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Autore: ValeDowney    15/09/2015    2 recensioni
"Storybrooke sembra una cittadina come tutte le altre, se non fosse per il fatto che non è sulle carte, nessuno sa della sua esistenza e i cittadini sembrano nascondere qualcosa. Rose, una bambina dolce ma curiosa e sempre in cerca di guai, scoprirà, insieme al suo amico Henry, che qualcosa di magico si aggira per quella città"
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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The Rose of true Love

 
 
 
Capitolo XIII: Non più migliori amici- Seconda Parte

 
Poco dopo, le tre si trovarono dal Dottor Hopper: “Che cosa ha fatto?! Mi ha detto che distruggere la sua immaginazione sarebbe stato devastante!” replicò Emma.
“Se un percorso terapeutico non funziona, va corretto” disse Archie guardandola.
“E’ Regina?! Le ha fatto delle minacce?! Che cosa può averle detto per convincerla a ignorare la sua coscienza?!” replicò chiedendo Emma.
“Non devo giustificare le mie scelte professionali con lei! È chiaro?!” replicò Archie. In quel momento, il cellulare di Emma squillò. Lo estrasse , roteando gli occhi non appena vide il nome di chi chiamava sul display. Anche Rose cercò di vedere chi fosse. Ma la risposta la ebbe quando Emma, dopo aver accettato la chiamata e aver messo l’apparecchio all’orecchio, replicò: “ Ottimo lavoro, signor Sindaco!”
“E’ con lui?” sentirono domandare Regina dall’altra parte.
“Sì, sono con il Dottor Hopper e mi sembra evidente che ci sia il suo zampino! Se vuole, vi metto in viva voce, così possiamo tutti chiarirci!” replicò Emma e, prima che Regina potesse obiettare, la ragazza schiacciò un tasto sul cellulare. Poi aggiunse: “ Ecco. Ora potete parlare di ciò che avete combinato.”
Regina allontanò il suo cellulare dall’orecchio e, portandolo davanti a sé, lo guardò, lanciando però, di sfuggita, un’occhiata a un “ospite” che aveva nel suo ufficio. Un ospite che, a sua volta, era accompagnato da un animale dalla pelliccia rossa. Si trattava di Gold e stava sorridendo dall’espressione quasi stupita del sindaco. Sembrava che avesse trovato pane per i suoi denti. La signorina Swan riusciva a tenerle ben testa.
“Non mi interessa nulla del Dottor Hopper! Stavo parlando di Henry!” replicò Regina.
“Già e del modo in cui lo sta facendo soffrire!” replicò Rose. Emma la guardò, facendole capire di non intromettersi in quella conversazione. Ma ormai era troppo tardi perché Gold, che gli altri non sapevano si trovasse con Regina, si accorse della presenza della figlia con Emma quando, tempo prima, le aveva detto di rimanersene in casa.
“Rose è con loro! Doveva rimanere in casa! Quel piccolo diavoletto questa volta non la passa liscia!” replicò Gold, cercando di non farsi sentire nel cellulare.
“Volevo sapere se Henry fosse con lei?” chiese Regina.
“Ho lasciato il bambino nel suo ufficio, più di un’ora fa” rispose Emma.
“Be', qui non c’è” replicò Regina, guardando Gold, il quale la guardò a sua volta con sguardo impassibile, non preoccupato per Henry ma più per Rose. La figlia gli aveva disubbidito un’altra volta. Intanto Excalibur aveva incominciato a curiosare per l’ufficio, forse alla ricerca di qualcosa di interessante per se stessa o per il suo padrone. In effetti, qualcosa di interessante lo aveva trovato quella stessa mattina, quando era uscita presto di casa, dirigendosi nel luogo dove Gold le aveva detto di andare il giorno prima. Trovato l’oggetto, era ritornata dal suo padrone e i due, poi, erano andati direttamente da Regina.
Archie guardò lateralmente. Emma capì subito che c’era qualcosa che non andava e, senza aggiungere altro, spense la chiamata. Dall’altra parte Regina guardò il display del cellulare per poi replicare: “Ma come si permette?! Buttarmi giù il telefono in questa maniera!”
“Rose è lì con lei! Le avevo espressamente detto di rimanere in casa!” replicò Gold.
“Non me ne frega niente di sua figlia! E’ di Henry che sono preoccupata. Potrebbe succedergli di tutto e io non sono lì a proteggerlo” disse Regina. Quindi voltarono lo sguardo, sentendo dei rumori, per vedere Excalibur sulla scrivania e lo scrigno a terra. Regina camminò verso il ripiano replicando: “Piccolo sacco di pulci! Ora ti insegno io le buone maniere!” e la prese per la collottola. Excalibur le ringhiò contro e si dimenò, cercando di scappare. Con l’altra mano stava per farle qualcosa, quando Gold disse: “Se fossi in lei, non lo farei. Potrebbe rischiare grosso”.
Regina alzò lo sguardo e, guardandolo, disse: “Non ho paura di rischiare.”
Gold camminò e, fermandosi di fronte a lei, replicò: “Non le consiglio di giocare troppo con il fuoco. Le voglio ricordare del nostro patto.”
“Di patti ne abbiamo fatti tanti in passato” disse Regina, guardandolo.
“E’ uno recente e non faccia finta di nulla. So che se lo ricorda benissimo. E occhio a non rispettarlo, perché ci potrebbero essere gravi conseguenze per il suo amato albero di mele” spiegò Gold. Senza dire nulla, Regina lasciò andare Excalibur che, dopo essere caduta a terra, si andò a mettere velocemente dietro a Gold. Questi lanciò un’occhiata veloce a ciò che c’era accanto allo scrigno caduto precedentemente a terra. I due si guardarono. Poi Gold disse: “Buona giornata, Vostra Altezza” e, voltandosi, si incamminò verso la porta, seguito dalla fedele volpe.
“Io mi dovrò ricordare del nostro patto fatto tempo fa, ma tu vedi di non dimenticarti di ciò che abbiamo stabilito prima” disse Regina.
Gold si fermò e, voltando lo sguardo, disse: “Io non dimentico mai nulla, e poi rispetto sempre un patto.” E, riguardando avanti, aprì la porta per poi uscire. Dopo che fu uscita anche Excalibur, chiuse la porta dietro di sé. Regina se ne stette a guardare la porta chiusa. Poi si avvicinò allo scrigno e, abbassandosi, lo prese in una mano mentre, con l’altra, prendeva ciò che era caduto a fianco. Si rialzò guardandoli entrambi. In una mano teneva lo scrigno, ma il suo sguardo si posò sull’altro oggetto: un cuore rosso pulsante, che custodiva in modo prezioso da molto tempo.

