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Autore: Mala Mela    08/02/2009    5 recensioni
{Riprendere conoscenza e scoprire di non essere mai esistiti.
Aprire gli occhi e accorgersi che nulla è come ricordavi.
E ricominciare da capo, ricostruendo un importante legame.}

« Quando ti abbiamo trovato eri in condizioni pessime » lo informò. « Ha del sorprendente che tu ti sia ripreso così in fretta ».
Naruto rise sommessamente. « Andiamo Sakura, lo sai che grazie a Kyuubi riesco a far rimarginare rapidamente ogni ferita! ».
La giovane medic-nin sgranò gli occhi, arretrando di un passo.
« Come fai a sapere il mio nome? » chiese sospettosa. « Non mi sono presentata ».
« Ma Sakura-chan! » protestò lui. « Ti conosco da quando frequentavamo l’accademia! Siamo stati anche nello stesso team, io, tu e… ».
« Devi avermi scambiata per qualcun altro » disse Sakura con convinzione. « Probabilmente sei ancora in stato confusionale… ».
[Seconda classificata alla II° Edizione del Concorso sulla Friendship Naruto/Sasuke indetto da Kagome_chan88]
Genere: Commedia, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Buon compleanno Enrica ^^

Scusa per il ritardo mostruoso!

 

 

 

 

 

F a l l i n g   D o w n   I n   M y   U t o p i a

 

 

 

 

 

 

 

 

Bianco sporco, irregolare. La luce proveniva dalla sua destra, mentre in basso a sinistra si trovava un angolo più buio, dove il bianco sfumava nel grigio. Anche sbattendo più volte gli occhi per mettere a fuoco, la sua visuale rimaneva la stessa: quel dannato soffitto.

Era da quando quel dannato mal di testa l’aveva svegliato che non guardava altro. Aveva provato a ruotare il collo o ad alzarlo, ma il cuscino troppo morbido su cui era adagiato non lo favoriva nei movimenti. Le spalle doloranti rimanevano immobili, fisse su quel materasso da troppo tempo per i suoi gusti. Quanto? Un giorno? Due?

Tsunade-baa-chan esagerava sempre quando si trattava di curarlo, era fin troppo materna. Per quanto quella donna potesse essere materna, questo era chiaro.

Provò a muovere un braccio, senza risultato; dopo averlo sollevato di una decina di centimetri, questo era ricaduto sulle lenzuola con un tonfo sordo, come senza vita. Naruto sbuffò, tentando di fare la stessa cosa con le gambe. Niente.

Kakashi l’aveva avvertito, ma lui no, come al solito non gli aveva dato retta. In principio c’era stata una minima intenzione di seguire i consigli del sensei, ma quando si era trovato faccia a faccia con Itachi Uchiha, nella sua testa non c’era stato altro che un basso ronzio, una sorta di rumore bianco che aveva annullato la sua volontà e tutto ciò che in precedenza gli era stato detto; con furia cieca si era avventato su di lui. Poi, coda dopo coda, Kyuubi aveva preso il sopravvento.

Era in quel preciso istante che i suoi ricordi si facevano appannati e confusi, le immagini sfocate cominciavano a turbinare sempre più velocemente, fino a quando si perdevano nello scuro abisso dell’incoscienza.

Probabilmente era a causa di quello che ora non riusciva a muovere un muscolo ed era confinato in una triste stanza d’ospedale. Avrebbe potuto pensarci prima, certo, ma d’altronde lui era Naruto Uzumaki, famoso non certo per la sua saggezza.

Il cigolare di una porta richiamò la sua attenzione.

« Sei sveglio? ».

Quella era la voce di Sakura, si disse. Inconfondibile.

« Certo! » rispose con spavalderia. « Per quanto tempo ancora vi aspettavate che dormissi? ».

La testa rosa della ragazza entrò nel suo campo visivo, puntandogli una piccola torcia prima in un occhio e poi nell’altro; controlli di routine.

« Quando ti abbiamo trovato eri in condizioni pessime » lo informò. « Ha del sorprendente che tu ti sia ripreso così in fretta ».

Naruto rise sommessamente.

« Andiamo Sakura, lo sai che grazie a Kyuubi riesco a far rimarginare rapidamente ogni ferita! ».

La giovane medic-nin sgranò gli occhi, arretrando di un passo.

« Come fai a sapere il mio nome? » chiese sospettosa. « Non mi sono presentata ».

« Ma Sakura-chan! » protestò lui. « Ti conosco da quando frequentavamo l’accademia! Siamo stati anche nello stesso team, io, tu e… ».

« Devi avermi scambiata per qualcun altro » disse Sakura con convinzione. « Probabilmente sei ancora in stato confusionale… ».

Naruto cercò di alzarsi dal letto, invano.

« Come?! » esclamò contrariato. « Non ti ricordi? Sono qui in ospedale perché qualche giorno fa, mentre combattevamo contro Itachi Uchiha ho liberato le code di Kyuubi e… ».

Un profondo sospiro della ragazza lo interruppe.

« Sei qui perché qualche giorno fa ti abbiamo trovato in fin di vita alle porte di Konoha. Io non so chi tu sia, né come tu faccia a conoscere me o Itachi Uchiha, ma ti assicuro che nessuno qui ti ha mai visto. Non siamo nemmeno riusciti a risalire alla tua identità ».

Naruto mosse febbrilmente gli occhi, frustrato per la forzata immobilità.

« Smettila di scherzare, dai » disse. « Non ricordi di Kyuubi e delle code? ».

