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Autore: Touch the sound    14/09/2015    1 recensioni
Dei lunghi capelli neri su quella pelle così pallida, i suoi occhi erano chiari e belli. Gli occhi azzurri gli erano sempre piaciuti.
[Chris-Ricky]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 15 - Instinctive and passionate... but I love you.
Camminava deciso e spedito. Non sapeva se quella sarebbe stata una buona idea. Parlare con lui forse non avrebbe risolto nulla, ma voleva provarci. Ormai lontano dal suo quartiere, cominciò a sentire il peso di un posto che non conosceva bene. Aveva quasi paura. L'aria sembrava avere un odore e una densità diversa; sembrava pesargli sulle spalle. 
Cominciò a pensare che andare lì fosse stata un'idea stupida, sbagliata e inutile. Cosa avrebbe risolto? Probabilmente nulla.
Arrivato a destinazione -o almeno sperò con tutto se stesso di non essersi sbagliato-, prese un grande respiro e si avvicinò alla porta. Dopo qualche secondo, suonò il campanello. Quando davanti a lui comparve una ragazza dai capelli biondi e il fisico di una modella, pensò di essersi sbagliato. Si sarebbe voluto sotterrare.
«Ciao» disse lei accigliata. Non lo conosceva e questo le parve strano. Un tipo del genere si sarebbe notato da quelle parti, proprio come Chris.
«C-ciao» rispose il ragazzo, intimidito. La ragazza sbuffò leggermente.
«Ehm... ti serve qualcosa?» gli chiese cercando di tagliare corto.
«I-io... sì, io stavo cercando una persona» disse lui guardandosi un attimo intorno, con le mani nelle tasche.
«Non so se... forse ho sbagliato casa, ma-»
«Okay, okay, dimmi chi è» lo interruppe lei. 
«Se è di queste parti potrei conoscerlo e aiutarti, come si chiama?»
Il ragazzo annuì e il respiro cominciò a riprendere un ritmo regolare.
«Chris... Christopher»
L'espressione della ragazza mutò radicalmente. Divenne improvvisamente interessata, allarmata. 
«Perchè lo cerchi?»
Quella domanda gli fece capire che, allora, non si era sbagliato. Lei lo conosceva. Forse quella era la Jane di cui Ricky gli aveva parlato di tanto in tanto.
«Ehm... voglio parlargli di una cosa»
Rimasero un attimo in silenzio, poi la ragazza parlò.
«Chi sei?»
«Mi chiamo Angelo» rispose lui. La ragazza ci mise un pò a connettere, poi sorrise appena.
«Ah, l'amico di Ricky, vero?»
Lui annuì subito.
«Io sono Jane... entra» 
La ragazza si spostò dalla porta e lo lasciò passare. Angelo, non appena mise piede in quella casa, si guardò intorno: il salone era in ordine, non c'era polvere sui mobili, l'aria profumava di pulito. Non era esattamente quello che aveva immaginato. In un quartiere povero come quello, non ci si aspettava di trovare una casa così accogliente e anche alquanto decorosa.
Jane gli disse di seguirlo. Arrivati in cucina, lo fece accomodare al tavolo.
«Vuoi bere qualcosa? Acqua, caffè, thé?»
«Un pò d'acqua, grazie» rispose Angelo. Aveva la gola secca. Bevve un intero bicchiere d'acqua non appena gli fu servito e si sentì meglio.
«Ehm... quindi, posso sapere dov'è Chris?» chiese Angelo.
«Bella domanda, vorrei saperlo pure io... al'improvviso sparisce» disse lei ravvivandosi i capelli. Sembrava rilassata, non si preoccupava del comportamento di Chris.
«Stamattina è uscito presto per andare a lavoro, a quest'ora dovrebbe già essere qui, ma a quanto pare non è tornato»
Angelo si scusò per l'orario, andare lì di sera non era stata una buona idea. Ma visto che comunque Chris aveva un lavoro che lo impegnava tutto il giorno, sarebbe stata una cattiva idea anche andare di pomeriggio. Semplicemente, avrebbe fatto meglio a starsene a casa.
«Senti, posso provare a chiamarlo se proprio vuoi parlargli»
«Sì, per favore» rispose Angelo. Jane chiamò Chris un paio di volte prima che lui si degnasse di rispondere. La ragazza gli chiese di tornare subito a casa, disse che era urgente. Chris in un primo momento rispose che non aveva voglia di tornare, ma Jane riuscì a convincerlo.