Intanto, nello studio del Dottor Hopper…

“Se sa dove può trovarsi Henry, deve dircelo” disse Emma.
“Io… ecco… ecco…” disse titubante Archie. Rose andò davanti a Emma, dicendogli: “La prego, Dottor Hopper. È importante. Henry potrebbe trovarsi in pericolo”.
Archie guardò la bambina. Poi riguardò Emma e, dopo aver fatto un lungo sospiro, spiegò: “Durante la nostra ultima sessione, Henry mi ha detto che nessuno gli credeva. Nemmeno tu, Rose. Ti credeva la sua migliore amica e, invece, lo hai tradito alle spalle. Così, almeno, sono state le sue parole. Ha detto che il solo modo per far credere era andare in quel posto.”
“Quale posto?” domandò Emma.
“La vecchia miniera” rispose Archie. Le tre rimasero senza parole. Poi Rose disse: “Dobbiamo subito andare da lui. Potrebbe essere pericoloso.”
“Dobbiamo?! No, tu e Paige ritornerete da tuo padre. Questa volta è meglio se rimanete veramente fuori dai guai” disse Emma, guardandola.
“Henry era amico mio. E ora voglio ristabilire questa amicizia. La prego, Signorina Swan, ci faccia venire con lei. Le prometto che, se le cose dovessero complicarsi, ritorneremo subito da mio padre” disse Rose.
Emma le guardò in silenzio per poi dire: “Va bene. Ma al minimo pericolo vi riporterò da Gold.” E andando verso la porta, l’aprì, seguita da Rose, Paige, Archie e Pongo. I cinque fecero appena in tempo a uscire dall’edificio che la Cadillac si fermò sul ciglio della strada e ne uscì un Gold furente che, dopo aver camminato a passo spedito verso la figlia, la prese per un braccio, replicando: “Sei in grossi guai, signorinella! Ora ti riporto dritta a casa!” E incominciò a trascinarla verso la macchina.
“Lasciami, papà! Mi stai facendo male al braccio!” replicò Rose, divincolandosi dal padre.
“Sarà l’ultima volta che mi disubbidisci! Te lo assicuro!” replicò Gold, continuando a trascinarla verso la macchina.
“Ehm… Signor Gold…” provò a parlare Paige. Ma Gold si voltò verso di lei, replicando: “E questo vale anche per lei, Signorina Grace. Non sarò suo padre ma anche lei mi ha disubbidito. Quindi non creda di passarla liscia.” Paige deglutì per la paura.
“Gold, adesso la smetta! Non crede di star un po’ esagerando?” disse Emma.
“Lei non si intrometta! Non sono affari suoi! Inoltre, io stesso sciolgo il nostro patto. Lei non terrà più d’occhio mia figlia! Tutte le volte che è stata con lei, è successo qualcosa di brutto, mettendola così in pericolo” replicò Gold, guardandola.
“Va bene, come vuole lei! Ma poi non venga a chiedere aiuto a me quando sua figlia scapperà” disse Emma.
“Le assicuro che non succederà” disse Gold. Stava per andare verso la macchina, quando Archie lo fermò: “Forse non dovrebbe essere così cattivo con Rose. In fin dei conti, non ha fatto nulla di male”.
Gold lo guardò replicando: “Lei dovrebbe essere l’ultima persona a parlare, Dottor Hopper. Faccia solamente il suo lavoro e veda di non impicciarsi delle vite private altrui.” Senza neanche salutare i due, si voltò, trascinandosi con sé la figlia e Paige in macchina, per poi partire. Emma e Archie seguirono con lo sguardo la macchina.

