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Autore: Sebs    15/09/2015    0 recensioni
Dal momento in cui Sebastian Moran viene cacciato dall'esercito, crede di non avere un grande futuro davanti a sé, e non crede di averne bisogno.
Ma quando un distinto sconosciuto in Westwood gli si avvicina, tutto il suo mondo comincia a girare in senso contrario...
Chi è questo tipo? E perché sostiene di aver bisogno di lui?
Genere: Angst, Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Irene, Adler, Jim, Moriarty, Quasi, tutti, Sebastian, Moran, Sebastian, Moran
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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-Dovremmo comprare una tigre, non credi?
-Moriarty, non credo tu sia qui per discutere che cucciolo prendere per il tuo appartamento. E una Tigre ce l'hai già, no?
-Vero. Siamo qui per discutere del casino che hai fatto con il mio caso personale.
-Abbiamo poco tempo.
Jim alzò le mani e si stravaccò su quella scomoda sedia.
Irene Adler sospirò. -Ho bisogno di una mano. Devo sparire, ma devo rimanere a Londra.
-Vuoi venire a casa? Credo che il mio coinquilino stia pensando di andare via. Ha messo una serratura per la sua camera, ti dovrebbe…
-Non metto il muso negli affari vostri. Solo, non posso vivere ancora in questo schifo. Io ero una donna di classe.
-Certo. Parlane con Moran.
-Moran? Non era Seb per te? La Tigre? Avete litigato?
-No, lui è un piccolo idiota egocentrico.
-Nah, quello sei tu. Hai sempre bisogno di essere al centro dell'attenzione.
-Adler, ti odio.
-Ti odio anche io. Ma ho bisogno di un appartamento, non di un box.
-Prova questo -scrisse l'indirizzo del vecchio appartamento di Sebastian su un foglietto. -Credo andrà bene.
 
-Ti piacciono sul serio le tigri, o ci siamo incontrati qui allo zoo per il mio nome? -chiese Sebastian, indicando le tigri con la testa
-Mi piacciono. Credo di volerne una.
-Hai ribadito più volte che io sono di tua proprietà. Non hai abbastanza tigri?
-Ne ho una, certo. È di mia proprietà, certo. Ma odio tenere animali in gabbia.
Jim si voltò verso di Sebastian, calandosi il berretto sugli occhi per non essere riconosciuto da spettatori indesiderati. Non lo avrebbero riconosciuto lo stesso, con quei jeans sgualciti e le scarpe da ginnastica. -Se vuoi andare, non ti fermerò. Ma tieni in conto le cose che perderai. Un bel lavoro. Armi a volontà. Denaro. Ma andrà bene. Gli altri scagnozzi sono migliorati con te.
-È un complimento?
-Sembra tale?
Jim si allontanò, lasciando Sebastian con le tigri.
Quando tornò all'appartamento, Jim era sotto la doccia, o aveva lasciato il rubinetto aperto un'altra volta.
Voleva davvero mollarlo? Solo perché aveva costruito un castello in aria e Jim non aveva seguito ciò che credeva di volere. Ma che diavolo gli era preso, per iniziare a pensare a quella notte come qualcosa di importante.
Jim uscì dal bagno con un asciugamano legato in vita e una catenella al collo.
Sebastian saltò in piedi, ma poi notò la catenella. Si alzò e la prese tra le dita, mentre Jim lo guardava, a bocca aperta, immobile.
-Questa era una delle medagliette che portavo prima. Quella che hai sostituito con la tua firma? Rispondi!
Jim serrò i denti, sentendolo gridare. -Sì, sì lo è.
Sebastian prese l'altra. "J. Moriarty's Web. The Spider".
-Cosa vuol dire? Cosa. Vuol. Dire.- disse scandendo le parole per cercare di mantenere la calma. Ma le mani avevano iniziato a tremare.
-Vuol… vuol dire che non voglio tu vada via.
-L'hai tenuta per tutto il tempo?
-Io… Sì. Sei mio, ricordi? Era per ricordarmi che sei solo una mia proprietà e…
-Ripeti sempre la stessa cosa quando finisci le argomentazioni. Non credere che io sia uno stupido solo perché non parlo mai.
-Vuoi che smetta di parlare? Sono io che ti pago. Sono io che ti ho fatto arrivare dove sei adesso. Dovresti inginocchiarti e chiedere scusa e pregare il mio perdono.
Il cervello di Sebastian non fu abbastanza veloce da fermare la sua mano, che si schiantò conto il viso di Moriarty.
Lui prese la mano che stringeva ancora le medagliette e, mentre Sebastian si preparava al peggio, Jim passò l'altra dietro il suo collo e lo baciò.
-Sei il più grosso stronzo che abbia mai conosciuto. E non hai ancora smesso di fumare!
Sebastian lo tirò a sé. -E tu non chiudi mai quella cazzo di bocca.
Jim sorrise e iniziò a baciarlo sul collo, arrivando al lobo dell'orecchio e iniziando a morderlo.
Sebastian lo tirò nella stanza più vicina trascinandolo per la catenella. Lo spinse sul letto e si sfilò giacca e maglia.
-Rimani sempre uno stronzo. Uno stronzo che compra jeans con zip difettose.
-Quanto saresti indietro se non ci fossi io?
Continuarono  a lanciarsi frecciatine e insulti fino a quando non iniziarono a colpirsi, con dei colpi che non facevano male, anzi. Jim si trovò sorpreso a pensare di aver sottovalutato il colonnello. Non solo per quanto riguardava il sesso, visto che Sebastian non era il primo e forse troppo egoista per essere il migliore che avesse mai avuto, ma per come lo aveva trascinato con sé, e per come era diventato in così poco tempo una droga di cui non riusciva a fare a meno.
 