Quando Chris entrò in casa udì subito una voce maschile. Gli sembrò di conoscerla, ma non riusciva ad associarla a nessun volto. Incuriosito, si incamminò verso la cucina, ma venne raggiunto nel salone da Jane.
«Chris, ma che cavolo, lo sai che quando fai tardi mi devi avvertire» lo rimproverò mentre si avvicinava a lui.
«A che ora avevi intenzione di tornare stasera?»
Chris sbuffò annoiato.
«Senti, Jane, non ho avuto una bella giornata, lasciami in pace» disse togliendosi la maglia. Si sentiva parecchio stanco, ma ciò che ne risentiva di più di quella vita di sbattimenti, era sicuramente il suo morale.
«Piuttosto, perchè mi hai chiamato?»
Jane ebbe un attimo di esitazione, ma non le servì parlare. Alle sue spalle comparve Angelo e gli occhi di Chris corsero velocemente dalla figura di Jane a quella del ragazzo. In un attimo il suo cuore cominciò a battere fortissimo e la sua mente formulò mille domande. 
«Vi lascio soli» disse Jane salutando Angelo e andando verso la camera da letto. Non appena sentì la porta chiudersi, Chris rivolse la sua attenzione solo ad Angelo.
«Dimmi che non gli è successo niente» disse cercando di non agitarsi. Angelo lo guardò un attimo spaesato, poi scosse la testa.
«No, sta bene... credo»
«Credi?»
«Sì, io... ecco, in realtà sono qui per capire cos'è successo fra di voi»
Chris si accigliò, poi seguì un lungo sospiro. 
«Se non vuole parlartene lui, perchè dovrei farlo io?» gli chiese passandogli accanto. Una volta in cucina, lasciò la maglia sullo schienale di una sedia e aprì il frigorifero; bevve qualcosa come un litro d'acqua in soli pochi sorsi.
«Chris, l'unica cosa che so è che gli manchi, tanto... a me non piace vederlo così, non mi piace che pianga»
A Chris sfuggì un sorriso beffardo che nascose perfettamente la sua preoccupazione. Gli venne voglia di spararsi una pallottola in mezzo agli occhi. Perchè si era messo in quella situazione? Perchè aveva deciso di immischiarsi nella vita di Ricky? La loro relazione aveva portato solo problemi. In fin dei conti, però, non poteva darsi alcuna colpa. Chris sapeva di non aver sbagliato nulla.
«Sai, Angelo, non ho mai voluto avere intorno ragazzini ricchi e viziati, ma Ricky mi sembrava diverso... purtroppo solo ora mi accorgo che non è così, Ricky è proprio come tutti gli altri» disse con tanta delusione nella voce, negli occhi, nell'espressione.
«Cosa vorresti dire?» lo affrontò Angelo. Sentiva come se, dopo tutto il tempo passato con Ricky, adesso Chris stesse parlando male di lui senza alcun motivo. 
«Voglio dire che se non mi avesse lasciato, adesso non starebbe così male» disse tenendo gli occhi fissi in quelli di Angelo. Non si sarebbe lasciato spaventare da lui. La sua presenza lo stava già infastidendo, era pronto a mandarlo via a calci.
«È... è stato lui a lasciarti?» chiese Angelo accigliandosi. Chris annuì, poi si rese conto che qualcosa non andava. Perchè gli aveva fatto quella domanda?
«No, aspetta... a me Ricky ha detto che sei stato tu a lasciare lui»
Chris rimase immobile, ci mise un pò per capire cosa stesse succedendo. O almeno ci provò. Non si sarebbe mai aspettato una cosa simile da Ricky, non sapeva perchè l'aveva fatto, non capiva il motivo di quella bugia.
«No, senti, le cose sono andate diversamente» disse Chris sedendosi. Angelo fece lo stesso incuriosito da tutta quella situazione.
«È stato lui a lasciare me, non mi ha dato un vero motivo... anzi, mi ha detto che aveva incontrato una ragazza, ma non gli credo, stava mentendo sicuramente» terminò lasciando un pò il discorso in sospeso. Non sapeva se poteva dirgli quello che pensava fosse successo realmente. In fondo, Ricky ed Angelo erano amici, e se non era stato proprio Ricky a parlargliene, perchè avrebbe dovuto farlo lui? Poi, magari, poteva anche sbagliarsi; magari Ricky si era solo stancato di lui e aveva deciso di lasciarlo.
