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Autore: Gino94    14/09/2015    2 recensioni
Prendete tutto ciò che sapete di Inuyasha e mettetelo da parte.
Perchè adesso i nostri eroi affronteranno la più ardua delle sfide: la scuola.
Piccole avventure scolastiche e ricordi che rimarranno indelebili.
Genere: Comico, Demenziale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru, Un po' tutti
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Salve a tutti, scusate ancora il mio immenso ritardo, ma su, mancano solo pochi capitoli, volete davvero che la storia finisca così velocemente?
Spero davvero che questo capitolo, anche se un po' triste, vi piaccia!
Buona lettura!

 


 


CENERE

 
 

JAKEN, SHIPPO E AYUMI


 
“Non hai mai pensato che Ayumi ti stesse usando?”
 
Nelle settimane successive Jaken non fu affatto tranquillo, quelle parole che Shippo gli aveva detto con così tanta leggerezza lo stavano straziando, era costantemente nervoso e stizzito, tant’è che le discussioni con Rin si erano fatte più frequenti e accese e, come se non bastasse, cominciò persino a beccarsi, spesso e volentieri, con la stessa Ayumi. Questa, un giorno sembrava la persona più felice del mondo e poi, improvvisamente, si incupiva lamentandosi del suo ragazzo e, successivamente, diventava irascibile.
Si accorse ben presto che sopportare una ragazza così lunatica non era affatto facile, ma più ci litigava, più lei gli metteva il muso, anche solo per dieci minuti, più lui capiva di amarla. Nonostante tutti i suoi difetti, i suoi scleri e le sue lamentele, lui la voleva al suo fianco, era disposto perfino a sopportare tutto ciò eppure, quel pensiero, così insignificante rispetto al resto, continuava a martellargli la testa, riempendolo di dubbi.
-Continuo a pensare alle parole di Shippo.- affermò una sera Jaken tenendo ben salda la cornetta del telefono.
-Devi smetterla invece, quello è geloso e lo sai.- gli rispose Sesshomaru intendo a giocherellare con la cordicella della cornetta.
-E se le sue parole fossero vere? Pensaci, secondo te perché avrebbe litigato?- insistette il demone Kappa.
-Non lo so Jaken, in ogni caso non dare troppo peso alle sue parole e rilassati…-
-La fai facile tu…-
-E’ facile invece, devi solo credere un po’ di più in te stesso.-
 
“Devi solo credere un po’ più in te stesso”
Sesshomaru la faceva facile, lui era il Re della sicurezza, essendo così orgoglioso e pieno di sé non si faceva di certo mettere i piedi in testa da nessuno e, ovviamente, era sempre lui ad avere l’ultima parola. Ma Jaken, nonostante anche a lui non mancasse affatto l’orgoglio, si sentiva spesso insicuro e senza difese, soprattutto quando c’era di mezzo la donna che amava. Ma era giusto continuare a struggersi per delle parole così insignificanti dette per giunta in un momento di rabbia?
Shippo era stato sincero con lui?
O lo stava ingannando?
Come volevasi dimostrare, non riuscì a scacciare quelle domande dalla propria testa e questo lo fece arrabbiare non poco.
Esisteva solo un modo per placare tutte le sue incertezze: doveva parlare con Ayumi.
Doveva scoprire se teneva veramente a lui e una volta confessato, senza alcuna incertezza, avrebbe finalmente ottenuto ciò che voleva e tornare ad essere sereno.
 
Avrebbe davvero voluto sapere la verità eppure, per quanto si sforzasse, non ebbe il coraggio di farlo, anzi, più che il coraggio, non ebbe il tempo. In quel periodo Ayumi era più nervosa e lunatica del solito, sembrava quasi psicopatica, un giorno era carina, gentile, tenera e sorridente, da fargli sciogliere il cuore ogni qual volta incrociava i suoi grandi e luminosi occhi nocciola e il giorno dopo era stizzita, burbera e scontrosa così da provocare una discussione, a volte pure particolarmente accesa che finiva, spesso e volentieri con lei che gli metteva il muso per tutta la mattinata.
Questa situazione, con il passare del tempo cominciò a farsi insostenibile, sopportare e prevedere ogni suo stato d’animo si rivelò un’impresa ardua e, anche un tipo paziente come lui, iniziò a non sopportarla più.
Sesshomaru e Rin, i suoi migliori amici, avevo notato da tempo il suo malessere, ma entrambi non avevano idea di come agire, sfortunatamente anche i loro consigli sembravano vani e alla fine, dopo svariati tentativi, ritennero saggio lasciarlo in pace.
 
-Sei sicuro che dovremmo continuare a starcene in disparte, io sono piuttosto preoccupata.- ammise un giorno Rin fissando il volto demoralizzato dell’amico.
-Anche io lo sono, ma noi non possiamo fare nulla per ora.- rispose Sesshomaru arricciandosi una ciocca dei suoi lunghissimi capelli. –Quando sarà il momento, toccherà a noi.-
-Se lo dici tu…-
 
Jaken si sistemò la cartella sulle spalle e si guardò un ultima volta allo specchio: il viso verdognolo era contratto in un’espressione seria e decisa.
Quel giorno era il gran giorno: si sarebbe confessato ad Ayumi.
Non le avrebbe mai detto che l’ama, non poteva, lei era ancora fidanzata e voleva evitare di creare ulteriori crepe nella sua relazione, inoltre rispettava sia lei che Kenta.
Semplicemente le avrebbe fatto capire quanto teneva a lei, nonostante ogni giorno glielo dimostrasse, parlandoci chiaramente, senza indugio di alcun tipo. Ma cosa più importante, che forse avrebbe del tutto stravolto il loro rapporto, oppure migliorato, le avrebbe chiesto se anche lei teneva a lui.
Aveva paura, molta, soprattutto per la risposta che la compagna avrebbe potuto dargli, ma non poteva di certo continuare a soffrire. Anche il suo piccolo e fragile corpo ne stava risentendo, a volte non riusciva nemmeno a dormire per la tensione.
Era ora di dire basta.
 
