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Autore: mayamaya    15/09/2015    1 recensioni
Non ho mai scritto FF prima d'ora ma ho sognato questa storia e, seppur sia a tratti malinconica, ho pensato di condividerla con voi. Ogni commento, suggerimento o critica costruttiva è ben accetto. Grazie!
***
Sapeva chi c’era davanti a lui, ma non aveva la forza di alzare la testa. Le lacrime gli rigavano il volto e non voleva che lui lo vedesse in quello stato.
***
“Ho in mente una cosa per questa sera”
Disse Harry, sorridendo. Non c’era un’ombra di dubbio nella sua voce.
“Harry” mormorò esitante Louis.
“Andrà tutto bene”
***
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Finalmente era riuscito a convincere sua madre. All’inizio era troppo giovane e non aveva nemmeno finito la scuola. Poi aveva trovato un lavoro e aveva già pensato a cosa fare all’università. Ma sua madre gliel’aveva promesso. Gli aveva chiesto di completare gli studi primari. Lo aveva pregato di essere un ragazzo responsabile almeno fino al compimento dei 16 anni.
Fu così che, il giorno del suo compleanno, comunicò a sua madre di essersi iscritto al provino di X Factor. Anne non poté nemmeno arrabbiarsi. Sapeva com’era suo figlio, se voleva qualcosa la otteneva. E sapeva anche quanto era bravo a cantare.
Aveva notato il talento di suo figlio già dalle prime recite scolastiche. Se solo avesse voluto, avrebbe conquistato anche il mondo.

 
I got a heart
And I got a soul
Believe me I will use them both

Harry era in fila. Aspettava pazientemente che giungesse il suo turno, mordicchiandosi, di tanto in tanto, le unghie e scompigliandosi i ricci capelli castani. Era contornato da migliaia di persone, ragazzi e adulti che, nella speranza di migliorare la propria vita, erano accorsi all’audizione.
Ancora non lo sapeva, ma tra tutta quella folla c’era il ragazzo che gli avrebbe cambiato la vita. Quel cucciolo piccolo e sparuto, dagli occhi di ghiaccio, che lo avrebbe reso felice al di là di ogni immaginazione.
Era sicuro di se, Harry. Sapeva di cosa era capace, ma soprattutto era stanco della vita che stava vivendo e voleva a tutti i costi cambiarla. Trasformarla, per se e per i suoi cari. Sapeva di potercela fare e non si sarebbe fatto fermare da nessuno.

 
We made a start
Be it a false one, I know
Baby, I don't want to feel alone

Dopo ore di attesa che parvero infinite, finalmente lo chiamarono nel backstage. I suoi genitori lo seguirono. C’era chi si sistemava il trucco, chi scaldava la voce, chi fissava il vuoto. Lui aveva deciso di distrarsi parlando con sua madre, facendo dei progetti.

“Una bella casa a due piani, con la piscina e il campo da tennis!”

“Ma tu non sai nemmeno tenere una racchetta in mano” lo derise sua madre.

“E una sala di registrazione immensa, che possa contenere un’intera orchestra!”

Continuava a fantasticare sul futuro sotto lo sguardo perplesso e divertito dei suoi familiari. Harry era così, doveva fare dei piani. Non voleva mai trovarsi impreparato. Non era da lui andare allo sbaraglio. Certo, non che programmasse la sua vita dal risveglio alla buonanotte, ma gli piaceva delinearne i punti chiave.

 
So kiss me where I lay down
My hands pressed to your cheeks
A long way from the playground

Aveva pensato a tutto per il giorno dell’audizione. Aveva programmato l’intera giornata, per non avere sorprese. Ma non aveva programmato di incontrare Louis. Non aveva programmato di innamorarsi a prima vista.
Mentre lui rideva e scherzava, le audizioni si svolgevano velocemente, l’una dopo l’altra. Fecero entrare altre persone nel backstage. Un gruppo, una coppia di anziani, tre donne, cinque ragazze e due ragazzi.
Uno di quei ragazzi attirò subito la sua attenzione. Si era seduto sommessamente in un angolo e fissava il pavimento. Aveva i capelli da bravo ragazzo, castani, ma più chiari dei suoi.

 
I have loved you since we were 18
Long before we both thought the same thing
To be loved and to be in love

Cercava furtivamente di intravvederne i lineamenti, ma stava ancora nella posizione in cui l’aveva scorto la prima volta. Poi, improvvisamente, alzò lo sguardo, diede un’occhiata intorno e lo riabbassò.
Harry era rimasto senza fiato. Le risate erano scomparse. Ora sul suo volto risplendeva un’immenso sorriso involontario. Aveva la sensazione che il mondo si fosse fermato per un attimo. Tutti i suoni si erano attenuati per qualche secondo. Il suo respiro si era fatto pesante e i suoi occhi avevano scorto qualcosa di stupefacente.
Com’era possibile, si chiedeva Harry, che esistesse una persona dagli occhi così azzurri? Aveva ricevuto mille volte i complimenti per i suoi occhi. Lui stesso pensava che fossero più unici che rari. Evidentemente, non aveva ancora avuto il piacere di osservare da vicino quelli di Louis. O di Niall, per dire.