«Perchè dovrei credere a te e non a lui?» gli chiese Angelo.
«Perchè sei venuto qui se poi non hai intenzione di credermi?» gli domandò a sua vota con aria di sfida. Angelo sostenne ancora un pò il suo sguardo, poi lo abbassò.
«Allora, se è stato lui a lasciarti, perchè sta così male?»
Chris sospirò. Era troppo combattuto, ma infine decise che parlarne con lui forse non sarebbe stato tanto terribile.
«Credo che c'entri qualcosa sua madre»
Angelo continuava a non capire. Lei non era al corrente di nulla, come poteva aver creato scompiglio?
«Ricky non le ha detto nulla di... di voi due» mormorò.
«Non credo le sia servito Ricky per scoprirlo»
L'altro ragazzo si accigliò.
«Ci ha visti» terminò Chris con una punta di imbarazzo nella voce. Non gli piaceva parlare dei momenti che aveva condiviso con Ricky. Odiava dover condividere con qualcuno quei dettagli personali, cose che appartenevano solo a lui e all'altra persona.
«Vi ha visti fare... cosa, precisamente?» gli chiese Angelo. Poteva immaginarlo, certo, ma era sinceramente curioso di sapere qualche particolare della loro storia che Ricky non gli raccontava. Tutto ciò che sapeva, cioè che i due ragazzi si limitavano a baciarsi e toccarsi qua e là senza ancora andare sotto i vestiti, aveva dovuto estorcerlo all'amico.
«Io... io non lo so, un bacio... credo» cercò di tagliare corto Chris. Ricordava bene cosa era successo quella sera, aveva stampato nella mente gli occhi di Ricky puntati nei suoi mentre erano sul divano, ricordava il suo corpo sotto il peso dell'altro ragazzo, ricordava le sue mani sui fianchi di Ricky e non avrebbe mai potuto dimenticare quelle poche parole che si erano scambiati e quel bacio così dolce. Sapeva bene che tutto quello l'avevano fatto sotto gli occhi della madre di Ricky. 
«Credi?» gli chiese ancora Angelo. Quindi si erano spinti un pò oltre e Ricky, probabilmente per la sua timidezza, non gliel'aveva raccontato.
Chris sospirò. Quel ragazzo era troppo curioso, doveva fermarlo prima che continuasse con tutte quelle domande.
«Se lo credo davvero? No, probabilmente ha visto qualcosa in più di un semplice bacio» disse con un tono fermo.
«Fatto sta che ci ha scoperti e sono sicuro che abbia convinto Ricky a lasciarmi, non mi pare che le piacessi un granchè» 
Angelo annuì pensando a quanto gli era stato detto. In effetti, il racconto di Chris stava in piedi, non come quello di Ricky che l'aveva lasciato a dir poco confuso. Chiese a Chris di raccontargli un pò meglio tutto quello che era successo e il ragazzo, un pò contro voglia, gli parlò del battibecco con la madre di Ricky. Angelo lo lasciò parlare, non lo interruppe. Stranamente, più lo sentiva parlare, più cambiava idea su di lui. Era stato abituato -come quasi tutti nel suo quartiere ricco di gente benestante- ad allontanare le persone provenienti dai famosi "quartieri dei poveri". Così aveva sempre sentito chiamare i quartieri di periferia. In effetti, non erano solo voci, c'era della brutta gente da quelle parti, ma Chris aveva qualcosa di diverso. Sembrava la classica eccezione alla regola.
Quando Chris finì il suo discorso, rimasero un attimo in silenzio. Angelo spostò lo sguardo verso il basso e quando lo rialzò aveva un'espressione quasi mortificata. Gli dispiaceva aver pensato male di lui quando l'aveva conosciuto, il suo aspetto l'aveva tratto in inganno.
«Io... mi dispiace, pensavo fossi stato tu a lasciarlo»
«Figurati... sembravi sul piede di guerra prima» rispose Chris rilassandosi un pò. Cominciava ad avere fame. Aveva passato una giornata intera con solo un caffè e un mezzo sandwich nello stomaco. Ma decise di non dargli peso, ci avrebbe pensato dopo.