Ayumi era seduta al proprio banco, aveva il capo chino su un libro piuttosto grosso e stava segnando delle frasi con l’evidenziatore.
“Adesso è impegnata forse…NO! No Jaken, devi andare!”
Inspirò un paio di volte, si diede piccole pacche sulle guance e si avvicinò.
Posò delicatamente la cartella per terra e si sedette, non sembrava nemmeno essersi accorta della sua presenza.
Con indifferenza cominciò a ed estrarre tutto il materiale scolastico finché, con la coda dell’occhio non si accorse che lo stava fissando.
-Ciao Ayumi!- fece lui sorridendole.
-Ciao Jaken…tutto bene?- chiese lei inarcando un sopracciglio.
-Sì, perché?-
-Mi sembra strano, sei arrivato e non mi hai nemmeno salutata!-
Eccola che ricominciava.
Lui non si era nemmeno accorto di certe piccolezze e invece lei ne riusciva persino a farne un dramma.
-Ma se ti ho salutata un secondo fa!- esclamò lui con la sua solita voce acuta.
-Sì perché ti continuavo a fissare!- ribatté lei accigliata.
-Sì ok ma…scusa non potevi salutare tu per prima?-
-Io stavo studiando, non mi sono accorta di te, ma tu sì e…-
Ma davvero stavano discutendo per un “Ciao”?
Assurdo.
-Ayumi per favore!- sbottò di colpo il demone Kappa. –Stiamo litigando per un saluto!-
Lei voltò lo sguardo di scatto facendo una smorfia.
-Hai ragione…sembriamo patetici. Sappi però che un po’ ci sono rimasta male.-
Il compagno si portò meccanicamente una mano alla fronte e sospirò.
-Mi perdoni?-
Lei sorrise.
Quanto amava il suo sorriso.
-Va bene!-
Vi fu un attimo di silenzio tra i due, piuttosto imbarazzante, entrambi non seppero cosa aggiungere.
Quello era il momento giusto.
-Ayumi vorrei chie…- esordì Jaken, ma le sue parole vennero bruscamente interrotte.
-Kenta ieri sera mi ha scritto.- disse tutto d’un tratto la compagna.
-E cosa ti ha detto?- chiese il demone.
Maledetto Kenta.
-Rimarrà in Inghilterra ancora per un po’-
-Non doveva tornare per l’estate?-
-Lo pensavo anche io ma a quanto pare il lavoro si è prolungato.-
-Mi spiace…-
La ragazza si incupì, il suo sguardo era fisso sul libro, ma era assente.
-Non è giusto.- mormorò in un singhiozzo.
-Lo so, ma non è colpa sua…-
-Sì, ma a me manca e tanto! Come possiamo continuare una relazione così? E se tra qualche mese mi dicesse che deve ancora restare là?-
Le sue parole erano colme di amarezza, Jaken riusciva a percepirle.
-Allora sarebbe meglio interromperla, no?-
-Come sarebbe?!- sbottò di colpo Ayumi.
Forse avrebbe dovuto starsene zitto, ma non era riuscito a trattenersi.
-Sei tu che lo hai detto!- ribatté lui.
-Non è vero!-
-Hai appena detto che non sai come potrà continuare la vostra relazione se continuerà a restare in Inghilterra!-
-Questo non vuol dire che lo voglio lasciare!-
-E allora cosa vuoi fare? Continuare a soffrire? A piangere?-
Il demone Kappa cominciò a scaldarsi, non riusciva più a ragionare a sangue freddo, le parole gli uscivano dalla bocca senza che lui potesse controllarle.
-No è che…- bisbigliò lei a denti stretti.
-Ayumi io ti vedo tutti i giorni, ti vedo soffrire, anche al di fuori delle lezioni, molte volte mi hai scritto che stai male e che hai bisogno di qualcuno al tuo fianco. Io non sopporto di vederti così! Se solo potessi fare qualcosa per aiutarti, ma per adesso posso solo mettere alla luce la realtà dei fatti.-
Lei sbuffò per poi fissarlo dritto negli occhi.
-Tu non centri nulla. E’ un problema mio e di Kenta.- esclamò freddamente.
Il cuore di Jaken perse un battito e il sangue gli ribollì nelle vene.
-E’ vero, io non centro nulla, eppure ogni volta che soffrivi chi cercavi? Me! Chi ti è stato sempre accanto nel momento del bisogno? Io! Quindi, permetti che dica la mia! Cosa avresti fatto senza di me?-
-Io non ho bisogno del tuo supporto Jaken.-
-Io invece penso il contrario…-
-NO!- urlò la compagna colpendo con un pugno il banco. –Io posso farcela benissimo da sola. Tu non potrai mai fare nulla per me.-
Il ragazzo spalancò gli occhi dallo stupore.
Le sue parole erano vere?
Pensava davvero ciò che stava dicendo?
Tutti i suoi dubbi e le sue paure si stavano concretizzando?
-Come puoi dire una cosa del genere?!- questa volta fu lui ad alzare la voce. – Io ho fatto il possibile per renderti felice, per aiutarti quando eri triste. Perché io ci tengo a te, tanto e fare di tutto per un tuo sorriso e tu…-
-Io ho bisogno di Kenta…- sospirò lei improvvisamente.
Sentì il cuore frantumarsi in mille pezzi.
Era finita.
-La verità è che sei solo un’opportunista!- le sue parole furono più bollenti dell’acqua calda.
Lei spalancò la bocca per rispondere ma non uscì alcun suono.
Era sconvolta.
-Mi hai usato per distrarti dal tuo dolore, per sfogarti e adesso mi getti via come un fazzoletto usato. Io sono stanco delle tue continue lamentele e dei tuoi piagnistei, ormai litighiamo ogni giorni e io sto perdendo la pazienza. Ti ho confessato di volerti bene e di tenerci a te e tu cosa hai fatto? Te ne sei fregata dicendomi che non hai bisogno di me. Non solo sei gelosa, permalosa e musona, ma sei anche egoista.-
Riprese fiato e solo in quel momento si rese conto delle cattiverie dette.
Davvero pensava questo di lei?
Non doveva finire così…O sì?
-Vattene.- bisbigliò subito dopo la compagna.
Aveva il capo chino e i capelli corvini le oscuravano il volto.
-E dove vuoi che vada?- chiese Jaken inarcando un sopracciglio.
-Se non te ne vai tu, me ne andrò io.-
Quelle furono le sue ultime parole, dopodiché depositò tutto il suo materiale nella cartella e lasciò il proprio banco.
Jaken rimase lì seduto, fissando il vuoto, cosciente, finalmente della realtà dei fatti.
Shippo aveva ragione.
Eppure, avrebbe fatto di tutto purché accadesse il contrario.
 
