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Autore: invasata    12/09/2015    4 recensioni
E se i Cullen non fossero gli unici "non umani" a Forks? E se Bella non avesse avuto l'infanzia felice che ha sempre avuto? Se il suo passato fosse costellato di Istituti, Camici Bianchi ed Eliminatori? Una Bella completamente diversa, fisicamente e mentalmente, immersa in una storia d'amore costellata di pericoli... e non un gruppo di vampiri assetati a costituire un pericolo per la nostra protagonista!
Genere: Avventura, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Ok... abbiamo constatato che sono molto, MOLTO, sadica, ma ciò non deve scoraggiarvi dal continuare a leggere la mia storiella^^
Vi prego!
Vi assicuro che tutto si sistemerà (almeno in questa storia) e che avrete il vostro bel finale!
Un bacione e buona lettura!


CAPITOLO 14:


Edward non è umano.
Edward non respira.
Edward non ha battito cardiaco.
Credo non abbia neanche bisogno di mangiare.
E' bellissimo oltre ogni limite.

Edward mi guarda con occhi scuri seduto sul tronco a pochi metri da me, lo fisso senza considerare la sorella minore che continua a parlarmi di vestiti.
Mi alzo e mi avvicino con un piccolo sorriso.
Non so perchè ho paura, sembra quasi il principio di un discorso molto brutto e doloroso.
Conto i passi che ci dividono.

-E' successo qualcosa?- chiedo

Lui abbozza un sorriso, meraviglioso come sempre, ma l'ombra di tutti gli altri che mi ha sempre rivolto, alza le spalle e batte la mano accanto a sè, lo raggiungo e lui mi posa un braccio intorno alle spalle.
Fresco sulla mia pelle bollente.
Trattengo le fusa a stento.
Lo guardo di sbieco.
Riflette.
Corruga la fronte come quando deve riflettere su qualcosa di davvero importante, l'ho visto fare questo tipo di espressione quando era in mensa con i suoi fratelli.
Quando lo osservavo da lontano, ignorante che lui sapesse della mia esistenza.

-Quando mi avresti detto della tua vera natura?- chiede

Lo guardo con occhi sgranati da quella domanda e rimango immobile, il cuore perde qualche battito e cerco una risposta.
Difficile.
Neanche io...

-Non lo so- borbotto senza pensarci -Sono felice che sia accaduto tutto così in fretta... non mi sarei mai decisa-

-Sei felice che l'abbia scoperto a quel modo?-

E' sorpreso.
Infondo anche io lo sono... pianificatrice come sono, questa risposta mi ha lasciata spiazzata.
Sorrido annuendo decisa accarezzandogli una mano.

-Ogni tanto ci vuole una spinta da fuori per darti la carica- ridacchio -Conoscendomi credo non l'avrei mai fatto di mia spontanea volontà-

-Avevi paura?-

-Ero terrorizzata- sussurro -Del tuo giudizio, di quello degli altri, delle conseguenze, di un tuo rifiuto o chissà di cos'altro-

-Non avrei mai potuto giudicarti-

-Come potevo saperlo? Non leggo il pensiero... mi sarei risparmiata molte crisi di panico!-

-Giusto-

-E'... è successo qualcosa?- chiedo

-No- sussurra -Avevo paura che per te tutto questo fosse troppo veloce, il tuo coming-out e la mia famiglia...-

Abbassa lo sguardo.
Mente.
Almeno in parte.
Evidentemente deve dire qualcosa ma, come me in passato, ha il terrore di dirla.
Sorrido alzandomi e vado incontro alla sorella che mi pare un fiore appena raccolto, mi volto da Edward e lui mi fissa con una luce negli occhi davvero triste.
Malinconica.
Antica.

-Quando vorrai, mi dirai tutto quello che vuoi- mormoro

Lui sgrana gli occhi e dopo pochi istanti annuisce con un nuovo sorriso.
Vero.


Forse quella volta voleva parlarmi.
Dirmi tutta la verità sul suo conto ma aveva paura della mia reazione.
La testa mi esplode per tutti questi pensieri...

-Jake non stare fermo dietro la porta come una statua- sbuffo sedendomi sul letto

Il ragazzo in questione apre la porta e sbuca con il viso triste, i suoi occhi sono colmi di tenerezza e a malapena riesce a guardarmi in faccia.
So cosa pensa.
Si sente in colpa per non avermi detto niente.


