Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Humble_Narcissist    14/09/2015    3 recensioni
Dal testo:
“ Reo non riusciva a spiegarsi perché, proprio in quel momento, dopo una vita intera trascorsa a nasconderli, i suoi pensieri gli fossero sfuggiti dalle labbra senza controllo. Forse, semplicemente, non ce la faceva più a tenerseli dentro ed aveva agito d'istinto, alla ricerca di qualcuno con cui condividerne il peso. “
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“ Se Seijuro intendeva davvero sviscerare qualcosa - che si trattasse di un problema di matematica, di uno schema tattico avversario o dell'intima verità di una persona, non faceva molta differenza - c'era da star sicuri che sarebbe arrivato, implacabile, fino all'osso, a dispetto di ogni ragionevole pudore e senza alcuno scrupolo. “
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“ Reo, inane al pari di una foglia frustata dal vento, rimase appeso al filo che lo collegava a Seijuro, lasciandosi studiare ed esplorare come molte altre volte era già accaduto; eppure, l'abitudine nulla toglieva al senso di oppressione, allo sgomento che sempre, inevitabilmente, lo teneva inchiodato lì, ai piedi dell'imperatore, succube della sua asfittica influenza. “
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Rakuzan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Sottopelle

 


nono strato:

 

 

 

Per il lunedì è sempre troppo presto.

 

 

 

 

Rumi-chan: Buongiornooo! cm va il sedere? :D

 

Me: Buongiorno anche a te, Rumiko.

 

Rumi-chan: Ce la farai ad allenarti?

 

Me: Certo che sì, non sono mica stato torturato!

 

Rumi-chan: Ok, ads parlo seriamente... cm stai?

 

Me: Non lo so.

 

Rumi-chan: Promette bn -.-” ... Vuoi parlarne?

 

Me: No, devo prendere il bus e poi non avrei comunque molto da dire. Grazie per il pensiero... A più tardi.

 

Rumi-chan: A + tardi... :\ ma fatti sentire, ok?

 

 

 

Rumiko, evidentemente, pensava di dovergli tirar su il morale, ma Reo non era molto propenso a lasciarglielo fare. Neanche fosse una vittima sedotta con l'inganno! In realtà, si sentiva più carnefice e questa cosa, sotto sotto, lo eccitava. Fino al giorno prima, infatti, era sempre stato una persona gentile, dolce e tranquilla da cui nessuno avrebbe potuto aspettarsi un colpo di testa o un'azione poco corretta. Eppure, a dispetto dell'autoimposta limpidezza, gli era capitato, o meglio, aveva voluto e consentito che capitasse, un incidente fatto apposta per macchiare un po' la sua candida coscienza.

In passato, proprio con Ryūji, aveva già avvertito il desiderio di lasciarsi corrompere, di abbandonare quell'ultima patina di fanciullezza che ancora lo costringeva a spiare i segreti del sesso tra gli spiragli di labili promesse, ma alla fine, tutta l'aspettativa si era tradotta in nient'altro che una profonda delusione. Il suo primo amore gli aveva donato un sentimento scadente, debole, bugiardo... e adesso Reo puntava solo a prendersi una gloriosa rivincita su di lui, strappando da quella stessa comoda sorgente fiumi piacere, nei modi e nei tempi che più lo avrebbero appagato. Certo, tra il meditare e l'agire, non sempre sussiste una connessione diretta...

 

 

 

 

Il lunedì mattina le lezioni sembravano sempre molto più estenuanti che nel resto della settimana, a causa del risaputo schock-da-post-bisboccia. Tutti i professori, inoltre, quasi solessero mettersi segretamente d'accordo tra loro, adoravano appesantire la gioranta spiegando con il tono di voce più monotono e noioso che avevano in repertorio ed assegnando una montagna di compiti.

Quello specifico lunedì, però, alla consueta sequela di tragicomiche routine, Reo doveva aggiungere anche un consistente carico di postumi extra da smaltire, una sovrabbondanza di rimasugli fastidiosi del week-end che gli impediva di indirizzare anche un minimo di concentrazione sui libri. Si trovava ad un bivio e doveva scegliere quale direzione prendere tra due opposte, ugualmente impervie; non era una situazione facile da gestire e, di sicuro, richiedeva un certo riguardo, per cui a nulla valsero, durante l'approfondimento di storia, gli insistenti richiami di Kageyama la mummia, armato di un simpaticissimo giornale modificato a bastone.

 

La sesta ora, in un modo o nell'altro, alla fine arrivò, allietando gli animi con la sua salvifica campanella spacca-timpani e trascinandosi dietro una fiumana di studenti diretti a casa o ai vari club sportivi.