«Non volevo spaventarti» rispose Angelo di getto, senza pensare. Quando lo vide ridere però si sentì molto a disagio.
«Spaventarmi? Dio, ci vuole molto di più per spaventarmi»
Quasi non riuscì a finire la frase che nell'ambiente di sparsero due fortissimi colpi. Provenivano dalla porta. Chris scattò in piedi e con un passo sostenuto arrivò all'ingresso. Angelo rimase fermo, non sapeva cosa fare.
Quando Chris aprì la porta, si ritrovò davanti la persona che meno si sarebbe aspettato di vedere: suo padre.
«Cazzo, Michael, ma ti pare il caso?» gli chiese notando i vari segni che l'alcol, anche quella sera, avevano lasciato su di lui. Puzzava, rideva e non riusciva a parlare.     Di suo padre avrebbe ricordato per sempre che era un pezzo di merda sempre ubriaco.
«Che vuoi?»
«I-io... voglio...» non riuscì a terminare la frase. Cadde a terra, svenuto. Chris non tentò nemmeno di aiutarlo, lasciò che si schiantasse al suolo. Decise di trascinarlo in casa, ma non perchè non l'avrebbe mai lasciato nel freddo di quella sera, ma perchè era senza maglia e non avrebbe preso freddo per colpa di quell'ubriacone.
Lo trascinò in casa e chiuse la porta. Tornò da Angelo subito dopo.
«Scusa, dicevamo?» gli chiese sedendosi di nuovo, proprio come non fosse accaduto nulla.
«C-chi è quell'uomo?» domandò Angelo guardando verso l'altra stanza.
«Ah, lascia stare, è solo mio padre» rispose Chris con una totale indifferenza nella voce.
Angelo lo guardò perplesso. 
«Che c'è? È uno stronzo, gli stronzi non vanno trattati bene» disse Chris quasi giustificandosi per averlo lasciato per terra in mezzo al salone. Angelo annuì lentamente. In quel momento Jane apparì in cucina.
«Che cazzo ci fa tuo padre nel mio salone?» chiese con una leggera sfumatura di rabbia nel tono.
«Lo so, scusa, fra un pò lo sveglio e lo sbatto fuori»
«Ecco... comunque, ragazzi, avete fame? Io sì» disse Jane di nuovo sorridente.
«Ecco io... credo che dovrei tornare a casa» disse Angelo.
«Ma no, dai, dopo ti riaccompagna Chris»
Il ragazzo, sentendosi nominare, rivolse tutta l'attenzione a Jane. Ma chi cazzo gliel'aveva chiesto di dire quella cavolata? Era stanco, voleva solo mangiare qualcosa e andare a letto. Ma, per qualche ragione non declinò l'offerta fatta dalla ragazza.
«Se per te non è un problema» disse infine Angelo guardando Chris. Lui scosse la testa e gli rivolse un mezzo sorriso. 
«Okay, che ne dite di una pizza?» chiese Jane e tutti annuirono.
«Intanto vado a farmi una doccia» disse Chris alzandosi e avviandosi in bagno. Fece solo una piccola sosta per tirare un calcio nello stomaco a suo padre e per  frugargli nelle tasche. Vi trovò un pacchetto di sigarette quasi pieno e pochi soldi, ma Chris non disdegnava nulla quindi prese tutto e se lo infilò in tasca.

Mangiarono tranquillamente, seduti nel salone a guardare la tv e a prendere in giro Michael. Angelo si era davvero ricreduto su di loro. Certo, sapeva che in quella periferia c'erano poche persone come loro, ma era un bene che Ricky avesse scelto lui. Chris, sotto quella massa di tatuaggi, piercing e sguardi intimidatori, era un ragazzo come un altro. Era semplice, gentile, anche un pò timido. In qualche modo si sentiva come autorizzato ad aiutarlo a tornare con Ricky. Aveva capito che Chris, in fondo, al suo migliore amico, voleva bene.
«Christopher, credo sia ora di svegliarlo, vorrei andare a dormire» disse Jane indicandogli l'uomo ancora svenuto sul pavimento. 