Scendo dalla schiena di Jake ed immediatamente tutti i ragazzi si trasformano in umani, rimango di spalle non dandogli il tempo di rivestirsi e m'incammino verso la spiaggia, sento le lacrime scendermi lungo le guance fino al mento.
Le caccio via strofinando forte ma queste continuano a tornare.
Più dolorose delle prime.
Sento il vento pregno di salsedine entrarmi nei polmoni e solo adesso mi accorgo di respirare con affanno nonostante non mi senta per niente stanca, non sento nessuno passo dietro di me e cerco un posto nascosto dove sedermi.
Per rimanere sola.
Per riflettere.
Edward non è umano.
Come me.
No... lui non lo è in modo più radicale.
Non respira.
Non gli batte il cuore.
M'inginocchio sulla battigia e l'acqua tiepida mi bagna le ginocchia dandomi i brividi, piccoli passi dietro di me mi mettono in allarme ed io ho paura che Edward sia arrivato fino a qua.
No.
Impossibile.
Non può entrare a La Push.

-Bella...- mi chiama Jake

-Tu lo sapevi?- chiedo senza guardarlo

Silenzio.
Lungo e straziante silenzio.

-Jake... tu lo sapevi?-

-Si- sputa lui con un sibilo

-Da quanto?-

-Anni...-

-Perché non mi hai mai detto niente?-

-Non potevo, avevo giurato che...-


-Pensavo non volessi parlarmi- mormora lui alzando il viso risvegliandomi dai ricordi

-Infatti non voglio farlo, ti ho solo detto di non stare impalato dietro la porta come se non sentissi la tua presenza- sibilo guardandolo male

-Bella...- comincia

-Suo padre era un Camice Bianco!- grido alzandomi -Per di più non è umano! Ti rendi conto del pericolo a cui mi avete esposta?-

-Non sapevamo del passato di Carlisle Cullen!- grida -Secondo te ti avrei mandata nella bocca del lupo affamato?-

-E' quello che avete fatto!-

-No, io sapevo della loro vera natura e, dopo aver discusso con tutti, abbiamo convenuto che non fossero pericolosi per te... eravamo sempre all'erta!-

-Quindi non vi fidavate di loro?-

-Questa cosa la dirò una sola volta, quindi memorizzala bene perché non ripeterò- dice prendendo un grosso respiro -Mi fido di Edward Cullen e della sua famiglia- sputa serio

Appena finisce la frase lo vedo guardarsi intorno per controllare che nessuno a parte me abbia sentito questa sua confessione, io lo fisso senza fare niente
Non so che fare.
Gli credo.
Mi fido.
E' il mio migliore amico.
Il solo ed unico dopo Chris.
Ma... lui mi ha tradita.
Mi ha tenuto nascosto un segreto così grande.
Nonostante gli abbia chiesto più di una volta il perché del loro comportamento strano lui non ha mai spiegato niente.
Sento il cuore gonfiarsi di dolore e vorrei abbracciarlo così forte da fargli male e piangere mai come nella mia vita, stringo forte i pugni forte e corro fuori dalla stanza sentendolo sbuffare senza seguirmi.
Mi conosce.
Esco di casa ed entro nel bosco, non so per quanto corro ma appena sento dolermi le gambe mi fermo e mi siedo a terra con il fiatone, mi guardo attorno notando di non essere più a La Push ed il cuore perde un colpo quando realizzo che sono nel territorio di Edward e che potrei incontrarlo.
Non voglio.
Non sono pronta.
Mi alzo con un piccolo gemito e torno indietro lenta quando una voce mi ferma.

-Tu devi essere Isabella vero?- mi chiede una donna

Mi volto di scatto pronta allo scontro ma sgrano gli occhi alla vista della persona si presenta a pochi metri da me, le braccia che avevo portato in posizione d'attacco cadono molli lunghi i fianchi ed il respiro si blocca.
Una donna dai capelli color del miele mossi in delicati boccoli mi sorride gentile, il viso a cuore, il corpo tonico ma dalle forme morbide coperto da un semplice vestito giallo con le spalline fini che scivola fino alle ginocchia, in mano tiene un mazzo di fiori di campo raccolti nel bosco ed i piedi nudi.
E' perfetta.
La cosa che mi attrae però è il colore della sua pelle.
No.
Non il colore.
La sua pelle brilla.
Sembra ricoperta da una distesa di minuscoli diamanti che riflettono la luce del sole abbagliandomi con la loro bellezza.
Quando questa muove un passo verso di me entra nel cono d'ombra e la pelle torna pallida ma non meno bella, io ricordo della sua domanda ed annuisco.
La gola sembra chiusa e secca.