Lei scosse la testa.

« Se stai parlando di Kyuubi, il leggendario demone a nove code, sappi che è scomparso dalla terra del fuoco più di cento anni fa, assieme al suo Jinchuuriki » spiegò con voce incerta. « Non agitarti, ti riprenderai in fretta: tra pochi giorni starai meglio e vedrai tutto con più chiarezza. Evidentemente hai riscontrato anche dei lievi danni cerebrali, a scanso di equivoci prenoterò un esame per… ».

« E il copri fronte allora? ».

Naruto strinse i pugni.

« Avevo il copri fronte di Konoha, ne sono certo. Come facevo ad averlo se qui non mi ha mai visto nessuno? ».

La kunoichi roteò gli occhi esasperata. Il “paziente sconosciuto” cominciava a darle più problemi del previsto.

« Non avevi nessun copri fronte » assicurò. « Proprio per questo stai causando tanta confusione ».

« Ma… ».

« Niente ma » lo bloccò lei. « Ora devi dirmi il tuo nome, così potrò controllare tra i registri anagrafici la tua effettiva cittadinanza. Spero che tu ti ricordi almeno quello ».

Il ragazzo fece una smorfia infastidita, odiava che si prendessero gioco di lui.

« Naruto » borbottò. « Sono Naruto Uzumaki, ma questo dovresti saperlo già ».

Sakura sbattè le palpebre, stupita dalla risposta del paziente.

« Uzumaki? » chiese interdetta. « Ne sei sicuro? ».

Naruto sbuffò.

« Certo! Mi chiamo così da quando sono nato, vuoi che non mi ricordi nemmeno una cosa importante come questa? ».

La ninja dai capelli rosa accennò un sorriso, appuntando il nome del ragazzo sulla cartellina che teneva in mano.

« Forse ho una buona notizia, Naruto Uzumaki » annunciò.

« Ovvero? ».

« Ovvero… è probabile che abbia scoperto la tua provenienza. Non sei di Konoha! ».

Naruto assunse un’espressione scandalizzata.

« Certo che sono di Konoha! » esclamò contrariato. « Questo è il mio villaggio e lo sarà finché non creperò, capito? ».

Sakura inarcò le sopracciglia, riservandogli uno sguardo accondiscendente, poi compiaciuta continuò il suo ragionamento.

« Non ci sono Uzumaki a Konoha, non è un cognome diffuso in questa zona. Conosco solo una persona con quel cognome: Kushina Uzumaki che, guarda caso, è originaria di Uzu. Quel cognome è piuttosto diffuso in quel villaggio, probabilmente anche tu vieni da lì… magari siete pure parenti! ».

Il ragazzo cercò di scuotere la testa.

« Impossibile, non conosco nessuna Kushina Uzumaki » la smentì. « Mai sentita nominare in vita mia ».

« Questo allora dimostra che non sei di Konoha come affermavi poco fa » lo prese in contropiede Sakura.

Naruto afferrò le lenzuola, muovendo appena le braccia in segno di protesta.

« Come sarebbe a dire?! » gridò.

« Sarebbe a dire che » cominciò Sakura pacata « qui tutti conoscono Kushina Uzumaki. È la moglie del Yondaime Hokage ».

« Yo-yondaime Hokage? » balbettò Naruto. Il quarto Hokage era stato l’allievo prediletto dell’ero-sennin e sensei di Kakashi, nominato Hokage giovanissimo aveva salvato Konoha dalla distruzione sigillando Kyuubi all’interno di un neonato –Naruto- e dato la vita per la salvezza del villaggio. « Non può essere ancora vivo! » esclamò poi, incredulo.

« E perché no, scusa? » domandò la ragazza. « È quasi un secolo che Konoha vive un momento di pace e prosperità, non vedo come potrebbe essere morto ».

« Ma lui… e Kyuubi… e io… allora cosa diamine… » cominciò a farfugliare sconnessamente Naruto. « Cosa sta succedendo? Sakura, è uno scherzo vero? Uno scherzo di cattivo gusto! ».

« Sei ancora chiaramente confuso… ».

« Non sono confuso, dannazione! » ruggì. « Io so chi sei. Perché tu non mi riconosci? Cosa è successo a Konoha? ».

La ninja sbuffò, prendendo dal cassetto una siringa ed avvicinandosi alla flebo collegata al braccio di Naruto.

« È meglio per te se ora ti calmi, ti sto somministrando una dose di sonnifero » lo avvisò mentre iniettava il liquido trasparente nel tubicino. « Dovrebbe fare effetto tra circa quaranta secondi ».

« No! » protestò Naruto. « Sakura, io ti conosco! Perché… ».

« Tu non mi conosci » tagliò corto il medico. « Stai vaneggiando ».

« Tu sei Sakura Haruno » soffiò il ragazzo, combattendo contro la stanchezza che, lentamente, stava prendendo il sopravvento. « Il tuo colore preferito è il rosso e la tua migliore amica è stata Ino Yamanaka, ma poi avete litigato perché entrambe eravate innamorate di Sasuke Uchiha… ».

Sakura si bloccò.

« Queste sono cose che sanno tutti » commentò, cercando di ridere. « Non ci casco. Probabilmente hai chiesto qualcosa all’infermiera che è venuta qualche ora fa a cambiarti le bende ».

« Ma non è vero! ».

« E io che mi sono spaventata, sono proprio una sciocca! ».