Reo abbandonò l'aula a capo chino, forse anche per via delle ripetute giornalate; i passi strascicati e le mani cacciate in tasca gli conferivano un'aria indolente, quasi da gioventù bruciata. Doveva apparire molto strano agli occhi di chi era abituato a vederlo sempre pacioso e gioviale, ma non aveva alcuna intenzione di darsi un contegno diverso. Troppa fatica.

L'odore di gomma, legna e lucidante lo attirò nella palestra con il suo confortevole appello discreto. Il parquet chiaro sfavillava sotto la luce artificiale dei fari, i palloni erano già stati prelevati dal ripostiglio ed il manager Higuchi scribacchiava come sempre sul suo taccuino giallo. Cosa avesse, poi, da appuntarsi così ossessivamente tutte le volte, restava un mistero che dava adito, giorno dopo giorno, a nuove congetture, alcune delle quali sfociavano addirittura in leggenda metropolitana.

 

Seijuro, assestato in una perfetta triple treat, palleggiava da solo e non sembrava aver notato l'arrivo di Reo, ma poi, all'improvviso, proprio prima di andare a canestro, si volse verso di lui.

<< Bentrovato, Reo. >>

<< Ciao, Akashi. >>

<< Trascorso un buon fine settimana? >>

<< Un ottimo fine settimana, direi. >>

Quelle parole scatenarono in Seijuro tutta una serie di piccoli cambiamenti. Inclinò la testa di lato, lentamente, prendendosi tutto il tempo del mondo, ed i suoi occhi bicromatici si fissarono su quelli dell'altro con un'incidenza fin troppo ostinata, quasi sconveniente. Era il suo solito modo di fare, quando cercava di carpire informazioni senza porre domande. A che pro sprecare fiato, in fondo? Per lui - che riusciva a mettere in ginocchio le persone solo guardandole - gli scambi verbali rappresentavano, il più delle volte, una semplice formalità.

Reo, inane al pari di una foglia frustata dal vento, rimase appeso al filo che lo collegava a Seijuro, lasciandosi studiare ed esplorare come molte altre volte era già accaduto; eppure, l'abitudine nulla toglieva al senso di oppressione, allo sgomento che sempre, inevitabilmente, lo teneva inchiodato lì, ai piedi dell'imperatore, succube della sua asfittica influenza.

Dopo svariati istanti di agonia, durante i quali il colorito di Reo virò pericolosamente dal rosa all'indaco, Seijuro decise che poteva ritenersi soddisfatto. Sorrise tra sé, sistemandosi la giacca della divisa che stava per scivolargli lungo la schiena. Non la indossava mai, preferiva tenerla languidamente poggiata sulle spalle, a suggerire noncuranza e rilassatezza. Ma era solo un artificio, come molti altri particolari della sua personalità e della sua immagine.

 

Ha sorriso... Perché? Che abbia capito quello che io...? No, stupidaggini! Per quanto possa essere incredibile, non è certo capace di leggere nel pensiero! “ valutò Reo, mentre torturava con le unghie la tracolla del suo borsone.

 

<< Akashi, vuoi forse chiedermi qualcosa? >>

 

<< Non credo sia necessario. Potresti stupirti di quanti particolari si riescano a dedurre semplicemente studiando il linguaggio del corpo. >>

 

<< E cosa ti starebbe dicendo, in questo momento, il mio corpo? >>

 

No, no, no! Perché gliel'ho chiesto? Mi sono bevuto il cervello?!

 

Seijuro approfondì il sorriso, mostrando anche i suoi perfetti denti bianchi. Era piuttosto raro vederlo esprimersi in quel modo, ma comunque, non sembrava allegro, solo pienamente e sfacciatamente autocompiaciuto.

 

<< Mi dice che ti senti in colpa per qualcosa. >>

<< Davvero? >> Reo gli si avvicinò con passo sicuro, ormai ci aveva fatto il callo. Quella volta, non l'avrebbe accontentato. << ...Mi spiace doverti contraddire, ma in realtà, ti assicuro che sono sereno, fiducioso, pieno di energie e pronto ad allenarmi con il massimo impegno. >>

<< Beh... >> Anche Seijuro si fece più avanti e Reo dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non fuggire su Marte. << ...se ti senti così, non posso che esserne contento. Il Rakuzan, come ben sai, ha bisogno del suo tiratore in perfetta forma. >>

Una resa strategica, fasulla in effetti. Akashi Seijuro non avrebbe mai creduto davvero di essere nel torto.

<< Già, come dimenticarlo. Mi hai gentilmente chiarito quanto io sia indispensabile in un modo che, di sicuro, non lasciava adito a dubbi. >>

Anche Reo, tavolta, si divertiva a scagliare qualche freccia velenosa, ma le sue erano decisamente più deboli.

