezza. Indossava il classico giubbotto
verde da chunin, ma sulle maniche della maglia era
cucito lo stemma della polizia di Konoha, con al
centro il simbolo degli Uchiha. Qualcosa
evidentemente non tornava.
«
Non… non ci credo » boccheggiò Naruto, scrutandolo. « Cosa ci fai tu qui? ».
Sasuke alzò le spalle con noncuranza.
«
Sakura mi ha detto che lo strano tipo che ho caritatevolmente raccolto tre
giorni fa si era svegliato » disse. « Sono solo venuto a vedere se
eri veramente pazzo come mi ha raccontato ».
«
Io non sono pazzo » borbottò Naruto,
continuando a litigare con le lenzuola. « E poi dimmi, cos’è
che ti avrebbe raccontato Sakura? A parte che sono pazzo, ovviamente ».
«
Poco o niente » minimizzò Sasuke,
storcendo la bocca in una smorfia disinteressata. « Ad esempio che ti
diverti a raccogliere informazioni sulla gente, per poi divertirti alle sue
spalle. Sbaglio? ».
Il
biondo, che finalmente era uscito dalla sua prigione di cotone bianco,
balzò giù dal letto con inaspettata agilità. Poi si
avvicinò a Sasuke, studiandolo da ogni
angolatura, come per accertarsi che ogni cosa fosse al suo posto.
«
Certo che sbagli! » annunciò al termine del suo esame. « Io
non “raccolgo informazioni”, per chi mi hai preso? ».
«
Cosa vuoi che ne sappia » rispose l’altro, vagamente infastidito.
« Ho saputo della tua esistenza solo pochi giorni fa, mentre questa
è la prima volta che ti parlo: non sono ancora riuscito a farmi
un’idea precisa di te ».
Naruto lo guardò scettico.
«
Ma pensi che io sia pazzo. Questo è farsi un’idea precisa ».
«
Però sono venuto a parlarti » si giustificò l’Uchiha. « Vedi di non prolungare ulteriormente questa
seccatura, dimmi realmente chi sei, da dove vieni e perché sei qui
».
Le
mani di Naruto cominciarono a prudere
pericolosamente, mentre cercava di respirare profondamente nel vano tentativo
di non afferrare Sasuke per il bavero della maglia e
scaraventarlo fuori dalla finestra.
«
Io sono realmente Naruto Uzumaki,
sono nato a Konoha diciassette anni fa, non so chi
siano i miei genitori e non so cosa ci faccio qui. È come se fossi stato
catapultato in una dimensione parallela dove tutti vivono felici e contenti,
non ci sono guerre o bijuu e, soprattutto, dove io
non esisto! ».
Sasuke sospirò rumorosamente, rassegnato.
«
Aveva ragione Sakura. Non sarai pericoloso, ma sei da internamento immediato
».
«
Smettila di essere così… così… te! » masticò Naruto, imponendosi calma. « Secondo te, se sono
tanto pazzo quanto dici, come faccio a sapere che il tuo cibo preferito
è il pomodoro? E, tenendo conto che secondo voi sono arrivato a Konoha solo pochi giorni fa, a sapere che tuo fratello
maggiore si chiama Itachi o che la tua famiglia
compone la polizia del villaggio? ».
Sasuke scoppiò in una risata che
sbalordì Naruto. Da quando in qua quel teme
rideva?
«
Sono informazioni banalissime » minimizzò. « Anche nel caso
tu fossi una spia, non saresti nemmeno molto bravo nel tuo lavoro ».
Naruto si maledisse mentalmente, cercando altre
nozioni sull’amico. Purtroppo non aveva molto da dire, tutti i segreti e
gli episodi che li avevano visti protagonisti non esistevano in quel mondo,
erano come cancellati dalla memoria di chiunque.
Probabilmente
ora, in quel luogo, lui non avrebbe nemmeno potuto dire di conoscere Sasuke Uchiha.
«
Insomma, non so come spiegarmi » borbottò, a corto di
argomentazioni.
Il
moro gli lanciò un ultimo sguardo incuriosito, prima di voltare le
spalle e lasciare la stanza.