Naruto provò nuovamente a protestare, ma le sue palpebre si erano fatte stranamente pesanti, mentre le sue corde vocali avevano deciso di non collaborare.

In pochi istanti piombò in un sonno pesante e oleoso, profondo e senza sogni.

 

 

 

Riprese i sensi parecchie ore dopo, forse addirittura giorni. La sensazione di nebuloso torpore in cui era caduto lo stava abbandonando poco a poco, costringendolo a fare i conti con la fredda realtà; quando la guancia strofinò contro la ruvida federa del cuscino, Naruto giunse ad una conclusione: non si trovava a casa.

Immobile cercò di ricordare cosa fosse successo prima di quel lungo sonno. Che diamine, rifletté, per la seconda volta nel giro di una manciata di giorni aveva perso conoscenza e si era risvegliato ben più che intontito. Questo pensiero, comunque, non lo convinse ad aprire gli occhi.

Dietro le palpebre chiuse fece capolino il volto di Sakura, che gli aveva fatto visita chissà quante ore prima; le parole da lei pronunciate avevano il potere di fargli contorcere le viscere. Al solo ricordo il suo cuore cominciava a battere irregolarmente e una profonda angoscia gli attanagliava la gola, impedendogli di respirare. Dunque era tutto vero?

Cercò di essere razionale e si impose di restare calmo: probabilmente si trattava di un sogno, orribile e terribilmente vivido, ma pur sempre una sua proiezione mentale. Semplicemente l’onirica concretizzazione di tutte le sue più recondite paure, ipotizzò, poi tutto si sarebbe dissolto in un fumoso ricordo alle prime luci dell’alba.

Eppure… eppure non aveva mai avuto sogni del genere. I contorni degli oggetti erano straordinariamente nitidi, lo scorrere del tempo così reale, la voce di Sakura che ancora gli risuonava nelle orecchie così vera, i fiori posati sul comodino così profumati, le lenzuola così ruvide.

Tutto era così fastidiosamente vivo, lui compreso.

Con lentezza inesorabile, un’idea cominciò a farsi spazio nella mente di Naruto: e se Sakura avesse ragione? Non del tutto, ma anche soltanto a metà.

Probabilmente il luogo in cui si trovava non era frutto della sua mente ma, a modo suo, era la realtà. Una realtà alternativa, una dimensione parallela identica a Konoha tranne che per un piccolo particolare. La sua esistenza. Ammesso e considerato che quella teoria, se teoria si poteva chiamare, fosse plausibile, ancora numerosi dubbi lo tormentavano: che cosa ci faceva lui lì? Cos’era successo alla sua Konoha?

Rimanendo chiuso in quella patetica stanza, a metà tra il sonno e la veglia, non avrebbe mai trovato delle risposte. Se voleva far luce su quegli eventi avrebbe dovuto indagare, cosa che non gli era assolutamente possibile fare lì dentro, solo per di più.

Continuò a rimuginare a lungo su quei problemi, crogiolandosi nel tepore delle coperte. In fin dei conti non si stava male, la luce non aveva ancora raggiunto la sua finestra e le imposte chiuse impedivano al calore di entrare; da un momento all’altro sarebbe piombato nuovamente tra le braccia di Morfeo.

Se non fosse stato per la luce accecante che lo colpì direttamente in faccia, portandolo istintivamente a coprirsi gli occhi con un braccio.

Almeno ora riusciva a muoversi, constatò.

« E così tu saresti Naruto Uzumaki » esordì il suo indesiderato visitatore.

Il ragazzo grugnì infastidito.

« Ehi Teme, spegni quella maledetta lampada » gracchiò, ancora immerso in quelle profonde riflessioni. Il suo interlocutore si accigliò.

« “Teme”? Ti sembra il modo di parlare ad una persona che nemmeno conosci? » domandò scocciato.

Naruto ringhiò, rifugiandosi sotto le coperte, come un bambino.

« Se la persona che non conosco mi sveglia all’improvviso, puntandomi un cosa luminosa in faccia senza il mio permesso… beh, mi rivolgo a lei come meglio credo, non ti pare?! »,

« Veramente no » lo liquidò il nuovo arrivato. « E poi è mattina, ti saresti dovuto alzare comunque ».

Il biondo borbottò qualcosa di incomprensibile, muovendosi forsennatamente sotto le lenzuola. Probabilmente lo stava maledicendo in tutte le lingue possibili ed immaginabili.

« Comunque io sono Sasuke Uchiha » annunciò l’ospite, scandendo bene il proprio nome.

A quelle parole ogni minuscola particella componente il corpo di Naruto si fermò, mentre il ragazzo cercava di assimilare quanto detto dall’altro. “Io sono Sasuke Uchiha” aveva detto. Sì, ne era certo.

Lui era Sasuke Uchiha.

Come se avesse appena riacquistato le forze, Naruto si agitò come non mai nel disperato tentativo di liberarsi dalle coperte che lo tenevano prigioniero; quando infine riuscì a riemergere dal groviglio di stoffa bianca, fissò il suo interlocutore, incredulo.

Sasuke lo guardava con aria indecifrabile, rimanendo comunque a distanza di sicurezza. Indossava il classico giubbotto verde da chunin, ma sulle maniche della maglia era cucito lo stemma della polizia di Konoha, con al centro il simbolo degli Uchiha. Qualcosa evidentemente non tornava.

« Non… non ci credo » boccheggiò Naruto, scrutandolo. « Cosa ci fai tu qui? ».

Sasuke alzò le spalle con noncuranza.