<< Perfetto allora, vedo che ci capiamo alla perfezione. >>

I due rimasero a fissarsi senza parlare, Seijuro per semplice puntiglio, Reo per ostentare tutta la spavalderia che, in realtà, non possedeva. Quella muta prova di resistenza avrebbe potuto perdurare anche fino alla fine dell'allenamento, ma l'arrivo chiassoso di Eikichi e Kotaro la interruppe bruscamente.

<< Oi, bella ragazzi! >> gridò il gorilla, calando la sua enorme mano verso Reo.

<< Quante volte ti ho detto di non farlo! Se mi colpisci con quella specie di badile, finisco fuori dalla finestra!>> protestò lui, schivando l'attacco con un aggraziato chassé. Poi, si volse esitante verso Kotaro, rimasto alle spalle di Eikichi, e tentò di parlargli.

<< Ehi, Kotaro... ciao. >>

<< Ehi. >>

Quel saluto, tutt'altro che entusiasta, testimoniava che la rabbia non era ancora sbollita. Reo evitò di lamentarsi, ma la testardaggine dell'amico cominciava ad esasperarlo.

<< Senti, Kota... >>

<< Bene, dato che siamo tutti qui, meglio iniziare subito... >> s'intromise bruscamente Seijuro, rimandando il confronto a dopo l'allenamento. << ...Il coach sarà in presidenza ancora per una mezz'oretta, ma negli ultimi giorni abbiamo già perso fin troppo tempo, per cui ci daremo da fare senza di lui. >>

<< E Mayuzumi? >> chiese Eikichi, guardandosi attorno con aria confusa.

<< É proprio dietro di te. >> gli rispose il capitano e quello fece un salto di quasi mezzo metro, prima di accanirsi contro il nuovo arrivato.

<< Ma che cazzo! Maledetto fantasma, prima o poi mi farai prendere un colpo! >>

<< Modera il linguaggio, Eikichi! >> lo ammonì prontamente Reo.

<< Non è colpa mia se questo ha il brutto vizio di apparire all'improvviso! >>

Chihiro si affiancò al terzetto con lo sguardo rabbuiato da un singolare cenno di fastidio.

<< Questo? Con chi credi di parlare?! Ti ricordo che sono un tuo senpai, Nebuya! Come minimo, dovresti chiamarmi Mayuzumi-san. >>

<< Sì, certo certo... >>

Il biascicare poco convinto di Eikichi non poteva sostituire delle sentite scuse, ma proprio quando Chihiro era ad un passo dal farglielo presente, Seijuro richiamò tutti all'ordine, brandendo una serie di coni di plastica impilati gli uni sugli altri.

Chissà a cosa gli serviranno... “ si chiese Reo “ ...forse vuol farci fare agility come al cinodromo.

<< So che potreste pensare ad un addestramento per cani... >>

Ok, sul serio, adesso comincio a spaventarmi. Esci dalla mia testa!

<< ...però fidatevi, dribblare rapidamente fra i coni, senza farli cadere, vi tornerà utile per imparare a schivare anche i nemici con la marcatura più stretta. >>

<< Gli avversari, vorrai dire... >> precisò Reo.

<< Fa forse qualche differenza? Ogni sfida, anche una semplice partita di basket, dev'essere affrontata con la stessa serietà di una guerra. Il principio di base, infatti, è primordiale, elementare ed universalmente valido: se vinci, ottieni successo e stima, se perdi, muori. E adesso basta chiacchiere, cominciamo! >>

Dopo un'affermazione del genere, non c'era molto altro da aggiungere, per cui i ragazzi si misero in fila indiana e partirono con gli scatti da canestro a canestro.

 

Le due ore di allenamento furono molto intense e Reo dovette riconsiderare le parole di Rumiko, perché effettivamente correre nelle sue condizioni non era proprio una boccata d'aria fresca. Si costrinse, comunque, a non fare smorfie di fastidio che di sicuro qualcuno sarebbe stato in grado di cogliere con una semplice occhiata. Kotaro si comportò come sempre, gli passò la palla tutte le volte che ne ebbe la possibilità e, anzi, rinunciò addirittura a qualche buona occasione di tiro in suo favore. Reo ipotizzò seriamente che fosse maturato, ma poi dovette ricredersi quando lo vide aggredire Chihiro solo perché quello gli aveva inavvertitamente pestato un piede.

<< E sta' attento, razza di trota ritardata! >>

<< Cos'hai detto, denti-a-sciabola?! >>

Un provvidenziale - quanto spaventoso - intervento di Seijuro, però, riuscì subito a calmare gli animi.

 

Poi venne la temuta fase delle docce.