Poco dopo, a Villa Gold…

“Te ne rimarrai qua dentro finché non avrai capito ciò che hai fatto” disse Gold, mentre se ne stava sulla soglia della camera da letto di Rose. Questi, che era seduta sul letto, lo guardò dicendo: “Ma papà, io…”.
Ma non fece in tempo a finire la frase che Gold replicò: “Niente 'ma papà', Rose. Mi hai disubbidito e stavolta non sarò tanto buono. Avevo fiducia in te. Ti avevo detto di rimanertene in casa. Invece spendo sempre parole al vento! Da adesso in poi, rispetterai tutte le regole che ho imposto!”
Rose lo guardò malamente, rimanendo in silenzio. Gold guardò Paige aggiungendo: “E, in quanto suo guardiano, ritengo opportuno dare una punizione anche lei, Signorina Grace. Visto che mi ha disubbidito, pulirà tutto il pasticcio che avete lasciato in cucina.”
“Va bene” disse semplicemente Paige guardandolo. Gold indietreggiò, chiudendo la porta. Girò la chiave nella serratura, serrando la porta a doppia mandata, per poi mettersi la chiave nella tasca della giacca. Sentendo la serratura chiudersi, Rose scese velocemente dal letto andando verso la porta, trovandosela ovviamente chiusa. Cercò di girare la serratura ma invano. Quindi gridò: “Papà! Papà! Apri! Non puoi farmi questo! Non puoi rinchiudermi qua dentro! Ti prego, apri la porta. Papà!”
Dall’altra parte, Gold e Paige sentirono bussare forte contro la porta e Rose gridare. Poi Gold, senza dire nulla, camminò verso le scale, andando al piano di sotto. Non potendo fare nulla, Paige guardò per un po’ la porta. Sospirò e seguì Gold.
Poco dopo, Paige andò in salotto, dove trovò Gold seduto su una delle poltrone. Teneva un gomito appoggiato a un bracciolo e la mano sotto il mento. Aveva uno sguardo molto pensieroso. Paige era un po’ restia nel parlagli. Ma poi si fece coraggio e disse: “Signor Gold, io avrei finito”.
Gold alzò lo sguardo. Quindi semplicemente disse: “Molto bene. Sei libera di fare ciò che vuoi.”
“Vorrei poter andare da Rose. Almeno così da tirarla su di morale. Posso?” disse Paige e, dopo che Gold ebbe annuito con la testa, la bambina se ne andò al piano superiore. Stava per bussare alla porta della camera da letto dell’amica, quando la sentì parlare… con qualcuno. Era impossibile che ci fosse qualcun altro con lei nella stanza. Ma di certo non stava parlando da sola. Quindi appoggiò l’orecchio alla porta e stette ad ascoltare.
“Henry. Ti prego. Ascoltami. È una cosa da pazzi e, soprattutto, pericolosa” disse Rose, mentre se ne stava seduta sul letto e teneva la ricetrasmittente, che le aveva dato Emma, in mano.
“E’ l’unico modo per far sì che tutti mi credano. Compresa tu” disse Henry.
“Henry, io ti credo. Dico sul serio” disse Rose.
“No! Non è vero! Se mi credesti non avresti detto quelle parole!” replicò Henry.
“Quali parole? Henry di che cosa stai parlando? Riguarda il fatto che tu non voglia più essermi amico?” chiese Rose. Dall’altra parte non si sentì nulla. Poi però Henry rispose: “Mi dispiace, Rose. Ma è l’unica cosa da fare” e interruppe la connessione.
“Henry! Henry!” provò a chiamarlo. Ma niente da fare. Ormai il bambino non era più dall’altra parte. Sarebbe stato in pericolo e, questo, anche per causa sua. Non poteva starsene lì con le mani in mano e, mandando all’aria le raccomandazioni del padre e la sua rabbia, scese da letto e, dopo essersi abbassata, estrasse qualcosa da sotto il letto. Si trattava di lenzuola. Si rialzò e, andando alla finestra, gettò le lenzuola giù dalla finestra. Esse formavano come una corda che scendeva fin verso il basso. Deglutì nel vedere l’altezza. Poi voltò lo sguardo e, guardando la foto sul comodino che ritraeva lei in braccio a suo padre, disse: “Mi dispiace, papà. Ma ho un’amicizia da recuperare.” E, facendosi coraggio, si calò giù dalle lenzuola. Appena ebbe toccato terra, corse via.
Paige, che aveva sentito tutto, scese di nuovo in salotto. Trovò Gold ancora seduto sulla stessa poltrona e con lo sguardo pensieroso. La bambina fu un po’ titubante. Ma poi disse: “Ehm… Signor Gold”.
Gold alzò lo sguardo e, guardandola, le domandò: “Hai già parlato con Rose? E’ andato tutto bene?”
“In effetti… Non ci ho nemmeno parlato con Rose. Anzi, era Rose a parlare con qualcun altro” rispose Paige.
Sentendo quelle parole, Gold alzò lo sguardo e stupito chiese: “Ne sei assolutamente sicura?”
“Non proprio, visto che è impossibile che ci fosse qualcun altro lì con lei. Ma sono certa che stesse parlando con qualcuno” rispose Paige. Gold si alzò in piedi aiutandosi con il bastone e, dopo essere passato accanto a Paige, salì su per le scale dicendo: “Vieni. Dobbiamo saltarci fuori in questa faccenda” e la bambina lo seguì. Vedendo la preoccupazione del suo padrone, Excalibur uscì dalla sua cesta e, dopo aver sbadigliato e essersi stiracchiata, seguì i due. Arrivati al piano superiore, Gold bussò forte alla porta della camera da letto della figlia: “Rose! C’è qualcuno lì con te? Rose, rispondi!”. Ma non ricevette nessuna risposta. Quindi Gold estrasse la chiave dalla tasca della giacca e, dopo averla girata nella serratura, aprì la porta. Rimasero senza parole quando non videro Rose.
“Ma è impossibile! Fino a pochi minuti fa c’era” disse stupita Paige e andò verso la finestra. Gold entrò nella stanza con sguardo molto preoccupato. Si fermò a guardare la fotografia sul comodino, che ritraeva lui mentre teneva in braccio una Rose molto piccola. La aveva appena rimessa al suo posto quando Paige lo chiamò. Andò accanto a lei davanti alla finestra e guardarono giù.
“Sono lenzuola. Rose deve averle usate per calarsi giù” disse Paige. Gold si allontanò un po’ dalla finestra, portandosi una mano sul petto. Paige lo guardò e preoccupata domandò: “Signor Gold, sta bene?”
Gold si tolse la mano dal petto e, guardando la bambina, chiese: “Paige, quando sei venuta per parlare con mia figlia, hai ascoltato quello che stava dicendo?”
“Da quello che ho capito stava parlando con Henry” rispose Paige.
“Henry?! Sicura che stesse parlando con lui?” domandò stupito Gold.
Fu in quel momento che a Paige venne in mente una cosa. Quindi spiegò: “Ma certo. La ricetrasmittente. Rose deve averla usata per comunicare con Henry. Gliel'ha data la Signorina Swan, dicendole di utilizzarla ogni volta volesse parlare con suo figlio. Ecco perché l’avevo sentita parlare con qualcuno.”
“E sei riuscita a capire cosa si stavano dicendo?” chiese Gold.
“Diceva che era una cosa da pazzi e pericolosa” rispose Paige. Gold guardò a terra. Si portò una mano tra i capelli. Per la prima volta, non sapeva cosa fare. Poi alzò lo sguardo e domandò: “Dove stavate andando con la Signorina Swan e il Dottor Hopper?”
“Il Dottor Hopper aveva detto di sapere dove Henry sarebbe andato” rispose Paige. Gold si avvicinò a lei e, dopo averle messo una mano sulla spalla, le chiese: “E dove?”
Paige alzò lo sguardo guardandolo e rispondendogli: “Alla vecchia miniera”. Gold la guardò senza dire nulla. Era rimasto impassibile. Si lasciò sedere sul letto con uno sguardo assente. Paige lo guardò in silenzio. Poi Gold parlò: “Ho sempre cercato di proteggerla. Non potevo permettere di perdere anche lei. È la sola famiglia che mi è rimasta. Rose è ciò che ho di più prezioso.”
“La comprendo, Signor Gold, e magari avessi un padre come lei che si preoccupa così per me. Ma Rose è intenzionata a tutti i costi a ristabilire la sua amicizia con Henry, e credo che andrà fino in fondo” disse Paige. Gold guardò la foto sul comodino e disse: “Anche la madre di Rose voleva sempre andare fino in fondo. Era la donna più coraggiosa che avessi mai conosciuto e sono contento che mia figlia abbia ereditato gran parte del carattere da lei.”
“Be', allora, prima o poi, si renderà conto che Rose le assomiglia più di quanto lei crede” disse Paige.
Gold la guardò e la bambina gli fece un piccolo sorriso. Gold si alzò dicendo: “Sarà meglio che andiamo subito alla miniera, prima che succeda il peggio.” I due uscirono dalla stanza, seguiti da Excalibur che, fino a quel momento, se ne era stata sulla soglia della porta.
Intanto Rose, correndo con tutto il fiato che aveva dentro, era riuscita a raggiungere la vecchia miniera e, all’entrata di essa, vide Emma. Quest'ultima si voltò e, stupita nel vederla, domandò: “Rose, che cosa ci fai qua?”
La bambina, mentre riprendeva fiato, si avvicinò a lei per poi risponderle: “Non potevo permettere che a Henry accadesse qualcosa. E poi, devo capire, una volta per tutte, perché non voglia più essere amico con me.”
“Forse è meglio se te ne ritorni a casa. Tuo padre si potrebbe molto arrabbiare. L’ultima volta che l’ho visto, non era di certo calmo” disse Emma.
“A lui ci penserò dopo. Ora voglio solo cercare di tirare via Henry dai guai” disse Rose.
“Anche tu ti metterai nei guai se non ascolterai i consigli degli altri” disse Emma.
“Se ascoltassi mio padre, dovrei stare a vita rinchiusa in casa o in negozio. Se ascoltassi te, dovrei ritornare da mio padre, con conseguenza delle due cose che ho appena detto. Faccio prima ad ascoltare me stessa” disse Rose.
Emma scosse negativamente la testa. Poi, dall’interno della miniera, si sentirono delle voci in eco. Le due si avvicinarono ancora di più all’entrata e Rose riconobbe le voci come quelle di Henry e Archie. Emma guardò Rose, dicendo: “Conosco quell’espressione e non pensarci minimamente”.
Rose la guardò a sua volta e, non dicendo nulla, entrò dentro la miniera, prima che Emma potesse fermarla.
“Che bambina testona” disse Emma. In quel momento, arrivò la Cadillac, dalla quale scesero Gold, Paige e Excalibur. I tre camminarono verso Emma.
“Dov’è mia figlia?!” chiese replicando Gold.
“E’ appena entrata nella miniera” rispose Emma guardandolo.
“E lei non l’ha neanche fermata?! L’ha fatta andare incontro alla morte! È’ una persona senza cuore!” replicò Gold.
“Mi ha tolto dall’incarico di sorvegliarla. Quindi non devo più tenerla d’occhio per conto suo” disse Emma. Gold la guardò malamente per poi replicare: “Non finisce qua, Signorina Swan!”
“Non ho paura delle sue minacce” disse Emma. Gold continuava a guardarla malamente quando sentirono Pongo abbaiare. Excalibur andò accanto a lui emettendo dei versetti. Entrambi stavano davanti all’entrata della miniera. I tre andarono dietro di loro.
“Rose! Rose! Esci subito da lì! E’ pericoloso!” gridò Gold.
 All’interno della miniera, Rose si fermò, sentendo la voce di suo padre rimbombare. Stette ad ascoltare ma, non sentendo più nulla, riprese a camminare. Svoltò l’angolo per trovarsi di fronte Henry e Archie. I due la guardarono in modo stupito.
“Rose!” disse Henry.
“Rose, che cosa ci fai qua? E’ pericoloso” disse Archie mentre Rose camminò verso di loro. Poi, dopo essersi fermata disse: “Sono venuta a fermare Henry e a parlargli. Dobbiamo chiarirci.”
“Rose, non credo sia il momento adatto per chiarirci. Sto cercando una cosa che sarà fondamentale per non far chiudere la miniera” disse Henry guardandola.
“E cos’è che staresti cercando?” domandò Rose. Ma prima che Henry potesse risponderle, la terra tremò nuovamente. I detriti incominciarono a crollare dal soffitto, così come parti di rocce.
“Presto! Dobbiamo uscire da qua!” disse Archie ma, appena si voltarono, diversi massi caddero dal soffitto, bloccando loro la strada.
“L’uscita è bloccata! Che cosa possiamo fare?” chiese Rose. Archie si guardò intorno. Poi rispose: “Seguitemi” e corse nella direzione opposta. I due bambini lo seguirono.