Ayumi girovagò qualche secondo nell’aula: tutti i banchi erano occupati e, ad esclusione di quello a fianco a Jaken, solo uno era rimasto vuoto.
-Ciao.-
Shippo, intendo a leggere un libro grande quanto un mattone, alzò lo sguardo.
-Ciao Ayumi.- salutò sorpreso di vederla dinnanzi a lui.
-Posso sedermi?- chiese lei indicando la sedia.
-Perché?- rispose lui con un’altra domanda.
-Perché vorrei chiederti scusa.-
-Davvero?-
-Ho appena litigato con Jaken.-
-Ah ecco perché…-
-No!- esclamò Ayumi quasi in preda alle lacrime. –N-non è come pensi tu!-
Shippo osservò il suo volto: era pallido e sfatto, il trucco leggermente sbavato e il suo sguardo vacuo.
Non l’aveva mai vista così.
Avrebbe tanto voluto mandarla via, dirle che non si sarebbe fatto usare una seconda volta eppure, anche con tutta la forza di volontà, sapeva di non farcela.
-Dimmi il motivo allora.-
-Jaken mi ha detto le stesse cose che mi dissi tu tempo fa. Solo con parole differenti.-
-Capisco.-
Ayumi cercò il viso di Shippo, ma sentì troppo imbarazzata per reggere il suo sguardo.
-Credo di aver capito finalmente che la colpa è mia. Ti ho trattato male Shippo, molto male. Io non avevo intenzione di usarti, ma soffrivo, mi sentivo sola e avevo bisogno di qualcuno che mi stesse accanto.-
-Lo so.-
-Ho sbagliato, sono stata una stupida.-
-Forse sì…-
-Ti chiedo solo di accettare le mie scuse, non pretendo che mi perdoni.-
Fece per andarsene, sapeva di non essere gradita, era stata ingenua a pensare che sarebbe tornato tutto come prima dicendo un solo e semplice “scusa”.
-Ayumi!-
Shippo le prese il polso con una mano obbligandola a fermarsi e lei si voltò ad occhi spalancati.
-Se ti va, puoi restare qui accanto a me.- bisbigliò poi guardandosi attorno.
Improvvisamente Ayumi cominciò a ridacchiare, nemmeno lei conosceva il perché, eppure si sentì così sollevata.
Il demone volpe la sentì ridere e la fissò.
Aveva dimenticato quanto era bello il suo sorriso.
-Grazie Shippo.- concluse lei semplicemente, sfoggiandone un altro.
Doveva ammetterlo, le era mancata moltissimo.
Shippo fece uno sbuffò allegro e le fece “patpat” sulla spalla.
Ayumi dovette ammetterlo,  gli era mancato moltissimo.
 
-Dobbiamo fare qualcosa Sesshomaru.- esclamò Rin.
-E cosa?- domandò Sesshomaru dall’altra parte della cornetta.
-Non lo so…Fargli dimenticare Ayumi!-
-Impossibile. La vede in classe tutti i giorni. L’unica cosa che possiamo fare è risollevargli il morale.-
-E come?-
-Lascia fare a me. Domani vengo a scuola in bici comunque.-
 
Solitamente arrivava in anticipo a scuola, l’unica persona che incontrava in classe era Eri, intenta a ripassare o a terminare i compiti del giorno stesso, ma quel giorno decise, di suo spontanea volontà, di arrivare in ritardo.
Entrò in aula, alle otto in punto e quasi tutti i suoi compagni erano già seduti ai banchi chiacchierando allegramente.
Si diresse a tentoni verso il proprio posto e notò, con dispiacere, che quello a fianco era vuoto.
“E’ vero, abbiamo litigato” pensò Jaken lasciandosi sfuggire un sospiro rassegnato.
La notte prima era andato a letto presto, sperava che al risveglio tutto sarebbe tornato come prima, che fosse stato solamente un brutto sogno e finalmente, tornato alla realtà, tutto si sarebbe sistemato.
Sfortunatamente non era un sogno e la realtà poteva essere anche più crudele.
Non appena si sistemò diede una fugace occhiata alla classe e, come se non bastasse, guardando alla sua sinistra, vide Ayumi seduto di fianco a Shippo.
Stranamente la cosa non lo soprese eppure lo stomaco cominciò a chiudersi in una morsa e la sua rabbia crebbe.
Quella mattina si sarebbe rivelata la più lunga e straziante della sua vita, le cose non potevano andare peggio di così.
 
