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Autore: RisinG    12/09/2015    2 recensioni
Liberamente ispirata dalla lettura del manga, la storia si colloca 6 mesi dopo il rientro di Akito Hayama in Giappone.
Deciso ad accorrere in aiuto di Tsuyoshi, Akito impegna sé stesso e le proprie risorse in un importante torneo di arti marziali che sta per svolgersi in Giappone e che rappresenta l'ultima speranza per la famiglia dell'amico. La manifestazione sarà anche un'occasione per confrontarsi con quanto accaduto a Los Angeles durante la permanenza di 2 anni. Sana scoprirà persone ed eventi di cui era all'oscuro e dovrà decidere e trovare la strada giusta per affrontare le conseguenze di quanto accaduto insieme ad Akito.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Sana/Akito
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
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Una nota di nostalgia

Capitolo 1 - Una nota di nostalgia

 

Ndr 12/09/15 Rispetto alla prima pubblicazione, sono state apportate alcune correzioni generali; nella fattispecie al nome di Satomi, che ho scoperto essere femminile e quindi trasformato in “Hitoshi”. Chiedo venia per l’errore, nei prossimi capitoli presterò maggiore attenzione.

***

Nonostante i valori della diligenza e devozione al lavoro gli fossero stati inculcati sin dall’infanzia, Hitoshi san non reggeva più la vista di quella enorme montagna di scartoffie che da settimane gli impediva di rincasare ad un orario decente; e quella sera non si annunciava diversa dalle altre. Sbuffando appena, impercettibilmente, prese a massaggiarsi le tempie doloranti; la dolce brezza serale di inizio estate proveniente dall’esterno della finestra aperta gli regalò un attimo di pace, ma non bastò a distrarlo dal pensiero della reazione che sua moglie avrebbe avuto dopo l'ennesimo ritardo a cena. Certamente non sarebbe stata docile e sottomessa quanto lei stessa era stata in passato, ai tempi del loro matrimonio.
Eppure, nonostante questi tormenti gli rendessero difficile concentrarsi, mai avrebbe consentito ai propri problemi personali di frapporsi tra se stesso e il lavoro. I suoi superiori lo avevano reso responsabile dell'organizzazione di un evento assolutamente maestoso; e lui avrebbe volentieri preferito il suicido anziché deluderli con un fallimento.
La soddisfazione di aver ricevuto un incarico così importante lo fece fremere di orgoglio e per un momento dimenticò la moglie insoddisfatta, il figlio atteso invano per anni ed il suo stipendio appena dignitoso se paragonato a quello di colleghi meno capaci di lui.
“Forse questa sarà la volta buona”, pensò sollevando la testa mentre esaminava l’ennesimo modulo da compilare, “Stavolta, non potranno ignorare i risultati eccellenti del mio lavoro”, e gli apparve così verosimile la prospettiva di una promozione, che prese a lavorare con rinnovato vigore approfittando degli ultimi raggi di sole che penetravano ancora nella stanza. Mai lo sfiorò, quella sera, l’idea che la sua consorte, così devota eppure così sola nella piccola casetta di periferia, avrebbe preferito averlo a cena tutte le sere piuttosto che promosso. Quando finalmente rincasò, era già tardi e lei fingeva di dormire; lo sentì distendersi nel letto al suo fianco, ma non si girò verso di lui.
 