La palestra del Rakuzan non aveva a disposizione cabine separate, quindi i giocatori dovevano lavarsi in contemportanea, talvolta anche addossati gli uni agli altri, specialmente quando capitava che riserve e titolari si allenassero insieme. Nessuno, comunque, si era mai lamentato di una simile mancanza di privacy, anzi, sarebbe quasi parso strano il contrario, data l'uniformità di genere della squadra. I cambiamenti verificatisi la settimana precedente, tuttavia, costituivano una valida ragione per mettere in dubbio anche le più piccole ed innocenti consuetudini, almeno secondo Reo. La doccia di quel lunedì, per l'appunto, sarebbe stata la prima con Eikichi e Kotaro dopo la “confessione” e, soprattutto, la prima con Seijuro dopo l' “umiliazione” - stigmatizzare con singoli termini eventi topici sembrava fungere da ottimo esorcismo -.

Reo, in realtà, non si preoccupava più di tanto dei suoi amici, confidando ciecamente nella mutua fratellanza che li teneva uniti da anni. A prescindere da qualsiasi eventuale incomprensione transitoria, infatti, loro lo conoscevano a fondo, forse meglio di chiunque altro, e non avrebbero mai potuto giudicarlo un maniaco approfittatore. Con Seijuro, invece, il discorso era molto diverso, sia a causa della frequentazione relativamente recente, che dei suoi atteggiamenti spesso poco decifrabili. E pensare che Reo avrebbe preferito farsi amputare un arto piuttosto che mancare di rispetto proprio a lui! Certo, gli piaceva parecchio, inutile negare l'esistenza di un'attrazione continua e, spesso, difficilmente contenibile, ma spiarlo con la comoda scusa dei separè inesistenti sarebbe stata una bassezza fin troppo indegna. Onestamente, qualche piccolo sguardo, di tanto in tanto, era riuscito a sfuggire alle briglie della forza di volontà, ma senza alcuna malizia; dopotutto, se le dimensioni e la struttura degli spogliatoi rendevano pressoché impossibile delimitare uno spazio personale degno di questo nome, non era colpa di nessuno...

La domanda che, in quel momento, richiedeva una risposta chiara ed immediata era se Seijuro fosse consapevole dell'incrollabile onestà del suo vice. In caso contrario, condividere la doccia sarebbe divenuto presto un serissimo ed imbarazzante problema.

 

I ragazzi, tirati fuori shampoo e bagnoschiuma dai rispettivi borsoni, iniziarono a spogliarsi chiacchierando del più e del meno. Erano tutti tranquilli e piuttosto espansivi, persino quel musone di Chihiro che, di solito, se ne stava in silenzio senza dare confidenza agli altri. L'unica nota stonata in quell'allegra composizione era proprio Reo, immobile vicino alla panchina, col viso in fiamme ed un'espressione colpevole. Colpevole di cosa, poi?

 

Di essere me stesso. Per una volta, è così strano, riesco a sentire il peso della mia diversità. Non mi piace, ho ancora molta strada da fare prima di potermi considerare completamente sicuro...

 

<< Oggi vado via prima. Ci vediam... >>

<< Fermo. >> Il comando, assoluto, di Seijuro fece saltare più di un paio di teste e bloccò Reo ad un soffio dalla porta. << ...Se esci così sudato, col freddo che fa stasera, la tua salute ne risentirà e gli Inter High sono troppo vicini per permetterti il lusso di saltare gli allenamenti. >>

<< Sì, è vero, ma... >>

<< Niente ma, buttati subito in doccia, prima che il tuo corpo si raffreddi troppo. >>

Reo, dopo qualche ultimo sprazzo di tacita ribellione, scelse l'obbedienza, soprattutto perché non osava immaginare cosa gli sarebbe accaduto se si fosse ammalato sul serio. Avanzò a piccoli passi verso l'attaccapanni e, senza distogliere per un attimo lo sguardo dal muro, si sfilò a poco a poco tutti i vestiti. Poi, per raggiungere in sicurezza la postazione sotto il quarto ugello, smise di fissare il muro e si concentrò sulle fughe del pavimento, procedendo sempre con la stessa, lentissima andatura.

Proprio quando, complici la schiuma profumata e l'acqua tiepida, stava cominciando a rilassarsi, ebbe l'improvvisa ed angosciante sensazione di essere osservato. Schiuse leggermente gli occhi e si ritrovò quelli dell'imperatore puntati sul collo. La sua reazione fu tanto istantanea quanto sprovveduta: spalancò la bocca con il proposito di chiedere spiegazioni, ma siccome teneva la testa piegata all'indietro, l'acqua gli finì subito in gola e lo fece strozzare. Eikichi, sempre pronto a soccorrere agli amici, lo colpì forte sulla schiena per calmare la tosse, ottenendo solo di fargli cozzare violentemente la testa contro la parete. Come se questo non fosse già sufficientemente imbarazzante per la fiera della pubblica umiliazione, Reo si sbilanciò a causa del contraccolpo e cadde col sedere a terra, scivolando per un buon tratto sulle piastrelle insaponate.