Intanto, all’esterno della miniera…

“La scossa è passata. Questa, però, è stata più forte dell’altra” disse Emma. Gold andò a passo veloce ancora di più davanti all’entrata. Poi disse: “L’entrata è bloccata e la mia bambina si trova qua dentro.”
“Non si deve disperare. Con loro c’è il Dottor Hopper” disse Emma. Gold la guardò per poi replicare: “Ora sì che sono molto più tranquillo. La mia bambina è in compagnia del figlio della donna più irritabile della città e di uno che si impiccia delle vite altrui e che se ne va in giro con un cane che sembra avere simpatia per la mia volpe!” E guardarono Pongo e Excalibur che, entrambi, spostarono di lato lo sguardo.
“Agitarsi non risolverà le cose. Sicuramente ci sarà un’altra via di fuga” disse Emma.
“Allora aiutiamoli a cercarla” disse Gold.
Nello stesso momento, Archie, Henry e Rose continuavano a camminare per uno dei tunnel semi bui della miniera. A causa dell’ultima scossa di terremoto, c’erano polvere e detriti dappertutto e i tre si stavano facendo luce con una torcia che aveva portato Henry.
“Henry, qua sotto non c’è nulla. Troviamo semplicemente una via d’uscita” disse Archie.
“In verità qualcosa c’è e si tratta di polvere e altra cosa che fa polvere” disse Rose.
“Invece vi dico che qualcosa c’è” disse Henry e, dopo aver fatto qualche altro passo, si fermò davanti a dei grossi massi. Poi si alzò sulle punte dei piedi, prendendo qualcosa tra le insenature delle rocce.
“E’ qualcosa che brilla. Chissà cosa sarà?” disse Rose.
“E’ una prova. E ci servirà per dimostrare che qua sotto c’è effettivamente qualcosa. Con questa non chiuderanno la miniera” disse Henry, guardandoli.
“E, secondo te, cosa potrebbe trattarsi?” domandò Rose.
“Non lo so. Ma forse nel mio libro c’è scritto qualcosa a riguardo” rispose Henry. Stava per estrarre il libro di favole dallo zainetto quando Archie replicò: “Henry, adesso basta!”
“E’ perché mi credi pazzo, vero?” chiese Henry, guardandolo.
“No. È che dobbiamo trovare al più presto una via d’uscita prima che la miniera crolli” rispose Archie. Ci fu silenzio.
Poi però Rose disse: “Be', allora troviamola. Non voglio morire in questo postaccio. E poi… poi” sospirò “...poi vorrei poter rivedere mio padre. Vorrei potergli dire che mi dispiace essere scappata… un’altra volta.” E abbassò lo sguardo.
Archie si abbassò e, mettendole una mano sulla spalla, le disse: “Non ti preoccupare. Vedrai che usciremo da qua. Qua fuori ci sono Pongo e la Signorina Swan. Troveranno un modo per aiutarci e tu potrai riabbracciare il tuo papà. Ma disperarsi e perdere la fiducia non risolverà questa faccenda. Quindi rimbocchiamoci le maniche e troviamo una via d’uscita.”
Rose sorrise. Era amica con Archie e lui cercava sempre di dare utili consigli. Come poteva Regina odiarlo? In verità Regina odiava tutti in quella città, tranne suo figlio Henry, il fidato sceriffo Graham e il giornalista Sydney Glass.
Archie si rialzò e disse: “Coraggio. Andiamo.” E proseguì per il corridoio. Henry e Rose lo seguirono.
Intanto, al di fuori della miniera, erano appena arrivati Regina, Graham e persino i Vigili del Fuoco.
“E io continuo a ripetere che qua c’è troppa gente” disse Gold.
“Non ce l’avremmo fatta solo io e lei. Sono stata costretta a chiamare i soccorsi” disse Emma.
“Il Sindaco non è considerato come soccorso” disse Gold.
“Ma sono pur sempre la madre di Henry. Quindi è mio preciso diritto e dovere essere qua per salvarlo” replicò Regina, guardandolo.
“Allora avrebbe dovuto tenerlo più d’occhio e forse non gli sarebbe accaduto tutto questo” disse Gold, mentre accarezzava il pomello dorato del bastone.
“A quanto pare, anche la sua dolce figlioletta si trova con Henry. Quindi nemmeno tu hai saputo tenerla così tanto d’occhio” disse Regina. Gold la guardò, replicando: “Sa una cosa? La colpa è di suo figlio. Se non avesse smesso di parlare con Rose, lei non avrebbe cercato in tutti i modi di stargli accanto e capire il perché”
“Henry non c'entra nulla. Anzi, lo vedevo molto più sollevato da quando non parlava più con tua figlia. È tua figlia quella che gli porta solo guai” replicò Regina.
“Smettetela! Non è il momento di litigare! I vostri figli si trovano intrappolati in questa miniera e voi non fate altro che battibeccare! Invece di darvi la colpa a vicenda, dovreste collaborare e aiutarci a trovare un modo per liberarli” replicò Emma.
“La Signorina Swan ha ragione. La miniera non è un posto molto sicuro e, con le ultime scosse appena avvenute, potrebbe crollare da un momento all’altro. Dobbiamo trovare al più presto un modo per tirarli fuori” disse Graham, raggiungendoli.
“Ma se la miniera non è sicura, questo vuol dire che, anche al solo minimo spostamento, potrebbe crollare tutto” disse Paige.
“E io, di certo, non voglio rischiare che avvenga ciò. Rose è ancora là sotto” disse Gold.
“Se è per questo, anche Henry è ancora là sotto” disse Regina.
“Non me ne frega nulla di suo figlio. Rivoglio solo Rose sana e salva tra le mie braccia” disse Gold.
“Vediamo come agiranno i Vigili del Fuoco. Sono stati chiamati apposta” disse Graham.
“Io non li ho chiamati. Quindi, se anche non venivano, mi facevano solo un gran favore” disse Gold.
“Gold, la smetta! Se vuole che sua figlia si salvi, allora dobbiamo farci aiutare” replicò Emma. Voltarono lo sguardo verso i Vigili del Fuoco e Gold disse: “Vedo come ci stanno aiutando: non sanno nemmeno da che parte incominciare. E io dovrei lasciare nelle loro mani la vita della mia bambina?! Faccio prima ad arrangiarmi da solo!” E si incamminò verso l’entrata della miniera. Ma Emma, a passo veloce, gli si mise davanti per poi dirgli: “E’ chiaro che lei è agitato. Si vede. Ma compiendo azioni stupide non riavrà Rose tra le sue braccia. Deve cercare di calmarsi, e per una buona volta farsi aiutare da qualcuno.”
“Voglio solo riavere la mia bambina” disse Gold. Emma non poté constatarlo ma sembrava che Gold fosse quasi in procinto di piangere. Ma forse era solo una sua sensazione. Ritornarono dal gruppo quando sentirono Regina replicare: “ Che avete combinato?! Dicevate che si poteva fare! Potreste avere ucciso Henry.”
“Agitarsi non serve. L’ho appena detto anche a Gold. Voi due dovreste cercare di calmarvi, se volete riavere i vostri figli sani e salvi. So perché Henry è andato laggiù. Perché lo fa sentire come se volesse dimostrare qualcosa” disse Emma.
“E perché pensa di dover dimostrare qualcosa?! Chi lo sta incoraggiando?!” replicò Regina. Poi puntò lo sguardo su Gold e aggiunse: “So io chi lo sta incoraggiando. È la mocciosa di Gold! E’ tutta colpa sua! Quella bambina gli sta sempre appiccicato! E ora lo ha messo in pericolo!”
“Non scarichi la colpa su Rose” disse Emma.
“Perché difende quella marmocchia?! E’ in combutta con Gold, vero?! Che cosa avete stipulato contro di me e Henry?! Vuole farmi la predica mentre Henry rischia di morire?!” replicò Regina. Ci fu silenzio. Poi Regina diede di spalle agli altri.
Ma Gold, dopo aver fatto un sospiro, disse: “C’è anche mia figlia là sotto. Rischio di perderla proprio come il suo. So cosa si prova a crescere un figlio fin da neonato e da genitore singolo. Ti rendi conto di quella nuova vita che vuoi proteggere da qualunque cosa ti circonda. Ma non puoi proteggerla da tutto. Forse ultimamente ho nascosto troppe cose a Rose. Ma lo faccio per il suo bene. E lei sta facendo lo stesso con Henry. Le sembrerà strano sentirmi dire ciò ma la Signorina Swan ha ragione: invece di litigare, dovremmo cercare di collaborare per salvarli entrambi”. Regina si rivoltò verso di loro. Si portò una mano tra i capelli per poi dire: “Va bene. Va bene. Che cosa consigliate di fare? Di certo non possiamo starcene qua con le mani in mano.”