«Sì, hai ragione» disse alzandosi. Non dovette cercare il coraggio o radunare le sue forze, non gli fece nemmeno male pensare a quello che avrebbe fatto. Si avvicinò a suo padre, lo afferrò per il collo e senza nemmeno pensarci lo schiaffeggiò pesantemente sul viso. Lo fece un paio di volte e l'uomo spalancò gli occhi sbraitando. Chris ignorò le sue lamentele e lo spinse verso la porta che chiuse appena l'uomo mise entrambi i piedi all'esterno della casa.
«Se ne andrà subito, non è vero?» chiese Jane non appena rivide Chris nel salone.
«Gli servono pochi secondi, poi comincerà ad avere voglia di bere e se ne andrà»
Jane alzò le spalle un pò più rilassata. Michael Cerulli era un uomo abbastanza famoso per i vicoli stretti di quei quartieri, ma lo era perchè aveva vomitato più volte davanti a case di sconosciuti, o perchè aveva fatto incazzare qualcuno, oppure perchè aveva debiti qua e là. Non era di quelli pericolosi, di cui preoccuparsi, ma Michael era una calamita per i problemi e di conseguenza a Jane non piaceva che restasse intorno a casa sua.
Non ci volle molto che i passi sconnessi e le parole pronunciate male scomparvero. Se n'era andato.
«Okay, adesso, posso accompagnarti» disse Chris rivolgendosi completamente ad Angelo. Il ragazzo annuì  alzandosi dal divano.
«Jane, vuoi venire con noi?» le chiese Chris. In effetti era preoccupato che suo padre tornasse mentre lui non c'era. Non voleva che infastidisse Jane in nessun modo. Jane la percepì quella preoccupazione. Aveva imparato a conoscerlo, riconosceva i suoi sguardi, le sue parole. Era come un libro aperto.
«No, tranquillo... ma non metterci troppo» 
Chris annuì e aspettò che Jane e Angelo si salutassero, poi uscirono di casa e Chris condusse Angelo all'auto di Jane. Durante il tragitto non si dissero molto, solo parole buttate lì per riempire il silenzio e qualche indicazione che Angelo dava a Chris per poter arrivare fuori casa sua.  Quando arrivarono a destinazione, Chris si guardò intorno. Anche quel quartiere era popolato di gente benestante. Sicuramente anche Angelo lo era.
«Ehm... allora, buonanotte e... grazie»  disse Angelo un pò imbarazzato, poi si decise a scendere dall'auto, ma Chris gli afferrò un braccio.
«Aspetta»
E Angelo aspettò, attese quanto bastava all'altro ragazzo per raccogliere tutti i pensieri.
«Devi farmi sapere come sta» disse Chris senza guardarlo. 
«Ti chiamerò»
Chris sorrise al vuoto davanti ai suoi occhi. 
«Voglio vederlo, ma voglio che sia lui a fare qualcosa» mormorò Chris.
«Potrò sembrarti anche un egoista, ma io non ce la faccio a... voglio che lui capisca che fra di noi c'era qualcosa di speciale per cui vale la pena lottare, ma deve fare tutto lui stavolta, anche se mi manca e farei di tutto pur di poter stare di nuovo con lui... non farò nulla, nulla... però vorrei che sapesse che io posso aspettare, non all'infinito, non lo aspetterò per sempre, ma ho voglia di toccarlo ancora, di sentire la sua voce e di vedere il suo sorriso, io posso aspettare ancora ma voglio che venga lui da me, io sono troppo stanco... puoi dirglielo?»
Angelo lo guardò con gli occhi pieni di tristezza, ma anche ammirazione. Chris era evidentemente a pezzi. I suoi occhi, i suoi movimenti lenti, la sua voce spezzata e insicura, tutto rendeva il suo dolore visibile, quasi palpabile.
«Lui non sa che sono venuto qui, non posso dirglielo» rispose timoroso. Non sapeva perchè, ma non voleva deluderlo.
«Angelo ho bisogno che Ricky lo sappia, non voglio che pensi che me ne sono fregato, voglio che capisca che sto solo aspettando che lui faccia un passo verso di me... solo perchè io non posso farlo, non posso riuscirci»
Angelo lo guardò negli occhi a lungo, poi annuì.
«Va bene» disse infine. L'espressione di Chris tramutò in una sorriso di ringraziamento. Se Angelo avesse riferito tutto a Ricky, gli sarebbe stato grato per sempre.
Quando il ragazzo scese dall'auto, Chris si rimise sulla strada di casa. 