« Sakura mi ha detto che lo strano tipo che ho caritatevolmente raccolto tre giorni fa si era svegliato » disse. « Sono solo venuto a vedere se eri veramente pazzo come mi ha raccontato ».

« Io non sono pazzo » borbottò Naruto, continuando a litigare con le lenzuola. « E poi dimmi, cos’è che ti avrebbe raccontato Sakura? A parte che sono pazzo, ovviamente ».

« Poco o niente » minimizzò Sasuke, storcendo la bocca in una smorfia disinteressata. « Ad esempio che ti diverti a raccogliere informazioni sulla gente, per poi divertirti alle sue spalle. Sbaglio? ».

Il biondo, che finalmente era uscito dalla sua prigione di cotone bianco, balzò giù dal letto con inaspettata agilità. Poi si avvicinò a Sasuke, studiandolo da ogni angolatura, come per accertarsi che ogni cosa fosse al suo posto.

« Certo che sbagli! » annunciò al termine del suo esame. « Io non “raccolgo informazioni”, per chi mi hai preso? ».

« Cosa vuoi che ne sappia » rispose l’altro, vagamente infastidito. « Ho saputo della tua esistenza solo pochi giorni fa, mentre questa è la prima volta che ti parlo: non sono ancora riuscito a farmi un’idea precisa di te ».

Naruto lo guardò scettico.

« Ma pensi che io sia pazzo. Questo è farsi un’idea precisa ».

« Però sono venuto a parlarti » si giustificò l’Uchiha. « Vedi di non prolungare ulteriormente questa seccatura, dimmi realmente chi sei, da dove vieni e perché sei qui ».

Le mani di Naruto cominciarono a prudere pericolosamente, mentre cercava di respirare profondamente nel vano tentativo di non afferrare Sasuke per il bavero della maglia e scaraventarlo fuori dalla finestra.

« Io sono realmente Naruto Uzumaki, sono nato a Konoha diciassette anni fa, non so chi siano i miei genitori e non so cosa ci faccio qui. È come se fossi stato catapultato in una dimensione parallela dove tutti vivono felici e contenti, non ci sono guerre o bijuu e, soprattutto, dove io non esisto! ».

Sasuke sospirò rumorosamente, rassegnato.

« Aveva ragione Sakura. Non sarai pericoloso, ma sei da internamento immediato ».

« Smettila di essere così… così… te! » masticò Naruto, imponendosi calma. « Secondo te, se sono tanto pazzo quanto dici, come faccio a sapere che il tuo cibo preferito è il pomodoro? E, tenendo conto che secondo voi sono arrivato a Konoha solo pochi giorni fa, a sapere che tuo fratello maggiore si chiama Itachi o che la tua famiglia compone la polizia del villaggio? ».

Sasuke scoppiò in una risata che sbalordì Naruto. Da quando in qua quel teme rideva?

« Sono informazioni banalissime » minimizzò. « Anche nel caso tu fossi una spia, non saresti nemmeno molto bravo nel tuo lavoro ».

Naruto si maledisse mentalmente, cercando altre nozioni sull’amico. Purtroppo non aveva molto da dire, tutti i segreti e gli episodi che li avevano visti protagonisti non esistevano in quel mondo, erano come cancellati dalla memoria di chiunque.

Probabilmente ora, in quel luogo, lui non avrebbe nemmeno potuto dire di conoscere Sasuke Uchiha.

« Insomma, non so come spiegarmi » borbottò, a corto di argomentazioni.

Il moro gli lanciò un ultimo sguardo incuriosito, prima di voltare le spalle e lasciare la stanza.

Naruto si risedette sul materasso, fissando la porta chiusa con un misto di frustrazione e tristezza; prima Sakura, ora Sasuke. Nessuno si ricordava di lui, questo avrebbe potuto anche accettarlo, ma la cosa peggiore è che tutto sembrava migliore così.

Rapidamente fece scorrere lo sguardo all’interno della camera, alla ricerca di un paio di scarpe; l’unica cosa che trovò furono un paio di fragili pantofole da ospedale, disposte ordinatamente accanto alla finestra. Senza riflettere le infilò e spalancò la finestra, cercando Sasuke nella fiumana di gente che usciva dall’ingresso principale dell’edificio.

Non appena individuò la testa nera del ragazzo, con un movimento fluido scavalcò la finestra, aggrappandosi ai rami di un albero che cresceva poco distante; ringraziò tutte le divinità esistenti di trovarsi solamente al primo piano. Atterrò nell’erba senza rumore, come si addiceva ad un vero ninja, poi cominciò a correre verso Sasuke, che lentamente si allontanava lungo la via.

Mandando al diavolo la segretezza, Naruto cominciò a correre verso il ragazzo.

« Sasuke, fermati! » urlò, cercando di non incespicare nell’imbarazzante camicia da notte. « Solo un attimo! Dobbiamo parlare! ».

Appena lo udì, Sasuke sentì il desiderio di diventare sempre più piccolo, fino a scomparire del tutto: un pazzo, vestito solamente di un camicione bianco e pantofole, lo stava rincorrendo gridando come un pazzo, in una delle strade più trafficate di Konoha.

Purtroppo non vi erano altri Sasuke Uchiha a Konoha, e tanto meno in tutta la terra del fuoco, di conseguenza Naruto stava evidentemente chiamando lui. Si voltò lentamente, sperando fino all’ultimo momento di essersi immaginato quello schiamazzare, ma invece Naruto era lì e lo guardava con occhi pieni di sfida.