Naruto si risedette sul materasso, fissando la
porta chiusa con un misto di frustrazione e tristezza; prima Sakura, ora Sasuke. Nessuno si ricordava di lui, questo avrebbe potuto
anche accettarlo, ma la cosa peggiore è che tutto sembrava migliore
così.
Rapidamente
fece scorrere lo sguardo all’interno della camera, alla ricerca di un
paio di scarpe; l’unica cosa che trovò furono un paio di fragili
pantofole da ospedale, disposte ordinatamente accanto alla finestra. Senza
riflettere le infilò e spalancò la finestra, cercando Sasuke nella fiumana di gente che usciva
dall’ingresso principale dell’edificio.
Non
appena individuò la testa nera del ragazzo, con un movimento fluido
scavalcò la finestra, aggrappandosi ai rami di un albero che cresceva
poco distante; ringraziò tutte le divinità esistenti di trovarsi
solamente al primo piano. Atterrò nell’erba senza rumore, come si
addiceva ad un vero ninja, poi cominciò a correre verso Sasuke, che lentamente si allontanava lungo la via.
Mandando
al diavolo la segretezza, Naruto cominciò a
correre verso il ragazzo.
«
Sasuke, fermati! » urlò, cercando di non
incespicare nell’imbarazzante camicia da notte. « Solo un attimo!
Dobbiamo parlare! ».
Appena
lo udì, Sasuke sentì il desiderio di
diventare sempre più piccolo, fino a scomparire del tutto: un pazzo,
vestito solamente di un camicione bianco e pantofole, lo stava rincorrendo
gridando come un pazzo, in una delle strade più trafficate di Konoha.
Purtroppo
non vi erano altri Sasuke Uchiha
a Konoha, e tanto meno in tutta la terra del fuoco,
di conseguenza Naruto stava evidentemente chiamando
lui. Si voltò lentamente, sperando fino all’ultimo momento di
essersi immaginato quello schiamazzare, ma invece Naruto
era lì e lo guardava con occhi pieni di sfida.
«
Io sono Naruto Uzumaki
» ripeté convinto.
«
…questo lo so, dobe
» mormorò Sasuke a mezza voce. «
Cosa diavolo vuoi? ».
«
Anche se tu non lo sai, noi due siamo amici. Non mi interessa se questa
è una strana dimensione, un mondo parallelo o semplicemente un mio
sogno: tu sei mio amico ».
Sasuke si passò una mano sul viso,
evidentemente imbarazzato.
«
Va bene, va bene » disse accondiscendente. « Ma perché ora
non torni all’ospedale? Non hai qualche esame da fare? ».
«
No! » esclamò l’altro, oltraggiato. « Come ho appena
detto noi due siamo amici e te lo voglio dimostrare. Portami in giro con te,
solo per oggi, starò buono e non farò nulla di imbarazzante!
».
«
Troppo tardi, baka » osservò Sasuke con tono sarcastico. « Ma ti sei visto? Tu sei
imbarazzante per definizione ».
Dopo
un attimo di smarrimento, Naruto cominciò a
prendere in considerazione il proprio aspetto. A malincuore dovette ammettere
che sì, in effetti era parecchio ridicolo. Quando la sua attenzione
tornò a concentrarsi sull’Uchiha, vide
che questo si stava già allontanando con passo rassegnato.
«
Ehi, teme, dove stai scappando?! ».
Sasuke sbuffò.
«
Non sto scappando » rispose fermandosi. « Sto andando a procurarti
dei vestiti decenti. Conciato in quel modo non ti porto da nessuna parte,
quindi hai due alternative: o mi segui fino a casa, o te ne torni da dove sei
venuto, Konoha, il villaggio del Sushi o Narutolandia che sia. Sono stato chiaro? ».
Il
volto di Naruto si illuminò, donandogli una
spensierata aria infantile.
«
Fantastico! » esclamò. « Non ho mai visto casa tua! ».
«
Ma se hai appena detto che noi due siamo amici, dalle tue parti »
commentò accigliato.
Il
biondo si grattò una guancia, pensoso.
«
Sì, siamo amici, ma è complicato » disse. « È
difficile da spiegare, ma sappi che tu, dalle mie parti, non sei molto
propositivo. Sei asociale, scorbutico, ingrato, testardo e…
».