“Be', prima sarà meglio cercare una via di fuga più sicura. L’entrata, ormai, è quasi crollata del tutto e, cercando di spostare altri massi, peggioreremo ancora di più la situazione” spiegò Graham.
“Le miniere avevano molte gallerie sotterranee. Forse, Archie, Henry e Rose le stanno esplorando per trovare una via d’uscita. E se le gallerie passano da qua sotto…” iniziò col dire Gold.
“…allora non dovremmo fare altro che seguirle di pari passo anche qua sopra. Ma da dove possiamo incominciare?” finì Emma.
In quel momento, Excalibur drizzò le orecchie e corse in una direzione. Vedendo l’amica muoversi, Pongo la seguì. Gli altri li seguirono con lo sguardo.
“E adesso che cosa stanno facendo quei due?! Non abbiamo tempo da perdere! Quindi rinchiudeteli da qualche parte!” replicò Regina. Ma Excalibur e Pongo, dopo essersi fermati sopra a una collinetta, incominciarono ad abbaiare uno ed emettere dei versetti l’altra. Excalibur, poi, voltò lo sguardo, emettendo altri versetti, per poi scavare, come stava facendo Pongo, sopra la collinetta.
“Stanno cercando di farci capire qualcosa” disse Emma andando da loro e seguita da Gold, Graham, Paige e infine da Regina. Dopo averli raggiunti, Emma e Graham si abbassarono, aiutando i due animali a scavare. Togliendo la terra e l’erba, rivelarono una grata.
All’interno della miniera, Rose, Henry e Archie sentirono dei rumori.
“Li sentite?” chiese Archie, mentre continuavano a camminare.
“E’ Pongo” rispose Henry, sentendo abbaiare e correndo più avanti degli altri due.
“E c’è anche… Excalibur?! Se c’è Excalibur, allora c’è anche il mio papà” disse entusiasta Rose e seguì correndo l’amico.
“Viene da la” disse Archie e li seguì. Arrivarono a una rientranza nel muro.
“Cos’è questo?” domandò Henry.
“Sembra… un vecchio ascensore” rispose Archie.
“Ricordo di aver letto su di un libro che parlava dell’Età dell’Oro, che i minatori usavano dei montacarichi per scendere e salire dalla miniera, trasportando carriolini pieni di roba e lingotti d’oro” spiegò Rose. Archie vi entrò. Alzò lo sguardo e disse: “Arriva fino a su. Ecco perché sentivamo i rumori.”
“Credi che funzioni ancora?” chiese Henry.
“Deve funzionare. Come ho detto poco fa, non ci voglio rimanere in questo postaccio” rispose Rose.
“Allora dobbiamo tentare. Su, venite anche voi” disse Archie e, dopo che anche i due bambini furono entrati nel montacarichi, azionò una leva e successivamente fece ruotare una grossa manopola. Ma era molto arrugginita. Quindi Henry lo aiutò, consegnando il libro a Rose. I due girarono la manopola con fatica e, piano piano, il montacarichi andò verso l’alto. Erano a buon punto quando, sfortunatamente, vi fu un’altra scossa di terremoto. I due lasciarono la presa e il montacarichi ritornò velocemente verso terra.
A scossa passata, chi fu al piano superiore si rialzò, dopo essersi abbassato per sicurezza.
“Basta! Non possiamo andare avanti così!” replicò Regina.
“Lo dica alla terra. Noi non c'entriamo nulla” disse Gold guardandola. Regina lo guardò malamente, non contenta del suo humor. Entrambi riguardarono Emma, quando questi disse: “Almeno abbiamo un punto di partenza grazie a Pongo e Excalibur”. Guardò i due animali, aggiungendo: “Siete stati molto bravi.” Pongo abbaiò e Excalibur emise dei versetti, mettendosi dritta sulle zampe e gonfiando il petto.
“Invece di parlare con questi due, troviamo un modo per aprire la grata” replicò Regina.
“Sarebbe tutto più semplice se qualcuno avesse abbastanza forza necessaria per sollevarla” disse Gold.
“Vuoi essere il primo? Sono proprio curiosa di vederti provare” replicò Regina. Gold la guardò non dicendo nulla. Voltarono lo sguardo verso la stradina adiacente la miniera quando sentirono qualcuno proporre: “Avete bisogno d’aiuto? Passavo di qua e ho pensato di fermarmi.” Si trattava di Billy, un ragazzo che guidava un carroattrezzi e che lavorava presso il Marine Garage.
“Vieni pure e aiutaci a sollevare questa grata” disse Graham. Billy guidò fino alla collinetta per poi fare lentamente retromarcia. Graham prese la corda con il gancio e lo agganciò alla grata. Poi rivolto a Billy disse: “Vai. Dai gas.”
Billy pigiò il pedale dell’acceleratore. Il motore della corda si azionò, facendola muovere verso l’alto. La grata incominciò ad alzarsi. Graham e Emma aiutarono a tirarla via, mettendola da una parte. Guardarono il buco.
“E adesso? Che facciamo?” domandò Regina.
“Dovrete tirarli fuori in fretta o il furgone farà crollare le pareti del condotto”  disse Billy.
“Perché non esci di qua e vieni a darci una mano?! O meglio ancora: perché non te ne vai?!” replicò Regina guardandolo.
“Regina” l’ammonì Emma. Regina la guardò, replicando: “Cosa?! E’ colpa sua se il condotto potrebbe crollare e Henry morire! Nessuno gli ha detto di passare qua per caso.”
“Però ci ha aiutato molto e non lo possiamo negare” disse Graham. Ci fu silenzio. Poi lo stesso Sceriffo aggiunse: “Ho un’imbracatura.” Senza dire nulla, Gold incominciò a togliersi la giacca.
Emma lo guardò, chiedendogli: “Che cosa sta facendo?”
“Non è evidente? Mi preparo a scendere” rispose Gold tenendo la giacca con una mano.
“E’ pazzo! Così si farà ammazzare” disse Emma.
“Meglio io che la mia piccola Rose. Non posso starmene qua a non fare nulla” disse Gold.
“Lei zoppica” disse Emma.
“Grazie per avermelo ricordato, ma lo so da me” disse sarcasticamente Gold. Emma inarcò un sopracciglio.
“Quello che la Signorina Swan voleva dire è che ci vuole qualcuno molto agile per calarsi in questo buco. Quindi vado io” spiegò Graham.
“Se vuole andare, lasciatelo andare. E poi basta perdere tempo in chiacchiere! Vado io!” replicò Regina.
“So di essere storpio ma, per il bene di mia figlia, rischio anche la mia vita” disse Gold.
“Vuoi fare l’eroe?! Bene. Allora calati pure per questo buco. Ma vedi di trarre in salvo anche Henry e non solo la tua cara mocciosa!” replicò Regina.
“Smettetela! Vado io” replicò Emma. Tutti la guardarono.
“Henry è mio figlio” disse Regina.
“E’ anche mio figlio e mi sono affezionata anche a Rose. Lei vive dietro una scrivania da dieci anni” iniziò col dire Emma. Poi guardò Gold, continuando: “Mentre lei, nelle condizioni in cui è, non ce la farebbe. E, poi, Rose ha bisogno ancora di un padre. So come è non avercelo.” Riguardò Regina terminando: “Entrambi dovete ritenervi fortunati ad avere dei figli che vi vogliono così bene e dovreste essere orgogliosi di loro.”
Ci fu silenzio. Poi Regina disse: “ Me lo riporti. La prego.” Ed Emma, dopo aver fatto un piccolo sorriso, andò a prepararsi da una parte insieme a Graham.
Nel frattempo, Henry, Archie e Rose se ne stavano seduti nel montacarichi. Henry aveva preso una pila dal suo zainetto, puntandola verso l’alto. Non vide nulla. Abbassò lo sguardo, guardando quello di Archie. Quindi, abbassando la pila e spegnendola, disse: “Mi dispiace, Archie. Mi dispiace tanto.”
“Sta' tranquillo” disse Archie guardandolo.
“Volevo soltanto trovare delle prove” disse Henry.