 
All I could do is say that these arms
Were made for holding you
I wanna love like you made me feel
When we were 18

Lo vide alzarsi e dirigersi verso il bagno. Quando gli passò accanto fece finta di nulla, ma appena potè, si inventò una scusa per raggiungerlo. Voleva conoscerlo. Doveva conoscerlo.
Quando entrò in bagno, Louis era impegnato nelle sue faccende, così Harry decise di svuotare velocemente anche la sua vescica. Nella fretta, però, una goccia rimbalzò prepotente e partì in direzione di Louis.

“Oops!” esclamò con imbarazzo e arrossì.

 
We took a chance
God knows we tried
Yet all along, I knew we'd be fine

“Abortire la missione, abortire la missione” continuava a pensare.

Che figura! Voleva conoscere quel ragazzo e gliel’aveva praticamente fatta addosso. Inaspettatamente, il misterioso ragazzo gli sorrise e rispose con un garbato saluto. Ciao.
Gli si illuminarono gli occhi. Riuscì a vedere da vicino tutte le sfumature nelle iridi di Louis e si perse nei suoi occhi, per un istante. Poi gli tornò alla mente quello che era appena successo.

“Bravo, Harry! Ottima prima impressione! Scappa prima di lanciargli sapone liquido sulla camicia, va…”

Harry era così imbarazzato che si ricompose in fretta e si lanciò verso il lavabo, per lavarsi le mani. Presto lo raggiunse anche quell’angelo sceso dal cielo.

 
So pour me a drink, oh, love,
Let's split the night wide open an
d we'll see everything
We can
livin' love in slow motion, motion, motion

“Che figura. Che figura!” continuava a ripetersi.

Strappò un pezzo di carta assorbente dall’apposito distributore e si tamponò i palmi. Lo gettò via e si passò le mani sui pantaloni, per asciugarle meglio. Si diresse verso l’uscita con passo deciso.

“Dio, che figura!” ancora non gli era passato l’imbarazzo.

Sentì una mano poggiarsi sulla spalla. Si girò e trovò accanto a se quel ragazzo dal sorriso biricchino e gli occhi glaciali.

“Mi chiamo Louis, comunque”

 
So kiss me where I lay down
My hands pressed to your cheeks
A long way from the playground

Fu così sorpreso, ma immensamente felice, per quell’inaspettata interazione tra loro. Sorrise così apertamente che, nelle sue guance, si formarono due adorabili fossette.

“Piacere, Harry” rispose emozionato.

Tornò da sua madre, che notò subito le sue paffute guance arrossate. Ma non volle dire nulla. Le faceva piacere che suo figlio avesse trovato una qualsiasi distrazione dall’ansia che lo attanagliava.
Harry era bravo a nascondere le sue vere emozioni e di solito lo faceva ridendo e scherzando. Ma con Louis non ci aveva nemmeno provato. Cos’era successo? Perchè gli aveva fatto quell’effetto?

 
I have loved you since we were 18
Long before we both thought the same thing
To be loved and to be in love

Venne il momento della sua audizione. Si mostrò sicuro di se, fiero, convinto delle sue decisioni. Voleva dimostrare ai giudici quanto valeva. Voleva dimostrare che era la persona giusta su cui puntare.
Trovò ironico che il giudice che lo rifiutò si chiamasse Louis. Pensò che l’universo funzionava effettivamente in modi stravaganti. In ogni caso, nonostante il no del giudice, riuscì ad assicurarsi un posto nel bootcamp. Il suo sogno continuava. Ora, gli era stata data l’opportunità di dimostrare che era abbastanza maturo per prendersi un tale impegno. L’avrebbe dimostrato a Louis, Louis Walsh.
L’entusiasmo dei suoi parenti era alle stelle. Lo abbracciarono fin quasi a farlo soffocare. Con il suo solito fare buffo e goffo, cercò presto di scollarseli di dosso. Certo, gli faceva piacere che lo supportassero. Ma non aveva mai amato le smancerie, soprattutto quelle non richieste.
Uscendo lanciò una veloce occhiata al backstage. Louis si era nuovamente rannicchiato su una sedia. Aspettava pazientemente il suo turno. Harry si augurò con tutto il cuore di poterlo rivedere ai bootcamp. Doveva poterlo rivedere. Doveva rimediare all’incidente del bagno.

 
And all I could do is say that these arms
Were made for holding you, oh
And I wanna love like you made me feel
When we were 18

Nei giorni che trascorsero dall’audizione al bootcamp non fece altro che pensare a due cose: come impressionare i giudici e come impressionare Louis. Certo, si impegnava sicuramente più sulla prima. Ma poi, la sera, sotto le coperte, immaginava cosa avrebbe potuto dire a quel delizioso ragazzo, quando si sarebbero rivisti.
Arrivò il giorno del bootcamp e lui era più nervoso del giorno della prima audizione. Aveva un po’ di mal di gola. Dannazione! Sua madre gli aveva preparato del tè caldo con un po’ di miele. Si augurò che bastasse. O, per meglio dire, sperò che entrasse in gioco l’effetto placebo. Il mal di gola, probabilmente, era dovuto solo alla tensione.
Quando arrivò al bootcamp si guardò intorno. Nulla. C’erano molti ragazzi, ma non riusciva a scorgere quel viso con gli occhi azzurro cielo. Un velo di delusione era sceso sul suo cuore. Poi, all’improvviso, notò un ragazzo raggomitolato in un angolo e tirò un immenso sospiro di sollievo.
Louis era meglio del tè al miele di sua madre. Nulla era stato meglio del tè al miele di sua madre, fino ad ora. Fino a che non era comparso Louis nella sua vita.