-Posso sedermi accanto a te?- chiede

Meccanicamente mi siedo a terra e annuisco.
Voglio parlarle.
La sua voce sembra come miele, dolce e lenitiva per il mio povero cuore stanco e colmo di dolore.
Lei sorride ancora di più e in un secondo è al mio fianco coi fiori posati composti accanto ai suoi piedi, io sussulto e lei sembra intristirsi per un secondo.

-Ti chiedo scusa, ma ero così entusiasta di conoscerti che non mi sono trattenuta- dice inclinando la testa da un lato -Devo confessarti che vengo al confine con La Push da due settimane nella speranza che tu appaia... volevo davvero parlarti-

-Grazie- sussurro

Grazie...?
Che diavolo?
Mentalmente mi prendo a calci per l'idiozia detta ma quando lei sospira sollevata dalla mia risposta mi rilasso e sorrido tranquilla.
E' davvero bella.
Sembra un angelo, ma anche una fata dei boschi.
La regina delle fate.

-Come stai?- chiede

Una domanda.
Semplice.
Banale.
Una domanda che mi sono sentita rivolta almeno un migliaio di volte in queste due settimane in cui mi sono chiusa nella mia stanza a La Push.
Una domanda a cui ho sempre risposto con un mugolio indistinto o con un imprecazione nei confronti di chiunque me la ponesse.
Charlie compreso.
Sue.
Ma lei... improvvisamente porto una mano a volto sentendo le lacrime solcarlo senza che io me ne sia accorta, guardo la fata accanto a me impaurita da questa mia reazione.
Sto piangendo.
Ancora.
Mi chino lenta su me stessa e una mano fresca ma leggera come l'aria cambia la mia direzione e mi posa sulla sua spalla.
Dura come il marmo ma morbida per quello che rappresenta in questo momento.
Mi accarezza i capelli lenta rimanendo in silenzio.
Un momento.
Un battito di ciglia.
Grido.
Sputo fuori tutto quello che ho dentro.
Le racconto quello che mi è successo all'Istituto quando ero piccola.
Della mia fuga e del mio rimorso di aver lasciato Chris indietro.
Delle mie paure del mondo esterno.
Della mia mamma e della sua fuga.
Lei non dice niente.
Rimane in silenzio ad ascoltare col cuore colmo di tristezza ma forza.
Assorbe tutte le mie parole e le mie lacrime.
Le dico della vita con Charlie, della scuola e della difficoltà ad integrarmi con le altre persone "normali" e infine le racconto di Edward.
Della mia cotta e dei miei buffi tentativi per guardarlo da lontano e lei ridacchia.
Mi tiro su e asciugo le lacrime con sua risatina, la guardo negli occhi e ridiamo di come quella volta sono caduta accanto a lui e poi sono fuggita via imbarazzata.
Le dico di come la cotta si sia trasformata in amore ed i suoi occhi s'illuminano.

-Ma...- dico prendendo fiato

-Ma?- chiede lei

-Mi ha tradita- sussurro -Neanche lui è umano... io gli ho raccontato tutto di me, ho avuto il terrore che mi respingesse ma...-

-E non può aver avuto la tua stessa paura?- chiede lei

La guardo ad occhi sgranati.
Ha ragione.
Pienamente ragione.

-Si...- ammetto -Sono stata tradita tante di quelle volte nella mia vita, in molti mi hanno mentito e mai mi è interessato-

-Finche non l'ha fatto qualcuno a cui tieni-

-Il dolore è stato immenso- dico -E' stato peggio di tutte le torture subite... ma non solo lui mi ha mentito! Anche il mio migliore amico sapeva della sua vera natura e non me l'ha detto!-

-Come manteneva il tuo segreto, stava mantenendo anche quello di Edward, non credi?-

Sposto lo sguardo a quelle parole e le mie mani tremano forte.
Questa donna sta smontando ogni mio motivo di essere arrabbiata con semplici parole e un sorriso dolce sulle labbra perfette.
Ha ragione.

-Ho giurato...-

Sono stata vigliacca.
Cattiva.
Egoista.

-Ma è giusto avere paura- aggiunge salvandomi dall'onda di panico che sento montarmi dentro -Nessuno dice che hai sbagliato a scappare, soprattutto io-

-Sono stata cattiva ed egoista- singhiozzo -Vigliacca... ho lasciato tutti indietro proprio come ho lasciato Chris, ho pensato a me e basta!-

Ho allontanato tutti da me.
Charlie.
Sue.
Jake.
Edward.
Ho voltato loro le spalle senza pensare alle conseguenze del mio gesto nelle loro vite.

-Chiedi scusa- sorride lei -Se quelle persone ti amano veramente ti abbracceranno senza pensarci due secondi-

La guardo con occhi sgranati dalla sorpresa.
Una proposta banale.