«
Oh, ti sto molto simpatico, a quanto pare! » commentò
l’altro, sarcasticamente.
«
Te l’ho detto che è complicato » borbottò Naruto offeso. « Non è una cosa facile da
esprimere a parole. Io sono io e tu sei tu, ed è come se tra noi ci
fosse un legame fraterno. Poi… non guardarmi
così, insomma! ».
«
Così come? » protestò Sasuke.
«
Come se fossi un caso disperato ».
Sasuke si massaggiò le tempie: quello strano
tipo gli stava facendo venire il mal di testa; non sapeva nemmeno perché
aveva accettato. Aveva un che di familiare, forse erano gli occhi azzurri o gli
strani segni che aveva sulle guance, ma qualcosa in lui conosceva Naruto Uzumaki.
Ovviamente
non l’avrebbe mai ammesso, altrimenti si sarebbe ritrovato in una stanza
dalle pareti rivestite di gomma piuma, rannicchiato in un angolo con una
camicia di forza. Magari in compagnia del suo vecchio-nuovo migliore amico.
«
Ti posso ricordare che ho accettato di scarrozzarti per tutta Konoha e prestarti i miei vestiti? » disse, cercando
di rimanere atono. « Comunque, benvenuto nel quartiere degli Uchiha. Casa mia è laggiù, dietro
quell’angolo ».
Naruto si guardò attorno, stupito.
Quell’ala del villaggio era sempre stata chiusa, ormai priva di vita, e
da quando Sasuke aveva deciso di seguire Orochimaru, era rimasta letteralmente deserta.
Vederla
brulicante di vita, come un’enorme alveare, faceva uno strano effetto,
pensò. Anche se, probabilmente, quel nodo che gli attanagliava lo
stomaco non era dovuto a quello: la causa diretta era da ricercare nel ragazzo
che gli camminava accanto, come se nulla fosse. Quel Sasuke
non sapeva chi lui fosse, ma era lì, ed ora camminavano insieme come
buoni amici.
«
Sei fortunato ad avere la mia stessa taglia ».
Naruto rimirò la propria immagine riflessa
nel vetro della finestra, alquanto perplesso. Indossava dei banalissimi
pantaloni e una maglia blu scuro che recava sul retro lo stemma della casata,
un ventaglio rosso e bianco. Dopo qualche attimo di silenzio, pensò che
mai in vita sua avrebbe immaginato di trovarsi in una situazione simile, era
quasi paradossale.
«
Sei sicuro che mi stia bene? » domandò infine, titubante.
Sasuke roteò gli occhi.
«
Certamente meglio di quella palandrana » disse. « Almeno
così non sembri appena scappato dall’ospedale…
ah, scusa, tu sei appena scappato dall’ospedale! ».
Il
biondo lo guardò lugubre.
«
Vuoi ricominciare? » chiese. « Senti, sotterriamo l’ascia di
guerra soltanto per oggi, ok? ».
«
Ok, come vuoi » concordò Sasuke, con
un’alzata di spalle.
«
Bene ».
Tentennando,
Sasuke si guardò attorno, indeciso sul da
farsi.
«
Dunque… cosa ti andrebbe di fare? »
chiese, cercando di suonare cordiale. « Per cominciare potrei mostrarti Konoha, anche se sostieni di conoscerla già ».
Naruto gli rivolse un ampio sorriso, cambiando
completamente d’umore.
«
Perfetto! » esclamò. « Magari poi ci fermiamo a mangiare del
ramen… il cibo dell’ospedale è
pessimo ».
«
Non ne dubito » rispose Sasuke, annuendo.
L’uno
di fianco all’altro uscirono in strada; nonostante fosse lo stesso
villaggio che aveva lasciato, Naruto si guardava
attorno come un bambino o un turista, ammirando i palazzi e fissando con
attenzione perfino i passanti.
«
Quella è la montagna degli Hokage »
spiegò il moro, con innaturale pazienza.
«
Sono scolpiti solamente quattro volti! ».
«
Perché fin ora ci sono stati “solo” quattro Hokage! ».