 
Reiko Matsuda vide il pugno del combattente che le stava di fronte, giungerle con sorprendente chiarezza, e le fu facile evitarlo spostando appena il proprio peso sulla gamba sinistra e abbassandosi leggermente. Nel farlo, fu così rapida che il suo avversario non ebbe il tempo di ricomporre la guardia e questo errore gli fu fatale : Con un ampio movimento del braccio lo colpì al fianco destro in modo da togliergli il fiato; e quando lui si trovò completamente scoperto, lo centrò in pieno petto con un colpo veloce e preciso. L’atleta, che quel giorno era sceso in campo con incrollabile fiducia nella propria superiorità di genere, e fermamente convinto che combattere contro una ragazza non fosse una prova degna del suo talento, crollò invece miseramente al tappeto senza più le energie per rialzarsi. Immediatamente, lo stupore degli spettatori si trasformò in applausi indirizzati all’inaspettata vincitrice dell’incontro, quella ragazza dallo sguardo fiero e dal fisico leggero e veloce.
Mentre si apprestava ai rituali inchini che celebravano la fine della gara e stringeva la mano al suo sconfitto e mortificato avversario, tutto ciò che le venne da pensare fu che da troppo tempo non aveva modo di misurarsi con un degno lottatore. Si avviò verso gli spogliatoi con passo deciso sotto gli sguardi ammirati del pubblico maschile del Wilmington Karate Club di Los Angeles. Nel corridoio l’attendeva suo padre, Gonshiro Matsuda, con le braccia conserte e la sua stessa espressione altera; non ebbero bisogno di scambiarsi parole poiché lui la anticipò sul tempo
- Direi poco più di una passeggiata -
- Mpf - fu tutto ciò che ebbe a replicare Reiko, e proseguì diretta alle docce. Quando si ritrovarono all’uscita della palestra, il cielo era dipinto dei colori del blu, ma le sfavillanti luci della città intorno a loro tingevano l’aria di un’atmosfera dinamica e incoraggiavano a perdersi tra la moltitudine della folla e dei locali circostanti, nonostante l’orario tardo.
Casa loro era poco distante da lì, così si incamminarono a piedi, l’uno accanto all’altra, in silenzio.
Fisicamente, non si assomigliavano molto, poiché Reiko aveva ereditato i lineamenti gentili del volto, il color ambrato dei capelli e il corpo atletico dalla madre; ma i suoi profondi occhi castani, dai quali saettava lo stesso sguardo penetrante e austero del padre, lasciavano pochi dubbi sull’identità del loro legame; uguale era pure il loro portamento sicuro.
Attraversarono a passo rapido il boulevard.
- Potremmo mangiare qualcosa - propose l’uomo – Che ne diresti di uno strappo alle regole? Hai combattuto bene stasera -
Reiko, che aveva lo sguardo pensieroso, impiegò qualche secondo prima di rispondere – Non ho fame, andrò direttamente a dormire; Ho intenzione di riprendere gli allenamenti già domattina –
Il padre tentò una debole protesta - Questo programma che segui…Non sarà eccessivamente severo? Ricorda che il riposo…-
- …E’ altrettanto importante che l’allenamento – concluse lei al posto suo, sforzandosi di trattenere un sorrisetto – Strano che sia proprio tu a dirmelo, abbiamo preparato insieme la mia scheda atletica –
- Ammetto che all’epoca non pensavo che saresti mai riuscita a seguirla integralmente – confessò Gonshiro sorridendo di fronte all’occhiataccia di risposta che si ebbe dalla figlia – Ma è stato comunque interessante seguire i tuoi progressi – aggiunse appoggiandole una mano sulla spalla.
La ragazza corrucciò la fronte prima di sorridere anch’ella – Ecco perché ho faticato tanto…Ma non ti avrei mai dato la soddisfazione di chiederti di mitigarmi gli allenamenti –
- Lo credo bene, sei mia figlia – rispose lui, semplicemente.
Continuarono a camminare finché non furono giunti all’ingresso della loro abitazione, e fu in quel momento che Gonshiro ebbe uno dei suoi rari attimi di esitazione.
Da tutta la sera desiderava rivolgerle una domanda, ma il carattere estremamente riservato della ragazza, così simile al suo, unito al timore di una reazione potenzialmente esplosiva, lo aveva dissuaso dal tentare senza prima aver colto il momento giusto, e quello gli parve il migliore della giornata.
Sorrise tra sé e sé poiché l’indecisione era stata una sensazione a lui sconosciuta fino a qualche tempo prima; ma da quando Reiko era cresciuta, le cose erano cambiate.
- Avanti, dimmi a cosa stai pensando – lo esortò lei inclinando leggermente la testa come faceva sempre quando notava qualcosa di insolito.
Gonshiro sospirò, deluso di non aver saputo mascherare meglio la sua incertezza, poi si risolse a chiederle francamente – Mi domandavo se avessi ricevuto più notizie da Hayama –
Come aveva previsto, lo sguardo della fanciulla passò immediatamente dalla curiosità al fastidio – No, e non ho intenzione di riceverne – fu la secca replica.
L’irruenza della risposta di sua figlia lo indusse ad esprimersi senza più curarsi di essere delicato - Reiko, non dovresti essere così severa -
Si aspettava una reazione violenta, che stranamente non giunse; invece lei lo fissò dritto negli occhi - Non penso affatto di essere severa, ho i miei motivi per comportarmi così -
- Non ho dubbi - convenne il padre - Sei una ragazza intelligente e volitiva, abituata a riflettere prima di agire; ma sei anche orgogliosa come me, e a te stessa non puoi mentire : Conoscevi fin dall’inizio la situazione, e sapevi che prima o poi sarebbe rientrato a Tokyo; ciò nonostante, mi sembra che tu non riesca proprio a perdonarlo e che lo abbia preso come un torto personale -