« Io sono Naruto Uzumaki » ripeté convinto.

« …questo lo so, dobe » mormorò Sasuke a mezza voce. « Cosa diavolo vuoi? ».

« Anche se tu non lo sai, noi due siamo amici. Non mi interessa se questa è una strana dimensione, un mondo parallelo o semplicemente un mio sogno: tu sei mio amico ».

Sasuke si passò una mano sul viso, evidentemente imbarazzato.

« Va bene, va bene » disse accondiscendente. « Ma perché ora non torni all’ospedale? Non hai qualche esame da fare? ».

« No! » esclamò l’altro, oltraggiato. « Come ho appena detto noi due siamo amici e te lo voglio dimostrare. Portami in giro con te, solo per oggi, starò buono e non farò nulla di imbarazzante! ».

« Troppo tardi, baka » osservò Sasuke con tono sarcastico. « Ma ti sei visto? Tu sei imbarazzante per definizione ».

Dopo un attimo di smarrimento, Naruto cominciò a prendere in considerazione il proprio aspetto. A malincuore dovette ammettere che sì, in effetti era parecchio ridicolo. Quando la sua attenzione tornò a concentrarsi sull’Uchiha, vide che questo si stava già allontanando con passo rassegnato.

« Ehi, teme, dove stai scappando?! ».

Sasuke sbuffò.

« Non sto scappando » rispose fermandosi. « Sto andando a procurarti dei vestiti decenti. Conciato in quel modo non ti porto da nessuna parte, quindi hai due alternative: o mi segui fino a casa, o te ne torni da dove sei venuto, Konoha, il villaggio del Sushi o Narutolandia che sia. Sono stato chiaro? ».

Il volto di Naruto si illuminò, donandogli una spensierata aria infantile.

« Fantastico! » esclamò. « Non ho mai visto casa tua! ».

« Ma se hai appena detto che noi due siamo amici, dalle tue parti » commentò accigliato.

Il biondo si grattò una guancia, pensoso.

« Sì, siamo amici, ma è complicato » disse. « È difficile da spiegare, ma sappi che tu, dalle mie parti, non sei molto propositivo. Sei asociale, scorbutico, ingrato, testardo e… ».

« Oh, ti sto molto simpatico, a quanto pare! » commentò l’altro, sarcasticamente.

« Te l’ho detto che è complicato » borbottò Naruto offeso. « Non è una cosa facile da esprimere a parole. Io sono io e tu sei tu, ed è come se tra noi ci fosse un legame fraterno. Poi… non guardarmi così, insomma! ».

« Così come? » protestò Sasuke.

« Come se fossi un caso disperato ».

Sasuke si massaggiò le tempie: quello strano tipo gli stava facendo venire il mal di testa; non sapeva nemmeno perché aveva accettato. Aveva un che di familiare, forse erano gli occhi azzurri o gli strani segni che aveva sulle guance, ma qualcosa in lui conosceva Naruto Uzumaki.

Ovviamente non l’avrebbe mai ammesso, altrimenti si sarebbe ritrovato in una stanza dalle pareti rivestite di gomma piuma, rannicchiato in un angolo con una camicia di forza. Magari in compagnia del suo vecchio-nuovo migliore amico.

« Ti posso ricordare che ho accettato di scarrozzarti per tutta Konoha e prestarti i miei vestiti? » disse, cercando di rimanere atono. « Comunque, benvenuto nel quartiere degli Uchiha. Casa mia è laggiù, dietro quell’angolo ».

Naruto si guardò attorno, stupito. Quell’ala del villaggio era sempre stata chiusa, ormai priva di vita, e da quando Sasuke aveva deciso di seguire Orochimaru, era rimasta letteralmente deserta.

Vederla brulicante di vita, come un’enorme alveare, faceva uno strano effetto, pensò. Anche se, probabilmente, quel nodo che gli attanagliava lo stomaco non era dovuto a quello: la causa diretta era da ricercare nel ragazzo che gli camminava accanto, come se nulla fosse. Quel Sasuke non sapeva chi lui fosse, ma era lì, ed ora camminavano insieme come buoni amici.

 

 

 

« Sei fortunato ad avere la mia stessa taglia ».

Naruto rimirò la propria immagine riflessa nel vetro della finestra, alquanto perplesso. Indossava dei banalissimi pantaloni e una maglia blu scuro che recava sul retro lo stemma della casata, un ventaglio rosso e bianco. Dopo qualche attimo di silenzio, pensò che mai in vita sua avrebbe immaginato di trovarsi in una situazione simile, era quasi paradossale.

« Sei sicuro che mi stia bene? » domandò infine, titubante.

Sasuke roteò gli occhi.

« Certamente meglio di quella palandrana » disse. « Almeno così non sembri appena scappato dall’ospedale… ah, scusa, tu sei appena scappato dall’ospedale! ».

Il biondo lo guardò lugubre.

« Vuoi ricominciare? » chiese. « Senti, sotterriamo l’ascia di guerra soltanto per oggi, ok? ».

« Ok, come vuoi » concordò Sasuke, con un’alzata di spalle.

« Bene ».

Tentennando, Sasuke si guardò attorno, indeciso sul da farsi.

« Dunque… cosa ti andrebbe di fare? » chiese, cercando di suonare cordiale. « Per cominciare potrei mostrarti Konoha, anche se sostieni di conoscerla già ».

Naruto gli rivolse un ampio sorriso, cambiando completamente d’umore.

« Perfetto! » esclamò. « Magari poi ci fermiamo a mangiare del ramen… il cibo dell’ospedale è pessimo ».