-Ha fatto pace con Shippo e adesso sono tornati amiconi. Ti rendi conto?!- sbottò il demone addentando furiosamente il suo panino ai wurstel.
-Assurdo…- commentò Rin scuotendo la testa.
I due uscirono velocemente dal bar percorrendo il corridoio del secondo piano.
-Grazie per avermi chiesto di parlare, avevo bisogno di sfogarmi.- affermò Jaken con un falso sorriso.
-Figurati, non potevo starmene zitta. Sei uno straccio.-
-Lo so. Mi sento uno schifo.-
-E’ normale, ma non devi farti abbattere. Lei adesso è ritornata dal suo caro demone volpe e tu non puoi continuare a soffrire!-
-La fai facile tu…-
-Sì ma…- l’amica fece per rispondere quando si interruppe diminuendo il passo.
Estrasse il cellulare dalla tasca, guardò lo schermo e sorrise.
-Chi è?- chiese Jaken spontaneamente.
Sapeva che non erano affari suoi, ma avrebbe accettato persino di ascoltare le storie assurde di Rin piuttosto che parlare ancora di Ayumi.
-Una mia amica, nulla di che!- fece lei sghignazzando. –Torniamo in classe? Tra poco finisce l’intervallo.-
L’altro annuì e insieme si diressero verso l’aula.
Non appena varcarono la soglia il demone Kappa alzò un sopracciglio confuso: dall’altro lato dell’aula c’era Sesshomaru, immobile davanti al calorifero che lo fissava serioso.
Jaken si avvicinò sospetto e quando fu a pochi centimetri dal compagno notò l’anomalia: la sua cartella, verde muschio era legata ad un paletto del calorifero con una catena delle biciclette, chiusa con il lucchetto. Di fianco erano state depositate delle forbici e un foglio bianco con scritto: “Facciamo un gioco”.
-La mia cartella!- urlò lui spalancando gli occhi. –Chi ha legato la mia cartella?!-
-Jaken, facciamo un gioco.- disse improvvisamente il demone cane sorridendo sornione.
-Cosa…- si lasciò sfuggire udendo inoltre le risate isteriche di Rin.
Sesshomaru gli porse le forbici e sorrise nuovamente.
-C’è solo un modo per liberare il tuo zaino dalle catene.-
-Tu...tu…BASTARDO!- sbottò il demone Kappa agitando freneticamente l’oggetto nelle sue mani.
Poi, senza aggiungere altro, si chinò cominciando a tagliare forsennatamente l’involucro di plastica rossa che copriva la catena.
-MALEDIZIONE!- urlò usando tutta la forza possibile nella mano.
-Lo sta facendo davvero!- urlò Rin tra una risata e l’altra.
-NO NO ASPETTA!-
Il demone cane si avventò sul compagno strappandogli di mano le forbici.
-Così mi rovini la catena e mi serve! Ecco prendi!-
Gli passò una piccola chiave arrugginita.
-Non fare cazzate.-
Jaken, senza esitare aprì il lucchetto e prese in spalla lo zaino per poi guardare, con occhi torvi, i due amici.
-Grazie.-
Disse infine, regalando loro un sorriso sincero.

 

BANKOTSU E JAKOTSU

 

-Sei sicuro di quello che fai?-
Il professor Inu No Taisho si sedette sulla cattedra e lo fissò serio.
-Sì.- rispose l’alunno deciso.
-Credo che tu stia sbagliando, non vuoi proprio ripensarci?-
-No. Voglio farlo.-

 
Alcuni giorni prima
 
Kagura si catapultò come un razzo verso il banco di Sango, saltellando allegramente, come se avesse ricevuto la notizia migliore della sua vita.
-Allora è vero?!- urlò la “donna del vento” sfoggiando un sorriso impaziente.
-Che cosa?- chiese l’amica spaesata e allo stesso tempo intimorita da tutto quell’entusiasmo improvviso.
-Non fare la finta tonta! E’ vero che ti sei fidanzata con Miroku?-
La sua voce cristallina era così acuta che tutta la classe ebbe l’onore di udire la novella.
Sango non rispose ma si limitò ad annuire timidamente con le gote purpuree.
-OH PER TUTTI I KAMI!- esclamò l compagna saltandole al collo. –Finalmente! Sono così felice per te!-
 
Eppure, nonostante la notizia fosse presso che allegra, non tutti la videro tale anzi, ci fu chi, a conoscenza di questo fatto, perse ogni speranza.
Bankotsu era appoggiato al muro e fissava schifato la mielosa scena tra la sua amata Sango e Kagura, sperando, con tutto sé stesso, che quello fosse solo un brutto e crudele sogno.
Chiuse gli occhi, inspirò profondamente, liberò la mente per quale secondo e poi, lentamente li riaprì.
Nulla era cambiato.
Ciò che stava accadendo non era affatto finzione.
-Smettila di guardarli.-
Quelle parole lo riportarono con i piedi per terra, si voltò di scatto verso il suo interlocutore e notò il volto preoccupato di Jakotsu.
-Mi fanno venire la nausea.- rispose l’altro in uno sbuffo.
-E allora per quale motivo continui a fissarli?-
-Sono masochista, forse.-
L’amico gli diede un leggero pugno sulla spalla e si sedette sulla sedia accanto, quella di Koga.
-Sei solo uno stupido. Dimenticati di Sango.-
-La fai facile tu…- borbottò Bankotsu senza distogliere lo sguardo dalla novella coppia.
Jakotsu, irritato dal fatto che costui non lo stesse nemmeno guardando, gli prese il volto tra le mani e lo obbligò ad un contatto visivo.
-Devi riuscirci. O non potrai continuare così.-
Per qualche secondo il compagno lo fissò senza aprir bocca, i suoi occhi, abbelliti con un leggero tocco di ombretto rosso, erano decisi, seriosi ma allo stesso tempo pieni di compassione.
Bankotsu sorrise.
Sapeva già cosa doveva fare, era da giorni che ci stava pensando e ora, più che mai, quella sua decisione, che inizialmente sembrava così assurda e senza senso, si fece sempre più convincente.
-Non ti preoccupare.- disse infine, distogliendo leggermente lo sguardo. –Saprò come cavarmela.-
Jakotsu non seppe come rispondere a quelle parole e non aveva nemmeno idea a cosa si riferisse, ma qualcosa dentro di lui non lo convinceva, aveva la brutta sensazione che il suo caro amico di infanzia avrebbe fatto qualcosa di insensato.
Non era la prima volta, dopotutto.
 