“ Patetico “ fu il commento disinteressato di Chihiro, mentre Eikichi aiutava il povero infelice a rialzarsi e Kotaro sghignazzava senza alcun ritegno.

Una volta tornato in posizione eretta, Reo soffocò a stento una coloritissima imprecazione, di quelle che forse solo il suo vecchio rivale Hanamiya Makoto sarebbe riuscito a produrre senza impallidire, e prese a massaggiarsi la fronte tumefatta con entrambe le mani.

<< É molto probabile che domani ti sveglierai con un livido... >> disse Seijuro, studiando attentamente la zona offesa. << …e credo formerà una coppia perfetta insieme a questo enorme sul collo. >>

Reo andò un attimo in confusione, non solo per la botta, ma anche perché effettivamente non capiva di cosa l'altro stesse parlando. Poi, l'illuminazione gli piovve addosso come un fulmine divino.

Ma porca... No! Ryūji mi ha lasciato un...

<< Hai ragione, Akashi... >> convenne, inaspettatamente e fin troppo di gusto, Chihiro. << ...è proprio una grossa melanzana, prima non l'avevo notata, nascosta sotto i capelli ed il colletto. Quì le possibilità sono due: o qualcuno ha cercato di strangolarlo, o ci troviamo in presenza di un bel... >>

<< Potete smetterla di ispezionarmi!? >> La voce di Reo era squillante e piuttosto alterata. Stava per perdere il controllo e gli prudevano le mani dalla voglia di prendere a schiaffi qualcuno. Presumibilmente, Chihiro, o anche Ryūji, se solo lo avesse avuto a portata di palmo.

<< Sì, infatti, basta così! >> intimò Kotaro, cogliendo il nervosismo dell'amico e dimenticando, solo per un attimo, che ce l'aveva ancora a morte con lui. Reo tentò di ringraziarlo con un'occhiata riconoscente, ma venne subito bloccato da una repentina e caparbia girata di spalle.

<< Comunque, della crema antinfiammatoria dovrebbe far sparire molto più velocemente sia l'ematoma che il fastidio. Nella cassetta del pronto soccorso ce n'è un tubetto appena comprato. >> suggerì Seijuro, prima di raccogliere un po' di shampoo nel palmo della mano e cominciare a frizionarsi i capelli.

<< Sì, ci penserò. >> bisbigliò Reo, chiudendosi in un silenzio ostinato, ma indispensabile, fino a quando non ebbe finito di lavarsi.

 

 

 

 

<< Eikichi, Kotaro, dove credete di andare? Oggi tocca a voi pulire la palestra. >>

Kotaro si fermò di colpo, voltandosi verso il capitano con uno sguardo pregno di sconforto. Eikichi, invece, preferì arrischiare un approccio diverso, più diretto.

<< No Akashi, ti sbagli, noi siamo di turno il martedì. Oggi dovete restare tu e Mayuzumi! >>

<< Ehi! >> sbottò il fantasma, già con tre quarti di busto fuori dall'edificio. << Vedi di non mettermi in mezzo, martedì scorso mi sono preso anche il vostro turno proprio per essere libero oggi! >>

<< E che avresti da fare, sentiamo? >> gli chiese velenoso Kotaro, insinuando, ben poco sottilmente, che uno come lui non potesse avere davvero una vita privata da riempire.

<< Devo andare ad un incontro con la mia autrice preferita di Light Novel e finalmente potrò chiederle un autografo, ma so che un ignorante come te non potrebbe mai comprendere l'importanza di questa opportunità. >> rispose a tono Chihiro, tuffandosi definitivamente in strada senza alcuna intenzione di ascoltare ulteriori obiezioni. Mau-Mau lo stava già aspettando da tre minuti e quarantacinque secondi.

<< Chi hai chiamato ignorante?! Non scappare, Mayuzumi! >>

Kotaro era pronto a correre dietro al senpai, ma Seijuro gli si parò davanti con un tempismo formidabile.

<< Basta così, Chihiro ha diritto ad uscire prima, si è già sobbarcato la sua parte di lavoro. >>

<< Sì, in effetti Mayuzumi se lo merita, ma tu che scusa hai, Akashi? >> insistette Eikichi, sfidando ancora una volta la sorte contro l'imperatore. La sua determinazione si alimentava della speranza che il possibile guadagno surclassasse i rischi del caso. Odiava veramente tanto pulire.

<< Stasera viene a trovarmi mio padre da Tokyo e non posso fare tardi. Vi avevo già informati con largo anticipo promettendo di recuperare, ma a quanto sembra non mi avete ascoltato. >>

Eikichi e Kotaro si scambiarono uno sguardo d'intesa. Non sapevano molto su Akashi Masaomi, ma si ritenevano ugualmente più che entusiasti di non averlo mai incontrato di persona. Un individuo estremamente autorevole, capace di sottomettere persino l'imperatore, doveva senz'altro avere qualche oscuro scheletro nell'armadio, oltre che tre Bentley, una Porche e quattro Rolls Royce nel garage.