“Non scusarti, Henry. È anche colpa mia in fondo. Io… io non credo che tu sia pazzo. Credo solo che tua madre abbia una personalità molto forte. Lei ha le idee chiare sul percorso di vita che vuole per te e, quando ti ribelli, lei… si spaventa. È del tutto naturale” spiegò Archie. Poi guardò Rose, che aveva lo sguardo abbassato sul libro “Once Upon A Time” che teneva in mano, e aggiunse: “E anche il tuo papà è così, Rose. Tu scappi e lui si preoccupa. Ha solo te. Lui non ha mai superato la perdita di tua madre e, per questo, ha paura di perdere anche te.” Rose alzò lo sguardo non dicendo nulla. Poi l’uomo riguardò Henry e aggiunse: “Ma è del tutto naturale che voi due pensiate con le vostre teste. E tu, Henry, che creda ai tuoi pensieri. In verità io non credo alle cose che ti ho detto durante la nostra ultima seduta.”
“Allora, perché le hai dette?” domandò Henry.
“Perché non sono una brava persona” rispose Archie.
“O, forse, perché qualcuno ti ha obbligato a dirle” disse Rose. Archie la guardò e la bambina continuò: “Il mio papà ha sempre parlato bene di te dicendo che sei una persona umile e che cerca sempre di aiutare il prossimo. Non ascoltare quello che ti dicono gli altri. A volte possono essere molto crudeli. Segui solo te stesso.”
“Grazie del consiglio. Ma dovrei essere io a darli” disse Archie. Guardò Henry quando questi gli disse: “Sai, tu puoi essere una brava persona. Insomma, sei il Grillo Parlante.”
Rose roteò gli occhi. Henry lo notò e, guardandola, disse: “Ecco. È proprio per questo che non ti ho voluto più parlare.”
“Riguardo appunto questa faccenda: non ho ancora capito il perché. Cosa ti ho fatto?” gli chiese Rose guardandolo.
“Lo sai cosa hai fatto. Solo che vuoi negare l’evidenza. Tu e tuo padre siete uguali. Anche lui non vuole mai ammettere quando sbaglia” rispose Henry.
“Henry, non credo che Rose sappia con esattezza quello che è successo tra voi due. Se no, non ti avrebbe seguito fin qui. Non credi?” disse Archie.
“Be'… ecco… quando eravamo nella foresta, ho sentito tu e tuo padre che parlavate di una certa Operazione Coccodrillo. E che tu stavi solo assecondando le mie idee. E tuo padre ha detto che dovevi continuare in questo modo” spiegò Henry.
“E’ vero. Faceva tutto parte dell’Operazione Coccodrillo creata da me e mio padre. Secondo lui dovevo solo assecondare le tue idee, in modo che così la Signorina Swan avrebbe creduto più velocemente. Io non ho mai approvato questa sua idea. Ma sai come è fatto mio padre” spiegò Rose mentre faceva andare su e giù un dito sulle scritte dorate della copertina.
“E quindi hai dovuto accettare. Però è stato brutto nel modo in cui l’ho scoperto. Insomma, io e Paige vi avevamo fatto far pace e tu, un secondo dopo, tradisci la nostra amicizia” disse Henry.
“Lo so e ho sbagliato. Credimi, non avrei mai voluto che accadesse ciò. Però, anche tu non avresti dovuto origliare. Lo sai che non si fa?” disse Rose.
“E’ vero. Hai ragione. Quindi suppongo che siamo pari” disse Henry.
“Pari e, spero, di nuovo amici” disse sorridendo Rose e anche Henry sorrise. Poi abbassò lo sguardo e, indicando il libro, aggiunse: “Ehi, ora ci sono. Non è che potresti darmi il libro, per favore?”
Rose glielo porse e, appena Henry lo ebbe in mano, lo aprì sfogliandolo velocemente. Poi si fermò su una pagina e entusiasta disse: “Lo sapevo! Avevo ragione”
“Riguardo cosa?” domandò Archie.
“Riguardo a Rose. Anche lei è nel libro” rispose Henry.
“Henry, io…” iniziò col dire Rose. Ma Henry la bloccò spiegandole: “No. Prima di obiettare, ascolta questo pezzo.” E dopo aver fatto un lungo respiro, lesse un pezzetto di storia: “Da quel momento, la Bella e la Bestia giurarono di proteggere la loro Rosa dal mondo esterno. Nessuno avrebbe scoperto di lei. Nemmeno la Regina Cattiva”. Alzò lo sguardo e spiegò: “Ma non capisci? Rosa è scritto con la lettera maiuscola. Non è il fiore. Ma il nome della loro bambina. Rose. Ovvero te.”
“No. Aspetta un attimo. Se la tua teoria è corretta, perché ultimamente stanno accadendo un sacco di cose strane che non sono coincidenze, questo vuol dire che io sono la figlia della Bella e la Bestia? Ma mio padre non può essere la Bestia” disse stupita Rose.
“In effetti non ho ancora capito chi fosse tuo padre. Ho provato a cercarlo ma nulla” disse Henry.
“Be', prima o poi scopriremo chi è” disse Rose.
“Potresti chiederglielo” propose Henry, chiudendo il libro.
“Non credo che me lo dica e sicuramente mi farà un sacco di domande del tipo: “Perché ti interessa tanto saperlo?” disse Rose, imitando la voce di suo padre nell’ultima parte di frase. I tre risero. Poi, quando smisero, Henry disse rivolto a Archie: “Il Signor Gold ha ragione: tu sei una persona umile  e brava. Sei il Grillo Parlante.”
“Henry, il Grillo Parlante era… un grillo. Rappresentava la coscienza pulita e io non ho la coscienza pulita” disse Archie.
“Prima di diventare un grillo era un ragazzo. Gli ci è voluto molto tempo per capire quale era la cosa giusta” disse Henry.
“Sì… questo sembro io” disse Archie.
“Per colpa del sortilegio, per te è difficile sentire la voce della coscienza ed essere chi vuoi essere davvero” spiegò Henry. Ci fu un’altra scossa.
“Moriremo. Moriremo qua sotto. E io non potrò nemmeno scusarmi con il mio papà e rivederlo per un’ultima volta” disse Rose con le lacrime agli occhi.
“Rose. Rose, ascoltami. Non dire così. Ce la faremo. Ne sono sicuro. Ma ora smettila di piangere” le disse Archie. Ma Rose continuava a piangere. Quindi il dottore aggiunse: “Belle. Tua madre si chiamava Belle.” La bambina lo guardò, rimanendo a bocca aperta e smettendo di piangere.
“Lo sapevo di aver ragione” disse Henry.
Intanto, al piano superiore, Graham aveva appena finito di mettere l’imbracatura a Emma.
“Così dovrebbe andare. Mi raccomando, fai attenzione” disse Graham. I due si guardarono in silenzio.
“Cercherò di tornare in tempo per il nostro appuntamento” disse sarcasticamente Emma.
“In teoria avevamo ancora in sospeso anche l’altro appuntamento” disse Graham.
“Vorrà dire che ne faremmo due in una volta sola” disse Emma. Mentre i due parlavano, Regina li osservava un po’ distante ma con sguardo minaccioso. Ormai, da un po’ di tempo, aveva capito che tra i due scorreva qualcosa di più che semplice amicizia.
Mentre Graham andava da Billy per dargli istruzioni, Gold si avvicinò a Emma: “Signorina Swan, lo so che non le sto molto simpatico, ma voglio solamente che mi riporti la mia bambina. È tutto ciò che mi è rimasta della mia famiglia.”
“Non si preoccupi, Signor Gold. Le riporterò Rose tutta intera” disse Emma. Poi voltò lo sguardo in direzione di Graham, annuendo con la testa. Lo Sceriffo guardò Billy, dicendogli: “Vai”. Il ragazzo pigiò l’acceleratore e la corda, con attaccata Emma, incominciò a scendere, mentre gli altri la guardarono con preoccupazione.
Mentre si calava, dei detriti caddero verso il basso. Gli stessi detriti che andarono a sbattere contro il tettuccio del montacarichi. I tre al suo interno si alzarono in piedi, alzando anche lo sguardo.
“Che succede?” chiese Henry.
“Forse… è un’altra scossa” disse con paura Rose.
“No. Sono i soccorsi” rispose Archie e videro Emma, con torcia in mano. La donna domandò loro: “State bene?”
“Sì. Stiamo bene” rispose entusiasta Archie.
“Ancora un momento” disse Emma. Poi nella ricetrasmittente aggiunse: “ Basta così. Stop” e il cavo si fermò. Tenendosi ben stretta con una mano alla corda, con l’altra aprì una parte del tettuccio del montacarichi. Per primo Archie aiutò Henry, allungandolo a Emma, la quale lo prese. Lo tenne stretto a se.