-Mi sono comportata troppo male per chiedere scusa-

-Non è vero-

-Mi odiano-

-E' impossibile odiarti- ridacchia lei -Io ti conosco da poche ore e mi sono innamorata di te...-

La guardo in silenzio per pochi minuti e lei si alza riprendo i suoi fiori, mi tende una mano e mi rimette in piedi come se pesassi meno di una piuma.

-Adesso vai a scusarti con tutti- dice convinta agitando un pugno ed a me sembra quasi una ragazzina -Poi ti scuserai con Edward e parlerete...-

-Lui non vorrà parlarmi-

-Ti aiuterò io, facciamo domani al tramonto qua?- ghigna posando un paio di fiori -Vi troverete dove sono questi fiori-

-Come fai a sapere che lui verrà?-

-Conosco mio figlio- sorride birichina prima di sparire via

Veloce.
Leggera come l'aria.
Lasciandomi stranita per l'ultima sua frase.
"Conosco mio figlio".
Suo figlio.
Lei è la madre di Edward.
Un ululato in lontananza mi risveglia e mi accorgo di come il sole sia calato e si sia fatto il tramonto, tutti saranno in pensiero.
Sono preoccupati per me.
Stringo il pungo e imito la donna di prima e lo agito dandomi la carica, prendo un grosso respiro e corro verso l'ennesimo ululato con nuova forza.


----------------------------------------------------------------

Esco dal bosco e dopo neanche pochi passi la figura enorme di Jake mi corre incontro, gli occhi illuminati di preoccupazione si schiariscono alla mia vista ed un piccolo sorriso gli increspa le labbra, dopo tutto quello che gli ho fatto ancora si preoccupa di me.
Per me.
Mi vuole davvero bene.
Scaccio via il panico e cammino verso di lui.

-Bella!- mi chiama Jake da lontano -Mi hai fatto preocc...-

-Mi dispiace!- grido da lontano bloccandolo sul posto -Mi dispiace per come mi sono comportata, tu sei il mio migliore amico e mi ha sempre sopportata ascoltandomi quando ero triste ed io...-

-Perché gridi da lontano?- mi stoppa lui

Io lo fisso stupita.
Non so perché abbia reagito così... non è da me gridare così.

-Ti sembra di essere in un odioso film sdolcinato?- continua -Posso avvicinarmi o il copione prevede altre cose?-

Annuisco meccanica e lui in pochi istanti è davanti a me con un grosso sorrisone stupido stampato in faccia ed io sorrido insieme a lui, allargo le braccia e lui mi prende in braccio stringendomi al suo petto con forza ed io rido.
Non piango.
Rido.
Sono felice.
Sento che la scheggia di vetro che si era conficcata nel mio cuore si sta sciogliendo come neve al sole.
Caldo sole.
Bellissimo sole.

-Ti voglio bene- sussurro

-Adesso ti stringo per un altro pochino, poi ti lascio andare dagli altri, ok?- borbotta lui

Io mi lascio andare in un'altra risata e lo stringo forte riuscendo appena ad avvolgergli le spalle tanto è grosso.

-Ok- ridacchio calmandomi


Se quelle persone ti amano veramente ti abbracceranno senza pensarci due secondi.


Ripenso alle parole della mamma di Edward.
Aveva ragione.

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-Perciò... al tramonto?- mi chiede Sue affacciandosi dalla porta di camera

Io annuisco seduta sul letto.
Ho passato l'intera giornata a fissare le pareti della mia stanza, dopo la festa di riappacificazione data dai ragazzi ieri sera sono andata a dormire col sorriso sulle labbra ma, appena chiusa la porta, il ricordo dell'appuntamento con Edward è piombato sulla mia testa come un incudine.
Pesante.
Impossibile da togliere.
Come devo comportarmi?
Cosa dovrei dirgli?
Devo vestirmi bene?
Sorridere?
O forse è meglio fare la dura e spiegare le mie motivazioni senza cedere?

-Manca mezzora- mi avvisa Sue

-Esattamente 28 minuti e 47 secondi- borbotto

Sue sorride intenerita dal mio atteggiamento morboso e si siede accanto a me, mi accarezza una gamba calmando in parte l'agitazione ed io abbozzo un sorriso imbarazzato.

-Non ho mai affrontato una cosa di questo tipo- dico -Preferisco cento volte un Eliminatore sulla porta...-

Lei scoppia a ridere e si alza prendendo la spazzola dal comodino, io le do le spalle e lei torna indietro cominciando a pettinarmi i capelli.