Entrò nella camera da letto e Jane non c'era, probabilmente era in bagno a farsi una doccia. Si sedette sul bordo del letto e si tolse le scarpe. Non fece altro. Voleva sdraiarsi e dormire, ma gli scoppiava la testa. Non aveva smesso di pensare un attimo a ciò che aveva detto ad Angelo. Voleva che Ricky sapesse quello che sentiva, voleva che Ricky capisse quanto era importante per lui, ma allo stesso tempo voleva fargli capire che quella fra di loro non era una storia romantica da film, non sarebbe durata tanto se lui non si fosse dato una mossa. Aveva una strana sensazione nel petto, era come se sapesse già a cosa andava in contro se fosse tornato con Ricky. Non si era mai sentito così confuso ed insicuro in tutta la sua vita. Sapere di essere innamorato di lui lo rendeva felice, ma allo stesso tempo lo spaventava perchè sapeva che la loro relazione avrebbe portato solo ad un grande disastro. Il loro lieto fine, se mai fosse arrivato, si sarebbe fatto attendere.
Stava per sdraiarsi quando dalla porta comparve Jane. Aveva i capelli bagnati che le ricadevano sulle spalle, un asciugamano bianco intorno al corpo ed era a piedi nudi. 
«Tutto bene?» gli chiese a voce bassa, senza spostarsi dalla porta. Chris la guardò senza alcuna espressione sul viso. Restò immobile per un pò, poi la ragazza si avvicinò e si sedette di fianco a lui. Gli avvolse le spalle con un braccio.
«Ehi»
Chris le accennò un amaro sorriso e lei lo strinse un pò di più. Chris la lasciò fare, si sentiva bene in quel momento. Gli piaceva quella sensazione, non essere lui ad abbracciare, a consolare, a rassicurare, era davvero bello. Non gli succedeva spesso, di solito era lui ad essere quello forte, era sempre lui a lasciare chiunque piangere sulla sua spalla.
La ragazza gli accarezzò lentamente la schiena e posò qualche bacio sulla sua spalla. Chris continuò a guardarla, a sentire il delicato profumo della sua pelle, a percepire la sua calda mano addosso. Jane era una creatura così  dolce ed aggraziata, gli capitava di restare talmente ammaliato dalla sua bellezza da restare a fissarla per lunghi minuti. Non si stancava mai. 
Si guardarono negli occhi per un pò. All'inizio lei gli sorrideva, ma man mano il suo sorriso andò a scemare e la sua espressione divenne seria. Chris le accarezzò una guancia delicatamente, era morbida e cada. Non smisero di guardarsi nemmeno un secondo. La scarsa luce che li circondava stava riscaldando l'atmosfera senza che loro facessero troppi sforzi. E i loro visi erano sempre più vicini, tanto da potersi quasi sfiorare. In quel momento nessuno dei due pensava a quanto tutto quello potesse essere giusto o sbagliato. Fu un bacio lento ma pieno di passione quello che si scambiarono. Chris sembrava averne bisogno più dell'ossigeno, mentre Jane si aggrappò a lui con forza. Ad entrambi era mancato potersi toccare. Chris decise di non pensare a quanto immorale fosse quel suo comportamento, allontanò ogni pensiero, ogni preoccupazione e si dedicò solo a Jane. La desiderava ardentemente. 
Jane non provò a tirarsi indietro, era eccitata, forse più di lui. Chris la tirò su di lui senza interrompere quel bacio. Le tolse l'ingombrante asciugamano e cominciò a toccare quella pelle ancora umida con una certa avidità. Lasciò in un angolo remoto del suo cervello le buone maniere, strinse le mani su di lei, sui fianchi, sui seni, non risparmiò le sue parti più intime. Il continuo ansimare di Jane spingeva Chris a cercare ancora di più quel contatto. Le loro labbra si separarono e Jane colse l'occasione per spogliarlo, stavano dando fastidio ad entrambi tutti quei vestiti. Quando anche lui rimase senza alcun indumento addosso, il ragazzo afferrò Jane e la spine sul letto, sotto di lui. Baciò e leccò ogni parte del corpo della ragazza che, rapidamente, si ricoprì di brividi. Sentiva il desiderio crescente di possederla. 