<< D'accordo! Però potevi ricordarcelo prima della doccia! >>

Seijuro scosse un poco la testa, con fare condiscendente, quasi stesse lottando in vano contro due cocciuti bambini dell'asilo.

<< Non credo suderete chissà quanto a rimettere a posto i palloni e a stendere una mano di lucido. E comunque, dovevate pensarci da soli, io non sono certo la vostra balia, né la vostra agenda personale. Per questi ruoli credo dobbiate rivolgervi a qualcun altro... >>

Reo, sentendosi chiamato in causa e non avendo, al contempo, la benché minima intenzione di rimanere coinvolto, ripercorse lesto le orme di Chihiro, bruciando con poche falcate la breve distanza che ancora lo separva dall'uscita. Per quanto gli risultasse difficile anche solo ipotizzare una simile possibilità, sembrava proprio che Seijuro ci stesse prendendo gusto a provocarlo di frequente. Ma perché? Forse alla sete di sangue dell'imperatore non era bastato metterlo a nudo - figurativamente parlando - solo pochi giorni prima? Cosa poteva volere, ancora, da lui?

<< Anche se mi comporto spesso da balia, non vuol dire che lo sia davvero. I ragazzi hanno una loro dignità e non necessitano di essere guidati e rimboccati continuamente. >>

Eikichi sobbalzò, incredulo, e con lui anche Kotaro, solo in maniera un po' più dimessa per non mandare a monte la propria facciata schiva.

<< Reo, allora non mi rimproverai più se parlo con la bocca piena o se mi lascio un po' andare? >>

<< Non ci pensare nemmeno, gorilla! In mia presenza, devi sempre comportarti educatamente. E il tuo “lasciarti andare” non è affatto salutare, soprattutto per chi ti sta attorno. Beh, io vado. Buon proseguimento!>>

<< Vado anch'io, ricordate di chiudere a chiave e spegnere le luci. >>

 

Perfetto, ora dovrò stare solo con Akashi fino alla fermata e, francamente, proprio oggi non ne ho affatto voglia!

 

<< C'è qualche problema, Reo? >>

 

É un demone. Questione risolta.

 

 

 

 

 

Il clima di Kyoto, in autunno, riusciva obiettivamente ad essere davvero insopportabile. L'aria pungente ed appiccicosa, l'umidità che faceva grondare d'acqua i tetti degli edifici e le narici dei passanti, le foglie marce che continuavano a cadere senza sosta, riempiendo le strade più velocemente di quanto la nettezza urbana fosse in grado di gestire... Fascia subtropicale umida, un nome un programma. E le estati, neanche a parlarne, erano persino peggiori.

 

<< Comunque, avevi ragione... >> Anche se quella breve passeggiata avrebbe potuto tranquillamente concludersi senza parole, Reo non sarebbe rimasto in silenzio a rodersi il fegato, per nessuna ragione al mondo. << ...stasera fa molto freddo. >>

Seijuro si riavviò il borsone sulla spalla.

<< Io ho sempre ragione, Reo. >>

<< E sei sempre modesto. >>

<< La modestia preferisco lasciarla agli ipocriti ed ai bugiardi. Dopotutto, è mai capitato che mi sbagliassi su qualcosa? >>

Reo sospirò pesantemente, allacciando anche l'ultimo bottone della felpa.

<< Fino ad ora, no, anche se ammetterlo mi secca un po'. >>

Seijuro si fermò a due passi da lui e gli rivolse uno sguardo vago, sospeso tra lo stupore e la composta ironia.

<< Non preoccuparti, puoi sempre ringraziarmi dopo per averti risparmiato una bronchite coi fiocchi. >>

Reo avrebbe voluto ridere, ma preferì trattenersi e rispondere con una sottile nota di sufficienza.

<< Mi sorprendi, Akashi. Credevo fossi al di sopra di certe inezie, a che ti serve la mia gratitudine? >>

<< A nulla, infatti. Comunque, anch'io credevo fossi al di sopra di certe inezie... Cos'è stato quel mezzo teatrino nelle docce? >>

<< Non so di cosa tu stia parlando. >>

E, invece, lo sapeva bene.

<< Ti vergognavi come un ladro, forse a causa di quel senso di colpa che ho colto oggi pomeriggio, o forse, per un timore ancora più strampalato. >>

<< E sarebbe? >>

Seijuro assottigliò le palpebre, come a voler mettere meglio a fuoco la persona che aveva di fronte.

