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Autore: PiGreco314    15/09/2015    1 recensioni
Prequel de "My devil"
*forse nascerà una serie*
*forse*
Suggerisco prima la lettura di "My devil", non che sia importante per capire la "storia" ma questo è l'ordine di lettura che immagino.
Per il resto...
Vi capita mai di immaginare cose mentre a scoltate per la millesima volte una canzone? Beh, a me sì, e questo è il risultato. È una cosa coì, senza pretese, una follia che, anche se si è ripetuta, non so ancora bene come descrivere. Enjoy it :3
[Dal testo...]
Lui era lì e lei capì.
Capì che si era abbandonata al confortante tocco della luce da troppo tempo e che ora le tenebre venivano a reclamarla.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le lenzuola di lino la avvolgevano in un morbido e candido abbraccio.
Lasciò che l'aria fresca del mattino arrivasse fino a lei agitando qualche ciocca di capelli in bilico.
Respirò piano ascoltando il rumore del mare, sollevando appena il busto per concedersi la vista dell'alba appena sopraggiunta.
Si sentiva in pace, o meglio, lo sarebbe stata se una stupida voce nella sua testa non avesse affermato il contrario. E perchè mai avrebbe dovuto? Mai nella sua vita, o qualsiasi cosa fosse, era stata così tranquilla, mai aveva provato una gioia così pura come nell'ultimo periodo, nemmeno con lui. Soprattutto con lui.
Una folata di vento fece volare via il  biglietto poggiato sul letto, accanto a lei.

"Torno a vivere ad ogni tuo respiro,
  torno a sognare ad ogni tuo bacio,
   torno da te, sempre, comunque.

     - Aspettami, torno presto.
"

Sorrise ripensando al messaggio che aveva già letto e ai piccoli, dolci gesti che Daniel le riservava.
No, no, no, no, no. Alla voce nella sua testa se ne erano aggiunte altre.
Il pensiero di lui la raggiunse di nuovo senza preavviso, intaccando il suo umore e, quasi per riflesso, facendo comparire una nuvola nera nel cielo fino a un attimo prima limpido.
No, no, no, no, no. Il coro nella sua testa era implacabile.
Cercò di metterlo a tacere tirandosi su, permettendo al lenzuolo di scivolare via e scoprire il suo corpo nudo, esposto ora alla brezza mattutina, nella speranza che potesse donarle un rinnovato vigore.
L'innaspettata entità del silenzio che la circondava la mise però a disagio. Ebbe la fugace visione, come un lampo, di due mani intrecciate in un sanguinosa stretta.
Le giunse, lontana, l'eco di una vecchia promessa:

"Tornerò da te, sempre, comunque."