« Non ne dubito » rispose Sasuke, annuendo.

L’uno di fianco all’altro uscirono in strada; nonostante fosse lo stesso villaggio che aveva lasciato, Naruto si guardava attorno come un bambino o un turista, ammirando i palazzi e fissando con attenzione perfino i passanti.

« Quella è la montagna degli Hokage » spiegò il moro, con innaturale pazienza.

« Sono scolpiti solamente quattro volti! ».

« Perché fin ora ci sono stati “solo” quattro Hokage! ».

Naruto aggrottò le sopracciglia, ricordandosi improvvisamente che il quarto Hokage non era morto, dal momento che Kyuubi non aveva mai attaccato il villaggio.

« Ah… » commentò pensoso. « Da dove vengo io c’è un quinto Hokage ».

Sasuke lo guardò con aria stupita.

« Sì? Chi sarebbe? ».

« Tsunade-baa-chan » gli rispose con semplicità, facendogli sgranare gli occhi.

« Tsunade-sama? La direttrice dell’ospedale? » chiese. « Certo che te ne inventi di cose! ».

Naruto gli diede un “piccolo pugno”, offeso.

« Ehi! » protestò Sasuke. « Perché diamine l’hai fatto? ».

Il biondo voltò la testa dall’altra parte.

« Perché io non mi invento proprio niente » rispose. « Anche se ormai ho rinunciato a ripeterlo, visto che la tua testa è più dura di una noce di cocco ».

« Beh, è difficile crederti! » ammise l’altro. « Soprattutto tenendo conto del fatto che sei rimasto incosciente per un bel po’ di tempo ».

« Cosa stai insinuando? » s’infervorò Naruto. « Io sono sano come un pesce ».

Sasuke allargò le braccia in segno di resa.

« Sì, sì, certo. Come vuoi » tagliò corto. « Comunque mi sono dimenticato di chiederti una cosa ».

L’altro tornò a guardarlo interessato, dimenticando il battibecco che stava per nascere.

« Beh? Parla! ».

« Naruto tu… sei un ninja? » gli domandò Sasuke assumendo un’espressione meditabonda. « Avrei dovuto informarmi prima, lo so. Intendo dire, sai combattere? ».

Naruto gonfiò il petto, pieno d’orgoglio.

« Se so combattere?! » chiese spavaldo. « Ci puoi giurare! Sono il ninja più forte di Konoha e diventerò sesto Hokage! ».

« Capisco » commentò Sasuke, sempre scettico. « Mi devo fidare o è un’altra sparata delle tue? ».

« Un’altra sparata delle mie? ».

« Sì, tipo “vengo da un’altra dimensione”, “gli asini volano”, “Tsunade-sama sarà Hokage” o “se si balla nudi sotto la luna piena con un ombrello in bilico sul naso e due tazze di ramen nella mano destra si propizierà la raccolta” » chiosò sarcastico. « Robe del genere ».

Naruto lo osservò imbronciato, per poi esclamare:

« Allora ti sfido. Andiamo in un campo d’allenamento e battiamoci, forse quando ti sconfiggerò crederai alle mie parole! ».

Il moro sbuffò derisorio.

« E come pensi di combattere? Non hai né kunaishuriken, senza contare le tue precarie condizioni fisiche ».

« Io sto benissimo » ringhiò Naruto. « E per quanto riguarda le armi, penso che tu possa benissimo prestarmele… o hai paura? ».

« Ovviamente no ».

« Allora dammi quei dannati kunai e battiti! ».

Sasuke, punto sul vivo, non si fece pregare due volte. Stizzito armò il ragazzo e lo guidò fino ad una radura isolata, circondata dalla foresta; quel luogo ricordò a Naruto il loro primo esame, quando Kakashi li aveva sfidati ad impossessarsi dei due campanelli che teneva legati in vita. Sentì l’impulso di far rivivere quella memoria, ma si rese conto che parlarne a Sasuke sarebbe stato del tutto inutile. Benché gli somigliasse spaventosamente, quello non era il Sasuke che aveva conosciuto anni prima; certo, probabilmente avevano lo stesso gruppo sanguigno, la stessa altezza e lo stesso peso, lo stesso colore di capelli, di occhi e perfino la stessa pettinatura, ma i suoi ricordi erano i ricordi di un mondo senza Naruto Uzumaki. 

« Beh? » lo incalzò Sasuke. « Pensavo non vedessi l’ora di mostrarmi le tue capacità! ».

Naruto si riscosse, cercando di concentrarsi solamente sullo scontro. Non sarebbe dovuto essere difficile, non era necessario attingere al chakra di Kyuubi, ammesso che la volpe esistesse in quel mondo.

« Regola numero uno » cominciò Naruto. « Non si combatte per uccidere ».

« Regola numero due » rispose Sasuke. « Il primo che perde sangue ha perso ».

« Regola numero tre: niente abilità innate ».

Sasuke storse il naso.

« Regola numero quattro: niente jutsu mortali »

L’altro annuì.

« Mi sembrano condizioni eque » concordò. « Un po’ limitanti, forse ».

Il moro lo guardò sprezzante.

« Sei stato tu il primo a porre limitazioni a questo scontro. Ora è a tutti gli effetti un banale allenamento».

Naruto scosse la testa.

« Ci conosco » disse. « Penso sia meglio prendere certe precauzioni ».

L’altro si limitò a scrollare le spalle in silenzio.