 
When we were 18
Oh, Lord, when we were 18

Con la consapevolezza che erano di nuovo sotto lo stesso tendone, Harry si impegnò a fondo. Nonostante la sua goffaggine, la prova di ballo non era andata poi così male. Insomma, almeno aveva più coordinazione di quel biondino in prima fila. Ecco, quello era stato abbastanza imbarazzante solo da guardare.
Nelle pause, lui e Louis avevano avuto occasione di parlare un po’. Si trovavano così bene insieme. Ridevano, scherzavano, ma soprattutto si capivano. Pensò che era raro trovare qualcuno che riuscisse a leggerlo così perfettamente, come fosse un libro aperto.

 
Kiss me where I lay down
My hands pressed to your cheeks
A long way from the playground

Alla fine del bootcamp era soddisfatto. Aveva cantato una canzone che gli piaceva. Aveva superato la prova di ballo, secondo il suo modesto parere. Aveva avuto occasione di interagire con Louis, di tanto in tanto. Sentiva di avercela fatta. Di essersi guadagnato un posto per l’ultimo provino, a casa dei giudici.
Furono chiamati di nuovo sul palco, messi in riga di fronte ai giudici. Prima di nominare chi era passato alla fase successiva, fecero un lungo discorso. Ringraziarono tutti per aver partecipato alle audizioni. Tirarono le somme sul bootcamp e poi passarono alla selezione.
Fu lenta e snervante. Uno dopo l’altro venivano chiamati nomi sconosciuti. Non aveva ancora udito il suo nome. Non aveva udito nemmeno quello di Louis. A questo punto, o sarebbero passati entrambi, o nessuno dei due.

 
I have loved you since we were 18
Long before we b
oth thought the same thing
To be loved and to be in love

Quando chiamarono l’ultimo nome, Harry non riuscì a trattenere le lacrime. Non ce l’aveva fatta. Ora sarebbe davvero dovuto andare al college. Sarebbe dovuto tornare a lavorare al panificio. Sarebbe dovuto tornare alla sua vecchia vita. Non voleva. Oddio, no che non lo voleva. Era proprio quella vita ad averlo spinto sulla strada dell’audizione.
Tornato nel backstage, estrasse il cellulare dalla tasca dei pantaloni. Doveva chiamare sua madre. Ma come comunicarglielo? Come dirle che no, non ce l’aveva fatta, nonostante tutto quello che aveva fatto? Nonostante tutto l’impegno che ci aveva messo?
Continuava a fissare il telefono, quando la voce di uno degli addetti attirò la sua attenzione. Alcuni ragazzi sarebbero stati richiamati sul palco, per volere dei giudici. Uno di quei ragazzi era lui. E uno era Louis.

 
And all I could do is say that these arms
Were made for holding you
I wanna love like you made me feel
When we were
18

Il suo volto si illuminò. Credeva di aver capito. No, aveva decisamente capito cosa avevano intenzione di proporre e lui non avrebbe rinunciato a questa occasione per nessuna ragione al mondo. Entrare a far parte di una band? Si poteva fare. Entrare nel serale? Si poteva fare. Cantare insieme a Louis? Oh, si doveva decisamente fare.
Non esitò nemmeno un secondo. Lui, il più giovane tra loro, prese parola e accettò l’offerta. Sì, potevano diventare un gruppo. Se lo sentiva. Lui, che pianificava tutto, era stato il primo ad avere una visione del futuro. Uno stadio illuminato dai cellulari dei fan, che cantavano le canzoni con loro, che li incitavano, che li amavano alla follia.
Tutto quello poteva essere reale. Doveva solo convincere gli altri ragazzi. E, insieme, avrebbero convinto tutti. Si sarebbero dovuti impegnare il doppio, il triplo, ma potevano funzionare. Aveva sentito le loro voci durante il bootcamp. Poteva davvero funzionare. Doveva funzionare.

 
I wanna love like you made me feel
When we were 18
I wann
a love like you made me feel
When we were 18

Fu così che iniziò la sua nuova vita, fatta di alti e bassi, di amore e odio, di sconfitte e vittorie. Fu così che iniziò tutto quello che poteva finire di lì a poco. Ma non gli importava, perché, come quell’ultimo giorno al bootcamp, aveva capito che c’erano cose più importanti del successo.
Il momento in cui aveva stretto Louis a se per la prima volta. Il momento in cui aveva chiuso gli occhi e aveva sentito il suo dolce profumo. Il momento in cui si erano guardati negli occhi per la prima volta.
Il momento in cui aveva capito di essersi davvero innamorato.
   
 
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