Naruto aggrottò le sopracciglia,
ricordandosi improvvisamente che il quarto Hokage non
era morto, dal momento che Kyuubi non aveva mai
attaccato il villaggio.
«
Ah… » commentò pensoso. « Da
dove vengo io c’è un quinto Hokage
».
Sasuke lo guardò con aria stupita.
«
Sì? Chi sarebbe? ».
«
Tsunade-baa-chan » gli rispose con
semplicità, facendogli sgranare gli occhi.
«
Tsunade-sama? La direttrice dell’ospedale?
» chiese. « Certo che te ne inventi di cose! ».
Naruto gli diede un “piccolo pugno”,
offeso.
«
Ehi! » protestò Sasuke. «
Perché diamine l’hai fatto? ».
Il
biondo voltò la testa dall’altra parte.
«
Perché io non mi invento proprio niente » rispose. « Anche
se ormai ho rinunciato a ripeterlo, visto che la tua testa è più
dura di una noce di cocco ».
«
Beh, è difficile crederti! » ammise l’altro. «
Soprattutto tenendo conto del fatto che sei rimasto incosciente per un bel
po’ di tempo ».
«
Cosa stai insinuando? » s’infervorò Naruto.
« Io sono sano come un pesce ».
Sasuke allargò le braccia in segno di resa.
«
Sì, sì, certo. Come vuoi » tagliò corto. «
Comunque mi sono dimenticato di chiederti una cosa ».
L’altro
tornò a guardarlo interessato, dimenticando il battibecco che stava per
nascere.
«
Beh? Parla! ».
«
Naruto tu… sei un
ninja? » gli domandò Sasuke assumendo
un’espressione meditabonda. « Avrei dovuto informarmi prima, lo so.
Intendo dire, sai combattere? ».
Naruto gonfiò il petto, pieno
d’orgoglio.
«
Se so combattere?! » chiese spavaldo. « Ci puoi giurare! Sono il
ninja più forte di Konoha e diventerò
sesto Hokage! ».
«
Capisco » commentò Sasuke, sempre
scettico. « Mi devo fidare o è un’altra sparata delle tue?
».
«
Un’altra sparata delle mie? ».
«
Sì, tipo “vengo da un’altra dimensione”, “gli
asini volano”, “Tsunade-sama sarà Hokage” o “se si balla nudi sotto la luna piena
con un ombrello in bilico sul naso e due tazze di ramen
nella mano destra si propizierà la raccolta” » chiosò
sarcastico. « Robe del genere ».
Naruto lo osservò imbronciato, per poi
esclamare:
«
Allora ti sfido. Andiamo in un campo d’allenamento e battiamoci, forse
quando ti sconfiggerò crederai alle mie parole! ».
Il
moro sbuffò derisorio.
«
E come pensi di combattere? Non hai né kunai
né shuriken, senza contare le tue precarie
condizioni fisiche ».
«
Io sto benissimo » ringhiò Naruto.
« E per quanto riguarda le armi, penso che tu possa benissimo prestarmele… o hai paura? ».
«
Ovviamente no ».
«
Allora dammi quei dannati kunai e battiti! ».
Sasuke, punto sul vivo, non si fece pregare due
volte. Stizzito armò il ragazzo e lo guidò fino ad una radura
isolata, circondata dalla foresta; quel luogo ricordò a Naruto il loro primo esame, quando Kakashi
li aveva sfidati ad impossessarsi dei due campanelli che teneva legati in vita.
Sentì l’impulso di far rivivere quella memoria, ma si rese conto
che parlarne a Sasuke sarebbe stato del tutto
inutile. Benché gli somigliasse spaventosamente, quello non era il Sasuke che aveva conosciuto anni prima; certo,
probabilmente avevano lo stesso gruppo sanguigno, la stessa altezza e lo stesso
peso, lo stesso colore di capelli, di occhi e perfino la stessa pettinatura, ma
i suoi ricordi erano i ricordi di un mondo senza Naruto
Uzumaki.
«
Beh? » lo incalzò Sasuke. «
Pensavo non vedessi l’ora di mostrarmi le tue capacità! ».