<< Strano, mi stai chiedendo un po' troppo spesso di spiegarti i tuoi stessi pensieri. >>

<< Visto che ti credi tanto bravo, perché non approfittarne? >>

Quella volta fu Seijuro a sforzarsi di non sorridere.

<< Allora ti accontento. Non volevi fare la doccia con me perché temevi mi fossi fatto un'idea sbagliata. In realtà, ormai posso dire di aver capito abbastanza bene che tipo di persona sei. So per certo che non ti metteresti mai a sbirciare nudo un compagno di squadra con intenzioni poco limpide. >>

 

E questa cosa, in fondo in fondo, ti dispiace, vero?

 

Ovviamente no. Non sono un ragazzino frustrato come te.

 

Sarebbe piuttosto interessante stabilire chi di noi due sia il più frustrato, ma credo che, per il momento, dovremo rimandare la discussione.

 

 

<< Akashi, tutto bene? >>

<< Mh? >>

Apparentemente, era andato in black-out per qualche secondo. Tutta colpa di quell'inutile impiastro!

<< Sì, nessun problema. Hai detto qualcosa? >>

<< Niente di importante. La tua schiettezza mi ha sorpreso come sempre, anche se... No, accidenti!E adesso che c'è? >>

Reo iniziò a pescare nelle tasche dei suoi pantaloni per trovare il cellulare. In genere, a quell'ora, nessuno gli telefonava, per via degli allenamenti. Forse era Rumiko che voleva accertarsi delle sue condizioni...

 

<< Mamma? Perché mi chiami? Sono appena uscito da.. >>

<< -scolta Reo, noi stiam- ...dand... >>

<< Che dici? Non ti sento, la linea è disturbata. >>

<< -i senti? >>

<< No, cerca di spostarti dove c'è più campo. >>

<< Mi raccom... Non... arti! Stiam- andand... tuo padr- ...spedale. >>

<< Cosa?! State andando all'ospedale, per papà?! >>

<< Sì, lu... >>

<< Mamma?! >>

<< St... etto... -upido. >>

<< Mamma, mamma! >>

<< … >>

<< No, si è spento! Questo dannato macinino! >>

Reo represse a stento l'impulso di scagliare a terra l'apparecchio e frantumarlo sotto i piedi. Iniziò a tremare senza controllo ed il respiro gli si mozzò in gola.

<< Reo, cos'hai? >>

<< I-io non... non... Questo dannato coso! Papà, papà è... >>

<< Calmati, prendi fiato lentamente! >>

Seijuro gli afferrò la testa fra le mani e tentò di farlo ricomporre quel tanto che bastava per metterlo in condizione di parlare. Durante la telefonata si era allontanato da lui perché detestava origliare le conversazioni altrui, quindi non aveva idea di cosa fosse accaduto.

<< Mio padre soffre di... soffre di cuore e lo stanno portando in ospedale! Devo andare, ma questo coso non funziona! Il pullman, quale pullman devo prendere?! >>

Reo si accasciò a terra, sul punto di svenire. Vedeva tutto annebbiato, un inquietante alone scuro restringeva sempre più il suo campo visivo. Il viso di Seijuro divenne, invece, una maschera di gesso. Con tutta la forza che aveva nel braccio destro, sollevò di peso Reo e lo trascinò verso la lucida Rolls nera che già lo attendeva da qualche minuto in fondo al parcheggio del liceo. All'interno dell'abitacolo, l'autista spense un toscanello e tentò di mascherarne rapidamente l'odore attivando l'aria condizionata.

 

<< Hattori! >>

<< S-signorino Akashi, mi scusi, stavo solo... Ma cosa..? >>

<< Dobbiamo fare una deviazione, portaci subito... >>

Dove? In quale ospedale stavano portando il padre di Reo? Il più vicino alla scuola era il Kouzo Memorial, ma se non fosse stato quello giusto?

<< Reo, ricomponiti e cerca di dirmi... >>

<< Devo andare, lasciatemi andare! >>

Reo era del tutto fuori controllo. Ansimava e cercava disperatamente di aprire la portiera, sentendosi quasi prigioniero in quell'accozzaglia sconosciuta di metallo e radica.

<< Hattori, passami la busta vuota delle ciambelle! Non mi incanti, so che ne tieni sempre una sotto il sedile! >>

L'autista, punto nel vivo, fu costretto a tirar fuori la prova del suo secondo vizio più grave, dopo il fumo, tassativamente vietato dal grande capo in orario di servizio.

<< Reo, respira qui dentro, prendi ampie boccate. >>

<< No, smettila! Che diavolo ci sto... ah ah... far... devo... ah ah ah... >>

Dopo qualche secondo di ulteriore frenesia, l'iperventilazione cominciò a ridursi e Reo tornò parzialmente lucido. Gli era venuto un tremendo attacco di panico e questa consapevolezza lo fece innervosire ancora di più. Possibile che fosse così debole ed inetto? Doveva raggiungere suo padre quanto prima e dare tutte le informazioni necessarie, non c'era tempo per i piagnistei!