Presto, entrambi ne ebbero abbastanza dei preliminari e si abbandonarono a quell'atto che non era dettato dalla dolcezza o dall'amore. Quelle lunghe ore che seguirono, erano colme di desiderio; quei gemiti, quelle urla di piacere sapevano di  passione, i loro movimenti erano animaleschi e primitivi.

Le lenzuola erano cadute sul pavimento, i cuscini erano sparsi sul materasso disordinatamente e i loro corpi erano stanchi e tremanti, avevano ancora il respiro affannoso.
Jane rilasciò un sospiro seguito da un sorriso raggiante.
«Che c'è?» le chiese Chris.
«Niente, è stato del meraviglioso sesso selvaggio» sussurrò Jane sensualmente.
«Grazie» disse subito dopo.
«Dovrei essere io a ringraziare te, non scopavo da... cazzo, quasi tre mesi»
La ragazza scoppiò a ridere e Chris fece lo stesso. Si sentiva libero come non mai. 
Jane ritornò seria e si sdraiò su un lato appoggiando la testa sul palmo della mano e il gomito su un cuscino, così da poter vedere meglio il viso del ragazzo. Con l'altra mano cominciò ad accarezzargli la spalla, quasi solleticandolo con la punta delle dita.
«Ti senti in colpa?» gli domandò in un sussurro. Chris la guardò negli occhi.
«Per il meraviglioso sesso selvaggio? No, lo rifarei subito»
Jane sorrise. In fondo, pur volendogli bene quasi come un fratello, non poteva non essere felice che lui le rivolgesse quel tipo di attenzioni.
«E... Ricky?»
Chris roteò gli occhi, sembrava davvero annoiato da quel discorso.
«Non lo so, chiedimelo domani mattina, quando ripenserò al meraviglioso sesso selvaggio e mi renderò conto che, visti i miei principi morali, ho tradito il più che probabile amore della mia vita»
Jane inarcò le sopracciglia, ma infine annuì e si sdraiò di nuovo, a pancia in giù. Non si dissero altro, Jane dopo qualche secondo dormiva già beatamente. Non appena se ne accorse, Chris recuperò le coperte e coprì entrambi. Non ci volle molto prima che si addormentasse anche lui.
Il mattino seguente venne svegliato da Jane che urlava e correva per la camera come una matta. Guardò subito la sveglia sul comodino: erano le già le nove. Scattò in piedi e corse verso il bagno. Era in ritardo di circa un'ora. Era in ritardo e probabilmente Michael l'avrebbe licenziato. Ancora completamente nudo, si lavò i denti, si sciacquò il viso e si sistemò i capelli. Avrebbe tanto voluto avere il tempo per farsi una doccia, ma non ne aveva tempo. Si vestì e corse fuori casa salutando Jane mentre chiudeva la porta. Corse verso la fermata dell'autobus e non lo perse per un pelo. Col fiatone si sedette su un sedile e ringraziò chiunque avesse deciso che lui, in quella vita, dovesse essere dotato di quelle gambe tanto lunghe.
Arrivato a destinazione, scese di corsa e a passo veloce arrivò all'officina. 
«Michael» chiamò ansante, ma nessuno rispose. Non era possibile che Michael fosse uscito lasciando tutto aperto. Preoccupato, si avviò verso lo studio del suo capo. Mentre stava per entrare, però, dalla porta aperta compare una ragazza. Chris restò fermo a guardarla: aveva il viso sottile, degli occhi grandi e verdi, i capelli ondulati e di uno splendente castano chiaro le incorniciavano il volto sfiorandole appena le spalle, il naso alla francese a dir poco perfetto era coperto da qualche leggera lentiggine e le sue labbra erano carnose e tinte di un rosso intenso.
«Ehi, tu devi essere Chris»
Il ragazzo scosse impercettibilmente la testa e annuì.
«Sì, ma... tu chi sei?»
«Sheryl, la figlia di Michael»
Chris rimase a bocca aperta. Michael gli aveva parlato di sua figlia, in effetti gli aveva anche detto che presto si sarebbe trasferita per un pò da lui. 
La ragazza ignorò lo sguardo inebetito di Chris e gli passò accanto. Chris la seguì con lo sguardo. In quel momento riuscì ad osservarla meglio: era abbastanza alta, le gambe slanciate erano fasciate dai jeans a vita alta, una maglietta rossa le strizzava il punto vita mettendo ancor più in risalto la sua silhouette morbida, formosa.