Naruto si riscosse, cercando di concentrarsi
solamente sullo scontro. Non sarebbe dovuto essere difficile, non era
necessario attingere al chakra di Kyuubi,
ammesso che la volpe esistesse in quel mondo.
«
Regola numero uno » cominciò Naruto.
« Non si combatte per uccidere ».
«
Regola numero due » rispose Sasuke. « Il
primo che perde sangue ha perso ».
«
Regola numero tre: niente abilità innate ».
Sasuke storse il naso.
«
Regola numero quattro: niente jutsu mortali »
L’altro
annuì.
«
Mi sembrano condizioni eque » concordò. « Un po’
limitanti, forse ».
Il
moro lo guardò sprezzante.
«
Sei stato tu il primo a porre limitazioni a questo scontro. Ora è a
tutti gli effetti un banale allenamento».
Naruto scosse la testa.
«
Ci conosco » disse. « Penso sia meglio prendere certe precauzioni
».
L’altro
si limitò a scrollare le spalle in silenzio.
«
Iniziamo al tre » lo avvisò, poi cominciò a contare:
« uno, due… tre! ».
Senza
indugiare oltre, si lanciarono uno contro l’altro a gran velocità.
Naruto compose rapidamente i sigilli necessari al Kage Bushin no Jutsu –bue, cane, drago e cinghiale- ma quando le
copie apparvero, Sasuke spiccò un balzo, superandolo
senza lasciarsi accerchiare. Atterrò agilmente alle spalle del biondo,
preparandosi per la tecnica della palla di fuoco suprema; gli bastò un
soffio affinché i cloni d’ombra svanissero com’erano
comparsi, in una nuvola di fumo. La fiammata travolse anche Naruto,
che invece non si mosse, attese l’attacco immobile e con un sorriso di
scherno sulle labbra.
Quando
il fuoco si estinse, davanti a Sasuke non vi era che
un grosso ceppo di legno. Il ragazzo lo fissò innervosito, non riuscendo
a capire quando quel baka era riuscito ad attuare la
tecnica della sostituzione; forse non era completamente idiota come sembrava.
Udì
un sibilo ed istintivamente si lanciò verso destra, mentre un kunai proveniente dalla foresta gli sfiorava il collo. Non
fece in tempo a rendersi conto
dell’accaduto, che Naruto si
materializzò al suo fianco, pronto a colpirlo con un poderoso pugno, che
però Sasuke schivò abilmente con un
balzo all’indietro. Estrasse due shuriken e li
lanciò verso Naruto, confidando
nell’effetto sorpresa, ma anche questa volta il suo corpo si dissolse nel
fumo. Un’altra copia! Pensò furente.
«
Dove sei?! » urlò. « Prima davi del codardo a me, ma sei tu
che preferisci mandare avanti delle copie! ».
Lentamente
Naruto emerse dal limitare della radura, con sguardo
indecifrabile.
«
Volevo solo vedere se eri forte come pensavo » disse con una nota di
tristezza nella voce, che l’altro non riconobbe.
«
E lo sono? » ribatté infastidito.
Naruto sorrise.
«
Lo spero proprio: mi hai dato del codardo e, anche se assomigli a quel
deficiente del mio migliore amico, te la devo far pagare ».
Sasuke sorrise di rimando.
«
Vuoi fare sul serio? » domandò retoricamente.
L’altro
gli lanciò uno sguardo d’intesa.
In
meno di un secondo la lama del kunai di Naruto cozzava contro quella di Sasuke,
producendo mille scintille. Cercò di atterrare il moro con un calcio in
pieno torace, ma questo lo precedette scansandosi ed assestandogli un pugno su
uno zigomo. Naruto non arretrò né
mostrò alcuna reazione al colpo, anzi riprese a combattere con
più foga. Approfittando di un attimo di spaesamento di Sasuke, compose nuovamente il sigillo per invocare i cloni
d’ombra.
Sasuke li fece sparire nuovamente con
facilità, poi guardò l’avversario mentre riprendeva fiato.
Si scambiarono una rapida occhiata e poi si lanciarono nuovamente l’uno
contro l’altro, facendo cozzare tra loro le armi.