“Ok. Vai. Ho Henry” disse Emma nella ricetrasmittente e il cavo incominciò a salire. Appena arrivarono in superficie si sentì applaudire. Dopo aver fatto andare Henry tra le braccia di Regina, la ragazza riscese, ritornando sul tettuccio del montacarichi. Poi disse: “Ok Rose. Ora tocca a te.” Ma Rose scosse negativamente la testa e si appoggiò con la schiena a una parete del montacarichi.
“Rose che ti prende? Non è il momento di farsi prendere dal panico” chiese Emma. Ma la bambina rimase lì, contro quella parete.
Dal piano superiore, Gold guardava Regina che abbracciava Henry. Poi disse: “Dov’è Rose? Dov’è la mia piccolina?” Guardò nel buco e gridò: “Rose! Bambina mia! Dove sei?”
Archie si abbassò e, dopo aver messo le mani sulle spalle di Rose, le spiegò: “Lo senti? È il tuo papà che ti sta chiamando. E tu vuoi ritornare da lui, vero? Ascoltami attentamente e forse anche il tuo papà te lo avrà già detto: la tua mamma era una donna molto coraggiosa e non si tirava mai indietro davanti a nulla. E tu hai ereditato questa cosa da lei. Non avere paura, perché la Signorina Swan ti terrà ben stretta e io sarò proprio dietro di voi. Devi solo fidarti.” Quindi il montacarichi tremò.
“Sta per cedere. Non abbiamo più molto tempo” disse Archie e, con decisione, prese in braccio Rose, dandola poi a Emma. La bambina si strinse a lei.
“Ti tengo, piccola. Ti tengo” disse Emma e entrambe guardarono Archie, proprio nel momento in cui il montacarichi cedette del tutto, cadendo vertiginosamente verso il basso.
“Archie!” gridò Rose. Ma, fortunatamente, il dottore si era appigliato, con il manico del suo ombrello, a un gancio dell’imbracatura di Emma. Tutti e tre sorrisero in modo sollevato. Poi Emma parlò nella ricetrasmittente: “Il peggio è passato. Potete tirarci su.” E la corda si mosse. Appena arrivarono in superficie, la folla eruppe in un fragoroso applauso. Emma diede Rose a Gold, che strinse la figlia forte a sé mentre si trovava inginocchiato a terra.
“Mio piccolo dolce fiore. Sei finalmente sana e salva” disse Gold, con quasi le lacrime agli occhi.
“Papà, mi dispiace tantissimo. Scusami se ho di nuovo litigato con te” disse Rose, mentre alcune lacrime le bagnavano il viso.
Gold la guardò e, mettendole le mani sulle guance, disse: “Non ti scusare, bambina mia. L’importante è che ora tu sia qua con me. Ho temuto di perderti, come ho perso tua madre. La mia vita sarebbe stata vuota senza di te.” E dopo averle dato un bacio sulla fronte, la strinse di nuovo contro di sé. Excalibur andò accanto ai suoi padroni, mettendo le zampe anteriori su una gamba di Gold, emettendo dei versetti e scodinzolando. Paige e Henry stavano invece dietro di loro, sorridendo. Regina, intanto, era andata a parlare con Archie che era stato aiutato a uscire dal buco da Emma e Graham.
Venne sera e tutti si trovavano ancora alla vecchia miniera. Gold, però, non aveva mai mollato un secondo la figlia.
“Papà, credimi, non era necessario” disse Rose, mentre si trovava sul sedile del passeggero nella Cadillac del padre con sopra le gambe una coperta di lana che Gold aveva tirato fuori dal baule.
“La sera c’è sempre molto fresco, soprattutto in un luogo come questo. E poi così non rischierai di prenderti un malanno” disse Gold, mentre stava accanto a lei, con una tazza di cioccolata calda in mano. Ne aveva una anche Rose.
“Ci saranno quasi trenta gradi fuori” disse Rose.
“Che non sono alti perché non ti venga un raffreddore” disse Gold, sorseggiando un po’ di cioccolata calda.
“Sembra di essere ritornati in inverno a eccezione che non ci sono alberi di Natale in giro” disse Rose. Ci fu silenzio. Poi Gold disse: “Sono contento che tu e Henry abbiate finalmente fatto pace. A proposito, ti ha detto il motivo del perché non voleva più essere amico con te?”
“Sì, ma non era importante” rispose fingendo Rose, sperando che suo padre non entrasse troppo nei particolari. Di certo non voleva raccontargli che c'entrava lui se Henry aveva smesso di esserle amico. Fortunatamente, Paige capitò lì: “Ehi, Rose, vuoi venire a giocare con me, Henry e Excalibur?”
“Papà, posso?” domandò Rose guardando Gold, il quale guardando Paige disse: “Se giocherete lontano dalla miniera, allora per me va bene”.
Rose sorrise e, dopo aver appoggiato delicatamente la tazza di cioccolata calda sul cruscotto, si tolse la coperta. Abbracciò velocemente il padre e, uscendo dalla macchina, lei e Paige corsero verso Henry e Excalibur. Gold li osservò standosene comodamente seduto nella sua Cadillac e continuando a sorseggiare la cioccolata calda.
Poco dopo, i tre bambini si avvicinarono a Emma e Archie, che erano seduti su di una collinetta a chiacchierare.
“Volevo ringraziarti. Non so cosa mi fosse preso. Ma non ero mai entrata così tanto nel panico” disse Rose.
“E’ una cosa normalissima farsi prendere dal panico in un momento come quello. Ma l’importante è che stiate tutti e due bene” disse Archie guardandola.
“Sapete, ci avete fatto molto preoccupare” disse Emma.
“Non credo che entrerò mai più in una miniera. Anche perché non vorrei far venire un infarto a mio padre. Oggi, per la prima volta, l’ho visto molto sconvolto e scosso. Ma sono contenta che sia ritornato se stesso: prima mi ha portata in macchina, coprendomi con una coperta di lana tirata fuori dal baule e dandomi una tazza di cioccolata calda” disse Rose.
“Sì, è ritornato lo stesso padre protettivo di sempre” disse Paige.
“Credevo di odiare questo lato di lui. Ma mentre ero là giù, ho temuto di morire e di non vederlo mai più. Se io non fossi sopravvissuta, lui sarebbe rimasto solo” disse Rose. Ci fu silenzio. Ma poi Henry chiese: “Li sentite?”
“Cosa?” domandò Emma.
“I grilli. Sono ritornati” rispose Archie.
“E’ vero. Era da tanto che non c’erano” disse Rose.
“Questo vuol dire che le cose stanno cambiando” disse Henry guardando Emma, che lo guardò a sua volta non dicendo nulla. Mentre parlavano, Regina era vicino alla grata. Gold e Excalibur si avvicinarono a lei.
“Avrei potuto perderlo e io non ero con lui” disse Regina.
“Non si dia delle colpe. Prima l’ho fatto anche io. Ma ora Rose è sana e salva, così come suo figlio. Non dovrebbe più pensare a poco fa e di come non sia stata una madre migliore rispetto alla Signorina Swan” spiegò Gold. Regina lo guardò e, semplicemente replicò: “Si disfi della prova.”
“Lo sa che nessuno può lasciare un mio accordo” disse Gold mentre Regina gli passò accanto. Poi la donna replicò: “Lo faccia e basta! Ormai non ha più importanza!”
“Allora vuol dire che mi dovrà dare qualcosa in cambio” disse Gold. Regina si fermò e, voltando lo sguardo, chiese: “E che cosa?”
“Ancora non lo so. Ma, prima o poi, vedrà che mi sarà molto utile” rispose Gold facendo un piccolo sorriso. Regina riguardò avanti, riprendendo a camminare.
Appena fu fuori dalla vista, Gold tirò fuori qualcosa dalla tasca della giacca: si trattava di un pezzo di vetro. Lo stesso pezzo di vetro che Excalibur aveva trovato di mattina presto proprio dentro la miniera. Lo stesso pezzo che poi la fedele volpe aveva consegnato al padrone. Gold guardò quell’oggetto che luccicava. Abbassò lo sguardo quando Excalibur emise dei versetti.
“Noi non le abbiamo promesso che ce ne saremmo disfatti. Andiamo, mia fedele amica” disse sorridendo Gold e, dopo essersi rimesso il pezzo di vetro in tasca, lui e Excalibur ritornarono da Rose e gli altri.