«Sbaglio o tu saresti dovuto essere qui già da un'ora?» 
Chris si riprese da quello stato di trance e spostò gli occhi dai generosi fianchi della ragazza. 
«Ehm... sì» mormorò Chris un pò a disagio. Non sapeva bene come comportarsi con quella ragazza che era molto giovane, probabilmente sua coetanea, ma allo stesso tempo era la figlia del suo capo.
La ragazza si voltò verso di lui e i loro sguardi si incrociarono. Cercò di mantenere quell'espressione severa, ma non le riuscì e scoppiò in una risata fragorosa.
«Perchè ridi?» le chiese Chris.
«Scusa, scusa, è che... nulla, sta tranquillo, non dirò a mio padre che sei arrivato con un'ora di ritardo»
Chris sembrò subito sollevato e tutta la tensione accumulata la liberò in un sospiro seguito da un sorriso. 
«Dov'è Michael?»
«Non lo so, ha aperto ed è uscito dopo cinque minuti, mi ha detto di aspettare che arrivassi tu» rispose la ragazza. Chris annuì e si diede uno sguardo intorno. Nonostante gli sarebbe piaciuto continuare a chiacchierare con Sheryl, decise che quello era il momento per mettersi a lavoro. Doveva completare un lavoro iniziato il giorno prima.
Si tirò su le maniche della vecchia felpa che ormai utilizzava solo per lavorare. In quel momento sentì Sheryl emettere un suono di stupore e, voltandosi verso di lei, anche la sua espressione sembrava meravigliata. 
La ragazza corse verso di lui afferrandogli il braccio destro. Guardò con attenzione i suoi tatuaggi e li accarezzò mentre li squadrava. Stranamente Chris non si tirò indietro. Di solito non gli piaceva il contatto fisico, a meno che non fosse lui a richiederlo. Lasciò che Sheryl si divertisse in quell'accurato lavoro di osservazione. 
«Mio padre mi ha parlato di te» disse lei improvvisamente lasciando il suo braccio. Non si allontanò da lui, anzi, se possibile si avvicinò ancora di più. A Chris tutto quello non sfuggì di certo. La cosa che lo spaventò di più fu che non tentò di allontanarsi da lei. Non capiva cosa gli stesse succedendo.
«Ah sì? E cosa ti ha detto?»
La ragazza fece spallucce sorridendogli.
«Delle cose... cose buone»
Chris sorrise, poi scosse la testa e si mise a lavoro. Sheryl rimase a guardarlo per un pò, ma poi lo lasciò solo. Dopo pochi minuti arrivò Michael. Sembrò felice di vedere che sua figlia e Chris si fossero già conosciuti e che andavano d'accordo.

Chris rientrò in casa. Sporco, distrutto e maleodorante, ecco come si sentiva. Solo quando era già in bagno si rese conto che in casa non c'era nessuno. Decise subito di farsi una doccia che gli lavasse via tutta la stanchezza, poi si vesti e andò in cucina. Mentre mangiava la prima cosa che gli era capitata a tiro, prese il suo cellulare che quel giorno, nella fretta, aveva dimenticato a casa. Perse un battito quando, fra tutte le chiamate perse di Jane, ne trovò anche una di Ricky. Che Angelo avesse deciso davvero di parlare con lui? Non ne aveva idea, ma quella chiamata c'era e non poteva certo far finta di niente. Improvvisamente, tutto ciò che aveva fatto, cominciò a fargli male. Andare a letto con Jane per scaricare la tensione non era stata una buona idea. E non lo era stata nemmeno flirtare con Sheryl tutto il giorno. L'avevano fatto in modo scherzoso, ma Chris non poteva negare che quella ragazza aveva qualcosa che lo attraeva. Solo in quel momento si sentì in colpa per le sue azioni. Si diede dello stupido perchè magari Ricky era in casa sua a disperarsi e a lottare contro sua madre, e invece lui cosa aveva fatto? L'aveva ringraziato così, andando a letto con un'altra e provandoci con la figlia del suo capo.
Si passò una mano fra i capelli e sospirò pesantemente. Forse avrebbe dovuto chiamarlo.






Ed ecco un altro capitolo! Spero tanto che vi piaccia e che non vi faccia tanto schifo quanto ne fa a me lol Recensite(?) 
Alla prossima :3

 
  
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