Dopo
parecchi minuti di feroce combattimento corpo a corpo, nessuno dei due
riportava ancora una ferita. Sasuke, sbigottito,
osservava il proprio avversario cercando di mantenere un certo contegno. Per la
prima volta da quanto aveva posato gli occhi su di lui, si ritrovò a
chiedersi seriamente chi fosse quello straniero.
In
fin dei conti Naruto Uzumaki
era un nome come un altro, ma era evidente che non potesse essere una persona
qualunque, tanto meno un pazzo.
Durante
lo scontro non erano ammesse abilità innate, ma anche senza Sharingan Sasuke rimaneva un
avversario temibile per chiunque, anche per lo shinobi
più temerario. Ben pochi nel villaggio sarebbero stati in grado di
batterlo, pur utilizzando tutte le tecniche a loro disposizione; lo sapevano
tutti: Sasuke Uchiha era un
genio.
Ma
allora chi diavolo era quel ragazzo che riusciva a tenergli testa con tanta
facilità?
Per
un attimo fu tentato di credere ai vaneggiamenti di poche ore prima:
evidentemente non aveva mentito sulle proprie capacità, perché
avrebbe dovuto farlo riguardo alla propria provenienza?
Distratto
da quei pensieri, non si accorse di Naruto che,
rotolando a terra, l’aveva colto di sorpresa ed ora gli indicava il
braccio, con aria trionfante.
Sasuke spostò gli occhi verso la propria
spalla.
Un
lungo rivolo rosso gli colava fin sul dorso della mano, facendo contrasto con
la pelle chiarissima. Tornò a fissare Naruto,
terribilmente serio, finché il sorriso sul volto del biondo non
scomparve.
Rimasero
immobili per quelli che ad entrambi sembrarono secoli, anni e anni trascorsi
insieme concentrati in un solo sguardo.
Infine
Sasuke prese un profondo respiro rompendo quel
silenzio.
«
Ti credo ».
Naruto credette di avere
i capogiri.
«
Non avevo mai incontrato nessuno in grado di tenermi testa, credimi »
continuò Sasuke. « Anche senza Sharingan ».
Naruto si limitò a fissarlo in silenzio.
«
…quindi devo farti i miei complimenti, sei uno shinobi molto dotato » concluse. « Beh, ti va
se ti offro il pranzo, prima di riportarti da Sakura? Ti andrebbe del ramen? ».
Delle
lacrime fecero capolino dagli occhi di Naruto, il
quale si sforzò immediatamente per ricacciarle indietro.
Allora
è così che ci si sente, pensò. È così che
sarebbe dovuta andare fin dall’inizio.
Quando
Sasuke lo riaccompagnò all’ospedale, il
sole stava già calando oltre il monte degli Hokage,
inondando tutto il villaggio con una strana luce aranciata.
I
due camminavano lentamente per le vie di Konoha,
parlando come vecchi amici (cosa che, per Naruto, non
si scostava molto dalla realtà).
Dopo
il loro “piccolo scontro” si erano diretti all’Ichiraku Ramen, dove entrambi
avevano ordinato un’abbondante porzione. Avevano parlato di tecniche speciali,
di esperienze imbarazzanti, di missioni e di quanto fosse carina Sakura, ma mai
avevano nominato gli strani eventi che avevano condotto il biondo fin
lì.
Naruto per primo aveva egoisticamente deciso di non
farlo. Aveva pensato che per un giorno non sarebbe cambiato nulla, che avrebbe
potuto cominciare le sue ricerche dopo qualche giorno: ora voleva solo godersi
la compagnia di Sasuke.
Un
Sasuke supponente e testardo come quello vero, ma
allo stesso tempo più rilassato e spensierato. Si stuzzicavano a vicenda,
si provocavano e infine ne ridevano: nulla ostacolava la loro amicizia. Era
strano, in un certo senso, per Naruto vedere Sasuke senza l’ombra di sofferenza e rancore che
portava perennemente con sé, ma ne era felice. E poi, proprio quando si
era reso conto di ciò, si era sentito profondamente in colpa.
Sapeva
benissimo che quella non poteva essere la realtà, ma allora
perché ci sperava tanto?