Passarono alcuni giorni e Bankotsu cominciò a comportarsi in modo sempre più strano.
Aveva smesso definitivamente di fare i compiti assegnati, non seguiva le lezioni, talvolta Jakotsu, come Koga e Tsubaki lo sorprendevano fissare il vuoto sospirando.
Eppure decisero di non intervenire immediatamente, sapevano che il suo repentino cambio d’umore era dovuto al fidanzamento di Sango e Miroku, aggravato inoltre dallo stress della scuola, però, tutti e tre, cominciarono seriamente a preoccuparsi chiedendosi se fosse giusto o meno intervenire.
Cosa gli stava passando per la testa a quel ragazzo?
Non potevano immaginare che la risposta a quella domanda arrivasse così presto.
 
Lezione di Geografia, il professor InuTaisho aprì il registro e lentamente cominciò ad analizzare i nomi degli alunni. La classe era stranamente silenziosa e la tensione era talmente opprimente che si poteva quasi toccare, questo voleva dire solo una cosa: interrogazione.
Passarono solo pochi minuti eppure per loro sembrò quasi un’eternità, finché improvvisamente, l’insegnante si alzò dalla sedia e fissò con serietà l’aula.
-Jakotsu, Eri, Kagura e Bankotsu, interrogati.- disse semplicemente accennando un sorriso.
Kagura strizzò gli occhi e imprecò a bassa voce per poi dirigersi, con svogliatezza verso la cattedra.
Eri scattò in piedi e quasi inciampò nel raggiungere la compagna, mentre Jakotsu entrò quasi in panico rendendosi conto, solo in quel momento, di non essere minimamente preparata.
Le tre raggiunsero il professore e si sedettero di fronte tremando come delle foglie, eppure le attenzioni dell’uomo non erano rivolte a loro bensì al quarto interrogato.
-Bankotsu, sei interrogato, alzati e vieni qui.-
Il ragazzo era rimasto per tutto quel tempo al suo posto giocherellando con le cuffie del cellulare.
-Non ho studiato Prof.- rispose l’alunno con freddezza.
-Non mi interessa, devo comunque interrogarti, vieni qui alla cattedra.- insistette l’insegnante cominciando ad innervosirsi del suo comportamento strafottente.
-No, sarebbe uno spreco di tempo, sia per lei che per me.-
-Non farmelo ripetere una terza volta…-
-Io non mi muovo da qua.-
-Bankotsu…- la rabbia stava crescendo in modo esponenziale, tant’è che arrivati a quel punto InuTaisho perse le staffe.
-Tu adesso vieni immediatamente alla cattedra oppure ti considero non classificato e ti spedisco pure della preside!- lo avvisò aumentando il tono di voce.
-Faccia quello che vuole.- rispose l’altro sbuffando.
-Smettila Bankotsu! Non fare il bambino!- urlò improvvisamente Jakotsu a braccia conserte.
-Non sono affari tuoi, Jakotsu!- ribatté l’amico.
-BASTA!- tuonò il professore con occhi folgoranti. –Bankotsu si può sapere cosa ti sta succedendo? Anche gli altri professori si sono lamentati del tuo comportamento, manca solo poco tempo alla fine della scuola. Se hai qualche problema basta che ne parli con noi.-
Il ragazzo, scosso da quelle parole, si alzò in piedi e strinse i pugni.
-Faccia quello che vuole professore, mi porti dalla preside, mi dia un brutto voto a me non interessa!-
-E per quale motivo?- chiese infine il demone cane.
-Perché ho deciso di lasciare la scuola. Questione di pochi giorni e poi me ne andrò per sempre!-
Tutta la classe, compreso il professore, emise un sussulto di sorpresa.
Nonostante Bankotsu avesse fatto ben intendere il suo menefreghismo nei confronti delle lezioni nessuno di loro si sarebbe mai aspettato una decisione tanto drastica.
Nessuno però, almeno in quel momento, ebbe il coraggio di parlare.
-Ci vediamo dopo le lezioni Bankotsu.- esclamò poi InuTaisho. –Ora riprendiamo con le interrogazioni.-

 
-Sei sicuro di quello che fai?-
Il professor Inu No Taisho si sedette sulla cattedra e lo fissò serio.
-Sì.- rispose l’alunno deciso.
-Credo che tu stia sbagliando, non vuoi proprio ripensarci?-
-No. Voglio farlo.-
-Bankotsu…- borbottò l’uomo in uno sbuffo. –Dopo cosa farai? Non pensi al tuo futuro?-
-Penso che frequenterò un’altra scuola oppure cercherò lavoro… Domani mattina parlerò con la preside e la informerò del mio ritiro.-
-Io non conosco il motivo della tua scelta e non ho intenzione di chiedertelo. Ma lascia che ti porga comunque questa domanda: Ne vale la pena?-
Bankotsu abbassò lo sguardo per qualche secondo.
Ne valeva la pena?
Era giusto lasciare la scuola per un cuore infranto?
Era solo quello il motivo della sua scelta? O vi era altro?
Sapeva che l’accaduto con Miroku e Sango era stata solamente la punta dell’iceberg.
Sin dall’inizio, da quando era entrato nell’Istituto superiore Osuwari, si era sempre sentito in gabbia. A lui piaceva viaggiare, esplorare il mondo, conoscerlo, intraprendere avventure, superare ostacoli, ritrovarsi di fronte al pericolo. Era sempre stato convinto che rimanere seduti in un banco ad ascoltare gente blaterare non gli sarebbe mai servito a nulla. Avrebbe imparato viaggiando, conoscendo nuove persone, nuovi luoghi e nuove opportunità. Tutto ciò era sempre stato il suo sogno ma, sfortunatamente, irrealizzabile, almeno per ora.
In quel momento si rese conto che il destino in un modo o nell’altro gli stava dando una seconda opportunità. Abbandonare ogni cosa e andarsene, senza nemmeno uno spicciolo in tasca sarebbe stata dura, ma lui non si sarebbe arreso tanto facilmente.
-Sì.- rispose infine.
InuTaisho inarcò un sopracciglio confuso.
-Ne vale la pena.-
 