« Iniziamo al tre » lo avvisò, poi cominciò a contare: « uno, due… tre! ».

Senza indugiare oltre, si lanciarono uno contro l’altro a gran velocità. Naruto compose rapidamente i sigilli necessari al Kage Bushin no Jutsu –bue, cane, drago e cinghiale- ma quando le copie apparvero, Sasuke spiccò un balzo, superandolo senza lasciarsi accerchiare. Atterrò agilmente alle spalle del biondo, preparandosi per la tecnica della palla di fuoco suprema; gli bastò un soffio affinché i cloni d’ombra svanissero com’erano comparsi, in una nuvola di fumo. La fiammata travolse anche Naruto, che invece non si mosse, attese l’attacco immobile e con un sorriso di scherno sulle labbra.

Quando il fuoco si estinse, davanti a Sasuke non vi era che un grosso ceppo di legno. Il ragazzo lo fissò innervosito, non riuscendo a capire quando quel baka era riuscito ad attuare la tecnica della sostituzione; forse non era completamente idiota come sembrava.

Udì un sibilo ed istintivamente si lanciò verso destra, mentre un kunai proveniente dalla foresta gli sfiorava il collo. Non fece in  tempo a rendersi conto dell’accaduto, che Naruto si materializzò al suo fianco, pronto a colpirlo con un poderoso pugno, che però Sasuke schivò abilmente con un balzo all’indietro. Estrasse due shuriken e li lanciò verso Naruto, confidando nell’effetto sorpresa, ma anche questa volta il suo corpo si dissolse nel fumo. Un’altra copia! Pensò furente.

« Dove sei?! » urlò. « Prima davi del codardo a me, ma sei tu che preferisci mandare avanti delle copie! ».

Lentamente Naruto emerse dal limitare della radura, con sguardo indecifrabile.

« Volevo solo vedere se eri forte come pensavo » disse con una nota di tristezza nella voce, che l’altro non riconobbe.

« E lo sono? » ribatté infastidito.

Naruto sorrise.

« Lo spero proprio: mi hai dato del codardo e, anche se assomigli a quel deficiente del mio migliore amico, te la devo far pagare ».

Sasuke sorrise di rimando.

« Vuoi fare sul serio? » domandò retoricamente.

L’altro gli lanciò uno sguardo d’intesa.

In meno di un secondo la lama del kunai di Naruto cozzava contro quella di Sasuke, producendo mille scintille. Cercò di atterrare il moro con un calcio in pieno torace, ma questo lo precedette scansandosi ed assestandogli un pugno su uno zigomo. Naruto non arretrò né mostrò alcuna reazione al colpo, anzi riprese a combattere con più foga. Approfittando di un attimo di spaesamento di Sasuke, compose nuovamente il sigillo per invocare i cloni d’ombra.

Sasuke li fece sparire nuovamente con facilità, poi guardò l’avversario mentre riprendeva fiato. Si scambiarono una rapida occhiata e poi si lanciarono nuovamente l’uno contro l’altro, facendo cozzare tra loro le armi.

Dopo parecchi minuti di feroce combattimento corpo a corpo, nessuno dei due riportava ancora una ferita. Sasuke, sbigottito, osservava il proprio avversario cercando di mantenere un certo contegno. Per la prima volta da quanto aveva posato gli occhi su di lui, si ritrovò a chiedersi seriamente chi fosse quello straniero.

In fin dei conti Naruto Uzumaki era un nome come un altro, ma era evidente che non potesse essere una persona qualunque, tanto meno un pazzo.

Durante lo scontro non erano ammesse abilità innate, ma anche senza Sharingan Sasuke rimaneva un avversario temibile per chiunque, anche per lo shinobi più temerario. Ben pochi nel villaggio sarebbero stati in grado di batterlo, pur utilizzando tutte le tecniche a loro disposizione; lo sapevano tutti: Sasuke Uchiha era un genio.

Ma allora chi diavolo era quel ragazzo che riusciva a tenergli testa con tanta facilità?

Per un attimo fu tentato di credere ai vaneggiamenti di poche ore prima: evidentemente non aveva mentito sulle proprie capacità, perché avrebbe dovuto farlo riguardo alla propria provenienza?

Distratto da quei pensieri, non si accorse di Naruto che, rotolando a terra, l’aveva colto di sorpresa ed ora gli indicava il braccio, con aria trionfante.

Sasuke spostò gli occhi verso la propria spalla.

Un lungo rivolo rosso gli colava fin sul dorso della mano, facendo contrasto con la pelle chiarissima. Tornò a fissare Naruto, terribilmente serio, finché il sorriso sul volto del biondo non scomparve.

Rimasero immobili per quelli che ad entrambi sembrarono secoli, anni e anni trascorsi insieme concentrati in un solo sguardo.

Infine Sasuke prese un profondo respiro rompendo quel silenzio.

« Ti credo ».

Naruto credette di avere i capogiri.

« Non avevo mai incontrato nessuno in grado di tenermi testa, credimi » continuò Sasuke. « Anche senza Sharingan ».

Naruto si limitò a fissarlo in silenzio.

« …quindi devo farti i miei complimenti, sei uno shinobi molto dotato » concluse. « Beh, ti va se ti offro il pranzo, prima di riportarti da Sakura? Ti andrebbe del ramen? ».

Delle lacrime fecero capolino dagli occhi di Naruto, il quale si sforzò immediatamente per ricacciarle indietro.

Allora è così che ci si sente, pensò. È così che sarebbe dovuta andare fin dall’inizio.