Il terrore e un'inspiegata gioia nel sentire di nuovo quelle parole, questa volta non pronunciate dalla voce del suo caro Daniel, la sconvolsero.
Aveva quasi rimosso quel ricordo e stava pensando che certamente lui non avesse utilizzato le stesse parole di Daniel mentre, al limite della follia, sentì di nuovo il silenzio opprimerla.
Una lacrima solitaria le solcò il viso mentre si chiedeva cosa le stesse accadendo, perchè certi ricordi tornassero a tormentarla dopo così tanto tempo, dopo aver ottenuto un assaggio del paradiso proprio in quella casa, in quella stessa stanza in cui si trovava ora.
Dopo aver ottenuto quello che in fondo aveva sempre cercato: la serenità.
Ritornò con la mente a quella sera, quando in una sorta di impeto divino si era concessa ad una creatura così innocente e pura quale era - è - Daniel.
Nulla sarebbe potuto mai essere una minaccia, una preoccupazione, finchè le fosse stato dato di sfiorare quei capelli biondi, di perdersi nei limpidi occhi azzurri che scavavano nella sua anima donandole una nuova speranza, finchè ci fosse stata una carezza di Daniel a fare da balsamo alle sue ferite.
Ma ora, ora la stanza era così silenziosa! La stanza era così silenziosa!
Portò le mani alla testa e chiuse gli occhi.
No, no, no, no, no. Le voci si erano moltiplicate e urlavano senza alcuna pietà.
Sentiva di star perdendo la testa e scoprì, molto presto, che il buio non era affatto una buona compagnia per il silenzio di quella stanza e le voci nella sua testa, così cercò conforto nell'alba, quasi implorando il sole per concederle un po' di luce e calore.
Tutto quello che però i suoi occhi furono in grado di restituirle fu un cielo ormai scuro e nemmeno il mare, enorme distesa di velluto ceruleo, così tante volte associato agli occhi di Daniel, riuscì a tranquillizarla, a spegnere la febbre che sentiva pervadere il suo corpo.
Poi, ad un tratto, lui era lì.
Altre immagini e ricordi attraversarono allora il suo cervello: la sua risata, la corsa, le fughe, il respiro affannoso sotto la pioggia, il calore del fuoco, il tocco incandescente delle sue mani, così diverso da quello premuroso di Daniel, sua cura da ormai così tanto tempo.
Lui era lì e lei capì.
Capì che si era abbandonata al confortante tocco della luce da troppo tempo e che ora le tenebre venivano a reclamarla.
Capì solo in quel momento quanto quel conforto fosse diventata un'abitudine più che una necessità.
No, no, no, no, no. Il coro nella sua testa perdeva voce.
Lui era lì, oltre i vetri che la separavano dalla spiaggia.
Provò a nascondere la sua gioia e a punirsi, pensando a come si era ridotta stando con lui, al respiro di morte che Daniel aveva salvato con un bacio, quella sera.
Ma ora, quella che lei respirava era vita.
Lei era viva e i suoni poco alla volta ritornavano: il fruscio delle tende e poi il vento e il mare che sembrava urlare.
La vita pulsava nelle sue vene e questa volta non proveniva dal bacio di due labbra timorose ma da un paio di occhi infuocati. Il suo cuore batteva più forte di quanto avesse fatto negli ultimi mesi e sentì che c'era del divino anche nella dannazione che la attendeva, tra le braccia di lui.
Allontanò definitivamente il lenzuolo dal suo corpo e scese da letto, tremando, e non per il freddo. Mentre si avvicinava di nuovo a lui sentì il suo corpo rinvigorire, riacquistare forza, facendo radicare nella sua mente l'idea che era così che doveva essere, che avrebbero dovuto stare insieme.
Quale enorme sbaglio aveva fatto nel pensare di allontanarsi da lui, quale stupida illusione pensare che ci fosse vita oltre lui.
Sentì la mano di quest'ultimo accarezzarle la spalla e scivolare lungo il braccio.
Un brivido scosse il suo corpo.
Un pensiero scosse la sua anima.
Era tornato da lei e sarebbe tornato sempre, comunque.


 
And I started to hear it again
But this time it wasn’t you
And the room is so quiet

And my heart is the heart of a life
For the devil to dance again
And the room is too quiet

I was looking for the breath of a life
A little touch of a heavenly life
But all the choirs in my head say no




*******

Holaaaa!
Riecco lei, lui e me, Sara :D
*rotoballa di fieno*

Proverò ad essere breve, cosa che in genere non mi riesce quasi mai xD

Sì, è successo di nuovo. Ho dato di matto mentre ascoltavo una canzone di Florence & the Machines a palla. Succede.
La canzone in questione è, appunto,"Breath of life". E mi piace tanto.
Comuuuunque, se volete saperlo questa è la seconda volta che succede (quante volte l'ho già detto?) e mi è venuto da pensare agli stessi personaggi della prima volta, ovvero quella dell'altra storia che ho scritto, "My devil", ispirata a "Seven devils".
*frasi poco contorte*
Inutile dirvi che, nel caso questa storia vi fosse piaciuta, sarei felicissima leggesse anche l'altra, nonostante l'ordine di lettura non rispettato.
Che poi l'ordine è molto relativo, sono io che immagino debba essere così. Per motivi sconosciuti ma vabè.

Alla terza storia/canzone (se mai dovesse riaccadere) penso che scatterà una serie XD

E niente, sarei felicissima anche di sapere cosa ne pensate, di entrambe le storie. Strigliate comprese si intende.

Spero di non avervi annoiato e di non aver rovinato una meravigliosa canzone, anche perchè con "Breath of life" mi sono attenuta ancora di più al testo, tanto da inserirne un pezzettino :P

Un bacio,
Sara π
  
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