Aveva
infantilmente cacciato quei pensieri, relegandoli in un angolo della sua mente.
Stava troppo bene per abbandonarsi a simili preoccupazioni.
Sakura
gli venne in contro nel salone principale, guardandoli con aria truce.
«
Sasuke, mi stupisco di te! » l’aveva
rimproverato, mentre questi la osservava inespressivo. « Portare via
così un paziente, senza dirmi nulla per giunta. Ti sembrano cose da
fare? ».
«
Quanto la fai lunga » aveva commentato Sasuke.
« Rieccotelo, tutto intero per giunta ».
La
ragazza dai capelli rosa lo guardò in tralice.
«
Perché non dovrebbe essere tutto intero? » indagò. «
Cosa avete fatto? » domandò inquisitoria, rivolta a Naruto. Quest’ultimo sentì le gambe tremare
per la paura: era stata una lunga giornata e i pugni di Sakura non erano
esattamente la conclusione ideale.
«
Niente! » si affrettò a dire, leggermente spaventato. « Noi abbiamo… sì, abbiamo solo fatto un giro per il
villaggio, nulla più ».
Sakura
non si lasciò abbindolare e tornò a guardare Sasuke.
«
Avete combattuto » decretò infine. « Non negate, ve lo si
legge in faccia ».
«
E chi nega? » disse Sasuke. « Io non ho
aperto bocca, ha fatto tutto quel baka. Da solo per
giunta ».
Le
vene sulle tempie della ragazza cominciarono a pulsare violentemente, spingendo
sia Naruto che Sasuke ad
arretrare di qualche metro.
«
Tu dovevi rimanere in osservazione per una settimana » disse rivolta al
biondo, con voce spaventosamente calma.
Naruto non ebbe la forza di rispondere.
«
…e tu! » continuò minacciosa,
puntando l’indice verso Sasuke. « Sapevi
delle sue condizioni e l’hai lasciato uscire comunque. E avete pure
combattuto! Non so chi tra i due sia il più infantile…
incoscienti, ecco cosa siete! ».
«
Quanto la fai lunga » sbottò Sasuke, a
cui il discorso sembrava non aver fatto il minimo effetto.
«
È stata una sfida amichevole » cercò di rabbonirla
l’altro. « Non mi sono sforzato né mi sono fatto male
».
Sakura
lo guardò in cagnesco.
«
Non so come mai, ma fatico a crederti » lo rimproverò. «
Stai certo che questa settimana ti terremo sotto osservazione per… ».
«Domattina
abbiamo un appuntamento con l’Hokage » la
interruppe Sasuke.
«
Entrambi? Tu e lui? ».
Sasuke annuì.
«
Inoltre mi sembra che sia sano come un pesce, non vedo perché
trattenerlo ancora in questo posto ».
«
Questo posto è un ospedale » ribatté Sakura. « E io
sono un medico: non posso permettere che i miei pazienti se ne vadano in giro
senza il mio consenso! ».
«
Allora dacci il tuo consenso per domani, così il problema non si pone
».
La
ragazza scosse la testa, sconsolata.
«
Nel caso non vi dessi il permesso, scommetto che trovereste comunque il modo
per sgattaiolare » commentò dopo un lungo sospiro. « Va
bene, Naruto può venire con te. Ma domani sera
entro le nove deve essere nuovamente qui, intesi? ».
«
Certo, è tutto chiaro! » confermò Naruto
con decisione. « Anzi, mi vedrai qui ancora prima che il sole tramonti
».
«
Ne dubito » commentò Sakura, scettica. « A te va bene, Sasuke? ».
Questo
scrollò le spalle con noncuranza.
«
Sì, per me può andare » disse, cominciando ad allontanarsi.
« Ci vediamo domani ».
«Manca
ancora molto? ».
«
Il demone continua a dare problemi ».
«
Non collabora nonostante tutto? ».
«
Esatto. È inspiegabile ».
«
Capisco ».
«
Sta consumando troppo chakra, è sicuro di
resistere? ».
«
Non ha importanza. Comunque l’estrazione del bijuu
dovrebbe cominciare a momenti ».
«Speriamo
che Pain ne sia in grado ».
_______________________________________