Reiko si voltò a guardare la strada, cosciente della verità di quanto le era stato appena detto da suo padre, che pure conosceva solo una parte della storia; il pezzo mancante, per quanto potesse intuirlo, non sarebbe stato certamente lei a rivelarglielo. Ma era testarda per natura e quindi insistette - Tornare a Tokyo non era necessariamente l’unica scelta che avesse; e inoltre dal giorno della sua partenza ha agito in modo tale da troncare i nostri rapporti, perciò non c’è altro da aggiungere -
Gonshiro fece un ultimo tentativo prima di aprire il portone di casa - Sono pronto a scommettere che ti manca combattere contro di lui -
Una nota di nostalgia velò appena i grandi occhi della ragazza - Era l’unico che valesse qualcosa, e abbastanza intelligente da capire subito che non doveva abbassare la guardia e trattarmi alla pari di un atleta maschio - concluse prima di dirigersi verso la sua stanza senza aggiungere altro.
Era vero, Hayama era stato il solo contro cui le fosse piaciuto davvero combattere, uno dei pochi in cui aveva scorto lo spirito del vero karateka. Quando si muoveva sul ring aveva una resistenza ed una forza d’animo che conquistavano il cuore e gli occhi di chi lo osservava. Niente avrebbe potuto distoglierlo dal suo obiettivo; era una persona che nel karate infondeva parte della propria vita, ed era difficile anche solo sperare di poterlo fermare.
Eppure, la prima volta che lo vide presentarsi alla palestra del padre, non avrebbe mai pensato che quel ragazzino biondo dalla faccia ostinata e dal braccio destro paralizzato potesse competere in quel mondo alla pari dei normodotati. Era sicura che, come altri prima di lui, si sarebbe presto destato dal sogno e avrebbe abbandonato quell’idea folle per dedicarsi ad altro; tuttavia ne ammirò il coraggio. Ciò nonostante, l’unica simpatia che potesse nutrire per Hayama all'epoca, era quella di condividere le medesime origini nipponiche e il destino di ritrovarsi in una terra straniera così diversa dalla loro.
Suo padre invece, più lungimirante di lei, era rimasto affascinato dalla caparbietà del biondino, e aveva scorto al di là di essa una forza tenuta volutamente nascosta; ma questa sensazione, da sola non sarebbe bastata per convincerlo a fargli da maestro : Occorreva prima che il ragazzo fosse messo alla prova, e che la superasse.
Reiko ricordava bene quel giorno; Hayama, privo di qualsiasi allenamento e senza conoscere nulla sui metodi di combattimento del padre, venne invitato a misurarsi contro uno degli allievi più promettenti in un regolare match; com’era prevedibile, perse l’incontro, ma non prima di aver impegnato duramente il proprio avversario per 8 riprese senza che questi riuscisse a domarlo.
Gonshiro aveva osservato la gara; quando Akito era stato sconfitto aveva sorriso, e, senza esitazione, gli aveva comunicato che accettava di addestrarlo alla disciplina. Reiko aveva obiettato; non capiva perché ad Hayama dovesse essere risparmiata la lunga gavetta fatta di ore di esercizi e preparazione in solitudine che era spettata invece a tutti gli altri, lei compresa, e gli fosse stata invece subito riconosciuta una preparazione speciale.
Dapprima, lo aveva odiato per questo, e aveva tentato in tutti i modi di fargli percepire questo suo sentimento sottoponendolo al doppio delle fatiche ogni volta che il padre lo spediva ad allenarsi nella zona della palestra di sua competenza; inoltre, non perdeva occasione per rimproverarlo anche di colpe non sue.
Ma Akito aveva retto alla prova; e con il tempo, con la dedizione, mese dopo mese, aveva recuperato quasi completamente l’utilizzo dell’arto destro e colmato la distanza che lo separava dagli altri atleti, confermando così l'avvedutezza della scelta di Gonshiro. Infine, anche la stessa Reiko dovette riconoscere le eccezionali qualità di quel ragazzo tenebroso e taciturno, e fu meravigliata di riscoprirsi affascinata e desiderosa di conoscerlo in modo sincero. Ben presto, mise da parte tutti i suoi rancori, anche se mantenne una certa diffidenza ancora per qualche tempo.
Questi ricordi destarono in lei una spiacevole sensazione di sconforto poiché sapeva che non lo avrebbe forse mai più rivisto; decise così di andare a letto.
Nonostante avesse appena disputato un incontro, però, non riusciva a prendere sonno.
Prese a rigirarsi tra le lenzuola senza trovar pace, finché capì che sarebbe stato inutile insistere e decise di uscir fuori della terrazza a prendere una boccata d’aria. Dall’alto del proprio appartamento, osservava le luci della città risplendere come fuochi ardenti di fronte a lei, e poteva facilmente udire il rumore appena smorzato dei clacson delle automobili che, come formiche, pullulavano le affollate strade del centro di Los Angeles.
Reiko sospirò, prima di scorrere con lo sguardo l’intera strada e posare i propri occhi su una panchina solitaria alla fine di essa.
Le tornò alla mente un episodio risalente alla permanenza di Hayama, legato proprio a quella panca; in modo del tutto simile al padre, abbassò la testa e sorrise tra sé e sé.

  
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