Note dell'autrice: Ed eccomi qua con un altro capitolo finito. Ci ho messo un pò.. E spero di non avervi annoiato con la lunghezza ma avevo un sacco di cose da raccontare. Rose, stavolta,ha rischiato grosso. Nel voler ritornare amica con Henry ( e finalmente sn ritornati amici :)) ha quasi rischiato la vita, con conseguenza di un quasi infarto da parte di Gold. Povero il nostro cucciolo Gold. E, a proposito di cuccioli, credo che tra quella peste di Excalibur e Pongo, ci sia qualcosa di più che una semplice amicizia. Magari si conoscevano già dalla Foresta Incantata. Staremo a vedere. Intanto è già in lavorazione il prossimo capitolo (e purtroppo qualuno morirà :(). Però sono sempre più vicina a Skin Deep (era ora ahahahah)


Passiamo ai ringraziamenti. Ringrazio tutti coloro che seguono e recensiscono la storia. Tutti coloro che hanno messo la storia tra le seguite o preferite. Inoltre ringrazio la mia amica Lucia, che ha creato tutte le copertine dei vari capitoli (abbiamo cambiato l'attrice che interpreta Rose) E con ciò ( e sn contenta perchè sn uscite un sacco di foto promozionali con rob) vi auguro una piacevole giornata. Ci sentiamo al prossimo capitolo. Stay Tuned miei cari Oncers
 
 
 
 
 
 
 
 


 

  
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