-Non significa ancora niente?
-No.
-Vuoi un altro schiaffo?
-Rifaremo tutto daccapo?
-Oddio, ora lo faremo tutte le sere come gli sposini?
-Oh, no. Che diamine.
-Allora posso fumare -disse, prendendo un pacchetto dai jeans. Ne accese una e inspirò, espirando in faccia a Jim. -Non è che non sai fumare e mi invidi?
-No, mi da fastidio e basta.
-Peccato.
-Stronzo.
-Mi chiami così più spesso di quanto mi chiami Tigre. Vuoi cambiarmi la targhetta?
-Sebby, non fare l'idiota.
Sebastian rise ed espirò ancora. -Non sai davvero perché mi hanno cacciato dall'arma?
Jim si girò, poggiando la testa su una mano per guardarlo meglio. -No, non lo so.
Sebastian prese un altro tiro. -Bene. Mio padre era un soldato e quindi mi ha aiutato a prendere un buon posto. Ma non ero figlio unico, e mia sorella minore non era d'accordo agli ideali dell'esercito. Era una che faceva proteste eccetera, e un giorno è rimasta colpita durante una manifestazione. Non si è mai ripresa.
Un altro tiro.
-E ho fatto saltare in aria l'armeria, in Afghanistan, quando i miei genitori me lo hanno detto. Sono rimasti senza neanche un proiettile. Ma i fuochi d'artificio erano magnifici, fidati.
Jim si lasciò andare, stendendosi a pancia in giù. Sebastian prese una seconda sigaretta.
Jim si avvicinò a Sebastian, prese la sigaretta e fece un tiro.
Gli restituì la sigaretta e si allungò per baciarlo. Un bacio molto diverso da ogni altra relazione fisica che avevano avuto. Nessuna violenza in quel semplice gesto quasi innocente.
-Mi dispiace, Sebastian.
-Già. Dispiace a tutti. Per questo non ho mai dato le motivazioni per ciò che ho fatto.
Jim si sedette e continuò a baciarlo dolcemente. Sebastian iniziò a rispondere ai suoi baci. -Perché porti la mia medaglietta al collo?
-Credevo fossi diverso da me, ma mi piacevi. Invece mi somigli molto. E ho davvero bisogno di qualcuno come te.
Dormirono insieme anche quella volta, ma la mattina dopo Sebastian non si svegliò solo nel letto. C'era Jim, e il suo profumo, e le sue medagliette al collo di entrambi, e le loro mani che si tenevano strette.
  
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