 

 

 

Quando Sasuke lo riaccompagnò all’ospedale, il sole stava già calando oltre il monte degli Hokage, inondando tutto il villaggio con una strana luce aranciata.

I due camminavano lentamente per le vie di Konoha, parlando come vecchi amici (cosa che, per Naruto, non si scostava molto dalla realtà).

Dopo il loro “piccolo scontro” si erano diretti all’Ichiraku Ramen, dove entrambi avevano ordinato un’abbondante porzione. Avevano parlato di tecniche speciali, di esperienze imbarazzanti, di missioni e di quanto fosse carina Sakura, ma mai avevano nominato gli strani eventi che avevano condotto il biondo fin lì.

Naruto per primo aveva egoisticamente deciso di non farlo. Aveva pensato che per un giorno non sarebbe cambiato nulla, che avrebbe potuto cominciare le sue ricerche dopo qualche giorno: ora voleva solo godersi la compagnia di Sasuke.

Un Sasuke supponente e testardo come quello vero, ma allo stesso tempo più rilassato e spensierato. Si stuzzicavano a vicenda, si provocavano e infine ne ridevano: nulla ostacolava la loro amicizia. Era strano, in un certo senso, per Naruto vedere Sasuke senza l’ombra di sofferenza e rancore che portava perennemente con sé, ma ne era felice. E poi, proprio quando si era reso conto di ciò, si era sentito profondamente in colpa.

Sapeva benissimo che quella non poteva essere la realtà, ma allora perché ci sperava tanto?

Aveva infantilmente cacciato quei pensieri, relegandoli in un angolo della sua mente. Stava troppo bene per abbandonarsi a simili preoccupazioni.

 

Sakura gli venne in contro nel salone principale, guardandoli con aria truce.

« Sasuke, mi stupisco di te! » l’aveva rimproverato, mentre questi la osservava inespressivo. « Portare via così un paziente, senza dirmi nulla per giunta. Ti sembrano cose da fare? ».

« Quanto la fai lunga » aveva commentato Sasuke. « Rieccotelo, tutto intero per giunta ».

La ragazza dai capelli rosa lo guardò in tralice.

« Perché non dovrebbe essere tutto intero? » indagò. « Cosa avete fatto? » domandò inquisitoria, rivolta a Naruto. Quest’ultimo sentì le gambe tremare per la paura: era stata una lunga giornata e i pugni di Sakura non erano esattamente la conclusione ideale.

« Niente! » si affrettò a dire, leggermente spaventato. « Noi abbiamo… sì, abbiamo solo fatto un giro per il villaggio, nulla più ».

Sakura non si lasciò abbindolare e tornò a guardare Sasuke.

« Avete combattuto » decretò infine. « Non negate, ve lo si legge in faccia ».

« E chi nega? » disse Sasuke. « Io non ho aperto bocca, ha fatto tutto quel baka. Da solo per giunta ».

Le vene sulle tempie della ragazza cominciarono a pulsare violentemente, spingendo sia Naruto che Sasuke ad arretrare di qualche metro.

« Tu dovevi rimanere in osservazione per una settimana » disse rivolta al biondo, con voce spaventosamente calma.

Naruto non ebbe la forza di rispondere.

« …e tu! » continuò minacciosa, puntando l’indice verso Sasuke. « Sapevi delle sue condizioni e l’hai lasciato uscire comunque. E avete pure combattuto! Non so chi tra i due sia il più infantile… incoscienti, ecco cosa siete! ».

« Quanto la fai lunga » sbottò Sasuke, a cui il discorso sembrava non aver fatto il minimo effetto.

« È stata una sfida amichevole » cercò di rabbonirla l’altro. « Non mi sono sforzato né mi sono fatto male ».

Sakura lo guardò in cagnesco.

« Non so come mai, ma fatico a crederti » lo rimproverò. « Stai certo che questa settimana ti terremo sotto osservazione per… ».

«Domattina abbiamo un appuntamento con l’Hokage » la interruppe Sasuke.

« Entrambi? Tu e lui? ».

Sasuke annuì.

« Inoltre mi sembra che sia sano come un pesce, non vedo perché trattenerlo ancora in questo posto ».

« Questo posto è un ospedale » ribatté Sakura. « E io sono un medico: non posso permettere che i miei pazienti se ne vadano in giro senza il mio consenso! ».

« Allora dacci il tuo consenso per domani, così il problema non si pone ».

La ragazza scosse la testa, sconsolata.

« Nel caso non vi dessi il permesso, scommetto che trovereste comunque il modo per sgattaiolare » commentò dopo un lungo sospiro. « Va bene, Naruto può venire con te. Ma domani sera entro le nove deve essere nuovamente qui, intesi? ».

« Certo, è tutto chiaro! » confermò Naruto con decisione. « Anzi, mi vedrai qui ancora prima che il sole tramonti ».

« Ne dubito » commentò Sakura, scettica. « A te va bene, Sasuke? ».

Questo scrollò le spalle con noncuranza.

« Sì, per me può andare » disse, cominciando ad allontanarsi. « Ci vediamo domani ».

 

 

 

«Manca ancora molto? ».

« Il demone continua a dare problemi ».

« Non collabora nonostante tutto? ».

« Esatto. È inspiegabile ».

« Capisco ».

« Sta consumando troppo chakra, è sicuro di resistere? ».

« Non ha importanza. Comunque l’estrazione del bijuu dovrebbe cominciare a momenti ».

«Speriamo che Pain ne sia in grado ».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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