Nei giorni successivi i compagni ebbero finalmente il coraggio di esprimere la loro opinione riguardo la sua improvvisa decisione.
-Bankotsu non te ne puoi andare proprio adesso!- esclamò Koga guardandolo dritto negli occhi.
Quando quel maledetto demone lupo si intestardiva su una cosa era difficile fermarlo.
-Ho già parlato con la preside, tra qualche giorno me ne andrò.- rispose lui non resistendo allo sguardo fermo e deciso dell’amico.
-Koga ha ragione…- intervenne Tsubaki, in compagnia di Kagura e Kagome. –Stai solo buttando all’aria un anno di scuola.-
-Non mi interessa!- tuonò il ragazzo colpendo il banco con un pugno.
-Noi siamo preoccupati per te!- sbottò poi Kagome a denti stretti.
-Amico, smettila di fare l’idiota e resta con noi!- concluse Koga strattonandolo per una manica della t-shirt.
-Lasciami stare!- urlò improvvisamente Bankotsu allontanandogli bruscamente la mano. –Lo so che siete preoccupati e non volete che io faccia stronzate, ma non cambierò idea e adesso lasciatemi solo!-
Detto ciò si alzò e si diresse fuori dall’aula a passo spedito.
Non voleva più ascoltare tutti quei rimproveri, sapeva che la sua scelta poteva risultare assurda e immatura per gli altri, ma dal suo punto di vista, dopo tutto quello che aveva passato, sembrò la più saggia.
Eppure, non poté non ammettere che fu molto stupito nel vedere tutti i suoi compagni preoccupati, ognuno di loro, compresi quelli a cui non aveva mai rivolto la parola, gli avevo chiesto il perché se ne volesse andare, si erano offerti di aiutarlo, Ayumi si era persino proposta di fargli copiare tutti i compiti e le verifiche.
Tenevano così tanto a lui?
Non tutti a quanto pare.
Solo una persona, in quei giorni, non gli aveva ancora parlato. Si sarebbe aspettato chiunque, ma non lei.
Jakotsu, il suo migliore amico, dopo quel fatidico giorno, lo stava evitando come la peste. Poteva ben immaginare il perché, quella notizia era stata uno shock per tutti, a maggior ragione per il suo compagno di avventure da quando erano marmocchi.
Avrebbe tanto voluto confidarsi con lui, raccontare dall’inizio alla fine la sua storia, esternare tutta la sua rabbia e il suo dolore eppure, anche se l’avesse fatto, le cose non sarebbero di certo cambiate, anzi, probabilmente avrebbe fatto soffrire il suo amico ancor di più, ecco perché quest’ultimo lo stava evitando.
Poggiò la schiena al muro freddo e granuloso, chiuse gli occhi e cominciò a respirare profondamente.
Voleva andarsene, per sempre.
Cambiare vita, ricominciare da zero e forse, trovare finalmente un suo posto nel mondo.
-Bankotsu.-
Alzò leggermente le palpebre per guardare in volto l’irritante persona che lo aveva disturbato in quel momento di tranquillità.
-Miroku?-
Scrollò il capo e lo osservò meglio.
Sì, era proprio lui.
Colui che una volta chiamava amico e che da un giorno all’altro gli aveva rubato la ragazza.
Con che coraggio gli rivolgeva ancora la parola?
-Posso parlarti?- domandò immediatamente il compagno.
Bankotsu sbuffò e guardò oltre.
-Allora?-
-E di cosa vorresti parlare?- chiese astio il ragazzo.
-Davvero te ne vuoi andare dalla scuola?- esordì senza timore Miroku.
-Sì.-
-Perché?-
-Sono affari miei.- rispose irritato l’altro incrociando le braccia al petto.
-Senti.- il compagno con il codino cominciò a dimostrarsi più deciso e la cosa lo irritò ulteriormente. –Mi dispiace per quello che è successo. Sono stato una stronzo, un infame e un pessimo amico.-
-Almeno lo sai.- intervenne Bankotsu con sarcasmo.
-Ma non puoi mollare tutto per Sango, così fai solo la figura del codardo!-
-Codardo?!- esclamò il compagno staccandosi leggermente dal muro e avanzando verso di lui minacciosamente. – Sei tu che mi hai rubato la ragazza da sotto il naso senza dirmi nulla! Io non sto scappando, sto solo facendo ciò che ritengo più giusto per me stesso!-
-Stai sbagliando.-
-Tu sei l’ultima persona che può dirmi se sto sbagliando o meno!-
-Fai come vuoi Bankotsu, non sarò di certo io a fermarti.-
-E allora cosa vuoi da me?!- il tono di voce si fece sempre più alto e la voglia di riempirlo di pugni fino a farlo sanguinare sembrava incontrollabile.
-Voglio solo che tu sappia che mi dispiace. So benissimo che chiedere scusa non risolverà nulla e sicuramente non mi perdonerai, ma almeno accetta le mie scuse.-
-Perché dovrei?-
-Perché sono io il perdente qui, non tu.- ammise improvvisamente Miroku abbassando il capo.
Bankotsu inarcò un sopracciglio confuso.
Perché si riteneva perdente?
Sango era sua adesso.
-Che vuoi dire?- domandò difatti con un timbro di voce più tranquillo.
-E’ vero, Sango ora è la mi ragazza, ma devo ammettere che ti ho temuto. Quando capì che cominciava a piacermi odiai me stesso. Sapevo che tu eri innamorato di lei e non volevo assolutamente metterti i bastoni tra le ruote però, più il tempo passava, più io e lei stavamo insieme, più io mi innamoravo. Cominciai quindi a temerti e ad essere geloso, Sango è una bella ragazza, simpatica anche se un po’ introversa e tu riuscivi sempre a strapparle un sorriso, riuscivi a fare esternare un lato nascosto di lei, deciso, autoritario e io non ci sono mai riuscito.-
-Quindi…-
-Quindi sì, ero geloso di te, pensavo seriamente che lei ti avrebbe scelto.-
Bankotsu non credeva alle sue orecchie.
-Però hai vinto tu.- rispose.
-Sì, ma ciò non vuol dire che sono un vincente. Tu hai fatto di tutto per conquistarla, hai dato tutto te stesso e io ti ammiro. Anche se Sango ora è mia, il vincitore sei tu, non io.-
Il compagno, sentendo quelle parole tanto assurde, scoppiò in una risata liberatoria.
Miroku spalancò gli occhi allibito convinto seriamente che lo stesse prendendo in giro.
Beh, un po’ se lo meritava.
-Grazie Miroku.- disse infine Bankotsu sorridendo.
Il compagno ricambiò il sorriso, accennò un saluto e se ne andò.
 