-Non sono brava con le questioni d'amore- borbotto -Cosa gli dico?-

-Ciao, è tanto che non ci vediamo, come va?- dice lei facendomi il verso

Mi volto di scatto verso di lei fissandola con occhi sgranati dallo stupore, come potrei presentarmi con una frase del genere?
Però... dopotutto io non mi intendo di queste cose, magari Sue ha già affrontato una questione simile quando era giovane e l'ha risolta così!
Pure la mamma di Edward mi ha aiutata a fare pace con Jake dandomi come consiglio un semplice "Chiedi scusa".
Forse la soluzione migliore è quella più semplice.

-Ciao, mi dispiace per quello che è successo ma sono una terribile idiota con la tendenza a fuggire via, facciamo pace?- dice Jake sbucando sulla porta

-Tu non odiavi i Cullen?- sibilo

-Giusta osservazione- annuisce lui

-Spiegami perché allora mi sta suggerendo di farci pace!- mormoro -Aspetta... io non ho la tendenza a fuggire!-

-Sicura?-

Sento le guance prendermi letteralmente fuoco tanto sono diventata rossa, abbasso lo sguardo e Sue ridacchia alzandosi in piedi, la sento camminare in qua e là e dopo pochi minuti una cosa celeste sbuca davanti ai miei occhi.
Un vestito.
Vestitino.
Semplice, spalline a canottiera e una gonnella ampia non troppo corta.
Alterno lo sguardo tra il vestito e Sue lasciandomi cadere sul letto dopo pochi istanti.

-Portatemi un Eliminatore-


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Se una donna ti dice con occhi scintillanti di farti carina tu devi farti carina.
Ti farai carina.
Sbuffo cercando di sporcare le ballerine che mi ha prestato la ragazza di un mio amico e tengo ben alto il vestitino che mi ha infilato Sue con la forza, cammino evitando sassi e rami pronti a farmi inciampare e rovinare la mia mise.
Ho i capelli lisci.
Un vestito.
Delle scarpe carine.
Forse non avevano capito che il luogo d'incontro è nel bosco!

-Come posso camminare veloce con queste cose?- strillo -Maledette donne!-

Sospiro dopo questo mio sfogo e guardo a terra, fisso i miei piedi fasciati dalle ballerine laccate nere e storco la bocca.
Da quando sono diventata così?
Io non sono mai stata una ragazza frivola indossavo felpe larghe e scarpe comode.
Mi guardo attorno nel bosco nella speranza che un qualcuno mi dia la risposta che cerco ma niente mi aiuta.
Che faccio?
Continuo a camminare?
La voglia di tornare indietro e cambiarmi e davvero tanta.
Vorrei avere un cappello.
Sono cambiata.
Un raggio di sole mi stuzzica gli occhi e subito dopo qualcosa di più forte mi costringe a chiuderli con uno scatto veloce, mi porto una mano alla fronte e provo a guardarmi intorno non capendo da dove venga questa luce così forte.
E' solo il tramonto.
Alzo lo sguardo e, proprio dove ieri era stati posati i fiori, la figura di Edward mi aspetta immobile.
E' strano.
Diverso dal solito.
Mi avvicino per capire bene e sgrano gli occhi.
La sua pelle è costellata da una scia infinita di diamanti che lo illuminano rendendolo se possibile ancora più del solito.
I suoi capelli si muovono leggeri al dolce vento.
Ma la cosa che mi lascia senza parole sono i suoi occhi.
Dorati.
Enormi.
Piantati nei miei con una forza tale da farmi tremare le gambe.
Apro la bocca per dire qualcosa ma non riesco a dire neanche una parola, una lacrima sfugge ai miei occhi e scivola lungo la guancia senza che io la fermi.
E' bellissimo.
Un piccolo singhiozzo mi spezza il petto ed io porto le mani al volto senza smettere di guardarlo, lui attende mostrandomi la sua vera natura.
Una luce di paura brilla nei suoi occhi.

-Scusa...- singhiozzo

In un secondo è davanti a me che mi stringe tra le sue braccia con forza, io piango e lo abbraccio stringendolo a me con disperazione.
Mai più.
Mai più deve allontanarsi da me.

-Ti amo- sussurra lui

-Mi dispiace-

-Non importa-

-Non starmi più lontano- singhiozzo





Fine.
I chiarimenti saranno nel prossimo... ma già da questo finale avrete capito come si svolgeranno^^
Ci ho messo un'eternità a scrivere questo finale, l'avrò cambiato almeno una decina di volte (non scherzo, le ho contate), tutte completamente differenti tra loro ed infine ho optato per questo.
Semplice.


  
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