<< Il medico di base ed il cardiologo... di papà... lavorano entrambi al... ah ah... Red Cross Daiichi Hospital. Penso siano... andati lì. >>

<< D'accordo, sta' tranquillo, Hattori ci farà arrivare in un lampo. >> gli disse Seijuro, a voce bassa, stringendogli il polso con un po' troppa forza. In realtà, non aveva smesso di farlo fin da quando erano saliti in macchina, ma Reo se ne rese conto solo in quell'istante, notando anche le piccole gocce di sudore che imperlavano appena la fronte del suo - solitamente impassibile - capitano, sotto l'attaccatura della lunga frangetta rossa.

 

 

 

 

<< Stiamo cercando Mibuchi Gori, dovrebbe essere in cardiologia. >>

La giovane segretaria, il trucco slavato e sulle spalle il peso di un turno di più di dodici ore consecutive, scorse rapidamente la lista del reparto, senza trovare riscontro.

<< Mi spiace, ma non c'è alcun paziente registrato con questo nome. >>

<< Guardi meglio! Dev'esserci per forza, probabilmente si tratta anche di un'emergenza! >>

Reo avrebbe voluto saltarle alla gola o, in alternativa, strapparle dal cranio tutti i capelli unticci e sfibrati. Possibile che gli ospedali assumessero personale tanto incapace? Si trattava di leggere un nome, non di eseguire un'operazione al cervello!

<< Le ripeto che qui non risulta. Forse la persona che cerca è stata inviata in un altro reparto o, forse, è ancora al pronto soccorso. Vi consiglio di andare a controllare lì, non posso fare di più. >>

<< Ancora al pronto soccorso?! I codici rossi o neri salgono subito! Che idiozie pensa di rifilarmi?! >>

<< Ehi... >> intervenne Seijuro, tirando a sé il compagno con fermezza, ma senza fargli male. << ...non dare per scontato che sia un codice rosso o nero, magari non è nulla di grave. Andiamo al pronto soccorso e chiediamo se tuo padre è passato di lì, d'accordo? >>

Reo si abbandonò senza più forze sulla spalla del capitano, sorprendendosi, subito dopo, nel constatare quanto solida e possente potesse essere, nonostante le dimensioni discrete. Era bellissimo sentirsi completamente sorretti, tastare a piene mani quella presenza così forte, stabile e calda, alla sola distanza di un respiro un po' più pronunciato. Sembrava quasi un'apparizione distopica, ma pur sempre meravigliosa e totalizzante, sbucata dal nulla con il solo scopo di aiutarlo a sconfiggere la paura. E cosa poteva fare Reo, se non afferrarle le dita ed intrecciarle con le proprie, per non farsela sfuggire, per non vedersela svanire all'improvviso davanti agli occhi?

Seijuro, o meglio, l'apparizione, non si tirò indietro, anzi, ricambiò il gesto con trasporto, guidando il suo improbabile protetto a passo sicuro, tra i corridoi angusti dell'ospedale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


NOTE:

 

Ed eccoci alle - dolenti - note, Salve a tutti!

Per vostra fortuna, questo capitolo non contiene nessun particolare che la mia pedanteria ritenga necessario approfondire, quindi vi ho risparmiato i soliti numeretti antipatici in coda - me lo merito proprio un bel konpetto, no? -

Dato che siamo entrati nel vivo della storia, spero che l'impostazione generale e la caratterizzazione dei personaggi vi stia appassionando. Noto con piacere che, effettivamente, ci sono delle persone che mi seguono e\o si ricordano di me, delle RECENSIONI - ebbene sì ^.^ - e molte visualizzazioni. Per un'autrice alle prime armi, questo supporto è veramente importantissimo, non mi stancherò mai di ringraziarvi, anche a costo di ostentare la pedanteria di cui sopra.

Adesso vi ruberò un altro po' di attenzione per una questione del tutto personale XD Approfitto dello spazio delle note per confermare tutta la mia stima ad Agapanto Blu - che immagino già conosciate in molti, ma se così non fosse, leggete le sue storie. SPAM A NON FINIRE- una splendida autrice di questo fandom, divenuta mia senpai ^.^ ! Grazie al suo prezioso aiuto sto cercando di migliorare alcuni aspetti di questo “esperimento” presuntuosamente definito storia, concentrandomi meglio sulla caratterizzazione. Mi auguro che l'ultimo aggiornamento le piaccia - notice me, senpai! And be kind! - e le faccio i miei più sentiti auguri per questo nuovo anno accademico.

 

Bene, stop, adesso ho proprio finito!

 

Un abbraccione e grazie ancora

 

 
   
 
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