Arrivò l’ultima ora dell’ultimo giorno di scuola per Bankotsu e, non appena la campanella suono, si alzò timidamente dal banco dando un ultimo sguardo alla classe che lo aveva accolto per tutti quei mesi.
-Ci rivedremo ancora. Vero amico?- domandò Koga porgendogli la mano.
-Certamente.- rispose lui, ma non si limitò a stringergliela bensì, senza pensarci troppo, gli saltò al collo abbracciandolo e lo ringraziò.
Insieme al suo amico lupo salutò a malincuore tutti gli altri compagni; in soli dieci minuti fu avvolto da una valanga di abbracci, baci e altre dimostrazioni d’affetto che gli annodarono lo stomaco e lo fecero quasi scoppiare in lacrime. Per quanto volesse lasciarsi alle spalle quella scuola, che aveva frequentato per ben quattro anni, i suoi compagni, nuovi e vecchi a cui voleva bene e perfino gli insegnanti che sotto sotto ammirava, sapeva che non li avrebbe mai dimenticati.
Uscì dalla stanza e percorse, per l’ultima volta, quel lungo e silenzioso corridoio e in quel momento, tutto ciò che lo circondava gli sembrò così diverso, così bello e interessante, come se fino ad ora non si fosse mai veramente guardato attorno.
Si sarebbe pentito della sua scelta?
Ad ogni modo, era troppo tardi.
-BANKOTSU ASPETTA!-
Il ragazzo sussultò udendo un urlo provenire in fondo al corriodio.
Si voltò lentamente e sgranò gli occhi: dinnanzi a suoi occhi sorpresi Jakotsu, con le sue strane e femminili movenze, stava correndo verso di lui.
Aspettò che questo si fermasse, ansimante ed esausto, prima di dire alcun che.
-Ba..Ah..nko…tsu…io…- ansimò l’amico.
-Prendi fiato scemo! O mi morirai qui!-
L’amico inspirò profondamente poggiando le mani sulle ginocchia e poi, passato qualche secondo, si alzò di scatto guardando il compagno con occhi lucidi.
-Ti devo parlare!-
Bankotsu sorrise divertito.
A volte sapeva essere davvero uno stupido.
-Dimmi.-
-Mi dispiace per come mi sono comportato in questi giorni.- incominciò abbassando lo sguardo e arrossendo pian piano. –Vedi…io…ero arrabbiato…non riuscivo a credere che tu volessi lasciare la scuola e…-
-Non ti preoccupare, ho capito.- lo interruppe l’altro poggiando una mano sulla spalla.
-Avrei dovuto starti vicino e invece…-
Jakotsu era profondamente amareggiato, in quei giorni era stato completamente accecato dalla rabbia e dal dolore. Lui e Bankotsu, sin da piccoli, erano sempre stati insieme poi, quando iniziarono le superiori, i due ebbero la sfortuna di finire in due classe differenti eppure, inizialmente, il loro rapporto e la loro amicizia rimase quella di sempre. I due, anche se in modo meno frequente, continuavano a vedersi nonostante quella distanza così insignificante li faceva sentire spaesati. Tuttavia, con il passare del tempo, crebbero e gli interessi cambiarono così, senza nemmeno accorgersene, il loro rapporto cominciò a sfaldarsi sino ad arrivare a perdere interesse l’uno per l’altro. Una mattina però, il primo giorno del loro quarto anno, si ritrovarono nella stessa identica classe e le cose cominciarono a risistemarsi: i due, anche se con fatica, riuscirono a riallacciare i rapporti, ricordando con allegria e un pizzico di rammarico i vecchi tempi fino a diventare nuovamente migliori amici.
“Dopo tutto quello che abbiamo passato, non lo voglio perdere di nuovo!” continuò a pensare Jakotsu in quei giorni ma alla fine capì che non poteva ostacolare i progetti di Bankotsu.
Se davvero lo amava, come si dice troppo spesso, doveva lasciarlo andare ed essere felice.
-Anche se me ne andrò noi resteremo sempre migliori amici. Ci rivedremo sicuramente.-
Il ragazzo alzò lo sguardò stupito.
Era assurdo come riuscisse ogni volta a leggergli nel pensiero.
In quel momento avrebbe potuto confessare tutto ciò che provava per lui, sentiva dentro di sé che quello era il momento perfetto, ma qualcosa, che non riuscì a spiegarsi, glielo impedì.
“Se lo faccio, sembra quasi che io gli stia dicendo addio.” Si disse trattenendo a stento le lacrime.
-Jakotsu io…- Bankotsu fece per porgere un ultimo saluto a una delle persone più importanti della sua vita ma qualcosa, di totalmente inaspettato, lo interruppe bruscamente.
Un bacio.
Jakotsu poggiò delicatamente le labbra su quelle dell’amico per poi schiuderle leggermente ed infine staccarle con svogliatezza.
Erano anni che desiderava farlo, aveva immaginato mille volte quella scena, ma nessuno dei suoi pensieri aveva mai raggiunto la realtà. Le labbra di Bankotsu erano calde, morbide e irresistibili, avrebbe tanto voluto assaggiarle ancora ma sapeva che non sarebbe stato possibile. Molto probabilmente, anche solo per quel piccolo e innocente bacio, sarebbe stato categoricamente rifiutato.
Forse aveva agito troppo d’istinto, forse aveva fatto lo sbaglio più grande della sua vita, ma non poteva che andarne fiero.
-Buona fortuna.- gli sussurrò poi all’orecchio.
L’amico rimase immobile per tutto il tempo, spiazzato da quel gesto tanto veloce quanto intenso e quel silenzio, carico di tensione, mise Jakotsu in soggezione.
A cosa stava pensando?
Perché non reagiva?
Era arrabbiato?
-Banko…- cercò di chiamarlo ma una mano gli sfiorò la guancia pallida e liscia.
Era quella di Bankotsu.
-Ti ringrazio.- disse semplicemente, sfoggiando il sorriso più bello e radioso mai visto che quasi Jakotsu ne rimase incantato.
-Ci rivedremo, Bankotsu.-
-Certamente, Jakotsu.-
Bankotsu chinò il capo in un ultimo cenno di saluto e fece dietrofront, incamminandosi verso l’uscita.
Jakotsu invece rimase immobile nello stesso punto, guardando il suo migliore amico, non che la persona che amava di più al mondo, andarsene senza mai voltarsi indietro.
-Un giorno Bankotsu, camminerò di nuovo al tuo fianco.-
 



QUESTION TIME!


Yura entrò in aula con una busta in mano e la poggiò sulla cattedra.
-Sono arrivate le domande dei lettori.- avvisò poi prima di dirigersi al posto.
-Leggila allora!- le ordinò Inuyasha.
-Perché io? Di solito vi scannate per leggerla!-
-Oggi tocca a te!- la schernì Yuka.
Yura sbuffò e prese la busta: -E va bene.-


Kitty Queen chiede:

1-“ bankotsu, ti sei ripreso un po’?”
Bankotsu: *indica la storia sovrastante* Tu che dici?
 
 2- “Shippo, mi regaleresti uno dei tuoi funghetti magici?”
Shippo: Oh beh, non c’è problema, ma non credo che riusciresti ad usarli, sai, bisogno essere bravi con le arti magiche come me! Ù_ù
 
 3-“Tutti, che animali vi piacciono? A me i gatti e i cani a pelo bianco.”
Rin: Cani e scimmie!
Sesshomaru: Scimmie
Jaken: Cani.
Ayumi: Gatti!
Inuyasha: Cani…?
Nazuna: Cavalli e cani!
Kagura: Gli uccellini perché volano liberi come il vento.
Kagome: Cani e Gatti.
Shippo: volpi, ovviamente.
Ayumi e Koga: Lupi ovviamente!
Miroku: Donne ovv…nono Sango, scherzavo, dai!
Yura: Gatti e cani!
 
 
Milla chiede:
 
1-“tutti, alla fine la verifica come è andata?”
Yura: Ma perché devo rispondere io per tutti?! In ogni caso a me è andata bene, anzi, a tutti è andata bene a quanto pare…
Tsubaki: Abbiamo preso tutti sei! Siamo dei geni!
Koga: Dovrebbero darci dieci solo per l’astuzia!
 
2-“sesshomaru, (contento? hai anche tu la tua domanda) se dovessi mai copiare, quale sarebbe il tuo "metodo segreto"? Bakusaiga è straordinariamente bella come sembra? posso vederla?”
Sesshomaru: Bella domanda! Credo userei la mia innata velocità per rimediare i bigliettini, il mio udito sopraffino per ascoltare i compagni e il mio fascino per convincere gli altri a farmi copiare! Bakusaiga è bellissima e magari, un giorno, potrai anche vederla! ;)
 
3-“Bankotsu, suvvia, non ci provare con tutte... solo una *blink* :)”
Bankotsu: Se almeno una di queste ci stesse almeno…eh…non mi vuole nessuno…
 
4-“Ayame, nel frattempo ti sei ripresa dalla sbandata colossale per Naraku?”
Ayame: Non era una sbandata! Volevo solo portarmelo a letto…e lo voglio ancora! **
 
 
Nekiny chiede:
 
1-“Shippo.. *lo spupazza e lo coccola*”
Shippo: Aiutatemi per favore.
 
2-“Posso fare tanti contratti con te Sesshomaru?”
Sesshomaru: Tutti quelli che vuoi dolcezza!
 
3-“Nessuno ha mai notato che nel nome di Sesshomaru,la prima "frase" è composta Da Sessho.. ma se si toglie una H.. ESCE SESSO! COINCIDENZE?”
Rin: IO NON CREDO! UN ABBRACCIO, ADAM!
Jaken: Voi due non state bene…
 
4-“Oh.. uffa, ma lo direte prima o poi cosa cazzo è sta CONSULTA?!?”
Souten: MAI! MUAHAHAHAHAHA!

Eccoci alla fine! Piuttosto triste, eh? Ma dai, anche romantico dopotutto! Spero vi abbia scaldato il cuore e che il colpo di scena nella seconda parte del capitolo vi abbia stupito abbastanza! Ahahahahah!
Grazie davvero per seguirmi e per avermi seguito!
Al prossimo capitolo!
Gino94
  
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